Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
COSI E’ CHIARA LA DIFFERENZA TRA DESTRA E SOVRANISMO, TRA CHI LA LEGGE LA RISPETTA E CHI ISTIGA A VIOLARLA… CON UN DETTAGLIO: IN UNA DEMOCRAZIA SERIA GLI EVERSORI FINISCONO IN GALERA
Eppure una volta erano a favore del rigore e del rispetto delle regole. Ma Giuseppe Conte è riuscito nell’impresa di far riposizionare il quotidiano fondato da Vittorio Feltri e diretto da Pietro Senaldi che questa mattina si è risvegliato anarchico e allergico alle leggi.
Libero invita alla disobbedienza nei confronti delle stringenti regole inserite nel Dpcm in vista delle festività natalizie.
E lo fa utilizzando come sponda le recenti dichiarazioni del Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. E il titolo di oggi, che appare in apertura sull’edizione del 9 dicembre del 2020, è il simbolo di questa svolta eversiva.
«Ha ragione il governatore della Lombardia: importante è disobbedire». Poi, nel sommario, si sciorinano le varie dichiarazioni rilasciate da Attilio Fontana a Libero: un atto di comprensione nei confronti di chi vìola i divieti, definiti incomprensibili e assurdi.
E c’è un richiamo al buon senso degli italiani. Secondo lui — e Libero — basterebbero degli avvisi ai cittadini e non le leggi.
Ovviamente il giochetto è presto fatto: l’importante è contestare quel che fa il governo (giusto o sbagliato) e posizionarsi in base agli umori della platea.
Ed è così che il prodotto finale è un Libero invita alla disobbedienza civile contro le regole del Natale e contro le decisioni del Consiglio dei Ministri e del Presidente del Consiglio. Oramai è una pratica sempre più diffusa sui quotidiani, in particolar modo su quelli che strizzano l’occhio al centrodestra e ai sovranisti.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
UN GIORNO LA RAGAZZA “E’ INGENUA”, UN ALTRO ” CI GUADAGNA”: LA VITTIMA DIVENTA IL POVERO STUPRATORE CHE “VIENE MASSACRATO” DAI MEDIA E ORA DEVE PURE PAGARE… E’ LA MORALE SOVRANISTA
Abbiamo già avuto modo di leggere Libero sul caso di Alberto Genovese. In un editoriale, Vittorio Feltri aveva affermato che la vittima della violenza (in base a questa accusa, l’imprenditore si trova attualmente in carcere) era stata “ingenua” perchè «pensava forse di andare a recitare il rosario entrando nella camera da letto di Genovese?».
Ma il modo di trattare l’argomento di cronaca del momento, in realtà , è stato sempre oggetto di molte critiche: basti pensare all’articolo di Azzurra Barbuto sul tema o all’intervista all’avvocato Annamaria Bernardini de Pace che ha focalizzato la propria attenzione sulla maggiore attenzione che dovrebbero avere le donne «nell’evitare lo stupro».
Nel tweet di oggi, l’editorialista di Libero ritorna nuovamente sul caso Genovese, ancora una volta con una posizione più che discutibile sullo stupro e sulla sua denuncia: «Procede il massacro di Genovese — scrive Feltri — mentre inizia la corsa ai risarcimenti. Ho il sospetto che lo stupro sia una ricca fonte di reddito».
Occorre ricordare all’ex direttore e attuale editorialista della testata che lo stupro non è una “fonte di reddito”, ma un reato contro la persona disciplinato dagli articoli 609 bis e seguenti del codice penale.
Non solo: si tratta di un trauma psicologico dal quale è difficilissimo riprendersi e, in quanto tale, avrebbe bisogno di una trattazione molto più opportuna sugli organi di informazione e sui social media.
Non si può assolutamente paragonare il risarcimento dei danni — esattamente, tra l’altro, come quello per altri reati — che le vittime possono ottenere con il fine ultimo della denuncia di un caso di stupro, nè si può pensare che — una volta ottenuto il risarcimento — la questione possa essere considerata chiusa senza ulteriori conseguenze per l’autore.
Parole come queste, che contribuiscono ad alimentare una versione sempre più devastante della narrazione pubblica dello stupro, non fanno altro che innalzare ulteriori barriere nel già accidentato percorso che porta le vittime di violenza sessuale alla denuncia.
(da Giornalettismo)
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Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
“LONDRA HA FATTO UNA VALUTAZIONE SOLO SU UN LOTTO”.. “LE AUTORITA’ SANITARIE NON E’ CHE DEVONO PRENDERE I DATI CONSEGNATI DALL’INDUSTRIA E METTERE UN TIMBRO, DEVONO FARE LE VERIFICHE”
Secondo Guido Rasi, la procedura d’emergenza adottata da Londra comporta «un rischio basso, ma da non prendere mai»
L’ex direttore dell’Ema, Agenzia europea per i medicinali, bacchetta il Regno Unito per la scelta di anticipare la somministrazione del vaccino Pfizer-Biontech contro il Covid-19: «Non è una buona idea quella di prendere i dati consegnati dall’industria, mettere il timbro e distribuire, anche se ci sono tutti i presupposti affinchè i dati siano buoni e confermati», ha spiegato infatti Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Ema, intervistato da SkyTg24.
Rasi ha poi aggiunto: «Così viene meno l’aspetto di garanzia. Se c’è una sola cosa che non è stata vista, i 300 esperti che ci stanno lavorando all’Ema è molto probabile che la troveranno, o che daranno un’indicazione più precisa. Ad esempio diranno su chi non va usato e su chi è meglio usarlo. Tutto questo ha una grossa importanza nel tempo lungo. Il mio personale parere è che siano stati incauti». Perchè se è vero che la procedura d’emergenza scelta dal Regno Unito «ha un rischio molto basso», si tratta pur sempre di «un rischio da non prendere mai».
Le criticità non finiscono qui. Infatti, come sottolineato da Rasi, Londra «ha fatto la valutazione solo su un lotto del vaccino, quindi dovranno rifare lo stesso lavoro per i lotti successivi. Venti giorni non cambiano nulla se poi consentono alla campagna di essere svolta in modo efficace, continuo e veloce. Dobbiamo cercare di non peggiorare le cose appena inizia a circolare il vaccino, pensando che sia tutto finito. Ci vorranno sette o otto mesi, ma sarà sicuramente la soluzione. È l’inizio della fine della pandemia».
(da Open)
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Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
APPENA IL 4% DELLA CIFRA DESTINATA ALL’ITALIA
“Troppo pochi”, “un fatto grave”, “uno schiaffo in faccia a tutti gli italiani”.
La notizia che nel Recovery plan per la Sanità sono stati previsti 9 miliardi sta sollevando proteste e polemiche. Diverse le reazioni contrarie alla scelta che, a quel che è dato sapere, ha scontentato prima di tutto il ministro della Salute, Roberto Speranza.
“Spiace considerare che a un settore così vitale, specie in questo momento, come quello sanitario non sia stata riservata la centralità che meriterebbe. Va bene un finanziamento generale, ma le disuguaglianze che esistono sul fronte della sanità tra le varie regioni resteranno invariate”, spiega Filippo Anelli.
Per il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, “9 miliardi non sono una somma trascurabile, ma non sono tantissimi”. Specie se si considerano “i tagli inferti alla sanità dalle Regioni negli ultimi vent’anni”. Sforbiciate che hanno reso ancora più profonde le distanze tra i sistemi sanitari dei vari territori “per cui oggi tra quello della Puglia e quello dell’Emilia Romagna, ad esempio, c’è una differenza di ventimila operatori sanitari”. Quello che serve davvero, quindi, oltre i 9 miliardi “che comunque spero siano distribuiti in maniera uguale per tutti ovviamente sulla base alla popolazione” è un fondo ad hoc per colmare il divario tra le varie parti d’Italia aggravato dalla pandemia in corso”.
Anche il segretario generale della Fials, Giuseppe Carbone, ha sottolineato la necessità di “una revisione strutturale del Servizio sanitario regionale” e di “risorse per un piano straordinario di assunzioni e per valorizzare gli infermieri e le professioni sanitarie”. Indice puntato contro i tagli lineari degli ultimi dieci anni che hanno portato al blocco del turn over e a un depauperamento progressivo dell’offerta, come ha messo in evidenza – si pensi al numero dei posti letto e agli organici ridotti all’osso – la pandemia.
Quanto al Recovery plan, prevedere per la sanità 9 miliardi su un totale di 196 è “uno schiaffo agli operatori sanitari e agli italiani stessi”, “è offensivo per gli operatori sanitari, dopo tutto quello che hanno fatto e continuano a fare per lottare contro questo virus”, ha aggiunto Carbone augurandosi che lo stanziamento venga rivisto al più presto, a meno che non abbiano deciso di avvalersi del Mes”.
Sul Fondo salva-Stati concentra l’attenzione l’Associazione dei medici e dirigenti sanitari italiani Anaao Assomed, ricordando, in una nota diffusa stamattina, di aver chiesto “da subito, ma invano, i 37 mld del Mes, temendo che nella ripartizione del fondo generale la sanità pubblica avrebbe fatto, tra tanti vasi di ferro, il vaso di coccio, cui destinare le briciole, se non gli avanzi”. Sul Recovery plan – â€³È un fatto grave che nel piano si preveda di destinare alla sanità appena il 4,3% delle risorse del programma europeo Next Generation” – la bocciatura è netta.
Per l’Anaao “il Governo non ha la percezione di quanto sta accadendo negli ospedali, della stanchezza, dello stress fisico e psichico, dell’angoscia e della frustrazione che accompagnano il triste corteo delle morti. Nè ha a cuore le insopportabili attese dei cittadini malati di altro, spinti nelle braccia di un privato che si va riorganizzando come pilastro paritario. Se questa è l’attenzione, politica ed economica, che il Governo riserva alla sanità pubblica e ai suoi operatori, non resisteremo nè alla seconda nè alla terza ondata della tremenda sfida imposta dalla pandemia”. E dunque, conclude l’Anaao “se vogliamo tutelare la salute come ‘fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività ‘ come recita la Costituzione non è possibile prescindere, come proposto dal Ministro Speranza in una recente audizione alla Commissione Sanità del Senato, da un consistente incremento delle risorse, senza il quale il futuro di un Servizio sanitario pubblico e nazionale, e con esso il destino del diritto alla salute di tutti i cittadini, non esiste”.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
IL MINISTRO CHIEDERA’ PIU’ RISORSE
“Nove miliardi per la Sanità proprio non bastano, servono più soldi”, avvertirà Roberto Speranza nel prossimo Consiglio dei ministri, secondo quanto scrive il Corriere della Sera. I numeri del virus sono ancora “molto alti” e il ministro della Salute è convinto che nessun allentamento sia ancora possibile: “Il pericolo non è scampato, allargare dai Comuni alle province il divieto di spostamento non esiste”.
Il piano di riforma del Sistema sanitario nazionale, che per il ministro della Salute innescherà una “rivoluzione della medicina del territorio”, costa sulla carta 65 miliardi. Speranza aveva proposto nel Recovery fund progetti per 25 miliardi, ma leggendo la bozza ha avuto conferma che ce ne saranno 16 di meno, un gap che il capo delegazione di Leu ritiene inaccettabile: “Io non pongo una questione di governance, su cui ho fiducia in Conte e nei ministri competenti. Pongo una questione di merito. Chiederò con forza ulteriori risorse, la cifra di 9 miliardi deve assolutamente crescere”.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
BRUNETTA E POLVERINI ESCONO DALL’AULA… 314 SI’, 239 NO
A Montecitorio passa la risoluzione della maggioranza sulla riforma del Mes “bancario” che conferisce mandato pieno al premier Giuseppe Conte in vista del Consiglio Europeo di domani, salvando la faccia dell’Italia in Europa e il futuro (se non altro prossimo) del governo.
Con 314 sì, che scendono a 297 sul punto preciso del Mes: votano in dissenso almeno 8 grillini, 3 ex di quel partito, mentre Forza Italia si limita all’uscita dall’aula di Renato Brunetta e Renata Polverini.
Ma gli interventi — da Italia Viva al Pd, da M5S a Fi — sono già proiettati sull’utilizzo dei 209 miliardi di euro l’anno prossimo.
Sarà quello il “momento storico” ed è la partita di cui tutti vogliono fare parte e su cui nessuno farà sconti. A partire dai Dem, stufi della gestione protagonista di Conte e consapevoli della posta in gioco, per cui il capogruppo Graziano Delrio lo strattona sulla task force: “Sia umile come Papa Francesco. Ascolti parti sociali ed enti locali, no a commissariare il Parlamento”. Mentre il prossimo punto dell’agenda Pd-M5S sarà la revisione “radicale” del Patto di Stabilità .
La risoluzione giallorossa si vota per parti separate: il grosso passa con 314 sì e 239 no, 9 astenuti. Ma sul punto preciso che impegna il governo “a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’eurosummit sulla riforma del trattato del Mes” i consensi scendono a 297 con 256 voti contrari e 7 astenuti.
Tra i no ci sono sei Cinquestelle, che parlano in dissenso uno dopo l’altro — Andrea Colletti, Fabio Bernardini, Francesco Forciniti, Pino Cabras, Alvise Maniero, Mara Lapia – per chiarire che non si tratta di una sfiducia a Conte (secondo il richiamo all’ordine usato da Luigi Di Maio e Vito Crimi) ma di un “voto di coerenza”.
Fanno poi sapere di aver votato contro anche Andrea Vallascas e Raphael Raduzzi, che accusa: “E’ stata una Caporetto, Crimi si dimetta”.
No anche da parte di tre ex grillini, ora nel Misto: Antonio Zennano, Raffaele Trano, Lorenzo Fioramonti.
Forza Italia tiene o, come dice l’ala “governista”, vive la quiete prima della tempesta. Maria Stella Gelmini annuncia il voto contrario voluto da Silvio Berlusconi, ma avvisa Salvini e Meloni: “Bene il centrodestra unito, ma Fi non si fa dettare la linea dal governo o dagli alleati”.
E sul Mes sanitario i berlusconiani, a differenza di Lega e FdI, voteranno sì, perchè la Sanità ha bisogno di risorse in un modo o nell’altro. Lo hanno già ribadito Antonio Tajani e il fedelissimo del Cavaliere Valentino Valentini.
Segno che sui 37 miliardi per la Sanità si giocherà il prossimo round. Ma ce ne saranno altri: il Mes definitivo dovrà tornare in aula, poi ci sarà la legge di Bilancio, il nuovo probabile scostamento di gennaio.
Ogni fazione affila le armi. Intanto, però, il dissenso è contenuto. Grazie anche alla mossa di Salvini che ha convinto Giovanni Toti a virare i suoi (tutti fuoriusciti da Fi) per il sì: lo annuncia in aula Maurizio Lupi un po’ acrobaticamente, dopo le aperture al sì di Gaetano Quagliariello e Paolo Romani.
A smarcarsi è Renato Brunetta, che però ha preventivamente ricucito con Berlusconi: “Lo ringrazio per l’onore di parlare in dissenso, un’attestazione di fiducia che penso di aver meritato in 26 anni di militanza leale”. Si duole che abbia “prevalso lo spirito di parte, schieramento e propaganda sullo spirito di unità . Così si indebolisce il Paese, è un gioco a somma negativa. Questo no non sarà in mio nome”. Più laconica Polverini: “Non faccio passi indietro sul sogno europeo, fa parte della storia di Fi”.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
CHIEDE UNITA’ E IL DISCORSO CONVINCE ANCHE I RENZIANI
Il premier Giuseppe Conte è intervenuto alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo chiamato a varare la riforma del Mes. Un tema che ha fatto fibrillare la maggioranza di governo, in particolare il M5s e Italia viva.
E Conte, non a caso, ha chiesto ai partiti che lo sostengono maggiore compattezza: «Il governo ha bisogno della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Europa. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza, ma è senz’altro salutare che si svolga con spirito costruttivo e non ci distragga dagli obiettivi».
L’appello non è caduto nel vuoto. Da una parte le opposizioni hanno riso, dall’altra i renziani dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier hanno firmato la risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes.
Entrando nei dettagli, il presidente del Consiglio ha rivendicato le modifiche alla riforma del Mes introdotte anche grazie al contributo italiano, oltre che tedesco: «Com’è noto la riforma del Mes conteneva il backstop bancario che è un obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano, l’Eurogruppo ha trovato un’intesa per introdurlo con due anni di anticipo».
Il backstop è un meccanismo di tutela che punta a trasferire a un organo sovranazionale la gestione delle crisi bancarie, questione particolarmente importante per l’Italia, i cui istituti sono gravati da una mole rilevante di crediti deteriorati.
Ma il Mes, per Conte, resta uno «strumento obsoleto» e la ratifica della sua riforma rimane in ogni caso una «responsabilità delle Camere». Di sicuro «per cambiare l’Ue è decisivo ben altro percorso».
E quindi l’Italia «si farà promotrice di una proposta innovatrice per integrare il nuovo Mes nell’intera architettura europea. Il modello a cui ispirarsi lo abbiamo già adottato: è il Next Generation Eu», ha promesso il premier, mettendo l’accento su quello che rappresenta il punto di mediazione decisivo per ottenere l’appoggio della parte più critica del M5s.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
INIZIA MALE LA VACCINAZIONE: SE CAUSA REAZIONI ALLERGICHE NON POTEVANO DIRLO PRIMA? ALLORA LA SPERIMENTAZIONE A CHE SERVE?
L’autorità nazionale di controllo sui farmaci (Mhra) ha raccomandato oggi di non sottoporre a vaccinazione anti Covid chi abbia alle spalle una storia di “significative” reazioni allergiche.
L’indicazione ′ arrivata dopo che due delle centinaia di persone a cui è stato somministrato il vaccino Pfizer/Biontech nel Regno Unitio – primo Paese ad aver dato il via ieri alla distribuzione pubblica, dopo il via libera dato nei giorni scorsi dalla stessa Mhra – hanno avuto reazioni allergiche.
Le persone colpite da reazioni allergica nella prima giornata di vaccinazione sono due operatori sanitari di case di cura e ricovero vaccinati nella prima categoria di priorità assieme a un contingente iniziale di degenti ultraottantenni di queste strutture, ha poi confermato il servizio sanitario nazionale dell’Inghilterra (Nhs England).
Non senza precisare che tutti gli ospedali coinvolti nella distribuzione del vaccino Pfizer sono stati avvertiti dell’accaduto e informati della raccomandazione della Mhra di evitare la somministrazione a chi abbia avuto in passato episodi seri di allergia.
Si tratta di procedure standard, ha poi minimizzato il professor Stephen Powis, direttore medico dell’Nhs in Inghilterra osservando come sia “comune che la Mhra suggerisca cautele in caso di nuovi vaccini per le persone con una storia significativa di allergie”.
Powis ha inoltre assicurato che i due sanitari dell’Nhs andati incontro ieri a reazioni di questo tipo dopo la vaccinazione anti Covid non sono in gravi condizioni e “stanno entrambi riprendendosi bene”.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
QUESTO CRIMINALE VA ARRESTATO CON TUTTA LA SUA CORTE
Sconfitta per Trump alla Corte Suprema. Il presidente uscente ha infatti visto respingere dalla Corte l’ultimo tentativo di sovvertire il risultato delle elezioni dello scorso 3 novembre vinte largamente da Joe Biden.
I nove giudici hanno infatti negato all’unanimità possibilità di discussione alla causa presentata dal deputato repubblicano Mike Kelly che chiedeva di bloccare la certificazione del risultato in Pennsylvania, Stato vinto da Biden con 81.660 voti di vantaggio su Trump. Un no senza commenti e, in maniera alquanto insolita, senza eccezioni, che ha portato al tweet del profilo satirico God, che ha commentato così la decisione: “C’è solo una Corte più in alto dove Trump può andare adesso. E io sono più che pronto”.
Questa sconfitta per Trump alla Corte Suprema è solo l’ultima di una sempre più lunga serie di pesanti ko nelle aule di tribunale di tutto il Paese.
Al di fuori della bolla dei suoi sostenitori la campagna del presidente uscente per sovvertire il risultato è riconosciuta esattamente per quello che è: un tentativo, goffo e maldestro, ma decisamente eversivo di ribaltare la volontà popolare e farsi assegnare la vittoria con accuse di brogli dei quali, in oltre un mese, i vari Minion del presidente uscente non sono riusciti a presentare neanche un accenno di prova.
Oltretutto la sconfitta per Trump alla Corte Suprema arriva nel giorno in cui si chiude il periodo per certificare le elezioni nei vari Stati, il che significa che ovunque il risultato è stato certificato il Congresso non potrà in alcun modo intervenire, e gli unici Stati ancora da certificare sono California, Colorado, Hawaii e Idaho, nessuno dei quali è mai stato in bilico.
Si avvicina quindi il 14, giorno nel quale i delegati si riuniranno per votare ufficialmente il presidente, con Biden che 306 voti, contro i 232 Trump, il cui tentativo di “rubare” delegati al legittimo vincitore sembra fallito.
Anche per questo il tweet del profilo satirico God ha colpito nel segno, scatenando commenti brucianti contro il presidente uscente e il suo “golpe da operetta”, per restare in tema falliti colpi di Stato nei primi di dicembre
Dopo questa sconfitta per Trump alla Corte Suprema, i sostenitori di Trump si affidano però a un’ultima speranza: la causa presentata dall’Attorney General del Texas. Ken Paxton, contro Pennsylvania, Michigan, Georgia e Wisconsin.
Un’azione legale senza precedenti, a cui nel corso della giornata si sarebbero aggiunte anche almeno Louisiana, Alabama, che chiede alla Corte Suprema di rimandare il meeting del 14 dicembre per permettere alle legislature dei 4 Stati, tutte a guida repubblicana, di nominare dei delegati che votino Trump invece di Biden, come da volere degli elettori.
Una causa che ha scatenato la reazione dei governatori e dei vertici istituzionali dei quattro Stati che hanno definito quella di Paxton, fedelissimo di Trump sotto indagine dell’Fbi per una serie di reati che comprendono la corruzione e l’abuso d’ufficio per favorire i propri finanziatori, un “attacco sconsiderato” alla democrazia americana.
Gli esperti legali invece danno poche speranze di successo all’azione legale, che Paxton ha presentato direttamente alla Corte Suprema dopo la lunga serie di imbarazzanti sconfitte nelle corti di tutto il Paese di Giuliani e del suo clan nella speranza che la super maggioranza di giudici conservatori (6-3, tre de quali nominati proprio da Trump) possa in qualche modo bypassare la mancanza di argomenti reali e favorire il presidente uscente nel suo tentativo eversivo.
(da agenzie)
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