Destra di Popolo.net

GERMANIA IN CRISI DI NERVI: MILLE MORTI IN UN GIORNO, PROROGATO IL LOCKDOWN

Gennaio 5th, 2021 Riccardo Fucile

SCHOLZ ATTACCA SPAHN, SCONTRO NEL GOVERNO SU COVID E VACCINO

Un partito di maggioranza “che si comporta come se fosse all’opposizione”, una lettera con 24 domande all’alleato di Governo per inchiodarlo alle sue responsabilità , la richiesta di una commissione di inchiesta sui negoziati per l’approvvigionamento del vaccino, una frattura apparentemente insanabile nell’esecutivo dal sapore elettorale.
Anche se mancano i classici rumors sul rimpasto che tutti vogliono e tutti smentiscono, c’è quanto basta perchè il pensiero corra subito all’Italia.
Invece no, si tratta della Germania dove il Governo federale è entrato in una profonda crisi di nervi a causa dei ritardi nelle somministrazioni del farmaco prodotto da Pfizer e BioNTech contro il Covid.
Sul banco degli imputati c’è la gestione della campagna vaccinale da parte della cancelliera Angela Merkel e del suo ministro alla Salute Jens Spahn, finiti da giorni al centro delle polemiche perchè le iniezioni scarseggiano e i morti aumentano.
Martedì la conta delle vittime segna un altro dato allarmante, 944 morti, e quella dei contagi sfiora quota 12mila. Numeri che hanno indotto il Governo a prendere nuove misure restrittive, a partire dal prolungamento del lockdown al 31 gennaio con scuole e asili chiusi fino alla stessa data, decise nel corso del vertice tra Merkel e i 16 ministri-presidenti dei Laender.
Sarebbe stata concordata inoltre una limitazione degli spostamenti entro 15 chilometri nelle zone rosse ad alta incidenza del virus (superiore ai 200 nuovi contagi in 7 giorni ogni 10.000 abitanti).
La campagna vaccinale in Germania procede sostenuta – o comunque meno lentamente – rispetto a molti altri Paesi Ue come Paesi Bassi, Francia e anche Italia dove le somministrazioni sono quasi a 180mila.
Nei lander, seppur a macchia di leopardo, sono invece 317mila (dati di martedì). Numeri da avvio di campagna vaccinale, frutto delle difficoltà  comuni – chi più chi meno – a tutti i Paesi che si devono cimentare nella più grande somministrazione di massa della loro storia, eppure in grado di gettare il compassato Governo guidato da Angela Merkel in una profonda crisi isterica dal sapore elettorale.
Il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha duramente attaccato il titolare della Salute Jens Spahn presentandogli un elenco di domande di quattro pagine raccolte dagli stati federali guidati da Spd sul “fallimento” dell’iniziativa per la vaccinazione.
Come riferisce il quotidiano “Bild”, la mossa di Scholz è un “attacco frontale” sia contro Spahn sia contro la cancelliera Angela Merkel.
La questione minaccia di spaccare la Grande coalizione tra Cdu-Csu e SpD, in vista delle urne di quest’anno in ben sei regioni e soprattutto delle elezioni federali del 26 settembre. Una sfida tutta politica, fatta sulla campagna vaccinale, tra Scholz, candidato cancelliere per la Spd, e Spahn, suo possibile avversario per la Cdu secondo alcuni rumors (ma la partita tra i conservatori nell’era post Merkel è ancora aperta).
I socialdemocratici, seppur alleati di Angela Merkel, hanno affilato le armi sui vaccini. Il membro del Bundestag Florian Post, parlando con Focus, ha chiesto apertamente una Commissione d’inchiesta parlamentare per indagare le scelte fatte dal Governo e dalla Commissione Europea.
Ieri sempre la Bild aveva pubblicato una lettera di giugno firmata dai ministri della Salute di Germania, Italia, Francia e Paesi Bassi in cui si incarica la Commissione di occuparsi dell’acquisto del vaccino anti-covid. Secondo il tabloid il ritardo della Germania nell’approvvigionamento del vaccino dipende dall’essersi affidata alla gestione europea e aver rinunciato alla via nazionale. Ma non solo secondo il tabloid: il parlamentare Post chiede se davvero la Germania abbia rinunciato ai suoi ordinativi di vaccini per affidarsi ai “dilettanti” intorno a Ursula von der Leyen.
Il clima politico in Germania è incandescente. Le domande portate da Scholz sul tavolo di Spahn aprono una frattura nella GroKo che sostiene il Governo.
Secondo il tabloid Bild, le domande vertono sulle scelte fatte dal ministero in tutte le fasi della preparazione della campagna, a partire dalla decisione di ordinare “poche dosi” ordinate del farmaco della BioNTech, e di non muoversi per vie alternative. E poi chiede di confermare l’acquisto di 30 milioni di vaccini negoziati bilateralmente tra il Governo e la casa farmaceutica tedesca, al di fuori degli accordi europei.
Il ministro Spahh ha replicato con toni duri ma istituzionali ai socialdemocratici guidati dal titolare delle Finanze Scholz: “In questa fase veramente difficile io credo che i cittadini si aspettino compattezza e decisione dal loro governo. Non funziona bene in una fase come questa allo stesso tempo voler essere opposizione e governo”. Chi non ha usato mezzi termini è il segretario generale della Cdu Paul Zemiak: “Gli attacchi di Scholz a Spahn sono manovre a buon mercato nell’anno delle elezioni”, ha affondato via twitter Zemiak, parlando di comportamento “indegno”.
Per non soccombere alle critiche, il ministro Spahn ha garantito una accelerazione nella campagna vaccinale nella produzione di vaccini. Ha ricordato che la Germania ha già  ricevuto 1,5 milioni di dosi del farmaco Pfizer prima della fine dell’anno e si aspetta altri 4 milioni di dosi prima della fine di questo mese. In totale, la Germania prevede di ricevere 85 milioni di dosi di BioNTech. Il ministro ha poi aggiunto che la Germania prevede di ricevere 50 milioni di dosi del farmaco Moderna, una volta che sarà  autorizzato.
Non solo: entro febbraio dovrebbe iniziare a operare il nuovo impianto BioNTech di Marburgo rilevato dalla società  svizzera Novartis. E un ruolo potrebbe svolgerlo anche la Russia di Putin con cui la Germania di Merkel ha avviato una discussione per una produzione congiunta di vaccini contro il Covid. “Sono state discusse le questioni della cooperazione nella lotta alla pandemia, con un accento sulle possibili prospettive di una produzione congiunta di vaccini”, si legge nella nota che riferisce della comunicazione tra i due leader, “si è deciso di continuare i contatti su questo argomento tra i ministeri della Salute”. Il ministro Spahn comunque ha promesso: entro giugno tutti i tedeschi, se lo vorranno, saranno vaccinati.

(da agenzie)

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BERLUSCONI BLOCCA IL MEDICO CHE HA FATTO NASCERE LA FIGLIA DI SALVINI E PROPONE LETIZIA MORATTI AL POSTO DI GALLERA

Gennaio 5th, 2021 Riccardo Fucile

PECCATO NON SIANO DISPONIBILI NE’ FORMIGONI NE’ NICOLE MINETTI CHE, COME LAUREATA IN IGIENE DENTALE, SAREBBE LA CANDIDATA CON MAGGIORE ESPERIENZE TRA QUELLI RIPESCATI DAL MUSEO DELLE CERE

Il rimpasto potrebbe portare a Palazzo Lombardia Letizia Moratti, ex sindaca di Milano dal 2007 al 2011.
Un’ipotesi su cui si lavora in queste ore, e voci di corridoio parlano di un accordo vicino per portare al posto di Gallera – che resterebbe in giunta con un’altra delega – una figura di esperienza.
Ma il problema è nel manico: una gestione della sanità  lombarda catastrofica, una classe politica che in Regione comanda ininterrottamente da più di vent’anni e che si è dimostrata per l’ennesima volta incapace di ammettere i propri errori e men che meno di porvi rimedio.
Salvini voleva il pediatra Zucconi, colui “che ha fatto nascere sua figlia”: “Zuccotti è un bravissimo medico. È una eccellenza lombarda, è utilissimo per quello che sta facendo”. Ma Berlusconi non intende rinunciare a sostituire Gallera con altri che non sia espressione di Forza Italia: da qui la telefonata a Letizia Moratti per verificarne la disponibilità .
Che poi la Moratti non abbia esperienza in campo sanitario è un altro discorso, ma ormai siamo alla ricerca di un “personaggio immagine” che faccia dimenticare lo sfascio leghista della sanità  lombarda. Anche perchè ci sono le elezioni comunali di Milano alle porte.

(da agenzie)

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LA DIRETTIVA DI LOS ANGELES AL PERSONALE DELLE AMBULANZE: “SELEZIONATE I PAZIENTI, NON TRASPORTATE QUELLI CHE HANNO BASSE POSSIBILITA’ DI SOPRAVVIVERE”

Gennaio 5th, 2021 Riccardo Fucile

A QUESTO HA PORTATO LA POLITICA CRIMINALE DI TRUMP: 353.000 MORTI

La pandemia ha provocato quasi un milione e 850 mila vittime da quando si è manifestato nel mondo.
I Paesi più colpiti sono gli Stati Uniti (oltre 353 mila) davanti a Brasile (più di 196.500), India ( quasi 150 mila), Messico (oltre 127 mila)
Agli operatori delle ambulanze della contea di Los Angeles, in California, è stato chiesto di non trasportare in ospedale pazienti che hanno possibilità  molto basse di sopravvivere.
La direttiva arriva dalle autorità  sanitarie mentre la regione rischia di arrivare a mille morti di Covid al giorno, con gli ospedali quasi al collasso.
Al personale dei reparti di emergenza invece è stato detto di razionare l’ossigeno.
New York aveva emanato una direttiva analoga lo scorso aprile, in un momento culminante della pandemia, suggerendo di non ricoverare pazienti che non si riusciva a trattare sul posto, ad esempio per infarti o ictus.

(da agenzie)

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IL TOTO-MINISTRI DEL CONTE TER: BOSCHI PRONTA A TORNARE, RISCHIANO LAMORGESE E BONAFEDE

Gennaio 5th, 2021 Riccardo Fucile

CHANCE PER ORLANDO, IPOTESI GUERINI AL VIMINALE: SOSTITUIRE LAMORGESE, LA MIGLIORE MINISTRA, SAREBBE SCONCIO

La crisi di governo aperta da Italia Viva potrebbe concludersi con la nascita del Conte ter, un esecutivo guidato sempre da Giuseppe Conte e composto da una nuova squadra di governo: ecco quindi che, come accade sempre in questi casi, è già  partito il totoministri con i nomi di coloro che potrebbero entrare a far parte del nuovo esecutivo.
Se Matteo Renzi ha smentito di voler fare il ministro (di lui si parlava agli Esteri con Di Maio al Viminale al posto di Luciana Lamorgese), Italia Viva potrebbe comunque aumentare il suo peso all’interno dell’esecutivo con l’ingresso di Maria Elena Boschi, attuale capogruppo alla Camera del partito fondato dall’ex premier, nell’esecutivo.
L’ex ministra, secondo i rumors, potrebbe ottenere il dicastero dei Trasporti, attualmente ricoperto dalla dem Paola De Micheli, oppure quello del Lavoro, al posto della M5S Nunzia Catalfo.
Italia Viva potrebbe ottenere anche la casella della Difesa con Ettore Rosato che andrebbe a sostituire Lorenzo Guerini del Pd, il quale potrebbe eventualmente essere dirottato all’Interno.
Se così fosse, una delle due ministre renziane dell’attuale esecutivo, Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole, ed Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità  e la Famiglia, potrebbe lasciare il proprio posto, se non addirittura tutte e due in caso di ingresso Boschi-Rosato nel governo.
Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, Di Maio, come anticipato, dovrebbe rimanere agli Esteri dal momento che non ha nessuna intenzione di lasciare il suo incarico.
A rischio sostituzione vi sono Nunzia Catalfo, ministra del Lavoro, Alfonso Bonafede, titolare del dicastero della Giustizia, e Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Secondo un altro schema, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, potrebbe approdare all’Interno con il suo dicastero che potrebbe essere occupato da un dem.
Per quanto riguarda i democratici, oltre a Paola De Micheli, data in uscita come detto in favore della Boschi oppure di un altro dem come Graziano Del Rio, anche il ministro per le Politiche europee Vincenzo Amendola rischia di uscire dalla squadra di governo.
Tra le new entry in casa Pd, invece, potrebbe esserci quella di Andrea Orlando, che andrebbe a ricoprire il ruolo di sottosegretario al Recovery plan, mentre Lorenzo Guerini, attualmente alla Difesa, potrebbe o essere spostato all’Interno, come anticipato precedentemente, oppure ottenere la delega ai Servizi segreti attualmente posseduta dal premier Conte.

(da agenzie)

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IL MEDICO CHE HA FATTO NASCERE LA FIGLIA DI SALVINI AL POSTO DI GALLERA

Gennaio 5th, 2021 Riccardo Fucile

ORA ASPETTIAMO CHE IL SACERDOTE CHE L’HA BATTEZZATA DIVENTI PAPA E L’AGENTE CHE HA FATTO FARE IL GIRO IN ACQUASCOOTER ALL’ALTRO FIGLIO DIVENTI QUESTORE

Per Giulio Gallera le ore come assessore al Welfare sono ormai contate: il rimpasto di giunta in Regione Lombardia sarebbe ormai questione di giorni e si concretizzerà  verso meta’ gennaio.
Al suo posto Gian Vincenzo Zuccotti. Salvini lo conosce bene, perchè è stato lui a far nascere la figlia Mirta:
Sarà  Gian Vincenzo Zuccotti, preside della facoltà  di Medicina dell’università  Statale e primario di Pediatria dell’ospedale dei bambini Vittore Buzzi (quello dove, tra l’altro, è nata una delle figlie di Matteo Salvini), salvo sorprese dell’ultima ora, il nuovo assessore lombardo al Welfare al posto di Giulio Gallera.
L’interessato, interpellato al telefono, conferma di essere stato contattato nei giorni scorsi e di avere dato la sua disponibilità  ad assumere l’incarico.
L’indiscrezione sul nome di Zuccotti era già  circolata nelle scorse settimane, ma ha ripreso vigore ieri sera al termine di una giornata di incontri e telefonate dopo che la Lega aveva chiesto apertamente la testa di Gallera, irritata per le giustificazioni date per il ritardo dell’avvio della campagna di vaccinazione anti-Covid («I medici sono in ferie»).
«Vedrete nei prossimi giorni – taglia corto Matteo Salvini interrogato sulla questione – quando le cose saranno fatte, lo saprete». Il via libera definitivo, però, potrebbe arrivare da un tavolo nazionale del centrodestra per sbloccare anche le candidature a sindaco per le prossime elezioni amministrative

(da agenzie)

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IL COMITATO DEI PARENTI DELLE VITTIME COVID ATTACCA SALVINI: “SUI VACCINI HAI INFANGATO LA LOMBARDIA”

Gennaio 5th, 2021 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DI “NOI DENUNCEREMO”: “IL SEGRETARIO DELLA LEGA CI AVEVA ACCUSATI DI ESSERE NOI QUELLI CHE INFANGAVANO…”

Parole durissime, che rimandano al caso Gallera, ossia all’assessore regionale al Welfare che averva detto di non aver ritenuto nevessario richiamare il personare sanitario dalle ferie per eccelerare la campagna di vaccinazione.
Parole condannate da tutti e che hanno dato il destro alla Lega per scaricare l’assessore. Peccato che Gallera non può essere trasformato nel capro espiatorio, visto che è l’altra faccia di Fontana
E ore siamo agli attacchi: “Quando lo scorso luglio avevamo segnalato all’Ue quello che era successo in Lombardia nella prima ondata pandemica, Salvini disse che il comitato aveva infangato la Lombardia. Scaricando Gallera, Salvini non solo ammette che avevamo ragione, ma dimostra che chi ha infangato il buon nome della Lombardia sono evidentemente amministratori che fanno parte della sua stessa giunta di cui ora sembra vergognarsi lui stesso”.
Lo afferma Luca Fusco, presidente di Noi Denunceremo, il comitato dei parenti delle vittime Covid, commentando il caso Gallera e il ritardo vaccini in Lombardia.
Come al solito le volgari parole di Salvini rivolte a persone che hanno sofferto lutti sono state smentite dai fatti.
Per non parlare del rifiuto ostentato a lungo della mascherina e di tutti i tentativi di cavalcare il malcontento delle corporazioni per limitare le restrizioni. Ossia l’unica cosa che ci vuole per frenare i contagi in attesa dei vaccini.
Quei vaccini che la regione Lombardia al momento è stata incapace di garantire.

(da agenzie)

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LA DENUNCIA DI GORI: “IN LOMBARDIA RITARDO SCONCERTANTE SUI VACCINI, DI QUESTO PASSO CI METTEREMO DUE ANNI”

Gennaio 5th, 2021 Riccardo Fucile

IL SINDACO DI BERGAMO; “COSA ASPETTA GALLERA A DIMETTERSI?”

Si definisce “sconcertato” il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. Nella sua città , una delle più colpitenel mondo dal coronavirus, la campagna vaccinale comincia solo oggi. “Purtroppo è la Regione che comanda” spiega in un’intervista alla Repubblica e il dito è puntato sull’assessore regionale Giulio Gallera: per arrivare all’immunità  di gregge, fa i conti Gori, “solo in Lombardia ciò richiede che si facciano almeno 30 mila vaccini al giorno e altrettante seconde dosi. L’assessore Gallera ci ha detto che tra qualche giorno arriveremo a 10 mila. Se il passo è questo, ci metteremo due anni…”.
Il modello da seguire è quello di Israele, prosegue ancora Gori: “Il senso dell’urgenza è plasticamente leggibile nell’organizzazione di Israele, che sta vaccinando i suoi abitanti sette giorni su sette, 24 ore su 24. Ecco qual è la giusta velocità ”.
E la colpa del ritardo non può essere attribuita alle ferie natalizie dei medici e degli infermieri, come detto da Gallera. “Francamente non è accettabile che la terra più martoriata sia stata la più lenta a partire. In questo contesto, la risposta di Gallera non sta nè in cielo nè in terra. Se si deve dimettere? Avrebbe dovuto farlo da tempo”.

(da agenzie)

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OGGI IMPENNATA DI DECESSI IN VENETO: 175 IN 24 ORE CONTRO I 50 DI IERI, I CASI RISALGONO A 3.151

Gennaio 5th, 2021 Riccardo Fucile

ZAIA: “CHIUDIAMO LE SCUOLE FINO A FINE MESE”

Sono 3.151 i nuovi casi di Coronavirus e 175 i decessi nelle ultime 24 ore in Veneto, in netto aumento rispetto a ieri, quando s’erano registrati 1.682 contagi e 50 vittime. Secondo il bollettino odierno, illustrato dalla sede della Protezione Civile regionale dal governatore Luca Zaia, sono stati elaborati 55.654 tamponi.
Il numero dei casi totali registrati dall’inizio della pandemia sale a 270.097, quello dei decessi a 6.988. Resta pressochè invariata la pressione sugli ospedali.
A oggi, 5 gennaio, il numero di pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere venete è pari a 3.457 persone, di cui 3.066 in area non critica (+7, rispetto a ieri) e 391 in terapia intensiva (-9 rispetto a 24 ore fa).
Il numero guariti e dimessi sale invece di 11.196 unità . Quanto alle vaccinazioni il Veneto ha somministrato il 60,8% delle dosi finora ricevute.
Nel corso della conferenza stampa, il governatore Zaia ha commentato la posizione del Veneto sulla scuola, che prevede il rientro in classe non prima della fine di gennaio. «Non è assolutamente una posizione politica — sottolinea Zaia — le indicazioni scientifiche vanno in una direzione di massima prudenza». «Chiediamo un sacrificio ai ragazzi delle superiori, che non hanno colpe particolari — prosegue il governatore veneto -, ma bisogna evitare ogni forma di aggregazione. Per me è un fallimento chiudere la scuola».
«Abbiamo preparato tutto per riaprire le scuole, anche sul fronte dei trasporti: eravamo pronti alla riapertura anche per il 7 gennaio, e i prefetti possono confermare i piani, ma il problema è esclusivamente di natura sanitaria», ribadisce il governatore. «Ci sono molti esperti come Ricciardi, Burioni e altri che hanno sollevato queste criticità  sanitarie connesse alla riapertura delle scuole».
«La questione non riguarda le 200.000 persone (tra alunni, docenti, personale amministrativo e personale Ata), che frequentano la scuola e che non circolano in maniera aggregata. Il vero tema è l’aula — sostiene il governatore — perchè in un ambiente confinato se c’è un contagiato sfido chiunque a dirmi che non c’è il rischio di contagio». Del resto, spiega il presidente del Veneto, «anche altre Regioni stanno provvedendo a rinviarne la riapertura, non è una questione di contrapposizione politica o altro. Anzi, io faccio il tifo per le riaperture delle scuole, ma al momento è impossibile per questioni sanitarie».

(da Open)

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LA PREMIO NOBEL JODY WILLIAMS: “TRUMP VUOLE LA GUERRA CIVILE, E’ UN GOLPISTA”

Gennaio 5th, 2021 Riccardo Fucile

“SA DI AVERE SCHELETRI NELL’ARMADIO E DEL RISCHIO DI PASSARE DALLA CASA BIANCA ALLA GALERA”

“Quello di Trump è l’ennesimo atto eversivo di un golpista che cerca fino all’ultimo di usare il potere presidenziale per scatenare la guerra civile. La sua telefonata al segretario di Stato della Georgia va ben al di là  dell’abuso di potere. Lui sa benissimo che nessun giudice si abbasserà  al punto di essere suo complice. Non è questo che vuole. Queste continue provocazioni sono una chiamata alle armi dei suprematisti bianchi, dei fondamentalisti evangelici, di quel white power che Trump ha coperto e legittimato”.
A sostenerlo, in questa intervista esclusiva concessa a Globalist è una delle donne simbolo del pacifismo americano: Jody Williams, fondatrice della Campagna Internazionale per il Bando delle Mine Antiuomo (International Campaign to Ban Landmines), insignita del Premio Nobel per la pace nel 1997.
“Trump — sostiene la Nobel per la pace statunitense — si muove come una persona che sa di avere scheletri nell’armadio di tale portata che dalla Casa Bianca possono portarlo in un’aula di tribunale”.
“E’ stato uno sfacciato, insolente, sfrontato abuso di potere da parte del presidente degli Stati Uniti”. Così la vice presidente eletta statunitense, Kamala Harris, intervenuta in Georgia a proposito della registrazione della telefonata, rivelata dal Washington Post, in cui Trump ha chiesto al segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger, di “trovare” voti sufficienti per ribaltare l’esito delle presidenziali.
Condivide la denuncia della vice presidente eletta?

In parte. Perchè ritengo che quello compiuto da Trump sia un atto eversivo che va ben oltre l’abuso di potere e l’incitamento a mettere in atto brogli elettorali. Trump e i suoi fedelissimi sanno bene che non esiste un giudice, neanche il più conservatore, che possa abbassarsi a diventare complice di un attacco alla democrazia come quello che il golpista della Casa Bianca sta portando avanti. Non sono i giudici nè qualche governatore reazionario repubblicano i veri destinatari dei messaggi eversori di Trump…
E chi sono i veri destinatari?
E’ l’America del suprematismo bianco, sono le frange più estremiste e militante dell’elettorato trumpista. Sono i miliziani di quel white power che Trump non ha solo coperto e legittimato, ma addirittura esaltato. Lui vuole destabilizzare il sistema, innescare una guerra civile. So di usare parole forti, ma è bene guardare la realtà  per quella che è. Trump si sta preparando a una guerriglia politica che s’intensificherà  dopo il 20 gennaio, quando Biden s’insedierà  alla Casa Bianca. Di certo non si farà  da parte.   Userà  i 70 milioni di voti ricevuti come un’arma di ricatto verso l’amministrazione democratica. Lui non cerca una rivincita tra quattro anni, lui pretende l’impunità  oggi, perchè sa bene che una volta diventato un ex presidente i dossier che ha cercato di occultare, abusando delle sue prerogative presidenziali, verranno tirati fuori, con tutto ciò che , sul piano giudiziario, questo potrà  determinare.
Il consigliere del presidente eletto Joe Biden, Bob Bauer, ha condannato la telefonata di Trump. La registrazione, ha detto Bauer, è una “prova indiscutibile” nelle pressioni e delle minacce nei confronti di un ufficiale del suo stesso partito, perchè “annullasse un voto legittimo e certificato e ne creasse un altro al suo posto”. La telefonata, ha aggiunto, “coglie l’intera e sfortunata storia dell’attacco di Trump alla democrazia americana”.
E’ importante che Biden non porga l’altra guancia, ma usi parole chiare e forti per mettere in guardia l’opinione pubblica americana rispetto al senso e agli obiettivi eversivi di un uomo che non accetta la sconfitta.
Nel vocabolario politico, alquanto limitato, di Trump non esistono parole come “compromesso”, “correttezza”, “dialogo”. La telefonata di cui stiamo parlando non fa che confermare quanto avevamo detto in una nostra precedente conversazione. .Per esistere politicamente, Trump ha bisogno del Nemico esterno e interno contro cui scagliarsi e indirizzare l’odio dei suoi seguaci. Lui ha legittimato l’odio razziale, ha “sdoganato” i suprematisti bianchi, che hanno seminato morte e terrore in America più di quanto abbia fatto il terrorismo jihadista.
Ha radicalizzato lo scontro, ha spaccato il Paese, ha demonizzato le minoranze, ha giustificato crimini orribili come quello commesso da poliziotti ai danni di George Floyd (l’uomo afroamericano ucciso il 25 maggio durante un arresto a Minneapolis,ndr), ha affrontato in modo scellerato il coronavirus, si è spinto a ripetute esternazioni golpiste.
Trump non ha nulla del conservatore vecchio stampa.
E’ un populista della peggior specie, che ha saputo cogliere un profondo malessere sociale, soprattutto nelle fasce più disagiate e meno acculturate della popolazione bianca, trasformando quel malessere in odio verso i migranti, le minoranze ispanica e afroamericana, additate da Trump come gli untori della purezza americana, oltre che criminali potenziali e nemici dell’America first. E non è un caso che a livello internazionale, abbia manifestato il suo apprezzamento per leader di una destra parafascista come Bolsonaro e Orban, e manifestato sostegno e ammirazione per autocrati che hanno riempito le carceri di decine di migliaia di oppositori, come Erdogan o al-Sisi, o avallato il colonialismo del suo amico Netanyahu in Palestina. Il 20 gennaio la maggioranza degli americani tirerà  un sospiro di sollievo, ma guai ad abbassare la guardia: la minaccia-Trump non finisce con la sua uscita dalla Casa Bianca.
Domani in Georgia si tiene una decisiva doppia elezione senatoriale, con due ballottaggi in gioco. Segnata dalla schiavitù e dalla segregazione, la Georgia ha visto la nascita e la morte di diverse figure di spicco nella lotta per i diritti civili degli afroamericani, da Martin Luther King a John Lewis. Ma questo stato del sud non ha mai eletto un senatore nero e non manda un democratico alla Camera alta da vent’anni. I candidati democratici quindi partono dalle retrovie in Georgia. Eppure su di loro ricadono le speranze del partito e di Joe Biden. Se riusciranno a realizzare la doppia impresa, i democratici Raphael Warnock e Jon Ossoff porteranno la Camera alta dalla loro parte, assicurando tutte le “leve” del potere al presidente eletto. Con 50 seggi ciascuno per repubblicani e democratici, il futuro vicepresidente Kamala Harris avrebbe il potere di decidere tra i votanti, e quindi di far pendere la bilancia dalla parte democratica al Senato, oggi a maggioranza repubblicana. Joe Biden arriverebbe così alla Casa Bianca con una Camera dei Rappresentanti e un Senato democratici, scenario che gli permetterebbe di applicare il suo programma.
Sarebbe la quadratura del cerchio. Hai descritto perfettamente cosa sia la Georgia, ma è anche vero che Warnock e Ossoff hanno delle chance di vittoria. I sondaggi danno i candidati testa a testa. Certo, sulla carta i repubblicani sono i favoriti in questo Stato che da sempre considerano una loro roccaforte inattaccabile. Ma il 3 novembre Biden ha battuto Trump in Georgia, la prima dal 1992. Insomma, il risultato non è scontato. Molto dipenderà  dalla mobilitazione dell’elettorato afroamericano, che ora sfiora il 30 per cento. Spero che lo slogan, efficace, “Black Voters Matter”: gli elettori di colore contano, faccia centro nelle urne. Ma Joe Biden e Kamala Harris, che avrà  un ruolo cruciale nei quattro anni di presidenza, visto che Biden, per questioni anagrafiche, non sarà  in corsa per un secondo mandato, dovranno essere capaci di agire sulle divisioni che si stanno manifestando all’interno del campo repubblicano, e degli stessi eletti. Ad una minoranza di irriducibili pro-Trump, vi è una parte, forse maggioritaria, che guarda oltre a Trump e che non sembra disposta a fare barricate. Staremo a vedere. L’importante, ripeto, è non abbassare la guardia. Trump rimane un pericolo per un’America che vuole voltare pagina.

(da Globalist)

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