Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
UN’OFFESA INDEGNA VERSO I NOSTRI CARABINIERI… LUI RESTITUISCE PER PROTESTA AL MEDAGLIA… AI SOVRANISTI RUSSI NON PIACE CHI HA DIFESO LA PATRIA DAL TERRORISMO
Pietro Sini, 55 anni di Porto Torres, sopravvissuto all’attentato del 12 novembre 2003 a Nassiriya, è rimasto incredulo quando ha ricevuto un atto, firmato dalla Prefettura di Sassari, che gli chiede il pagamento di 1458 euro.
Il Viminale con questa somma esige dall’appuntato dei carabinieri, ora in congedo, il risarcimento per le spese sostenute per il conio della medaglia d’oro al valor civile, consegnata in seguito alla strage nella città irachena.
Quella medaglia, però, Pietro Sini l’ha restituita per protestare dopo il mancato riconoscimento dell’aggravamento della sua invalidità .
In un video su Facebook, l’uomo spiega il suo stupore: “E’ una cosa assurda, sono stato io stesso, a mie spese, a restituire la medaglia al comando generale dell’Arma, portandola fino a Roma – spiega – Sono sicuro che questa sia una presa di posizione contro di me, perchè ho affrontato lo Stato pubblicamente”.
Sini, a cui è stata riconosciuta un’invalidità del 25% dopo l’attentato, non si arrende. Ha consegnato l’atto al suo avvocato con la speranza di riuscire a evitare almeno il pagamento del conio.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
E MALTA, CON UN COMUNICATO UFFICIALE, AVEVA CONFERMATO: “DISPOSTI A FARLI SBARCARE A MALTA, L’ITALIA SI E’ IMPEGNATA AD ACCOGLIERNE LO STESSO NUMERO TRA QUELLI ACCOLTI A MALTA”
Con un comunicato ufficiale sul suo sito il governo di Malta conclude la querelle sulla nave
Alex, arrivata alle quattro di questa mattina al limite delle acque territoriali di Lampedusa.
A bordo della barca a vela ci sono 54 persone, tra cui cui 11 donne (tre delle quali incinte) e e 4 bambini. I migranti sono stati salvati ieri pomeriggio all’interno della zona SAR libica.
Il comunicato recita: «A seguito di contatti tra i governi maltese e italiano, è stato deciso che Malta trasferirà 55 migranti, che sono stati salvati in mare al largo della Tunisia e che sono a bordo della nave Alex, a bordo di una nave delle forze armate di Malta e saranno accolti a Malta. D’altra parte, l’Italia prenderà 55 migranti da Malta». E conclude così: « Questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilità legale, ma fa parte di un’iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontà tra Malta e l’Italia».
Poco prima anche il Viminale aveva confermato l’”Accordo totale tra Italia e Malta”. La Valletta, riferivano fonti del Viminale, “è disponibile ad accogliere gli immigrati a bordo della Alex, e Roma ne riceverà altrettanti da Malta per lasciare invariata la pressione dell’accoglienza sull’isola”.
Tutti i lanci di agenzia che riportano l’accordo parlano di “Viminale” e non citano il ministro Salvini per nome e cognome. Sarà perchè anche stavolta non ci ha fatto una gran figura?
Nel frattempo per gravi ragioni sanitarie la Guardia costiera italiana ha fatto evacuare 18 profughi dalla Alex per trasferirli a Lampedusa, mentre si presume che gli altri 36 saranno trasferiti su una nave maltese di cui si attende l’arrivo ( in cambio di altri 36 ostaggi che da Malta arriveranno in Italia)
Un farsa se non fosse una tragedia
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
QUESTI SONO GLI EROI DA CUI UNA VOLTA LA DESTRA PRENDEVA ESEMPIO: UOMINI CON IL SENSO DELLO STATO, DELL’ONORE E DELLA LEGALITA’, NON CIALTRONI RAZZISTI
“Sapevo che mio padre poteva morire ogni giorno”. Sono le parole di Fiammetta Borsellino che nel 1992, ad appena 19 anni, si ritrovò a vivere il dramma della perdita del padre Paolo, giudice simbolo della lotta alla mafia ucciso insieme alla sua scorta. La figlia di Borsellino, a ventisette anni dalla Strage di Via D’Amelio, si confessa a “7 — Corriere della Sera” e continua a girare l’Italia per ottenere giustizia e verità .
“Quando uscivo di casa con lui mi lanciavo in strada per prima, in modo che se qualcuno avesse sparato avrebbe colpito me al posto suo” […] Ogni volta che lui diceva ‘Esco’ lei si accodava, ‘Vengo anch’io’, ma quando tutto s’è consumato era la più lontana, addirittura in un altro continente.
Fiammetta Borsellino era la più piccola di casa e oggi, ormai 46enne, ricorda così la sua famiglia:
“Noi eravamo e siamo una famiglia. Quella di Paolo e Agnese Borsellino, i nostri genitori; di mia sorella Lucia e di mio fratello Manfredi, dei nostri figli. Eravamo la forza di mio padre, siamo la nostra […] In casa abbiamo sempre saputo che papà correva dei rischi, io sono cresciuta nella consapevolezza che poteva morire ogni giorno. Tutti gli anni Ottanta sono stati attraversati da lutti e delitti che ci hanno toccato da vicino”.
Un clima difficile ed una consapevolezza che portavano Fiammetta Borsellino a dimostrare tutto il suo senso di protezione per il padre Paolo.
“Mi illudevo di poterlo salvare così, nella mia immaginazione era un eroe invincibile. A proteggerlo c’era la scorta, ma anche noi: io che nella mia ingenuità ero pronta a morire per lui, e tutta la famiglia che l’ha sempre accompagnato e sostenuto in ogni momento e scelta della sua e della nostra vita. Io ero la più piccola, e fino all’ultimo non ho mai abbandonato questo ruolo che piaceva sia a mio padre che a me”.
La donna approfondisce il tema del rapporto col padre, definendolo differente rispetto a quello che il giufice aveva con gli altri due figli, Lucia e Manfredi.
“Avevamo un rapporto particolare perchè a differenza di Lucia e Manfredi, sempre molto posati, studiosi e ubbidienti, io ero molto proiettata verso l’esterno, avevo un forte senso di indipendenza che poteva essere scambiato per ribellione: a 13 anni volevo viaggiare da sola, papà cercava di frenarmi e mi diceva: ‘Ma dove vai? Se poi m’ammazzano come fanno ad avvisarti?’. Era un modo per trattenermi, ma anche per esorcizzare il pericolo. E di prepararci a quello che poteva succedere: piccoli messaggi, lanciati di tanto in tanto, per non farci trovare impreparati […] Il suo modo di mescolare la minaccia con la normalità è stata una forma di protezione nei nostri confronti”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
LA NAVE ALAN KURDI ASPETTA UNA RISPOSTA, SALVINI STRILLA MA ORMAI E’ BOLLITO….LA GERMANIA DENUNCIA: “ABBIAMO DATO DISPONIBILITA’ AD ACCOGLIERE 13 PROFUGHI DELLA SEA WATCH DA GIORNI, PERCHE’ IL GOVERNO ITALIANO NON HA ANCORA AVVIATO LA PRATICA?”
La nave Alan Kurdi della ong tedesca Sea-Eye ha soccorso e salvato stamani 65 migranti al
largo della Libia. Ora attende una risposta per la presa in carico dei migranti. A bordo del gommone soccorso c’è una giornalista.
“In Italia non arrivano: c’è un porto maltese a disposizione, vanno a Malta, e la ong tedesca può scegliere fra la Tunisia e la Germania”.
“Salvare vite in mare è un compito europeo”: così una portavoce del governo tedesco Martina Fiez. “Siamo al corrente della notizia della nave Alan Kurdi”, ha proseguito, “sottolineiamo ancora una volta che il nostro obiettivo come governo tedesco è trovare una soluzione veloce: si tratta di trovare un porto sicuro e di chiarire la questione della redistribuzione” in ambito europeo.
Berlino precisa anche che “al momento il governo federale non ha ricevuto alcuna richiesta di accoglienza delle persone” sbarcate a Lampedusa alcuni giorni fa dalla nave dell’ong tedesca Sea Watch. All’indomani dello sbarco, la Germania aveva infatti annunciato la propria disponibilità di accogliere un terzo dei 40 migranti sbarcati dopo il contestato ingresso in porto della nave. Allo stato attuale però secondo Berlino non sono giunte richieste formali
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
MALTA LI ACCOGLIEREBBE E L’ITALIA SE NE PRENDE 55 CHE SONO GIA’ A MALTA, MA NON SI DEVE SAPERE ALTRIMENTI SALVINI FA LA SOLITA FIGURA DI MERDA… OSTAGGI DI UNA POLITICA DEMENZIALE CHE TIENE OSTAGGI ESSERI UMANI PER NON PERDERE I VOTI DEI RAZZISTI
Contatti tra i governi maltese e italiano avrebbero portato alla decisione di trasferire a Malta i migranti che saranno portati sull’isola a bordo di una nave della marina italiana.
La Valletta accoglierà i 54 naufraghi soccorsi dalla nave Alex dell’ong Mediterranea, “d’altra parte, l’Italia prenderà 55 migranti da Malta”.
Lo aveva annunciato in un comunicato il governo maltese precisando che “questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilità legale, ma fa parte di un’iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontà tra Malta e l’Italia”.
A bordo, fanno notare i membri dell’equipaggio, manca tutto per un’impresa del genere: mancano le coperte per la notte e i tendalini per coprire il ponte durante le ore calde. Manca l’acqua, il cibo, le medicine (due delle quattro donne incinte stanno male e i bambini hanno gravi segni di ustione). Ma manca soprattutto la sicurezza in navigazione: “Con questo carico, abbiamo la linea di galleggiamento bassissima. Sino ad ora il tempo è stato clemente, ma adesso si sta alzando lo scirocco, e basta un po’ d’onda per sbilanciare la barca”.
Ora sarebbe arrivato (con beneficio d’inventario) l’ok di Salvini per fornire una nave dove trasportare i migranti dal veliero di Mediterranea a La Valletta.
Ovviamente in cambio di altri 52 profughi che sono già stati accolti a Malta, ma questo non si deve dire.
Ormai il buon senso è morto: che senso ha far fare altre 12 ore di navigazione a questi disperati per poi “scambiarli” con altri 52?
Roba da trattamento sanitario obbligatorio
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
SARA’ UN OTTIMO MOTIVO PER I TURISTI DI NON VENIRE IN UN PAESE CHE ORMAI E’ UNA FOGNA… ALTERNATIVA: VENITE ARMATI
Il clima è torrido. E non parliamo solo a livello meteorologico, ma anche — e soprattutto — di
quello mediatico che si è instaurato nelle menti di alcuni italiani dopo il caso della Sea Watch 3.
La notizia della mancata convalida della misura cautelare nei confronti di Carola Rackete ha fatto stizzire non solo Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma anche tanti italiani che, però, hanno perso il senno e se la sono presa con alcune persone che con la comandante della nave ong e tutta la vicenda dei migranti non c’entrano nulla.
Il caso emblematico arriva da Lido di Spina, in provincia di Ferrara, dove l’auto di un turista tedesco è stata vandalizzata da qualche facinoroso benpensante. La sua colpa? Essere nato in Germania, avere un’automobile con la targa tedesca e trovarsi in Emilia Romagna per le sue vacanze.
Tre fattori che lo hanno portato a diventare una vittima di un comportamento censurabile da parte di un italiano (o forse più di uno) che ha deciso di lasciare un brutto ricordo del Bel Paese sui finestrini della sua automobile.
Come denunciato da Ilaria Castelluzzo su Facebook, l’episodio risale a qualche giorno fa, poco dopo la mancata convalida dell’arresto di Carola Rackete da parte del gip di Agrigento.
Sui social è partita la gogna mediatica — coadiuvata da sentimenti palesati anche da alcuni politici -, ma l’indignazione non è rimasta nel mare infinito della rete. Qualcuno ha deciso, infatti, di scrivere la sua rabbia sui finestrini dell’automobile di questo povero e ignaro turista tedesco che si è ritrovato a essere una vittima inconsapevole di una storia di cui non aveva neanche contezza.
«Torna in Germania» e «Carola Rackete troia»
La ragazza che ha condiviso la foto — che mostra le scritte «Torna in Germania» e «Karola troia» — ha raccontato che quel turista tedesco non sapeva chi fosse questa Carola Rackete e che non si spiegava il motivo per cui la sua automobile fosse stata presa di mira. Fatto sta che non c’è una spiegazione logica dietro questo gesto, fatto da un italiano che, evidentemente, non riesce a contestualizzare la narrazione fatta da qualche politico con la realtà .
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
COERENZA SOVRANISTA: STIPENDIO PAGATO DALL’EUROPA E COMPARSATE TV GESTITE DA SOCIETA’ AD HOC
Nigel Farage è uno degli eurodeputati che ha voltato le spalle all’Inno alla Gioia per l’apertura della nuova legislatura europea e in molti hanno fatto notare che se davvero fosse così antieuropeista potrebbe benissimo fare a meno dello stipendio.
In realtà , Nigel Farage guadagna ‘solo’ 12.000 euro al mese come eurodeputato. Una cifra tutto sommato irrisoria, ma di cui lui non si è mai lamentato. E ne ha ben donde
Perchè Farage, che ha fatto dell’euroscetticismo la sua professione da anni, incassa circa 30mila sterline al mese tra apparizioni televisive in cui getta fango sull’Ue.
Facciamo un po’ i conti in tasca all’euroscettico responsabile della Brexit: Farage ha una società , The Torn in the Side, lettaralmente ‘La spina nel fianco’ (mai nome fu più appropriato) che gestisce tutte le partecipazioni del politico inglese in vari programmi radio e tv, sia in Inghilterra che negli Stati Uniti.
Farage ha un programma fisso settimanale alla radio inglese Lbc, poi è spesso ospite di Fox News negli Usa, il canale ultraconservatore al fianco di Donald Trump. Tra l’altro, Farage compare spesso sul sito di informazioni Russia Today, legato al Cremlino di Putin. In totale, Farage conta su una cifra considerevole a fine mese: fare l’euroscettico, insomma, paga e paga pure bene.
Senza contare che Farage è proprietario di un lussuoso appartamento a Chelsea, uno dei quartieri più esclusivi di Londra, regalo del milionario Arron Banks, che ha finanziato il politico con milioni di sterline. Perchè? “siamo amici” ha risposto Farage. Ad averceli, di amici così.
(da Globalist)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI STAMPO MAFIOSO IL REATO DI CUI IL SOVRANISTA DOVRA’ RISPONDERE: “NON ERA UN FIANCHEGGIATORE, MA UN ESPONENTE DELLA ‘NDRANGHETA, QUANDO ARRIVAVANO I BOSS FACEVA LORO DA AUTISTA”
Enzo Misiano, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Ferno (Varese) e Peppino Falvo,
coordinatore regionale dei cristiano-popolari, sono tra i 34 destinatari dell’ordinanza emessa dalla Dda di Milano sull’indagine “Krimisa” che ha colpito la locale di Legnano-Lonate Pozzolo.
Misiano è stato arrestato con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso mentre Falvo è stato denunciato per voto di scambio e nei suoi confronti è stata effettuata una perquisizione.
Secondo quanto riferito dall’ex sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta (arrestato nel 2017 in un’altra indagine e non indagato in questa inchiesta), Falvo avrebbe avuto un ruolo di intermediario con le cosche per fargli ottenere un pacchetto di 300 voti in cambio dell’assunzione ad assessore alla Cultura di Patrizia De Novara, nipote di Alfonso Murano, ucciso il 28 febbraio del 2006 con sei colpi di pistola al in via Piantanida, a Ferno, mentre era al vertice della locale di Lonate Pozzolo.
“L’incarico è stato effettivamente assegnato — hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa — e quando l’assessore è stata invitata a un incontro sulla legalità , per coerenza con la propria storia ha preferito non partecipare”.
Misiano era presidente della commissione commercio e attività produttive, posizione nella quale, secondo l’accusa, poteva controllare per conto delle cosche gli investimenti e i terreni appetibili dai clan per la costruzione dei parcheggi.
Misiano, inoltre, sempre secondo gli inquirenti, non era solo un fiancheggiatore, ma proprio un interno alla ‘ndrangheta: quando i capi della cosca Farao-Marincola di Ciro’ Marina, che controllava la locale di Lonate Pozzolo e Legnano, venivano a Milano per i summit di ‘ndrangheta era lui a fare da autista; con particolare assiduità infatti accompagnava il boss Giuseppe Spagnuolo agli incontri con gli emissari locali.
Sul suo profilo Facebook c’è anche la classica foto d’ordinanza con la leader del suo partito Giorgia Meloni.
Nell’ambito dell’inchiesta Krimisa il gip della procura di Milano ha disposto il sequestro di due parcheggi privati, “Malpensa Car Parking” e “Parking Volo Malpensa”, oltre a metà delle quote della società “Star Parkings”, che non si trovano nell’area aeroportuale. In totale il decreto ha consentito di sequestrare beni per un valore complessivo di 2 milioni di euro. I carabinieri sono riusciti a documentare summit criminali durante i quali, oltre alle questioni prettamente politiche, c’era anche la pianificazione imprenditoriale della cosca, i cui proventi erano investiti in parte nell’acquisto di ristoranti e di terreni per la costruzione di parcheggi poi collegati con navette all’aeroporto.
L’operazione, che trae il nome dall’antico nome greco di Cirò Marina, in Calabria, ha dimostrato il collegamento tra la locale di Lonate Pozzolo e Legnano (Milano) con la terra d’origine. Gli ‘ndranghetisti, molti dei quali colpiti già nel 2009 e nel 2010 da lunghe pene detentive nell’ambito delle indagini Bad Boys e Crimine infinito, avevano “ricostruito” completamente la loro organizzazione in Lombardia, e ora puntavano sul controllo dei parcheggi intorno allo scalo internazionale, diventato “più appetibile economicamente ora che Linate è chiuso per 4 mesi”, ha fatto presente la pm antimafia Alessandra Cerreti, che insieme al numero uno della Dda Milanese, Alessandra Dolci, ha coordinato l’indagine.
L’unico a rompere il silenzio è stato un imprenditore locale, che avrebbe voluto acquisire un terreno per costruirvi un parcheggio: infinite le pressioni delle cosche, anche indirettamente tramite un consulente del lavoro, ora ai domiciliari, “che si fingeva neutro ma era in realta’ portatore di interesse dei mafiosi”. Tra coloro che inviavano messaggi intimidatori, anche una giovane incensurata, fidanzata del figlio del boss, al quale era intestato uno dei parcheggi già in mano alla ‘ndrangheta. “La presenza di un imprenditore che denuncia ci dà speranza: è la prima volta in Lombardia” ha sottolineato l’aggiunto Dolci.
“La realizzazione del maggior profitto attraverso una molteplicità di condotte illecite, tra le quali il condizionamento della attività amministrativa e politica locale”, si legge nell’ordinanza firmata dal gip e che riguarda 34 persone, “dimostra l’esistenza di un gruppo di soggetti che, strettamente vincolati da un patto criminale e consapevoli del legame con la cosca Farao-Marincola e dell’appartenenza alla associazione mafiosa ‘ndrangheta unitaria”, gode “di una propria organizzazione e di regole, di una autonoma struttura piramidale e di un elevato grado di autonomia, pur nel rispetto dei collegamenti con la locale cirotana”. Da un lato c’è la locale capeggiata da Vincenzo Rispoli, Mario Filippelli ed Emanuele De Castro, dall’altro Giuseppe Spagnolo, referente della cosca di Cirò e non nuovo a inchieste giudiziarie. Un legame evidenziato da contatti frequenti.
Quello che emerge nell’area varesina è una sorta di antistato, la cui esistenza “è percepita e riconosciuta da tutta la cittadinanza, e dunque anche dai soggetti estranei al sodalizio. I cittadini ad essa si rivolgono per recuperare un credito o per sanare un torto”, ma anche per risolvere diatribe tra coniugi. C’è chi si rivolge per ottenere l’ok allo spaccio di piccole quantità di droga o per capire “chi appoggiare politicamente per le elezioni amministrative” del 10 giugno 2018. “Per mantenere viva nella popolazione la percezione dell’esistenza e, soprattutto, della pericolosità del sodalizio, i sodali — si evidenzia nell’ordinanza di quasi 900 pagine — ricorrono spesso a forme di violenza gratuite e plateali”.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
CAPITAN FINDUS COMINCI A VENDERSI QUALCHE APPARTAMENTO
L’avvocato Alessandro Gamberini, difensore di Carola Rackete, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’e’ desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sull’attuale posizione di Carola Rackete.“Carola Rackete rimane attualmente indagata per il reato di resistenza a pubblico ufficiale e del reato previsto dall’articolo 1100 del Codice della navigazione -ha affermato Gamberini-. Io mi sono subito affrettato a dire che abbiamo vinto una battaglia, ma non la guerra. Il procedimento continua. Carola è tornata libera senza alcuna limitazione e il giudice ha sgombrato il campo dalla possibilità che quella della Guardia di finanza possa essere considerata nave da guerra. Espulsione? Quando esiste un procedimento a carico di una persona, è fisiologico che venga chiesta l’autorizzazione al magistrato, il quale deve concedere un nullaosta rispetto all’espulsione di una persona, addirittura accompagnandola alla frontiera. Per i cittadini comunitari l’espulsione deve essere accompagnata da un provvedimento che ne sottolinei i validi motivi. Lasciamo perdere la propaganda truculenta che la qualifica come delinquente, quella che è abituato a fare il ministro dell’interno in maniera invereconda e irresponsabile, il giudice ha detto che non c’e’ nulla, che quella condotta è stata nell’ambito di una risposta ad una situazione drammatica che c’era a bordo. Trattare come nemico principale una barca che ha salvato 50 naufraghi che si avvicina alle nostre coste è davvero ridicolo, considerando che contemporaneamente sono arrivati a Lampedusa centinaia di migranti con dei barconi. La battaglia contro le Ong è una battaglia pregiudicata, si è scelto un nemico. L’ong salva dei naufraghi in male nei limiti delle proprie possibilità , accusare le ong di essere responsabile di un’invasione barbarica è ridicolo. L’ong non fa politica. Abbiamo fornito alla Procura un report dettagliato di come e’ avvenuto il salvataggio. Il tema è evidente che non può essere quello di dirci: dovete portare i migranti in Libia. Chiunque sa che quello non puo’ essere considerato un porto sicuro”.
Salvini ha detto che se Carola non avesse forzato l’attracco, il Viminale il mattino dopo avrebbe autorizzato lo sbarco. “Questo non era stato assolutamente comunicato a Carola. Lei e’ una giovane, brillante comandante di nave, ma forse non e’ abituata ai giochini politici di cui Salvini e’ maestro. Questa barca ha atteso due settimane che qualcuno autorizzasse lo sbarco, non e’ stato detto e fatto nulla e quindi ha deciso di sbarcare. Ci sono dei report medici che evidenziano situazioni drammatiche di alcuni migranti a bordo. Alcuni minacciavano di buttarsi per raggiungere a nuoto la riva, altri di suicidarsi. La fiducia di una soluzione era venuta meno”.
Sulle possibili querele. “Come Sea Watch noi abbiamo già preparato la querela nei confronti del ministro Salvini. Non è facile raccogliere tutti gli insulti che Salvini ha fatto in queste settimane e anche le forme di istigazioni a delinquere nei confronti di Carola, cosa che e’ ancora più grave se fatta da un ministro dell’interno. Nel circuito di questi leoni da tastiera abituati all’insulto, e’ lui che muove le acque dell’odio. Una querela per diffamazione e’ il modo per dare un segnale. Quando le persone vengono toccate nel portafoglio capiscono che non possono insultare gratuitamente”.
(da agenzie)
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