IL CAVALIERE RISCHIA DI DOVER SCENDERE DA CAVALLO: DOPO LA DECADENZA, ANCHE IL RITIRO DEL TITOLO
BERLUSCONI DOVREBBE PERDERE IL TITOLO O IN MODO AUTOMATICO O SU INIZIATIVA DEL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Decaduto da senatore, decaduto da Cavaliere?
Il punto interrogativo è d’obbligo, ma è più di un’ipotesi. La palla, nemmeno a dirlo, è tutta in mano al Pd. Perchè, a norma di legge, dovrebbe essere il ministro dello Sviluppo economico ad istruire la pratica, e il presidente della Repubblica a suggellare la decisione.
Sempre che la perdita del cavalierato non avvenga come effetto automatico della legge.
Ma andiamo con ordine.
Secondo una legge del 1986, incorre nella perdita dell’onorificenza l’insignito che se ne renda indegno.
E, a leggere tra i requisiti necessari per ottenere il titolo, Berlusconi proprio degno non sembrerebbe.
Si legge, tra le altre cose, che un Cavaliere del lavoro deve “aver ottenuto una specchiata condotta civile e sociale”, ma soprattutto che “non deve aver svolto nè in Italia, nè all’estero attività economiche e commerciali lesive dell’economia nazionale”. Cosa che non si può certo dire per un condannato per frode fiscale.
La questione è già arrivata in Parlamento, tramite un’interrogazione presentata da un deputato di Sel due settimane prima della decadenza.
“La legge – scrive Erasmo Palazzotto – dispone che, in caso di indegnità dell’insignito, previo parere del consiglio dell’Ordine cavalleresco al merito del lavoro e su proposta motivata del ministro competente, la revoca è disposta con decreto del presidente della Repubblica”.
E chiede se Flavio Zanonato, titolare del dicastero di riferimento, non ritenga che sussistano le condizioni “per presentare una proposta motivata per la revoca dell’onorificenza di cavaliere del lavoro nei confronti di Silvio Berlusconi”.
Una decisione difficile, per Napolitano ancor più che per Zanonato, visto il clima infuocato delle ultime settimane.
Ma la patata bollente potrebbe arrivare sul tavolo del ministro fra non molto, visto che il regolamento d’attuazione della legge che istituisce l’ordine prevede che, in caso di condanna definitiva, il Consiglio dell’ordine debba obbligatoriamente esprimersi su un eventuale giudizio d’indegnità .
Un po’ come successe con Calisto Tanzi, per il quale proprio l’attuale Capo dello stato controfirmò la ‘decadenza’ da cavaliere.
Tuttavia potrebbe non occorrere alcuna decisione.
Già , perchè lo stesso regolamento d’attuazione prevede anche altro. E cioè che qualora l’insignito sia penalmente condannato alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, il Cancelliere dell’Ordine disponga “la annotazione, sul decreto originale di concessione, degli estremi della sentenza comportante la privazione dell’onorificenza”.
Certo, essendo l’interdizione temporanea e non perpetua, questa circostanza potrebbe condurre a un’interpretazione ‘morbida’ del testo, obbligando semplicemente Silvio a non potersi fregiare del titolo per il prossimo biennio. Ma potrebbe anche prevalere la linea più dura, e il titolo conseguentemente revocato in via definitiva.
Rimane il fatto che, anche qualora Zanonato e Napolitano non vogliano affrontare la questione in tempi relativamente brevi, sarà complicato fare finta di niente dopo la sentenza della Cassazione sull’interdizione.
Da quel momento, Berlusconi rischierà seriamente di perdere, dopo quello di senatore, anche il titolo di cavaliere.
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