Destra di Popolo.net

SPIEGHIAMO A SALVINI E MELONI PERCHE’ NESSUNO STATO HA CHIESTO IL MES

Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

UNA PRIMA SINTESI: PERCHE’ NESSUNO E’ NELLA MERDA COME NOI

“Se è così conveniente come ci racconta la sinistra perchè nessuno Stato se lo prende il Mes?”. La domanda retorica e capziosa la pone Giorgia Meloni intervistata da Libero, rilanciando così uno dei luoghi comuni più propinato a destra e a manca dal fronte sovranista, Salvini in primis.
Il sottotesto è abbastanza intuibile: se nessuno stato europeo finora ha deciso di attivare il fondo Salva-Stati per rispondere all’emergenza Covid, allora vuol dire che da qualche parte c’è la fregatura.
E che quindi l’Italia farebbe bene di stare alla larga da quei 37 miliardi di prestiti apparentemente facilmente richiedibili.
In realtà , sono almeno due le motivazioni per cui finora in Europa i paesi più a corto di soldi non hanno “acceso un mutuo” col Mes.
Una economica e una più politica.
Partiamo da quella economica. Intanto una premessa: sono solo pochi gli Stati   che contemporaneamente hanno bisogno di soldi e per i quali risulta conveniente attivare i fondi del Mes.
Facciamo un esempio semplice: la Francia. Il governo francese se si vuole indebitare per far fonte alle spese sanitarie ha oggi due strade: o attiva il Mes o emette nuovi titoli di Stato.
Ebbene, economicamente cosa gli è più conveniente? La seconda opzione. Il rendimento di un titolo francese a 10 anni è negativo (-0,1%) mentre per prendere i soldi del Mes si deve pagare qualcosina, seppur un tasso minimo dello 0,08%.
Quindi a Macron non conviene. Se vogliamo restare nell’alveo dei paesi dell’Europa mediterranea, l’operazione invece potrebbe essere utile per Italia, Spagna e Portogallo, perchè tutti e tre questi paesi quando vanno sul mercato devono sborsare interessi per prendere a prestito fondi.
Allora perchè Spagna e Portogallo non hanno già  attivato il Salva-Stati? Anche qui una semplice comparazione dei tassi d’interesse ci dà  la risposta.
Gli spagnoli e portoghesi spendono molto meno di noi quando vanno a indebitarsi , visto che i titoli di stato a 10 anni costano per le casse statali solo lo 0,4%.
Allora sarebbe sempre meglio attivare il Mes, che costa solo lo 0,08%, si dirà . Sì e no.
Se si guarda alla differenza economica è vero, ma poi entra in gioco un altro fattore: la possibilità  ad indebitarsi ulteriormente.
Questi due paesi infatti hanno debiti pubblici abbastanza consistenti (il Portogallo il 134% del Pil, la Spagna il 115%) ma comunque inferiori al nostro (sopra il 160% del Pil).
Quindi rispetto all’Italia hanno più capacità  di andare sul mercato a cuor leggero. In un certo senso, per Madrid e Lisbona è più facile emettere altri titoli di stato invece che accendere il Mes rispetto all’Italia, anche perchè – ricordiamolo – i soldi del Mes sono comunque vincolati alle spese sanitarie dirette e indirette per il Covid mentre quelli presi sul mercato non hanno finalità  specifiche e quindi possono essere utilizzate per qualsiasi tipo di spesa pubblica.
L’Italia invece che ha già  una montagna di debito pubblico – peraltro cresciuta a dismisura quest’anno – e paga l′1,3% sul mercato per finanziarsi, si trova nella non invidiabile situazione in Europa di chi più di tutti avrebbe bisogno anche del Salva-Stati.
E la Grecia? Effettivamente Atene è l’unica capitale che è messa come se non peggio di noi: ha un debito sul pil del 180% e per finanziarsi paga l′1,15% di interessi.
Però la Grecia è un caso a parte. Intanto perchè è stata solo sfiorata dal Covid e quindi non ha tanto bisogno di risollevare la propria economia e poi è un paese che ha già  usufruito negli scorsi anni di prestiti molto corposi e a scadenze lunghissime del Mes, quindi non si trova nelle condizioni di dover ricorrere subitaneamente al mercato.
La seconda motivazione per cui finora nessuno ha preso il Mes è più politica ed è correlata al cosiddetto “effetto stigma”, cioè il rischio che il paese che accede possa essere considerato dai mercati come il classico debitore “alla canna del gas”.
Questo effetto psicologico finora ha frenato i governi europei, quasi come se ognuno aspetti l’altro prima di avanzare la richiesta, in una specie di gara all’inverso dove nessuno vuole arrivare primo.
Di sicuro il premier Conte ne parlerà  con gli omologhi di Spagna e Portogallo nel mini-tour europeo che intraprenderà  la settimana prossima. E chissà  che i tre non concordino una linea d’azione comune.
In ogni caso, tanti economisti italiani si sentono di assicurare sul punto sia Conte che gli altri. “Si può osservare che con il ricorso al Mes poco o nulla cambierebbe nella percezione dell’Italia da parte degli investitori: anzi, lo stigma potrebbe addirittura ridursi se l’accesso al Mes venisse interpretato come il fatto che il governo italiano effettua le sue scelte in modo pragmatico e in non in base a pregiudiziali ideologiche”.
Lo scrivono i firmatari di un appello che vuole togliere dal campo i falsi pregiudizi che circolano sulla questione: da Cipolletta a Bini Smaghi, da De Vincenti a Bassanini, Messori, Macchiati, Padoan e tanti altri.
Forse ora il fronte sovranista avrà  qualche domanda in meno e qualche risposta in più su cui ragionare.

(da “Huffingtonpost”)

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ITALIA VIVA SI SFILA DALL’ACCORDO SUL PROPORZIONALE, IL PD FURIBONDO: “LO AVETE SOTTOSCRITTO ANCHE VOI L’8 GENNAIO”

Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

RENZI VUOLE SOLO ABBASSARE LA SOGLIA DI SBARRAMENTO DEL 5%

Pacta sunt servanda. Il Partito democratico sta alzando una cortina di ferro. Dietro è custodito l’accordo sulla legge elettorale, di lì non si passa.
Prevede un proporzionale con premi indiretti di collegio e una soglia di sbarramento al 5%. Italia viva, che inizialmente ha benedetto l’accordo, non ci sta.
La motivazione reale: il sistema previsto penalizza nella ripartizione dei seggi le liste più piccole, e Iv viaggia attualmente su percentuali assai più basse di quelle previste per l’ingresso in Parlamento. La motivazione addotta: l’Italia ha ben altri problemi, e comunque siamo per il maggioritario.
Lo stesso Matteo Renzi è uscito allo scoperto nella sua e-news: “Se vogliono mettere mano alla legge elettorale, per noi di Italia Viva il messaggio è molto chiaro: si faccia una legge maggioritaria, in modo che la sera delle elezioni si sappia chi ha vinto”.
Ma è da ieri che i suoi martellano. Marco Di Maio, capogruppo in commissione Affari costituzionali, dice che “siamo pronti a parlare di legge elettorale, per noi il modello da cui ripartire è quello per l’elezione dei sindaci”.
Peccato che il testo incardinato dica tutt’altro, e in Parlamento si siano già  chiuse le audizioni e si debba iniziare con l’esame dell’articolato.
Il Pd è esploso. Michele Bordo, vicecapogruppo Dem a Montecitorio, ha inchiodato gli alleati: “Sulla legge elettorale è utile richiamare alla memoria di tutti noi la nota congiunta di agenzia con cui i rappresentanti della maggioranza lo scorso 8 gennaio annunciarono il raggiungimento dell’accordo su una legge proporzionale con soglia nazionale di sbarramento del 5%”. Nota per di più firmata dallo stesso Di Maio, al quale seguì il 17 un tavolo di maggioranza nel quale si concordò all’unanimità  di procedere all’approvazione in almeno uno dei due rami del Parlamento prima della celebrazione del referendum sul taglio dei parlamentari, come da accordo fondativo della cosa giallorossa, così come ricorda Emanuele Fiano: “Questo governo esiste anche perchè c’è quell’accordo”.
“La verità  – spiega un esponente del Nazareno – è che la scemenza del sindaco d’Italia è irrealizzabile. Vorrebbe dire ripartire da capo, con tempi lunghissimi e senza intesa di maggioranza. E’ fumo da parte di Renzi perchè punta a un abbassamento della soglia di sbarramento”.
E’ lo stesso punto di vista del Movimento 5 stelle, che su questo marcia compatto con i Dem, al punto che il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico d’Incà  si è appellato al “rispetto dei patti”.
Alla Camera c’è fibrillazione. Perchè la mina Renzi, dopo la schiarita con Conte dei giorni scorsi, sembrava disinnescata.
A preoccupare soprattutto i voti segreti previsti a Montecitorio, che mettono qualunque tipo di accordo alla mercè dei franchi tiratori: “Senza un accordo blindato rischiamo l’incidente”, dicono i 5 stelle.
Che sono preoccupatissimi dai contatti tra i colleghi del Pd e quelli di Forza Italia. Il Nazareno spera in un soccorso azzurro nel segreto dell’urna, anche se non tutti nel partito si fidano, temendo una trappola, mentre il Movimento guarda in cagnesco gli abboccamenti con Forza Italia. Lunedì comincerà  l’ennesima settimana decisiva per la legge elettorale.

(da “Huffingtonpost”)

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IL FLOP DI SALVINI A TERRACINA: ECCO LA FOTO DELLA PIAZZA DESOLATAMENTE VUOTA

Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

 E LUI POSTA VIDEO RASOTERRA PER NASCONDERE IL DISASTRO

Sulla pagina Facebook di Matteo Salvini è presente un video con tanto di imbarazzante musichetta che celebra il suo arrivo in quel di Terracina, in provincia di Latina.
Il filmato girato ad altezza uomo mostra un qualche decina di persone che si trovano a salutare il Capitano in quella che sembra un’accoglienza festosa
In questa foto scattata dall’alto e pubblicata su facebook invece potete ammirare la vera situazione: al Gazebo ci sono molte persone ma la piazza attorno è invece completamente vuota.
“Stamane felice di essere tornato a Terracina, grazie per il vostro affetto: questi sono i sondaggi che contano”, ha scritto Salvini su Facebook.
La differenza tra quello che dice e la realtà  comincia a farsi sempre più impressionante.

(da “NextQuotidiano“)

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AL PIO SALVINI LA STRATEGIA DEI ROSARI E DELLA DIVISIONE DELLA CHIESA TRA FRANCESCO E BENEDETTO NON HA FUNZIONATO

Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

ORA PROVA A RICUCIRE CON I VESCOVI E SI ERGE A DIFENSORE DELLE PARITARIE

Chi ha visto “I due Papi” sa quanta sintonia spirituale, al di là  delle differenze culturali e degli atteggiamenti politici, esista tra Bergoglio e Ratzinger.
E chiunque stia attento alle vicende vaticane sa quanto Francesco tenga al rapporto con Benedetto XVI. Arrivare a Bergoglio tramite l’ammirazione di Ratzinger si può ed è quanto sta cercando di fare Matteo Salvini, nonostante in passato il leader leghista abbia tentato di tenere fortemente distinti questi due mondi apparentemente così diversi. Ma ora nella Lega c’è un cambio di strategia.
Salvini rompe lo schema. Scrive una lettera a Papa Benedetto XVI per esprimere “vicinanza e cordoglio profondo” per la scomparsa del fratello Georg, ma cita anche papa Francesco rivolgendogli un grazie.
Il leader leghista accompagna la missiva con un mazzo di orchidee, e aggiunge alcune riflessioni personali. Oltre al leader leghista, scrivono messaggi di cordoglio per Ratzinger anche i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Inoltre, nell’arco di pochissime ore, Salvini – per la prima volta attraverso il quotidiano “Avvenire” – invia una lettera al Capo dello Stato Sergio Mattarella sulla situazione della scuola con particolare riferimento alle paritarie (In Italia sono 12.547, di queste circa 8 mila cattoliche).
Salvini considera questo il momento giusto per cercare un avvicinamento con Bergoglio e con i vescovi, perchè il tema dell’immigrazione, su cui i due sono notoriamente agli antipodi, non è più centrale come prima e il leader leghista approfitta della bonaccia. Inoltre la Chiesa dà  i primi segnali di insofferenza nei confronti del Governo Conte.
Il premier, l’allievo di Villa Nazareth, formazione cattolica, devoto di Padre Pio, sta dando segnali contrastanti per quanto riguarda le battaglie storiche e identitarie della Chiesa, dalle scuole cattoliche ai temi etici.
Lo stop alle Messe durante il Covid ha creato molte frizioni con la Cei e guarda caso per la prima volta la lettera di Salvini al Capo dello Stato viene pubblicata in prima pagina su Avvenire, quotidiano della Cei.
In questo contesto Salvini prova ad aprire un nuovo canale di dialogo con la Chiesa per puntellare in termini di voti la sua ambizione da leader del centrodestra.
“Le diplomazie sono al lavoro per evitare incomprensioni, come avvenuto in passato, con le alte gerarchie vaticane”, è quanto circola in queste ore in ambienti leghisti che registrano questo cambio di atteggiamento e di strategia: “Si lavora per trovare punti di contatto e non di divisione”
La Lega, dopo essere stata oscurata dall’emergenza Covid, prova a tornare sulla scena consapevole — dicono — che “il primo partito d’Italia deve poter parlare con tutti. Quindi anche con la Chiesa”, che nel tempo non ha gradito l’ostentazione salviniana del crocifisso in ogni comizio.
Giusto per dirne una. L’apice dello scontro si è raggiunto sul tema dell’immigrazione, soprattutto con Papa Bergoglio, che incarna l’anima più progressista del cattolicesimo.
Ora Salvini lancia segnali nel tentativo di una svolta nei rapporti tra la Santa Sede e il primo partito italiano. Poche settimane fa il governatore leghista della Lombardia, Attilio Fontana, è stato ricevuto in Vaticano con una delegazione di operatori sanitari che hanno combattuto il Covid-19 in prima linea.
Salvini aveva commentato: “Da lombardo non riesco a descrivere l’emozione nel vedere la delegazione dei rappresentanti delle istituzioni, dei medici, infermieri e volontari in udienza dal Santo Padre. È stato come se fossero lì i miei genitori e i miei figli a ricevere l’abbraccio del Papa. Una Grande emozione. Grazie Papa Francesco!”.
Pochi giorni prima, Salvini aveva confermato di essere stato protagonista di diversi incontri – definiti “cordiali, costruttivi e riservati” – con vescovi e cardinali, italiani e stranieri.
Non solo. Nelle drammatiche settimane di emergenza Covid — raccontano ancora ambienti leghisti – Salvini era stato in costante contatto con preti e vescovi nei territori più martoriati dal virus, esprimendo il proprio ringraziamento per l’aiuto e l’impegno in prima linea offerto dai religiosi, in particolare negli ospedali. In vista della campagna elettorale delle regionali, Salvini in questo cambio di strategia batterà  su politiche a sostegno della famiglia, della disabilità , della natalità  o della libertà  di istruzione. Tutti i temi che sorridono alla Chiesa.

(da “Huffingtonpost”)

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COME PREVISTO, LA REGOLARIZZAZIONE DELLA BELLANOVA E’ UN MEZZO FLOP: LE RICHIESTE SONO QUASI TUTTE DA BADANTI E COLF, ALTRO CHE BRACCIANTI

Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

APPENA 10.000 SU 80.000 LE DOMANDE CHE RIGUARDANO I BRACCIANTI DELL’AGRICOLTURA: POSTI TROPPI PALETTI, COSI’ LA LEGGE NON SERVE A UNA MAZZA

A un mese dall’entrata in vigore della regolarizzazione dei migranti, la sanatoria voluta dalla ministra Teresa Bellanova nel decreto Rilancio (qui cosa prevede il testo) per dare una spinta soprattutto all’agricoltura dopo la crisi da Coronavirus, i numeri dimostrano che la misura non è stata finora sfruttata per dare una mano ai braccianti agricoli, ma alle altre categorie interessate dal provvedimento.
Il rapporto di giugno del Viminale sull’emersione dei rapporti di lavoro evidenzia, infatti, che l’88 per cento delle domande già  perfezionate (61.411 su 69.721) e il 76 per cento di quelle in lavorazione (8.116 su 10.645) riguardano la regolarizzazione di colf e badanti. I braccianti, invece, sono finiti relegati a una netta minoranza: circa 10mila richieste su 80.366 domande totali.
Numeri davvero molto bassi.
Eppure l’ormai famoso articolo 103 del decreto Rilancio era pensato in gran parte per i braccianti agricoli.
Nel periodo di piena emergenza Coronavirus, infatti, le principali organizzazioni agricole hanno lamentato la mancanza di circa 250mila lavoratori nei campi.
Da lì, la necessità  del Governo di trovare una soluzione, con la proposta di Bellanova che è stata poi discussa a lungo: alla fine, la sanatoria non ha previsto alcuno sconto o scudo per i datori di lavoro che si autodenunciano per fare emergere gli addetti che lavorano in nero. Nessuna scorciatoia per i caporali, dunque.
Ma il risultato è stato che il numero delle denunce si è mantenuto di molto inferiore rispetto alle aspettative.
Andando più a fondo sui numeri della procedura di regolarizzazione dei migranti, che si concluderà  il 15 agosto, si nota che la Lombardia è la Regione con il maggior numero di richieste per il lavoro domestico e di assistenza alla persona, mentre la Campania guida la classifica delle richieste in campo agricolo.
Sul sito del ministero dell’Interno vengono presentate in media 2.650 richieste al giorno. Per quanto riguarda le nazionalità  dei lavoratori, per il lavoro domestico e l’assistenza alla persona dominano marocchini, ucraini e cittadini del Bangladesh, mentre per il lavoro nei campi le nazioni più rappresentate sono Albania, Marocco e India.
Sul tema è intervenuta anche la Coldiretti: “La domanda di lavoro nei campi non può essere soddisfatta dalla sola regolarizzazione prevista per decreto e a dimostrarlo è la bassissima percentuale di adesione nel settore agricolo”.
L’associazione punta poi la lente di ingrandimento sul ritorno in Italia dei lavoratori stagionali extracomunitari, possibile adesso dopo la riapertura dei confini dell’Unione europea a 14 Paesi: “Sono in arrivo operai agricoli stagionali qualificati, da anni impiegati sul territorio nazionale, tanto da essere diventati indispensabili per l’attività  di molte aziende dove lavoreranno soprattutto alla raccolta di frutta e ortaggi in piena produzione nei mesi di luglio ed agosto e questo in Umbria, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Valle d’Aosta”.

(da agenzie)

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SCILIPOTI NOMINATO NUOVO CONSULENTE DELL’ASSESSORE ALLA SANITA’ IN SICILIA

Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

IL SIMBOLO DEL TRASFORMISMO ITALICO CHIAMATO ALLA CORTE DI MUSUMECI

Il suo nome è rimasto nella storia della politica italiana per quel suo passaggio dall’Italia dei Valori a Forza Italia nel giro di pochissimi giorni.
Giusto il tempo del voto di fiducia al governo Berlusconi IV. Una mossa che provocò tantissima indignazione e che divenne il simbolo del trasformismo (non inteso in senso positivo) politico.
Poi la sua rielezione, questa volta, al Senato, proprio con il partito dell’ex Cavaliere, prima del ritiro dalla politica. Un passo indietro che lo ha portato a indossare nuovamente il camice e tornare alla sua professione: il medico.
Poi, dallo scorso 25 giugno, il nuovo salto di carriera con la nomina a consulente dell’assessore alla Sanità  in Sicilia: la nuova vita di Domenico Scilipoti.
Una nomina che, dunque, lo fa entrare nella grande famiglia della giunta guidata da Nello Musumeci. E proprio lui, Domenico Scilipoti, è stato scelto da una rosa di altri 500 nomi di colleghi della Asp di Messina.
Il suo compito, hanno dichiarato dalla Regione Sicilia, non sarà  retribuito, fatta eccezione per il rimborso spese. Lo stesso medico, ex deputato ed ex senatore, ha voluto prontamente sottolineare come in questo caso la politica non c’entri nulla.
«La storia è semplice: il mio rapporto con la Regione deriva da una scelta professionale, non politica. E basta con questa storia della transumanza da un partito all’altro», ha detto Domenico Scilipoti al Corriere della Sera nel tentativo di smentire immediatamente le voci su una mossa politica da parte del Presidente Nello Musumeci.
Insomma, il fatto che il governatore faccia parte (e sia stato sostenuto alle ultime elezioni) da Forza Italia e che l’ex senatore sia stato il protagonista di quel passaggio da IdV e FI, non c’entra nulla.
Basta crederci.

(da agenzie)

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LA COLATA DI CEMENTO DI MUSUMECI NELLE AREE CON VINCOLI AMBIENTALI E CULTURALI

Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

NUOVI CONDONI E VINCOLI PIU’ SOFT: DA “SARAI BELLISSIMA” A “SARAI CEMENTATISSIMA”

In Regione Sicilia si prepara una colata di cemento in aree con vincoli ambientali e culturali.
Con la scusa dell’emergenza economica causata dal coronavirus, e del giusto sostegno alla ripresa economica, ecco che alcune manine stanno inserendo in diversi disegni di legge emendamenti per soddisfare la voglia di sanatoria e di cemento in aree dove oggi non si potrebbe piazzare nemmeno una nuova pietra.
«Sta accadendo qualcosa di vergognoso che va subito fermato», dicono in coro il dem Anthony Barbagallo e il 5 stelle Giampiero Trizzino che hanno già  visto strani emendamenti viaggiare nei corridoi dell’Ars.
Quali?
Un emendamento, che Forza Italia aveva già  provato a piazzare nella Finanziaria, riguarda la possibilità  di nuove edificazioni nelle aree dei piani regolatori con vincoli scaduti: ad esempio se un’area del prg prevedeva il divieto di nuove costruzioni e il ripristino del verde, ma il vincolo decennale è scaduto, non solo come prevede la legge attuale si può ristrutturare con cambio di destinazione d’uso purchè quest’ultimo sia omogeneo all’area circostante, ma con l’emendamento azzurro si potrebbe anche abbattere e fare nuove costruzioni: «In nessun’altra parte d’Italia è consentita una cosa del genere – dice Barbagallo – al massimo si può ristrutturare e cambiare destinazione d’uso, non costruire ex novo con aumento di cubatura».
Ma l’asso nella manica, al quale sta lavorando un fronte trasversale di deputati, è quello di piazzare nel ddl urbanistica una mega sanatoria per le case costruite sul mare e che dovrebbero essere abbattute, da Licata a Castelvetrano passando per gran parte della fascia costiera siciliana deturpata da immobili a ridosso della spiaggia.
La legge attuale prevede che tutte le costruzioni realizzate dopo il 1976 entro i 150 metri dalla battigia devono essere demolite perchè abusive: la proposta che viaggia nel corpaccione dei mille emendamenti al ddl urbanistica estende questo termine al 1983. Sanando così migliaia di case abusive sul mare.
Legambiente solleva poi un altro abbassamento della guardia che si vuole far passare in materia di tutela ambientale: «Il ddl sui beni culturali, cosiddetto “Sammartino”, prevede la realizzazione di nuovi piani paesaggistici – dice Gianfranco Zanna – non dicendo che fine fanno quelli attualmente in vigore e per giunta con un intervento della politica perchè nella riforma i piani dovrebbero essere autorizzati in giunta e non più solo dalle sovrintendenze».

(da “NextQuotidiano”)

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SE AD AGGREDIRE E RIDURRE IN FIN DI VITA UN UOMO UBRIACO FOSSERO STATI TRE IMMIGRATI SAREBBERO GIA’ IN GALERA, AI TRE GIOVANI RAZZISTI ITALIANI DI JESOLO TRA POCO DARANNO LA MEDAGLIA

Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

INVECE DI CHIAMARE I CARABINIERI HANNO MASSACRATO UN UOMO IN PREDA ALL’ALCOL QUANDO ORMAI SI ERA ALLONTANATO… E SUI SOCIAL QUALCHE RAZZISTA SCRIVE: “DOVE NON ARRIVA LA GIUSTIZIA LEGALE ARRIVERA’ QUELLA POPOLARE”: MA PUO’ ANCHE ARRIVARE QUELLA POPOLARE PER I DELINQUENTI RAZZISTI, NULLA E’ SCONTATO NELLA VITA

Un tunisino 38enne è stato picchiato selvaggiamente da un gruppo di almeno quattro persone a Jesolo, sul litorale veneziano, nella notte scorsa.
Dell’aggressione per futili motivi, esiste anche un video che sta circolando in rete in queste ore. Il 38enne si trova ora ricoverato all’Ospedale dell’Angelo di Mestre in condizioni critiche.
Secondo le prime ricostruzioni la lite avrebbe preso il via attorno alle 4 del mattino dopo che la vittima, in preda ai fumi dell’alcol, avrebbe infastidito alcuni clienti di un bar. Da lì sarebbe scattata una sorta di ‘spedizione punitiva’ del branco che ha inseguito il tunisino fino ad una piazza poco lontana dal bar, dove è iniziato il pestaggio con calci e pugni che hanno provocato all’uomo un grave trauma cranico. Il tunisino è ora ricoverato in prognosi riservata all’ospedale dell’Angelo di Mestre.
I carabinieri hanno identificato gli autori dell’aggressione grazie alle riprese delle telecamere di videosorveglianza. Dei quattro aggressori i carabinieri ne hanno già  identificati tre: si tratta di tre trentenni italiani incensurati, sono accusati di lesioni personali gravissime in concorso. E sono alla ricerca del quarto presunto autore del pestaggio.
Nonostante la violenza, sui social si è scatenato l’odio per la vittima, dando per scontato che quel pestaggio fosse un atto dovuto. ««Cosa volete… dove non arriva la giustizia legale….arriverà  quella “popolare”.
Sarebbe opportuno ricordare a questo “leone da tastiera”:
1) Sarebbe bastato chiamare i carabinieri e tutto sarebbe stato risolto senza tanti problemi
2) In Italia esiste la giustizia legale, infatti i responsabili sono stati denunciati (ma se fossero stati tre immigrati li avrebbero arrestati..)
3) E’ sconsigliabile invocare la “giustizia popolare”, perchè si sa come inizia e non si sa come finisce. Certe volte molto male.

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OCEAN VIKING IN EMERGENZA: “ABBIAMO BISOGNO DI ASSISTENZA IMMEDIATA, SITUAZIONE A BORDO FUORI CONTROLLO”

Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

180 MIGRANTI SALVATI A BORDO, SETTE RICHIESTE SENZA RISPOSTA A MALTA E ITALIA, IGNORATA ANCHE QUELLA DI EVACUAZIONE MEDICA, SEI TENTATIVI DI SUICIDIO

Sei tentativi di suicidio in 24 ore, l’ultimo stamattina quando un ragazzo ha tentato di impiccarsi. E’ emergenza a bordo della Ocean Viking, la nave della Ong francese Sos Mediterranèe che ha a bordo 180 migranti salvati nei giorni scorsi in tre distinte operazioni di soccorso.
Per sette volte la nave ha chiesto un porto di sbarco alle autorità  italiane e maltesi ma ha collezionato solo rifiuti. E nessuna rsiposta è arrivata persino alla richiesta di evacuazione medica immediata di 44 persone che – secondo l’equipaggio – “sono in stato di disagio mentale acuto, minacciando atti autolesionistic e violenti, esprimono intenti suicidiari”.
Pure le condizioni del tempo sono in netto peggiornamento e la nave sta cercando riparo a sud di Lampedusa.
” Urgente – si legge nell’ultimo tweet di Sos Mediterranèe – non abbiamo ricevuto risposta dalle autorità  alla richiesta di evacuazione medica urgente inoltrata tre ore fa. La tensione e l’ansia a bordo sono su livelli senza precedenti. Per la sicurezza di naufraghi ed equipaggio la Ocean Viking ha bisogno di assistenza immediata”.
La situazione dunque sembra vicina ad essere fuori controllo.
Fino ad ora, diversamente da quanto fatto nei giorni scorsi con la mare Jonio ( due volte) e con la tedesca Sea Watch che sono state fatte approdare in Sicilia in tempi molto brevi, il Viminale non ha ritenuto di assegnare alla Ocean Viking il porto di sbarco.
Il Viminale nelle scorse settimane ha noleggiato una nave, gestita dalla Croce Rossa, dove isolare gli immigrati che sbarcano ma quando ( come in questi giorni) la nave è già  occupata da gruppi con la quarantena in corso è necessario trovare nuove struttura per gli altri che sbarcano.

(da agenzie)

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