Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
NYT: “TRUMP BLOCCO’ LE MASCHERINE OBBLIGATORIE SU TRENI E BUS”… NEGLI USA 60.000 CONTAGIATI IN 24 ORE, I MORTI ARRIVANO A 248.000
La Francia è la grande malata d’Europa del momento che, dopo aver appena superato la quota di 20.000 casi in 24 ore, oggi registra altri quasi 27.000 contagi.
Il tasso di positività sui test effettuati è balzato all’11% dal 9% di due giorni fa.
A Parigi e nella sua regione, l’Ile-de-France, l’occupazione dei letti per la terapia intensiva si avvicina al 50% della capacità .
La capitale, come Marsiglia, Aix-en-Provence e l’isola di Guadalupe, è già zona rossa, mentre da oggi sono entrate in vigore le nuove misure per altre quattro città : Lione, Lille, Grenoble e Saint-Etienne decretate in “allerta massima”.
Qui bar e sale per feste sono chiusi e sono stati imposti numeri limitati per centri commerciali e negozi, divieti di assembramento e distanziamento rigido nei ristoranti.
Bilancio record nei Paesi Bassi
Il coronavirus avanza prepotente nei Paesi Bassi. Il Paese ha segnato oggi il record per nuovi contagi da coronavirus, con oltre 6.500 casi in 24 ore, superando anche per la prima volta la soglia dei 6.000 che aveva sfiorato nei giorni scorsi.
Ieri l’Istituto Nazionale per la Salute Pubblica e l’Ambiente dell’Aia aveva infatti segnato 5.979 casi positivi ai test. La zona più colpita è quella di Rotterdam-Rijnmond, seguita da quella di Amsterdam-Amstelland. I morti nelle ultime 24 ore sono stati 24.
Europa, per la prima volta superati i 100 mila positivi in un giorno
Per la prima volta, ieri, l’Europa ha superato i 100.000 casi giornalieri di coronavirus. L’epicentro dell’epidemia si è spostato in Regno Unito, Russia, Spagna e Francia che negli ultimi tre giorni hanno registratp oltre 10.000 casi ciascuno.
La Russia ha riportato ieri il record di casi giornalieri di coronavirus da maggio. Il Regno Unito registra un allarmante tasso di mortalità del 7%, tra i più alti al mondo: più di sei persone su 10.000 sono decedute a causa del virus.
In Europa si contano oltre il 16% dei casi totali globali di coronavirus e quasi il 22% dei decessi nel mondo.
La Casa Bianca ha fermato lo scorso mese le disposizioni del Centers for Disease Control and Prevention che richiedevano la mascherina su tutte le forme di trasporto pubblico e commerciale negli Stati Uniti. Lo riporta il New York Times citando alcune fonti, sottolineando che la task force contro il coronavirus non ha voluto neanche discutere l’ipotesi.
La Polonia ha registrato un picco record di 5.300 casi e 53 decessi nelle ultime 24 ore per un totale di oltre 121mila contagi e quasi 3mila morti dall’inizio della pandemia.
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
L’ENNESIMO DISASTRO DELLA GIUNTA LEGHISTA: COMPRATI A 5 VOLTE IL VALORE DI MERCATO
Sembra ormai una telenovela: il nuovo colpo di scena sui vaccini antinfluenzali in Lombardia riguarda la mancanza di certificazione da parte dell’Aifa, l’Agenzia del farmaco italiano, per 100mila dosi acquistate dalla Regione grazie all’ultima gara indetta.
La notizia è stata anticipata da “La7” e dall’agenzia di stampa Agi e riguarderebbe le dosi di vaccino prodotte dall’azienda farmaceutica cinese “LifeOn”.
La fornitura cinese è stata ammessa, ma mancherebbe delle necessarie certificazioni.
E anche l’altra azienda che ha partecipato a quella che è stata la decima gara indetta da Aria — centrale acquisti della Lombardia — per acquistare le dosi di vaccino necessarie per la campagna antinfluenzale di quest’anno, avrebbe dei problemi e non di poco conto: l’azienda Falkem Swiss, che dovrebbe fornire 400mila dosi di antinfluenzale, non è riuscita a effettuare la registrazione prevista dall’Anac (Autorità nazionale anti corruzione) ed è dunque stata ammessa con riserva.
Durissimo il commento del consigliere regionale del Pd Samuele Astuti: “Apprendiamo da un servizio del Tg di La7 che 100mila dei 500mila vaccini dell’ultima gara effettuata in Lombardia, quelli forniti dalla società cinese Life On, non sarebbero riconosciuti dall’agenzia italiana del farmaco e che, di conseguenza, non sarebbero utilizzabili nel nostro Paese — ha dichiarato Astuti, capo delegazione dei dem nella Commissione sanità del Consiglio regionale in una nota -. Sarebbe l’ennesimo fatto grave in una vicenda in cui la Regione Lombardia ha dato il peggio di sè. L’assenza di quel quantitativo porterebbe la Regione vicinissima al limite inferiore della copertura delle categorie più fragili ed esposte, lasciando del tutto scoperte intere fasce di popolazione che, invece, sarebbe importante che si vaccinassero contro l’influenza, come raccomandato dal ministero della Salute e da tutti gli organismi competenti nella lotta al Sars-Cov-2”.
Con l’ultimo mezzo milione di dosi di vaccino acquistate dalla Regione grazie alla decima gara, infatti, la Lombardia non sarebbe comunque riuscita a coprire interamente la fascia di popolazione a rischio.
I cittadini lombardi a rischio (anziani, operatori sanitari, bambini) sono infatti 3 milioni e 874 mila persone, mentre le dosi acquistate da Regione Lombardia sono 2 milioni e 884mila, circa un milione in meno. Una scelta che la Regione ha giustificato ritenendo inverosimile, sulla base del tasso di vaccinazione dello scorso anno, riuscire a raggiungere tutti: “Quest’anno vaccinare il 60 per cento della popolazione a rischio sarebbe già un successo”, aveva detto pochi giorni fa il direttore generale Welfare, Marco Trivelli, rispondendo a Fanpage.it in occasione della presentazione della campagna vaccinale antinfluenzale di quest’anno.
C’è anche un altro problema che si profila sullo sfondo ed è relativo sempre all’ultima gara indetta: 400mila vaccini, quelli della Falkem Swiss, sono infatti stati acquistati a 26 euro a dose, un prezzo di cinque volte più alto rispetto allo scorso anno. Un aspetto sul quale la procura di Milano ha aperto un’inchiesta.
(da Fanpage)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
LA PANDEMIA NON E’ LA LIVELLA DI TOTO’, COLPIRA’ SOPRATTUTTO GLI INVISIBILI, QUELLI COSI’ ULTIMI DA ESSERE FUORI CLASSIFICA
Stamattina ho cercato vanamente nella mia biblioteca il libro in cui lessi degli ottocento bambini rom uccisi ad Auschwitz il 10 ottobre del 1944, ottantasei anni fa esatti.
In realtà non ricordo nemmeno in che libro l’ho letto, non possiedo libri specifici sullo sterminio dei rom.
Mi sono arreso presto, pensavo che tanto ne avrei trovati i dettagli su internet e invece no, solo accenni formali e ripetitivi copiati di sito in sito. La memoria mi soccorre poco: in qualche ora circa ottocento bambini furono mandati al gas e poi cremati.
Non ricordo il numero esatto, non ricordo quale fosse l’età minima e massima dei bambini, non ricordo i motivi di un massacro così specifico e repentino. Ma non è soltanto la memoria mia a fare cilecca. È la memoria di quel giorno che non c’è, di quegli ottocento bambini, del particolare che fossero rom.
Oggi pubblichiamo un’inchiesta sull’epidemia che non è la livella di Totò, non colpisce tutti allo stesso modo, e nei prossimi mesi sarà minacciosa soprattutto con gli ultimi, sebbene di rado siano riconosciuti tali: senza tetto, immigrati specialmente se clandestini, campi abusivi, e dunque campi rom.
Per avere le notizie abbiamo lasciato perdere le istituzioni e ci siamo rivolti alle Organizzazione non governative, le Ong, che contrariamente a quanto si crede non sono armatori e volontari di barche di soccorso, e basta: lavorano anche sulla terraferma, compiono studi, portano aiuti, arrivano dove la politica non arriva, o arriva poco e per iniziativa individuale.
Dei rom ci occupiamo esclusivamente quando si parla di sicurezza, la nostra sicurezza, di noi bianchi italiani per diritto di nascita e di stirpe. Ce ne occupiamo se si discute dei campi, dell’opportunità di conservarli o spianarli con la ruspa.
Ci importa nulla che il novanta per cento dei bambini dei campi sono esclusi dalla scuola pubblica. L’opportunità di un futuro, per loro, non ci sfiora. Ignoriamo che i rom in Italia sono centocinquantamila e nei campi vivono in trentamila, gli altri lavorano, pagano le tasse, usano i mezzi pubblici, abitano gli appartamenti a fianco al nostro. Sono italiani. Rom e italiani. E non lo sappiamo.
Per noi i rom sono quelli che rubano, che sfruttano i bambini per la carità , che si muovono in gruppo cenciosi e minacciosi. Sono fatti così. Vogliono vivere così. Una manifestazione straordinaria di candore razzista, purissimamente razzista, e comunemente accettata.
Degli immigrati ci occupiamo esclusivamente quando si parla di sbarchi, se vadano consentiti o vietati, ma del minuto dopo non ci curiamo più. Qua e là si alza qualche voce sullo stato dei centri d’immigrazione, si stende qualche articolo di dolente enfasi, come questo, e finisce lì.
Se muoiono in mare amen, se arrivano sulla terraferma arrivederci.
In buona parte si riversano nelle città a chiedere l’elemosina o a vendere chincaglieria, si radunano dove possono a mangiare e a bere e talvolta a dormire, molti trovano l’opportunità più a portata di mano nella delinquenza. Non c’è nessun piano, nè che regoli gli arrivi nè che governi gli arrivati.
Gli immigrati sono una risorsa in particolare per la propaganda, una risorsa per gli erculei da talk issati davanti a una telecamera a difendere l’italianità dei confini e delle tradizioni, e pure una risorsa per gli afflitti umanisti da tg. Ma come esercitare il proprio umanesimo nella gestione degli immigrati, nelle città e nella legge, è una domanda improduttiva, almeno per la grande urgenza del consenso.
Lasciamo stare i senza tetto, inutile farla lunga: la questione, qui, è da sempre di arredo urbano.
Dico per le istituzioni: chi gli dà una moneta, una coperta, un caffè caldo lo fa per privato atto di solidarietà . E lasciamo stare i carcerati, presenti e futuri, su cui si gareggia a chi sa affliggerli meglio.
Questa gente non esiste. Non fa parte del nostro mondo. Noi chiamiamo gli ultimi quelli che non sono ultimi. Gli ultimi, gli ultimi veri, ci limitiamo a non vederli, a non ascoltarli e a non parlarne.
Sono così ultimi da essere fuori classifica, così ultimi che possiamo riservargli indifferenza o disprezzo senza infingimenti e sensi di colpa. È comodo, non costa nemmeno fatica, funziona benissimo in tempo di tracollo economico, anche se non è un’esclusiva del nostro tempo: è un disastro infinito di disumanità che Simone Weil nel suo ultimo libro (La persona e il sacro) centra con spaventosa perizia.
«Quelli a cui capita più spesso di avvertire che viene fatto loro del male, sono gli stessi che hanno minor capacità di parlarne». Il silenzio è, appunto, il tacito patto fra uomini e non uomini, il nostro sottinteso contratto sociale.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
E QUESTI DOVREBBERO APPLICARE LA LEGGE? GENTE CHE SI LAMENTA PERCHE’ “CON L’OBBLIGO DELLA MASCHERINA RISCHIAMO AGGRESSIONI”… “NOI SIAMO DIPENDENTI COMUNALI, NON AGENTI DI POLIZIA”
Tutti in piazza, a Roma, per la manifestazione dei negazionisti. A sorpresa ci sono anche alcuni esponenti della polizia locale di Roma per dire no all’ordinanza del governatore del Lazio Nicola Zingaretti che ha introdotto l’obbligo «indiscriminato» della mascherina all’aperto per contenere la pandemia del Coronavirus.
«Ci basta già la crisi, 600mila persone, ricordiamocelo, hanno perso un posto di lavoro e noi dobbiamo sanzionarli con multe fino a mille euro?».
Così Marco Milani, coordinatore dell’Ugl Polizia locale di Roma spiega a Open la loro decisione di scendere in piazza coi negazionisti. Guai, però, ad affiancarli ai no mask o all’estrema destra. Con loro non hanno nulla a che fare, precisano.
Con queste ordinanze, ritenute «di difficile applicazione», «rischiamo ancora più aggressioni»: «Noi non neghiamo che il Coronavirus sia una forma influenzale particolarmente aggressiva ma che debbano essere prese delle misure ragionevoli, chiare e di facile comprensione sia per chi le deve rispettare sia per chi deve imporsi affinchè vengano rispettate. La gente, invece, le percepisce come immotivate».
E se alla manifestazione qualcuno non dovesse indossare la mascherina? I vigili urbani dell’Ugl Roma non alzeranno un dito: «Non siamo moralizzatori e comunque noi la metteremo. Peraltro non abbiamo l’obbligo di sanzionare i trasgressori fuori dal servizio».
Quando facciamo notare che, forse, non era il momento di scendere in piazza con oltre 5.000 casi al giorno e un rischio lockdown (seppur localizzato) dietro l’angolo, Milani replica: «La nostra vuole essere anche una provocazione, solo così oggi riusciamo a parlare alla gente dei nostri problemi. Delle aggressioni che subiamo e del fatto che abbiamo ruoli di polizia ma senza alcuna tutela. Siamo solo dipendenti comunali. E, poi, il problema è contingente, va affrontato adesso, non possiamo di certo posticipare le nostre rivendicazioni».
Nonostante i numerosi controlli anti-Covid (con tanto di denunce per chi si spostava senza alcuna motivazione nel periodo di lockdown), in questi giorni Milani non ha elevato multe per mancato uso della mascherina.
«Disagio a multare i cittadini già in difficoltà »
Dall’Ugl Autonomie ci fanno sapere che «la partecipazione dei vigili urbani alla manifestazione di Roma deve intendersi come personale e non a nome del sindacato. I vigili di Roma si trovano a disagio a dover multare i cittadini, già in difficoltà . L’obbligo delle mascherine — concludono — non favorirà questa situazione, anzi renderà tutto più pericoloso. Ci dicono “perchè sanzionate noi e non i rapinatori?”».
I rapinatori vanno in galera, gli imbecilli che infettano gli altri se la cavano con una multa se qualcuno gliela dà , ovvio.
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
UN RAGAZZO VESTITO DI NERO MANDATO DALL’AZIENDA A VOLANTINARE TRA I NEGAZIONISTI, POTENZIALI FUTURI CLIENTI
L’agenzia funebre Taffo fa il salto di qualità . Dopo essere diventata un cult social, con i suoi tweet ormai icona di black humor, decide di tornare tra la gente, per un bel volantinaggio vecchio stampo.
E per dimostrare la sua vicinanza ai cittadini, lo fa laddove dove potrebbe esserci bisogno dei loro servizi, alla “Marcia della liberazione”, tra negazionisti e no-mask (in teoria, dato che a mascherina infine l’hanno indossata).
E così, nel mezzo di chi grida alla dittatura sanitaria e chi invoca la liberazione dell’Italia, ecco spuntare un giovane, naturalmente in total black e t-shirt brandizzata, che distribuisce volantini dove spiccano in caratteri cubitali il nome e il numero di telefono dell’agenzia romana, divenuta famosa grazie al suo spregiudicato social media manager, Riccardo Pirrone.
Il tweet per immortalare il momento non poteva mancare, con una breve didascalia: “Business is Business”.
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
ALTRO CHE DIFENDERE LA PATRIA, QUESTI PENSANO SOLO AI CAZZI LORO E A INFETTARE IL PROSSIMO
Non sono scettici come vorrebbero definirsi, quello sono altro e sono sale della democrazia: questi sono negazionisti veri e propri, gente che propone tesi contrarie a quelle della comunità scientifica con il solo gusto di andare controcorrente, non hanno nemmeno idee proprie: prendono quelle che secondo loro vanno “per la maggiore” e le invertono, stupidamente, rivendicando le proprie tesi come legittimate dalla ribellione senza nemmeno prendersi la briga di portare prove a sostegno.
Provate a ascoltarlo un negazionista: vi dirà di non credere ai virologi che vanno in televisione (perchè sono tutti pagati dai famosi “poteri forti” che lui combatte su Facebook, dice) ma in realtà vorrebbe applicare alla scienza un metodo non scientifico, vorrebbe essere pilota di Formula 1 senza patente.
Ma la piazza di oggi a Roma intanto ha già dato alcune risposte: oggi il vicesegretario di Forza Nuova Giuliano Castellino ha addirittura presentato il “governo di salvezza nazionale” che dovrebbe tirarci fuori dalla pandemia: Carlo Taormina, nominato ministro della Giustizia, l’ex avanguardia Nazionale Vincenzo Nardulli (Sport e tifosi) (condannato in primo grado, insieme a Castellino, a cinque anni e sei mesi per aggressione), e alla Difesa per non farsi mancare niente Leonardo Cabras, il coordinatore di Fn per l’Italia centrale, quello che oltre a negare il Covid ci aveva anche raccontato che nei campi di concentramento nazisti c’erano i cinema e le piscine. Eccolo lo spessore politico e culturale.
Del resto sono i nuovi sovranisti, quelli che ci dicono che vorrebbero difendere la Patria ma hanno come unica patria l’Io, il farsi i fatti propri, tutti turbospinti (come direbbe l’altro complottista, il filosofo Diego Fusaro) a un individualismo legittimato e addirittura doveroso.
Vorrebbero essere dubbiosi e invece sono solo ignoranti individualisti che parlano di “dittatura sanitaria” e sono innamorati persi dei dittatori.
Usano la paura per racimolare un po’ di consenso e in mancanza di argomenti si gingillano nel negare gli argomenti degli altri. Sono quelli che hanno paura di essere spiati e lo scrivono sui social, sono quelli che ancora non ci hanno spiegato cosa ci guadagnerebbe un governo nel mettere in ginocchio la propria stessa economia.
E sono pericolosi, moltissimo, perchè se uno vuole essere scemo non c’è nessun problema ma se danneggia gli altri allora diventa un pericolo anche per gli altri.
Anche per quelli che stanno facendo sacrifici.
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
LE TEORIE DELIRANTI DEI NEGAZIONISTI
“I morti per Covid? Li hanno ammazzati apposta. Le bare di Bergamo? Erano tutte una falsità ”. In un video pubblicato da Il Messaggero vengono raccolte le teorie più strampalate dei negazionisti del virus che hanno sfilato in piazza a Roma.
Secondo i manifestanti riuniti in piazza San Giovanni a Roma, i video e le foto dei camion dell’esercito che trasportavano i morti di Covid di Bergamo, “appartenevano ai 360 clandestini affogati in mare sei o sette anni fa”.
La prova? “Abbiamo visto, ingrandendo le targhette sulle bare che c’era scritto “sconosciuto”.
Le mascherine invece sono considerate “inutili”.
Molto meglio «invitare la gente a migliorare il proprio sistema immunitario e a mangiare in maniera più salutare.
«Con le mascherine si crea acidosi nei polmoni e nel sangue umano», ripetono molti in coro, ma la frase più gettonata è: «Siamo in una dittatura sanitaria», declinata in varie salse.
Il nemico numero uno, però resta lui: il vaccino. «Sarà l’olocausto degli italiani», sostengono i negazionisti.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
A SAN GIOVANNI VA IN SCENA IL CIRCO NEGAZIONISTA
C’è un po’ di sovranismo mischiato a ribellione (per non dire negazione) a San Giovanni, in quella che è stata definita la “marcia della liberazione”: dalla dittatura sanitaria, dalle restrizioni dovute alla pandemia, dall’Europa, dal governo di “quell’assassino” di Giuseppe Conte, come le definisce un militante di Vox Italia. D’altronde, libertà è una parola talmente bella che sta bene con tutto.
In piazza c’è tanta gente, un duemila persone
Prima che tutto cominci, qualche raccomandazione: “niente assembramento, mi raccomando, e indossate le mascherine”. Qualche mugugno dal pratone, mentre una coppia viene allontanata dalla piazza perchè non indossavano le protezioni richieste (torneranno più tardi, lei con la mascherina lui ancora ostinatamente senza).
Poi la precisazione: “anche se non siamo d’accordo con certe regole, siamo obbligati a rispettarle. Ricordiamo: questa non è una manifestazione no mask”.
Come scritto, c’è un po’ di tutto ma la ribellione contro i dpcm goverativi sono un fattore comune tra i manifestanti. Nello stesso istante in cui comincia l’evento, con lo speaker che ricorda a tutti, ancora una volta, “con la mano sul cuore”, il distanziamento e l’utilizzo delle mascherine, una volante della polizia arresta un manifestante perchè privo.
“Siamo costretti a rispettare queste regole imposte dal regime. E vi chiedo scusa”. Immediatamente viene spiegato come “i negazionisti, gli incitatori d’odio, non siamo noi ma i media di regime, i partiti asserviti alle multinazionali”. In particolare, “il fascistoide Partito democratico”.
Dalle parole di chi si alterna al microfono emerge come l’unica fede sia la Costituzione del 1948, svilita dal neoliberismo e dal governo attuale.
“Ci state diffamando, noi non siamo no mask: noi siamo qui per altro”. Sovranismo, lavoro, diritti. Del virus si parla ma solo per dire come venga “utilizzato in modo strumentale, per diffondere paura, per imporre politiche economiche neoliberiste”. Insomma “questa”, dicono, ”è una lotta tra popolo e èlite. Ci avete frainteso”. Innegabile, però, un’insofferenza generale verso le misure di prevenzione.
Come a dire, probabilmente il messaggio che si voleva far passare è stato pure frainteso ma non si è fatto niente per dimostrare il contrario.
Anzi, la mascherina viene vista come un simbolo politico “imposto da una dittatura, come il velo musulmano”. Si nutrono forti dubbi suo utilizzo (“il virus passa lo stesso”) e le vittime del coronavirus non sono morte a causa del virus, ma “assassinate”. Dei mandanti delle 36mila vittime, nessuna traccia.
Poi è il momento della solidarietà europea, dai gilet gialli francesi, agli inglesi “che hanno ottenuto la Brexit. Siamo pronti anche noi a lottare, alla disobbedienza civile”. Si urla in difesa della “sanità pubblica, per chi non può curarsi se non ha i soldi”. Ma non solo. “Con la scusa del Covid-19 sono state cancellate 14 milioni di visite diagnostiche. Sono aumentati i morti di cancro, di diabete, di infarto”.
C’è una confusione generale nella lotta, sia sopra che sotto al palco: contro le multinazionali, la destra, la sinistra, contro l’abolizione del contante. La folla si eccita a qualunque presa di posizione venga urlata e si infervora solo di fronte alla richiesta del rispetto delle regole sanitarie. Pare che il messaggio degli organizzatori non sia passato neanche a molti di loro.
Improvvisamente sul palco si presenta un antieuropeista austriaco che, con un italiano tipicamente caricaturale da chi viene dal suo paese, chiede di “rompere con l’euro e poi con l’Unione europea. Viva l’ItalExit”, grida l’austriaco.
Passa il microfono al prossimo oratore e dalle parole di quest’ultimo la sovranità nazionale cede anche al fascino dell’Allemagna, dove gli omologhi sovranisti tedeschi hanno sfilato “a milioni a Berlino e in centinaia di migliaia nelle altre città ”.
Tra i tanti diritti costituzionali elencati, c’è anche quello all’istruzione. Viene denunciato “un regime di polizia” nelle scuole, dove “docenti e bidelli alzano le mani sui bambini perchè non indossano correttamente le mascherine. Si stanno moltiplicando le morti dei bambini a causa delle mascherine. Nei dpcm c’è scritto che si deve utilizzare un foulard, perchè l’Italia non è malata”.
Lo dice Solange Hutter, preside del liceo Marini-Gioia di Amalfi che vede nel distanzialmento sociale un “concetto disumano”, come detto da lei stessa circa un mese in una conferenza alla Sala stampa della Camera. Parla di bambini lasciati soli in una stanza “per un colpo di tosse o uno starnuto. Tutto questo è già accaduto. Spegnete le televisioni”, urla, “usate il vostro cervello”. Poi ammonisce: “Studiate!”. Applausi scroscianti.
La manifestazione (statica) va avanti con slogan sui quali la folla si riconosce. Si passa da un “sovranismo socialista” che vede di buon occhio “il Movimento 5 Stelle e Podemos”, fino a Francesco Toscano di Vox Italia che porta “i saluti di Diego Fusaro”.
E’ il racconto di una giornata confusa, dove vengono citati sommariamente testi di Dante Alighieri, Alessandro Manzoni, a testimonianza di quanto importante sia il nostro paese. Si nomina anche Antonio Gramsci, ma così senza approfondimento.
Il tutto si conclude con la cacciata violenta di un giornalista di Fanpage, accusato di essere “fascista”, scortato dalle forze dell’ordine fuori dalla piazza. A dimostrazione che la libertà ha comunque le sue sfaccettature e le sue riserve.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 10th, 2020 Riccardo Fucile
L’INFANZIA TERRIBILE IN NIGERIA DOVE MANTENEVA I FRATELLI DOPO LA MORTE DELLA MADRE
Dall’infanzia difficile in Nigeria al sogno Napoli: l’incredibile ascesa di Victor Osimhen che, sui canali ufficiali del club azzurro, ha raccontato la sua struggente storia.
«Sono nato e cresciuto in Nigeria, in un posto vicino Lagos chiamato Olusosun – le parole dell’attaccante classe 1998 – Sono cresciuto in un ambiente molto umile, è stato molto difficile per me. Mia madre è mancata quando ero piccolo, tre mesi dopo mio padre ha perso il lavoro. È stato un periodo molto difficile per me e i miei fratelli e sorelle, dovevo vendere acqua nelle strade trafficate di Lagos per poter sopravvivere. Io e i miei fratelli. È stato molto difficile, così come il posto da cui sono venuto. È un luogo in cui non c’è speranza, dove nessuno ti dice di credere in te».
«Faccio tutto questo perchè credo che il calcio sia l’unica speranza per me e la mia famiglia – dice ancora Osimhen -, per poter vivere una vita dignitosa. Se aveste chiesto alle persone del luogo, ti avrebbero detto che non sarebbe uscito nulla di buono dalla famiglia di Victor. Sono felice di dove sono ora, ho imparato a non abbattermi e a credere in me stesso. Ho visto mio padre faticare nella vita. Penso che questo mi abbia insegnato molto durante la crescita. La mia infanzia è stata dura, a differenza di altri bambini che magari se la godono. Io, al contrario, lottavo per sopravvivere, ero impegnato a guadagnare da vivere, per me e la mia famiglia».
La sua vita non è mai stata facile. «Sono andato via di casa che ero molto giovane – continua a raccontare il bomber del Napoli -. Vivevo in mezzo al traffico di Lagos, cercando di fare lavoretti come tagliare l’erba, fare commissioni per altre persone, prendere acqua per i vicini, per guadagnare qualche soldo per mangiare e aiutare la mia famiglia. La mia infanzia è stata dura, non c’è nulla che mi sia veramente piaciuto. Era sempre una lotta e questo mi ha aiutato a diventare quello che sono diventato».
Il Napoli lo definisce «un sogno che diventa realtà ». «Se qualcuno mi avesse detto tre anni fa che avrei giocato in una delle squadre più importanti al mondo non ci avrei creduto – prosegue – Ho trascorso momenti difficili al Wolfsburg, sono stato rifiutato da due squadre belghe e poi sono stato reclutato dallo Charleroi. La mia vita era parecchio stressante all’epoca. Se qualcuno mi avesse detto che avrei firmato per il Napoli avrei risposto che sarebbe stato impossibile. Ora credo che nulla sia impossibile. Ho continuato a lavorare e fare le mie cose e ora sono qui. È un sogno che si avvera e sono grato per questo».
Poi racconta l’estate del suo trasferimento: «ancora prima di firmare con il Napoli era come se facessi già parte della squadra. Moltissimi tifosi del Napoli mi scrivevano, mi parlavano della città . Io leggevo tutto. Mi dicevano che la città era bella, che la gente è meravigliosa. Non credo che a Napoli esistano persone razziste, non ho mai visto nulla del genere da quando sono arrivato. Quando sono arrivato a Napoli, è stato fantastico vedere la passione della gente per il calcio. Il Napoli è la loro vita e i tifosi darebbero qualsiasi cosa pur di vedere la squadra vincere. Penso di poter ricambiare e dare loro quello che vogliono, per essere amato ancor di più. Voglio ringraziarli per avermi spinto a fare questa giusta scelta. Penso che il 70% del lavoro per farmi venire qui lo abbiate fatto voi. Vi sono grato e spero di rendervi orgogliosi, dando tutto quello che ho». E ora un altro grande obiettivo: «Il mio sogno è vincere il premio per il miglior calciatore africano dell’anno. Devo fare ancora molta strada e sto lavorando, ma penso di essere sulla strada giusta. Non sarà semplice, ma il calcio è l’unica cosa che ho in testa ora, voglio concentrarmi su questo e sul Napoli. Didier Drogba è stato un esempio per me. Un giorno mi stavo allenando e mia zia mi ha chiamato, chiedendomi se sapevo chi le ricordavo. Mi ha detto di andare a vedere come giocava Drogba. Lì mi sono innamorato del suo modo di giocare e del tipo di persona che è».
(da “Il Mattino”)
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