Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
“PRESIDENTE INSTABILE, CHIESTE GARANZIE AL PENTAGONO PERCHE’ VIGILI”
Donald Trump è “instabile” e un presidente instabile non può avere i codici nucleari. 
Per questo la speaker della Camera Nancy Pelosi ha parlato con il capo dello Stato maggiore congiunto Usa, Mark Milley, così da “discutere le precauzioni disponibili per impedire a un presidente instabile di avviare ostilità militari o accedere ai codici di lancio e ordinare un attacco nucleare”.
A due giorni dall’assalto a Capitol Hill, nei palazzi del potere di Washington rimbalza un’unica domanda: come arrivare da qui al 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Joe Biden, senza che Donald Trump combini altri guai?
Il discorso in extremis di ieri sera — in cui ha finalmente ammesso la sconfitta impegnandosi a una “transizione dei poteri ordinata e tranquilla” – è abbastanza per poterlo tollerare 12 giorni in più, o la rimozione dall’incarico tramite impeachment è un obbligo costituzionale, dato il suo “incitamento alla sedizione”?
I democratici alla Camera – riporta la stampa Usa – sono intenzionati a presentare una nuova richiesta di impeachment, malgrado i tempi siano strettissimi.
Secondo la deputata dem Katherine Clark, assistente della speaker Nancy Pelosi, la Camera potrebbe procedere a un voto sugli articoli per l’impeachment di Trump la prossima settimana.
Nel frattempo la stessa Pelosi fa sapere che “se il presidente non lascerà l’incarico in modo imminente e volontario, il Congresso procederà con la sua azione”, avviando l’iter per la messa in stato d’accusa.
Nel finale più sgangherato e drammatico che si potesse immaginare, Trump per ora rimane dov’è, sordo alle richieste di quanti gli suggeriscono di dimettersi e alle dimissioni che sempre più copiosamente giungono sul suo tavolo. Secondo la Cnn, anche l’avvocato della Casa Bianca, Pat Cipollone, starebbe valutando di lasciare l’incarico.
Dal suo account Twitter, rimasto bloccato per diverse ore in una sorta di “impeachment virtuale”, il presidente è tornato a parlare alla sua gente: “I 75 milioni di grandi patrioti americani che hanno votato per me, per America First, e per Make America Great Again, avranno una voce gigante anche in futuro. Non sarà loro mancato di rispetto, non verranno trattati ingiustamente in nessuno modo o forma!”.
E ancora: “Per tutti coloro che se lo stessero chiedendo, non andrò alla cerimonia di insediamento il 20 gennaio”.
L’ultimo presidente a non partecipare alla cerimonia inaugurale del successore fu Andrew Johnson nel 1869. Inutile dire che in questo caso l’assenza, più che uno scandalo, sarebbe un sollievo.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
FORSE AVRA’ CORSO TROPPO?
Regola uno della comunicazione politica (di cui, però, ci siamo anche un po’ rotti): mai dire le cose come stanno.
Dunque, bisogna sempre affilare le armi della diplomazia per mascherare la realtà e offrire ai giornali o — come in questo caso ai social network — una narrazione alternativa su cui concentrarsi.
Il rimpasto in Lombardia, con una nuova giunta guidata sempre da Attilio Fontana, prevede che il ruolo di assessore al Welfare sia assunto da Letizia Moratti, l’ex sindaco di Milano che sostituirà ufficialmente Giulio Gallera. Per quest’ultimo non ci sarà alcuno spazio nella nuova giunta regionale della Lombardia.
«Giulio Gallera — ha detto Fontana — ha svolto un lavoro molto pesante, era particolarmente stanco e quindi ha condiviso l’avvicendamento».
Dunque, la causa di questa piccola rivoluzione nella giunta regionale del territorio più colpito in Italia dal coronavirus non sono stati gli episodi che hanno sempre caratterizzato la sovraesposizione mediatica dell’ex assessore al Welfare (vi ricordate la spiegazione dell’Rt?), non sono state nemmeno le recenti uscite sulla vaccinazione anti coronavirus (per le quali la Lombardia resta in forte affanno nella distribuzione su scala nazionale delle dosi Pfizer), ma la stanchezza di chi ha svolto un lavoro probante in questi ultimi mesi.
Così facendo, però, Fontana ha consegnato ai social network un vero e proprio meme. Senz’altro una delle più recenti polemiche su Gallera ha riguardato l’utilizzo di una app di geolocalizzazione mentre stava facendo esercizio fisico.
Tuttavia, con le regole che hanno caratterizzato il mese di dicembre in Lombardia e le limitazioni agli spostamenti, non era consentito ai cittadini — per motivi diversi da quelli di necessità e urgenza — uscire dai confini del proprio comune di residenza.
Mentre Gallera faceva jogging, invece, l’ex assessore si ritrovò nel territorio di un altro comune, Cernusco sul Naviglio.
Qualcuno potrebbe dire, dunque, che Gallera era stanco perchè aveva corso troppo. E non perchè, invece, i vaccini in Lombardia hanno corso troppo poco.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
IL WALL STREET JOURNAL, VOCE DI SPICCO DEI REPUBBLICANI, LO HA INVITATO A DIMETTERSI
La Casa Bianca è alla deriva ed anche i fedelissimi abbandonano Trump. 
Ultima (per ora) a lasciare Betsy DeVos, ministro dell’Istruzione, una delle donne di punta dell’amministrazione e beniamina della destra religiosa.
“Se hai a cuore l’istruzione pubblica e la democrazia stai attento a Betsy DeVos”, scrisse il Los Angeles Times in un’editoriale dopo la sua nomina, rendendola ancora più forte agli occhi di The Donald e del suo elettorato. Lei il presidente lo ha sempre difeso, ma dopo l’attacco al Campidoglio anche lei, come molti altri, ha capito che era il momento di lasciare la nave che affonda.
Poco prima di lei se ne era andata un’altra esponente di punta, Elaine Chao, (“i disordini mi hanno profondamente turbato”), ministro dei Trasporti e moglie di Mitch McConnell – il potente capo dei senatori repubblicani (altro fedelissimo che ha abbandonato il capo di fronte all’impossibile richiesta di una sorta di golpe istituzionale) – e prima di lei avevano abbandonato una decina di alti funzionari della Casa Bianca.
Nella sua lettera di dimissioni DeVos scrive che le azioni dei manifestanti sono “inconcepibili” e mette sotto accusa direttamente il presidente uscente. “Non ci sono dubbi sull’impatto che la sua retorica ha avuto sulla situazione e questo è per me il punto di svolta”.
La ministra dimissionaria, oltre alle sue ripetute posizioni a favore delle scuole private, è una voce molto ascoltata tra i repubblicani anche per le sue conoscenze e frequentazioni. Figlia e moglie di un miliardario è la sorella di Erik Prince, il fondatore di Blackwater, la società di contractor privati (nel 2007 coinvolta nello scandalo per la strage di 17 civili iracheni) che è uno dei grandi finanziatori del Grand Old Party. DeVos era stata confermata ministro al Senato nel febbraio 2017 dopo un voto molto contestato, risolto da quello decisivo del vice-presidente Mike Pence.
Tra i funzionari che hanno lasciato nelle ultime 48 ore ci sono anche nomi meno conosciuti al grande pubblico ma che occupavano posizioni di grande rilievo nella macchina della Casa Bianca, compresi alcuni dei consiglieri a fianco di Trump dalle prime ore del suo mandato. Come Mick Mulvaney, inviato speciale di Trump in Irlanda del Nord (ed ex capo dello staff della Casa Bianca) che andandosene ha avuto parole di elogio per chi restava (“coloro che scelgono di rimanere, ho parlato con alcuni di loro, stanno scegliendo di rimanere perchè sono preoccupati che il presidente possa mettere qualcuno di peggio al posto loro”).
C’è Matthew Pottinger, che era stato il vice consigliere per la Sicurezza Nazionale dal 2019, uno dei maggiori esperti della Cina all’interno dell’amministrazione. Ci sono John Costello (responsabile della sicurezza informatica), Tyler Goodspeed (che dirigeva il White House Council of Economics), Stephanie Grisham, capo dello staff di Melania Trump e Rickie Niceta, segretaria della First Lady per gli affari sociali. Si è dimessa anche Sarah Matthews, vice addetta stampa di The Donald, finita spesso sotto accusa da parte dei grandi media americani, che si è detta “profondamente turbata da ciò che ho visto oggi”.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
DA PILLON ALLA CECCARDI… SPIACENTI, NON CI INGINOCCHIAMO PER ONORARE TERRORISTI, SI CHIAMINO ASHLI BABBIT O CESARE BATTISTI
Sia chiaro, tanto per spazzare subito il campo: ogni perdita di vita umana è una sconfitta per tutti e ogni volta che una persona perde la vita in uno scontro con polizia e forze dell’ordine è dovere di verità e giustizia accertare le dinamiche, le cause e le responsabilità .
Altra cosa è farne un “martire”, quando è un terrorista.
Iniziamo con Fiore (Forza Nuova): “Onore ad #AshliBabbitt, morta per le libertà . Uccisa vigliaccamente dalla polizia con altri 3 dimostranti. È la prima eroina della Rivoluzione popolare americana e va ricordata come una donna disarmata e coraggiosa che ha offerto il petto e il volto a un potere corrotto e vile”, scrive sui suoi social.
In pratica il segretario di Forza Nuova ci dice chiaramente che Babbit era dalla parte giusta della storia, che la polizia fosse al servizio di un “potere corrotto e vile” e che quell’assalto che tutto il mondo condanna sia stato addirittura un alto momento di democrazia.
Qui, per dirla semplice semplice, stiamo parlando di veri e propri “fiancheggiatori” che rivendicano con orgoglio ciò che è accaduto negli USA
Poi è arrivata Susanna Ceccardi, donna di punta della Lega di Matteo Salvini, che in modo più morbido, ma ugualmente disgustoso, scrive: “I morti in America dopo gli scontri sono ben 4. Tutti sostenitori di Trump. Si fosse trattato al contrario di una manifestazione di sinistra questi 4 sostenitori sarebbero stati già dei martiri contro lo Stato che reprime la libertà di pensiero. Invece erano di destra, quindi facinorosi. Ashli Babbit è una delle vittime, era una veterana delle forze armate. Era disarmata quando è morta”.
Insomma anche la Ceccardi non riesce a cogliere il problema di assalire il palazzo simbolo del governo. E badate bene: questi sono gli stessi che rivendicano il diritto della violenza per legittima difesa con il ladruncolo che salta dentro il proprio giardino.
Sono gli stessi che urlano “ordine e disciplina” in ogni pezzo di conversazione. Sono quelli che scambiano la legge per una roncola da usare contro l’avversario, o calpestare in nome della libertà per se stessi. Sempre loro.
Tra questi trumpiani di ferro ecco Simone Pillon, che su Twitter – seguendo una retorica politicamente corretta che sta andando molto di moda tra queli che non battono ciglio quando un bambino muore in mare – scrive: “Una preghera per Ashli Babbit e per le altre vittime degli scontri e per i molti feriti. Per loro non ci saranno Boldrine in ginocchio per loro, nè ciance nè movimenti globali. Ci sarà però la mia povera preghiera”.
Spiacente, ma noi non ci mettiamo in ginocchio per onorare terroristi, si chiamino Ashli Babbit o Cesare Battisti. Non siamo sovranisti.
(da TPI)
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Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
IL DISEGNO SULLA MANO DI UN MANIFESTANTE SPACCIATO PER UNA “FALCE E MARTELLO” E’ INVECE IL SIMBOLO DI UN VIDEOGIOCO
Nelle ultime ore (anzi, da qualche settimana), in Italia si è diffuso uno strano movimento: quelli che
difendono a prescindere, nonostante le evidenze, Donald Trump.
Insomma, i QAnon tricolore che parlano ancora di deep state e inventano bufale su bufale per cercare di screditare il risultato (confermato da tutti, anche dalla giustizia americana) delle ultime Presidenziali USA.
Poi sono arrivati i fatti di Capitol Hill e anche lì i trumpisti italiani hanno proseguito imperterriti nella creazione ad hoc e condivisioni di fake news.
Uno dei tanti casi è il tatuaggio falce e martello sulla mano di uno degli occupanti del Campidoglio. Peccato che non l’unica cosa falciata a martellata sia il buon senso.
Partiamo da uno dei tanti tweet (ma si trovano anche su Facebook, per non parlare del social sovranista Parler) che hanno provato a mistificare la realtà . Lo ha pubblicano un utente in risposta a un post pubblicato da Guido Crosetto.
L’immagine è una delle tante arrivate nelle scorse ore da Capitol Hill. Vediamo Jake Angeli col suo bizzarro costume e, al suo fianco, l’uomo dalla lunga barba che posa mostrando anche il tatuaggio sul dorso della sua mano.
Ma è un tatuaggio falce e martello? Assolutamente no.
Come spiega Bufale.net, quel simbolo proviene da un videogioco — ‘Dishonored’ — e non ha nulla a che vedere con una simbologia politica. Vedere per credere.
Un qualcosa di ben diverso rispetto alla falce e martello.
Le bufale andate a male
La bufala del tatuaggio falce e martello sulla mano di uno dei protagonisti del Capitol Hill’s Riot si aggiunge a una lunga serie di mistificazioni della realtà portare avanti dai QAnon italiani (e non solo) e dei fan di Donald Trump.
E sempre sullo stesso personaggio (l’uomo con la barba con il tattoo sulla mano) si sono riempite le pagine delle bufale. Come sottolinea anche FactaNews — e come già rivelato nella giornata di ieri da Giornalettismo su Jake Angeli — sui social si stanno diffondendo altre false notizie. Una delle tante vede i protagonisti dell’assalto al Campidoglio come manifestanti antifa. Peccato che le loro foto compaiano sui siti degli antifascisti americani solo per mettere in guardia le persone durante le manifestazioni: quei volti fanno parte di QAnon e, molto spesso, hanno preso parte a manifestazioni — come quelle del Black Lives Matter — per contestare le manifestazioni stesse.
Il video lo dimostra. Le fake news che girano sui social, sostenute dai Trumpers italiani, sono tutte smentite. Eppure continuano a condividerle.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
LE PAROLE DI GREENBLATT E DI HUFFNAGLE
Per comprendere la portata del pericolo del terrorismo insurrezionalista dell’estrema destra americana, è bene rivolgersi a chi, in America, da tempo monitora la galassia neonazista del white power.
L’amministratore delegato della Anti-Defamation League Jonathan Greenblatt e il direttore del Comitato ebraico americano per la lotta all’antisemitismo Holly Huffnagle, hanno parlato con Haaretz della responsabilità del presidente Donald Trump per la situazione attuale, così come delle azioni tangibili che l’amministrazione Biden può intraprendere per contrastare l’estremismo suprematista.
Le responsabilità di Trump
“Il presidente ha promosso la sedizione e incitato alla violenza”, ha detto Greenblatt in una dichiarazione di mercoledì. “Le persone che aggrediscono le forze dell’ordine o che violano gli edifici governativi devono essere arrestate e ritenute responsabili”.
Più di ogni altra cosa, quello che è successo al Campidoglio è il risultato diretto della paura e della disinformazione che è stata costantemente diffusa dallo Studio Ovale. La campagna di disinformazione di Trump è un chiaro e presente pericolo per la nostra democrazia”.
Greenblatt ha detto ad Haaretz, prima degli eventi di mercoledì, che mentre l’estremismo interno agli Stati Uniti non è un fenomeno nuovo, c’è stato un significativo incremento dell’estremismo, in quantità e pericolosità , da quando Trump si è insediato nel 2017.
“Ha amplificato e legittimato l’estremismo in un modo che non si era mai visto prima, e in modo allarmante e crescente. È iniziato durante la [prima] campagna, accreditando i media della supremazia bianca e ritweeting memi che sono nati in bacheche di estrema destra o oscuri subreddit e sono improvvisamente emersi nella conversazione pubblica attraverso il candidato”, spiega Greenblatt.
Huffnagle fa eco a questo, spiegando che c’è stato un aumento e una crescita dei movimenti di supremazia bianca negli ultimi quattro anni. L’anno 2015 “ha segnato una svolta in un aumento degli incidenti antisemitici”, dice. Abbiamo dati di percezione ebraica, statistiche dell’Fbi e altre indagini sui dati degli incidenti che lo dimostrano”. È più difficile misurare gli atteggiamenti, ma i dati sugli incidenti mostrano un aumento degli incidenti, che sono anche diventati più violenti e più aperti”.
Greenblatt osserva che i sostenitori della supremazia bianca sono stati incoraggiati dalla retorica di Trump durante il suo mandato di presidente. “Abbiamo visto questa recrudescenza dell’estremismo di destra, iniziata durante la campagna elettorale che ha poi marciato all’aperto a Charlottesville [durante il raduno di Unite the Right nell’agosto 2017]. Dal 2016 al 2019, solo i sostenitori della supremazia bianca hanno ucciso 116 persone negli Stati Uniti, e altri estremisti di destra hanno aggiunto circa 21 morti in questi tre anni”, riferisce Greenblatt. “L’Fbi vi dirà che il pericolo più chiaro e presente, in termini di terrore interno, è l’estremismo di destra”. Huffnagle concorda sul fatto che Trump ha dato potere, o almeno ha dato forza agli antisemiti.
“Penso che sia una distinzione importante il fatto che non chiamiamo i nostri leader di governo antisemiti – ma le parole portano all’effetto antisemita, se non all’intenzione”, dice. “Anche se non era intenzione del presidente, c’è una correlazione con le sue parole e con i movimenti di supremazia bianca che si sentono incoraggiati. Sentono il fischio del cane. Hanno sentito quello che volevano sentire”.
“I leader devono guidare”
Per Greenblatt che la prima azione del neo presidente democratico, una volta insediato, il prossimo 20 gennaio alla Casa Bianca, dovrebbe essere quella di dimostrare una capacità di leadership che è stata assente negli ultimi quattro anni. “I leader devono guidare. Va ricordato che quando [Biden] ha annunciato la sua candidatura, l’ha legata a Charlottesville e a quella sfacciata dimostrazione di antisemitismo e razzismo. I leader hanno bisogno di condannare in modo chiaro, convincente e coerente la supremazia bianca e l’odio razzista e antisemita. Non solo a parole, ma nei fatti. Hanno bisogno di incarnare questa idea che la diversità è un punto di forza in questo Paese. Sono contento di vedere l’amministrazione [in arrivo] abbracciare questo concetto dal modo in cui ha costruito il suo gabinetto, dal vice presidente in giù”, dice.
Il Ceo di Adl propugna la costituzione di una task force che coinvolga i diversi rami del governo in uno sforzo coordinato per combattere l’estremismo. “Uno sforzo sia a livello globale che nazionale, poichè si tratta di una minaccia terroristica globale”, rimarca Greenblatt. Mi assicurerei che vada al di là di questo approccio di tutto il governo; guarderei anche alle forze dell’ordine statali e locali”. Mi assicurerei anche che il nostro sistema educativo non permetta alle radici della radicalizzazione di radicarsi”, dice.
Huffnagle spera anche che la Casa Bianca istituisca un organismo inter-agenzie per i crimini d’odio che migliori il coordinamento tra le agenzie federali per affrontare l’estremismo interno.
“Si tratta di due parti: la denuncia e l’azione penale”, puntualizza. “Speriamo che il No Hate Act passi e fornisca più risorse alle forze dell’ordine”. La raccomandazione principale di Huffnagle è di migliorare la protezione della comunità ebraica.
“Negli ultimi tre anni abbiamo constatato che la comunità ebraica non si sente sicura. Il 56 per cento delle istituzioni ebraico-americane ha aumentato la sicurezza negli ultimi due anni; un ebreo americano su tre ha evitato certi luoghi a causa delle sue preoccupazioni per la sicurezza. L”amministrazione Biden deve impegnarsi a fornire ulteriori risorse per la protezione della comunità ebraica. Non è qualcosa che possono o devono necessariamente fare da soli”, dice.
Greenblatt e l’Adl hanno guidato l’anno scorso la campagna “Stop Hate for Profit”, conducendo un boicottaggio pubblicitario contro le aziende dei social media – in particolare Facebook – nel tentativo di responsabilizzarle per aver ospitato l’odio sulle loro piattaforme e aver valorizzato i profitti rispetto al pregiudizio. Dice che i social media sono stati “la forza fondamentale” dietro il rapido mainstreaming dell’estremismo e l’ampliamento delle divisioni sociali.
“Dall’account Twitter del presidente al modo in cui le piattaforme amplificano algoritmicamente i nostri peggiori impulsi, è piuttosto allarmante”, spiega Greenblatt. “Quando l’amministrazione cerca di capire come combattere ‘odio, deve concentrarsi completamente su come fare ii conti con il ruolo che questi prodotti svolgono nell’eliminare e normalizzare i pregiudizi, e su come prendiamo le misure per garantire che, se affrontiamo questo problema, useremo un approccio di tutta la società per combattere non solo l’antisemitismo o il razzismo, ma tutte le forme di estremismo. e i social media hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel frenare alcuni dei peggiori attori”.
Huffnagle ritiene che combattere l’estremismo interno sia per molti versi una lotta contro “la digitalizzazione del problema”. Uno dei motivi principali per cui sappiamo che i gruppi della supremazia bianca sono riusciti a crescere in modo così significativo negli ultimi cinque anni è l’impollinazione incrociata di algoritmi, soprattutto su Facebook, e la loro capacità di crescere online – che ha conseguenze offline. Il governo può spingere queste aziende più di quanto non abbia fatto, senza violare i diritti del Primo Emendamento”.
(da Globalist)
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Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
I FIGHETTI VIZIATI CHE SI DEFINISCONO “AMICI DEL POPOLO” FESTEGGIAVANO CON I RICCASTRI DELLA FINANZA
Gloria di Umberto Tozzi in sottofondo, nessuna mascherina, solo sorrisi tronfi e soddisfatti: è il dietro
le quinte del discorso con cui Trump ha aizzato la folla di fanatici contro il Parlamento, a poche ore dal tentato golpe che per ora ha un bilancio di 5 morti. A girare il video è Donald Trump Jr, primogenito del Presidente.
Insieme a lui, la fidanzata Kimberly, che a favore di camera grida “abbiate il coraggio di lottare per ciò che è giusto” e altri nababbi e riccastri che osservano mentre il popolo bue (nel vero senso della parola, visto come erano conciati) lanciassero l’assalto a Capitol Hill.
Sono gli stessi che si definiscono amici del popolo, e che adesso stanno in tutta fretta cercando di salvare la faccia.
Ma il video parla chiaro, e mostra bene che l’intera famiglia Trump, insieme all’entourage di fedelissimi del Presidente, ha cercato di portare a termine quello che è nè più nè meno che un colpo di stato.
(da Globalist)
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Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
“I FATTI DI CAPITOL HILL MI FANNO INORRIDIRE, TRUMP HA AVVELENATO LE MENTI”
E’ stato silurato alla fine del 2018 dopo essere stato segretario alla Sicurezza interna, poi capo dello staff della Casa Bianca nei quattro anni di Donald Trump.
John Kelli ha assicurato che ricorrerebbe al 25esimo emendamento della Costituzione per rimuovere Trump.. “Sì, lo farei. Penso che il gabinetto dovrebbe riunirsi e discuterne”, ha affermato Kelly, aggiungendo comunque di “non ritenere che accadrà “.
Poi il commento al vetriolo sui fatti avvenuti mercoledì al Campidoglio: “Quello che è avvenuto a Capitol Hill – ha incalzato, dicendosi “inorridito” da quelle scene “incredibili” – è il risultato diretto del suo avvelenamento delle menti con bugie e frodi”.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
ALCUNI ERANO ARMATI DI FUCILI SEMI-AUTOMATICI… GIORNALISTI COLPITI E MINACCIATI, FORZE DELL’ORDINE INADEGUATE…CI HANNO PORTATO IN UN SOTTERRANEO
Doveva essere un giorno normale, per quanto non si sia mai visto un giorno tranquillo negli ultimi
quattro anni di presidenza Trump.
Eppure il sei di gennaio ero sicuro che sarebbe stato solamente un giorno lungo, estenuante, a tratti noioso (probabilmente sarei uscito alle tre di notte), ma che avrebbe portato a un risultato certo e ineluttabile: la certificazione della vittoria di Joe Biden alle presidenziali 2020.
E così sarebbe dovuto essere, nonostante la volontà di qualche repubblicano di opporsi e portare il tutto per le lunghe. Da giorni si vedevano trumpisti in giro per la città e, viste anche le parole incendiare del presidente, gridate pure davanti la Casa Bianca nella mattinata di mercoledì, qualcuno si aspettava possibili violenze, magari scontri con i membri di Black Lives Matter e gli Antifa, come era successo nelle precedenti proteste.
Nessuno poteva immaginare, nemmeno le forze di polizia, che delle rumorose proteste ai piedi del Campidoglio si sarebbero tramutate in un’invasione del Congresso, uno dei luoghi in teoria più sicuri al mondo, e una forzata sospensione delle sue attività per svariate ore, mentre la paura e il panico prendevano il sopravvento.
E tu nel mezzo, mentre dall’Italia già partivano le chiamate e i messaggi preoccupati. Nel mezzo di questo assurdo giorno: cinque morti, più di cinquanta arrestati, due bombe artigianali trovate nei dintorni del Capitol Hill, un poliziotto morto per le ferite riportate negli scontri e uno degli emblemi degli Stati Uniti trasformato in una baraonda di esagitati convinti che le elezioni fossero state rubate. Ovviamente senza alcuna prova concreta e reale.
Perchè ricordiamolo: ok protestare, ma ha senso quando la ragione della protesta è una clamorosa menzogna? Io sono un giornalista televisivo e, quando si fanno coperture live dal Congresso, per forza di cose ti ritrovi a stare in quelle che vengono chiamate Cannon e Russell Rotunda, dei colonnati molto telegenici ubicati negli edifici legislativi ai lati del Campidoglio. Sei lì, ascolti ciò che succede nelle due aule e racconti davanti a una telecamera ciò che sta accanendo, se sei fortunato placchi qualche congressista o senatore che passa di lì e magari ti esce fuori anche uno scoop.
Eppure, ieri, la notizia era fuori, a trecento metri, fra gas lacrimogeni e spray urticante. Io avevo visto la polizia del Congresso chiudere gli edifici per dei falsi allarmi in passato, capita spesso, ma non avevo mai visto le facce degli agenti così spaventate, senza la minima idea di che cosa stesse succedendo veramente e di quali pericoli avrebbero potuto incontrare fra il labirinto di corridoi e tunnel che compongono la rete sotterranea del Campidoglio.
So solo che, in cinque minuti, tutte le persone presenti nel Congresso sono state evacuate e portate di forza nei sotterranei, al sicuro. All’inizio si pensava fosse un allarme bomba. Solo dopo, nell’incredulità generale, mentre la polizia entrava e usciva di corsa, apparivano agenti in equipaggiamento antisommossa e con la pistola fuori dalla fodera, ci è stato detto che dei manifestanti erano entrati dentro il Congresso e c’era da tutelare la sicurezza dei legislatori, dei giornalisti, di tutta la gente che lavora lì.
Il congresso era in lockdown. Nessuno entra, nessuno esce. Io, insieme a diversi membri della Camera, chiusi, aspettando che il peggio passasse. Vane le mie proteste e le grida per farmi uscire, che, diamine, dovevo andare nel mezzo della notizia, che ero un giornalista, che la sicurezza era l’ultimo dei miei pensieri. Nulla da fare.
Eppure le voci delle centinaia di persone che avevano fatto irruzione dentro, fino ad arrivare sotto la cupola del Congresso e dentro l’ufficio della presidente Nancy Pelosi, manco fossero a casa loro, quelle sì, si potevano sentire chiaramente.
Da giornalista, non ero spaventato. Questa gente non mi ha mai spaventato. Ho sempre pensato che fossero dei fanatici, ma spesso e volentieri delle tigri di carta che parlavano tanto e facevano, alla fine, poco.
Il fatto è che la polizia del Congresso deve garantire la sicurezza dei suoi membri, non affrontare orde di persone furibonde. E di fronte a tanta rabbia e forza, la polizia si è ritrovata completamente in inferiorità numerica per svariate ore, utilizzando la forza brutta, e uccidendo una manifestante, solo quando le persone si erano avvicinate troppo all’area dove si trova l’ufficio della presidente della Camera dei Rappresentanti.
Per il resto, la priorità era ridurre la tensione, soprattutto perchè c’erano dei manifestanti armati con fucili semiautomatici. Bastava veramente poco per trasformare tutto in una carneficina in pieno stile sparatoria di massa americana. Io, dal sotterraneo, sono riuscito dopo un po’ a uscire, andare fuori e non credere ai miei occhi: il Congresso era ancora in mano ai trumpisti, mentre i giornalisti venivano colpiti, le telecamere distrutte, senza che nessuno indossasse una benedetta mascherina nel mezzo di una pandemia come quella attuale. Ma quello, onestamente, era l’ultimo dei problemi.
Solo dopo ore e un massiccio intervento di praticamente tutte le forze dell’ordine presenti nella capitale, dalla guardia nazionale al servizio segreto, la situazione è tornata lentamente alla normalità , mentre l’oscurità scendeva sulla città e il sindaco di Washington imponeva un coprifuoco dalle 18 in poi.
Freddo, buio, urla e grida che lentamente si affievolivano. Washington, la capitale degli Stati Uniti, il centro del potere dello zio Sam, era diventata improvvisamente una città fantasma, con le strade bloccate, sirene blu e volanti ovunque, mentre i trumpisti, probabilmente convinti di aver fermato la certificazione della vittoria di Biden per sempre, se ne tornavano a casa.
In giro solo qualche lupo solitario che, vedendo noi giornalisti, si fermava a chiedere se fossimo dei patrioti e se dicessimo la verità . Molti di loro con il cellulare in mano, scattando foto, e gridando: “Ti controlliamo, eh”. Io, di rimando, non potevo fare altro che sorridere alla cattiva sorte, consapevole che sarebbe potuta andare molto peggio.
Ma con una certezza: una delle pagine più misere della storia americana si era appena conclusa. E una consolazione: alle otto di sera la certificazione ha ripreso il suo corso e nella notte dil giovedì Biden è stato ufficialmente nominato 46° presidente degli Stati Uniti.
Trump, pare, si sia convinto ad autorizzare una transizione pacifica, senza concedere la vittoria, anche se si temono nuove proteste e nuove violenze. Questa volta la sicurezza sarà ben diversa. E poi il 20 gennaio lascerà la Casa Bianca, probabilmente senza essere portato fuori di peso, e si inaugurerà la presidenza Biden, mentre i manifestanti pro-Trump torneranno alle loro vite, con una lezione appresa (forse): puoi fare tutto il rumore che vuoi, usare tutta la forza che ti pare, ma la democrazia non si può fermare. Vince sempre, alla fine.
Magari farà una figuraccia, perchè di figuraccia stiamo parlando con uno dei luoghi cardine degli Stati Uniti vilipeso in mondovisione, ma alla fine proseguirà con il suo corso. E come ha detto il senatore dello Utah, Mitt Romney: questa gente verrà ricordata per questo vergognoso episodio. Sarà la loro eredità , insieme a quella di Trump. Il resto sarà solo un lontano, e per alcuni, brutto ricordo, che lentamente scomparirà .
(da TPI)
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