Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
LA CAMPANIA HA OLTRE 700 POSITIVI, LA LOMBARDIA 683… AUMENTANO RICOVERI E TERAPIE INTENSIVE
Il contagio aumenta con forza, peggiora il rapporto tra testati e positivi e crescono i letti occupati in ospedale da pazienti con sintomi, anche gravi.
In un giorno sono 4.458 i nuovi casi di coronavirus accertati su 128mila tamponi effettuati nei quali sono compresi anche quelli di controllo su persone già positive. Aumentano anche ricoverati e malati in terapia intensiva, che fanno rispettivamente segnare +143 (3.925) e +21 (358).
Sono 22 i decessi nelle ultime 24 ore. L’incremento di oggi è superiore di 780 infetti rispetto a quello di ieri (3.678) con 2.784 test in più: peggiora quindi il rapporto tra testati e positivi. E salgono anche le regioni che fanno segnare più di 100 nuovi positivi: sono 12, una in più di ieri.
L’area che fa continua a far l’incremento maggiore è la Campania, dove sono stati tracciati 757 nuovi positivi in un giorno. La Lombardia registra 683 nuovi casi (+183 rispetto a mercoledì, con appena 500 test in più), il Veneto 491 (+116), la Toscana 339 (+39 con mille tamponi in meno) e il Piemonte 336 (+49 con qualche decina di meno tamponi).
Picco di contagi in Puglia, dove sono stati accertati 248 positivi, 52 in più di ieri con meno tamponi: si tratta di un numero mai raggiunto dall’inizio della pandemia.
Forte aumento anche in Friuli Venezia Giulia, dove salgono a 110 da 72, e in Sardegna (127, +26).
Crescono anche Umbria, Abruzzo, Bolzano, Trento, Calabria, Basilicata, Molise, Valle d’Aosta. Stabile il Lazio con 359 positivi (+2). I nuovi casi flettono solo in Emilia-Romagna (184, -9 con 3mila tamponi in meno), in Liguria (152, -24) e nelle Marche, dove si sono trovati 66 casi con 500 test in meno nelle ultime 24 ore.
Tra lunedì e giovedì di questa settimana sono stati scoperti 13.069 positivi, negli stessi giorni della scorsa settimana furono 7.539, mentre due settimane fa erano 6.167, meno della metà . Gli attualmente positivi sono 65.952 (+3.376). Di questi 3.925 sono ricoverati con sintomi in reparti Covid e 358 necessitano di assistenza in terapia intensiva. Da inizio pandemia sono 338.398 i casi accertati di infezione da Sars-Cov-2. In 236.363 sono stati dimessi o sono guariti (+1.060), mentre con le 22 vittime odierne il conto totale dei morti sale a 36.083.
(da agenzie)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
L’EX MARESCIALLO DELL’ESERCITO AVEVA DOVUTO COMBATTERE A LUNGO PER OTTENERE QUANTO GLI SPETTAVA
Marco Diana è morto, l’ex maresciallo dell’Esercito italiano diventato simbolo nella battaglia contro l’uranio impoverito aveva 50 anni. Malato da tempo, Diana si è spento mercoledì in una stanza del Policlinico universitario di Monserrato, a Cagliari, dove era ricoverato da alcuni giorni per l’aggravarsi della malattia .
Originario di Villamassargia, nel sud Sardegna, era diventato sottufficiale dell’esercito ed era stato poi impegnato per oltre 10 anni missioni in giro per il mondo dalla Somalia al Kosovo.
Al ritorno in Italia l’inizio del lungo calvario con la scoperta di un terribile male che non lo ha mai più lasciato, un tumore al sistema linfatico causato proprio da quell’uranio impoverito che ha fatto tante vittime tra i soldati del nostro Paese. Da guerriero aveva sempre combattuto con coraggio la malattia riuscendo a contenerla per anni.
Di pari passo però è nata anche la sua consapevolezza di dover lottare contro le istituzioni per vedersi riconoscere quella che era tutti gli effetti una causa di servizio. Anche quando infine si era visto riconoscere dalla Corte dei conti la causa di servizio e il diritto alla pensione privilegiata di prima categoria con relativo risarcimento, aveva dovuto combattere a lungo contro la burocrazia e contro quello Stato che, secondo lui, l’aveva abbandonato, per poter ottenere quanto gli spettava.
Negli anni si era battuto pubblicamente per la ricerca della verità legata alle malattie contratte dai soldati durante le missioni all’estero.
Aveva cercato cure e rimedi vari per guarire. Alcuni anni fa dalla sua pagina facebook aveva annunciato di dover vendere la casa per pagarsi le cure.
A causa del tumore le sue condizioni di salute però sono gradualmente ma costantemente peggiorate fino al decesso di oggi.
(da agenzie)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
BENE M5S E FDI, CROLLA ITALIA VIVA
Il Partito Democratico si avvicina alla Lega, che ora dista meno di un punto percentuale: è il dato più clamoroso che emerge dagli ultimi sondaggi politici elettorali realizzati dall’istituto Ixè.
Secondo la rilevazione, il Carroccio perde mezzo percentuale in poco meno di un mese (l’11 settembre è la data di riferimento dell’ultimo sondaggio), assestandosi al 23%.
Il partito guidato da Matteo Salvini resta il primo partito, ma ora è tallonato dal Pd, che dal 21,1% del mese scorso sale al 22,1 per cento.
Il Partito Democratico ora è a meno di un punto percentuale dalla Lega, 0,9% per la precisione, e sogna il sorpasso sul Carroccio.
Buone notizie anche per il Movimento 5 Stelle che sale al 16,7 per cento, guadagnando uno 0,5% rispetto al sondaggio precedente.
Non si arresta la corsa di Fratelli d’Italia che si assesta al 15,6% con un balzo dello 0,8 per cento.
Arretra, invece, Forza Italia che dall’8 per cento scende al 6,9%.
Scende sotto la soglia del 3 per cento La Sinistra, accreditata al 2,6%, mentre Azione di Carlo Calenda dal 2,6% del mese scorso scende al 2,1 per cento.
Crolla anche Italia Viva di Matteo Renzi che ora è accreditata al 2%.
Sempre alto il numero di indecisi/astenuti, che secondo il sondaggio rappresentano il 38,1%
(da agenzie)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
E SULL’EUROPA LEGA A RIMORCHIO DELL’UNGHERIA: “SE IL PPE SI SPOSTA SULLE POSIZIONI DI ORBAN SI PUO’ AVVIARE UN DIALOGO”
Nella sua intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, il leader della Lega è stato chiamato a rispondere a questa domanda: «Giorgia Meloni si è conquistata un ruolo visibile in Europa. E lei che fa?». E la sua risposta ha spento gli entusiasmi del centrodestra: «Sempre di opposizione parliamo. In Europa comandano popolari e socialisti. Al di fuori di lì, non fa grande differenza. Siamo d’accordo, invece, sul fatto che si debba pesare di più».
Insomma, un ruolo in un contesto in cui si conta poco stando all’opposizione (e con numeri minoritari, di gran lunga, rispetto ai partiti che guidano l’Europa).
Per questo motivo Salvini su Meloni leader Ecr party ha indossato le vesti del pompiere e, estintore alla mano, ha spento gli entusiasmi delle ultime settimane.
E la Lega che farà ? Anche su questo aspetto si stanno valutando alcune posizioni per il futuro più prossimo.
«Però, attenzione, perchè non è chiaro dove andrà il Ppe — ha spiegato Salvini -. Se va a sinistra non mi interessa, se si sposta sulle posizioni di Orbà¡n avvio il dialogo». Insomma, la Lega aspetta che le dinamiche si definiscano in modo chiaro e, in caso, sceglierà di seguire la via del tricolore. Ma, questa volta, quello orizzontale ungherese.
Sovranista d’accatto
(da agenzie)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
LA CAMPANIA E’ LA REGIONE CHE ALLARMA DI PIU’
L’ultimo aggiornamento del monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe conferma quanto negli ultimi giorni i numeri dei bollettini della Protezione civile hanno registrato.
La curva dei contagi da Covid-19 si è impennata del 42% in una sola settimana con la Regione Campania a fare da portabandiera.
Secondo quanto osservato da Gimbe nei giorni che vanno dal 30 settembre al 6 ottobre la situazione di fatto è precipitata rispetto alla settimana precedente: 17.252 nuovi casi contro 12.114. 912 in più solo per la Campania. Una crescita forte quanto rapida che ha visto aumentare anche il rapporto importante tra tamponi effettuati e tamponi risultati positivi: dal 3,1% al 4% attuale.
Il monitoraggio ha evidenziato un significativo aumento anche per i ricoveri, i pazienti attualmente in ospedale con sintomi sono 3.625 contro i 3.048 di una settimana fa, senza contare le terapie intensive per cui si registra un +17,7% di presenze.
In alcune Regioni la percentuale dei casi ospedalizzati rispetto al resto dei malati Covid è nettamente superiore alla media nazionale del 6,6%: al primo posto la Sicilia (11,5%), a seguire la Liguria (10,4%), il Lazio (9,9%), la Puglia (8,9%), e ancora Piemonte (8,6%), Abruzzo (8,2%) e Basilicata (7,9%).
L’impennata non ha risparmiato, anche se in modo per ora lieve, le conseguenze sul numero dei decessi. Da 137 totali siamo passati per la settimana dal 30 al 6 a 155, con un aumento del 13,1%.
I numeri registrati da Gimbe sono 10 volte superiori a quelli monitorati dalla seconda metà di luglio.
Da 1.400 si è passati a quota 17mila, con un incremento del rapporto positivi/casi testati che dallo 0,8% è schizzato al 4%. Ed è proprio quest’ultima proporzione a suggerire quanto il virus stia circolando in maniera più sostenuta, una situazione per cui si rivelano ancora più fondamentali le attività di controllo. A ribadire l’urgenza è il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta.
«Nelle Regioni dove l’incremento del rapporto positivi/casi testati supera il 5% sarà cruciale potenziare le attività di testing e tracing», ha detto il presidente sottolineando come invece la composizione dei casi attualmente positivi si sia mantenuta costante dai primi di luglio. «Il 93-94% dei positivi sono in isolamento domiciliare perchè asintomatici/oligosintomatici; il 5-6% ricoverati con sintomi e lo 0,5% in terapia intensiva».
(da Open)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
DAL NEW ENGLAND JOURNAL OF MEDICINE L’EDITORIALE PIU’ DURO… LE GRANDI RIVISTE SCIENTIFICHE CHIEDONO DI NON VOTARE “POLITICI PERICOLOSAMENTE INCOMPETENTI”
Mai, nel corso dei suoi 208 anni di storia, il New England Journal of Medicine, una delle riviste mediche più prestigiose del mondo, aveva ‘sporcato’ le sue pagine con la politica.
Il fatto che abbia deciso di farlo ora, arrivando a chiedere agli americani di cacciare dalla Casa Bianca chi li sta facendo “Morire in un vuoto di leadership”, rappresenta una pietra miliare nei rapporti tra scienza e politica, ma anche un punto di svolta nel ruolo e nelle responsabilità degli scienziati in tempi di pandemia. Perchè il successo di teorie antiscientifiche e negazioniste è anche un loro fallimento.
La crisi del coronavirus ha spinto molte personalità scientifiche a esporsi in modi inediti, mettendo in soffitta l’immagine dello scienziato chiuso nel suo laboratorio e poco incline alla comunicazione col mondo esterno.
Lo stesso discorso vale per le grandi pubblicazioni scientifiche, tipicamente concentrate sull’ultima scoperta, con un linguaggio inaccessibile ai non addetti al lavoro. L’epidemia di Covid-19 ha sconvolto anche questo, come mostra l’editoriale pubblicato mercoledì dal New England Journal of Medicine: uno degli attacchi più duri alla leadership di Donald Trump che siano mai stati scritti.
Nel testo il nome del presidente non compare mai, ma i riferimenti alle sue azioni e ai suoi atteggiamenti sono chiari e taglienti come lame. “Quando si è trattato di rispondere alla più grande crisi di salute pubblica del nostro tempo, i nostri attuali leader politici hanno dimostrato di essere pericolosamente incompetenti. Non dovremmo incoraggiarli e permettere la morte di altre migliaia di americani consentendogli di restare al loro posto”.
Gli autori demoliscono ogni fase della gestione della pandemia negli Stati Uniti, in testa al mondo per numero di casi e decessi di Covid-19 confermati. Il Paese ha registrato oltre 7,3 milioni di infezioni e più di 208.000 morti, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità .
“La risposta dei leader americani è stata costantemente inadeguata”, scrivono gli autori. “Il governo federale ha in gran parte abbandonato il controllo della malattia agli Stati. I governatori hanno variato nelle loro risposte, non tanto per partito quanto per competenza. Ma qualunque sia la loro competenza, i governatori non hanno gli strumenti che Washington controlla”.
L’editoriale è l’ultima condanna dell’amministrazione Trump da una rispettata pubblicazione scientifica.
Il mese scorso Scientific American ha espresso un endorsement per Joe Biden alla presidenza, rompendo una tradizione lunga 175 anni: mai, prima d’allora, si era espressa a favore di questo o quel candidato.
All’inizio di questa settimana la rivista Science, altro peso massimo della scienza messa in parole, ha passato in rassegna tutti i dubbi sulla terapia anti-Covid a cui sarebbe stato sottoposto il presidente Trump, dagli anticorpi chiamati col nome sbagliato e somministrati in dosi più alte del consueto fino ai potenziali effetti psichiatrici del cortisonico desametasone, passando per la modesta efficacia dell’antivirale Remdesevir e l’assenza della discussa idrossiclorochina.
Quello del New England Journal of Medicine, però, è un atto d’accusa in piena regola. “Covid-19 ha creato una crisi in tutto il mondo. Questa crisi ha prodotto una prova di leadership. Senza buone opzioni per combattere un nuovo patogeno, i Paesi sono stati costretti a fare scelte difficili su come rispondere. Qui negli Stati Uniti, i nostri leader hanno fallito quel test. Hanno preso una crisi e l’hanno trasformata in una tragedia”.
L’editoriale indica i primi errori come la carenza di test e la mancanza di dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari, ma aggiunge che il Paese continua a non essere all’altezza della sfida. “Mentre il numero assoluto di test è aumentato in modo sostanziale, la metrica più utile è il numero di test eseguiti per persona infetta, un tasso che ci colloca molto in basso nell’elenco internazionale, al di sotto di luoghi come Kazakistan, Zimbabwe ed Etiopia, Paesi che non possono vantare l’infrastruttura biomedica o la capacità di produzione che abbiamo”.
“Le nostre regole sul distanziamento sociale in molti luoghi sono state nella migliore delle ipotesi apatiche, con l’allentamento delle restrizioni molto prima che fosse raggiunto un adeguato controllo della malattia. E in gran parte del Paese — proseguono gli autori – le persone semplicemente non indossano le mascherine, in gran parte perchè i nostri leader hanno dichiarato apertamente che le mascherine sono strumenti politici piuttosto che efficaci misure di controllo delle infezioni. Il governo ha opportunamente investito molto nello sviluppo di vaccini, ma la sua retorica ha politicizzato il processo di sviluppo e ha portato a una crescente sfiducia nell’opinione pubblica”.
“Più di 200.000 americani sono morti”, ricorda il New England. “Alcuni decessi per Covid-19 erano inevitabili. Ma, sebbene sia impossibile proiettare il numero preciso di vite perse a causa di politiche governative deboli e inadeguate, è almeno nell’ordine delle decine di migliaia di una pandemia che ha già ucciso più americani di qualsiasi conflitto dalla Seconda guerra mondiale”. L’editoriale si conclude con l’auspicio che ai responsabili di tale sfacelo non sia consentito di proseguire il proprio lavoro. Tiratelo fuori di lì, è l’appello unanime di una comunità che molto dovrà fare per ricucire un rapporto di fiducia con le persone comuni. Una scienza meno elitista e più umile, il futuro passa anche di lì.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
STRAVOLTE ABITUDINI, REGOLE E RITI
Per chi crede tenacemente nelle istituzioni, la Camera dei deputati può rappresentare una sorta di tempio pagano, con le sue regole, i suoi riti, le sue abitudini, stanche forse, ma radicate nel tempo e nella storia.
Ci ha provato l’antipolitica a intaccarne immagine e sostanza, con risultati però trascurabili in confronto a come il coronavirus ha stravolto ogni genere di protocollo, oltre alla geografia stessa di palazzo Montecitorio e i suoi lavori, come dimostra la mancanza per ben due volte del numero legale durante la discussione di martedì scorso del nuovo Dpcm, a causa della quarantena che ha decimato i deputati, messi in isolamento precauzionale, e come accadrà di nuovo, fino alla modifica dei regolamenti parlamentari che faccia fronte all’emergenza, in caso di nuove assenze legate all’epidemia.
È sufficiente muovere i primi passi al suo interno della Camera, non prima di essere passati attraverso un termo scanner per la rilevazione della temperatura (abbandonati gli iniziali termometri), per scoprire un mondo alla rovescia, totalmente diverso dall’era pre-Covid, rivoluzionato come quando nel 1965 si passò dalla messa in latino a quella in italiano, dopo le decisioni del concilio Vaticano II avviato da papa Giovanni XXIII e concluso da Paolo VI.
Quello che l’epidemia ha provocato alla Camera riduce a barzelletta il terrore con il quale venne accolto, nel 2013, l’arrivo dell’orda grillina.
A pochi giorni dall’inizio di quella legislatura, era possibile imbattersi nei commessi che in fretta e furia, su indicazione dell’ufficio di presidenza, andavano svitando dagli ascensori più piccoli e antichi il cartello: “Riservato agli onorevoli deputati”, o all’ufficio postale interno smontavano l’avviso che “i deputati hanno la precedenza”.
Si pensava così, vanamente, di scongiurare ulteriori attacchi ai privilegi, anche solo formali. Sono passati sette anni da allora, e la famosa scatoletta di tonno, che i 5Stelle erano ben determinati a scoperchiare, è diventata talmente succulenta da trovarli stabilmente ben attovagliati al ristorante, inizialmente evitato con cura perchè considerato come la rappresentazione plastica della cosiddetta “casta”.
Il partito antisistema si è fatto sistema e proprio quando Montecitorio poteva tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, ecco arrivare il Covid-19, in grado di arrivare laddove nessuno è mai riuscito.
A cominciare dall’aula, dove fin dal 1918 si riuniscono i deputati. Il distanziamento sociale impone che fra un parlamentare e l’altro ci debba essere una sedia vuota. Ma i posti sono contati: 630. Quindi, per la prima volta nella storia repubblicana, l’assemblea ha esondato, tracimando all’esterno, invadendo un altro luogo tradizionale della Camera: il Transatlantico.
Si tratta del corridoio “dei passi perduti”, famoso non tanto perchè permette ai deputati di entrare in aula, ma perchè è da sempre stato il posto dei conciliaboli, delle lunghe passeggiate sottobraccio fra i politici, con i giornalisti, battuto in lungo e in largo anche dai lobbisti, dove si sono decise le sorti di un governo o, addirittura, di una legislatura, dove una parola dettata o sussurrata a un cronista da parte del leader di turno durante le interminabili “vasche”, costruiva o disfaceva in un amen carriere politiche.
Se i divanetti disposti sotto le ampie vetrate che affacciano sul cortile d’onore di Montecitorio (una sorta di chiostro che in passato ospitava l’antica aula) potessero parlare avrebbero di che raccontare su come i destini del Paese si sono decisi più durante questi tàªte a tàªte che nelle interminabili e noiose riunioni di partito.
Il Transatlantico, però, è stato snaturato e trasformato nel prolungamento dell’aula, occupato dai tavolini con le postazioni dei deputati, i sistemi di voto, i computer. Diventato inaccessibile a tutti, tranne che ai parlamentari, è diventato il votificio e questa esigenza ha provocato, a cascata, anche la chiusura di due luoghi altrettanto famosi, la buvette, cioè il bar, e la sala lettura, un’ampia stanza silenziosa e con luci soffuse, dove deputati e giornalisti avevano la possibilità di sfogliare i quotidiani tenuti insieme da bacchette di legno.
Talmente tranquillo che non era raro imbattersi in qualche parlamentare accasciato sui divani in pelle verde, per un pisolino ristoratore. Tutto chiuso, sbarrato, inaccessibile fino a nuovo ordine.
Anche i divanetti sono stati trasferiti, spostati nella galleria dei presidenti, un altro corridoio, verso la parte posteriore di Montecitorio, che prende il suo nome dai ritratti di tutti coloro che hanno seduto sullo scranno più alto della Camera, da Vincenzo Gioberti a Laura Boldrini (quello in carica viene insignito di questo onore solo a fine mandato). Ma quelle poltrone sono quasi sempre vuote, perchè per motivi di sicurezza gli accessi nel palazzo sono ridotti all’osso, quasi inesistenti.
Perfino gli ex parlamentari sono costretti a firmare una liberatoria nella quale dichiarano di essere a conoscenza delle norme antiCovid e di non essere soggetti a rischio.
Anche il ristorante è cambiato. Al suo ingresso è stato aperto il bar che sostituisce la buvette. Ai tavoli per quattro persone, possono sedere solo due deputati, uno di fronte all’altro sul lato corto, oppure in diagonale, per mantenere la distanza di un metro.
Analoga rivoluzione si è avuta nelle commissioni parlamentari, tutte formate da 40 deputati, che prima dell’epidemia avevano a disposizione aulette che oggi non possono garantire il distanziamento sociale. Così, le commissioni sono diventate itineranti.
A seconda delle convocazioni, in base anche alla disponibilità , le sedute si svolgono nella gigantesca sala del Mappamondo (in passato utilizzata per discutere per esempio la manovra economica, quando si riunivano due o più commissioni insieme, o nell’aula dei gruppi parlamentari, che garantisce oltre cento posti).
In tutto il palazzo, mai stato così poco frequentato, è rimasto un solo posto per la socializzazione, per conversare e fumare, dov’è ancora possibile imbattersi in capannelli di deputati e giornalisti: il cortile d’onore.
Ed è l’unico posto dove le ferree regole, comprese quelle approvate dall’ultimo Dpcm che impone la mascherina per tutti anche all’aperto, non sempre vengono rispettate.
Ma questa è la politica ai tempi del Covid, spiazzata e a disagio, come tutti gli italiani, da un’epidemia che ha stravolto le nostre vite, modificato usi e abitudini, rivoluzionato anche le tradizioni più radicate. E Montecitorio, anche se temporaneamente, non ha fatto eccezione.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
DEPOSITATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI GIUGNO: “L’APPLICAZIONE RETROATTIVA VIOLA LA COSTITUZIONE”… LO SA ANCHE UNO STUDENTE AL PRIMO ANNO DI GIURISPRUDENZA
Gli ex senatori ai quali erano stati tagliati i vitalizi li riavranno tutti indietro, e con gli arretrati. Con il deposito delle motivazioni il 5 ottobre è diventata infatti esecutiva la sentenza di giugno che ha annullato il taglio del 60% dell’ottobre 2018.
Il tribunale interno del senato, la cosiddetta ‘commissione contenziosa’, ha dovuto ammettere che il taglio voluto dai grillini (ma festeggiato ufficialmente da quasi tutti i partiti) “si discosta sensibilmente dai paradigmi costituzionali in materia di certezza del diritto, legalità , eguaglianza, solidarietà , laddove tocca retroattivamente i criteri di calcolo in base ai quali fu a suo tempo determinato, per ciascun parlamentare, il quantum della prestazione dovuta. Il provvedimento infatti incide sull’atto genetico costitutivo del diritto al vitalizio e non sul rapporto in essere, perchè non interviene per giustificate esigenze a limitarne l’importo, ma modifica gli atti con cui furono predisposti i provvedimenti di liquidazione per i singoli parlamentari”.
Una bella staffilata per i demagoghi che s’illudevano di poter toccare impunemente dei diritti acquisiti. La deliberazione cancellata, infatti, disponeva “con effetti retroattivi una nuova determinazione dell’importo dovuto a ciascun ex parlamentare, incidendo su un diritto soggettivo perfetto qual è quello derivante dal provvedimento di liquidazione a suo tempo prodotto”.
Il punto critico riguarda “la revisione dei coefficienti di trasformazione che hanno un effetto distorcente, laddove determinano sensibili riduzioni dei vitalizi negli importi di minore entità , mentre rimangono senza effetto per quelli di importo massimo. In questo modo si incide, talora accentuatamente, sulla qualità della vita dei percettori di vitalizi di minore consistenza, con l’effetto sul piano giuridico di intaccare principi costituzionali posti a garanzia della dignità della persona umana, della eguaglianza non solo formale ma anche sostanziale, e della solidarietà ”.
La sentenza, insomma, stabilisce che la tesi degli “ex parlamentari ladri” è falsa e diffamatoria. E che il taglio dei vitalizi viola la Costituzione e l’abc dello stato di diritto. Intanto, però, in questi due anni un centinaio di ex parlamentari che attendevano il giudizio della corte sono defunti. Rossana Rossanda, per esempio, che aveva perso il 72% dei suoi 2.120 euro netti. La sua amica Luciana Castellina, 91 anni, altro volto storico della sinistra, ha subìto un taglio ancor più doloroso: l′84%, passando da 3.140 euro a 500.
Ora anche la Camera dovrà adeguarsi alla sberla del senato contro il provvedimento abborracciato di riduzione. Quindi l’ex ministro socialista Claudio Martelli, eletto per quattro legislature, tornerà a percepire 8.455 euro lordi rispetto agli attuali 3.400. Veltroni riavrà i suoi novemila euro mensili tagliati a seimila, Vendola risalirà da cinque a ottomila, Prodi ne recupererà mille. Felici anche Gino Paoli e Cicciolina, il cui vitalizio di 3.100 euro lordi per una sola legislatura era stato ridotto a mille.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 8th, 2020 Riccardo Fucile
ALMENO 200 I VIGILI CHE ADERIRANNO, UNO SCONCIO: QUELLI CHE DOVREBBERO MULTARE CHI NON HA A MASCHERINA MARCIANO PER NON USARE LA PROTEZIONE E INFETTARE IL PROSSIMO… IN UNO STATO SERIO SAREBBERO LICENZIATI IN 24 ORE
“Il Coordinamento Romano della UGL Polizia Locale e la Segreteria Provinciale di Roma della UGL Autonomie, aderiscono alla marcia di protesta contro l’obbligo delle mascherine negli spazi aperti, indetta per Sabato 10 Ottobre in Piazza San Giovanni a Roma”: è quanto affermano il Coordinatore Romano Marco Milani ed il Segretario Provinciale Sergio Fabrizi.
Insomma almeno 200 vigili a Roma parteciperanno alla manifestazione No Mask di sabato prossimo. E pensare che i controlli sull’uso della mascherina sono affidati alla polizia locale.
Viene da chiedersi con quanto rigore questi agenti — circa 200 quelli iscritti al sindacato, tocca capire se alla protesta aderiranno anche altri — metteranno in pratica, quando sono in servizio, quanto prescrivono le ultime norme anti-contagio, che nel Lazio sono più stringenti rispetto al dpcm appena sfornato da Palazzo Chigi: la mascherina all’aperto, a Roma e nelle altre province, va indossata sempre, non solo «in prossimità » di altre persone o se non si è accanto ai famosi congiunti.
E chi non lo fa, va multato. Dai vigili, tra gli altri
Il comandante dei pizzardoni, Stefano Napoli, contattato, non ha voluto commentare la sortita del sindacato nè l’adesione degli agenti dell’Ugl alla «marcia della liberazione da mascherine e distanziamento sociale».
Quello stesso distanziamento che le sue truppe dovrebbero far applicare, a suon di verbali per chi sgarra emette in pericolo sè stesso e gli altri. Eppure l’imbarazzo in Campidoglio, così come alla Municipale, è palpabile. Soprattutto perchè l’iniziativa rischia di gettare discredito sull’intero Corpo dei caschi bianchi, perfino su chi, proprio per far rispettare l’obbligo di mascherina, è stato preso a sberle nei rioni della movida più debosciata. Chissà cosa ne pensano adesso, quegli agenti, dei colleghi no-mask
(da “NextQuotidiano”)
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