Settembre 9th, 2022 Riccardo Fucile
DA QUANDO I MILITARI UCRAINI HANNO RICEVUTO I MISSILI AMERICANI HIMARS, ATTRAVERSARE FIUMI È DIVENTATO UN PROBLEMA PERCHÉ ESPONE I RUSSI A BOMBARDAMENTI LETALI… MOLTI MILITARI RUSSI SCAPPANO
Dopo aver creato molta attesa nel corso dei mesi estivi per la controffensiva di Kherson, quindi nel Sud dell’Ucraina, l’esercito ucraino ha lanciato anche una controffensiva a sorpresa contro gli occupanti russi a Est, nella regione di Kharkiv.
Il risultato finora è spettacolare. I soldati ucraini hanno trovato un punto dove le difese russe erano sottili, hanno sfondato, sono avanzati di circa cinquanta chilometri in quattro giorni, hanno riconquistato la piccola città di Balakleya – ventisettemila abitanti – e adesso stanno puntando verso la città di Kupyansk.
Un problema di numeri
La cosa interessante è che gli stessi canali russi che su Telegram seguono la guerra minuto per minuto fin dall’inizio dell’invasione e spesso hanno toni trionfalistici in queste ore hanno cambiato umore e parlano di una sconfitta preoccupante, che è ancora in corso e si allarga ogni giorno sempre di più. Alcuni esortano a non farsi prendere dal panico, altri usano la parola catastrofe.
Il timore di questi russi è che il collasso regionale a Kupyansk sia il sintomo di una debolezza generale delle forze di Mosca, che ha afflitto la spedizione punitiva contro l’Ucraina fin da febbraio e ora presenta il conto. Il problema è di numeri: l’esercito russo non ha abbastanza soldati per un conflitto su fronti multipli, quando copre una zona ne lascia sguarnita un’altra.
In teoria la controffensiva nella regione di Kharkiv, come quella a Kherson, è coperta da segreto militare e i giornalisti non possono accedere alla zona delle operazioni per un ordine del governo ucraino, ma i video e le foto che arrivano parlano chiaro – oltre a rivelare la progressione dell’avanzata.
I soldati russi abbandonano le posizioni così in fretta da lasciare indietro tonnellate di materiale bellico intatto, come cannoni e munizioni. Ci sono molte perdite nei reparti russi e relative immagini cruente. Ci sono anche moltissimi prigionieri e tra loro ufficiali, anche se questa informazione è ancora da verificare.
Le linee di rifornimento
I russi rischiano di finire in trappola, ma per capire meglio come sarebbe necessario avere sott’occhio una carta dell’Ucraina. In questo momento la linea di rifornimento che arriva alla città di Izyum, occupata dai russi, e al fronte del Donbass è una retta che va da Nord verso Sud. Gli ucraini stanno avanzando da Ovest verso Est e di fatto stanno per tagliare questa linea di rifornimento. Se ci riuscissero inoltre i soldati russi che stanno a Sud di questa avanzata nemica si troverebbero ucraini su tre lati (Nord, Ovest e Sud) e il fiume Oskil alle spalle.
Da quando i militari ucraini hanno ricevuto i missili americani Himars, attraversare fiumi è diventato un problema perché espone i russi a bombardamenti molto duri. Nel giro di pochi giorni, i soldati di Mosca che pensavano di trovarsi in una zona tranquilla del fronte rischiano di trovarsi dentro a una sacca di territorio quasi chiusa, che è quello che i comandanti russi vogliono evitare a tutti i costi. La stessa situazione grosso modo si potrebbe verificare nella regione di Kherson, a Sud, ma in quel caso il fiume è il Dnipro – ancora più difficile da attraversare con chiatte e mezzi di fortuna.
(da La Repubblica)
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Settembre 9th, 2022 Riccardo Fucile
LA RUSSIA È SULL’ORLO DEL COLLASSO: L’EXPORT DI GAS È CALATO DEL 36% NEI PRIMI 6 MESI DI GUERRA.. SECONDO LA SOCIETÀ DI RICERCA VITSIOM, IL 40% DEI RUSSI FATICA AD ARRIVARE A FINE MESE E A DICEMBRE PERDERANNO IL POSTO DI LAVORO 200MILA PERSONE
La Russia si prepara a un autunno incerto, con il governo che cerca di minimizzare gli effetti delle sanzioni sull’economia nazionale. Ma gli esiti della guerra sono sempre più incerti e sul Paese pesa anche l’incognita di quanto gas Mosca riuscirà a vendere all’Europa sul medio lungo termine.
Una variabile fondamentale per la tenuta o il collasso dell’economia nazionale. L’export di gas ha segnato già il -36% solo nei primi 6 mesi di guerra. A questo vanno aggiunte altre contrazioni importanti nelle esportazioni: l’acciaio e fertilizzanti sono calati del 30%, il carbone del 29% e la farina del 27%.
§Intanto, la situazione si aggrava.
Secondo la società di ricerca Vitsiom, il 40% dei russi non riesce a risparmiare e il loro stipendio basta appena per arrivare alla fine del mese. Stando ai risultati, questa emergenza tocca soprattutto le donne, con il 42%, che gli uomini, con il 38%. L’emergenza è sentita soprattutto fra le persone in età lavorativa fra i 25 e i 59 anni.
Questa fascia rappresenta il 44% del campione esaminato. Stando agli esperti, per il momento il Cremlino è riuscito ad attutire l’impatto delle sanzioni grazie a incentivi e sussidi, per i quali è già stato impegnato fra il 55 e il 60% della spesa pubblica consolidata. Ma le risorse non sono eterne e i il momento più critico non è ancora arrivato.
L’allarme arriva dal primo ministro, Mikhail Mishustin: da ottobre a dicembre perderanno il posto di lavoro 200mila persone.
Stando a stime dell’università di Yale, sono oltre 1.000 le aziende che hanno abbandonato la Russia come conseguenza delle sanzioni: questo poterà alla cancellazione di 5 milioni di posti di lavoro entro l’anno. Il governo sta studiando nuovi incentivi che toccheranno soprattutto le pensioni del servizio pubblico mentre cerca di mettere la polvere sotto il tappeto. Il ministero per lo Sviluppo Economico, ha sorprendentemente rivisto in positivo le stime sul Pil e sull’inflazione. Il prodotto interno lordo si contrarrà del 4,2%, mentre l’inflazione arriverà al 13,4%, in linea con quella dei Paesi occidentali. Ma si tratta di dati che hanno subìto una pesante operazione di maquillage.
Stando alle stime della Banca centrale russa, anche questa sotto lo stretto controllo dell’amministrazione presidenziale, il Pil si contrarrà di almeno il 6%. Una previsione, questa, condivisa anche dal Fondo monetario internazionale. Per quanto riguarda l’inflazione, questa per il momento risente in positivo dei pagamenti del gas, che stanno ancora entrando nel Paese, ma secondo gli economisti, nella seconda metà dell’anno, potranno verificarsi choc inflazionistici che la porteranno ben oltre il 15% attuale.
Ci sono poi ricadute sul lungo termine, che non sono ancora quantificabili, ma che sono destinate a condurre la Russia a uno stato di arretratezza rispetto al resto del mondo. L’esempio più lampante è lo stop all’ingresso di tecnologie aggiornate, che coinvolgeranno diversi settori produttivi, aggravati dai tagli del governo al settore della ricerca scientifica nel piano di spese 2023-2025.
(da Avvenire)
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Settembre 9th, 2022 Riccardo Fucile
CI RISIAMO CON IL SOLITO SISTEMA DELLA CENSURA DI REGIME: FDI CHIEDE DI NON TRASMETTERE UNA PUNTATA CON UNA FAMIGLIA OMOGENOTORIALE, COME SE NON ESISTESSERO
La campagna elettorale italiana rimane in secondo piano, da ieri, per via della morte della regina Elisabetta. Una dipartita che, ne abbiamo parlato questa mattina, sta monopolizzando l’attenzione dei media oscurando gli interventi dei politici.
Una delle uscite che ha fatto più discutere nell’ultima giornata è stata quella di Fratelli d’Italia su Peppa Pig, in particolare le parole di Federico Mollicone – responsabile cultura per il partito e candidato per la Camera dei Deputati in un collegio plurinominale nel Lazio – che chiede alla Rai di non trasmettere una specifica puntata del cartone, quella in cui un personaggio (il compagno di classe di Peppa, Penny Polar Bear) ha due mamme.
Vediamo, nello specifico, quale è l’esplicita richiesta del commissario di colui che – tra le altre cose – è anche commissario della Vigilanza Rai.
Il punto è che quella puntata in cui viene fatta presente l’esistenza di una famiglia omogenitoriale (il compagno di Peppa disegna una foto delle sue due madri) non deve essere trasmessa dal servizio pubblico. L’episodio, che si intitola “Famiglie”, vede il piccolo affermare di avere due mamme, «una mamma fa il dottore, l’altra cucina spaghetti. E io adoro gli spaghetti».
Un bimbo qualsiasi che racconta di una famiglia non qualsiasi, secondo Fratelli d’Italia, che chiede apertamente che non ne venga fatta presente neanche l’esistenza, in sostanza.
Poco importano i pareri di chi ha competenze in materia, ad esempio – tanto per citarne uno – quello dell’amministratore delegato di Minus 18 (ente di beneficienza che aiuta le persone della comunità LGBTQIA+ in Australia): «Il 66% dei giovani LGBTQIA+ in Australia subisce molestie in base alla propria identità. Le molestie e le discriminazioni che i giovani LGBTQIA+ devono affrontare portano a maggiori esperienze di esclusione sociale e di sentirsi soli. Se un bambino è LGBTQIA+ o che proviene da una famiglia con genitori dello stesso sesso vede la propria esperienza o identità in programmi TV come Peppa Pig, questo lo aiuta molto a sentirsi meno solo».
L’inserimento di questo personaggio nella serie animata inglese è avvenuto grazie al successo di una petizione che, con 24 mila firme raccolte, è riuscita ad ottenere la presenza di una famiglia con due genitori dello stesso sesso nel cartone per bambini.
Uno scandalo, secondo Mollicone: «È inaccettabile la scelta degli autori del cartone animato Peppa Pig di inserire un personaggio con due mamme. Ancora una volta il politicamente corretto ha colpito e a farne le spese sono i nostri figli?»
E le tematiche più serie?§
Come non esitano a far notare molti in rete, Fratelli d’Italia – quando si è trattato di ddl Zan – ha sempre fatto notare come ci fossero altre priorità e cose più serie di cui occuparsi.
Un’annotazione che, a questo punto e a quindici giorni dal voto, sarebbe bene restituire ai mittenti.
Il candidato non ha esitato e parlare di un partito «in prima linea contro le discriminazioni» in riferimento a quando la leader di Fdi ha detto al giovane, sul palco di Cagliari, che le persone dello stesso sesso hanno già l’unione civile. Per la serie, cosa mai potrebbero volere di più?
Quello che da Mollicone viene definito «indottrinamento gender», la puntata di un cartone, non può essere accettato.
Qualunque persona etero, a questo punto, potrebbe pensare – secondo questo ragionamento – di essere stata indottrinata da quel cartone che ha visto a sei anni in cui, udite udite, c’era una famiglia con genitori di sesso diverso. E gli adulti della comunità LGBTQIA+, viceversa, potrebbero chiedersi perché – pur avendo visto sin dall’infanzia cartoni su cartoni con sole coppie etero – siano cresciuti con un orientamento non eterosessuale.
(da Giornalettismo)
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Settembre 9th, 2022 Riccardo Fucile
I SONDAGGI DICONO CHE IL M5S HA UN BOOM DI CONSENSI NELLE REGIONI DEL SUD (SECONDO IXÉ IL 24,5% CONTRO L’8,5% AL CENTRO-NORD), DOVE SI CONCENTRA LA MAGGIOR PARTE DI CHI RICEVE IL SUSSIDIO… MA MERITO ANCHE DEL SUPERBONUS
Mesi fa, quando gli imputavano di tentennare troppo, di non avere unpiglio decisionista, di sfuggire ai tempi vorticosi della politica, al cronista che glielo faceva presente Giuseppe Conte rispose: «Si vada a leggere la prefazione di Friedrich Nietzsche ad “Aurora”».
È un elogio alla lentezza, un invito, quello del filosofo tedesco della volontà di potenza, ad abbracciare questa virtù, come vocazione quasi solitaria. Inizia così: «Troviamo all’opera un “essere sotterraneo”, lo si vedrà avanzare lentamente, cautamente, delicatamente implacabile».
Il presidente del M5S rivede se stesso in questo “essere sotterraneo” che ha attraversato la campagna elettorale che avrebbe dovuto segnare la sua morte politica, rispuntando alla luce dei sondaggi al terzo posto, dopo Fdi e Pd.
Le ultime rilevazioni di Ixè (13, 8%), del Cise – il Centro italiano studi elettorali (16, 6%) e Nando Pagnoncelli (14, 8%) stanno dando ragione alla strategia di Conte, fino a due settimane fa quasi non considerato come variabile elettorale dai dirigenti Pd e dagli analisti che sostenevano non avesse fiuto e capacità politiche.
Uno dei pochi a non averlo dato per spacciato, per ironia della sorte è stato Matteo Renzi, l’arcinemico di Italia Viva. Lo pronosticava già agli inizi di agosto: «Attenzione a Conte, andrà fortissimo al Sud».
La conferma arriva dal sondaggio di Ixè che dà al terzo posto il M5S al 13, 8% su base nazionale, tre punti sopra la Lega. Una media che è il risultato di due intenzioni di voto opposte: 8, 8% per Nord e Centro, 24,5% Sud e Isole. Nel Meridione, insomma, il Movimento di Conte è di gran lunga il primo partito, seguito dal Pd al 20,8% e Fratelli d’Italia al 17,7%.
Forza del Reddito di cittadinanza, che è erogato soprattutto in quelle regioni d’Italia? Sicuramente sì, ma non solo. Sul sussidio una grande mano a Conte l’hanno data gli avversari.
Evocarne la cancellazione, come continua a fare Giorgia Meloni, permette all’avvocato di presentarsi come l’unica garanzia a difesa di una misura contro la povertà, sebbene inefficace sul fronte delle politiche del lavoro.
Stesso discorso sul Superbonus. Il decreto Aiuti bis è fermo in Senato. Le norme sono in vigore, si sa, ma il M5S chiede un intervento sulle cessioni per aiutare imprese e famiglie che hanno lasciato i lavori in sospeso.
In una Repubblica che è costituzionalmente fondata sulla mai risolta questione meridionale, quella metà del Paese che soffre disoccupazione e criminalità è un fattore che può diventare decisivo. Soprattutto quando il quadro politico si frammenta. Poco prima di metà agosto, passeggiando alle spalle di Montecitorio, Conte disse a La Stampa: «Si parlerà tanto di voto utile per il Pd e FdI, ma vedrete che questa volta il richiamo al voto utile non funzionerà».
Intendeva dire che non sarebbe servito evocare lo spauracchio fascista e che il Pd non avrebbe convinto gli indecisi. Quel ruolo, stando ai sondaggisti, lo starebbe ricoprendo Conte, che recupera da astensione e vecchi elettori grillini. Rocco Casalino, stratega dell’ex premier, che in queste ore compulsa con soddisfazione i sondaggi, ci aveva scommesso: «Conte farà la differenza in campagna elettorale».
Secondo lo studio del Cise, Centro di ricerca dell’Università di Firenze e della Luiss, firmato dal direttore Lorenzo De Sio e da Davide Angelucci, «il M5S di Conte, il primo a rompere col governo Draghi, ha forse intuito per primo (poche ore prima del centrodestra) la necessità di staccarsi da quell’esperienza per presentarsi in modo chiaro con proposte votate a un cambiamento, e chiaramente caratterizzate in modo da offrire – come il centrodestra – non l’adesione a un modello tecnocratico-ecumenico (e potenzialmente indifferenziato) ma invece la possibilità di identificare la rappresentanza di particolari valori e interessi, specie sui temi economici. In questo caso, per una parte più progressista e radicale della società».
Conte sta ribaltando a suo favore un trauma politico che a detta di tanti avrebbe rappresentato uno stigma: «Dopo la scissione di Di Maio e la caduta di Draghi il M5S era da molti considerato destinato all’estinzione». E invece «mostra una forte tendenza alla crescita, confermata da tutti gli istituti».
Per gli studiosi del Cise si intravede «un possibile “effetto Churchill”» sul voto del 25 settembre, dal nome del leader britannico che, dopo il trionfo sulla Germania nazista, subì una pesante sconfitta elettorale in patria: «A essere premiati potrebbero essere gli attori (centrodestra, M5s) con una netta visione di futuro e un accento sul cambiamento, più di quelli (centrosinistra, Calenda) che rivendicano continuità con il governo uscente (peraltro con un Paese in difficoltà economica) e con identità programmatica incerta».
(da La Stampa)
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Settembre 9th, 2022 Riccardo Fucile
NEL 2017 L’EDITORE DI “LIBERO” AVREBBE TENTATO DI CORROMPERE L’ASSESSORE ALLA SALUTE DEL LAZIO, ALESSIO D’AMATO, PROMETTENDO 250MILA EURO, NELLA SPERANZA DI FAR RICONOSCERE I CREDITI VANTATI NEI CONFRONTI DELLA REGIONE ALLA CLINICA SAN RAFFAELE DI VELLETRI
Il rinvio dell’udienza che avrebbe potuto mandare a giudizio Antonio Angelucci per una vicenda di presunta tentata corruzione riaccende l’attenzione sul 77enne imprenditore e parlamentare di lungo corso con tre legislature in Forza Italia e ora capolista nel Lazio con un seggio sicuro nello schieramento della Lega.
Angelucci – a capo di un impero di 25 cliniche private ed editore dei quotidiani Libero e Il Tempo (e prima ancora de Il Riformista in una gestione finita col fallimento) – è indagato dal 2017 in seguito alla denuncia dell’assessore regionale alla sanità del Lazio e all’epoca dirigente, che rifiutò l’offerta (ma i modi sarebbero stati più da acquirente che richiedente) di 250mila euro (50mila cash) in cambio del riconoscimento di crediti che una delle cliniche di famiglia, il «San Raffaele Velletri», sosteneva di vantare verso la Regione Lazio e che lo stesso D’Amato aveva sospeso per «gravi irregolarità», tra cui la distrazione dei fondi e la presenza di dipendenti fittizi.
L’assenza per ragioni di salute dell’avvocato di uno dei coimputati – Salvatore Ladaga, coordinatore di Forza Italia nel Lazio (e padre della compagna di uno dei fratelli Bianchi, quelli dell’omicidio di WIlly Monteiro Duarte) – ha fatto slittare l’udienza, come riportato da Repubblica, a dicembre, dunque ad elezioni avvenute, seggio in parlamento verosimilmente guadagnato e immunità a metterlo a riparo dal processo.
Il fatto che Angelucci venga ad ogni tornata elettorale inserito tra primi nomi della lista dei cosiddetti «impresentabili» per pendenze giudiziarie o precedenti penali non sembra però aver condizionato la sua carriera politica, esercitata peraltro in parlamento in modo molto sporadico.
Angelucci ha sulle spalle una condanna ad un anno e 4 mesi di reclusione per falso e tentata truffa nell’ambito di un processo legato ai contributi pubblici percepiti dalle sue società tra il 2006 e il 2007 per i quotidiani Libero e Il Riformista (nel giugno 2013 i finanzieri del Nucleo Speciale per l’Editoria sequestrarono all’imprenditore 20 milioni di euro), ha una richiesta di processo per associazione a delinquere finalizzata alle omesse dichiarazione al fisco ancorata a società lussemburghesi create, secondo i pm, con questo precipuo scopo (una richiesta di arresto nei suoi confronti era stata rigettata dal gip) e molte ombre sulla commistione tra la sua Fondazione San Raffaele (che nello statuto non ha fini di lucro) e i finanziamenti ai giornali di sua proprietà che avrebbero per questa via ricevuto 5 milioni.
Tornando alla tentata corruzione, dietro il gesto plateale denunciato da D’Amato («Ha strappato un foglio di carta e ha detto che me l’avrebbe fatta pagare»), gli inquirenti sono certi di aver individuato un «sistema Angelucci», ossia «una fitta rete relazionale a carattere trasversale» in grado di «esercitare pressioni su antagonisti amplificate dalle testate giornalistiche riferibili al Gruppo San Raffaele». A questo sistema parteciperebbero ex compagni di schieramento politico, intervenuti anche in questa specifica vicenda.
(da il Corriere della Sera)
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Settembre 9th, 2022 Riccardo Fucile
LA MEDIA OCSE E’ DEL 4,9%, NEL NOSTRO PAESE DEL 7,9%
Prima la pandemia, poi la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, adesso l’emergenza energetica.
L’analisi dell’Ocse – Prospettive dell’occupazione 2022 – pubblicata oggi, 9 settembre, a Parigi, include l’Italia tra i Paesi dove il potere d’acquisto ha risentito di un calo maggiore.
«L‘Ocse prevede che i salari reali scenderanno del 3% in Italia nel corso dell’anno, un dato più alto rispetto alla media dei paesi dell’area Ocse, pari al 2,3%».
A pagare le conseguenze maggiori di un fenomeno strettamente correlato all’inflazione, sono i gruppi a basso reddito. «I cambiamenti strutturali avvenuti nei mercati del lavoro negli ultimi decenni – rimozione dell’indicizzazione e aumento del potere di mercato dei datori di lavoro – comportano meno pressione al rialzo sui salari. Questo ha lasciato i gruppi a basso reddito più esposti a cali dei salari reali», aggiunge.
«È essenziale sostenere i salari reali per i lavoratori sottopagati – si legge nella nota di commento dell’Ocse -. I governi dovrebbero considerare modi per adeguare i salari minimi legali, al fine di mantenere un potere d’acquisto effettivo per i lavoratori a bassa retribuzione. Trasferimenti sociali mirati e temporanei alle persone più colpite dall’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari aiuterebbero anche a sostenere il tenore di vita dei più vulnerabili».
Quello del potere d’acquisto degli italiani in discesa non è l’unico elemento di preoccupazione che emerge dal report.
Il mercato del lavoro in Italia «ha continuato a migliorare nei primi mesi del 2022, portando il tasso di disoccupazione al 7,9% a luglio», ma la percentuale è molto al di sopra rispetto alla media degli altri Paesi Ocse, dove il tasso di disoccupazione è pari al 4,9%.
E questo nonostante «in Italia – scrive l’organismo per la cooperazione e lo sviluppo economico internazionale – l’impatto della crisi del Covid-19 sul mercato del lavoro sia stato attenuato dall’uso massiccio della cassa integrazione».
(da agenzie)
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Settembre 9th, 2022 Riccardo Fucile
LA PROMESSA ELETTORALE NON E’ SOLO SESSISTA, MA ANCHE PERICOLOSA
La proposta del candidato di Forza Italia in Toscana Massimo Mallegni, in corsa per il Senato, che promette il reddito alle casalinghe non solo è sessista, ma anche pericolosa.
Il ruolo di madre e di moglie non può essere considerato un lavoro per il semplice motivo che si tratta di una scelta di vita personale.
Una volta equiparata a un lavoro, come ogni lavoro, prevede un datore, qualcuno cioè a cui rendere conto di cosa si fa o non si fa.
Nel mondo immaginato da questi finti liberali, sarà dunque il marito a stabilire se la donna avrà svolto bene o male il lavoro per cui è pagata dallo Stato.
Il progetto, tipico di una destra illiberale e reazionaria, è quello dell’asservimento delle donne, quello di relegarle in un ruolo di “sorvegliate speciali”, tenute a spazzare, lavare, cucinare e soddisfare il maschio con la benedizione di uno Stato sempre meno laico.
So che a tanti magari piacerebbe anche, ma è fuori dalla storia, e le donne non si piegheranno mai a questo disegno di svendita della dignità in cambio di quattro spiccioli.
Le democrazie avanzate insistono semmai sui congedi parentali per padri e madri, sul garantire a tutti possibilità di accesso alle scuole materne per i figli, sulla flessibilità del tempo dedicato al lavoro.
In definitiva, quella di Mallegni è una proposta che fotografa perfettamente l’Italia degli anni Cinquanta. Peccato che siamo nel 2023.
(da Huffingtonpost)
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Settembre 9th, 2022 Riccardo Fucile
E’ PRESIDENTE DELL’AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO E DURANTE LA PANDEMIA ERA CONTRO IL LOCKDOWN DEFINITO “UNA ISTERIA”… COSI’ SIAMO A POSTO
Con la campagna elettorale entrata nel vivo, torna ad impazzare il toto-ministri.
Secondo quanto risulta a TPI, uno dei nomi che metterebbe tutti d’accordo all’interno del centrodestra – e fortemente spinto da Fratelli d’Italia – è quello di Giorgio Palù. Ovviamente nel ruolo di ministro della Salute.
Il suo curriculum è di tutto rispetto: docente emerito di Virologia e microbiologia all’Università di Padova, è soprattutto presidente dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco).
Senza trascurare la sua visione della pandemia in sintonia con le idee di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, tanto da scontrarsi più volte in passato con un altro accademico, pure lui candidato ma nelle file del Pd, Andrea Crisanti.
Non a caso il suo pensiero è diventato spesso materiale da utilizzare nei post dei leader di destra. Esattamente come capitato quando disse: «Lockdown? Sono contrario come cittadino, come scienziato, come medico. Dobbiamo porre un freno a questa isteria».
(da TPI)
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Settembre 9th, 2022 Riccardo Fucile
“E’ RIFORMA RETROGRADA E PERVERSA”
“E’ retrograda e pericolosa”. Non ha mezze misure Nino Di Matteo. Il magistrato italiano, dal 2019 membro del CSM e dal 1993 sotto scorta, si scaglia contro la riforma Cartabia.
Lo fa dall’aula magna del Tribunale di Milano; a margine della presentazione del libro di Vittorio Manes “Giustizia mediatica. Gli effetti perversi sui diritti fondamentali e sul giusto processo”.
All’evento, promosso da Italiastatodidiritto, insieme al Presidente Guido Camera, ci sono tanti ospiti di rilievo del mondo della giustizia.
Ma Nino Di Matteo ruba la scena. Lo fa scagliandosi contro quello che ritiene “un bavaglio imposto ai magistrati”.
“Lasciatemi dire che con la riforma Cartabia Falcone e Borsellino sarebbero sottoposti a procedimento disciplinare”. Il magistrato cita Paolo Borsellino, quando afferma: “Parlate di mafia, parlatene ovunque, ma parlatene”.
La riforma Cartabia preoccupa Di Matteo. Laddove “vieta agli altri magistrati di parlare di inchieste fino al passaggio in giudicato delle sentenze”
Spesso infatti occorrono decenni per il passaggio. E prosegue: “Cosa avrebbero saputo i cittadini delle strutture di Cosa Nostra, se alcuni eroici magistrati non avessero spiegato all’opinione pubblica quello che doveva sapere sulla mafia?”.
Di Matteo prosegue con una ricostruzione della storia e sugli scenari che la riforma potrebbe apportare alla magistratura. “La Cartabia si inserisce nel solco riforma Mastella del 2006. C’è la tendenza ad aumentare la visibilità del Procuratore Capo”.
Ma quella che il magistrato definisce una “gerarchizzazione degli uffici di procura” rischia di essere “contraria all’essenza di potere diffuso della magistratura”. La riforma potrebbe rendere per assurdo “più semplice il controllo delle inchieste”.
Per il magistrato è inconcepibile limitare le informazioni ai semplici comunicati stampa. “Sono delle veline di regime. Non aiutano nella comprensione dei fatti”.
Per Di Mattero “avremo uno sbilanciamento dell’informazione, solo verso la pubblica accusa. C’è il rischio che di certi argomenti scomodi sapremo ancora meno. È una legge bavaglio”.
Presunzione d’innocenza e interesse pubblico
“La tutela della presunzione d’innocenza è sacra, ma si ottiene sanzionando le violazioni del principio; non imbavagliando i magistrati”. Per Di Matteo il problema vero è il fatto che “l’ordinaria criminalità è diventata di uso comune. Viene trattata da improbabili esperti, tesi criminologiche fuori dall’ambito processuale”. Ci sono pochissime voci a tutela della garanzia delle parti e a tutela della qualità dell’informazione.
“Quante sono – si chiede il magistrato – le trasmissioni dedicate invece ai processi di mafia? O sulle connivenze del potere con la criminalità? Quante sulla criminalità e il traffico internazionale?”.
I giornalisti pagano a caro prezzo la decisione di occuparsi di grandi inchieste. Ma per Di Mattero “c’è stata un’assoluta carenza mediatica e politica sulla sentenza d’appello sulla trattativa Stato-Mafia. E’ stata provata la copertura della latitanza di Provenzano. In un paese normale, si sarebbero scatenati dibattiti, polemiche e prese di posizione politiche.
Invece c’è stato il silenzio assoluto.
La fine del giornalismo d’inchiesta secondo Di Matteo
Anche le inchieste giornalistiche, secondo Di Matteo, hanno contribuito alla presa di coscienza del paese. “Negli anni Ottanta, a Palermo leggevo le cronache delle indagini. In particolare quelle de L’Ora o sul mensile di Giuseppe Fava I siciliani.
“Adesso invece il giornalismo di inchiesta si è appiattito”. Il problema secondo Di Matteo “non è l’accesso alla rappresentazione mediatica, ma la selezione e la qualità dell’informazione”.
Per il magistrato “i giornalisti non studiano e non indagano. Non riescono più a essere indipendenti, rispetto agli editori o agli ascoltatori”. Di Matteo conclude affermando che “la magistratura deve costruire fiducia, non consenso. E la fiducia si ottiene con la trasparenza, che la riforma Cartabia impedisce”.
Giustizia mediatica
Alla presentazione dell’ultimo libro del professore Vittorio Manes, promossa da Italiastatodidiritto e dal suo presidente Guido Camera, hanno partecipato tanti ospiti, oltre a Nino Di Matteo. Luigi Ferrarella, storica firma di ambito giudiziario del Corriere della Sera; Vinicio Nardo, Presidente dell’Ordine avvocati di Milano; Francesco Centonze, avvocato e professore di di Diritto Penale; e Alessio Lanzi, professore di diritto e membro del Csm.
(da agenzie)
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