Ottobre 26th, 2022 Riccardo Fucile
A FRATELLI D’ITALIA NON PIACE LA SOVRAPPOSIZIONE DI SALVINI CON MATTEO PIANTEDOSI SU PORTI E SBARCHI… NEL CARROCCIO E’ BUFERA: DOPO IL VENETO SONO SCONTENTI ANCHE I LEGHISTI LOMBARDI CHE RISCHIANO DI RIMANERE FUORI DAI POSTI DEL SOTTOGOVERNO
Se perde lui (Edoardo Rixi) come farà? Salvini non può più restare solo. Segretario, riascoltati “Se perdo te” di Patty Pravo. In FdI dicono che Salvini sia passato dallo scostamento di bilancio allo scostamento di competenze: “Tasse, porti, immigrazione. Se sta ad allarga’”
Il pericolo: “Non si è mai visto un ministro delle Infrastrutture con un vice (Rixi) del suo stesso partito”. Salvini, se perdi Rixi, cosa farai di quel ministero, di quell’amore? Fdi ha capito qual è la debolezza e la forza di Salvini. Si chiama Rixi. Dopo aver osservato Salvini, in modalità “scostato”, hanno pianificato la difesa: “Rischia di non averlo vice al ministero”.
Al Foglio, non a caso, abbiamo definito Rixi il futuro coministro. L’agitazione del segretario non aiuta. Al partito della premier risulta sgradito questo continuo ribadire che “i porti sono miei”. Sembra la scena di Gollum del Signore degli Anelli: “Il mio tesoooro”.
Tra l’altro Nello Musumeci, ministro del Mare, ieri, alla Camera, dove si votata la fiducia e Umberto Bossi notava “tosta questa Meloni”, lo ha detto: “Il mio ministero avrà sul mare solo il coordinamento. Una stamba malizioza vuole farci litigare con il collega Salvini. Ma noi non lidigheremo”.
A FdI non piace la sovrapposizione di Salvini con Matteo Piantedosi, il ministro dell’ Interno che il suo mestiere, se permette, segretario, lo sa fare da solo. Piantedosi, alla Camera, si è fermato a parlare con Nicola Molteni, leghista che è dato per certo come suo vice. C’è un ostacolo. Molteni è di Cantù, della provincia di Como e Como ha un altro candidato viceministro. Si tratta di Eugenio Zoffili, in predicato di andare agli Esteri. Non solo sono entrambi lombardi (i leghisti veneti: “E’ lombardocrazia!”) ma sono pure della stessa provincia.
E lombardi sono questi leghisti a cui Salvini ha promesso: “Sottosegretari tutti, come minimo”. Parliamo di Dario Galli, Paolo Arrigoni. Elena Lucchini, Simone Bossi, Matteo Bianchi, Stefano Locatelli. Con loro che si fa? Stefano Candiani, uomo di partito, non avrà nessun ruolo nel sottogoverno a causa della sua origine. E’ nato a Busto Arsizio. Lombardocrazia! Massimo Bitonci, che i veneti chiamano invece Toto Cutugno (arriva sempre secondo) potrebbe andare al Mef di Giorgetti e dunque diventa Ron di “Vorrei incontrarti fra cent’anni”.
Federico Freni, altro candidato al Mef, ha già fatto sapere, in tv, che per lui tutto va bene: “Mi candido solo a presentare Sanremo”.
Pure la Lega è un festival. Congressi rimandati (a Vigonza) amicizie interrotte. E’ uno show. Salvini è un po’ il nostro Pippo Baudo di governo. Vuole condurre tutti i ministeri così come Baudo voleva condurre tutte le edizioni.”
(da il Foglio)
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Ottobre 26th, 2022 Riccardo Fucile
PARLA A SPROPOSITO DI PULL FACTOR INESISTENTE E STRAVOLGE I MOTIVI DELLA CONDANNA DI MARONI DA PARTE DELLA CORTE DI STRASBURGO
Il neoministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha cominciato la sua carriera al Viminale firmando una direttiva contro due navi delle Ong che salvano i migranti in mare.
Intanto un articolo de La Stampa a firma di Francesco Grignetti gli attribuisce due affermazioni che riguardano da vicino il dibattito sui salvataggio di questi anni.
La prima affermazione spiega i motivi dell’ordinanza del Viminale: «Ho voluto battere un colpo per riaffermare un principio: la responsabilità degli Stati di bandiera di una nave. Ero vicecapo di gabinetto ai tempi di Maroni e fummo condannati dalla Corte di Strasburgo per illecito respingimento. Il famoso caso Hirsi. L’intera sentenza ruotava attorno al principio che se un migrante sale su una nave in acque internazionali, tutto il resto è responsabilità del Paese di bandiera. Questo principio vale solo per l’Italia e non per Germania e Norvegia?».
Le navi delle Ong “attirano” migranti?
La seconda affermazione invece è questa: «Peraltro gli sbarchi non dipendono solo dalle Ong.. .Però è anche vero, pur se negano, che queste navi umanitarie sono un fattore di attrazione per i migranti, il cosiddetto “pull factor”. In Europa lo sanno tutti; se ne parlava apertamente quando andavo alle riunioni di Bruxelles da vicecapo della polizia».
E partiamo proprio da qui.
È vero che la destra, soprattutto quella più estrema, ha accusato per anni le navi delle organizzazioni non governative di “attirare i migranti” rimanendo nelle acque internazionali.
Ma è anche vero che il primo studio sistemico sul tema, condotto da due ricercatori italiani per lo European University Institute, ha escluso l’esistenza del “pull factor“.
Eugenio Cusumano e Matteo Villa hanno spiegato all’epoca che le operazioni SAR non governative non sono correlate al numero di migranti che lasciano la Libia via mare.
«Piuttosto che essere influenzati dall’effetto pull delle operazioni SAR (search and rescue, ricerca e soccorso) delle Ong, la nostra analisi suggerisce che le partenze dalla Libia sono state principalmente modellate dalle condizioni meteorologiche e dalle politiche di “contenimento a terra” si legge nel report datato 2019.
E ancora: «Esiste una forte correlazione tra le partenze dei migranti e le condizioni meteorologiche lungo la costa di Tripoli, nonché l’instabilità politica molto elevata della Libia nell’aprile 2019».
Cosa ha detto la Corte di Strasburgo sull’Italia
Piantedosi cita poi la sentenza Hirsi che vide la condanna dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. L’episodio risale al 6 maggio 2009, quando a 35 miglia a sud di Lampedusa in acque internazionali le autorità italiane intercettano una nave con a bordo circa 200 persone. Soprattutto somali ed eritrei, tra cui bambini e donne in stato di gravidanza. I migranti vennero portati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà. Non vennero identificati né ascoltati né preventivamente informati sulla loro destinazione. E quindi non ebbero alcuna possibilità di presentare la richiesta di protezione internazionale. E la Corte di Strasburgo ha obiettato che quelle persone riportate in Libia dopo essere state soccorse avevano diritto a chiedere asilo. Un diritto che l’Italia ha ignorato. La responsabilità del paese di bandiera di cui parla Piantedosi non riguarda il trasbordo nel primo porto sicuro, ma il respingimento vero e proprio. L’Italia non poteva rinviare forzatamente le persone in paesi dove avrebbero potuto essere a rischio di persecuzione o di subire un danno grave.
(da Open)
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Ottobre 26th, 2022 Riccardo Fucile
“PRIMA HANNO NEGATO IL VIRUS E POI HANNO REMATO CONTRO LE RESTRIZIONI”… COME ABBIAMO SEMPRE SOSTENUTO:I SOVRANISTI HANNO SULLA COSCIENZA MIGLIAIA DI ITALIANI
Il professor Andrea Crisanti, microbiologo e neosenatore del Partito Democratico, non ha apprezzato per niente il passaggio sulla pandemia nel discorso di Giorgia Meloni.
E in un’intervista rilasciata oggi a La Stampa dice che liberticida non è stata la strategia anti-Covid, ma «le regioni del centrodestra che prima hanno negato il virus e poi hanno remato contro le misure restrittive». Nel colloquio con Paolo Russo il prof dice che le parole della neopremier sono «prive di qualsiasi supporto scientifico e pronunciate da una smemorata. Meloni dovrebbe ricordare che a fare disastri senza paragoni al mondo durante la prima ondata è stata proprio la Regione Lombardia, amministrata dal centrodestra. Che ha negato per parecchio tempo le pericolosità del virus e che negli anni ha costruito un modello di sanità centrato tutto sull’ospedale, lasciando sguarnito il territorio, che infatti non è riuscito a fare alcun filtro durante la prima ondata. Quando le persone morivano senza nemmeno arrivarci, in ospedale».
Per il professore «anche in seguito, nel 2021, sono state le regioni di centrodestra a sbracciarsi per chiedere misure meno restrittive. Avremmo potuto evitare decine di migliaia di morti rispetto agli 80 mila che abbiamo contato nonostante i vaccini».
Infine, per Crisanti è sbagliato oggi promettere che non si tornerà indietro nelle misure restrittive: «Predire il futuro con questo virus significa privilegiare un approccio ideologico anziché scientifico. Sono affermazioni preoccupanti, perché significano che se mai ci dovessimo ritrovare in situazioni di necessità non verrebbero adottare le misure che servono».
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2022 Riccardo Fucile
ANCHE PER OGGI LA SUA FIGURACCIA L’HA RIMEDIATA
Simone Pillon ne ha detta un’altra delle sue. Nel canonico tentativo di “difendere” la famiglia tradizionale da ogni tipo di “contaminazione”, ieri l’ex senatore del Carroccio (non rieletto) ha scomodato su Twitter l’antico Egitto.
Nello specifico, il leghista ha condiviso una foto raffigurante un’antica stele che ritrae Akhènaton con la moglie Nefertiti e le loro tre figlie sotto il dio sole Aton.
Una ghiottissima occasione, questa, per ribadire il suo punto di vista su ciò che “famiglia” dovrebbe significare.
Pillon ha scritto a conclusione del post: “Già nell’antico Egitto avevano compreso che la famiglia è una società naturale benedetta da Dio”. Dopo il tweet in questione, il nome di Simone Pillon è subito finito tra le tendenze di Twitter, dato che molti utenti gli hanno fatto notare come nell’antico Egitto non fosse proprio tutto così rose e fiori.
Come riporta Giornalettismo, alcune analisi svolte di recente su una mummia hanno rivelato che Akhènaton, dato che agli uomini era consentito avere più relazioni, prese in moglie (oltre a Nefertiti) una delle sue sorelle biologiche, con la quale fece anche un figlio, Tutankhaton. Quest’ultimo, una volta cresciuto, si sposò con la sorellastra Ankhesenamon, nata dall’unione tra Akhènaton e Nefertiti.
Questo perché all’epoca l’incesto non era una pratica proibita, ma incoraggiata anche per questioni finanziarie e religiose (secondo la credenza l’umanità sarebbe nata proprio dall’unione perfetta dei fratelli Iside e Osiride). Insomma, non proprio il clima tipico da famiglia del Mulino Bianco che Pillon esalta tanto.
(da NextQuotidiano)
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Ottobre 26th, 2022 Riccardo Fucile
IN FORZA ITALIA LA SITUAZIONE È COSÌ TESA CHE SI TAGLIA CON LA MOTOSEGA
Il governo non è partito benissimo. La vera opposizione alla Meloni si sta muovendo. In Forza Italia la situazione è così tesa che si taglia con la motosega. Intanto, non c’è nessunissimo accordo sui vice ministri e sottosegretari (i ronzulliani ne pretendono 12!); nomine che la Ducetta puntava a fare questa settimana (c’è la legge di Bilancio alle porte) e probabilmente non ci riuscirà.
Ma la rogna più grossa arriva dall’immarcescibile Licia Ronzulli, incavolatissima per il fatto che nel suo discorso a Montecitorio la Regina della Garbatella non ha fatto cenno ai cinque dicasteri in mano a Forza Italia: Esteri (Tajani), Università (Bernini), Riforme (Casellati), Pubblica Amministrazione (Zangrillo), Energia e Ambiente (Pichetto Fratin).
Di contro, “Io sono Giorgia” (e te corco) si è dilungata su quelli della Lega (vedi le autonomie regionali). Subito la vispa Ronzulli ha chiamato Berlusconi per aizzarlo per il suo discorso di domani al Senato (pare che, per conto della famiglia, domani il testo verrà letto e corretto da Gianni Letta).
Una Ronzulli inviperita stasera si ritroverà a cena con il fido Cattaneo, capogruppo alla Camera, Mulè, Marta Fascina e altri, per mettere giù il piano per scatenare l’inferno sui vice-ministri e sottosegretari.
Per non farsi mancare nulla, anche Salvini stasera riunirà i suoi per fare la lista del sottogoverno e per preparare la battaglia delle deleghe (nel mirino Musumeci per la guardia costiera e Fitto per il Pnrr).
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2022 Riccardo Fucile
LE CIFRE: IL LAVORO NON C’E’, LA FORMAZIONE NEPPURE, TROVI LEI UNA OCCUPAZIONE PER SFAMARE QUESTE FAMIGLIE
Secondo l’ultimo rapporto Anpal, su oltre due milioni di percettori, sono quasi un milione quelli considerati in grado di trovare un impiego. Ma resta il problema della formazione: difficile trovare lavoro senza quella
La grande battaglia sul reddito del cittadinanza è iniziata. Durante la campagna elettorale se ne era parlato molto. Ma forse nel centrodestra avevano capito che più se ne minacciava l’abolizione e più il Movimento 5 Stelle si posizionava all’opposto per difenderlo, concedendo così a Giuseppe Conte un argomento efficace soprattutto in quei territori dove i percettori della misura voluta dal governo gialloverde sono proporzionalmente di più.
Il programma ufficiale di Fratelli d’Italia, sul punto, è chiaro: “Abolire il Reddito di cittadinanza per introdurre un nuovo strumento che tuteli i soggetti privi di reddito, fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico”.
Per gli altri? La soluzione, per Meloni, è mandarli a lavorare.
Lo ha messo nero su bianco nel suo discorso in Aula a Montecitorio di questa mattina: “Ai pensionati in difficoltà o agli invalidi non sarà negato il doveroso aiuto dello stato. Per altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non è il reddito di cittadinanza ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro”.
Per la nuova premier, il reddito di cittadinanza è stata una sconfitta “per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, per sè e per la sua famiglia”. Standing ovation, alle sue parole, tra i banchi del centrodestra. Gelo, invece, a sinistra con il leader M5S Conte ad ascoltare attento ma senza commentare le parole della premier. I deputati del Terzo Polo, da sempre contrario al reddito – Matteo Renzi propose un referendum per la sua abolizione – hanno applaudito Meloni proprio su questo passaggio. Insomma, in questa legislatura non sembrano profilarsi all’orizzonte grossi ostacoli se non a una abolizione, almeno a una decisa stretta su chi percepisce la misura.
Ma di quanti cittadini stiamo parlando?
Un quadro aggiornato è tracciato dall’ultimo rapporto dell’Anpal, datato 30 giugno, e citato stamane sul Sole 24 Ore. Sui 2,3 milioni di percettori (un milione di nuclei) in 920 mila sono considerati in grado di lavorare. Insomma: il 40% di chi oggi riceve il sussidio mensile rischia di dovergli dire addio.
L’unica speranza che hanno, per arrivare a fine mese, secondo la linea ufficializzata oggi dalla presidente del Consiglio, è quella di trovare lavoro.
Questa platea, però, non è particolarmente ‘appetibile’ agli occhi delle imprese: tre su quattro non ha mai avuto un contratto di lavoro dipendente nei tre anni precedenti.
Oltre il 70 per cento ha al massimo un titolo di scuola secondaria inferiore. Prima del lavoro, forse, ciò di cui questo persone hanno bisogno è un’adeguata formazione. E di un lavoro che non c’e’.
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2022 Riccardo Fucile
SE C’E’ CHI RISPETTA LA LEGGE DEL MARE E QUELLE INTERNAZIONALI SONO LE ONG, LORO NON SONO A PROCESSO PER SEQUESTRO DI PERSONA
Non hanno ricevuto finora “comunicazioni operative dal ministero dell’Interno su un eventuale veto all’ingresso nelle acque territoriali italiane”. Quindi, al momento, proseguono con il loro operato.
Il ministro alle Infrastrutture e alla Mobilità Sostenibili Matteo Salvini e quello dell’Interno Matteo Piantedosi hanno iniziato la loro guerra alle due Ong che si trovano in questo momento nel mare Mediterraneo. Ma loro, la Ocean Viking (bandiera della Norvegia) della ong francese Sos Mediterranee – che al momento ha 146 persone salvate a bordo – e la Humanity One (bandiera della Germania) di Sos Humanity – al momento in acque ad est di Malta con a bordo 180 persone soccorse – non intendono cedere a quella che si può definire una persuasione internazionale. “Come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà” ha detto all’ANSA Sos Humanity.
Persuasione internazionale perché il neoministro dell’Interno stamane ha emanato, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, una direttiva ai vertici delle Forze di polizia e della Capitaneria di porto perché informino le articolazioni operative che il ministero degli Affari esteri, con note verbali alle due ambasciate degli Stati di bandiera, ha rilevato che le condotte delle due navi Ocean Viking e della Humanity 1 attualmente in navigazione nel Mediterraneo non sono “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”. Una decisione che ha ricevuto il plauso di Salvini che solo ieri aveva incontrato il comandante generale della Guardia Costiera Nicola Carlone, insieme al quale aveva già segnalato la presenza di queste due navi con a bordo migranti. Salvini ha ricominciato così da dove aveva lasciato, seppur da un Ministero diverso.
L’appello di Salvini è stato immediatamente colto stamane da Piantedosi per la felicità del leader della Lega, che vuole tenere nelle sue mani la competenza sulla Guardia costiera, senza transitare al nuovo ministero delle Politiche del Mare e del Sud, guidato da Nello Musumeci. “Bene l’intervento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a proposito di due Ong: come promesso, questo governo intende far rispettare regole e confini” ha detto il il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili. Le parole di Salvini e Piantedosi per ora non hanno però sortito l’effetto sperato, cioé probabilmente quello di spaventare le Ong, indurle a fermare il proprio lavoro. Anche Medici Senza Frontiere, sentita da Huffpost, fa sapere che non vuole rilasciare al momento commenti precisi alla decisione di Piantedosi, ma che “continuerà a salvare persone in mare, senza alcuna pausa”. Ha commentato invece le parole di Salvini e del ministro dell’Interno la Ong Sea Watch. “Mentre si riaffaccia nel dibattito l’assurda idea del blocco navale, mentre le nostre navi per il soccorso sono bloccate nei porti, a Lampedusa arrivano i cadaveri di altri due bambini. Avevano pochi giorni e forse erano gemelli. Serve una missione di soccorso, non disumanità” ha detto.
Le due navi sono state ritenute “non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale” perché, secondo il ministero dell’Interno e quello degli Esteri – che ha inviato note verbali alle ambasciate degli Stati di bandiera, Norvegia e Germania – “le operazioni di soccorso sono state svolte in piena autonomia e in modo sistematico in area Sar senza ricevere indicazioni dall’Autorità statale responsabile di quell’area Sar, Libia e Malta, che è stata informata solo a operazioni avvenute. Anche l’Italia è stata informata solo a operazioni effettuate”. Le Ong però ribattono sostenendo di aver agito in conformità con le leggi. “Da anni – ha spiegato, interpellata dall’AGI, la ong Sos Mediterraneee – informiamo passo dopo passo le autorità competenti sui distress cases e su tutta la nostra attività; da anni chiediamo a tutte le autorità competenti il coordinamento dei soccorsi, richieste a cui non rispondono”.
È un battesimo del fuoco quello del governo Meloni che parte con il ritorno della strategia dei porti chiusi da attuarsi con azioni di polizia e una persuasione anche a livello internazionale che è già ben delineata dalla decisione della Farnesina e del Viminale che vanno nella direzione annunciata da Salvini. Tutto fa presagire che sia riniziata la guerra alle Ong, nonostante proprio gli sbarchi delle ultime 24 ore confermino che le navi umanitarie portano a terra appena il 10% dei migranti in arrivo. Meloni non smentisce Salvini e anzi, nel discorso di oggi alla Camera, riporta in auge la missione navale Sophia, che però nel 2019 è stata affondata dallo stesso Salvini, che ha fatto rimanere la missione senza navi. Insomma, sembrano essere tutti d’accordo nella battaglia alle Ong, che però, al momento, non mostrano segnali di resa.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 26th, 2022 Riccardo Fucile
IL LABIALE DELLA MELONI MENTRE PARLA CONTE NON DA’ ADITO A DUBBI: UNA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CHE NON SA CONTROLLARSI
Il video che spopola su Twitter e mostra uno spezzone del dibattito sulla fiducia di ieri alla Camera.
Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. chiede alla premier Giorgia Meloni di non mentire agli italiani: «Al parlamento europeo voi non avete votato il Next Generation Eu. Astenersi in parlamento significa non far passare il Next Generation e il Pnrr. Se fosse stato per voi non lo avremmo avuto». E qui Conte dice la verità.
A quel punto la telecamera punta Meloni, che sembra pronunciare un insulto («che merda») rivolto proprio a Conte.
Fonti della presidenza del Consiglio hanno fatto sapere a Open che la premier in realtà non ha pronunciato una parolaccia. Avrebbe detto invece «che meriti», riferendosi a una polemica con il leader M5s, accusato di essersi preso meriti non suoi nella vicenda dell’approvazione del Recovery Plan.
Ma la visione dell’intervento completo di Conte con il doppio schermo che inquadra anche Meloni (a partire dal minuto 1.30.00) rivela che Conte ha sì parlato di meriti in due occasioni, ovvero riferendosi prima alla scuola e poi al reddito di cittadinanza.
Ma quei due interventi sono molto lontani dal momento (successivo) in cui Meloni pronuncia il labiale “incriminato”.
Quindi la frase era un insulto a Conte.
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2022 Riccardo Fucile
TUTTE LE CONTRADDIZIONI DELLA MELONI RISPETTO A SUE PRECEDENTI DICHIARAZIONI
Un’ora e mezza in cui Giorgia Meloni ha chiesto la fiducia alla Camera illustrando il suo programma su tutti i temi di attualità: la guerra, l’energia, l’Europa, la crisi economica, il clima, il lavoro, il fisco, il Pnrr. Ritrovarsi al governo dopo dieci anni di opposizione radicale, però, comporta un cambio di prospettiva notevole.
A chi in Aula glielo ha fatto notare, la neo-premier ha risposto a muso duro: “Da noi non vi aspettate giravolte, non ci siamo abituati”.
Ma confrontando le posizioni espresse oggi con quelle propagandate negli scorsi anni emergono varie contraddizioni e ribaltamenti di prospettiva. Vediamone alcuni.
Europa ed euro
“L’Italia è Stato fondatore dell’Unione europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza atlantica. Dentro le istituzioni europee quello è il luogo in cui farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande Nazione fondatrice. Non per frenare o sabotare l’integrazione, ma per contribuire a indirizzarla verso una maggiore efficacia. L’Unione europea per noi è la casa comune dei popoli europei. Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise anche in ambito economico-finanziario. Questo governo rispetterà le regole attualmente in vigore”.
Giorgia Meloni, 8 marzo 2014
“Noi vogliamo uscire dall’euro. Perché all’euro serve l’Italia più di quanto all’Italia serva l’euro”.
24 giugno 2016, post-Brexit: “Il voto inglese è un voto di libertà contro la deriva antidemocratica dell’Unione europea. (…) I britannici hanno voluto ribadire che la sovranità appartiene al popolo e non al comitato d’affari di burocrati, lobbisti e banchieri che oggi comanda in Europa. È un esempio che vogliamo seguire. Questa Unione europea ha fallito, non è possibile riformarla dall’interno perché è marcia fin nelle fondamenta. Questa esperienza va chiusa”.
21 agosto 2016: “I veri antieuropeisti sono i poteri forti e le lobby che manovrano quei comitati d’affari e usurai che si fanno chiamare Commissione europea e Bce”.
25 marzo 2017: “Vogliamo giungere allo scioglimento concordato e ordinato dell’Eurozona. (…) Questo vuol dire riprenderci la nostra sovranità monetaria e il ripristino di una banca centrale che risponda agli italiani”
Pnrr – “Una proposta avanzata a suo tempo dal governo di centrodestra, per anni avversata, talvolta derisa, poi attuata. Il Pnrr è un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia: abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio”.
“Si rischia un inaccettabile commissariamento delle scelte di politica economica di una Nazione sovrana. Difenderemo la nostra sovranità strenuamente e ci auguriamo che da questo momento in poi il governo voglia fare lo stesso”:
Giorgia Meloni, 21 luglio 2020, dopo il Consiglio europeo che approvò il piano Next Generation EU con 209 miliardi di risorse per l’Italia. “C’è stata un’esagerazione sui trionfalismi di Conte da parte della grancassa mainstream. I fondi rischiano di arrivare troppo tardi, con condizionalità molto rischiose”:
Giorgia Meloni, 24 luglio 2020. 10 febbraio 2021: al Parlamento europeo i deputati di Fratelli d’Italia si astengono (a differenza della Lega, che vota sì) sul regolamento che istituisce il Recovery. Il capodelegazione Carlo Fidanza tuona: “Porterà un diluvio di tasse e imporrà di nuovo le regole dell’austerità“. Astensione replicata anche alla Camera e al Senato quando si tratterà di approvare il piano del governo Draghi.
Trivelle
“I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno”.
“Domani vado a votare e voto sì. Mi pare sensato che al termine delle concessioni si smettesse di trivellare sul nostro mare: continuare a usare quei pozzi incide malamente sull’ambiente e aiuta le lobby legate a questo governo”. Giorgia Meloni, 16 aprile 2016, alla vigilia del referendum per estendere la durata delle concessioni per l’estrazione di idrocarburi.
Borsellino e mafia
“Io ho iniziato a fare politica a 15 anni, all’indomani della strage di via D’Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino. Un paio di giorni fa sono entrata a Montecitorio e quando ho trovato una foto di Paolo Borsellino ho pensato che si chiudesse un cerchio”.
Alle regionali in Sicilia Meloni ha sostenuto la candidatura a governatore di Renato Schifani, l’ex presidente del Senato che è stato a lungo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nell’archiviare la sua posizione, il gip ritenne provate le sue “relazioni con personaggi inseriti nell’ambiente mafioso o vicini a detto ambiente”, ma non le ritenne sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio. La neo-premier guida un governo sostenuto da Forza Italia, partito fondato da Marcello dell’Utri, condannato definitivo a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa e imputato nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Lo stesso dell’Utri e il leader di Fi, Silvio Berlusconi, sono indagati a Firenze come complici delle stragi mafiose del 1993.
Donne
“Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del Governo. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto io mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho nei confronti di tutte quelle donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o, più banalmente, il diritto a vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani”.
Nel governo Meloni i ministri donna sono sei su 24, meno che negli esecutivi Draghi, Conte I e Conte II. Tra i “colonnelli” e i dirigenti del suo partito non compare nemmeno una donna.
(da il Fatto Quotidiano)
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