DOPO RENZI SI APRE LA GARA A CHI CE L’HA PIU’ SCOUT
DOPO IL PREMIER HANNO TUTTI FATTO LO SCOUT
Contrordine compagni.
Passata l’era dell’impalpabile Pd di Veltroni; scomparsi in un lampo sia il partito bersaniano del sudore sia il pragmatismo da salotto buono di Enrico Letta, è l’ora di ascoltare il richiamo della giungla.
Dotazione morale? “Fierezza e forza”. Dotazione fisica? “Zampe che non fanno rumore, occhi che vedono nell’oscurità , orecchie che odono il vento delle tane, denti bianchi e taglienti”.
Arrotolate le bandiere rosse e verdi, fedelissimi — e non — del Grillo Esuberante Matteo Renzi hanno cominciato ad arrampicarsi sui soppalchi di casa in cerca di cimeli-da-giungla.
Tutti pronti a rispolverare la camicia azzurra con fazzolettone e distintivi oppure, se mestamente privi di passato col bollino Agesci, veloci nell’elogiare i valori scout del leader dal passato in calzoncini blu
In prima fila quanto a zelo il senatore Pd Roberto Cociancich, già presidente nazionale Agesci: “Renzi è abituato a dire in faccia ciò che pensa, e tra i valori irrinunciabili dello scoutismo c’è la lealtà ”, spiegava di recente all’Adn Kronos.
Ma non basta: tutta scout sarebbe anche la sua “grandissima curiosità ”, visto che “gli scout vanno sempre verso nuove frontiere”; per non parlare dell’atteggiamento scanzonato — “nello scoutismo la cosa più seria è il gioco”.
E infatti, ha raccontato Samuele Fabbrini, candidato sindaco a Pontassieve, “quella notte che ci siamo persi Matteo prese la chitarra e suonò per noi”.
E mentre Roberta Pinotti, ministro della Difesa, nelle poche righe del suo account twitter segnala la sua appartenenza scout, ribadendola fieramente alle Invasioni Barbariche dell’altro ieri (“Non è che chiudiamo il Consiglio dei ministri facendo Bim Bum Crac”, però…), Dario Nardella, ex vicesindaco di Firenze e deputato Pd, ha dovuto ammettere a malincuore a Un giorno da pecora che lui e Renzi sono uguali in tutto “ma io ho fatto gli scout laici, lui no”.
E poi c’è il finanziere Davide Serra, che si è avvicinato a Renzi saputo del suo passato scout, e il deputato Pd Federico Gelli, che sul sito ricorda di aver appreso dagli scout “spirito di servizio e amore per la natura”.
L’etica scout, portata dal vento del renzismo, come soluzione al vuoto ideologico in cui fluttuiamo, nell’epoca delle passioni tristi? Sì e no.
Perchè un conto è dire, come fa Enrico Brizzi, autore di La legge della giungla (Laterza), che “è mille volte meglio per i ragazzini di oggi apprendere la lealtà e la competizione scout che stare di fronte a Violetta o alla saga di Candy Crush”, un conto fare dello scoutismo il collante morale del governo.
Non tutti sono stati scout, e dunque quelli della Legge della giungla sono sempre una lobby, per quanto buona e povera.
E poi, soprattutto (chi li ha fatti lo sa) l’etica lupetta è fatta da slogan così generali — “il lupetto pensa agli altri come a se stesso, vive con gioia e lealtà dentro il branco”— che la vera differenza morale la fa il gruppo e i “grandi capi” che ti capitano.
Insomma puoi finire nel branco-reparto super gerarchico o in quello anarchico, in quello bigotto e in quello dove maschi e femmine si intrufolano nelle rispettive tende, in quello che va sul serio a aiutare le vecchiette e in quello per cui le uscite sono giusto un pretesto per fumarsi un po’ d’erba di nascosto
Un gioioso relativismo che si riflette sia nei variopinti giudizi sugli scout — di destra o sinistra? Fascisti o antifascisti? Ortodossi o secolarizzati? Comunitaristi o individualisti? Omofobi o tolleranti? — sia nel fatto che gli scout famosi ben poco hanno in comune (per dare un’idea degli opposti ideologici: Avati e Giletti, Verdone e Severgnini, La Russa e Renzo Piano, Fioroni e Fabio De Luigi, Bertolaso e Jovanotti, Giovanna Melandri e Luttazzi).
Insomma ci possiamo divertire a trovare analoghi politici ai personaggi della giungla (Mowgli il cucciolo d’uomo cresciuto dal branco del lupi, alias il Pd; Akela il maestoso e solitario capobranco, poi fatto fuori, una specie Prodi ferino; Baloo l’orso maestro di legge, un po’ Napolitano un po’ Rodotà , le scimmie Bandar-log che vivono senza legge, il popolino ammansito dalla tv, etc), ma dall’etica del branco in salsa scout difficilmente ricaveremo qualcosa di diverso da un generico solidarismo fatto di pacche sulla spalla e auguri di buona caccia.
Mentre chi è fuori dalle tende della politica si chiede, con le parole maestre del saggio avvoltoio Chil: “Fratello, ma siamo davvero dello stesso sangue, tu ed io?”.
Elisabetta Ambrosi
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