Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
IL MISSIONARIO, RAPITO IN NIGER DUE ANNI FA, E’ STATO RILASCIATO CON IL TURISTA ITALIANO E ALTRI DUE OSTAGGI… IL RUOLO DEI NOSTRI SERVIZI NELLA TRATTATIVA
Padre Pierluigi Maccalli è stato liberato. A due anni esatti dal suo rapimento in Niger, il missionario italiano è ora libero, insieme con il turista italiano Nicola Chiacchio e altri due ostaggi, la cooperante francese Sophie Pètronin e un politico del Mali, Soumaila Cisse. Lo ha annunciato la presidenza del Mali.
Padre Maccalli, della Società delle Missioni Africane (SMA), attivo nella diocesi di Niamey in Niger, era stato nella notte tra il 17 e il 18 settembre 2018. Jihadisti forse provenienti dal Mali o dal Burkina Faso i suoi rapitori, ma sulla loro identità e scopi una cappa di dubbi e silenzio.
Originario della diocesi di Crema, dove è nato nel 1961 e dove è stato ordinato sacerdote nel 1985, già missionario in Costa d’Avorio per vari anni, padre Maccalli, nato nel 1961, prestava la sua opera nella parrocchia di Bomoanga. Dedito all’evangelizzazione e alla promozione umana, si era speso anche per contrastare le pratiche cruente legate alle culture tradizionali, come la circoncisione e l’escissione delle donne. In Niger è arrivato nel 2007, e si è sempre dedicato all’opera missionaria presso il popolo gurmancè, nell’annuncio del vangelo, nell’organizzazione delle piccole comunità cristiane, nella costruzione di scuole rurali e ambulatori medici, nella promozione femminile e nello scavo di pozzi nei villaggi disseminati sul territorio della parrocchia di Bomoanga.
Il sequestro avvenne una settimana dopo il suo rientro da un periodo di vacanze in Italia.
La Missione di Bomoanga è presente dagli anni ’90 con un impegno di promozione e sviluppo attraverso le sue “cellule di base” o CSD (Comitè de Solidaritè et Developpement) nei villaggi vicini, afflitti da povertà endemica, problemi di salute e igiene, analfabetismo diffuso e carenza di strutture.
Dal 18 settembre 2018, oltre alle indagini si erano succedute le preghiere pubbliche promosse dalla SMA spesso su base interreligiosa, cui hanno partecipato anche fedeli musulmani a testimonianza del generale apprezzamento per l’opera di padre Maccalli.
Secondo il missionario padre Mauro Armanino, che svolge il suo servizio a Niamey, il Niger soffre di un “effetto contagio” dal Mali e dalle attività nigeriane di Boko Haram. Un clima di maggiore instabilità fomentato dall’aggravamento della situazione economica del Paese, che ha colpito agricoltori e allevatori mettendo a dura prova equilibri etnici e sociali.
Un video di soli 24 secondi, arrivata indirettamente ad Avvenire nell’aprile 2020, dava prova che il missionario era ancora vivo. Il gruppo jihadista che ha contattato indirettamente il nostro quotidiano non si era però identificato.
Assieme a padre Maccalli nel video c’era anche Nicola Chiacchio, un altro connazionale che stava attraversando la zona per motivi turistici e di cui si erano perse le tracce. i due ostaggi nel filmato erano seduti uno di fianco all’altro. Maccalli si trovava a sinistra con gli occhiali scuri, la sua abituale barba bianca e folta, e un vestito tradizionale. Chiacchio era anche lui vestito tradizionalmente e con la barba lunga. Entrambi apparivano dimagriti. Il gruppo jihadista, che aveva contattato indirettamente Avvenire, non si era identificato.
Il lavoro dell’Intelligence italiana.
L’intervento che ha portato alla liberazione dei due italiani, condotto con successo dal personale dell’AISE con la preziosa collaborazione delle autorità e dei servizi maliani, si è concluso dopo intense attività di intelligence realizzate in contesti territoriali caratterizzati da estrema complessità e pericolosità .
Lo si legge in una nota della Farnesina che sottolinea come “il buon esito dell’operazione, oltre a mettere in luce la professionalità , le capacità operative e di relazione dell’intelligence, ha evidenziato anche l’eccellente opera investigativa dell’Autorità giudiziaria italiana ed il prezioso lavoro svolto dalle donne e degli uomini del ministero degli Affari Esteri e dell’intera Unità di Crisi della Farnesina”.
Il governo maliano non ha fornito informazioni sulle dinamiche della liberazione. Una fonte anonima ha riferito alla France Presse che la liberazione degli ostaggi è stata una contropartita per il “rilascio di terroristi” e che la trattativa con i jihadisti “non è stata semplice”.
(da “Avvenire”)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
“LA MASCHERINA HA SALVATO LA PELLE A TANTA GENTE, METTETELA E NON ROMPETE I COGLIONI”
Dagli insulti quotidiani ai ringraziamenti in prima pagina.
“Prima di linciare il governo, guadiamoci intorno e osserviamo cosa succede in mezzo mondo”. E allora Giuseppe Conte “va ringraziato per aver adottato misure fastidiose, liberticide, che però hanno salvato la pelle a tanta gente”.
Letto in rete potrebbe sembrare un post di Di Maio o Zingaretti. Visto in tv, la magistrale imitazione di Crozza del “solito” Vittorio Feltri senza speranza di redenzione.
E invece, stavolta, è proprio lui, il fondatore di Libero, a superare il comico.
Feltri lo fa con un fondo a sorpresa nel quale mette nero su bianco: “Tutto sommato siamo più efficienti”. Il titolo suona bonario e innocuo, ma proprio perchè Feltri è Feltri, non passa inosservato perchè il sapore di un clamoroso e improvviso ravvedimento, dopo mesi e mesi di fustigazione delle misure del governo, quasi sempre invitato ad andarsene a casa.
In verità l’auspicio resta quello, ma anche per il più caustico dei detrattori, i numeri finiscono per essere numeri e Feltri — per un giorno — a quelli scrupolosamente s’attiene constatando che in effetti “la Francia è devastata e non sa più che fare, il Belgio detiene addirittura il record mondiale, l’Inghilterra è messo peggio di noi, gli Stati Uniti continuano ad essere una sorta di tritacarne umano”.
Ma non così in Italia, dove il Covid è scoppiato prima che altrove ma le contromisure messe in campo nel frattempo hanno “tutto sommato” funzionato.
Da qui, il mea culpa dello storico direttore del giornale: “Anche noi di Libero quanto i colleghi di altri giornali abbiamo esagerato con le critiche rivolte al governo. Ma prima di linciarlo guardiamo cosa succede in mezzo mondo”.
Vale la citazione per cui anche un orologio rotto segna l’ora giusta una volta al giorno. Perchè basta sfogliare non tanto i titoli di prima pagina ma gli editoriali dello stesso Feltri dei mesi scorsi, in pieno lockdown, per constatare quanto repentina e significativa sia l’inversione a U. Esempi? Il 18 Aprile usciva sul giornale con un titolo allarmante: “Conte sequestra tutti i cittadini e la fa pure franca”. Il “premier rabberciato” veniva accusato di segregare in casa 60 milioni di cittadini.
Non che fosse vero, ma c’era la questione del processo Salvini per il “sequestro” della Diciotti da mandare in tribuna con un paragone che poi non ha retto la prova del tempo.
Il processo ha avuto la sua prima udienza, nel frattempo Feltri ha evidentemente messo a fuoco che “le misure liberticide hanno salvato la pelle alla gente”.
A maggio ci fu una stoccata a Conte che “non può neanche gestire un condominio”. Ma Feltri ha cambiato idea anche su questo, pur non scendendo dal carro di chi vuole sostituire il governo in carica: “Dovremmo ringraziare il cielo se non l’esecutivo presieduto da Conte, antipatico quanto un gatto attaccato ai testicoli ma che tutto sommato ha fatto meglio di parecchi suoi colleghi stranieri”.
Va anche detto che Feltri ha cambiato idea anche sulle mascherine, che un tempo era fiero di non indossare perchè “mi danno fastidio”. E lo ha fatto in diretta tv smentendo se stesso. “Mettete le mascherine, e non rompete”.
“Non sono filogovernativo — ha aggiunto — ma di fronte alla realtà non posso chiudere gli occhi. Ieri abbiamo analizzato i dati di molti paesi e ci siamo resi conto che l’Italia al confronto di quasi tutti gli altri paesi è un fiore all’Occhiello quindi non posso dire che questo governo ha agito male e i risultati lo dimostrano”.
(da agenzie)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
LA FIDUCIA IN CONTE ARRIVA AL 62% E SUPERA PERSINO MATTARELLA… LA MELONI SCENDE AL 31%, SALVINI AL 25%
Cresce il gradimento degli elettori verso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto Piepoli la fiducia nel premier rispetto a settembre è aumentata di ben due punti toccando quota 62%.
Il capo dell’esecutivo giallo-rosso supera in termini di consenso anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che risulta stabile al 59%.
Secondo l’ultimo sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli, che è stato pubblicato in esclusiva da Affaritaliani.it, e relativo alla giornata di lunedì 5 ottobre, il questo momento la maggioranza di governo è in buona salute e il consenso dell’elettorato nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte continua a crescere.
L’esecutivo è al lavoro in questi giorni su un nuovo dpcm, che dovrebbe arrivare la prossima settimana, e che conterrà probabilmente un’altra stretta nelle misure anti-Covid, se la curva epidemiologica continuerà a salire in modo preoccupante, come successo nelle ultime settimane.
Ma la fiducia nel governo, che intanto ha prorogato lo stato d’emergenza fino al prossimo 31 gennaio 2020 come aveva anticipato, non viene meno. Anche a seguito dell’annuncio, che poi si è concretizzato con il decreto di ieri, di prevedere l’obbligo di indossare la mascherina ovunque: la scelta di intervenire con nuove norme ad hoc per cercare di arginare i contagi ha convinto i cittadini.
Secondo le rilevazioni effettuate dall’Istituto Piepoli, su un campione di 1.000 casi rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, la fiducia nel premier Conte rispetto a settembre è aumentata di ben due punti toccando quota 62%.
Il capo dell’esecutivo supera in termini di consenso anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che risulta stabile al 59%.
Al terzo posto, molto indietro si piazza la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni al 31%, che perde però 3 punti percentuali.
Il segretario della Lega Matteo Salvini è dato al 25%, un punto in meno rispetto al mese scorso.
Il leader dem Nicola Zingaretti (che non fa registrare variazioni) e l’ex capo politico pentastellato Luigi Di Maio (-1) sono entrambi al 25%.
(da agenzie)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
LA REPLICA DELLA JUSTMARY E’ MICIDIALE: “PRONTI A FARE DA SPONSOR ANCHE ALLA LEGA, COSI’ LI AIUTIAMO A PAGARE IL DEBITO DI 49 MILIONI”
Cannabis della discordia. A Verona, sui tabelloni pubblicitari installati ai lati del campo da calcio Bentegodi, è apparsa una scritta che porta la firma di “Justmary”.
Si tratta della prima catena italiana che commercializza la cannabis light: erba legale inviata direttamente a casa.
La società ora è diventata sponsor di secondo livello della squadra che milita in serie A: anche qui tutto rigorosamente legale.
Il fatto è che l’amministrazione comunale scaligera è schierata da sempre contro i punti vendita di cannabis light.
Il sindaco di centrodestra, Federico Sboarina, si era battuto per chiudere i negozi, più o meno come aveva auspicato Matteo Salvini da ministro dell’Interno.
“Se li dovessimo ascoltare dovremmo proibire il consumo di molto meno di mezzo bicchiere di vino al giorno, perchè l’alcool ha effetti psicotropi. Il cannabinoide Cbd presente nella cannabis light ha effetti positivi per l’organismo”, aveva detto in quei giorni Giorgio Pasetto, radicale, antiproibizionista, presidente di Area Liberal, già candidato con + Europa alle Europee.
E ora rincara: “Cosa dicono l’amministrazione comunale, il sindaco Sboarina e i consiglieri comunali Andrea Bacciga e Alberto Zelger? Mi piacerebbe conoscere il pensiero dei proibizionisti del nostro Comune, pronti a scagliarsi contro i piccoli negozi, ma rigorosamente in silenzio quando si tratta di calcio”.
Era stato proprio il leghista Zelger, due anni fa, a farsi promotore di una mozione in consiglio comunale per mettere “un freno alla diffusione dei punti di vendita della cannabis light”.
Adesso, però, Justmary — catena che si occupa appunto di commercializzare cannabis light — è il nuovo sponsor della squadra di calcio di cui il sindaco è tifosissimo: gli ultrà dell’Hellas sono considerati molto vicini a Sboarina, non solo a livello calcistico ma anche elettorale.
La linea del centrodestra a trazione Lega, però, sul punto non cambia. Il parlamentare del Caroccio Vito Comencini, ex consigliere comunale, attacca: “La scelta del Verona Hellas è inopportuna. La battaglia contro la commercializzazione della canapa è una delle priorità della Lega e anche in questo caso è necessario essere chiari: bisogna andare oltre i meri interessi economici perchè lo sport e il calcio rappresentano un universo di valori e un punto di riferimento in particolare per i giovani”. Matteo Moretti, amministratore di Justmary, ha replicato a stretto giro dicendosi disponibile “a sponsorizzare anche la Lega, qualora ci sia un’opportunità , così da aiutarli a sistemare il loro debito col fisco da 49 milioni“.
L’Hellas Verona, per la verità , non ha siglato un accordo diretto con Jestmary, bensì con la società di servizi sportivi Infront, che raccoglie sponsorizzazioni cosiddette di seconda fascia: appaiono nella pubblicistica dello stadio (come si vede nella foto, durante Verona — Roma), ma non sulle magliette della squadra. Questo tipo di sponsorizzazione è avvenuto anche a Udine con l’Udinese e a Genova con la Sampdoria, senza però creare scandalo. La città sensibile è Verona, dove la presenza della Lega, di una forte destra e del tradizionalismo cattolico hanno reso il tema particolarmente caldo. “È la prima volta che la nostra azienda sposa un progetto sportivo e siamo entusiasti di iniziare con ben tre società di calcio storiche come Udinese, Sampdoria ed Hellas, perchè il vero trionfo di Justmary è stato quello di essere accettata come sponsor”, dice Moretti, ad della società . “La cannabis legale — continua — purtroppo vista dai più come una droga, soffre di moltissimi pregiudizi, mentre Justmary e le aziende del settore offrono posti di lavoro, pagano le tasse e creano ricchezza per il paese”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
FONTANA E GALLERA SONO TALMENTE CON L’ACQUA ALLA GOLA CHE HANNO RINUNCIATO ALLA FIDEIUSSIONE IN CASO DI MANCATA CONSEGNA
Quello dei vaccini in Lombardia è un pasticcio sotto gli occhi di tutti.
Dieci gare: la prima con una base d’asta da 4,5 euro a dose, e l’ultima aggiudicata, con una fornitura da 26 euro, ad una azienda ammessa in extremis con riserva senza tuttavia che avesse i requisiti necessari per partecipare alla gara e ottenere quell’appalto, così come risulta dai documenti — che TPI ha visionato e studiato — dell’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti (Aria).
La denuncia arriva anche dalla consigliera regionale del Pd Carmela Rozza, che sul tema si batte da mesi.
In un documento del 6 ottobre infatti il responsabile del procedimento dell’Agenzia regionale scrive: “Si è provveduto ad ammettere con riserva l’operatore economico Falkem Swiss in quanto non è riuscito ad effettuare la registrazione ad Anac”.
Inoltre, si legge che la stessa azienda ha dichiarato “di non poter accettare di sottostare ad alcuna cauzione definitiva, come indicato nel disciplinare di gara, e nessuna fideiussione o garanzia” (Leggi anche: Governo e Regioni promuovano una vaccinazione antinfluenzale di massa: la campagna di TPI).
Insomma, l’azienda a cui è stato assegnato il bando per l’acquisizione dei 400mila vaccini antinfluenzali non solo, ad oggi, non è provvista del bollino Anac (e non lo ha mai nascosto), ma non è in grado di stipulare una fidejussione di garanzia a cui la Regione ha rinunciato pur di ottenere in fretta e furia i vaccini, i quali sarebbero stati pagati persino (anticipatamente) a un prezzo carissimo, secondo gli accordi.
Il bollino Anac è una certificazione preventiva sull’anti-corruzione, mentre la fidejussione serve alla Regione per tutelarsi qualora la produzione richiesta non venisse raggiunta dall’azienda che ha ottenuto l’appalto, e in qual caso da quella garanzia potrebbe ottenere indietro quanto pagato.
La Lombardia è fortemente indietro nella produzione delle dosi di vaccino antinfluenzale.
La Regione stima serviranno dosi a sufficienza per 3,8 milioni di persone, così suddivisi: tutti gli over 60, tutti i bambini da 0 a 6 anni, tutti i sanitari pubblici e privati (300mila circa), i cosiddetti pazienti fragili e pluri-patologici (400milla), e tutte le donne incinta.
Il conto totale, appunto, ammonta a 3,8 milioni, ma la Regione — che continua a sostenere che in rapporto alla popolazione il numero di dosi raggiunto è in linea con quello di altre Regioni come Veneto ed Emilia-Romagna — finora ne ha a disposizione circa 2,8 milioni, spiega la consigliera regionale Rozza (Pd). Ne mancano un milione, ad oggi. Ma il Pirellone spera in una scarsa adesione da parte della popolazione e nel raggiungimento della soglia del 75% (pari cioè a 2,85 milioni).
In condizioni normali la Falkem Swiss sarebbe stata esclusa dalla gara d’assegnazione per le dosi di vaccino antinfluenzale, ma la situazione di urgenza e necessità in cui è caduta la Regione Lombardia, dopo un susseguirsi di gare andate deserte e annullate, ha fatto sì che nello stesso documento l’Amministrazione lombarda arrivi ad ammettere che è disposta a rinunciare alle garanzie richieste. Così l’azienda che si è aggiudicata la fornitura di 400mila vaccini per 26 euro a dose, in tempi normali, con buona probabilità non sarebbe stata neppure ammessa alla gara.
“Alla fine non sapremo cosa arriverà ai medici perchè abbiamo comprato di tutto, a tutti i prezzi e a tutte le condizioni”, spiega amaramente a TPI la consigliera del Pd, Carmela Rozza, che da mesi sta seguendo le gare sui vaccini e vaticinando il disastro imminente.
Tutto questo allungherà ulteriormente i tempi dell’arrivo delle dosi di vaccino anti-influenzale anche perchè il bollino Anac potrebbe non arrivare subito. Il punto non è tanto che oggi non si doveva procedere con questa urgenza ma piuttosto il fatto che Regione Lombardia abbia dormito quando avrebbe potuto prevenire e non arrivare con l’acqua alla gola a ridosso della gara per le dosi di vaccino antinfluenzale. In altre parole, la Regione — anche a causa di una serie di ritardi precedenti — è oggi costretta a ricorrere in extremis alla cessione di appalto a un’azienda priva di un bollino Anac con i ritardi che ne potrebbero derivare a danno della tutela salute pubblica.
Per capire lo spezzatino descritto dalla consigliera democratica, basta dare uno sguardo alle gare e a come sono andate a finire. Per esempio: il 7 luglio Aria Spa assegna un lotto di 200mila dosi, a fronte delle quasi 2,5 milioni richieste, al prezzo di 5,90 euro. Queste dosi dovrebbero arrivare entro il 31 ottobre, anche se le linee guida del ministero della Salute raccomandavano alle Regioni di anticipare la campagna vaccinale come metodo di contrasto all’affollamento dei pronto soccorso.
Poi, con la gara del 29 giugno, vengono messe a bando 200mila dosi per gli operatori sanitari a 7,5 euro: 2,5 milioni per gli over 65 e 70mila dosi per gli ospiti delle Rsa. Ma per gli operatori sanitari non vengono presentate offerte e quindi la gara viene soppressa. E per gli altri lotti il periodo di consegna si estende fino al 15 novembre.
È caos, non c’è dubbio, e la frammentazione delle gare a prezzi diversi non fa che aumentare l’incertezza, di fronte a quella che doveva essere la prima risposta del sistema sanitario a quella che il ministro della Salute, Roberto Speranza, invoca come la medicina di prossimità sempre più necessaria ai tempi di Covid, e con le immagini delle terapie intensive piene, ancora vive negli occhi.
(da TPI)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE E’ SEMPRE PIU’ UNO SCERIFFO SENZA STELLA: LA NARRAZIONE DEL PUGNO DI FERRO S’INFRANGE CONTRO L’EMERGENZA
L’ultima, proprio nelle giornate più drammatiche per la Campania, è il divieto a parlare con i giornalisti, per dirigenti e operatori della sanità pubblica, sui dati epidemiologici. Vietate anche le telecamere negli ospedali, vietato cioè il racconto, la documentazione, l’inchiesta sull’emergenza.
Quelle cose, insomma, che andavano di moda negli anni Venti del secolo scorso, in fondo, lo aveva detto De Luca di essere ben oltre la dialettica “destra-sinistra”, oltre. Provvedimento scritto, poi riscritto, poi revocato, ove veniva stabilito che l’unico riferimento è l’unità di crisi regionale della regione Campania. Per inciso, è praticamente da febbraio che il governatore evita di parlare con i giornalisti.
Questo articolo non è una difesa corporativa, anche se il lockdown dell’informazione rende lecita una vibrante indignazione e anche qualche riflessione sulla doppia morale e il doppio standard (chiudete gli occhi e immaginate se l’avesse fatto Berlusconi, o Salvini).
L’episodio è parte di un racconto, sempre lo stesso, che sembra “colore” ma colore non è, sembra Crozza ma Crozza ma non è, perchè in fondo è De Luca Crozza più di quanto avvenga il contrario nella misura in cui la satira aiuta digerire l’indigeribile con la simpatia. Insomma, è il racconto di un format: lanciafiamme da usare per sgomberare la feste di laurea, pastiere da preparare per non uscire, confini da chiudere, suggestioni indipendentiste, monologhi, paternalismo, l’uno che parla per tutti, in una fase di emergenza in cui la competizione è tra i tanti “uno” che parlano per tutti.
Dicevamo, la narrazione del pugno di ferro, degli attributi, del decisionismo che ha consentito, di fronte al default primaverile del nord, di monetizzare un successo anche in termini elettorali, e poco importa che, tanto un dettaglio non è, il lockdown fu una misura nazionale, prima ancora che campana. Ecco, di un potere che nell’emergenza ha trovato un cemento e una racconto. Il problema è che, al dunque, la realtà prima o poi squarcia sempre il velo di Maya della rappresentazione.
La realtà è l’emergenza, con oltre settecento positivi in un giorno su quasi 10mila tamponi, dunque la “percentuale di incidenza” è piuttosto alta. La rappresentazione squarciata è quella di un modello funzionante e dell’uomo forte come sinonimo di efficienza.
Proprio i tamponi sono un franco disastro, basta vedere le immagini delle file davanti alle Asl di Napoli, con attese di oltre cinque ore. È vero, accade anche in alte regioni però, qui c’è una specificità . E cioè che la Campania è tra le ultime regioni per numero di tamponi rispetto al numero di abitanti: per dare un’idea, in Lombardia se ne fanno tra i 20 e i 30mila.
Le malelingue, di cui il mondo è popolato, ipotizzano anche un uso politico di questo tipo di esami, più bassi ai tempi della campagna elettorale, più alti oggi ma, appunto si tratta di malignità indimostrabili.
È invece dimostrabile che la Campania è la Regione in Italia che spende di più sulla Sanità , delega che il governatore ha tenuto per sè assieme alla Cultura.
Nella relazione dell’Anac depositata a giugno in Parlamento, si legge che la cifra sostenuta per l’emergenza ammonta (riferita alle gare di appalto) a quasi 204 milioni, in relazione al periodo compreso tra il primo gennaio e il 30 aprile. È l’ultimo dato disponibile, ed è solo l’inizio dell’emergenza.
Cioè la Campania ha speso più del Veneto ed è seconda solo a Lombardia, Toscana e Piemonte. La cifra, evidentemente, è nei mesi più complicati dell’emergenza. Però sui tamponi è in sofferenza, così come non è chiara la situazione delle terapie intensive, il cui numero nel piano regionale presentato dalla Regione nel dicembre 2019 ammonta a 621 posti, ma poi nella fase inziale dell’emergenza il numero diventa di trecento posti, secondo le parole di De Luca. Ad oggi l’Unità di crisi regionale parla di 55 posti letto di terapia intensiva occupati e di 108 disponibili, mentre sui posti di degenza sono 550 gli occupati, 665 i disponibili.
Insomma, i numeri non sono chiari. Del conteggio fanno parte i tre famosi Covid Ospital di Napoli, Salerno e Caserta, prefabbricati completi di 72 posto letto, annunciati quasi con le fanfare e tanto di applausi dei cittadini affacciati ai balconi di Ponticelli nei giorni più duri del lockdown. Sulla gara da oltre 15 milioni di euro aggiudicata dalla centrale regionale per gli acquisti, con procedura di urgenza, indaga anche la magistratura: l’ipotesi è di concorso in turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture, in relazione alle procedure di aggiudicazione e di esecuzione dei lavori.
Dei tre Covid Hospital solo quello di Napoli è perfettamente operativo, mentre a Salerno e Caserta i lavori sono stati ultimati come opere, ma non c’è ancora niente dentro. C’è stata invece, nel frattempo, una beffa rivelata da una inchiesta di Fanpage, in relazione all’acquisto di 72 ventilatori polmonari, sempre nell’ambito dell’appalto per gli ospedali pre-fabbricati. E mai collaudati. Disimballati lo scorso 4 settembre, si è scoperto che hanno l’interfaccia utente solo in tedesco, dunque non conformi all’ordine di acquisto e una volta messi in funzione il segnale di allarme generico è in tedesco. Tutto pronto, però dichiara l’unità di crisi, quella a cui dovrebbero rivolgersi i giornalisti per raccontare il format e non la realtà . Quando tutto questo incubo sarà finito, apriremo il dibattito su quanto alcuni sedicenti campioni della lotta al populismo assomigliano al populismo.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
L’ECONOMISTA BRANCACCIO: “LA CRISI DEL 2008 E’ STATA UNA PASSEGGIATA”
Grazie alla speculazione finanziaria il patrimonio dei paperoni del pianeta è aumentato di un quarto. Ed è «una conseguenza tipica delle grandi crisi», spiega a Open l’economista Emiliano Brancaccio
Una maggiore propensione al rischio, l’acquisto di azioni durante i mesi più difficili della pandemia e la loro rivendita al rialzo. È questa la formula che ha permesso alle persone più ricche al mondo di aumentare il loro patrimonio, proprio mentre milioni di persone perdevano il lavoro. A rivelarlo è l’ultimo rapporto di banca Ubs.
La turbolenza dei mercati, spiega il report, ha permesso al gruppo dei paperoni mondiali di aumentare di un quarto il loro già ingente patrimonio. In totale le loro ricchezze sono salite di 10.200 miliardi di dollari, circa 8.677 miliardi di euro, con un aumento del 27,5% tra aprile e luglio 2020.
La pandemia da Coronavirus ha visto un aumento non solo nei depositi dei miliardari ma anche. E’ aumentato anche il numero dei ricchi che sono passati dai 2.158 del 2017 ai 2.189 del 2020. «La centralizzazione del capitale in sempre meno mani è una tendenza che risulta sempre più forte», commenta a Open Emiliano Brancaccio. Una polarizzazione sociale che l’economista affronta anche nel suo ultimo libro Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione (Meltemi edizioni), in uscita il prossimo dicembre.
Il miliardario Jeff Bezos, già l’uomo più ricco del pianeta prima dello scoppio della pandemia, ha aumentato di 74 miliardi il suo patrimonio. Durante i mesi di lockdown sempre più persone si sono rivolte ad Amazon per gli acquisti facendo fare un’impennata alle azioni della società americana.
«Come evidenzia Ubs — dice Brancaccio — a scalare le classifiche dei miliardari sono i produttori di alta tecnologia a cui si affiancano anche i quelli di servizi sanitari». Una scalata che però l’economista non ritiene edificante: «Il rapporto ne parla in chiave ottimistica. Sottintende che la produzione di tecnologia e sanità legittimi il loro sproporzionato arricchimento».
È la propensione al rischio data la grande disponibilità di capitale a favorire un incremento dei patrimoni dei big dell’high tech. Ma c’è un altro elemento del rapporto Ubs, poco evidenziato, che secondo Brancaccio risulta fondamentale per l’aumento delle disuguaglianze: «Quello dell’accumulo di capitale immobiliare, una forma di arricchimento molto più tradizionale, che mostra come i nuovi ricchi somiglino più di quanto si voglia ammettere agli antichi rentier che prosperavano sulla proprietà fondiaria».
Una tendenza che poteva essere anticipata e che ritorna in tutte le grandi crisi economiche con conseguenze di polarizzazione sociale, oltre che tra le classi, anche e soprattutto tra le Nazioni. «Abbiamo spesso rilevato — aggiunge Brancaccio — che la tendenza a un accentramento delle ricchezze si accentua nel corso del tempo e tende a radicalizzarsi a cavallo delle crisi economiche». Nel 2008 c’è stata un’intensificazione di questo processo ed è ragionevole pensare «che a cavallo di questa pandemia e delle sue conseguenze accadrà lo stesso».
A giugno la Banca Mondiale ha evidenziato che la pandemia ha esacerbato la disuguaglianza e spingerà quest’anno tra i 71 e i 100 milioni di persone nella povertà estrema: «C’è un’incapacità per i Paesi più poveri di far fronte all’indebitamento verso l’estero. È una delle tipiche conseguenze delle crisi». Ma questa crisi non ha eguali secondo Brancaccio: «Siamo di fronte alla più precipitosa caduta nella storia del capitalismo. Un tracollo a questa velocità nel giro di pochi mesi non si era mai visto».
Le dimensioni surclassano la crisi che si è avuta nel 2008, e gli unici termini di paragone disponibili «sono la Grande Depressione degli anni ’30 e le cadute che si verificarono durante le due guerre mondiali». E se nella crisi i ricchi diventano sempre più ricchi, quella che si verificò nel 2008 «fu una passeggiata rispetto a quello che sta accadendo ora». Assisteremo — conclude — «a una centralizzazione dei capitali, polarizzazione sociale e divergenza tra Nazioni ancora più forti di prima».
(da Open)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
GRANDI ELETTORI: BIDEN IN GRANDE VANTAGGIO, SUPERATA LA SOGLIA DEI 270 NECESSARI
Il candidato democratico Joe Biden supera per la prima volta la soglia critica dei 270 grandi elettori necessaria per la vittoria alle elezioni presidenziali di novembre, secondo le previsioni elettorali della Cnn.
Sulla base dei sondaggi, l’emittente classifica come “solidamente democratici” 17 stati che pesano per 203 elettori, a cui si aggiungono nove stati e distretti elettorali tendenti verso i democratici che portano in dote altri 87 voti. In totale si arriva a 290.
Il presidente Donald Trump può contare su 20 stati “saldamente repubblicani”, che però portano solo 125 voti, mentre solo il Texas con i suoi 38 voti figura nella categoria degli stati tendenti verso i repubblicani. Florida, Georgia, North Carolina, Iowa e Ohio sono considerati Stati in bilico.
Secondo la Cnn, Biden è in gran vantaggio fra le donne, gli indipendenti, i laureati e non bianchi, ma è ormai anche competitivo fra gli elettori maschi, i bianchi e gli anziani, dove Trump era in vantaggio nel 2016.
Cnn sottolinea che l’ex vice presidente sembra aver costruito la propria forza sul cosiddetto ‘blue wall’del Midwest, che Trump aveva sfruttato nel 2016 per conquistare la vittoria.
Un recente sondaggio, sempre della tv americana, dà il candidato democratico in vantaggio di 16 punti rispetto al presidente (57% contro 41%). Chi si spinge oltre è il sito FiveThirtyEight, la società che fa capo al guru dei sondaggi Nate Silver, secondo cui le chance di Joe Biden di vincere il collegio elettorale salgono all’84,4%, in aumento rispetto all’84% del 7 ottobre. Il candidato democratico potrebbe vincere 352 dei 538 voti del collegio elettorale. Trump ha invece il 15,1% di chance di vittoria, in calo rispetto al 15,6% del 7 ottobre.
(da agenzie)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
RECORD DI CASI ANCHE IN GERMANIA, PORTOGALLO E CROAZIA
L’allarme coronavirus continua a crescere in tutta Europa. In Gran Bretagna il numero dei nuovi casi ha toccato quota 17.540 in 24 ore, portando il totale dall’inizio della pandemia a oltre 561mila casi accertati. I nuovi decessi da Covid-19 sono stati 77.
In Francia nelle ultime 24 ore i contagi sono stati 18.129. In Spagna, invece, si è toccata quota 12.423, il 31% dei quali a Madrid, con 126 decessi. Fernando Simon, responsabile del Centro di Allerta ed Emergenze Sanitarie, ha dichiarato che “l’evoluzione della pandemia non è favorevole, ci troviamo in una fase di aumento nel numero dei casi”.
Anche la Germania ha registrato un record di nuovi contagi: sono 4.058 i casi confermati nelle ultime 24 ore. Non erano così alti dall’11 aprile, quando il Paese era però ancora in lockdown. Mercoledì i nuovi positivi tedeschi erano stati 2.898 e anche ieri il numero aveva rappresentato un record.
Il picco arriva proprio a ridosso delle vacanze scolastiche autunnali, tanto che, come già chiesto qualche giorno fa dalla cancelliera Angela Merkel, il governo ha suggerito ai cittadini di evitare i viaggi all’estero.
Intanto la capitale Berlino ha superato la soglia dei 50 contagi per 100mila abitanti nell’arco di sette giorni, oltre la quale le autorità possono imporre nuove restrizioni. Situazione identica anche a Francoforte.
Il quadro non sembra migliorare anche negli altri Paesi europei. Tanto che già ieri molti sono corsi ai ripari, imponendo misure più restrittive, come la chiusura di bar e ristoranti a Bruxelles per un mese, o a Glasgow ed Edimburgo per due settimane.
Così, oggi, Parigi ha fatto di nuovo scattare nell’Ile-de-France, la regione della capitale, il “Plan Blanc”, il piano di emergenza che consente di mobilitare tutte le risorse degli ospedali in presenza di una crisi. Lo ha annunciato il direttore della Sanità regionale Aurèlien Rousseau spiegando che l’epidemia “comincia di nuovo a farsi sentire in rianimazione e negli ospedali”, con il numero di coloro ricoverati in terapia intensiva che ha ormai raggiunto la soglia di allerta del 40%.
Il piano consente di “mobilitare tutte le risorse degli ospedali e anticipare i prossimi giorni”, ha detto. “La situazione sta peggiorando in diverse nostre città , come in altri Paesi vicini alla Francia”, ha spiegato il ministro della Sanità , Olivièr Vèran, durante la sua conferenza stampa settimanale. Quattro città — Lille, Grenoble, Lione e Saint-Etienne — passano in zona di “massima allerta” come Parigi e Marsiglia-Aix en Provence. A Digione e Clermont-Ferrand emergono segnali preoccupanti e le due città passano da allerta a allerta rafforzata.
Le misure del “Plan Blanc” sono state riattivate anche negli ospedali della regione di Lione dal 22 settembre. Il livello 1 del Piano d’emergenza consente di prepararsi meglio ad accogliere i malati, di aumentare il numero dei letti in rianimazione e di rinviare alcune operazioni non urgenti.
Preoccupano anche i numeri fuori dal continente europeo.
Nella notte infatti il bilancio dei casi di coronavirus in Brasile ha superato la soglia di 5 milioni, come ha reso noto il ministero della Sanità del Paese, con un incremento di nuovi positivi di 31.553 in sole 24 ore, e oltre 700 nuovi decessi.
In India, invece, i positivi in 24 ore sono stati 78.524, un numero che porta il totale dei contagi dall’inizio della pandemia a 6,8 milioni. Nonostante i numeri elevati, l’India ha comunque assistito a un calo costante dei casi confermati: a inizio settembre quelli giornalieri erano in media 93mila.
Critica la situazione anche sull’altra sponda del Mediterraneo, in Nord Africa, dove la Tunisia ha decretato il coprifuoco notturno, a partire da stasera per 15 giorni, nella “Grand Tunis”, ovvero la macro area urbana della capitale che comprende i governatorati di Tunisi, Ariana, Ben Arous, e Manouba, con oltre 2,6 milioni di abitanti. Lo ha reso noto la tv di Stato Watanya 1 nella serata di ieri precisando che l’orario del coprifuoco andrà dalle 21 alle 5 nei giorni feriali e dalle 19 alle 5 il sabato e la domenica.
Nelle ultime settimane la Tunisia ha registrato un forte incremento dei contagi. Gli ultimi dati resi noti dal ministero della Sanità , riferiti al 4 e 5 ottobre scorso, parlano di altri 2.312, per un totale di 24.542 infezioni dall’inizio dell’epidemia.
Portogallo — Il Paese ha superato per la prima volta in sei mesi i 1.000 nuovi casi giornalieri di coronavirus. La Direzione Generale della Salute ha registrato 1.278 contagi nelle ultime 24 ore. È il dato più alto dal 10 aprile.
Russia — I casi in Russia sono aumentati di 11.493 unità nelle ultime 24 ore e il totale delle infezioni ha raggiunto 1.260.112. Lo ha detto il centro di crisi anti-coronavirus. Secondo i suoi dati, negli ultimi cinque giorni è stato registrato un tasso di crescita dello 0,9%. I morti sono stati invece 191 per un totale di 22.056.
Croazia — Nuovo sensibile balzo dei contagi in Croazia, che nelle ultime 24 ore ha registrato 542 nuovi casi di coronavirus, record giornaliero da inizio epidemia. Ieri i casi erano stati 363. Il totale sale a 18.989, mentre il numero delle vittime è finora di 310, dopo un ultimo decesso registrato ieri.
Iran — Nuovo record di 4.392 casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in Iran. Il dato porta il totale dei contagi a 488.236. Le vittime confermate nell’ultima giornata sono 230. I decessi complessivi salgono a 27.888.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: emergenza | Commenta »