Ottobre 27th, 2020 Riccardo Fucile
CHI NON VA AL RISTORANTE, AL CINEMA O IN PALESTRA PAGHERA’ COME SE CI ANDASSE, INUTILE NASCONDERLO
La quantificazione degli aiuti in soldi, il rimando rassicurante al bonifico diretto sul conto corrente, le date precise per gli accrediti, persino le simulazioni per un ristorante piuttosto che per una palestra.
C’è una ragione, meglio una necessità , che impone a Giuseppe Conte di iniziare da qui il racconto dell’ennesimo capitolo della partita che vede contrapposti il Governo e il virus.
Ancora una volta da palazzo Chigi, ancora una volta a sera e a ridosso dei tg, ancora con l’approccio analitico utilizzato nel racconto parallelo, quello delle restrizioni che si sono susseguite con i vari Dpcm.
La necessità è tutta qui, nel provare a chiudere le crepe che si sono aperte sul Paese dopo l’ultimo giro di chiave – dalle proteste pacifiche dei commercianti a quelle violente delle piazze delle grandi città – con la rassicurazione che il conto economico dei nuovi sacrifici lo paga il Governo. Con 6,4 miliardi.
Prima di lasciare la parola ai ministri fidati che siedono accanto a lui, il titolare del Tesoro Roberto Gualtieri e quello dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, Conte allunga le citazioni delle misure contenute nel decreto sugli aiuti a ristoranti, bar, cinema, teatri e a tutte le altre attività che sono finite in lockdown o quasi per via dell’ultima stretta.
La promessa fatta appena due giorni fa, quando sempre in diretta tv aveva annunciato il fermo a un pezzo importante del sistema produttivo, viene chiusa con il via libera del provvedimento in Consiglio dei ministri e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale entro la mezzanotte. Ma non basta.
Perchè da domenica a oggi nel Paese ha preso forma il dissenso. Quello dei commercianti che mercoledì scenderanno in piazza, quello dei taxi che sfilano sotto il ministero dell’Economia proprio quando è in corso la conferenza stampa a palazzo Chigi.
Quello dei tafferugli coordinati che scuotono piazza del Popolo, nel cuore di Roma, sempre in contemporanea alla presentazione del decreto sugli aiuti. Quello degli scontri di Napoli e delle vetrine dei negozi sfondate a Torino.
E poi il dissenso interno alla maggioranza, con Matteo Renzi che ha chiesto di riscrivere il Dpcm e i suoi a tallonare, riunione dopo riunione, il resto del Governo.
Per questo Conte deve aggiungere un passo all’elenco dei soldi e delle misure. Prova a posizionarsi nel campo degli imprenditori e delle partite Iva. Così: “Non ci sfuggono le difficoltà e i sacrifici chiesti, ma avevamo promesso aiuti rapidi e consistenti e così sarà , ma voglio chiarire che non abbiamo operato scelte indiscriminate perchè per noi non ci sono operatori economici di serie A e di serie B”.
Il tentativo è evidente: tenere la protesta pacifica fuori da quella violenta, giustificando la prima e condannando la seconda, rafforzando il messaggio che il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese lancerà pochi minuti dopo la conferenza stampa, con l’appello diretto ai cittadini a prendere le distanze dai violenti.
Ma il nuovo capitolo del racconto del premier non può eludere la questione sanitaria, tra l’altro nel giorno in cui i contagi sono schizzati a quota 21.994.
“Non possiamo illuderci che con una curva che continuare a salire le persone possano andare continuamente in giro, in palestra o al ristorante senza timori”, è la premessa che introduce di nuovo il rischio del burrone, quel lockdown che si sta cercando di evitare in tutti i modi e che tuttavia viene sempre citato. Per saldare, e allo stesso tempo per giustificare, il patto con il Paese su restrizioni e soldi, c’è la sottolineatura della necessità delle ultime restrizioni: “Queste misure sono necessarie per evitare che il nostro sistema economico venga danneggiato in modo irreparabile”.
Il tentativo del premier è sempre imposto dall’emergenza ed è sempre lo stesso da settimane, quello cioè di tenere insieme le ragioni del Pil con quelle della salute.
Solo che questo equilibrio, già precario e scivoloso da tempo, è saltato sull’onda delle proteste e quindi le ragioni ora sono diventate tre.
E quindi è più difficile trovare la quadra di una questione che genera altre questioni perchè gli aiuti dividono il fronte dei beneficiari, con i taxi che hanno già indetto lo sciopero e con il mondo dello sport in subbuglio per il tiro degli aiuti previsti.
Nel quotidiano e obbligato sforzo di lavorare per non farsi scavalcare dal passo del virus, dalla crisi economica che morde e ora anche della rabbia sociale, la puntata odierna registra l’appiglio ai nuovi aiuti.
Anche a costo di tirare la corda delle finanze pubbliche, che il titolare del Tesoro deve definire in ottima salute e pronte ad affrontare anche uno scenario nefasto proprio perchè da più parti viene paventato il rischio di una crescita zero a fine anno e di un ricorso a nuovi aiuti.
Sul piatto vengono messi 6,4 miliardi ad appena nove giorni dalla manovra che ne ha stanziati 39 e dai 100 miliardi di deficit che è il conto di tutti i decreti anti Covid approvati da marzo a oggi.
Ma le necessità del momento impongono un nuovo sforzo, con aiuti che saranno fino a quattro volte più consistenti rispetto a quelli erogati con il decreto Rilancio di maggio. Il decreto battezzato Ristoro dice questo: lo stanziamento più consistente possibile, che passa dalla necessità di mettere mano ai risparmi in cassa, una platea il più onnicomprensiva possibile, dai ristoranti agli ostelli della gioventù, altre sei settimane di cassa integrazione Covid.
La coperta si allunga ancora una volta e guarda già al guado delicatissimo di fine anno, quello spartiacque fissato dal Governo tra la crisi e il rimbalzo.
Ecco perchè il blocco dei licenziamenti viene prorogato fino al 31 gennaio, così come i pignoramenti. Ed ecco perchè nel decreto Ristoro ci sono soldi per tutti, ancora per la sanità e per la scuola. Il conto resta aperto.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 27th, 2020 Riccardo Fucile
CASSA INTEGRAZIONE FINO A FINE GENNAIO PER I DIPENDENTI, SOLDI PER I TEST RAPIDI DAL MEDICO DI BASE
Due miliardi e 400 milioni a fondo perduto per ristoranti, bar, palestre, cinema, alberghi, taxi e per tutte le altre attività che hanno subito la stretta dell’ultimo Dpcm, ma anche per quelle, come le discoteche, che sono in sofferenza da mesi.
Eccolo il decreto Ristori, approvato dal Consiglio dei ministri per iniettare nel Paese una nuova tranche di aiuti dopo le restrizioni previste dall’ultimo Dpcm. E poi ancora sei settimane di cassa integrazione Covid, il blocco dei licenziamenti prorogato al 31 gennaio, soldi per la sanità , ma anche per la scuola, il turismo, lo spettacolo, lo sport e l’agricoltura. Il totale fa 6,2 miliardi.
Chi riceverà i soldi a fondo perduto
I destinatari sono indicati in “tutti gli operatori dei settori economici interessati dalle misure restrittive”. In tutto le attività coinvolte sono 460mila. Nell’elenco degli aiuti figurano ristoranti, bar, palestre, piscine, alberghi, gelaterie, pasticcerie, gli stabilimenti termali, le attività legate all’organizzazione di feste e cerimonie. Ma anche teatri, cinema, sale da ballo, discoteche, taxi, Ncc, bed and breakfast, parchi di divertimento, villaggi turistici, sale giochi, ostelli della gioventù, le imprese legate a convegni e fiere, quelle che gestiscono gli impianti di sci.
Quanti soldi? E quando arrivano?
La dotazione per il fondo perduto è di 2,4 miliardi. Il sostegno singolo ha una tetto massimo di 150mila euro. A un ristorante che ha un fatturato fino a 400mila euro arriverà un aiuto medio di circa 5.173 euro. Se il fatturato del ristorante è fino a un milione, allora l’aiuto sarà in media di 13.920 euro, che salirà a un massimo di 25mila euro per i ristoranti che hanno un fatturato oltre i cinque milioni. Altro esempio: circa cinquemila euro per i teatri che hanno un fatturato basso, circa 13.900 euro per quelli con fatturato medio, fino a un massimo di 30mila euro per i fatturati maggiori.
A differenza della prima tranche di aiuti – quella stanziata con il decreto Rilancio di maggio – la seconda è destinata a tutte le aziende, senza limiti di fatturato.
Tutte le imprese riceveranno i soldi attraverso un accredito sul conto corrente del titolare da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Le aziende e gli esercizi pubblici che avevano già richiesto la prima tranche si vedranno arrivare i soldi direttamente sul proprio conto entro il 15 novembre.
L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha già gli Iban di queste attività e procederà quindi con un’erogazione automatica. I soldi arriveranno invece entro il 15 dicembre alle attività che faranno domanda per la prima volta.
Gli aiuti differenziati in base al peso delle restrizioni
Il principio generale è che l’aiuto sarà più consistente se l’attività sarà completamente ferma fino al 24 novembre (il termine di scadenza del Dpcm) e via via a scendere. Partendo dall’alto, l’aiuto sarà del 400% (quindi quattro volte in più) rispetto a quanto incassato con il decreto Rilancio, per le attività che sono rimaste ferme già dall’estate. In questa categoria rientrano le discoteche, le sale da ballo e i night club.
Si passa poi al 200% (il doppio, sempre rispetto alla prima tranche di aiuti) per chi ha chiuso per via dell’ultimo Dpcm o ha subito restrizioni pesanti: quindi ristoranti, palestre, piscine, sale giochi, teatri, cinema, ma anche centri termali e centri benessere. Scendendo ancora, la terza categoria è quella dell’aiuto del 150%: l’aiuto sarà una volta e mezzo di più rispetto alle somme avute con il decreto di maggio.
Qui rientrano i bar, le pasticcerie e le gelaterie.
L’ultima categoria, quella del 100%, è riservata a quelle attività che prenderanno lo stesso importo ottenuto qualche mese fa. Le imprese che chiederanno il sostegno per la prima volta riceveranno gli aiuti sempre in base a questa suddivisione. E incasseranno direttamente l’importo che il decreto Ristoro maggiora rispetto a quello Rilancio. In questo modo ci sarà uniformità tra chi chiederà l’aiuto per la seconda volta e chi per la prima.
Sei nuove settimane di cassa integrazione Covid e stop ai licenziamenti fino al 31 gennaio
La cassa serve a garantire un introito ai dipendenti di bar, ristoranti, palestre e via dicendo. Ci sono alcune imprese che a metà novembre avranno terminato le settimane di cassa Covid già messe a disposizione dal Governo. Nella bozza del decreto ci saranno altre sei settimane: potranno essere richieste dal 16 novembre al 31 gennaio. E il blocco dei licenziamenti viene allungato di un mese: le aziende potranno tornare a licenziare solo dal primo febbraio. In alternativa alle sei settimana di cassa, le aziende potranno scegliere quattro settimane di esonero contributivo. Nel pacchetto lavoro anche la sospensione dei versamenti contributivi per novembre.
Ancora soldi per la sanità . Due milioni di test rapidi dal medico di base, nasce un servizio telefonico di contact tracing
Nel decreto ci sono 30 milioni per permettere ai medici di base e ai pediatri di eseguire due milioni di test rapidi a novembre e dicembre. E presso il ministero della Salute è istituito un servizio nazionale telefonico per il contact tracing e la sorveglianza sanitaria. Il servizio sarà rivolto ai positivi al Covid e a chi ha avuto contatti stretti o casuali con soggetti risultati positivi.
Il reddito di emergenza per alti due mesi. Soldi per stagionali, spettacolo, turismo e sport
Dentro il decreto trovano spazio anche i soldi da destinare al credito di imposta per gli affitti di ottobre, novembre e dicembre, e uno stanziamento importante per dare il reddito di emergenza alle famiglie più bisognose per altri due mesi. A completare il quadro lo stop alla seconda rata dell’Imu, che scade il 16 dicembre. Previsti 60 milioni per le forze dell’ordine chiamate ai controlli straordinari delle proteste contro le chiusure.
Allo sport una fetta di fondo perduto e un bonus di 800 euro per il mese di novembre ai collaboratori.
Un nutrito pacchetto per cultura e turismo: bonus da mille euro dei lavoratori dello spettacolo, 100 milioni per il cinema, 50 milioni per le imprese culturali, 100 milioni per le fiere, 400 milioni per il Fondo per il turismo destinato a sostenere le agenzie di viaggio e i tour operator. E una novità importante per gli spettacoli dal vivo è la possibilità di rimborsare i biglietti con dei voucher.
Il rimborso vale per i biglietti acquistati dal primo al 24 ottobre non fruiti alla data di entrata in vigore del Dpcm e non fruibili entro il 31 gennaio 2021. Un bonus da mille euro anche per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali, per gli stagionali di altri settori e per gli intermittenti.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 27th, 2020 Riccardo Fucile
ORMAI SONO I CONTAGI E LE PIAZZE A DETERMINARE I TEMPI DELLA POLITICA… L’ALTERNATIVA TRA L’ESISTENTE E IL COLLASSO
Facendo un giro sul “palcoscenico”, si capisce che per Renzi il punto non è votare o non votare il famoso dpcm (che non cambierà ), perchè tra l’altro tra contagiati e quarantene non si capisce nemmeno se al Senato ci sono i numeri per evitare incidenti. Il punto è tutto tattico, marcare un distinguo: “Alla curva fondamentale — ha spiegato ai suoi — Conte ha dimostrato di non saper guidare la macchina, perchè è evidente che non funziona nulla, dal tracciamento alla scuola, ed è stata fatta una misura che non serve per arginare i contagi e ammazza l’economia”.
E chi gli ha chiesto lumi sul che fare, ha risposto: “I prossimi quindici giorni saranno cruciali e si porrà il tema di una safety car”. Ovvero di una soluzione di emergenza sostenuta da tutti, dove tutti rallentano i giri, per poi tornare a velocità fisiologica a emergenza finita.
Cambiando attore, si capisce anche che Nicola Zingaretti è molto preoccupato, perchè, per dirla con qualche suo stretto amico romano, “non è che Conte ci fa, è proprio che questa situazione è troppo più grande di lui, nun gliela fa”.
La realtà è squadernata: i tracciamenti, intere le regioni fuori controllo, provvedimenti contraddittori.
L’altro giorno in direzione quando Cuperlo ha finito il suo intervento, il segretario del Pd, gli ha detto di essere molto d’accordo. Nell’intervento Cuperlo aveva detto: “Nicola, non possiamo stare fermi, così non funziona più”. Non è stato il solo. Anche Bettini che fino a qualche settimana fa considerava Conte un “gigante”, perno di una operazione politica storica e di una gestione prodigiosa dell’emergenza, nel suo intervento ha suggerito “l’esigenza di un qualche aggiustamento della squadra di governo, non per ambizione di qualcuno, ma perchè qualche problema c’è”.
Quando poi si arriva dalle parti di Di Maio, si capisce che l’ex capo politico dei Cinque stelle con l’ambizione di tornare ad esserlo, non è così dispiaciuto del grande disordine sotto il cielo del governo e, comunque, poco fa per impedirlo perchè indebolisce l’inquilino di palazzo Chigi. Cioè il grande disordine, come da manuale maoista, sarebbe segno che la situazione è eccellente.
In questo spettacolo accadono cose singolari.
Come la proposta del capogruppo del Pd Andrea Marcucci di un comitato di salute pubblica per l’emergenza, semanticamente giacobina, politicamente indefinita nei suoi rapporti col governo. Proposta però non condivisa, nè apprezzata dal Nazareno.
Anzi avvolta dal sospetto che Marcucci stia facendo il gioco di Renzi: indebolire Conte, per voglia di rimpasto.
Di rimpasto effettivamente si è parlato e si parla, ognuno col suo disegno e con le sue ambizioni. Non solo Renzi ma anche una larga parte di Pd ha chiesto a Zingaretti o a Orlando di entrare, secondo un ragionamento che ha una sua logica: così non funziona, prima che sia troppo tardi, introduciamo un principio di guida politica nel governo accompagnato da un profondo riassetto della squadra. Ipotesi che vede contraria, ovviamente, l’attuale compagine di governo e il suo capo delegazione Franceschini, il più contrario di tutti.
Fine del giro. Una rapida rilettura del taccuino. E un paio di considerazioni, anzi tre. La prima è che il rimpasto, così la pensa anche il segretario del Pd, è già superato dal salto di qualità dell’emergenza, sepolto dal dpcm appena varato e dalla prospettiva del lockdown qualora dovesse rivelarsi inefficace.
La seconda che il problema più di questo o quel ministro è nel manico (palazzo Chigi) e a palazzo Chigi non c’è nessuna intenzione di giocare d’anticipo (il famoso cambio di passo), ma il paternalismo di chi, dopo quattro mesi buttati, indora la pillola promettendo un Natale sereno.
La terza, che poi è il vero punto, è che i protagonisti di cui si è dato conto, che si percepiscono come tali, sono dei “fantasmi”, che si illudono di poter gestire la situazione, ma in realtà è ormai la situazione a determinare i tempi della politica. Perchè questo establishment, sin dall’inizio, ha già scelto di seguire gli eventi, nella convinzione che l’epidemia l’avrebbe rafforzato, rinunciando a un appello alle forze migliori del paese, per poi trascorrere una allegra estate da “vincitori”, in un’orgia di trionfalismo sui prodigi del “modello italiano”.
Guardate l’Italia. Lì fuori nelle prossime due settimane ci saranno solo due questioni, mentre il Parlamento oggi ha discusso una mozione sul Ponte sullo stretto, rinviata perchè evidentemente il dibattito cinquantennale ancora non la rende matura: i contagi, accompagnati dal tilt del sistema dei tracciamenti, e le piazze, Napoli, Torino dove si è verificata una oggettiva convergenza tra Akatasuna e Forza nuova, e stasera gli scontri a Piazza del Popolo a Roma.
Ecco, il vero palcoscenico della crisi è nelle mani dell’emergenza, in un quadro in cui l’alternativa è tra il governo esistente, incapace di cambiare se stesso, e il collasso, di cui si intravedono già i prodromi, capitolo finale di una “crisi di sistema” da tempo squadernata e ignorata.
Cioè che, in tempi utili, poteva essere una scelta della politica, rischia di essere una scelta “contro” il sistema politico, che nasce sulle sue macerie.
Una safety car, ma con le macchine già deragliate.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 27th, 2020 Riccardo Fucile
COSA CAMBIA RISPETTO AL CASO GREGORETTI
Ora c’è una data anche per il processo Open Arms. Dopo l’autorizzazione a procedere rilasciata dal Senato nei confronti di Matteo Salvini, il gup Lorenzo Jannelli ha stabilito che il senatore leghista dovrà presentarsi in udienza a Palermo il prossimo 12 dicembre. Si tratta della seconda udienza preliminare in pochi mesi: a inizio ottobre, infatti, il leader del Carroccio era stato a Catania per il caso Gregoretti.
Ci saranno, tuttavia, delle differenze rispetto al caso Gregoretti. L’udienza preliminare per la vicenda che ha riguardato la nave della Guardia Costiera, infatti, è stata rimandata a novembre per dare modo al giudice di Catania di sentire anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, gli altri ministri coinvolti nella decisione collegiale dell’esecutivo giallo-verde e l’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che è stata tirata in ballo nella memoria difensiva del leghista, che affermava che anche con un cambio di esecutivo l’iter per lo sbarco è rimasto simile a quello da lui adottato
Questa volta, però, ci sono delle differenze rispetto al caso Gregoretti: innanzitutto si sta parlando di una nave di una ong, a differenza del precedente episodio che invece coinvolgeva una motovedetta della Guardia Costiera.
E la ong in questione non ha intenzione di lasciarsi sfuggire l’occasione di presentarsi in aula come parte lesa: si costituirà parte civile, come annunciato dal suo portavoce, nell’udienza preliminare di Palermo.
Poi, anche la circostanza di specie è diversa: il blocco della Open Arms è stato messo in atto dal ministro dell’Interno per un periodo di tempo più lungo rispetto a quello per la Gregoretti, con la situazione dello sbarco che si è sbloccata soltanto in seguito all’intervento del procuratore di Agrigento Patronaggio, che aveva constatato le difficili condizioni igienico-sanitarie a bordo della nave dopo 21 giorni davanti all’isola di Lampedusa.
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2020 Riccardo Fucile
SEPARARE LE CATEGORIE CHE LEGITTIMAMENTE ESPRIMONO IL MALCONTENTO E NESSUN TOLLERANZA NEI CONFRONTI DEI VIOLENTI
Le tensioni sociali dovute agli effetti economici del coronavirus, già paventate sin dall’inizio estate dalla ministra Luciana Lamorgese, sono arrivate.
Anche il “rischio emulazione” percepito forte e chiaro dal Viminale subito dopo l’avanguardia degli scontri di Napoli, non è più una prospettiva astratta.
Catania, Roma, Pescara, Trieste, Milano, Cremona, Torino: da sud a nord l’Italia della seconda ondata di pandemia si scopre una polveriera. Dove, alle legittime proteste di categorie colpite dalla chiusura delle attività , si mescola materiale altamente infiammabile: ultrà , estremisti di destra, centri sociali, No Tav, anarchici, fino a ceffi legati a camorra e mafia.
Nei cortei pacifici del “popolo delle partite Iva” si incuneano frange violente che incendiano le manifestazioni. Petardi, Molotov, sassaiole, monopattini bruciati, vetrine sfondate. Con il paradosso di ladruncoli che saccheggiano i negozi già provati dalla situazione contro cui ci si rivolta. Un grosso problema, dato che le manifestazioni dei comparti colpiti non si fermano: domani, in 24 città italiane, sarà la volta dei ristoratori organizzati dalla Fipe.
E il rischio maggiore, di cui Lamorgese è consapevole, è quello di un’escalation. Domani peggio di oggi che è stato peggio di ieri.
Da qui la doppia strategia che il Viminale sta affinando: separare le categorie che legittimamente esprimono il proprio malcontento, secondo i dettami di uno Stato democratico e seguendo le regole, dalle frange violente degli estremismi di destra e di sinistra e, in alcuni casi, della criminalità organizzata (come a Napoli).
La ministra e i suoi uomini si muovono lungo due linee. Da un lato, chiedono alle categorie che scendono in piazza di “prendere le distanze nettamente e pubblicamente dai facinorosi, di isolarli e segnalarli alle forze dell’ordine”. Perchè: “Nessuno può voltarsi dall’altra parte in una situazione simile”. Dall’altro lato, il Viminale promette ai cittadini che “le forze dell’ordine agiranno con la massima fermezza e il massimo rigore”. Vale a dire che i violenti saranno denunciati e perseguiti senza tolleranza.
Tutti sono consapevoli che questa pericolosa commistione va stoppata il prima possibile. Prima che deflagri. Il capogruppo Dem al Senato Andrea Marcucci chiede già che la ministra dell’Interno venga a riferire su come garantire lo svolgimento delle manifestazioni senza danneggiamenti. La rete delle prefetture è stata allertata, non da adesso. Il capo della polizia Franco Gabrielli ha messo tutti in allerta. E’ chiaro però che la risposta, oltre che di ordine pubblico, dovrà essere politica ed economica.
Molto conterà la capacità del governo di rassicurare imprenditori, commercianti, ristoratori, tassisti, che gli indennizzi saranno cospicui e rapidi nell’erogazione. Cioè, che non si ripeteranno i ritardi burocratici della scorsa primavera.
Domani sarà il giorno in cui protesteranno i ristoratori della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi): manifestazioni simboliche in 24 città (tutti i capoluoghi) con tovaglie apparecchiate sui marciapiedi accompagnate dallo slogan “Siamo a terra”.
Il grido di dolore di un comparto che teme a fine anno di perdere 50mila aziende e 30mila posti di lavoro. “Condanniamo ovviamente ogni violenza — chiarisce Luciano Sbraga dell’ufficio studi Fipe — La nostra protesta sarà simbolica, pacifica e silenziosa”. A Roma saranno in piazza della Rotonda, accanto al Pantheon: “Ci stiamo organizzando per gestire il flusso delle persone. Siamo tranquilli ma attenti, non prevediamo problemi”. Grazie anche alle forze dell’ordine: “Siamo autorizzati. Abbiamo comunicato tutto al prefetto, confidiamo che abbiano il polso della situazione”.
Intanto, il capo di gabinetto del Viminale Bruno Frattasi ha emesso una circolare ai prefetti per dettagliare le nuove restrizioni contenute nell’ultimo Dpcm.
Ma anche per chiarire che il mancato rispetto delle “raccomandazioni” (cioè non le norme, bensì i suggerimenti, come quello di non invitare amici a casa o di limitare gli spostamenti non necessari) non è suscettibile di sanzioni nè condizionato ad autocertificazione. Una precisazione dovuta, ma anche rapida perchè destinata a evitare ulteriori inasprimenti del clima
A preoccupare le forze dell’ordine e l’intelligence è un dato: la saldatura di gruppi normalmente molto diversi tra loro per natura e obiettivi. Lo dice in chiaro il Coisp: “Non sembra esserci un’unica regia ma, a seconda dei territori, composizioni diverse di gruppi che si saldano per creare caos e disordini” spiega il segretario del sindacato di polizia Domenico Pianese.
“Mentre dietro le proteste di Napoli vi era una chiara regia della criminalità organizzata che si è infiltrata nel corteo, a Roma hanno avuto peso maggiore i gruppi di estrema destra. A Torino sono confluiti i No Tav, a Milano gli ultras erano a capo della violenza”. Unico l’obiettivo: “Sfruttare la paura e la disperazione dei cittadini per creare incidenti e aggredire le forze di polizia”. Un copione da fermare prima possibile.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 27th, 2020 Riccardo Fucile
GRAZIE ALLE CHIUSURE E AL TRACCIAMENTO
Mentre l’Italia, ma anche il resto d’Europa, e gli Usa sono alle prese con una curva dei contagi in continua risalita, ci sono luoghi in cui la pandemia di Covid 19 è stata quasi del tutto domata.
Parliamo del Giappone, della Corea del Sud e dell’Australia, dove i contagi ad oggi sono al minimo.
In questi Paesi, infatti, l’incremento quotidiano dei nuovi infetti si conta nell’ordine di poche centinaia se non qualche decina.
Ma come è possibile? Come sono riusciti a contenere i contagi? Attraverso misure ben note anche dalle nostre parti, come l’uso delle mascherine, il distanziamento sociale e le chiusure quando necessarie, ma anche grazie al sapiente utilizzo delle nuove tecnologie di tracciamento. In Italia, invece, come abbiamo spiegato in questo articolo, il tracciamento dei positivi attraverso Immuni si è inceppato: l’app è stata scaricata da 9 milioni di persone e ha registrato appena 900 positivi.
Analizzando i dati consultabili sul sito dell’Oms, risulta che il Giappone, per esempio, due giorni fa contava appena 699 nuovi contagi (circa un quinto di quelli registrati l’altro ieri nella sola Lombardia).
Esempio virtuoso è anche la Corea del Sud dove lo stesso indicatore scende a 61, in Thailandia e Australia addirittura a 5.
Eppure l’Asia non è affatto esente dai contagi: paesi come India, Bangladesh, Malaysia, Indonesia sono in affanno tanto quanto l’Europa. E allora capiamo meglio perchè giapponesi, sud coreani e australiani sono riusciti a frenare i contagi.
In Giappone, come è noto, le persone indossano da sempre la mascherina anche soltanto per proteggersi da un raffreddore stagionale ma soprattutto ancora prima che dilagasse la pandemia. Una buona abitudine che ha portato senz’altro dei vantaggi nel contenimento dei contagi.
Ma come riporta il Corriere della Sera, Yosutoshi Nushimura, ministro giapponese incaricato della lotta al Covid, spiega anche una diversa strategia. “L’intuizione fondamentale che ci ha aiutati è la nozione di cluster di trasmissione“.
Vale a dire: pochi gruppi determinano una altissima contagiosità e dunque è necessario intervenire su quelli in maniera “chirurgica” e tempestiva, isolandoli. Un criterio di mappatura e di incrocio dei dati che ha comportato un ampio impiego di nuove tecnologie“.
In Corea del Sud la chiave è stata la digitalizzazione e l’uso di big data. Il governo di Seul ha iniziato una raccolta “a strascico” di dati utili al tracciamento, sia attraverso la app scaricata sui telefoni dei cittadini e sia attraverso le informazioni rilevate da carte di credito o dalle videocamere di sorveglianza.
In Australia sono stati bravi a contenere i contagi grazie a un ferreo lockdown di 112 giorni applicato alla sola regione di Melbourne che ha contato il 90 per cento dei morti dell’intero Paese. I risultati sono i soli 5 contagi di ieri.
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2020 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI FIALS: “SALVAGUARDARE IL PERSONALE”
Al Policlinico San Martino sono stati registrati 170 nuovi casi di positività tra i lavoratori dell’ospedale. Un dato, denuncia la Fials (Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità ) «quasi doppio rispetto al picco registrato nell’ultima settimana di marzo e nella prima aprile (100 positivi). Un incremento del 70%: questo significa che in Asl 3 è probabile che i nuovi positivi tra il personale sanitario nel mese di ottobre superino le cento unità e possano crescere ulteriormente nelle prossime settimane».
Secondo Mario Iannuzzi e Anna Maria Spiga della Fials si rende necessaria «una forte intensificazione dei controlli sui contatti stretti di tutti i colleghi e familiari dei lavoratori positivi» come pure «un puntuale controllo dei lavoratori in quarantena. Inoltre – prosegue la nota – bisogna estendere il tampone rapido da ripetersi ogni 7/10 giorni su tutti i lavoratori della Asl 3 e della sanità pubblica e privata, sul modello di quanto si sta sperimentando nelle scuole oltre a programmare e attivare tutte le assunzioni necessarie a garantire le sostituzioni del personale contagiato, di quello in quarantena, degli organici carenti e del prevedibile picco di assenze che la diffusione del virus può innescare».
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2020 Riccardo Fucile
STANZIATI 6 MILIARDI PER OLTRE 300.000 AZIENDE, ACCREDITO ENTRO IL 15 NOVEMBRE PER TUTTE LE CATEGORIE INTERESSATE (PALESTRE, BAR, PISCINE, CINEMA, TEATRI, STAGIONALI)
Indennizzi fino a due volte tanto quanto incassato già in primavera a causa del calo del fatturato, con percentuali variabili a seconda del tipo di attività .
È quanto prevede il decreto Ristori approvato oggi pomeriggio – “all’unanimità “, dice il premier Conte – in Consiglio dei Ministri. Il provvedimento contiene anche sostegni per i lavoratori stagionali e ristori specifici per le imprese del turismo e della somministrazione. Le misure prevedono poi l’estensione di sei settimane della cassa integrazione Covid, lo stop dell’Imu sempre per le attività colpite e un nuovo credito d’imposta per gli affitti.
“Le nostre scelte possono essere legittimamente criticate, siamo in democrazia”, dice il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa. “Ma voglio dire che non abbiamo compiuto scelte indiscriminate. Per evitare che la curva ci sfugga è indispensabile ridurre le principali occasioni di socialità . Solo in questo modo possiamo decongestionare i mezzi pubblici, evitare gli assembramenti, alleggerire il sistema dei tracciamenti”.
“Non possiamo illuderci che con una curva epidemiologica in continua salita le persone vadano tranquillamente in giro, in palestra, al ristorante, senza timore”, aggiunge Conte. “Se rispettiamo queste misure abbiamo buone possibilità di affrontare dicembre con una certa serenità , senza un sistema sanitario sotto stress. In caso contrario ci troveremo di fronte alla necessità di un lockdown, dobbiamo scongiurarlo”.
I ristori a fondo perduto “arriveranno sul conto con bonifico dell’Agenzia delle entrate, è il modo più efficace, confidiamo che a metà novembre chi ha aderito alla prima edizione potrà riceverlo, subito dopo anche gli altri”, precisa Conte. “Quando abbiamo approvato all’unanimità il decreto in Cdm non c’erano sul tavolo altre proposte alternative”, dice il premier alludendo alle polemiche innescate dalle critiche di Italia Viva.
ll decreto Ristori “è rapido, semplifice ed efficace”, sottolinea il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. E “il contributo a fondo perduto sarà erogato automaticamente – senza fare domanda – a oltre 300 mila aziende che già lo hanno già avuto, e quindi contiamo per metà novembre di avere tutti i bonifici”. Per chi non ha mai avuto aiuti “attiveremo una nuova procedura per inoltrare la domanda”. Il nuovo decreto “mobilita una massa consistente di risorse: 5,4 miliardi in termini di indebitamento netto, 6,2 miliardi in termini di saldo netto da finanziare”, precisa Gualtieri.
“I ristori sono significativi”. Il ministro Gualtieri fa alcuni esempi. “I ristoratori saranno divisi in tre fasce di fatturato e prenderanno un importo medio rispettivamente di 5.173 euro, 13.920 euro e 25 mila euro”.
Così pure i teatri: “Circa 5 mila euro, 13.900 euro e 30 mila euro nelle tre fasce”. “La nostra prospettiva sui conti è solida sia rispetto alle previsioni per quest’anno che per l’anno prossimo: siamo in grado di far fronte a tutti gli scenari”, tranquillizza Gualtieri.
Il decreto Ristori stanzia “2,4 miliardi per 460 mila soggetti”, aggiunge poi il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. “Per i settori chiusi completamente come palestre, piscine, teatri, cinema, l’importo viene raddoppiato rispetto a quanto stanziato col decreto Rilancio. Molti ristoranti sono aperti solo la sera, perdono molto più di metà del loro introito: anche per questi, dopo il confronto con le categorie, abbiamo deciso di applicare il coefficiente del 200%. Il 150% andrà a bar, pasticcerie, gelaterie”.
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2020 Riccardo Fucile
LA POLIZIA USA IDRANTI PER “DISPERDERLI” QUANDO BASTAVA CHIUDERE LA VIA DI FUGA E BLOCCARLI… E’ CHIARO CHE QUALCOSA NON TORNA
Ancora Forza Nuova in azione a Roma. Questa sera, intorno alle 19, circa 200 persone, fra militanti del partito di estrema destra e ultras, si sono radunati a piazza del Popolo per una manifestazione non autorizzata, armati di petardi e bombe carta.
Le cariche della polizia nel tentativo di disperdere il corteo hanno scatenato la rabbia dei forzanovisti, che hanno iniziato a far esplodere i petardi davanti la chiesa di Santa Maria del Popolo.
Nella fuga, ultras e estremisti hanno dato fuoco a diversi cassonetti, distrutto alcuni monopattini e “investito” uno scooterista (illeso) nel traffico di piazzale Flaminio. Alcuni manifestanti si sono ripresentati in piazza della Libertà armati di bottiglie di vetro, allontanati ancora dalla polizia. Non risultano feriti.
La manifestazione era stata preceduta da un mini-corteo dei giovani della Lega, che poi si sono uniti al sit-in dei forzanovisti.
I militanti di Forza Nuova, non più di 100, sono stati “dispersi” con gli idranti (quando forniranno alla polizia i coloranti diluiti nell’acqua per identificare i manifestanti illegali anche successivamente?) ma nessuno ha pensato anche questa volta a “chiuderli” per identificarli, mettendo un reparto mobile alle uscite delle piazza.
Ormai sa tanto di un gioco delle parti.
(da agenzie)
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