Agosto 26th, 2022 Riccardo Fucile
PER L’AISI, IL NOSTRO SERVIZIO INTERNO, UN TERZO DEI FUNZIONARI DIPLOMATICI RUSSI NEL NOSTRO PAESE (80 ALMENO DEI 240 PRESENTI TRA AMBASCIATE, CONSOLATI E ISTITUTI DI CULTURA) E’ COMPOSTO DA AGENTI DELLE TRE AGENZIE DI SPIONAGGIO DI MOSCA, SVR, GRU E FSB
Uno su tre. C’è una stima dell’Aisi, il nostro servizio interno, che chiarisce cosa significhi la “operazione Roma” per Mosca e i suoi servizi di spionaggio: un terzo dei funzionari diplomatici nel nostro paese, 80 almeno dei 240 presenti tra ambasciate, consolati e istituti di cultura, sono in realtà agenti delle tre agenzie di spionaggio di Mosca, Svr, Gru e Fsb. Sulla carta hanno compiti da funzionari amministrativi, agenti commerciali, professori, ma in realtà il loro lavoro è reperire informazioni, creare contatti e girare tutto a Mosca attraverso report analitici con cadenza settimanale o mensile.
È una storia antica che va avanti da almeno venti anni grazie soprattutto al rapporto personale tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi. Per dire: la figlia di Putin, come ha rivelato ieri lo Spiegel , ha girato per anni, prima di finire nella lista nera, liberamente per l’Europa grazie a un visto italiano, matrice ITA031963667.
Quel filo tra l’Italia e Mosca si è però spezzato un anno e mezzo fa, il 30 marzo del 2021, ben prima dell’invasione russa in Ucraina, quando in un parcheggio della periferia di Roma fu arrestato il capitano di fregata Walter Biot, scoperto a passare documenti riservati a spie russe per 2000 euro al mese.
Draghi era al governo da poco più di un mese, Franco Gabrielli era stato nominato autorità delegata nemmeno due settimane prima e aveva allontanato tutto il sistema di relazioni di intelligence voluto dal presidente Giuseppe Conte. L’arresto di Biot è letto come uno spartiacque nei rapporti tra Italia e Russia
L’Italia ha accompagnato su un aereo i due russi per i quali lavorava: Aleksej Nemudrov, addetto militare dell’ambasciata, e Dmitrij Ostroukhov, addetto per l’esercito, due personaggi di calibro e spessore all’interno dell’ambasciata. Il governo Draghi scelse la linea dell’intransigenza.
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2022 Riccardo Fucile
CI SONO EX MEMBRI DELL’ESERCITO, FORMAZIONI ANARCHICHE E DI ESTREMA DESTRA UNITE … NUCLEI PARTIGIANI AGISCONO ALL’INTERNO NELLE AREE OCCUPATE DALL’ESERCITO RUSSO: USANO AUTO-BOMBE PER COLPIRE COLLABORATORI DI MOSCA
Anche se il colpevole è ufficialmente Natalya Vovk, la donna ucraina ripresa sulla sua Mini e all’ingresso del palazzo di Darya Dugina, gli inquirenti proseguono le indagini alla ricerca di chi credono l’abbia aiutata. O di chi magari possa essere il vero esecutore materiale dell’attentato che sabato scorso ha fatto saltare in aria la vettura della figlia dell’ideologo ultranazionalista Aleksandr Dugin.
Il cosiddetto fronte interno, del quale a Mosca nessuno ama parlare apertamente, in realtà preoccupa non poco le autorità per una serie di atti di sabotaggio e azioni dimostrative messe a segno nei sei mesi dall’inizio dell’Operazione militare speciale in Ucraina.
Si teme che quello contro Darya Dugina possa essere solo la prima di altre iniziative volte a far salire la tensione all’interno della stessa Russia.
Di certo sappiamo che in Russia esistono vari gruppi di opposizione che sono entrati in clandestinità dopo l’inizio dell’Operazione militare speciale.
Ci sono i membri dell’Esercito di cui parla Ponomarev che, secondo l’esponente politico, potrebbero essere anche un migliaio. Poi ci sono formazioni anarchiche e bande di estrema destra. Di sicuro nuclei partigiani agiscono all’interno delle aree ucraine occupate dall’esercito russo. Hanno fatto ricorso in almeno due occasioni ad auto-bombe per colpire collaboratori di Mosca.
Agiscono contro infrastrutture militari, centri di reclutamento. Lavorano per rallentare o bloccare i convogli che portano al fronte uomini ed equipaggiamento, sia negli snodi ferroviari russi che in quelli della Bielorussia, alleata di Mosca.
Il sito Theins.ru sostiene che dalla fine di febbraio ci sono state 23 azioni contro uffici di reclutamento in Russia. In venti casi si è trattato di incendi. Gruppi, ma anche «cani sciolti» che agiscono in autonomia e che sono assai difficili da individuare.
È il caso, ad esempio, di un artista ed ex insegnante di 48 anni, Ilya Farber, arrestato in Udmurtia per aver dato fuoco a due edifici dell’esercito. «Volevo vedere se ero in grado di farlo», ha spiegato durante l’interrogatorio.
Un altro partigiano ha contattato il sito dopo aver incendiato a Nizhny Novgorod l’auto di una donna che raccoglie fondi per sostenere i militari russi in Ucraina, una certa Natalya Abiyeva.
«Tra noi ci sono sia anarchici che nazionalisti», ha spiegato. «Ma le questioni ideologiche oggi non contano. Putin ha rubato il nostro futuro e siamo tutti convinti che non possiamo rimanere con le mani in mano».
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2022 Riccardo Fucile
LA SUA COPERTURA LE HA PERMESSO DI OTTENERE INFORMAZIONI SENSIBILI? HA SEMINATO VIRUS INFORMATICI NEI TELEFONI E NEI COMPUTER PER SPIARE E TRAFUGARE DATI?
Un’inchiesta condotta per dieci mesi dal quotidiano Repubblica insieme al sito investigativo Bellingcat, al settimanale tedesco Der Spiegel e a The Insider ha ricostruito la missione segreta di quella che viene definita “la protagonista della più clamorosa operazione d’intelligence” realizzata dalla Russia in Italia.
Lo riportano oggi i siti online degli autori dell’indagine. Si tratta della trentenne Maria Adela Kuhfeldt Rivera, nata in Perù da padre tedesco e inseritasi nei circoli mondani di Napoli per riuscire poi a infiltrarsi tra il personale della base Nato e della VI Flotta statunitense.
“La traccia principale che la collega ai servizi segreti di Mosca – spiega Repubblica – è il passaporto russo usato per entrare in Italia: appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino”.
“La nostra inchiesta – afferma il quotidiano – non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici. E’ però entrata in contatto con figure chiave della Nato e della Marina statunitense: nessun agente russo era mai riuscito a penetrare così in profondità il vertice dell’Alleanza atlantica”.
Una donna misteriosa, con un’identità tanto complessa quanto falsa: Maria Adela Kuhfeldt Rivera, nata in Perù da padre tedesco. Una trentenne spigliata che parla sei lingue: ha avviato un’azienda per produrre gioielli, si è inserita nei circoli mondani di Napoli e infine è riuscita a infiltrarsi tra il personale della base Nato e della VI Flotta statunitense: il vertice operativo del potere militare occidentale in Europa.
La traccia principale che la collega ai servizi segreti di Mosca è il passaporto russo usato per entrare in Italia: appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino
Il suo nome d’altronde era un’invenzione. Nell’agosto 2005 un avvocato di Lima ha chiesto il riconoscimento della cittadinanza peruviana per Maria Adela Kuhfeldt Rivera, producendo un certificato di nascita siglato a Callao il 1° settembre 1978 e un attestato di battesimo della parrocchia di Cristo Liberador. Peccato che all’epoca quella chiesa non esistesse: fu costruita soltanto nove anni dopo.
Maria Adela inizia il suo percorso lentamente. Stando alle foto pubblicate sui social, tra il 2009 e il 2011 si sposta tra Roma e Malta.
L’11 ottobre 2011 compie una lunga trasferta in treno da Parigi a Mosca attraverso la Bielorussia: il viaggio richiede due giorni e mezzo e lo ripeterà più volte negli anni successivi. Fino al 2012 infatti abita soprattutto nella capitale francese, dove registra una società di gioielleria con il marchio Serein.
In Italia abita in un condominio di Ostia e risiede in una modesta palazzina rosa alla periferia di Valmontone: la carta d’identità rilasciata dal Comune laziale la qualifica come studentessa. Ma a febbraio 2013 registra una società, la Serein Srl, per confezionare gioielli. E nel giro di due anni cambia tutto. La sua ditta apre un laboratorio nel centro orafo il Tarì, a Marcianise, ottenendo l’autorizzazione della Questura.
Lei si trasferisce a Napoli, in una delle strade più affascinanti di Posillipo, via Manzoni; poi affitta una casa ancora più bella, in via Petrarca, con tanto di terrazza affacciata sul Golfo. Si impone nella vita cittadina, tra eventi e vernissage.
Viene accettata nel Lions Club “Napoli Monte Nuovo”, un circolo molto particolare: è stato fondato dagli ufficiali della base Nato di Lago Patria. I soci sono praticamente tutti militari, impiegati e tecnici dell’Alleanza Atlantica o della VI Flotta statunitense
Maria Adela nel 2015 diventa addirittura segretaria del club. Quel club è stata la ragnatela perfetta, in cui l’agente del Gru ha agganciato numerosi ufficiali della Nato, imbastendo una vasta rete di rapporti, alcuni di natura sentimentale
A tutti giustificava la sua cittadinanza russa con una storia romanzesca: era nata in Sud America, figlia di un tedesco e una peruviana. Quando non aveva ancora due anni, la madre single l’aveva portata a Mosca per partecipare alle Olimpiadi del 1980. Ma la donna era dovuta rientrare d’urgenza in patria, affidandola a una famiglia di conoscenti sovietici.
La madre non è più tornata e Maria Adela è cresciuta nell’Urss, in una situazione difficile: «Durante l’infanzia – raccontava – il patrigno mi ha violentata. Per questo ho lasciato la Russia: il mio sogno è restare in Europa e sposarmi qui».
Le persone che ha avvicinato nei ranghi atlantici e della Us Navy sono tante. Era molto legata all’allora Data Systems Administrator del quartier generale atlantico: la responsabile dei sistemi informatici più sensibili.
Ci sono indizi della sua partecipazione ad alcune cerimonie all’interno dei comandi Nato e Usa
Nel frattempo sposta la sede della società a Milano, a pochi metri dal Duomo: l’ultimo bilancio mette nero su bianco 300mila euro di perdite, probabilmente le spese per la frenetica attività di rappresentanza.
La nostra inchiesta non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici per spiarli e trafugare dati.
Una lunga analisi nei database russi divulgati negli ultimi anni, usando software per la comparazione dei volti, ha permesso di scoprire il suo vero nome: Olga Kolobova, nata nel 1982. ricompare a Mosca alla fine del 2018, quando in poco tempo compra due appartamenti di lusso e un’Audi. Il padre è stato un colonnello che ha ricevuto numerose medaglie “per avere servito la patria all’estero, in Angola, Iraq e Siria”.
(da La Repubblica)
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Agosto 26th, 2022 Riccardo Fucile
L’ESPERTO DI WALL STREET, ALLEN SINAI: “NON VEDO MOLTE VIE D’USCITA, VI ASPETTA UNA SERIA CRISI ECONOMICA, DRAGHI ERA LA VOSTRA CREDIBILITA'”
Non succedeva dal 2008. Con la crisi del gas, gli hedge fund internazionali stanno facendo la più grande scommessa contro il debito pubblico italiano da 14 anni a questa parte, dai tempi della grande crisi finanziaria.
La notizia riportata ieri, 25 agosto, dal Financial Times, è motivata dalle crescenti preoccupazioni per le difficoltà politiche di Roma e per la dipendenza del Paese dalle importazioni di gas russe. «È ovvio che gli hedge fund scommettano contro l’Italia: lo faranno sempre di più, perché le condizioni economiche rendono logica questa strategia. La caduta di Draghi però ha peggiorato la situazione».
A commentare la situazione sui mercati è Allen Sinai, presidente del Decision Economics, una delle persone più ascoltate a Wall Street.
In un’intervista a la Repubblica, dice in merito al premier uscente e al governo che nascerà: «La sua credibilità agiva da argine, e stava facendo le cose giuste. Il prossimo esecutivo dovrebbe rispondere in maniera razionale, adottando gli stimoli fiscali consentiti dall’Europa, continuando le riforme, usando bene i fondi Ue per investire in infrastrutture e indipendenza energetica, ed evitando polemiche sull’uscita dall’euro»
Per Sinai, non è strano che ci siano queste speculazioni contro l’Italia, alle prese con inflazione, aumento dei tassi, indebolimento dell’euro: «Continueranno a farlo, finché non si interromperà il circolo vizioso di dollaro forte, euro debole, alta inflazione e tassi in aumento, a cui ora si è aggiunto il governo nel limbo. Draghi era una voce potente nell’eurozona, ma l’Italia l’ha persa. Non vedo molte vie d’uscita, vi aspettano seri problemi economici».
(da Open)
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Agosto 26th, 2022 Riccardo Fucile
SULL’OBESITA’ DEFINITA “DEVIANZA” BASTAVA AMMETTERE “HO DETTO UNA CAZZATA”… PENSARE CHE CERTI PROBLEMI SI RISOLVANO SOLO “FACENDO SPORT” E’ UNA FRASE DA BAR
La campagna elettorale diventa un affare di famiglia. Perché i politici, come già accaduto nel passato più o meno recente, utilizzano spesso immagini di figli, compagni, fratelli, sorelle o genitori all’interno del lungo percorso che li accompagna al giorno del voto.
E in queste settimane di polemiche scaturite dal concetto di “devianze giovanili” toccato da Giorgia Meloni e ritoccato – in malo modo – da Fratelli d’Italia (prima di rimuovere il post dello scandalo), la leader di FdI è finita sotto il fuoco incrociato delle critiche. Fino al colpo di scena: utilizzare l’immagine della madre per difendersi dalle accuse.
Nella tarda serata di giovedì 25 agosto, Giorgia Meloni è tornata a polemizzare sulle polemiche (secondo lei strumentali) nate dopo quel suo video in cui parlava delle “devianze giovanili” da combattere attraverso lo sport.
Un filmato in cui spiegava poco o nulla (più nulla che poco) l’esatto contesto. Ma a mettere il puntello era stata una card social “esplicativa” (si fa per dire) pubblicata da Fratelli d’Italia.
Obesità e anoressia, secondo Fratelli d’Italia, sono delle devianze giovanili. In realtà si tratta di due disturbi dell’alimentazione.
E Giorgia Meloni aveva già replicato accusando “la sinistra” e ora decide di pubblicare la foto in compagnia della signora Anna Paratore, sua madre.
Con questo commento: “Questa è Anna, la mia mamma, la persona alla quale devo tutto. Soffre di obesità da quando, più giovane, ebbe una depressione perché era rimasta senza lavoro a crescere sola due figlie. A monte c’è un problema di metabolismo molto lento, che ha portato anche me a essere obesa da ragazza, come ho avuto modo di raccontare in passato. Come l’ho combattuto io? Con lo sport. Ecco, da giorni mi sento dire che considero deviati gli obesi. Qualcuno pensa davvero, in coscienza, che io possa considerare deviata mia madre, una delle persone che amo di più al mondo, o me stessa, che con questo problema ho combattuto una vita e ne conosco perfettamente le difficoltà e i rischi?”
Il reale problema a cui non fa riferimento Giorgia Meloni, però, è ben altro.
Perché dopo le polemiche iniziali sul concetto di “devianza giovanile”, è stato il suo partito (Fratelli d’Italia) a inserire l’obesità (oltre all’anoressia) all’interno di quel macro-contenitore.
Ma a tutto ciò la più accreditata possibile prossima Presidente del Consiglio non fa alcun riferimento.
Meglio prendersela con gli altri piuttosto che criticare chi ha dato il via libera a quell’assurda card social.
(da NextQuotidiano)
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Agosto 26th, 2022 Riccardo Fucile
INVECE DEL CARCERE SUGGERIREMMO FOTO SEGNALETICHE SUI PORTONI DOVE ABITANO E LAVORANO: “QUI VIVE UNO SFIGATO CHE INSULTA LE DONNE”
Volgarità sparse e declinate in ogni modo, ma unite da un unica stella cometa: il sessismo. Dopo quanto accaduto a Linda Cerruti in seguito alla pubblicazione di una fotografia celebrativa (sui suoi canali social) per le 8 medaglie conquistate nel nuoto sincronizzato agli Europei di Roma, l’atleta ligure ha deciso di adire alle vie legali: denuncerà tutti coloro i quali, nei giorni scorsi, si sono “prodigati” a pubblicare frasi e commenti rozzi e scurrili sui social.
Aveva deciso, già nei giorni precedenti, di denunciare questo assurdo malcostume maschile, maschilista e sessista rendendo pubblica quell’infinità di commenti volgari sulla sua fotografia. Ma la “denuncia” social non è sufficiente per tentare di mettere a freno questo “fenomeno” e per questo ha deciso di passare alle vie legali. Nelle sue interviste a La Repubblica:
“Quello che c’era da scrivere l’ho scritto nel mio post. Ora è tempo di agire: voglio capire come procedere per vie legali. Magari con la polizia postale, sopratutto sui commenti più spinti. Lo faccio per me stessa, e per i bambini che ci vedono come esempio”.
E al quotidiano La Stampa ha detto che ha già tutte le carte pronte per andare dalla Polizia e denunciare quanto accaduto. Perché limitarsi a un messaggio social non è sufficiente per frenare il fenomeno sessismo che sulle varie piattaforme continua a trovare terreno fecondo. Anche perché quella foto celebrativa ha un significato molto profondo. Molto più del becero sessismo che le è arrivato in risposta alla pubblicazione:
“La posizione l’ho scelta non a caso: era l’entrata dell’esercizio singolo al mio primo Europeo nel 2010, quella posa che esibiamo prima che parta la musica e ci si tuffi in piscina. È una spaccata verticale sulla testa, una forma di espressione del mio sport che volevo celebrare. C’è tanto lavoro dietro quelle medaglie”.
Ricordare il punto di partenza per celebrare il punto in cui si è arrivati, almeno per il momento. Ma questo ha scatenato gli ormoni sessisti. Che ora saranno denunciati.
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2022 Riccardo Fucile
LA SIMPATIZZANTE DELLA MELONI NON SI ERA CANDIDATA PER “IMPEGNI PROFESSIONALI” … IL SINDACO DI TAORMINA: “IL COMUNE HA IL 50% DELLA FONDAZIONE, MA NESSUNO CI HA INFORMATO”
La direttrice di orchestra Beatrice Venezi torna a far parlare di sé. Con annesse polemiche.
Questa volta non per la sua partecipazione a un evento organizzato da Fratelli d’Italia – come accaduto qualche mese fa -, ma per una nomina: nei giorni scorsi, infatti, è diventata la direttrice della Fondazione Taormina Arte.
Questa scelta, però, ha lasciato sorpreso (per usare un eufemismo) il sindaco della città siciliana – che, tra l’altro, detiene il 50% delle quote della fondazione stessa – che ha protestato contro questa decisione presa a sua insaputa.
L’antropologo Mario Bolognari, una personalità apprezzata a livello politico da destra e sinistra, ha fortemente protestato dopo aver saputo della nomina di Beatrice Venezi: “Apprendo da una nota stampa che è stato nominato un direttore artistico dalla Fondazione. Nel comunicato si dice anche che la Fondazione è costituita dalla Regione e dal comune di Taormina, ma io, che rappresento il 50% della Fondazione, non solo non sono stato consultato, ma neanche informato della decisione. Non so se considerare questo gravissimo atto un sopruso perpetrato contro la città di Taormina oppure una semplice cafonata istituzionale. Quel che è certo è che da questo momento verrà meno la mia personale collaborazione con la Fondazione e proporrò al consiglio comunale di recedere dalla Fondazione, revocando il conferimento della casa del cinema al patrimonio della Fondazione”.
Il nome della direttrice d’orchestra non compare mai nel suo sfogo. E, infatti, tutti i riferimento confluiscono sulle modalità di scelta: Beatrice Venezia è stata nominata alla direzione di Taormina Arte dalla Fondazione (di cui fanno parte Comune e Regione Sicilia) con un contratto firmato alla presenza del Commissario straordinario della Fondazione TaoArte, della Sovrintendente dall’assessore regionale Messina (Ester Bonafede, UDC) e dell’esponente di Fratelli d’Italia Manlio Messina, Assessore al Turismo della Regione Siciliana.
E la conferma ufficiale arriva dalla stessa direttrice d’orchestra che, nelle scorse settimane, aveva rifiutato una candidatura in Parlamento con Fratelli d’Italia dando la precedenza ai suoi tour e alla sua attività musiciale: “Sono pronta ad iniziare subito questa sfida, consapevole delle responsabilità ma anche delle grandi potenzialità. Ho già molte idee su quelle che potranno essere le attività da pianificare e le iniziative da realizzare in vista delle prossime stagioni. L’obiettivo prioritario è certamente quello del rilancio della Fondazione Taormina Arte in ambito internazionale, lavorando in sinergia con il territorio e puntando sullo straordinario fascino del Teatro Antico”.
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2022 Riccardo Fucile
PRIMA SCRIVE QUESTO SCONCIO PARAGONE SU TWITTER E POI LO CANCELLA… FIERI DI AVER SEMPRE DETTO CHE CROSETTO E’ IL PEGGIORE
Ci sono paragoni che non possono essere fatti, perché le differenti sono evidenti. Eppure Guido Crosetto, imprenditore e co-fondatore di Fratelli d’Italia, ha deciso di mettere sullo stesso piano (con intento polemico) le polemiche attorno agli ormai famosi video della premier finlandese Sanna Marin e quelle che coinvolsero Silvio Berlusconi (quando era ancora Presidente del Consiglio) per i “festini” nella sua villa di Arcore.
Questo tweet non esiste più, ma la memoria digitale (chiama screenshot) ha immortalato quanto scritto dal co-fondatore (insieme a Giorgia Meloni) di Fratelli d’Italia nella giornata di giovedì 25 agosto:
“Le feste ed i divertimenti privati di un Premier, che si chiami Sanna Mirella o Silvio, fanno parte di una sacrosanta sfera privata, per me. Da sempre. Sono contento da qualche settimana siano d’accordo anche quelli che le hanno usate, per anni, contro un ex premier italiano”.
Dunque, feste e divertimenti privati. Peccato che ci siano delle notevoli differenze.
Nel caso di Sanna Marin, infatti, c’è stata un’ampia polemica (più sui social che nella realtà) con la Prima Ministra finlandese che si è anche sottoposta – dopo aver chiesto scusa – a un test anti-droga (risultato negativo) per dimostrare a tutti che non avesse assunto sostanze stupefacenti e che si trattava solamente di allegre serate danzanti a casa di amici.
Dall’altra c’è ben altro. Perché, come dimostrato dalle sentenze, all’interno delle feste nella villa di Berlusconi ad Arcore avvenivano dei veri e propri festini a luci rosse, con il coinvolgimento di donne pagate per questo (connaturando il reato di istigazione alla prostituzione nei confronti degli organizzatori), alla presenza anche di ragazze minorenni (vedi il caso Ruby).
Mettere sullo stesso piano due eventi evidentemente differenti tra loro è dunque un mero esercizio di stile completamente errato.
(da NextQuotidiano)
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Agosto 26th, 2022 Riccardo Fucile
SE I MIGRANTI SONO VENEZUELANI, CRISTIANI E DI ORIGINE ITALIANA VANNO BENE, “PRENDIAMOLI”… SOLO SE “SERVONO” ALLO SFRUTTAMENTO DEI POTERI FORTI CHE I SOVRANISTI RAPPRESENTANO
No, non appartiene a questa disgraziata campagna elettorale l’uscita sui venezuelani che da ieri tiene banco sui social. E’ un intervento di Giorgia Meloni del 2018 (ad Atreju, la manifestazione annuale di FdI), ma non è invecchiato male. Dopotutto, la sostanza è la stessa, e si compone in mirabile unità con le altre dichiarazioni che fioccano, in questi infuocati giorni.
Nel video che gira tra le bacheche Meloni dice: “In Venezuela ci sono milioni di persone che stanno letteralmente morendo di fame. Sono cristiani, sono spesso di origine italiana, io dico: ci servono immigrati, prendiamoli in Venezuela”. Applausi della folla commossa.
Laddove, l’elemento più significativo è l’ultimo: “ci servono… prendiamoli”. Che fa il paio con un manifesto elettorale che pure circola in questi infelici giorni di propaganda estrema: le facce contrapposte di Letta e Meloni, sotto al primo c’è scritto “Ius soli”, sotto la seconda “Politiche per la natalità”, e infine “Trova le differenze”.
Come se si trattasse della stessa cosa: un rimedio per tappare, attraverso una “importazione” di futuri cittadini, il buco della denatalità e il calo demografico, ovvero la produzione in proprio di “italiani veri” (ovviamente “sani e determinati”, esenti da “devianze”, entusiasti difensori dei “confini” contro stranieri, unioni europee e in generale qualunque cosa che porti a “perdite di sovranità” da qualche falla nello scafo).
Ci aggiungiamo, per buona misura, ancora una volta il famoso video dello stupro di Piacenza, di cui continuiamo a pensare tutto il peggio possibile, per la sua straziante indifferenza nei confronti della vittima (e no, non vuol dire nulla che lo avessero “già pubblicato testate giornalistiche”: un orrore condiviso è più orrendo e ingiustificabile, non meno; e non vuol dire nulla che le sagome fossero “oscurate” e i nomi non riportati: le disperate invocazioni della donna le sentiamo tutti, e soprattutto le ha sentite lei stessa, ovunque, replicate cento e mille volte…).
C’è un filo che lega tutto questo: i venezuelani, i non devianti, la donna ucraina stuprata. L’idea – orribile – che le persone non siano, ma “servano” a qualcosa.
A tappare i buchi, a fare propaganda. Il problema degli immigrati è se, come e quanto “ci servono” o non ci servono.
E a quel punto ordiniamoli à la carte: biondi, occhi azzurri, cattolici e preferibilmente di origine italiana, così alla fine non sono nemmeno immigrati veri. Al cambio attuale, quanti nigeriani fa un venezuelano, più o meno? E un ucraino? Li incarto? Sono due venezuelani e un marocchino, che faccio, lascio?
E infatti, il sostegno allo ius soli viene interpretato così, e messo in parallelo con “le politiche per la natalità”, come se servisse allo stesso scopo: coprire i posti vuoti. E non, invece, rispondere con giustizia e intelligenza al problema – globale, epocale, in crescita e non eludibile – delle migrazioni, dell’accoglienza, dell’integrazione.
D’altronde, questi temi vengono da sempre appiattiti dalle destre nell’eterna filastrocca dei “confini sicuri” e degli stranieri delinquenti: non dimentichiamo chi è stato a smantellare l’unico sistema di accoglienza funzionante e umano, quello diffuso. Che richiede tempo, cura, investimenti, attenzione, e soprattutto non è compatibile col razzismo e il sovranismo d’accatto. Un sistema che mette al centro la persona, appunto.
Non è distante da qui la durezza insensibile nei confronti della donna ucraina vittima dello stupro: anche lei solo un ingranaggio nella macchina della propaganda, con quell’ipocrita “abbraccio” mentre la si sta esponendo senza alcuno scrupolo.
Non male, per fieri e pii cattolici: la persona umana sì, ma solo se bianca, italiana, cattolica, senza devianze e ben dentro “i confini”. Tutti gli altri solo al bisogno. Se e quando ci servirà qualcuno per tappare un buco, o essere protagonista d’un immondo video di propaganda.
(da Huffingtonpost)
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