ENRICO E SILVIO, L’INCONTRO TRA DUE PUGILI SUONATI: RINVIATO DI TRE MESI L’AUMENTO DELL’IVA
LETTA NON PRENDE IMPEGNI SULLA GIUSTIZIA, BERLUSCONI TORNA A CASA CON QUELLO CHE BRUNETTA POCHE ORE PRIMA AVEVA DEFINITO “UNA PRESA IN GIRO”… TUTTI HANNO PAURA DELLE ELEZIONI
Un colpo al cerchio, uno alla botte.
Da un lato Silvio Berlusconi incassa la sua nuova debolezza, dovuta alla condanna sul processo Ruby, dall’altra ottiene lo stop all’aumento dell’Iva per tre mesi, quello che Brunetta aveva definito poche ore prima “una presa in giro”.
E l’ufficialità dell’accordo di maggioranza arriva, alla fine, proprio dalla diramazione, alle 20.50 di ieri, dell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri in programma alle 8,30 di domattina: il decreto legge sul lavoro comprenderà anche misure “in materia di Iva”.
Ovvero il rinvio dell’aumento di 1 punto dell’aliquota massima che altrimenti scatterebbe il 1 luglio.
Una conferma che, si diceva, è arrivata solo pochi minuti dopo l’ingresso di Silvio Berlusconi alla cena-incontro con il premier Enrico Letta, presenti anche lo “zio”, Gianni Letta e Angelino Alfano.
Nessun dettaglio, ovviamente, ma è convinzione comunque di tutte le fonti che per ora non si andrà oltre un rinvio di tre mesi.
Con l’impegno però a continuare a lavorare per scongiurare l’aumento fino a fine anno, e poi sfruttare “la discesa” che per il premier Letta si aprirà davanti all’Italia a partire dal 2014.
E’ questo, in poche parole, quello che Letta ha ‘offerto’ sul piatto del leadere del Pdl furioso e deciso a dare seguito alle intenzioni più bellicose dei suoi “falchi”; senza promesse su Iva e Imu, andiamo allo show down.
Enrico Letta durante la cena ha alzato le insegne, che gli sono usuali, del pacificatore. Proponendo lo slittamento dell’Iva per provare a siglare una tregua, almeno finchè il governo non abbia scollinato “il gran premio della montagna” che — nella metafora ciclistica utilizzata dal premier in Senato qualche giorno fa — si troverà ad affrontare durante l’estate.
Per ora prevale quindi la cautela, anche a costo di più di un malumore nel governo.
Con i viceministri e i sottosegretari all’Economia frustrati nel loro tentativo di trovare coperture efficaci per un rinvio di 6 mesi dell’Iva dalla prudenza, giudicata addirittura “il terrore di spaventare qualcuno in Europa”, del ministro Fabrizio Saccomanni e dello stesso Letta. Ovviamente, visto il clima post processuale, da Berlusconi sono arrivate richieste molto nette sul tema della riforma della giustizia e la risposta di Letta è stata altrettato netta: “Ci sono delle altre priorità ; prima il rispetto degli impegni europei, poi vedremo il resto”.
Dunque da palazzo Chigi, nessun dettaglio, al momento, sul contenuto del decreto Iva, ma per Letta è stato importante istaurare un canale di dialogo diretto con Berlusconi, in modo anche da ‘sollevare’ Angelino Alfano, sotto scacco da parte dei falchi Pdl, in particolare di Daniela Santanchè, dal difficile doppio ruolo di membro del governo e portatore delle istanze del Pdl.
E soprattutto per riuscire a capire direttamente da Berlusconi quanto sia saldo il governo e quali siano le reali intenzioni.
L’obiettivo dunque è arrivare al “falsopiano” che Letta intravede per l’autunno, quando per il premier arriveranno gli effetti sull’erario dei pagamenti della Pubblica Amministrazione verso le imprese, che potranno avere anche ripercussioni positive sull’economia.
E a quel punto, con l’uscita dalla procedura per deficit eccessivo ormai acquisita (“Arriverà tra giovedì e venerdì”, ha assicurato Letta), il governo potrà “scrivere insieme al Parlamento” il bilancio 2014.
Intanto, però, avanti con questa “pax” garantita dallo slittamento del punto di aumento dell’Iva. L’estate porterà consiglio, pensa Letta.
O forse, anche no.
Sara Nicoli
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