DALLE CIMICI NASCOSTE AI DECIFRATORI DI FAX, ECCO LA MACCHINA DELLO SPIONAGGIO USA
COSI’ SNOWDEN HA SVELATO LA PORTATA DELLO SCANDALO
«Nel mondo dello spionaggio tutti spiano tutti, solo gli ingenui o gli ipocriti se ne meravigliano », dice una fonte dei servizi segreti britannici alla Bbc.
«Ma la gravità delle rivelazioni di questi giorni dipende da tre fattori: le prove circostanziate di attività di spionaggio americano ai danni degli alleati europei, poichè un conto è immaginare che attività del genere esistano, un altro leggerle nero su bianco; la vastità delle dimensioni di tale attività ; e la delicatezza politica del momento, con il negoziato Usa-Ue sul libero scambio commerciale in corso».
Lo scandalo, concordano gli esperti di intelligence a Londra, ha fatto venire alla luce una «macchina dello spionaggio elettronico» così estesa e ramificata all’interno dei servizi segreti americani da giustificare l’allarme dei paesi che se ne sentono il bersaglio e delle associazioni per la difesa delle libertà civili.
All’inizio di giugno le prime indiscrezioni ottenute da Edward Snowden, la talpa della Nsa e della Cia, pubblicate dal Guardian, parlano di decine di milioni di telefonate raccolte dalla Nsa attraverso i centralini della Verizon, una delle grandi società di telecomunicazioni americane.
Poi diventa chiaro che si tratta di centinaia di milioni di telefonate, di cui apparentemente non viene spiato il contenuto ma soltanto i “metadati”, ovvero chi chiama chi, quanto spesso, da che numeri.
Quindi il Washington Post, sempre grazie alle informazioni di Snowden, rende noto che nove giganti di internet, tra cui Facebook, Google, Microsoft e Yahoo, permettono alla Nsa di sorvegliare direttamente tutto il loro traffico web tramite un programma di spionaggio chiamato Prism.
Successivamente, il Guardian riporta che la Gchq, l’agenzia di spionaggio elettronico britannica, controlla 600 milioni di telefonate al giorno, su decine di cavi a fibre ottiche, diretti in tutta Europa, nel quadro di un’operazione denominata Tempora, i cui dati vengono condivisi con gli agenti della Nsa americana.
E in questo ambito si scopre che durante il summit del G20 del 2009 a Londra numerose delegazioni partecipanti, tra cui quelle di Turchia e Sud Africa, furono spiate dal Gchq e dalla Nsa, entrando nei loro computer e creando addirittura appositi Internet cafè i cui terminali erano sorvegliati dallo spionaggio angloamericano.
A quel punto, con Snowden fuggito a Hong Kong e poi scomparso, il South China Morning News, un quotidiano cinese in lingua inglese, riceve dalla “talpa” le prove di oltre 60mila operazioni di hackeraggio condotte dalla Nsa in tutto il mondo, molte delle quali contro la Cina.
Una volta che Snowden ha raggiunto Mosca, le sue rivelazioni continuano sul settimanale tedesco Der Spiegel, che afferma di avere visto documenti da cui traspare che la Nsa spia i computer delle ambasciate dell’Unione Europea a Washington e a New York, oltre che Justus Lipsius, un edificio di Bruxelles dove si riunisce il Consiglio dei ministri della Ue.
E si arriva così all’ultimo scoop di Snowden, la notizia che 38 ambasciate e sedi diplomatiche estere sono state prese di mira da Nsa, Cia e forse anche Fbi nascondendo microfoni- spia, manomettendo computer, ascoltando con antenne speciali, incluse le ambasciate di paesi europei amici degli Usa come Germania, Francia, Italia e Grecia, così come di altri alleati quali Giappone, Corea del Sud e India.
Le cifre sono impressionanti: 97 miliardi di dati d’intelligence setacciati in un solo mese, 500 milioni di comunicazioni sorvegliate in media in un mese nella sola Germania, 20 milioni di telefonate e 10 milioni di messaggi web intercettati quotidianamente in Germania, con un picco di 60 milioni di comunicazioni spiate per esempio il 7 gennaio scorso.
Uno degli strumenti usati per penetrare le ambasciate si chiama Dropmine, un programma per leggere comunicazioni criptate trasmesse via fax.
E Snowden fornisce i nomi in codice delle singole missioni di spionaggio: l’ambasciata d’Italia alle Nazioni Unite è chiamata “Cicuta”, l’ambasciata italiana di Washington è chiamata “Bruneau” o “Hemlock” (il nome in inglese della pianta che produce la cicuta o altri veleni).
Enrico Franceschini
(da “La Repubblica”)
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