CRISI DI GOVERNO, TORNA L’IPOTESI ELEZIONI
TABACCI: “INEVITABILI SE MAGGIORANZA NON SI RAFFORZA”…DOPO IL CASO CESA SI ALLONTANA L’IPOTESI DI UNA ENTRATA DEI CENTRISTI NELLA MAGGIORANZA… NEL CENTRODESTRA SI SMARCANO CARFAGNA, ZAIA E TOTI: “GOVERNO ISTITUZIONALE DI LARGHE INTESE”
La “bomba” Udc, dopo la notizia del coinvolgimento dell’ormai ex segretario Udc Lorenzo Cesa in un’inchiesta per ‘ndrangheta, piomba sulle trattative di governo a un passo dalla chiusura.
Per Giuseppe Conte la partita sembrava avviata verso la conclusione, con la fase due del piano già impostata: entro lunedì sarebbe dovuto avvenire lo stacco dello Scudo crociato da Forza Italia, per dar vita a quel contenitore politico di centro in cui tenere insieme socialisti, liberali e democristiani. Da lì, poi, sarebbe nato il suo partito futuro. Ma la trattativa ora rischia di bloccarsi.
Sul punto Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista sono stati chiari: “Mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi”. Viceversa i cinquestelle, mentre chiudono la porta a Matteo Renzi, lasciano uno spiraglio aperto per i parlamentari di Iv, con i quali “si è sempre lavorato bene”, come sottolinea il capogruppo M5S alla Camera Davide Crippa.
Per aggirare l’ostacolo, a Conte resta ancora la carta Pd. Il partito di Nicola Zingaretti, infatti, sta incessantemente corteggiando i senatori renziani che a settembre del 2019 uscirono dal gruppo dem per seguire l’ex segretario in Italia viva. Intanto i senatori e deputati di Iv escono con una nota congiunta, in cui auspicano una “soluzione politica che abbia il respiro della legislatura”.
Ma al tempo stesso si riaffaccia l’ipotesi elezioni, prefigurata sia dai “tessitori” centristi come Bruno Tabacci, sia dallo stesso Pd, con il sottosegretario Andrea Martella che oggi afferma di non temere le urne.
Il fine settimana, dunque, si preannuncia di grandi manovre, a tutte le latitudini. Perchè anche il centrodestra si muove. Non solo con il colloquio dei tre leader, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, al Colle, durante il quale hanno ribadito al capo dello Stato che “con questo Parlamento è impossibile lavorare”.
Ma soprattutto per la mossa di Mara Carfagna, che dando ragione a Giovanni Toti e Luca Zaia, “nella drammatica crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo” vede come “sola prospettiva patriottica in questo momento” un “governo di salvezza nazionale, con una guida autorevole e un sostegno largo, nel quale tutti remino nella stessa direzione”.
(da agenzie)
Leave a Reply