Settembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
DOPO AVER DETTO CHE IL REDDITO DI CITTADINANZA “VA AUMENTATO”, IN SERATA ALTRA DISSOCIAZIONE DALLA MELONI
Il leader di Forza Italia punta i piedi sull’ipotesi di correggere gli accordi con Bruxelles sul Recovery fund, come più volte sostenuto dalla leader di FdI. Nuove tensioni nel centrodestra, dopo quelle sui rapporti con Orban e la Nato
Il centrodestra rischia un altro scontro interno, stavolta sulla possibilità di modificare gli accordi con la Commissione Ue per il Recovery fund, dopo che Silvio Berlusconi ha definito «gravissima» l’ipotesi di ridiscutere il Pnrr se questo dovesse «mettere a rischio risorse preziose che con tanta fatica abbiamo procurato per far ripartire l’Italia». Intervistato dal direttore del neonato Il Settimanale, Claudio Brachino, l’ex premier ha puntato i piedi contro la proposta più volte avanzata soprattuto da Giorgia Meloni di rivedere i patti con Bruxelles, alla luce delle nuove emergenze nate dopo la pandemia di Coronavirus. Berlusconi si dice disposto solo a qualche lieve modifica: «Aggiustamenti marginali naturalmente è del tutto ragionevole farli, in accordo con l’Europa, alla luce di mutate condizioni, ma nulla più di questo. Ridiscutere il Pnrr sarebbe illogico e pericoloso, mentre non c’è nessun motivo vero per chiederlo».
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
RAID IN PIENO CENTRO, LA POLIZIA INDAGA
Raid questa mattina, 17 settembre, contro il gazebo di Impegno Civico di via Duomo, nel centro di Napoli; gli attivisti del partito guidato da Luigi Di Maio sono stati aggrediti da alcuni sconosciuti che, oltre a danneggiare la struttura, hanno anche strattonato e picchiato i presenti.
A denunciarlo è lo stesso ministro degli Esteri, attraverso i social. Proprio stamattina Di Maio era a Napoli per una passeggiata tra le strade del centro storico, l’aggressione è avvenuta successivamente. Sull’episodio sono in corso indagini per ricostruire la dinamica e identificare i responsabili.
Il ministro Di Maio ha pubblicato sul proprio profilo Instagram un post in cui mostra anche la fotografia dei danni al gazebo:
“A tutto c’è un limite. Gli insulti e il clima d’odio in questa campagna elettorale stanno superando ogni limite. Davanti alle aggressioni fisiche non c’è alcuna giustificazione. Oggi a Napoli i ragazzi di impegno civico sono stati malmenati, le loro magliette strappate, il gazebo distrutto, come potete vedere dalla foto. Questa non è campagna elettorale. Ma a chi fa della violenza uno strumento di propaganda politica dico di fermarsi e chiedere scusa. Spero che tutti gli schieramenti politici si uniscano al mio appello. Noi andiamo avanti con educazione e rispetto, queste minacce non ci intimoriscono, non ci fermano.
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
LA FOSSA COMUNE DI IZJUM SCAVATA DOPO L’OCCUPAZIONE RUSSA: COM’ ERA IL BOSCO PRIMA E DOPO LA RITIRATA
«Quando le forze russe si sono recentemente ritirate dalla regione ucraina di Kharkiv, il governo e i media ucraini hanno riferito della scoperta di una fossa comune vicino alla città di Izjum. Queste sono immagini satellitari del cimitero di Pishchansky o ‘cimitero della foresta’ di marzo 2022 e agosto 2022».
Queste le parole che accompagnano le foto pubblicate su Twitter dalla società di tecnologia spaziale americana Maxar Technologies.
Le due foto indicano il luogo in cui è stata ritrovata dopo la ritirata dell’esercito russo una grande fossa comune con centinaia di cadaveri, realizzata proprio durante l’occupazione delle truppe di Mosca.
Secondo le prime stime delle autorità ucraine, finora sarebbero stati ritrovati circa 440 cadaveri, tra cui anche donne e bambini, quasi tutti morti violentemente: «Alcuni sono stati uccisi (a colpi d’arma da fuoco), altri dal fuoco d’artiglieria, o per l’esplosione di mine. Alcuni sono morti negli attacchi aerei», aveva dichiarato il capo della polizia della regione di Kharkiv, Serhii Bolvinov.
Secondo Oleg Synegoubov, il governatore dell’oblast’ di Kharkiv, si tratta di persone «torturate e giustiziate».
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva denunciato la scoperta in un video-messaggio su Telegram: «Vogliamo che il mondo sappia cosa sta realmente accadendo e cosa ha portato l’occupazione russa. La Russia lascia morte ovunque e deve esserne ritenuta responsabile».
La famiglia Stolpakov
Dalle sepolture di massa erano emersi anche i corpi di sei membri appartenenti a una stessa famiglia ucraina. La causa della loro morte sarebbe stata, secondo le prime ricostruzioni, il crollo dell’edificio dove abitavano, distrutto da un attacco missilistico russo il 9 marzo scorso.
Le autorità di Kiev li hanno identificati come la «famiglia Stolpakov»: Elena 31 anni, suo marito Dmytro, 34, le loro figlie, Olesya di 6 anni e Sasha di 8 anni, nonché i nonni, Tetyana e Oleksandr.
La presidenza Ue ceca chiede un tribunale su Izjum
Dopo il ritrovamento di nuove fosse comuni in Ucraina, la Repubblica Ceca attualmente alla presidenza dell’Ue ha chiesto l’istituzione di un tribunale internazionale per i crimini di guerra. Il ministro degli Esteri ceco Jan Lipavsky ha duramente condannato «simili attacchi contro la popolazione civile», definendoli «impensabili e ripugnanti». «Non dobbiamo trascurarli. Siamo a favore della punizione di tutti i criminali di guerra. Chiedo la rapida istituzione di un tribunale internazionale speciale che persegua il crimine di aggressione», ha aggiunto. Fino ad ora, la Repubblica Ceca ha accolto circa 400.000 rifugiati dall’Ucraina e ha fornito aiuti militari per circa 150 milioni di dollari alle forze armate di Kiev.
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
“DOMANI” SCODELLA UN DOCUMENTO DELL’UFFICIO ANTIRICICLAGGIO DELLA BANCA D’ITALIA, CHE SEGNALA COME IL FUTURO DEPUTATO LEGHISTA ABBIA APERTO ANNI FA TRE POLIZZE ASSICURATIVE DEL VALORE DI 190 MILIONI IN LUSSEMBURGO
Antonio Angelucci, detto Tonino, è uno degli editori più influenti d’Italia. Abruzzese, ex portantino all’ospedale San Camillo di Roma, il proprietario di Libero, Il Tempo e il Corriere dell’Umbria ha costruito nei decenni un colosso della sanità privata.
Matteo Salvini lo ha accolto a braccia aperte candidandolo in un collegio blindato nel Lazio: un editore di peso come Angelucci in parlamento fa sempre comodo.
Nonostante l’imprenditore della sanità sia finito in un numero difficilmente calcolabile di inchieste giudiziarie (per la cronaca, nessuna sentenza di condanna è finora stata emessa dalla Cassazione) e soprattutto non sia esattamente il prototipo del parlamentare modello: nella classifica delle presenze, è al 629esimo posto su 630 (fa peggio solo Michela Vittoria Brambilla, candidata in Forza Italia) con una percentuale di presenza al lavoro pari al tre per cento.
Quello che nessuno sa, però, è che Angelucci è stato anche un recordman assoluto di capitali detenuti all’estero.
Domani è infatti riuscito a ottenere un recentissimo documento dell’Uif, l’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia, che segnala come il futuro deputato leghista abbia aperto anni fa tre polizze assicurative presso la Swiss Life Luxemburg SA, per una valorizzazione complessiva (a data giugno 2022) di 190 milioni di euro.
Il più rilevante dei prodotti finanziari (per un valore di 189,7 milioni) ha come unico asset al proprio interno la partecipazione nella società chiamata Spa di Lantigos Sca, un’altra holding lussemburghese creata dal politico-imprenditore nel 1999 a cui fanno capo proprio le cliniche italiane.
Ora, il fisco italiano è venuto a conoscenza di quest’immenso patrimonio detenuto all’estero qualche anno fa, quando nel dicembre del 2009 l’imprenditore ha deciso di approfittare dello scudo fiscale voluto da Tremonti (al tempo ministro dell’Economia e suo compagno di partito nel Pdl, ora candidato con i presunti legalisti di Fratelli d’Italia) per far rientrare e “regolarizzare” i suoi denari detenuti in un paradiso fiscale.
È un fatto che Antonio e il figlio Giampaolo abbiano firmato un mandato fiduciario con l’allora Istifid Spa, oggi Unione Fiduciaria Spa, la società di consulenza a cui si è rivolto anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana per far rientrare cinque milioni dalla Svizzera dichiarati eredità della madre dentista. Fontana, per la cronaca, non ha mai riportato quel conto in Italia, continua ad averlo in Svizzera ed è gestito tramite Unione fiduciaria.
Ma torniamo agli Angelucci: le polizze vita da 190 milioni che controllano la Spa di Lantigos e la gemella Lantigos Sa sono intestate proprio all’Unione, ma l’unico beneficiario è il fondatore del grande gruppo sanitario ed editoriale.
La struttura societaria è stata creata proprio in concomitanza con lo scudo fiscale del 2009. Come ha segnalato il Sole24Ore, il conferimento delle azioni possedute all’estero in polizze vita intestate a fiduciari «è stato uno degli schemi più utilizzati da chi ha aderito agli scudi fiscali di epoca tremontiana».
Lo ha fatto anche Tonino, che ha pagato le poche tasse dovute per l’emersione dei capitali e ha chiuso quasi tutti i suoi contenziosi con il fisco italiano nel 2018.
Finora, però, nessuno conosceva l’enormità del valore della polizza. Né che il mandato con i fiduciari aveva a oggetto il cambio di contraenza delle polizze assicurative: il beneficiario finale doveva passare da Antonio al rampollo Giampaolo.
Leggendo il report dell’antiriciclaggio si capiscono due cose: in primis l’imprenditore non vuole pagare alcuna imposta per il passaggio; in secondo luogo, l’operazione porta di fatto a un cambio nel controllo del gruppo. Dal padre al figlio.
«Nel mese di maggio 2022», si legge, «il cliente ha chiesto il riscatto totale della polizza, operazione che sarebbe propedeutica al passaggio della partecipazione all’unico figlio Giampaolo tramite patto di famiglia.
Disponendo che la citata liquidazione sia fatta senza l’applicazione della fiscalità. Il cliente (cioè Antonio, ndr) infatti tramite i suoi consulenti di fiducia sosterrebbe che la polizza sia meramente interposta, e che pertanto non si sarebbero i presupposti impositivi». In pratica, il neoleghista non vuole pagare ulteriori tasse per il passaggio della polizza al rampollo. «La fiduciaria ha rifiutato l’esecuzione dell’operazione così come proposta sa Antonio Angelucci ed è in attesa di eventuali ulteriori determinazioni del cliente stesso».
(da editorialedomani)
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Settembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
IL LEADER DI PECHINO HA FIRMATO UN TRATTATO CHE PREVEDE UNA NUOVA ROTTA COMMERCIALE SU BINARI DALLA CINA ALL’EUROPA: UN PERCORSO CHE TAGLIA FUORI LA RUSSIA, DOVE ORA È PIÙ DIFFICILE FAR PASSARE LE MERCI A CAUSA DELLE SANZIONI
Il dispetto dell’amico cinese, una linea ferroviaria che porta merci in Europa aggirando la Russia. Nel summit in Uzbekistan c’era in primo piano l’incontro tra Xi Jinping e Putin, un test sulla loro “cooperazione senza limiti”. Lo zar non ha ottenuto molto: nessun sostegno pubblico alla sua “operazione militare speciale” in Ucraina.
Vero, la Cina continua a comprare petrolio e gas salvando la Russia dalle sanzioni occidentali – e sono in programma nuove strutture di trasporto. Ma al summit uzbeko, un po’ in sordina, si è firmato anche l’accordo di una rotta di commercio su binari. Questa dalla Cina all’Europa, con la Russia tagliata fuori.
L’attuale collegamento – che passa dal Kazakistan e dalla Russia – trasporta la stragrande maggioranza del commercio ferroviario cinese con l’Europa, cresciuto da 8 miliardi di dollari nel 2016 a circa 75 miliardi di dollari nel 2021. La nuova linea ha un primo grande vantaggio: è più corta di 900 chilometri. Ma il secondo è quello più importante: evita la Russia, dove a causa delle sanzioni è più difficile muovere le merci.
Queste le tappe del nuovo percorso: Kirghizistan e Uzbekistan, poi Turkmenistan, Iran e Turchia. Serve alla Cina per espandere la sua influenza e diversificare i binari diretti in Europa; e ci guadagnano le nazioni dell’Asia centrale: più collegamenti, tra loro e verso la Cina.
In realtà il progetto non è nuovo, se ne parla da parecchi anni senza far nulla di veramente concreto. La svolta, a quanto pare, è stata la guerra in Ucraina. La guerra, spiega un socio della China Communications and Transportation Association, ha causato “grande incertezza” per i clienti europei. Sono state usate rotte ferroviarie e marittime più lente e costose per aggirare la Russia. La nuova linea sarebbe quindi una preziosa alternativa, tutta su binari – anche perché le sanzioni è probabile che durino ancora a lungo. Xi Jinping sostiene il progetto, che invece la Russia non ha mai amato. A luglio, in ogni caso, si è aggiunto anche il via libera di Putin.
A maggio, i primi segni che qualcosa si stava muovendo. L’annuncio di Sadyr Japarov, presidente del Kirghizistan, che nel 2023 sarebbe iniziata la costruzione di una linea per collegare Cina, Kirghizistan e Uzbekistan. 280 chilometri con un costo di circa 4 miliardi di euro, che garantiranno ai due Stan posti di lavoro, tasse sul transito merci, e “nuove opportunità economiche”, ha detto il presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev.
Ci sono anche molti punti interrogativi. Esperti e diplomatici stranieri dicono che ci sono state in passato troppe false partenze, e che Putin è inaffidabile. Va ricordato poi che gli investimenti esteri della Cina sono ormai in una fase di stallo: 2022 in calo rispetto all’anno precedente, e diversi paesi che faticano a ripagare i debiti accumulati per grosse infrastrutture. Uno di questi sembra proprio il Kirghizistan: è politicamente instabile e deve molti soldi ai cinesi.
Eppure questa potrebbe essere la volta buona. La chiave per il successo, ipotizza l’Economist, è quella di dipendere un po’ meno dalla Cina, trovando fonti diverse di finanziamento. Il maggior slancio progettuale poi sembra venire dall’Uzbekistan, il cui presidente (che ha sostituito un despota dell’era sovietica) si è guadagnato negli anni il favore delle agenzie di sviluppo internazionali e dei governi occidentali.
La Cina è comunque determinante. Ieri sul Global Times, il quotidiano governativo, si parlava dell’apertura di questo nuovo “corridoio meridionale” verso l’Europa, sottolineandone l’utilità strategica “alla luce del conflitto in Ucraina e delle crescenti tensioni geopolitiche globali”. Insomma un passo avanti per rendere la regione più collegata al resto del mondo e meno dipendente dalla Russia. Questo però il Global Times non lo dice.
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
LEI LE FA VEDERE LA CARTA D’IDENTITA’: “SONO ITALIANA ALMENO QUANTO TE”… IL SISTEMA IDEALE CONTRO I RAZZISTI? FARLI SCENDERE DAL BUS A CALCI NEL CULO, VEDRAI CHE LA PROSSIMA VOLTA NON ROMPONO I COGLIONI
«Torna al tuo Paese, cosa fate qui». Un insulto fin troppo comune rivolto da una signora all’influencer Elizabeth Algo, 41enne di origini indiane che da piccola è stata adottata, e per questo di cittadinanza italiana. Assieme a lei, tre giorni fa sul tram 14 di Milano, intorno alle 14.30, i suoi due figli, di 8 e 10 anni, che avrebbero come unica colpa quella di aver messo i loro monopattini in un punto «in cui non davano fastidio a nessuno», racconta Algo nl suo sfogo all’edizione meneghina de la Repubblica.
«Deve far spostare i monopattini, qui non si passa» le avrebbe detto la signora in tono brusco per poi fare riferimento alle origini della donna tra «i lacrimoni» dei figli.
Algo si è sentita ferita. «Ho tirato fuori la carta d’identità e le ho fatto vedere che sono italiana almeno quanto lei», continua l’influencer. «Ma la signora ha continuato a insultarmi» – racconta sul quotidiano -. «”Voi stranieri pensate sempre di avere ragione voi”» le avrebbe detto la donna. Che alla fine le avrebbe dato anche uno spintone.
«Attaccata per il colore della mia pelle»
«Mi ha attaccata solo per il colore della mia pelle, per la mia diversità», denuncia Algo. «Sono stata adottata da piccola da una famiglia italiana, ma sono di origini indiane e da sempre mi scambiano per una persona di nazionalità indiana. Per me va benissimo», spiega l’influencer, che aggiunge «non mi crea alcun problema. Lo diventa quando ci sono episodi di razzismo che mi fanno stare male e su cui non voglio più soprasedere». «Ho solo la pelle diversa», ribadisce la donna. «Non racconto a uno sconosciuto il motivo e perché sono italiana, ma il Paese dove mi dicono di andare con l’arroganza della pelle chiara è lo stesso loro», continua.
La lotta contro la discriminazione
La discriminazione per Algo non è una novità. Diversi episodi le sono capitati quando era più piccola: «Mi hanno spento una sigaretta sul braccio per il colore della mia pelle», denuncia. «Nonostante questo» – spiega – «ho avuto la forza di non chiudermi a riccio ma di parlare con serenità». E ancora: «Spesso vengo scambiata per la tata dei miei figli. Non è un problema, ma mi disturba l’arroganza». Il problema che riguarda le persone adottate è che «chi come noi non ha i tratti europei viene considerato di serie B, siamo italiani ma un po’ meno rispetto agli altri». «Io cerco di cambiare questa mentalità» afferma Algo, «sono una donna, una mamma, una compagna, un’amica come tante altre. Si deve avere il coraggio di affrontare questi atti con saggezza ma anche di denunciarli».
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
PRATICAMENTE DICE L’OPPOSTO DI QUELLO CHE SOSTENGONO SALVINI E LA MELONI
Torna a parlare del reddito di cittadinanza il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi. Lo aveva già fatto a inizio mese, spiegando di volerlo «cambiare».
Oggi il Cavaliere torna sul tema. «Noi non vogliamo eliminare il reddito di cittadinanza, come falsamente dicono i nostri avversari. Anzi, vogliamo aumentarlo ed estenderlo a tutti i cittadini che sono nella povertà che nel nostro paese esiste ed è drammatica».
Sono queste le sue parole in un intervento telefonico a una manifestazione di Forza Italia a Napoli, con la presenza del coordinatore nazionale di partito Antonio Tajani.
«Sono 4,7 milioni» – ha aggiunto Berlusconi riferendosi al capoluogo della regione dove si registra il maggior numero di beneficiari, il 20% della quota nazionale.
«Gli italiani nella povertà assoluta, una vergogna nazionale, e per loro dobbiamo esserci sempre», ha ribadito Berlusconi.
«Per gli altri, soprattutto per i giovani, piuttosto che un sussidio vogliamo offrire l’opportunità di avere un futuro. Dobbiamo offrire al Sud l’opportunità di uscire finalmente da un’antica condizione di disagio, di svantaggio competitivo rispetto al Nord e all’Europa» ha dichiarato poi il Cavaliere.
Le parole del leader di Forza Italia si discostano – quantomeno nell’entusiasmo – da quelle del programma della coalizione di centrodestra, nel quale si legge di una «sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro»
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
FRATELLI D’ITALIA ATTACCA IL PREMIER: “LE SUE PAROLE SULL’EUROPA? UNO SCIVOLONE”… E LA MELONI CONTINUA A SOSTENERE CHE ORBAN “HA VINTO LE ELEZIONI” (CERTO, SE E’ PER QUESTO ANCHE HITLER)
“Draghi? Bene, sull’Europa dice le cose che avevo sostenuto io”. Silvio Berlusconi non commenta formalmente le parole del premier sulla collocazione e sui partner dell’Itala nell’Ue ma a chi gli sta attorno non nasconde la soddisfazione. E ribadisce che lui sarà garante, in un eventuale governo di centrodestra, “di una coalizione che continuerà a essere atlantista, europeista, cristiano e liberale. Mi sono impegnato in questo senso con il presidente del Ppe Weber”.
Il leader di Forza Italia insiste su una posizione che aveva espresso subito dopo la decisione di Fdi e Lega di non votare in parlamento europeo la risoluzione anti-Orban. Berlusconi non ne fa un caso ma ritiene la scelta dei partiti di Meloni e Salvini un errore: “Forse sarebbe stato meglio astenersi”, confida al suo staff.
Nei fatti, il centrodestra rimane diviso, anche e soprattutto dopo la sferzata giunta da Mario Draghi. Le parole dell’ex banchiere su Orban, ad esempio, indispettiscono l’inner circle di Giorgia Meloni. Ecco il senatore Giovanbattista Fazzolari, responsabile per il programma di Fratelli d’Italia: “Ritengo quello di Draghi uno scivolone, come quello sui condizionatori. Le parole del premier sull’Europa, che privilegiano Francia e Germania, non credo facciano piacere ad almeno altri 20 Paesi. Cosa c’è di europeista nel dire che l’Italia è più amica di qualcuno, che fa parte di un club ristretto?”.
Fazzolari spiega così il voto contrario alla risoluzione che definiva l’Ungheria di Orban “una autocrazia elettorale”. “Vede, il fatto è – dice ancora il senatore di Fdi – che ormai il concetto di Stato di diritto è usato ideologicamente, come una clava con cui colpire i governi di segno contrario. A noi questo non va bene”
D’altronde era stata direttamente Meloni a dire, in mattinata, che Orban “ha vinto democraticamente le elezioni” e che “l’Ungheria ha un sistema democratico.
Silenzio assoluto su quell’altra definizione adoperata da Draghi, i “pupazzi prezzolati” che non piegheranno l’Italia. A chi si riferiva? “Non possiamo dirlo, a qualcuno che fa il doppio gioco – chiosa Fazzolari.
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2022 Riccardo Fucile
“COSA FARÀ IL PROSSIMO GOVERNO NON LO SO. MA MI CHIEDO, UNO COME SE LI SCEGLIE I PARTNER? CERTO, C’È UNA COMUNANZA IDEOLOGICA, MA CONTA ANCHE L’INTERESSE DEGLI ITALIANI”
Mario Draghi ne ha per tutti. Del resto, si sa, «è stato calato dall’alto», ironizza più volte durante la conferenza stampa, dopo il via libera del Cdm al decreto Aiuti ter approvato dal Cdm.
Ma Draghi ci tiene a tenere il punto sulla politica estera e su quella che è stata l’azione dell’esecutivo nell’anno e mezzo in cui l’ex numero uno della Bce ha ricoperto l’incarico di presidente del Consiglio, ribadendo punti essenziali già esposti in precedenti occasioni, come la trasparenza e la credibilità.
«Nei rapporti internazionali bisogna essere trasparenti – spiega Draghi – altrimenti gli altri non capiscono: non bisogna fare giravolte, non si può votare l’invio delle armi e dire no, non sono d’accordo. La credibilità internazionale arriva insieme alla trasparenza: se ci si indebolisce fuori ci si indebolisce dentro e questo si ripercuote sulla crescita. Non si può inorgoglirsi dell’avanzata ucraina dopo che si è votato e si è contro l’invio delle armi. Si voleva forse che l’Ucraina si difendesse a mani nude?».
Il riferimento è al leader del M5s, Giuseppe Conte. I pentastellati infatti hanno votato a favore del decreto Ucraina, salvo poi però cambiare idea, almeno verbalmente.
Sempre rimanendo sul fronte della guerra di Mosca contro l’Ucraina, parlando delle sanzioni, Draghi ha invece tirato una stoccata al leader della Lega, Matteo Salvini, che durante la campagna elettorale continua a sostenere che le sanzioni contro la Russia debbano essere sospese.
E il presidente del Consiglio uscente lancia la bordata: «Le sanzioni funzionano. Bisogna capire questo, altrimenti non si capirebbero certi comportamenti recenti del presidente Putin e bisogna continuare su quel fronte. E continuare sul fronte di sostegno all’Ucraina per la guerra di liberazione da chi ha invaso il paese. Questa è stata la linea del mio governo. All’interno del centrodestra ci sono tanti punti di vista. Quello di Salvini prevale? Non lo posso dire questo. È una visione che il governo attuale non condivide».
I presunti rapporti tra Draghi e Giorgia Meloni
Ma non sono mancate osservazioni critiche anche sulla politica del premier ungherese Viktor Orban, con cui il centrodestra italiano, inclusa la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha buoni rapporti. E Draghi osserva: «Noi abbiamo una certa visione dell’Europa, difendiamo lo stato di diritto, siamo alleati alla Germania e alla Francia. Cosa farà il prossimo governo non lo so. Ma mi chiedo, uno come se li sceglie i partner? Certo, c’è una comunanza ideologica, ma anche credo sulla base dell’interesse degli italiani. Chi sono questi partner? Chi conta di più? Datevi le risposte voi».
E che dire dei sempre più fitti contatti tra il premier e la leader di FdI che, secondo i sondaggi, sarebbe destinata a vincere le prossime elezioni? E soprattutto, per chi voterà Mario Draghi il 25 settembre? Il presidente del Consiglio replica con sarcasmo: «Sul mio voto c’è il segreto dell’urna. o ho i rapporti normali di chi è stato il premier un anno e sei mesi e tutti i leader di partito, sia di governo che di opposizione. Continuate a ricamare».
«Non ho idea di quello che il voto produrrà»
Rispondendo invece a una domanda sulla campagna elettorale in corso, Draghi sarcasticamente risponde: «Come ha detto lei io sto in alto e sono stato precipitato, anzi catapultato dall’alto, e quindi non sarebbe giusto dare giudizi sui toni della campagna elettorale. Una campagna elettorale si svolge con una grande varietà di toni dal più alto, al più sommesso, ma la cosa più importante è che tutti vadano a votare, questa è la cosa più importante di tutte».
Quanto agli scenari che si apriranno dopo la fine del governo Draghi, il premier risponde: «Non ho idea di quello che il voto produrrà e quindi le valutazioni potranno essere fatte dopo. Io ho fiducia negli italiani, i governi ci devono essere per creare le condizioni affinché gli italiani stiano meglio ed i più deboli siano aiutati. Bisogna fare tanto sulle diseguaglianze, questo governo ha avviato una serie di cose, ma c’è molto lavoro da fare».
E Draghi infine conclude con uno sguardo ottimistico verso il futuro, più verso gli italiani che sulle osservazioni dei diversi leader di partito:« Non condivido questa visione sempre negativa: c’è il Pnrr che non funziona? No, funziona, va avanti e c’è quello che ama i russi alla follia e vuol togliere le sanzioni e parla tutti i giorni di nascosto con i russi.. c’è. C’è pure lui, ma c’è tanta gente che non lo fa. La maggioranza degli italiani non lo fa e non vuole farlo: io guardo alla maggioranza degli italiani e al governo che ho avuto l’onore di presiedere».
(da Open)
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