Settembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
CONTINUA A SCALARE I SONDAGGI, ORA E’ SECONDO
Poco dietro Renato Schifani, c’è Cateno De Luca. Una vera sorpresa quella fotografata dagli ultimi sondaggi sulle elezioni Regionali siciliane. Oltre alle ultime rilevazioni di Ipsos per il Corriere della Sera (Schifani al 28,7% dei voti validi, De Luca con il 23,5%) e a quelle di Swg (Schifani 33-37%, De Luca 26-30), anche altri sondaggi commissionati dai partiti confermano il dato: alle prossime elezioni Regionali l’ex sindaco di Messina può arrivare secondo.
Così, un exploit dietro l’altro, “Scateno” – è il soprannome che si è conquistato sul campo – si avvicina al suo storico obiettivo: la presidenza della Regione. Che resta tuttavia ancora lontana e non è neanche la sua più alta ambizione: già da piccolo, sostiene, sapeva di voler fare il presidente della Repubblica.
Un sogno forse troppo distante per il politico noto a tutti come “scheggia impazzita” che anni fa si presentò all’Ars in mutande (solo per citare l’episodio più noto) e soltanto di recente ha minacciato in video il giornalista del Giornale di Sicilia, Giacinto Pipitone, reo di aver scritto una notizia non gradita sulle sue liste.
Sbalorditiva è la sua scalata elettorale. Solo, senza partiti, spesso sbraitando invettive contro il bersaglio di turno, “Scateno” si fa strada accrescendo, moltiplicando, anno dopo anno, il suo consenso. Fino a insidiare il candidato della corazzata sicula del centrodestra dato per vincente.
Ma come ci riesce? Spesso trattato dagli avversari come un mero aizza popolo di provincia, De Luca è in realtà il perfetto underdog, il cavallo dato come sicuro perdente, quindi sottovalutato, liquidato con saccenteria da chi non guarda oltre la teatralità delle sue apparizioni. Eppure superando la maschera del Masaniello in salsa sicula, non ci vuole molto a scorgere una programmazione militaresca del suo percorso politico, possibile anche grazie alla sapienza con cui ha accresciuto nel tempo la sua dichiarazione dei redditi.
Nato a Fiumedinisi, paesino di 1390 anime che si inerpica sui monti della zona ionica messinese, è terzo figlio di una famiglia di contadini e ha iniziato dal basso, la terra: da ragazzo allevava conigli, raccoglieva noci, origano e faceva il muratore.
E’ stato solo l’inizio di una vertiginosa ascesa: già a 18 anni “ho aperto il primo ufficio di patronato e a 22 ho aperto il primo ufficio della Fenapi a Messina in via Garibaldi 118/a (ove ci dormivo pure !!!) essendo stato uno dei fondatori”, scrive nel suo curriculum.
La Fenapi, la Federazione nazionale autonoma piccoli imprenditori, conta 54 sedi operative in tutta Italia che offrono assistenza agricola a piccoli imprenditori.
Dal piccolo paesino nel messinese alle sedi nel resto del Paese, un salto che gli ha portato un primato inatteso: nel 2021 è risultato il sindaco più ricco d’Italia con un reddito dichiarato di un milione di euro.
Una scalata economica sulla quale ha puntato la lente d’ingrandimento anche la guardia di finanza di Messina con indagini che hanno portato “Scateno” a processo per evasione fiscale: accusa dalla quale è stato poi assolto in primo grado.
Mentre affinava le doti finanziarie, si formava politicamente: trasferitosi a Messina per frequentare il liceo classico La Farina, è cresciuto sotto l’ala protettrice di Salvatore D’Alia, grande mattatore siculo della ex Democrazia cristiana e padre dell’ex ministro Gianpiero. Proprio col marchio a fuoco della prima repubblica, ha mosso i primi passi nel consenso elettorale appena 18enne, quando è diventato il più giovane consigliere comunale di Fiumedinisi.
Quattro anni dopo il primo balzo da semplice consigliere ad assessore. “Ero ambizioso e mi impegnavo per realizzare i miei sogni”, così si racconta sul profilo social. L’ambizione, certo, ma per capire l’ascesa elettorale dell’ex sindaco di Messina sono tanti gli aspetti da illuminare. Il primo è il contesto politico in cui si muove, spesso frammentato. Quando nel 2018 conquistò lo scranno più alto della città dello Stretto, molto fu determinato dalle spaccature degli altri schieramenti. È lì che riesce a infilarsi per sparigliare la partita e incassare il jackpot. E non a caso anche questa volta lo scenario elettorale è frutto di schieramenti consumati da lotte intestine che hanno prodotto divisioni e scelte di candidature poco trascinanti.
Dopo mesi di braccio di ferro tra l’uscente Nello Musumeci e il leader siciliano di Fi, Gianfranco Micciché a spuntarla è stato Renato Schifani, il 72enne ex presidente del Senato che ha pacificato gli animi dei partiti.
I partiti, certo, ma gli elettori siciliani? Il prossimo 25 settembre il centrosinistra schiera la 67enne Caterina Chinnici, prima sostenuta da un’ampia coalizione, poi perfino rimasta senza l’appoggio del M5s per via della rottura dell’asse giallorosso. E riecco dove si infila lui, 50 anni, lo scalda popolo di Fiumedinisi che durante il lockdown arrivò a conquistare la ribalta nazionale: prima producendo provvedimenti (impugnati) per impedire l’ingresso dallo Stretto in Sicilia, poi incassando una denuncia per vilipendio per avere, in una delle note dirette, insultato la ministra Luciana Lamorgese.
Fu proprio in quel periodo che le sue dirette Facebook toccarono vertiginosi picchi di contatti. Figlio di un tempo social in cui i toni piacciono accesi, certo, ma figlio anche di un tempo in cui si attende a Marsala l’arrivo di Silvio Berlusconi per raccogliere voti per la compagna Marta Fascina, diventata un po’ il simbolo della polemica sui paracadutati.
Ed è anche in questi gangli che si inerpica De Luca. Mentre i partiti calano candidati dall’alto, in un percorso elettorale sempre più dettato dai vertici e sempre meno dal consenso creato sul campo, “Scateno”, che pure nei partiti ha militato e con i partiti dialoga, ha cercato il rapporto con il territorio e lo ha fidelizzato con uno schema chiaro, preciso: facendo marciare i servizi.
“Vedrete a Messina, adesso, ripulirà le strade” così indicava un ristoratore di Santa Teresa Riva, dove era stato primo cittadino, poco dopo la sua elezione a sindaco della città dello Stretto. Prima sindaco di Fiumedinisi, poi di Santa Teresa, infine di Messina. Tutte pulitissime? Non si direbbe, a giudicare da alcune strade più periferiche. Ma mentre la Sicilia mostra ai turisti di tutto il mondo vie ricolme di immondizia, altrettanto non si può dire della città da cui si entra nell’isola, dove la differenziata marcia a tamburo battente e i trasporti non sono da meno. Indiscusse capacità amministrative, proprio lì dove nessuno sembra riuscire a governare le grandi e stantie macchine della burocrazia dei comuni siciliani.
Tutto condito da furori social e da contatti diretti con la gente: nei quartieri periferici di Messina, alle ultime elezioni lo si trovava seduto al bar a giocare a carte con gli avventori.
Infine, slegato dai partiti, dalle lungaggini e le lotte intestine che a fatica portano alla convergenza su un candidato, l’ex sindaco inizia campagne elettorali molto prima degli altri: “Dove arriviamo noi, lui è già passato” confidava a giugno un attivista del M5s di Messina.
Così confortato da alcuni risultati, da un reddito che gli permette di investire in campagne elettorali lunghissime e arrivare in anticipo sugli altri, De Luca conquista terreno. Mentre risale le ottave, sempre più sbraitante: “Il video di Cateno De Luca in cui vengono attaccati il collega Giacinto Pipitone e il Giornale di Sicilia è offensivo nei contenuti e nei toni, oltre che stupefacente e sconcertante per la violenza verbale con cui si esprime il proprio dissenso”, scrive l’Assostampa siciliana.
Ed è proprio sul dissenso che “Scateno” pare inciampare spesso, quel momento in cui l’ego colpito lo spinge verso acuti violenti e attacchi sferrati a più riprese contro la magistratura.
Proprio per i toni usati contro i magistrati si scusò dopo la sentenza sul sacco di Fiumedinisi (6 prescrizioni e 2 assoluzioni), salvo tornare all’attacco di nuovo dopo l’assoluzione per evasione fiscale.
“Non mi fate paura”, disse lo scorso gennaio rivolto all’Anm che protestava per i toni dell’ex sindaco di Messina. Un continuo sali e scendi, insomma, tra acuti, vittimismo e aggressioni verbali che lo collocano su una linea di confine, tra la strategia politica e il surreale.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Settembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
“L’EUROPA SARA’ LA LAVATRICE DELLA MELONI PER RIFARSI UN LOOK ACCETTABILE”
L’ex presidente della Francia François Hollande ha appena pubblicato un libro dal titolo “Bouleversements”. Nel quale racconta i suoi incontri con Vladimir Putin, definito un «abile bugiardo».
E oggi, in un’intervista rilasciata a Repubblica, dice che lo Zar oggi «spera e lavora a una vittoria delle estreme destre in Italia». Hollande fa notare ad Anais Ginori che «Fratelli d’Italia è il movimento, già legato al Front National di Jean-Marie Le Pen, cioè ai neofascisti. L’esempio italiano può rafforzare la strategia che Marine Le Pen ha intrapreso da dieci anni. Ovvero presentarsi come un partito tra i tanti, prendendo in prestito dalla sinistra il discorso sociale e dalla destra le invettive sulla sicurezza e l’immigrazione».
Per l’ex presidente sulla guerra in Ucraina «l’Italia ha mantenuto una posizione netta con Mario Draghi. Le sanzioni sono state approvate e il governo è stato molto duro con Putin. Ma ora? Il leader russo punta sul sentimento di stanchezza che può insinuarsi in Italia e nelle nostre opinioni pubbliche. Il problema tra democrazie e regimi autoritari è il rapporto con il tempo. Siamo dentro all’immediatezza, alla convulsione dei giudizi, al ripetersi delle elezioni». I regimi, spiega Hollande, non hanno questo problema.
Meloni e l’Europa «lavatrice»
Poi l’accusa a Matteo Salvini: «è al servizio diretto della strategia di Putin. Il leader russo sta aspettando e lavorando per l’arrivo dell’estrema destra che quando sarà al potere potrebbe fare i suoi interessi, ovvero mettere in discussione il principio stesso delle sanzioni. Questo è il rischio del nuovo governo italiano: sceglierà la rinuncia e il disonore? È l’esempio peggiore che ci potrebbe essere. Dopo l’Ucraina, altri paesi potrebbero essere minacciati. E gli americani potrebbero domandarsi perché venire in soccorso dell’Europa se gli europei non sono pronti a difendere la propria sicurezza e libertà».
Infine, Hollande dice che difficilmente l’Europa porrà ostacoli alla leadership di Giorgia Meloni: «Fondamentalmente l’Europa è una lavatrice che sbianca qualsiasi dirigente politico. Guardate Viktor Orban: riceve da altri leader pacche sulle spalle anche se difende posizioni del tutto inaccettabili da un punto di vista democratico. Succede lo stesso con il primo ministro polacco. Se Meloni rappresenterà l’Italia come premier, siederà al tavolo del Consiglio europeo come qualsiasi altro leader, ma sarà soggetta a tutte le regole dei trattati, a meno che non provochi una crisi».
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
PER QUELLI IN COALIZIONE NECESSITA ARRIVARE IN OGNI CASO ALL’1% ALTRIMENTI I VOTI NON VENGONO CONTEGGIATI
Mancano solo due settimane alle elezioni politiche, fissate per il prossimo 25 settembre. La campagna elettorale per i vari partiti è in pieno svolgimento e se per i grandi partiti la sfida è sulla conquista della maggioranza in coalizione per poter governare il Paese, tra i piccoli schieramenti è in palio l’entrata o meno nel prossimo Parlamento.
La soglia di sbarramento infatti è fissata al 3% per gli schieramenti che non sono inseriti all’interno di una coalizione, mentre per chi fa parte di un gruppo di partiti bisognerà comunque raggiungere l’1% per non vedere dispersi e non conteggiati i propri voti.
Chi rischia in questo senso – si legge sul Messaggero attraverso l’ultimo sondaggio di YouTrend – è Impegno Civico di Luigi Di Maio e Tabacci. Il partito, inserito nella coalizione di centrosinistra, infatti, è dato all’1,1% e rischia quindi di scendere sotto la soglia minima per ritenere il voto valido ai fini del conteggio.
Ora – prosegue il Messaggero – resta un ultimo rush al riparo dai riflettori dei sondaggi, su cui per legge dovrà calare il sipario a partire da domani. Nel frattempo, la rincorsa continua. Non solo fra gli sfidanti in testa.
A fondo classifica si scalda la sfida tra chi spera di agguantare quel 3% che, così dice il Rosatellum, permette alle liste di eleggere parlamentari. La sorpresa, qui, si chiama Italexit: il partito anti-establishment di Gianluigi Paragone aleggia intorno al 2,8%, dice Youtrend.
Un altro colpo di scena che potrebbe riservare il foto-finish.
Sopra la soglia minima c’è Europa verde-Sinistra italiana, il partito di Fratoianni e Bonelli è indicato al 3,6%.
Sotto lo sbarramento, invece, ci sono +Europa (1,9%), Noi Moderati (1,7%) e Unione Popolare (1,2%).
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
E’ ARRIVATA A SIRENE SPIEGATE LA BUONCOSTUME SOVRANISTA
Surfando sull’onda dell’imminente plebiscito, i fratelli della sorella d’Italia cominciano a regolare i conti con le residue sacche di resistenza: i cartoni animati.
Intoccabile per ora il russo «Masha e Orso» (contiene riferimenti troppo espliciti all’alleato Salvini), gli strali della Buoncostume di Destra si concentrano sull’inglese Peppa Pig, che nella sua ultima avventura osa fare amicizia con un’orsetta fornita di ben due mamme, una che fa il dottore e l’altra che cucina spaghetti, «e io», dice l’amica di Peppa, «adoro gli spaghetti».
Pura fantascienza, dato che nessuno ha mai conosciuto degli inglesi che sappiano cucinare gli spaghetti.
Invece per il responsabile Cultura di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, lo scandalo consisterebbe nella rappresentazione di due genitori dello stesso sesso: la Rai si astenga dal trasmettere simili obbrobri.
Ohibò, ma non è esattamente ciò che succede nella vita reale? Il presupposto bizzarro di tutte le censure è che un fenomeno sparisca nel momento stesso in cui si smette di parlarne.
I cartoni rivolti alla prima infanzia devono rispettare un’unica linea-guida: raccontare l’amore e l’accoglienza, perché sono l’odio e l’esclusione a traumatizzare i più piccoli, non il genere dei protagonisti. Dal fratello Mollicone, e dalla sorella in capo, mi piacerebbe sapere se preferirebbero che la Rai mostrasse ai loro figli due mamme che si vogliono bene o una mamma e un papà che si detestano.
(da il Corriere della Sera)
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Settembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
IL RIJKSMUSEUM, CHE OSPITA OTTOMILA OPERE (NUMEROSE DI VAN GOGH E REMBRANDT) È GIÀ AFFONDATO DI 15 CENTIMETRI
I Paesi Bassi hanno temuto per anni di essere sommersi dall’acqua a causa delle inondazioni e dell’innalzamento del livello del mare, tra le tante conseguenze del cambiamento climatico.
Adesso, però, la siccità da record che ha colpito l’Europa, la peggiore negli ultimi 500 anni, ha portato gli olandesi a temere l’esatto opposto. “L’assenza di acqua, sia in superficie che sotto, potrebbe provocare un disastro nel nostro Paese”, avverte Gilles Erkens, ricercatore all’Istituto di ricerca Deltares sui Sistemi del sottosuolo e delle acque sotterranee e all’Università di Utrecht.
“A causa di un’estate più calda e secca della media, c’è stato un abbassamento dei livelli delle acque sotterranee che ha lasciato scoperti i pali di legno su cui poggiano le fondamenta degli edifici più antichi”, spiega Erkens a Repubblica. In questo modo i funghi hanno iniziato a farle marcire, minacciando la stabilità dei palazzi.
Il museo che affonda
Il Rijksmuseum di Amsterdam, che ospita più di ottomila opere d’arte tra cui le tele dipinte da Van Gogh, Vermeer e Rembrandt, è già affondato di 15 centimetri su un lato.
Un dettaglio difficile da notare per il gran numero di turisti che ogni giorno affollano le sale del gigantesco edificio dai mattoni rossi. Ma che mette al rischio il famoso museo olandese sostenuto, come la maggior parte dei palazzi costruiti prima del 1970, da pali di legno.
“Edifici antichi le cui fondamenta non sono mappate e registrate, per questo è difficile capire quali sono i palazzi che rischiano di affondare senza un intervento urgente”. Secondo Erkens, potrebbero essere un milione o centinaia di migliaia. Definire il numero preciso è il primo passo per evitare che si completi il processo di distruzione.
Mappe e sistemi di infiltrazione
“Stiamo lavorando a un modello che ci permetta di mappare meglio gli edifici e capire dove intervenire. Attraverso dati specifici, che comprendono per esempio la presenza di alberi o no vicino alle costruzioni, potremo adottare azioni mirate per prevenire l’affondamento di questi palazzi”, dice il ricercatore.
Maarten Kuiper, un idrogeologo della società Dareius assunto per salvare il Rijksmuseum, ha spiegato a Bloomberg che il suo team ha installato un sistema di infiltrazione nel museo, dirigendo l’acqua da uno stagno per evitare che il terreno si secchi. In questo modo viene ridotto il periodo di esposizione all’aria, necessaria ai funghi per formarsi. Un sistema simile potrebbe essere utilizzato per proteggere gli antichi edifici in tutto il Paese, insieme all’installazione di pompe d’acqua e sensori installati per blocchi abitativi.
Interventi costosi
Si tratta di interventi costosi e che, scrive Bloomberg, potrebbero arrivare a costare fino a 100 miliardi di euro. Al momento, il governo si è concentrato sul cofinanziamento della ricerca e sulla fornitura di consulenza alle autorità locali e a coloro che sono state colpite da questo problema. Ma la responsabilità ricade tutta sui proprietari degli edifici colpiti. “Sono stati forniti prestiti specifici per queste persone e aiutarle a portare avanti i lavori necessari per risolvere il problema”, racconta Erkens.
Siccità record
Secondo i dati del programma europeo di osservazione della Terra Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa), la siccità che questa estate ha colpito l’Europa è la più grave dal 1540.
Le immagini dal satellite Sentinel 2 indicano come, tra il primo luglio e il 31 agosto 2022, vaste regioni siano passate da un verde acceso a un marrone arido.
Quello che sta succedendo ai vecchi palazzi di Amsterdam, come il Rijksmuseum, è solo una delle tante conseguenze che tutto questo sta avendo sul Paese. Con due terzi della popolazione olandese che vive sotto il livello del mare, i Paesi Bassi dipendono dalle sue dighe per proteggersi dalle inondazioni. E la siccità sta mettendo a rischio anche la solidità di queste opere idrauliche di sbarramento.
Il paradosso
Dopo anni a contrastare il pericolo di essere sommersi dalle acque, gli olandesi si trovano adesso a ripensare la propria strategia per affrontare il problema opposto. E quella che da sempre è stata una preoccupazione, la troppa acqua, adesso diventa una necessità. “Sarà questa la sfida del futuro”, anche per città come Venezia o come la svedese Göteborg. Località dove le fondamenta costruite su pali di legno sono comuni e la siccità, causata dal cambiamento climatico, mette sempre più a rischio gli antichi edifici.
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
LISTA D’ATTESA PER UN INTERVENTO UROLOGICO URGENTE: IN TUTTO IL PIEMONTE NON C’E’ POSTO
Dario Di Natale, 62 anni di Chieri, è in lista d’attesa per un intervento urologico urgente. Deve rimuovere la recidiva di un tumore per il quale era stato già operato tre anni fa. Ma pagando le visite ha scoperto che non c’è una data fissata per la sua operazione.
Per farla subito dovrebbe spendere 6 mila euro in una clinica privata. L’edizione torinese di Repubblica racconta che quando Di Natale si è presentato alla Asl con la prescrizione urgente di una cistoscopia e di una visita urologica gli hanno risposto che non c’è posto. In tutto il Piemonte. «E non hanno saputo darmi neppure una tempistica», racconta al quotidiano. Si è rivolto a un privato: «Ho fatto la visita, 120 euro: il medico ha confermato la macchia e mi ha detto che bisognava operare. Privatamente, visto che lui non opera nel pubblico. Avrebbe potuto fissare l’intervento la prossima settimana».
Ma con un conto salato da 6 mila euro. «Io capisco che dopo il Covid ci siano ritardi accumulati e che non sia semplice fissare gli appuntamenti a breve. Quel che trovo assurdo è che nemmeno si sappiano i tempi. A me hanno detto che per ora non ci sono posti disponibili. E io cosa dovrei fare? Aspettare che la malattia peggiori?».
(da agenzie)
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