Settembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile
GIA’ CHE CI SIAMO PERCHE’ NON FERMIAMO ANCHE LE VOLANTI E LE GAZZELLE COSI’ RISPARMIAMO LA BENZINA? VIA LIBERA AI DELINQUENTI CHE POSSONO COSI’ PROGRAMMARE REATI AL TELEFONO: E’ IL CONCETTO DI LEGALITA’ DEI SOVRANISTI
Vista la crisi economica, “si può risparmiare sulle intercettazioni telefoniche che costano duecento milioni di euro”.
Questa la singolare proposta di Carlo Nordio, candidato nelle liste di Fratelli d’Italia per le elezioni politiche del 25 settembre.
Secondo l’ex magistrato le intercettazioni telefoniche ambientali fanno parte dei grandi sprechi che ci sono nel mondo della giustizia e che consumano fondi “con i quali si potrebbero assumere segretari e cancellieri per accelerare il corso dei processi” aggunge.
L’ex magistrato sottolinea poi che si batterà per un processo più garantista. “Porterò in Parlamento la situazione dei tribunali del Veneto – aggiunge – che è estremamente critica per mancanza di magistrati e personale ausiliario”. “Le mie idee sono chiare – conclude – processo più garantista, giustizia più rapida e soprattutto la certezza della pena e della presunzione d’innocenza”.
(da agenzie)
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Settembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile
ANCHE I PREFETTI GIUSEPPE PECORARO E MATTEO PIANTEDOSI DANNO CONSIGLI
Più che consiglieri, “solo gente che dà consigli”, come dicono un po’ tutti, in un’unanime esibizione di understatement. E però è gente di cui lei, Giorgia Meloni, la consigliata, deve fidarsi non poco.
C’è Guido Crosetto, ovvio, al vertice di questa filiera di buone relazioni. Il cofondatore di FdI, abile ad alternare alla bisogna gli abiti dell’uomo di partito e quelli di uomo delle istituzioni, ha un mandato pieno: gioca talvolta in proprio, prende iniziative che la Meloni perlopiù apprezza anche quando non approva del tutto. “Ma Guido è Guido”, dice lei. E tanto basta.
Poi, più discosto, c’è Giovanni Orsina. Che la vecchia ambizione di “romanizzare i barbari” non l’ha affatto deposta. “E’ uno sporco lavoro che qualcuno deve pur fare”, sorride il professore, direttore della School of Government della Luiss. Ci provò anche col capo del Carroccio, in effetti, ai tempi del grilloleghismo trionfante, ed è andata com’è andata.
“Ma se il prezzo da pagare è di farsi dare del liberale per Salvini o del liberale per Meloni, beh, pazienza”
Del resto un voler ammiccare al mondo liberale, un’ansia patriottica di costruire rapporti e consuetudini nel milieu romano che prospera da sempre al di fuori del riflesso della fiamma tricolore, la testimonia anche la vicinanza alla Meloni di Riccardo Pugnalin. Forse il più sfuggente, dei suoi suggeritori riservati.
Di estrazione socialista, mai rinnegata, cresciuto nel vivaio di Marcello Dell’Utri di cui fu a lungo segretario, la sua prima passione, quella per la politica, l’ha coltivata proprio nelle file di FI. Nell’autunno del 2001 viene designato dal suo mentore come uomo macchina di un Gianfranco Miccichè pronto a dare la scalata al partito. Poi tutto s’inceppa.
Ma di questo giovane prodigioso si parla come del prossimo coordinatore lombardo di FI, si discute anche di una sua possibile candidatura in regione o in Parlamento, suggerita da quel Sandro Bondi di cui nel frattempo è diventato collaboratore. Non se ne fa nulla.
E Pugnalin la politica la accantona per avviare una carriera da manager semplicemente invidiabile: da Fininvest passa ai vertici di British American Tobacco, quindi vice presidente esecutivo di Sky Italia (fu sua l’idea di corredare i confronti dei politici in tv con fact checking istantanei), quindi direttore degli Affari esterni di Vodafone, con la delega più delicata: quella di rappresentare l’azienda presso il governo. “La politica è comunicazione”, dice, col tono di chi non si scandalizza per la deriva social del dibattito pubblico.
Lettore seriale, toni sempre pacati, si porta ancora dietro quel nome che proprio Dell’Utri gli assegnò (“Mister tre anni”), per dire di un uomo inquieto che consuma presto le sue ambizioni, e poi passa ad altro. Questo, quindi, il triennio per la Meloni? Di certo lui si muove col fare del tagliatore di teste: incontra i candidati a possibili ruoli di governo nell’esecutivo che Donna Giorgia potrebbe guidare, ne vaglia la consistenza, filtra i profili interessanti dai questuanti, e definisce identikit anche per i posti più delicati, quelli nel campo dell’intelligence, nel quale Pugnalin ha ottime entrature.
Un mondo, quello, in cui a dare consigli alla Meloni, ma senza esserne consiglieri, sono anche Giuseppe Pecoraro e Matteo Piantedosi: il primo, già prefetto di Roma, è stato candidato da FdI; l’altro, che la prefettura capitolina la guida tuttora, dopo essere stato capo di gabinetto (indagato) di Salvini al ministero dell’Interno, potrebbe ottenere una promozione dal prossimo governo, forse al Viminale o forse altrove. E siamo a posto.
(da il Foglio)
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Settembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile
IN TUTTE LE ULTIME ELEZIONI IL PARTITO IN TESTA NEI SONDAGGI È ANDATO MOLTO MEGLIO DEL PREVISTO. SI CHIAMA EFFETTO BAND WAGON: TU SEI CONVINTO CHE VINCERÀ TIZIO E PER QUESTO SALTI SUL VAGONE DI TIZIO… OPPURE POTREBBE PRODURRE UN EFFETTO INVERSO: SE LA VITTORIA È SICURA, IL SUO ELETTORATO MODERATO PUO’ MOLLARE FORZA ITALIA”
Gli americani, che votano sempre in autunno, la chiamano la october surprise , la sorpresa del mese prima delle elezioni che può cambiarne il segno. Per noi che d’autunno stiamo come sugli alberi le foglie, e avremmo francamente preferito votare in primavera, l’unica sorpresa può arrivare a settembre, anzi entro le prossime tre settimane.
Ad agosto infatti non si è mosso praticamente niente. Gli opinion polls registrano più o meno la situazione che conoscevamo, con una crescita (contenuta) della Meloni e una ripresa di Conte.
E dal 9 settembre scatta la censura sui sondaggi, si naviga al buio, comincia il tempo e il mercato delle rivelazioni «cifrate» sul web, con i nomi in codice dei partiti, e le scommesse degli allibratori sui cavalli-leader come alle corse clandestine.
Ma una sorpresa ci sarà? In tutte le ultime elezioni generali la sorpresa c’è stata: il partito in testa nei sondaggi ha fatto boom, è andato molto meglio del previsto. Si chiama effetto band wagon: tu sei convinto che vincerà Tizio e per questo salti sul vagone di Tizio.
Accadde a Renzi alle Europee del 2014, a Grillo in quelle nazionali del 2018, a Salvini alle Europee del 2019. Tutti e tre superarono a sorpresa e abbondantemente il 30%. Potrebbe succedere anche alla Meloni? Potrebbe.
Oppure potrebbe scongelarsi un po’ di voto di opinione. L’abissale vantaggio pronosticato a favore del centrodestra rischia infatti di produrre anche un effetto inverso.
Se la vittoria è sicura, il suo elettorato moderato può farsi un giro, andarsene in libera uscita, turarsi meno il naso per paura della sinistra e premiare il così detto Terzo polo (che al momento è il quarto, battuto anche dal Movimento 5 Stelle).
Questa è l’angoscia di Forza Italia: perché, nel caso, quei voti scapperebbero da lì. Se alcuni sondaggisti danno Calenda sopra Berlusconi, vuol dire che qualcosa da quelle parti sta accadendo.
E le conseguenze politiche potrebbero essere rilevanti: FdI-Lega avranno i seggi necessari per governare senza il partito di Berlusconi?
(da Il Corriere della Sera)
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Settembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile
CAOS PER UN’ORA, RISPONDEVANO TUTTI ALLA STESSA CHIAMATA… COL.ONNE DI TAXI DIRETTI VERSO LA STESSA DESTINAZIONE
È un giovedì piovoso come tanti altri a Mosca.
Sulla app che aiuta i tassisti russi a gestire le chiamate arriva una richiesta che porta al distretto di Fili.
Per raggiungere la meta, il taxi deve attraversare la città e per farlo prende la Kutuzovsky: una strada con numerose corsie che di solito garantisce un percorso veloce.
Quel giovedì mattina di 1° settembre, però, c’è traffico. Tanto traffico. Centinaia di altri taxi sembrano dover andare dalla stessa parte e nessuno è disposto a cedere il proprio posto a un concorrente.
Come spiegato a Forbes.ru, è proprio così: un «malfunzionamento» ha fatto sì che a tutti i tassisti collegati all’aggregatore Yandex Taxi ricevessero la stessa chiamata.
Il comunicato stampa parla anche di un «tentativo da parte di aggressori di interrompere il servizio». Tentativo riuscito, sembrerebbe, vedendo le immagini di quella che è una delle principali strade di Mosca del tutto bloccate per almeno 40 minuti.
La compagnia ha affermato che il suo dipartimento di sicurezza «ha immediatamente interrotto i tentativi di ordinare artificialmente i taxi», ma a quanto pare non è stato sufficiente per impedire ad altre auto gialle di inserirsi nell’ingorgo.
«La questione del risarcimento sarà risolta nel prossimo futuro», assicurano da Yandex. Sembra ormai risolto il mistero di chi sia stato a provocare questo disagio.
L’account Twitter Anonymous Tv ha retwittato il video del tassista russo che ha immortalato l’ingorgo scrivendo come Yandex Taxi è stato violato dal collettivo di hacker che già in passato hanno procurato più di qualche problema ai trasporti russi.
(da agenzie)
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Settembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile
32 GIORNI DI LAVORO SENZA RIPOSO E INVECE DEI 1200 EURO PATTUITI PRESO A COLTELLATE… SONO QUESTI GLI IMPRENDITORI CHE PIACCIONO AI SOVRANISTI?
Un ragazzo di ventiquattro anni è stato picchiato e accoltellato dal figlio del suo datore di lavoro per aver chiesto di essere pagato.
Vittima dell’aggressione è un bracciante indiano, adesso ricoverato all’ospedale di Terracina. Il giovane, che è riuscito a fuggire, ha sporto denuncia ai carabinieri della locale stazione. I militari stanno indagando sull’aggressione.
L’aggressione è avvenuta a Mesa, in provincia di Latina. Il ragazzo ha lavorato 32 giorni di fila, sabato e domenica inclusi, senza riposo settimanale, come addetto alla stalla di un caseificio. La paga era stata pattuita in 1200 euro, mai corrisposti.
Il datore di lavoro ha dato al ragazzo solo poche centinaia di euro, il resto del denaro non è mai arrivato.
Stamattina il giovane è andato a chiedere il resto dei soldi. Ma quando ha riferito al datore di lavoro la sua richiesta, questi è uscito insieme al figlio, lo ha minacciato e picchiato. Il 24enne è stato accoltellato alle braccia, e solo per un caso è riuscito a fuggire alla furia dei due.
Il ragazzo è riuscito a fuggire, il datore di lavoro e suo figlio lo hanno provato a inseguire per continuare ad aggredirlo. Mentre scappava, il 24enne ha incontrato alcuni passanti, che lo hanno soccorso.
Era conciato così male che inizialmente chi lo ha aiutato ha pensato a un incidente stradale. Portato in ospedale, ha raccontato l’accaduto e denunciato tutto ai carabinieri, che hanno avviato le indagini. Il ragazzo non è fortunatamente grave: le coltellate alle braccia sono state superficiali e non hanno lesionato i tendini. Resta però lo shock per quanto accaduto, l’ennesima aggressione ai danni di un lavoratore che ha solo chiesto la paga che gli spetta di diritto.
(da Fanpage)
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Settembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile
FORSE PENSAVA AI SOVRANISTI CHE DIMENTICANO I CRIMINI COMPIUTI DAGLI ITALIANI A DANNO DEGLI STRANIERI
Ieri Giorgia Meloni durante un comizio elettorale a Perugia è ritornata sul caso del video dello stupro della donna di Piacenza, da lei pubblicato sui social e che le ha procurato una valanga di critiche, sopratutto dopo che la donna ha detto di essere stata riconosciuta.
La leader di Fratelli d’Italia non si è mai scusata per l’episodio. Anzi lo ha sempre giustificato rilanciando la palla al centrosinistra.
Secondo Meloni infatti la pubblicazione era stata fatta in primis da Il Messaggero (che poi ha rimosso il video) e aveva unicamente l’intento di sostenere la vittima e deprecare la violenza.
Ma nel capoluogo umbro la donna che si candida a essere la prima premier in Italia ha fatto anche di più, pronunciando una frase che è francamente eccessiva, per non dire vergognosa, comunque la si pensi: “In morra cinese sinistra, clandestino batte donna violentata”.
Questo il contesto delle parole intorno a cui ruota la frase peggiore: “Invece secondo me quando qualcuno lo fai entrare, gli devi dare una vita dignitosa, da italiano, da cittadino! Chiaro? Però per farlo devi governare i flussi, sennò la situazione ti scappa di mano e accade quello che abbiamo visto accadere, che loro non vedono, perché chiaramente abitando nei quartieri molto altolocati gli immigrati non c’arrivano…”. Mentre “nelle periferie delle città metropolitane dove hanno stipato tutti questi problemi, li vedono e creano questi problemi di sicurezza. Poi a loro non glielo puoi dire, perché ovviamente loro sono solidali con le violenze nei confronti delle donne, purché a operare quella violenza non sia un clandestino, perché nella loro morra cinese, clandestino batte donna violentata e quindi la solidarietà non esiste più.”
Un discorso che oltre a essere particolarmente odioso perché intriso di cinismo e di un retropensiero in cui la propaganda è l’unico metro utile negli avversari per affrontare qualunque tema, è anche un concetto che può essere attribuito spesso sia a chi l’ha pronunciato che ad altri leader del centrodestra. Quante volte la solidarietà di Salvini e Meloni è mancata o è tardata molto quando si è trattato di difendere una vittima straniera da un criminale italiano?
Le parole di Giorgia Meloni hanno suscitato polemica e indignazione. Ad esempio Cecilia D’Elia, responsabile Pari Opportunità nella Segreteria Pd e Portavoce della Conferenza delle Donne democraticheha così commentato l’infelice frase sulla morra cinese: “Giorgia Meloni ha superato la soglia della decenza del dibattito politico, dichiarando che ‘nella morra cinese della sinistra, clandestino batte donna violentata’ , immagino quanto a solidarietà. Parla proprio Meloni che deve ancora chiedere scusa per la pubblicazione del video della violenza subita da una donna a Piacenza. Non ci sono parole per la continua strumentalizzazione della violenza maschile contro le donne, usata solo per agitare il tema dell’immigrazione”.
(da agenzie)
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Settembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile
“NON SIAMO RINCOGLIONITI, INUTILE CHE ORA VENITE A FARE GLI AMICONI, NON CI FREGATE”
Lo “sbarco” su Tik Tok di alcuni leader politici (prima Carlo Calenda, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, poi Matteo Renzi, infine Silvio Berlusconi) ha fatto da subito molto discutere.
L’intento, piuttosto chiaro, è quello di conquistare i giovani in vista delle elezioni del 25 settembre e quale miglior modo se non sfruttando il loro social preferito. Ma questa strategia è davvero vincente? Oppure i ragazzi amano guardare i video dei politici solo per farcisi sopra una fragorosa risata?
La risposta ha provato a darla qualche ora fa la giovanissima Emma Galeotti, “@gl.emm4” su Tik Tok, star del social network con più di 639mila followers e oltre 45 milioni di like.
Video in primo piano, fare da “amiconi” e quel velo di simpatia che non guasta mai: questa è la ricetta perfetta dei filmati pubblicati dai politici su Tik Tok. Ma, secondo il parere “esperto” di Emma Galeotti, tutto ciò non basta ad incantare i giovani, ai quali quei video riescono al massimo a strappare una risata, non di certo ad orientare le intenzioni di voto.
La ragazza ha pubblicato oggi un video su Tik Tok in cui scimmiotta l’atteggiamento impacciato dei politici di fronte allo schermo e ha detto:
“Politici sparite da questo social, avete Instagram, avete Facebook, non state qua, non c’entrate niente, fate proprio brutta figura. Pensate che la gente che mette like e commenti sia perché vi supporta? No, è perché vi pigliamo tutti per il cu*o carissimi. Magari qualcuno vi supporta anche, ma vi fermo subito. Non è che siamo così stupidi che ci basta un video su Tik Tok per votarvi perché è l’unica cosa che conosciamo. Cioè, date proprio l’idea di pensare che noi giovani siamo così plasmabili e rincoglioniti. Come se ci bastasse un video con delle scritte e delle musichette accattivanti e “boom”, voto per voi. Ripeto, l’unica cosa che possiamo fare se vi vediamo è prendervi per il cu*o. Quindi, se ci volete intrattenere, va benissimo. Però vi dico, non perdete tempo, perché secondo me potreste fare molto altro. Kisses.
(da NextQuotidiano)
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Settembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile
SI E’ SCATENATO UN PANDEMONIO DI CRITICHE E PRESE PER IL CULO … LA CHICCA: “FISICAMENTE MI DO UN 6,5” (UN PO’ DI SANA AUTOCRITICA, NO?)
Laura Ravetto, piemontese di nascita, milanese di residenza e di collegio, è decisamente una candidata social. Su Twitter annunciò la sua rottura (temporanea) col fidanzato (poi sposato) l’allora deputato pd Dario Ginefra, e tramite lo stesso canale, qualche giorno fa ha coinvolto i suoi 42 mila follower in un contest: «La 1, la 2 o la 3? Mi aiutate a scegliere la foto per i manifesti elettorali?».
«Non l’avessi mai fatto! Un diluvio di critiche perché “il Paese ha problemi seri e tu perdi tempo con le foto e bla bla”. Ma io ci ho impiegato un minuto per pubblicare quei tre scatti».
In parlamento dal 2006, sempre alla corte di Berlusconi (Forza Italia, poi Pdl, poi di nuovo Forza Italia) dal 2020 Ravetto è nella Lega. «Ho trovato un vero partito, strutturato sul territorio, i militanti mi commuovono».
Un partito che, a differenza di FI alle prese con un calo di consensi rispetto a cinque anni fa, ha potuto garantirle due ottime posizioni nelle liste: candidata di collegio in Lombardia 05, trenta Comuni a ovest del capoluogo, e capolista nel proporzionale a Milano città. Vale a dire elezione sicura. Che non la esime, naturalmente, dal fare campagna e dal dotarsi di manifesti.
«Chi critica me per quel tweet, l’avrebbe fatto anche se a pubblicarlo fosse stato di un uomo? Non credo». Chi più di lei può rispondere alla sua stessa domanda: l’attaccano in quanto donna?
Di certo l’aspetto per Ravetto è importantissimo. Durante un’intervista in tv ha confessato: «Fisicamente mi do un 6,5». I suoi profili social sono pieni di foto in posa tra costumi da bagno, abiti da sera, scalza sulle punte. Qualche follower tenta goffi approcci – «Sei bellissima» – qualcun altro la rimprovera di sprecare il tempo dei contribuenti. Cose che sui social capitano.
Da quando è in campagna elettorale, comunque, i profili di Ravetto sono una testimonianza continua di incontri con i cittadini nei mercati e di iniziative con i militanti.
Ma alla fine che foto ha vinto il sondaggio, la 1, la 2 o la 3? «Nessuna, ne ho scelta una più spontanea».
(da il Corriere della Sera)
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Settembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile
“IL FOGLIO HA CONSIDERATO LA SUA MORTE UN’OCCASIONE BUONA PER UNA VIGNETTA DERISORIA. A QUANTO PARE, HANNO UNA CULTURA DIVERSA DALLA NOSTRA” … LA REPLICA DEL QUOTIDIANO: “CULTURE DIVERSE? SE È QUESTO IL RISPETTO RUSSO NEI CONFRONTI DELLA MORTE, SÌ, QUESTA VOLTA SIAMO D’ACCORDO”
L’ambasciata russa in Italia ha pubblicato su Facebook un commento alla vignetta di Makkox pubblicata sul Foglio di oggi – un palazzone con due uomini alla finestra e un altro che cade e la scritta: “Maganov, magnate russo del petrolio, che aveva espresso contrarietà sulla guerra all’Ucraina, è morto in un ospedale a Mosca. Dopo essere caduto da una finestra. Due volte”. Gli uomini affacciati, nel disegno, dicono: “Vedi di lanciarlo sulla fiala di polonio, stavolta”. “Uffa, da, da!”.
L’ambasciata russa scrive che “si sente spesso dire: ‘La Russia è parte dell’Europa’, ‘abbiamo la stessa cultura’. Tuttavia il quotidiano Il Foglio del 2 settembre ci fa dubitarne seriamente. La cultura russa assume un atteggiamento rispettoso nei confronti della morte. Di qualsiasi persona, in qualsiasi circostanza. Lo stesso si può dire della cultura del Tatarstan, basata sulle tradizioni dell’islam, cui apparteneva il presidente del cda della compagnia petrolifera Lukoil, Ravil Maganov, tragicamente morto a Mosca. Tuttavia Il Foglio ha considerato la sua morte un’occasione buona per una vignetta derisoria. Non insistiamo che la redazione del Foglio chieda scusa ai parenti e agli amici di Ravil Maganov. A quanto pare, in questo giornale si sono semplicemente radunate persone di cultura diversa”.
Sulla morte di Maganov non sono state aperte ufficialmente delle indagini, così come non è accaduto nelle altre nove morti sospette di uomini d’affari russi apparentemente suicidi (spesso dopo aver ammazzato la famiglia) ritrovati in circostanze mai chiarite nel corso degli ultimi mesi.
Non si sta quindi discutendo del rispetto per la morte di Maganov ma delle cause della sua morte. La guerra che la Russia ha scatenato in Ucraina ci ha spesso portati a riflettere sulla cultura russa e sulla sua convivenza con la nostra cultura, in particolare per quel che riguarda il rispetto non soltanto della morte, ma anche della vita.
I resoconti dalla guerra ucraina hanno segnalato la presenza dei cadaveri dei soldati russi lasciati dall’esercito dietro di sé in fase di ritiro, così come di cadaveri ucraini lasciati per le strade con ordigni esplosivi addosso per colpire chi, rispettosamente e dolorosamente, vi si avvicinasse per darne sepoltura.
Così come i resoconti da Mariupol dicono che i corpi delle vittime dell’attacco russo al teatro della città ucraina non sono stati recuperati e ora, nella ricostruzione avviata dalle forze russe che occupano Mariupol, vengono ricoperti dal cemento. Culture diverse? Se è questo il rispetto russo nei confronti della morte, sì, questa volta siamo d’accordo.
(da Il Foglio)
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