Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
MOLTI ERANO SENZA MASCHERINA, IL FERMATO SI ERA RIFIUTATO DI FORNIRE I DOCUMENTI … “ARRESTATECI TUTTI” LO SLOGAN DI CHI PROTESTAVA, PURTROPPO L’INVITO NON E’ STATO RACCOLTO
Momenti di tensione durante una delle manifestazioni in programma oggi a Roma. Alla “Marcia per la liberazione” iniziata alle 14 in piazza San Giovanni, un ragazzo che non indossava la mascherina è stato fermato dalla polizia e, al suo rifiuto di mostrare i documenti, è stato portato via dagli agenti.
L’episodio ha suscitato le proteste di altri manifestanti presenti in piazza San Giovanni, che hanno urlato diverse frasi e slogan all’indirizzo delle forze dell’ordine schierate in servizio di ordine pubblico: “Arrestateci tutti”, “Vergogna”, “Buffoni”, sono state alcune delle parole urlate verso gli agenti da alcuni dei manifestanti presenti.
Qualcuno ha urlato che ci si trova in una “dittatura ormai insostenibile” e altri hanno inneggiato alla “libertà “.
Le manifestazioni si svolgono mentre i dati sui nuovi contagi, nel nostro Paese, sono tornati a crescere in modo rapido e – secondo quanto espresso dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di Sanità – preoccupante: nella giornata di venerdì, ad esempio, i contagi hanno superato quota 5300, mentre erano 2.677 il 6 ottobre, 3.678 il 7 ottobre, 4.458 l’8 ottobre. Nelle ore in cui i manifestanti si riuniscono, il ministro della Salute Roberto Speranza ha convocato d’urgenza, per domenica 11 ottobre, il Comitato tecnico scientifico, per decidere come interrompere questa crescita.
I partecipanti, in Piazza San Giovanni, sono stati meno del previsto: poche centinaia in tutto. Decine, però, le persone senza mascherina, che rivendicano orgogliosamente di non portarla
Ci sono stati attimi di tensione tra i manifestanti e un giornalista di Fanpage(che viene strattonato da un membro dell’organizzazione) e tra manifestanti e polizia. Gli agenti hanno provato ad allontanare un manifestante che ha discusso per molti minuti, senza mascherina, con un uno di loro, rifiutandosi di consegnare i documenti. L’uomo è stato raggiunto con difficoltà da un’auto della polizia mentre una cinquantina di manifestanti li circondava urlando «buffoni» «venduti» «portateci via tutti».
Le urla sono proseguite per molti minuti con i poliziotti circondati. Alla fine, però, gli agenti hanno fatto cordone e portato via l’uomo.
Dal palco infatti gli organizzatori hanno invitato al rispetto delle regole anti-Covid. “Siamo obbligati a mettere le mascherine anche se alcuni di noi non condividono”. E ancora: “Invitiamo a rispettare le regole“.
Tra bandiere tricolore e calamite sovraniste c’è chi, sempre senza mascherina, sottolinea: “Siamo qui a difendere la costituzione. Stanno distruggendo la nazione. Ci costringono a mettere le mascherine”. E chi sostiene: “Sappiamo che il virus è usato a fini socioeconomici. Sono convinto che questo schifo sia manovrato da politica, economia per imporre nuovo totalitarismo“.
In piazza anche uno scheletro di plastica con la mascherina con su scritto “Non sono morto di coronavirus ma di fame” e bandiere del Fronte sovranista italiano. Tra i cartelli esposti “Non sono negazionista. Sono qui perchè non voglio la dittatura” e “L come libertà optional mask”.
“La mascherina è dannosa, ci fa respirare la nostra anidride carbonica — afferma un dirigente sportivo venuto da Frosinone
Tra i manifestanti è diffusa l’idea che il Covid non sia affatto così letale come si pensa e nessuno di loro sembra avere neppure un conoscente che si sia ammalato. “Tamponatevi il c…” è un cartello che spicca nel gruppetto. Un altro recita in inglese “la paura viene usata per controllarvi”.
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
DETTO DA UNO CHE E’ SCAPPATO A GAMBE LEVATE DI FRONTE A QUALCHE RAGAZZOTTO DEI CENTRI SOCIALI SICURAMENTE HAFTAR SE LA SARA’ FATTA ADDOSSO
Da ministro dell’Interno non ne ha azzeccata una che sia una. A parte un po’ di muscoli contro i deboli e decreti vergogna per aumentare le discriminazioni e cavalcare la pancia reazionaria di una parte del popolo, Capitan Nutella ha preso gli schiaffi da tutti.
Rimpatri pochi e male, rapporti con l’Europa ai minimi, un mezzo incidente diplomatico con la Tunisia e zero risultati in Libia dove – al contrario – le sue sparate di creare gli hotspot in Libia hanno ricevuto risposte indignate e la sua pseudo-diplomazia non ha superato i confini dei social, dove sparare stupidaggini ai beoti è facile.
E adesso, ovviamente via social, Salvini pretende di dichiarare guerra ad Haftar.
“Sacrosanto.” E’ quanto scrive il leader della Lega Matteo Salvini su twitter, rilanciando un commento della giornalista Maria Giovanna Maglie, secondo cui “uno Stato e un governo degno di questo nome i pescatori italiani prigionieri in Libia li va a prendere e li riporta a casa”.
Che dite? Organizziamo un blitz delle teste di cuoio a Bengasi per liberare i pescatori di Mazara del Vallo? Invadiamo la Cirenaica?
Sui social si può dire tutto, tanto dire fesserie non cosa nulla
E quello che voleva pieni poteri rilancia, dimenticando che se i pescatori sono stati bloccati è anche grazie alla politica – voluta proprio da Salvini e non attenuata dal Conte 2 – di non ordinare alla Marina Militare di proteggere i nostri pescatori perchè si correva il rischio di dover soccorrere qualche barcone.
Comunque nessuno impedisce a Salvini e alla Lega di organizzare una missione: visto che è così semplice chieda a Briatore uno yacht, si imbarchi e vada sereno che tornerà vittorioso.
(da Globalist)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
“E’ ARRIVATA LA BOTRONA, SIAMO IN 18″… LA COLLEGA SI E’ MESSA A PIANGERE, L’AUTRICE DELL’INSULTO NON HA NEANCHE CHIESTO SCUSA… NON HANNO RISPETTO NEMMENO TRA LORO, FIGURARSI VERSO GLI ITALIANI
La consigliera della Lega Laura Barsotti ha dato della “botrona” a una sua collega dello stesso partito nel consiglio comunale di Pisa. La parola, che la Barsotti ha pronunciato in diretta web, è una locuzione dialettale che si usa per indicare chi è in sovrappeso, una cicciona insomma.
Racconta Repubblica Firenze:
Tra il brusio della ripresa dei lavori del consiglio comunale di Pisa, video in streaming, si sentono nette le parole: «È arrivata la botrona, siamo in 18». Botrona è un gergo dialettale per indicare una persona sovrappeso. È un’offesa quella che la consigliera della Lega Laura Barsotti si è lasciata sfuggire in diretta web da una stanza di casa sua, nei confronti della collega dello stesso partito, Emanuela Dini. Il video che documenta l’episodio di body shaming ha girato molto sulla Rete.
«Ho pianto sì, ero così avvilita e dispiaciuta -racconta Emanuela Dini il giorno dopo — Non è la prima volta che mi capita di essere vittima di queste frasi. È successo altre volte, una sempre da parte della stessa consigliera…».
Barsotti non ha chiesto scusa: «No, non ho ricevuto da lei nessuna telefonata» racconta Dini che invece ha subito raccolto la solidarietà del sindaco Michele Conti, di altri leghisti e di molti consiglieri e consigliere di opposizione.
E il Partito Democratico di Pisa chiede le dimissioni della Barsotti: “Chi fa della denigrazione del prossimo il proprio modo di relazione sociale non può sedere in consiglio comunale. Non possiamo rimanere indifferenti e dire ai cittadini e ai nostri giovani che cose del genere trovino in qualche modo giustificazione o possono essere considerate normali. Come consiglieri di minoranza presenteremo una mozione urgente da discutere al prossimo consiglio dove oltre alle scuse chiediamo alla consigliera Barsotti di dimettersi. Ci sembra un atto dovuto e di rispetto per il posto che ricopre, togliendo tutti dall’imbarazzo e dalla vergogna in cui ci ha trascinato. Ci uniamo ai numerosi attestati di solidarietà che la Consigliera Dini ha ricevuto da quelle del Presidente del Consiglio Gennai a quelle della vicesindaca Bonsangue ma soprattutto a quelle di tante cittadine e cittadini, a testimonianza che in questa città esiste in ognuno indignazione e sdegno verso certi comportamenti”
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
IN EUROPA ESISTE UN “CENTRO” MA CHE NON SI ALLEA MAI CON I SOVRANISTI, ALTRO CHE REGGERE LO STRASCICO A SALVINI E MELONI COME FA TOTI IN ITALIA
In un’intervista a Repubblica, Giovanni Toti rilancia il suo progetto politico. E fa un invito diretto a Matteo Salvini
«O il partito più grande, cioè la Lega, si fa carico di un nuovo predellino come fece Silvio Berlusconi quando ebbe l’idea di costruire il Popolo delle Libertà , dove tante anime potevano stare dentro, oppure una costituente tra tutti quelli come me e Mara Carfagna che non siamo di struttura strettamente leghista e vogliamo ricostruire la gamba moderata del centrodestra».
Sono le due ipotesi per ridare un equilibrio al centrodestra secondo il governatore della Liguria Giovanni Toti, che attraverso un’intervista al quotidiano La Repubblica rilancia il suo progetto politico con questo invito diretto a Matteo Salvini.
Secondo Toti «c’è una richiesta politica da parte degli elettori, cui non corrisponde un’offerta adeguata». E aggiunge: «Io e Mara eravamo convinti già qualche anno fa che occorresse ridare forza al centro, ma all’epoca non c’erano le condizioni». Per poi ragionare sui numeri: «Le ultime elezioni regionali, al di là del successo di alcune liste dei governatori come la mia, hanno prosciugato ulteriormente e elettoralmente il centro. Manca un 10% di voti e temo che Forza Italia non possa garantirli, oscillando tra il 4 e il 6%». Toti vuole rivolgersi «a tutti, compresi gli amici di Forza Italia», anche se è consapevole che «in primo luogo dipende da Salvini: l’errore principale che ha commesso sinora è stato quello di non capitalizzare il consenso elettorale che aveva ricevuto, per costruire una coalizione che superi quella del centrodestra modello seconda repubblica. Se la Lega ha politicamente e culturalmente la forza di superare se stessa, aprire i confini, cambiare gli statuti, accogliere tutti in una grande famiglia, bene, altrimenti proveremo noi a costruire un centro indispensabile per tornare a governare il Paese».
Infine Giovanni Toti rileva il limite attuale dei sovranisti: «Il combinato disposto della crisi economica e del Covid, ha riportato nella opinione pubblica vasta voglia di normalità , responsabilità , competenza che mal si conciliano con proclami roboanti, asticelle troppo alte, promesse incompatibili con i conti pubblici».
Toti dimentica una terza ipotesi: non esiste un centro per forza alleato dei sovranisti, in altri Paesi esiste un Centro e punto.
Con dei valori inconciliabili con i razzisti con cui infatti non si allea MAI.
Ma da un maggiordomo non ci si poteva attendere altro.
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
SENZATETTO, MIGRANTI E FAMIGLIE POVERE: COVID-19 NON E’ UGUALE PER TUTTI
L’impennata dei casi di Covid-19 in Italia preoccupa chi lavora per prevenire la diffusione del virus nei contesti di povertà ed emarginazione sociale. Centri accoglienza per migranti, strutture per senza fissa dimora, insediamenti informali, occupazioni abitative: sono tutti contesti in cui l’applicazione delle misure anti-contagio è resa più complicata da condizioni al limite dell’estremo.
I mesi dell’emergenza, concentrata soprattutto nelle regioni del Nord, hanno messo in luce i rischi e le criticità di una società in cui essere poveri continua a essere una colpa, mentre la crisi economica allunga le fila di chi non ce la fa e si consegna alla disperazione o all’usura.
All’inizio era facile dire: il virus è uguale per tutti. La realtà ci ha dimostrato che non è così, perchè la malattia colpisce molto più duramente chi non ha i mezzi per difendersi: le tanto odiate mascherine; una stanza, o meglio un metro tutto per sè; la possibilità di lavarsi o igienizzarsi le mani ogni volta che si vuole. Quelle che per alcuni sono scocciature imposte da una fantomatica “dittatura sanitaria”, per altri sono un lusso. E il contagio corre veloce, rendendo concreto il rischio di misure più severe o chiusure mirate, con il relativo impatto economico che non tutti temono alla stessa maniera.
Ascoltare le voci di chi si occupa di prevenzione nei contesti di marginalità e vulnerabilità sociale vuol dire mettersi una mano sulla coscienza ogni volta che si compie una leggerezza. Perchè alla retorica facile dei migranti e senzatetto che “ci portano il virus” se ne può opporre una di segno opposto.
“Dopo gli enormi sacrifici dei mesi passati, la paura e l’angoscia vissuta durante il lockdown, non dobbiamo vanificare gli sforzi fatti. Invitiamo tutti ad essere parte attiva di un’azione di contrasto a questo maledetto virus”, è l’appello di Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana. “Non possiamo permettere che si torni a nuove chiusure, perciò dobbiamo fare rete e diventare veicolo collettivo di comportamenti virtuosi e consapevoli”.
Il lavoro della Croce Rossa nei contesti di marginalità sociale — spiega Rocca – “è quotidiano, capillare e si estende a tutto il territorio nazionale. Le donne e gli uomini della Croce Rossa sono sin dall’inizio vicini ai più vulnerabili fornendo servizi vitali, aiutando chi è in difficoltà economica con buoni pasto e farmaci, supportando tutti da un punto di vista psicologico. E, ovviamente, favorendo il corretto utilizzo di dispositivi di protezione individuale quali mascherine, guanti, gel igienizzanti. E, non da ultimo, facendo informazione, perchè dobbiamo portare tutti ad assumere comportamenti di autotutela”.
Ma la strada da fare resta molta e tutta in salita. Invita a riflettere uno studio realizzato in Francia da Mèdecins Sans Frontières che dimostra come a fine giugno, nei sobborghi di Parigi, più della metà dei soggetti in condizioni di vulnerabilità estrema (lavoratori migranti ma non solo) erano positivi al virus. Il tasso di positività riscontrato dall’ong nei centri di accoglienza, nei punti di distribuzione alimentare o nei centri di lavoro è stato del 55%. L’inchiesta – descritta come la prima in Francia e in Europa a concentrarsi esclusivamente sul livello di esposizione al virus delle persone più in difficoltà – riguarda in gran parte persone straniere, che rappresentano il 90% del campione di 818 persone analizzate dall’Ong tra il 23 giugno e il 2 luglio. “I risultati mostrano una prevalenza enorme. Il motivo principale è la promiscuità e le condizioni di alloggio che hanno generato dei cluster”, come le palestre in cui queste persone sono state messe al riparo all’inizio del lockdown, dichiara all’agenzia France Presse Corinne Torre, capomissione di Msf per la Francia.
Lo studio rivela forti disparità a seconda dei luoghi in cui le persone sono state testate. Così, nei 10 centri di accoglienza presi in esame, il tasso di positività ha raggiunto il 50,5%, contro il 27,8% dei siti di distribuzione alimentare e l′88,7% nei due ostelli per lavoratori migranti. “In Europa e in Francia, nessun altro studio mostra questo tipo di prevalenza. Queste cifre, queste proporzioni, le troviamo solo in India, nei bassifondi del Brasile… ma neanche, piuttosto siamo al 40-50% ”, nota Thomas Roederer, epidemiologo di Epicenter. In Francia, il tasso di positività della popolazione generale oscilla tra il 5 e il 10%. Secondo Public Health France, era all′8% alla fine della scorsa settimana e al 12% circa a Parigi, dove si trovano i principali siti coperti da Msf. Come spiegare un tale divario? Paradossalmente, per queste persone, “il luogo della contaminazione sembra essere stato proprio il luogo dell’accoglienza e del confinamento”, dove regnano promiscuità e densità di popolazione. Tra i lavoratori migranti risultati positivi al test — osserva ancora Roederer – molti sono “fattorini Deliveroo, autisti Uber”, le stesse persone da cui ci facciamo portare a casa la cena.
Francesca Zuccaro, coordinatrice dell’intervento Covid di Medici Senza Frontiere su Roma, commenta così lo studio parigino. “Quello che emerge con forza dai numeri dei colleghi francesi è la necessità di farsi carico delle persone che vivono ai margini e dei più vulnerabili. I numeri di Parigi dovrebbero far riflettere anche Roma: è una lezione che non dovremmo dimenticare”.
A Roma l’attività di Zuccaro con Msf si concentra sulla realtà delle occupazioni abitative, che sono circa un centinaio. “L’obiettivo — spiega – è aumentare il livello di consapevolezza all’interno delle comunità che abitano queste strutture, favorendo i comportamenti corretti e l’adozione delle misure anticontagio, incluso il ripensamento degli spazi comuni. Il nostro ruolo è anche quello di creare un collegamento basato sulla fiducia tra queste persone e le autorità sanitarie, contribuendo ad abbattere pregiudizi reciproci. Nei mesi dell’emergenza questo è stato fondamentale e dovrà esserlo anche nell’approccio alla seconda ondata. Anche in questi luoghi deve essere identificato un referente Covid, un punto di riferimento della comunità da cui andare per segnalare eventuali sintomi e attivare le procedure necessarie”.
Nel caso dei senza fissa dimora e degli insediamenti informali la questione è chiaramente più complessa. Qui il problema di dove svolgere l’isolamento o la quarantena fiduciaria diventa ancora più pressante. “Ancora una volta — sottolinea la responsabile Msf – la pandemia ha reso più evidenti situazioni che erano già insostenibili prima. In una città come Roma gli insediamenti informali esistono da sempre, e il modo in cui vengono gestiti non è dignitoso. Come Medici Senza Frontiere, tre settimane fa abbiamo assistito allo sgombero di un insediamento informale in viale del Pretoriano: persone che erano lì da tanto tempo in condizioni allucinanti, ma che è impensabile sgomberare con la forza senza fornire soluzioni abitative alternative. Fare questo, soprattutto in un contesto di Covid, vuol dire incrementare i rischi perchè significa spostare le persone in luoghi sempre meno raggiungibili e meno visibili, e quindi sempre più distanti da chi dovrebbe garantire una protezione sanitaria”.
Il nodo dell’isolamento resta il nervo più scoperto in questi contesti che fanno ampio uso di spazi condivisi, a cominciare dai dormitori. Camilla Cecchini, infermiera, referente sanitario del progetto Accoglienza Covid di Emergency, racconta degli sforzi fatti a Milano. “Abbiamo risposto alla richiesta di aiuto che ci è pervenuta dal Comune per tutto ciò che riguarda le fasce più vulnerabili della popolazione. Il nostro compito è attuare protocolli sanitari nei centri di accoglienza e nelle strutture per i senza fissa dimora. I nostri team fanno sopralluoghi nei centri per valutare una serie di parametri (affollamento, numero dei bagni, letti, presenza o meno di protocolli sanitari) e aiutano il personale ad adottare quegli accorgimenti e quelle misure che sappiamo essere efficaci nella prevenzione del contagio (decongestionamento, postazioni lavaggio mani, flusso sporco-pulito della biancheria, gestione dei rifiuti, spazi dedicati all’isolamento)”.
L’esperienza della primavera scorsa è stata tutto sommato positiva: “siamo riusciti a evitare situazioni catastrofiche instillando un metodo nei centri in cui abbiamo operato”, sottolinea Cecchini. “La preoccupazione ora è soprattutto per il riaccendersi dei contagi e l’inizio dei primi freddi; purtroppo le criticità delle strutture che accolgono le persone più vulnerabili sono sempre le stesse”. È fondamentale — aggiunge – “che le amministrazioni pensino in tempo ad allestire dei luoghi deputati all’isolamento di eventuali positivi tra queste persone, che devono essere protette esattamente come tutti gli altri. Nei mesi dell’emergenza il Comune di Milano si è dimostrato sensibile al tema, ci auguriamo la stessa attenzione nei mesi a venire”.
Francesca Danese, epidemiologa sociale e portavoce del Forum del Terzo Settore del Lazio, confida di essere “preoccupatissima” per l’aumento dei contagi. “La Sanità deve tenere conto anche della parte sociale, c’è scarsa integrazione sociosanitaria. La formula ‘dimissione protetta’ è una beffa per chi non ha una casa. Servono delle strutture per accogliere queste persone”.
Tanto più che la crisi in corso — la peggiore dal dopoguerra secondo l’Ocse — è destinata ad ampliare le sacche di povertà . Danese traccia un quadro drammatico della situazione su Roma: “Ci sono 400 famiglie che hanno perso il buono casa: che fine faranno? A fine ottobre scade il termine per gli sfratti. Se accanto ai numeri dei senza fissa dimora — che a Roma sono più di 17mila — ci mettiamo le occupazioni e i contesti di forte povertà , si arriva a numeri incredibili: parliamo di 200mila persone. Resta il problema delle commissioni per i richiedenti asilo: nella Capitale ce n’è una sola, cosa che costringe le persone ad attendere mesi o anni per una risposta. C’è il tema dell’usura: c’è gente che finisce nelle mani degli usurai per una bolletta non pagata, per la mancanza di accesso al credito, per la cassa integrazione in ritardo”.
Il 17 ottobre è la Giornata mondiale di lotta contro la povertà : una ricorrenza a cui arriviamo peggio del solito, anche se in compagnia del resto del mondo. Il quadro epidemiologico non concede passi falsi o improvvisazioni a nessuno: “Servono poche regole ma bisogna essere metodici nel seguirle”, sottolinea Cecchini di Emergency. “Così è più facile, in caso di errore o imprevisto, tornare indietro e individuare l’errore. Senza una metodologia, questo è impossibile e si corre il rischio di accumulare errori”. L’improvvisazione durante una pandemia è un lusso che nessuno può concedersi, tanto meno in situazioni già difficili.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
“I MESI CHE ARRIVANO NON SARANNO SEMPLICI”
La paura di una seconda ondata si tocca con mano.
Domani, domenica 11 ottobre, il Comitato tecnico scientifico ha convocato un incontro urgente per discutere dell’impennata dei contagi di Coronavirus registrata nell’ultima settimana. Con molta probabilità sarà presente anche il ministro della Salute Roberto Speranza. Gli esperti discuteranno anche della capacità del sistema di testare i casi di Covid-19.
Proprio Speranza ripete ormai da settimane che l’Italia «non è ancora fuori dalla fase più difficile». Ieri, 9 ottobre, i nuovi casi di infezioni registrati sono stati 5.372 in più rispetto al giorno precedente — risultato dovuto anche a un aumento dei tamponi, +129.471. La circolazione del Coronavirus è «molto significativa», ha detto oggi, 10 ottobre, alla manifestazione a Roma promossa dalla Cgil. E davanti a questa evidenza, abbiamo bisogno di «alzare il livello di guardia».
«Abbiamo la necessità di valutare ora dopo ora l’evoluzione epidemiologica», ha sottolineato il ministro. La prossima settimana arriverà il nuovo Dpcm (anticipato dall’obbligo delle mascherine all’aperto entrato in vigore il 7 ottobre) e in questo momento, secondo Speranza, c’è la necessità di rinforzare il coordinamento con le Regioni per frenare una deriva localista che potrebbe portare maggiori problemi.
«I comportamenti delle persone restano decisivi», ha insistito. «So che stiamo chiedendo sacrifici. Anche per me parlare con la mascherina è un costo ma è indispensabile perchè non possiamo vanificare i sacrifici straordinari che abbiamo fatto finora. Abbiamo dimostrato nei giorni più difficili di essere un grande Paese. Dobbiamo dimostrarlo di nuovo perchè i mesi che arrivano non sono semplici».
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
LA CURVA EPIDEMICA NELLA REGIONE NON SI ARRESTA
Dall’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera arriva il dato in anticipo sulla situazione dei nuovi contagi in Lombardia. 1.100 il numero registrato nelle ultime 24 ore e che conferma quanto i bollettini continuano ad osservare da giorni. La curva epidemica della Regione è in forte crescita. Ieri, 9 ottobre, i dati avevano sfiorato i mille casi con un boom di contagi seguito ai + 683 di due giorni fa.
Nelle informazioni riportate da Giulio Gallera oggi in occasione del convengo di Forza Italia a Milano anche una valutazione sulle possibili cause dell’impennata. «La forte crescita dei casi positivi è legata presumibilmente al ritorno a scuola e alla vita sociale» ha detto l’assessore regionale. «La gente è anche tornata in ufficio». Se da un lato il numero dei nuovi casi preoccupa, dall’altro Gallera rassicura sui dati dei ricoveri. «Il numero delle terapie intensive è uguale a quello di ieri» ha fatto sapere, «e il numero dei ricoverati è cresciuto di una ventina di persone».
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI FERRUCCIO SANSA SU FACEBOOK… ALTRO CHE TRACCIARE I MALATI, IN LIGURIA NON SANNO UTILIZZARE NEANCHE IMMUNI
Tutto ha inizio lunedì quando il figlio del giornalista e politico ligure scopre di essere positivo al Covid. Tra l’Asl che non risponde alle chiamate e i risultati dei tamponi che non arrivano (oltre a febbre, spossatezza e olfatto azzerato), comincia l’incubo della sua famigli
«Vi promettono che tracciano i contatti dei malati. balle. Vi raccontano che useranno Immuni: fantascienza. Vi dicono che vi seguiranno mentre siete malati a casa: aspetta e spera». Inizia così il lungo post, pubblicato su Facebook, da Ferruccio Sansa, giornalista e politico ligure (candidato alla presidenza della Regione Liguria ma sconfitto da Giovanni Toti) che da giorni dichiara di vivere un vero e proprio incubo. Il figlio, di 15 anni, lunedì scorso è risultato positivo al Coronavirus: ha la febbre ma nessuno avrebbe provveduto — stando al suo racconto — al tracciamento dei contatti. Gli avrebbero chiesto soltanto il nome della scuola, ignorando invece il calcio, la palestra o gli scout che il minore frequenta da tempo.
Quando i suoi genitori hanno chiesto all’Asl se potessero comunicare i dati di Immuni, visto che l’hanno sempre utilizzata, si sono sentiti dire: «Immuni? Non sappiamo cosa bisogna farne». Da quel momento, poi, è successo qualcosa di surreale: tutti sono «spariti» con l’Usl che, da giorni, non risponderebbe più al telefono. E adesso cosa fare? A chi rivolgersi?
Intanto, a complicare ancora di più la situazione, sono le condizioni di salute sia del giornalista che della moglie. Lui, pur essendo risultato negativo a un primo tampone, ha la febbre a 38, le ossa rotte, non sente più gli odori e respira male, tutti sintomi compatibili con il Covid-19. La moglie, invece, ha la febbre, avverte spossatezza e ha l’olfatto azzerato. Ha il virus? Impossibile saperlo. Ancora «nessun esito» del primo tampone.
«Centinaia di persone lasciate nella nostra stessa solitudine»
«Consola sapere che altre centinaia di persone in Liguria oggi sono nella nostra stessa situazione. Nella stessa solitudine. Gente che non fa il calciatore e non può fare migliaia di tamponi ogni weekend. Gente che non si chiama Trump, Berlusconi o Briatore» conclude Sansa.
(da Open)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
“LA CURVA DELL’EPIDEMIA DA LINEARE STA DIVENTANDO ESPONENZIALE E LA MORTALITA’ SALIRA'”
I casi continuano ad aumentare, mentre la disponibilità di vaccini e tamponi a diminuire. Per un test negli ultimi giorni ci sono file anche di 8 ore. Per fare chiarezza abbiamo intervistato il virologo e professore ordinario di Microbiologia dell’Università di Padova Andrea Crisanti.
Professore, cosa pensa dei tamponi fai da te che ha annunciato Zaia?
“Una follia totale, una buffonata, una cosa che non sta nè in cielo nè in terra. Non sanno proprio che pesci prendere. Il tampone fai da te non dà nessuna certificazione ed è inutile. Dove vanno a finire quei numeri? Se risulti positivo dove viene scritto? Non risulterebbe nelle stime quotidiane. A che serve allora? Un disastro”
Ieri il governatore del Veneto l’ha presentato come una grande la soluzione per le lunghissime file ai tamponi…
“Zaia è diventato un venditore di fumo. Ogni volta tira fuori qualcosa di nuovo. Prima il salivare….Poi adesso addirittura questa baggianata del fai da te. Siamo passati da un modello altamente scientifico e esportabile che avevamo costruito, a una presa in giro. Non sanno davvero più cosa fare…Mi viene da piangere”.
A fronte di un aumento di tamponi da 128mila di ieri a 129mila di oggi, c’è anche un forte aumento di casi. Quindi ci sono effettivamente più persone contagiose?
“Vuol dire che sta salendo l’epidemia e che la situazione è più grave”.
Pochi giorni fa aveva detto che se i contagi fossero balzati a 3mila bisognava preoccuparsi. Ora sono oltre i 5mila…
“Sì, ricordo. Le avevo detto che sarei stato più tranquillo se il trend fosse rimasto attorno ai 2mila-2.500 casi”.
Ma la crescita può definirsi ancora lineare
“Mmmm…Insomma. Adesso sta diventando esponenziale. Come al solito dobbiamo guardare l’incremento settimanale e i casi sono raddoppiati da una settimana all’altra. La curva sta diventando ripida…Ci sono segni di crescita importanti”.
L’Istituto Superiore di Sanità e il governo si sono dati questo limite: se l’Rt resta per tre settimane di seguito a 1,5 allora bisogna intervenire con altre misure. Lei come la pensa?
“Ora l’indice di trasmissione nazionale è a 1,06. Ma le dico….se continua così nel finesettimana i casi potrebbero quasi raddoppiarsi e arrivare prossima settimana arrivare tranquillamente a 8-9mila”.
Così tanti?
“Questa è la crescita prevista…”
Ma invece la mortalità che continua ad essere così bassa come va letta?
“La mortalità è leggermente più bassa perchè è migliorata la terapia. Però non dobbiamo cullarci sugli allori: basta guardare alla Francia, che ora è più avanti di noi per i contagi. Ecco guardiamo a quei numeri: 20mila contagi e intorno a 70-100 morti. In Italia con il crescere dei casi, cresceranno anche i morti”
Però le persone vedono al massimo 30 morti al giorno e prendono la cosa sotto gamba, qualcuno dice di “non fare allarmismo”…
“Ma sono pochi casi rispetto ai mesi primaverili di pandemia che abbiamo passato”.
Casi che erano altissimi in Lombardia. Ecco, oggi le hanno prolungato la consulenza alla Procura di Bergamo per l’inchiesta per epidemia colposa. Come procedono le indagini?
“Sì, resterò fino a fine indagine. Fino a fine marzo. È davvero una cosa complicatissima, peggio di un incidente aereo. Come complicazioni si immagini il caso di Ustica…Ecco, un mistero d’Italia”.
Ma almeno in un incidente aereo si ritrova la scatola nera…
Esatto. Qua non c’è neanche quella.
(da TPI)
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