Ottobre 1st, 2020 Riccardo Fucile
MAI VISTO UN IMPUTATO PER SEQUESTRO DI PERSONA AGGRAVATO IN DUE PROCESSI CHE PUO’ IMPUNEMENTE INDOSSARE UNA PROTEZIONE IN DOTAZIONE ESCLUSIVA ALL’ARMA SENZA CHE NESSUNO GLIELA SEQUESTRI E LO DENUNCI
In principio erano le felpe. Adesso, per Matteo Salvini, sono le mascherine a trasmettere messaggi ai propri followers e a rappresentare il simbolo di quello che, giorno dopo giorno, sta facendo, sia per la sua attività politica, sia per la sua vita privata.
Siamo passati da quelle tricolori — ormai un must che è una delle mode più terribili in circolazione — a quelle con motti di dubbia provenienza (come memento audere semper), fino ad arrivare alla mascherina dei Carabinieri, sfoggiata proprio in occasione del processo di Catania.
Il 3 ottobre, infatti, Matteo Salvini si presenterà nel capoluogo etneo per affidare ai giudici la sua memoria difensiva sul caso della nave Gregoretti, quando nel luglio del 2019, per la nave Gregoretti della Guardia costiera nel porto di Augusta, non è stato autorizzato lo sbarco di oltre 130 migranti per diversi giorni.
Per questo motivo, il tribunale dei ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere che è stata successivamente concessa dal Senato. Oggi, quindi, Matteo Salvini — dopo il periodo del lockdown in cui l’attività dei tribunali è stata fortemente rallentata — è partito per Catania. Si è fatto immortalare in una fotografia da Braveheart e ha chiesto ancora una volta l’incitamento dei suoi followers.
Quasi come se dovesse andare a tentare il record italiano di lancio del giavellotto e non, invece, andare ad affrontare un processo: «In partenza per Catania, in borsa le preziose LOL portafortuna della mia principessa! Buon pomeriggio Amici e grazie di cuore per tutti i messaggi di affetto e sostegno che mi state inviando».
Le LOL, per la cronaca, sono delle bamboline che tanto piacciono alle bambine in quest’ultimo periodo. Ma il dettaglio più interessante è stato senz’altro quello della mascherina dei Carabinieri. Il messaggio di supporto ai militari che tutelano la legge, mentre si sta recando in quel luogo in cui — come suggerisce la scritta sul muro — la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Al di là delle mascherine.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Ottobre 1st, 2020 Riccardo Fucile
IL RE DELLE CLINICHE ROMANE E’ ACCUSATO DI ISTIGAZIONE ALLA CORRUZIONE
Antonio Angelucci è indagato dalla procura di Roma per aver tentato di corrompere nel 2017, con 250mila euro, l’attuale assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
Quest’ultimo non è indagato e anzi, stando alle carte degli inquirenti, ha rifiutato “l’offerta”. Il “re delle cliniche romane”, 76 anni, è proprietario del gruppo San Raffaele di Roma, editore dei quotidiani Libero e Il Tempo e deputato di Forza Italia, secondo quanto si legge nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è accusato del reato disciplinato dall’articolo 322 del codice penale che punisce l’istigazione alla corruzione. Ad altri indagati dell’inchiesta è contestata anche la corruzione.
Angelucci è accusato di aver promesso a D’Amato — in quel momento responsabile della ‘cabina di regia’ del servizio sanitario regionale — “il pagamento di una somma di denaro pari a complessivi 250.000 euro, dei quali 50.000 euro gli sarebbero stati, asseritamente, consegnati subito”.
Questo, qualora D’Amato “avesse avallato” il pagamento dei crediti per la clinica San Raffaele Velletri, alla quale la Regione Lazio aveva già revocato l’accreditamento. Ma, come scrivono i pm, “l’istigazione non è stata accolta”. Angelucci in una nota dichiara “la propria totale estraneità ai fatti contestati e conferma altresì la piena fiducia nei confronti della magistratura”.
Le pressioni per ottenere il riaccreditamento
I fatti, secondo quanto ricostruito dal pm Gennaro Varone e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, si sono svolti il 19 dicembre 2017, a margine del “tavolo di riconciliazione” indetto dal Prefetto di Roma, presso la sala riunioni dell’assessorato alla sanità della Regione Lazio.
L’incontro era stato organizzato a fronte della crisi occupazionale minacciata dal Gruppo San Raffaele, che non vedeva riconosciute dalla Regione Lazio “le proprie pretese economiche”. La clinica dei Castelli romani, infatti, non aveva più ricevuto i rimborsi regionali a causa dell’inchiesta che aveva coinvolto i propri vertici — poi conclusasi pochi mesi fa con l’assoluzione — e Angelucci si era recato personalmente alle riunioni con D’Amato per tentare una mediazione. Fino alla tentata corruzione raccontata dai pm.
Assunzioni pilotate a Velletri, indagato il suocero del presunto assassino di Willy
Ma non è tutto. Angelucci è indagato, sempre per corruzione, insieme al suo manager, Ferruccio Calvani — 84enne attuale presidente del cda de Il Tempo — e a Salvatore Ladaga, 63 anni, in quel momento consigliere comunale di Forza Italia a Velletri e oggi coordinatore comunale del partito azzurro.
Calvani, secondo gli inquirenti, “accettava l’utilità di poter gestire in proprio le richieste di assunzione presso le case di cura private della San Raffaele Spa, che Ladaga gli concedeva, in accordo con Angelucci”.
A fronte delle assunzioni pilotate, il consigliere assicurava il suo “impegno istituzionale” in consiglio comunale per favorire le cliniche di Angelucci. Il nome di Ladaga è balzato lo scorso mese agli onori delle cronache per tutt’altra vicenda, essendo il padre di Silvia Ladaga, compagna di Gabriele Bianchi, uno dei presunti assassini di Willy Monteiro Duarte, il 21enne ucciso la notte fra il 5 e il 6 settembre a Colleferro. Silvia Ladaga lavora nello staff di Giuseppe Simeone, consigliere regionale di Forza Italia e presidente della commissione Sanità della Regione Lazio.
Gli accrediti agli allenamenti della Roma per il commissario Asl
Fra gli indagati nello stesso procedimento compaiono anche Luigi Macchitella e Antonio Vallone. Macchitella, commissario straordinario della Asl di Frosinone, è accusato, in sintesi, di aver concordato a gennaio 2019 con Antonio Vallone — amministratore delegato della San Raffaele Spa — le modalità di rientro di un provvedimento della Corte dei Conti che obbligava la San Raffaele Cassino (altra clinica della galassia Angelucci).
In cambio, il commissario Asl è accusato di aver ottenuto l’interessamento presso Vito Scala — storico dirigente di campo della As Roma — per la predisposizione di un accredito che avrebbe permesso ai suoi nipoti di assistere agli allenamenti della squadra giallorossa.
La guerra D’Amato-Angelucci sulla Rsa Covid e gli articoli del Tempo sull’inchiesta archiviata
Negli ultimi mesi in Regione Lazio si è inasprita la battaglia fra D’Amato e Angelucci. L’attuale assessore, responsabile dell’unità di crisi regionale per l’epidemia da Covid, ha disposto la revoca dell’accreditamento per la Rsa San Raffaele Rocca di Papa, al centro dei report dell’Asl Roma 6 che ad aprile aveva riscontrato delle “gravissime violazioni dei protocolli”: sono stati registrati 168 casi di contagio e ben 43 decessi fra i pazienti ospitati.
Struttura il cui direttore sanitario, secondo l’autorità sanitaria, non aveva i titoli per ricoprire quel ruolo, mentre i protocolli erano stati affidati a un dirigente infermiere. Tra l’altro nelle settimane successive alla decisione della Regione, il quotidiano Il Tempo aveva pubblicato in prima pagina la notizia — poi rilanciata da Libero — di un’indagine della Corte dei Conti ai danni proprio di D’Amato.
I magistrati contabili hanno acquisito gli atti di un’inchiesta penale per truffa i cui reati sono stati dichiarati prescritti dal Tribunale di Roma il 2 febbraio 2016: una vicenda sulla quale pendeva una richiesta di rinvio a giudizio formulata oltre quattro anni prima dalla Procura capitolina, il 12 dicembre 2011. I fatti risalgono agli anni 2006 e 2007 e D’Amato era accusato di aver contribuito a distrarre fondi per 275.000 euro erogati dalla Regione in favore della Fondazione Italia-Amazzonia Onlus, di cui lo stesso D’Amato era vicepresidente. Proprio a causa dell’inchiesta penale, D’Amato fino al 2018 non ha ricoperto il ruolo di assessore regionale, “ripiegando” sulla direzione della cabina di regia sulla sanità assegnatogli dal governatore Nicola Zingaretti.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Ottobre 1st, 2020 Riccardo Fucile
PARLA COLUI CHE NON HA MOSSO UN DITO QUANDO IL M5S SI E’ ALLEATO CON LA LEGA: ALLA FACCIA DEI “VALORI”
Prima un editoriale su Tpi, poi una intervista a Piazza Pulita, Alessandro Di Battista sferra un doppio attacco al Movimento 5 Stelle. “Così facendo si andrà verso una direzione di indebolimento del M5S e si diventerà un partito più come l’Udeur buono forse più per la gestione di poltrone e di carriere. Non è quello per il quale ho combattuto”. Così Alessandro Di Battista, in una anticipazione dell’intervista che andrà in onda questa sera su ‘Piazzapulita’ (La7).
Parla di “attacco concentrico sferrato con un solo grande obiettivo, quello di normalizzare, o spaccare, il M5s” e dice che “per me il Mes assomiglia a quelle discoteche dove l’entrata è libera ma per uscire devi passare obbligatoriamente al bar per consumare. Con un’aggravante, nel caso del Mes: Trattati alla mano, non si ha alcuna certezza nè sul numero e nè sul costo delle consumazioni”. Torna Alessandro Di Battista, nella sua veste di editorialista per Tpi, e, in una lunga e articolata disamina, l’ex deputato M5s avverte, in sostanza, che dietro alla partita del Mes c’è quella per “standardizzare quell’anomalia della politica italiana che si chiama Movimento 5 stelle”. E mette nel mirino il Pd, alleato di governo del suo partito.
“Sia chiaro, a me tutto questo non scandalizza. Che politici professionisti, tecnocrati e feudatari del XXI secolo abbiano ancora come loro obiettivo l’abbattimento del M5s lo ritengo, anche io che non ho problemi a muovere critiche alla forza politica con la quale venni eletto, un buon segnale. E’ un segnale che indica, ancora una volta, la strada maestra. Ovvero resistere”, scandisce Di Battista. “Resistere – ripete – alle pressioni politiche, resistere alle minacce, risibili, di crisi di governo”.
“Che il Pd cerchi di spaccare il M5s – è l’affondo finale – non mi sconvolge. E’ la politica. Che lo faccia spingendo su uno strumento rischioso per l’Italia ed oltretutto meno efficace di altre azioni da mettere in campo sì. E tutto questo andrebbe detto con numeri e trattati alla mano. E’ nell’interesse dell’Italia del resto, ancor prima che del Movimento”.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Ottobre 1st, 2020 Riccardo Fucile
“NON RINNEGO NULLA MA SENTO L’ESIGENZA DI TORNARE A FARE POLITICA IN UNA COMUNITA'”
Dopo l’addio, il ritorno. Il deputato Nicola Carè, transfugo del Partito democratico convertito sulla via della Leopolda, ha deciso oggi di tornare sui suoi passi. “Lascio Renzi – ha annunciato – e ritorno al Pd per dare forza alle idee riformiste”. Una scelta che tiene a precisare Carè, è dovuta a un solo motivo: “La strada intrapresa non era quella giusta”.
Niente giri di parole, insomma, per il deputato ex renziano tornato ora alla casa madre. “Penso – ha proseguito Carè nel suo annuncio – che non sia più il tempo di percorsi velleitari e di chiudersi dentro recinti sempre più stretti e che occorra, per me, avere la sincerità di riconoscere che la strada intrapresa da Italia Viva non sia quella che io avevo immaginato”.
Carè alla Camera siederà dunque tra gli scranni del Partito democratico. “Non rinnego nulla di quanto fatto durante questi mesi – spiega – ma l’ambizione di costruire un’altra forza politica capace di dare rappresentanza a un mondo moderato evidentemente non è stata condivisa da un elettorato che, come ci racconta anche il voto nelle regioni, è refrattario a frammentazioni”.
Per questo, conclude, “torno nel Pd per l’esigenza che sento di fare politica in una comunità plurale, in cui sia possibile avere luoghi di confronto e di condivisione che solo il Pd è attualmente in grado di garantire”. Ora in molti, tra i corridoi del Transatlantico, si chiedono se Carè non sarà solo il primo di una lunga lista di deputati e senatori renziani che abbandoneranno il partito dopo il buon risultato dei dem alle ultime elezioni regionali.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 1st, 2020 Riccardo Fucile
IL PROCESSO PER LE CONSULENZE ASL SANNIO
“Condanna a 8 anni e 3 mesi” per l’ex parlamentare di Forza Italia Nunzia De Girolamo: è la richiesta della pm Assunta Tillo nell’ambito del processo di Benevento sulle presunte pressioni per le nomine all’Asl della cittadina campana. La richiesta rientra nell’ambito dell’inchiesta che vede l’ex parlamentare coinvolta insieme ad altri 7 imputati.
L’indagine alla quale si fa riferimento risale a sei anni fa e con Nunzia De Girolamo sono imputati anche gli ex stretti collaboratori Luigi Barone, attuale presidente del consorzio Asi di Benevento, per il quale il pm ha chiesto 6 anni e 9 mesi di reclusione con l’interdizione dall’incarico che ricopre, e Giacomo Papa, da condannare, secondo l’accusa, sempre a 6 anni e 9 mesi
L’inchiesta è incentrata sulla gestione di appalti e consulenze esterne da parte dell’Asl di Benevento, per la quale, secondo il gip Flavio Cusani, che dispose l’imputazione coatta per l’ex parlamentare, De Girolamo sarebbe stata organizzatrice e promotrice di un direttorio politico partitico che avrebbe condizionato nomine e appalti, capace di influenzare e condizionare le scelte dell’Asl per la ricerca del consenso.
Nello specifico, le accuse nei confronti di De Girolamo sono: associazione a delinquere, concussione, tentata concussione, abuso d’ufficio, tentato abuso d’ufficio. Per l’ex parlamentare è stata proposta inoltre l’assoluzione, perchè il fatto non sussiste, dall’accusa di offerta di un’utilità per ottenere il voto elettorale. “Sono stata zitta per 8 anni, continuo a restare in silenzio perchè sono innocente”, ha commentato laconica la De Girolamo uscendo dall’aula.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Ottobre 1st, 2020 Riccardo Fucile
LA “BUONA DESTRA”: “SIAMO PREOCCUPATI QUALORA DOVESSE VINCERE LA SGANGHERATA COALIZIONE SALVINIANA”
“La Destra che vuol bene a Reggio sceglie di votare per Falcomatà ”. E’ deflagrante la posizione che ha scelto di assumere il Comitato per la Buona Destra di Reggio Calabria, composto da Ernesto Reggio, Carlo Sbano e Pasquale Chirico.
“Ebbene sì, lo ribadiamo, bisogna assolutamente votare Falcomatà ! E non perchè — i rappresentanti del Movimento fondato da Filippo Rossi danno così alla spiegazione dettagliata della decisione adottata in vista del ballottaggio di domenica e lunedì prossimi — costretti a ‘scegliere il male minore’, bensì perchè dopo una lunga e travagliata, ma anche ben ponderata, riflessione, abbiamo ritenuto che esistano molteplici ragioni che ci spingono a votare ‘convintamente’ per il sindaco uscente.
Tutti noi, infatti, prima dell’inizio di questa campagna elettorale abbiamo assistito, inermi, alla guerra tra le varie componenti della coalizione di centrodestra per la scelta del candidato a sindaco. In quel frangente ne abbiamo viste di tutti i colori.
Il partito di Fratelli d’Italia, che da anni mirava a collocare un proprio uomo sullo scranno più alto di Palazzo San Giorgio, a seguito delle inchieste giudiziarie che lo hanno travolto, portando persino agli arresti di alcuni suoi ‘autorevoli’ esponenti, alla fine ha abdicato al ruolo di protagonista di queste elezioni in cambio di altre ‘opzioni’ decise sui tavoli romani
Contemporaneamente abbiamo assistito, increduli, alla guerra fratricida tra le due ‘anime’ di Forza Italia.
Da una parte quella che fa capo all’onorevole. Cannizzaro, che è anche il Commissario provinciale del partito e dall’altra quella rappresentata dalla ‘cordata’ capeggiata dal senatore Siclari. Con il primo che mirava a candidare un suo uomo a palazzo San Giorgio per garantire la propria ‘continuità politica’, ed il secondo, più furbo, che essendo ben consapevole degli ‘imprescindibili’ accordi romani, ha invece ‘caldeggiato’ la candidatura voluta dalla Lega, al solo scopo di ‘scalzare’ il suo antagonista e quindi conquistare la leadership di Forza Italia nella nostra provincia.
“Pertanto — è la ricostruzione offerta da Reggio, Sbano e Chirico — siamo stati tutti spettatori involontari di questa ‘rappresaglia’ condotta a colpi di dichiarazioni a mezzo stampa, dove non sono mancate anche quelle dei consiglieri comunali uscenti di FI che minacciavano la loro non ricandidatura in caso di conferma di Minicuci, o quelle delle liste d’appoggio (a Cannizzaro) che dapprima definivano il candidato della Lega ‘non adeguato’, ma che poi si sono invece ‘adeguati’ — loro stessi e all’unisono — alla convergenza sul dottor Minicuci, imposto da Roma e da Salvini, non perchè il leader della Lega abbia davvero a cuore le sorti di Reggio, ma solo perchè attraverso la conquista di una delle capitali del Meridione egli rafforzerebbe la propria leadership — allo stato ‘vacillante’, con Zaia che si pone come sua spina nel fianco — all’interno del suo stesso partito.
Tutto questo, ovviamente, sulla pelle dei reggini. Eh già , perchè la logica di lorsignori è soltanto quella di ‘uniti si vince’. Anche a costo di dover sacrificare la dignità di un popolo
Noi della Buona Destra ovviamente non ci siamo prestati a questo sporco gioco degli equilibri e delle fazioni, preferendo altre opzioni durante il primo turno di questa campagna elettorale.
Oggi però la situazione è ben altra, poichè il responso delle urne al primo turno ci ha messo davanti a delle scelte difficili e coraggiose.
Infatti non siamo certamente entusiasti della ‘performance’ del sindaco uscente durante quello che egli stesso ha definito il suo ‘primo tempo’, altrimenti — lo diciamo chiaramente — pur derogando a quelle che sono le linee politiche generali del nostro movimento, di fronte allo sfacelo di questo centrodestra, non avremmo esitato a sostenerlo sin dall’inizio della campagna elettorale; al contempo, però, siamo anche seriamente preoccupati per le sorti della nostra città qualora dovesse vincere le elezioni questa sgangherata coalizione di ‘stampo salviniano’.
Una ‘classe dirigente’ che infatti ci ha propinato un candidato a sindaco, spacciandolo per un ‘super-tecnico’, ma che in realtà — come tutti abbiamo potuto vedere durante il suo comizio di chiusura — non è riuscito neppure a riconoscere una notizia a sfondo goliardico, pubblicata in una pagina satirica sui social, che egli invece ha confuso per una notizia vera diffusa dall’Istat!
Solo il ‘super-tecnico’ catapultato in riva allo Stretto da Salvini, infatti, poteva credere che l’Istituto Nazionale di Statistica avesse accertato che “a Reggio Calabria siano state realizzate più opere pubbliche negli ultimi 20 giorni che negli ultimi sei anni”!
Immaginiamo che neanche il ragionier Fantozzi avrebbe mai potuto credere ad una ‘boutade’ del genere!
Stando alle cronache pare invece che il dottor Minicuci non abbia avuto alcuna remora nel farsi pagare la parcella — questa sì, da ‘super-tecnico’ — proprio in occasione della sua nomina quale “responsabile dell’Ufficio elettorale per le elezioni del Consiglio metropolitano’.
Cosa dire, poi, del suo becero modo di imbonirsi la professoressa Marcianò per il ballottaggio? “Vorrei che quando ci sarà il passaggio di consegne tra l’attuale sindaco uscente e me, tu sia al mio fianco per vedere in faccia chi ha distrutto questa città ”.
Sono proprio queste le miserabili parole pronunciate da Minicuci, in pieno ‘stile’ sovranista, per fomentare rancori e quindi sollecitare un improbabile sentimento di vendetta che secondo lui avrebbe condotto Angela Marcianò a sostenerlo elettoralmente
Ecco perchè dicevamo che oggi siamo chiamati ad una scelta coraggiosa.
Il nostro, difatti, è un movimento nato per costruire in Italia la Destra che non c’è, ovvero una Destra inclusiva e dialogante, seria e credibile, di ispirazione liberale ed europeista, quindi per sua stessa natura equidistante sia dalla sinistra che dalle destre sovraniste e populiste ‘egregiamente’ rappresentate dalla Lega e da Fratelli D’Italia”.
“Tale equidistanza, nell’attuale contesto politico-elettorale, ci indicherebbe — ammettono i componenti del Comitato reggino de La Buona Destra — la strada senza dubbio più ‘agevole’ dell’astensione per il prossimo turno di ballottaggio, ma di fronte al rischio di mal governo che corre la nostra comunità riteniamo che optare per questa soluzione corrisponda ad un atteggiamento da ignavi.
Invece la nostra storia ci ha anche insegnato che la Destra è coraggio, ecco perchè oggi scegliamo — palesemente e senza chiedere alcunchè — di dare un’altra opportunità al sindaco uscente, con l’auspicio che egli possa dimostrare che attraverso l’esperienza fatta durante il suo primo mandato, abbia anche fatto tesoro degli errori commessi e quindi sia oggi in grado di affrontare il suo reclamato ‘secondo tempo’ per segnare la rete del riscatto di Reggio e per far vincere l’orgoglio reggino, contro il maldestro tentativo di colonizzazione leghista attraverso un anziano forestiero che dopo la sconfitta, con tutta probabilità , farà rientro nella sua Massa, dimenticandosi di questa città ”
(da agenzie)
argomento: elezioni | Commenta »
Ottobre 1st, 2020 Riccardo Fucile
VENETO, LOMBARDIA E CAMPANIA TRA LE REGIONI PIU’ COLPITE
Balzo di nuovi casi di Covid in Italia, sono 2.548 nelle ultime 24 ore. Netto aumento anche dei tamponi: sono 118.236. Ventiquattro i decessi, ieri erano 16. 1140 i guariti.
Impennata in Veneto, con 445 nuovi contagi in un solo giorno, cifra che porta il totale a 27.896 dall’inizio dell’epidemia. Ci sono anche 5 vittime rispetto a ieri (sono 2.183 i morti complessivi). Sono i dati diffusi dal bollettino della Regione. Sul numero di nuovi infetti incide il focolaio registrato tra i migranti ospiti dell’ex caserma Zanusso a Oderzo (Treviso), mentre altri sono focolai di origine famigliare
Con 24.691 tamponi effettuati è di 324 il numero di nuovo positivi al Coronavirus in Lombardia. Sono 35 i ricoverati in terapia intensiva, uno più di ieri, mentre 298 i pazienti negli altri reparti (-8) , mentre sono cinque i deceduti, il che porta il totale complessivo a 16.960. Per quanto riguarda le Province, 168 sono i casi registrati a Milano (di cui 110 in città ), 39 a Varese, 25 a Brescia, 22 a Monza, 20 a Pavia, 18 a Bergamo, 9 a Como, 8 a Lodi, 5 a Mantova e uno a Cremona, Lecco e Sondrio.
Ancora alti i dati della Campania dove cresce anche il numero dei tamponi effettuati: sono 8.311, ieri erano stati 5.584, E cresce il numero dei casi di positività al covid-19, oggi 390 rispetto ai 287 sempre di ieri, mercoledì 30 settembre. È Quanto si evince dal bollettino ordinario dell’unità di crisi della regione campania. Il report rilancia anche 107 guariti nelle ultime 24 ore e zero decessi. Alla luce di questi risultati, il numero totale dei positivi sale a quota 13.132, Quello dei tamponi a 604.302. Dall’inizio della pandemia in regione si registrano 463 decessi e 6.273 Guariti.
Potrebbe arrivare nelle prossime ore anche nel Lazio l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. La misura mira a contenere i contagi, in rialzo nella regione negli ultimi giorni, e riguarderebbe in particolare tutte quelle situazioni in cui il distanziamento sociale non è possibile. L’introduzione dell’obbligo di mascherina dovrebbe arrivare prima del week end andando così a contenere anche possibili contagi nelle zone della movida dove si creano con facilità assembramenti davanti ai locali e in alcune aree di Roma e di altri centri delle province. Importanti i numeri del contagio anche oggi: “Su oltre 11 mila tamponi oggi nel Lazio si registrano 265 casi e di questi 151 a Roma, cinque i decessi e 65 i guariti. Bisogna mantenere alta l’attenzione soprattutto nel rispetto del distanziamento sociale. La gran parte dei casi sono legati al mancato rispetto dell’uso della mascherina e del distanziamento. Fare attenzione soprattutto alle cerimonie, feste e a tutto ciò che porta ad una abbassamento dei livelli di attenzione”. Così l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
“Il valore RT stimato questa settimana è 1.09 – continua -. Nella Asl Roma 1 sono 59 i casi nelle ultime 24h e di questi trentatre sono i casi con link familiare o contatto di un caso già noto. Si registrano tre decessi. Nella Asl Roma 2 sono 69 casi nelle ultime 24h e tra questi diciassette sono i contatti di casi già noti e isolati, quattro i casi individuati su segnalazione del medico di medicina generale. Nella Asl Roma 3 sono 23 i casi nelle ultime 24h e si tratta di due casi di rientro dalla Croazia, quindici i contatti di casi già noti e isolati. Si registra un decesso”.
Numeri in crescita anche in Sardegna. Nell’isola a 3.996 i casi di positività al Covid-19 complessivamente accertati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza: nell’ultimo aggiornamento dell’Unità di crisi regionale si registrano 96 nuovi casi, 59 rilevati attraverso attività di screening e 37 da sospetto diagnostico.
Si registra a Cagliari il decesso di un paziente di 78 anni, con precedenti gravi patologie (in tutto le vittime sono 155).
In totale sono stati eseguiti 192.705 tamponi, con un incremento di 2.058 test rispetto all’ultimo aggiornamento. Sono 110 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (+9 rispetto al dato di ieri, un incremento però determinato da un errato conteggio del 29 settembre), mentre sono 20 (+1) i pazienti terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 2.006. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 1.688 (+20) pazienti guariti, più altri 17 guariti clinicamente.
Sul territorio, dei 3.996 casi positivi complessivamente accertati, 610 (+9) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 424 (+27) nel Sud Sardegna, 321 (+6) a Oristano, 531 (+30) a Nuoro, 2.110 (+24) a Sassari.
(da agenzie)
argomento: emergenza | Commenta »
Ottobre 1st, 2020 Riccardo Fucile
DOPO QUATTRO MESI, LE CONSEGUENZE DEL COVID NE HANNO PROVOCATO IL DECESSO
Abbiamo già evidenziato come non sia soltanto il coronavirus a uccidere, ma — molto spesso — anche le sue conseguenze, nonostante la dichiarazione di guarigione clinica dal Covid-19.
In modo particolare, abbiamo raccontato la storia di un paziente in Toscana, che si è ammalato a inizio marzo e che è morto soltanto qualche giorno fa.
Adesso ci troviamo a raccontare la storia di un medico di Ischia che era stato dichiarato clinicamente guarito quattro mesi fa e che, tuttavia, ha sempre dovuto lottare — da quel momento in poi — con le conseguenze del coronavirus. L’anestesista dell’ospedale Loreto Mare è morto nelle ultime ore.
La sua morte è stata particolarmente significativa, perchè a metà maggio del 2020, quando ancora era vivo il dibattito sulla cura del plasma iperimmune studiata dal medico Giuseppe De Donno — in quei giorni, punto di riferimento scientifico per Matteo Salvini e per molti suoi followers — Matteo Salvini aveva dato la notizia della sua guarigione.
Una guarigione che era stata resa possibile, secondo il leader della Lega, proprio dalla cura con le sacche di plasma.
Salvini, infatti, aveva twittato (siamo al 17 maggio 2020): «Sacche di plasma da Mantova a Ischia, dalla Lombardia alla Campania, una vita salvata. GRAZIE professore, sono queste le notizie che, dopo tante perdite e tanta sofferenza, scaldano il cuore e riaccendono la fiamma della speranza». Salvini aveva riportato lo screenshot di un messaggio ricevuto via WhatsApp in cui si diceva, addirittura, che «il nostro miracolo» si era avverato.
Tuttavia, le conseguenze della malattia e dei mesi passati in terapia intensiva (il ricovero nel reparto speciale è andato avanti per circa 60 giorni) sono state decisive per la salute del paziente: il medico di Ischia, 55 anni, è morto questa mattina.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Ottobre 1st, 2020 Riccardo Fucile
PARTE LA MOBILITAZIONE IN COINCIDENZA CON GLI “STATI GENERALI” DELLA LEGA: OGGI PRIMO SIT-IN IN PORTO, SABATO IL CORTEO
Arriva Salvini, e nella stessa piazza si ritrova una galassia eterogenea, spesso in conflitto al suo interno, accomunata per un giorno dalla “battaglia contro la cultura razzista e nazionalista”.
Il momento clou sarà sabato mattina con il corteo cui parteciperà un ampio ventaglio di organizzazioni
L’anteprima si è avuta nei giorni scorsi, con striscioni apparsi in giro per la città e all’aeroporto: “Leghisti not welcome”.
La piattaforma “Mai con Salvini” si muove da settimane e il contro-programma si è perfezionato in diverse assemblee. Si comincia oggi pomeriggio con un flashmob al porto, organizzato da NonUnaDiMeno. Si prosegue domani con un incontro sulle stragi in mare promosso dalla Rete antirazzista e sabato (settimo anniversario della strage di Lampedusa) con una serata interetnica nella piazza del Castello Ursino.
Ma l’appuntamento più atteso è sabato alle 10 in piazza Trento, a poche centinaia di metri dal tribunale dove Salvini sarà in aula per l’udienza sul caso Gregoretti.
Il corteo percorrerà poche centinaia di metri su viale Venti Settembre e si fermerà prima di piazza Verga. Sarà il primo grande corteo a Catania in tempo di Covid. Massima attenzione, quindi, da parte della questura al rispetto delle regole sanitarie, a cominciare dall’uso della mascherina all’aperto.
“Non dimentichiamo le politiche razziste, non una scelta strategica solo della Lega, ma dell’intera classe politica, da Minniti alla Meloni”, sottolineano gli organizzatori.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »