IL MORTO SULLA COSCIENZA DEL GOVERNO A SAN FERDINANDO
ENNESIMA VITTIMA NELLA TENDOPOLI PER UN INCENDIO, LO STATO LI HA SISTEMATI IN UN POSTO PERICOLOSO COME LA BARACCOPOLI
Il 6 marzo scorso è andato in scena lo sgombero farsa della tendopoli di San Ferdinando: la baraccopoli che godeva di cattiva fama era stata sgomberata su ordine del sindaco e con l’intervento del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma gli abitanti erano stati semplicemente trasferiti poco più in là .
Ora una persona di cui non sono ancora note le generalità è morto la notte scorsa in un incendio divampato nella nuova tendopoli, gestita prima dal Comune ed ora dalla Caritas.
La tendopoli si trova a poche centinaia di metri dalla vecchia baraccopoli — smantellata nelle scorse settimane — nella quale, in un anno, 3 migranti sono morti a causa di incendi divampati nelle strutture fatiscenti di cui era fatta.
L’incendio, secondo una prima ricostruzione, si è sviluppato in un angolo della tenda da sei posti, dove erano posizionati alcuni cavi elettrici. Sul posto sono subito intervenuti i vigili del fuoco che hanno domato le fiamme. Nell’incendio è andata distrutta solo una tenda.
La tendopoli, realizzata alcuni anni fa dalla Protezione civile, è attrezzata, con presenza di servizi igienici e presidi sanitari, ed è vigilata.
All’inizio di marzo, la struttura è stata ampliata per consentire il trasferimento di una parte dei migranti che viveva nella baraccopoli — una struttura fatiscente fatta di baracche in lamiera, plastica e cartone — sorta a poche centinaia di metri e che è arrivata ad ospitare, nel periodo invernale della raccolta degli agrumi, anche 3.000 persone. Baraccopoli che è stata definitivamente abbattuta il 7 marzo scorso.
I migranti che sono confluiti nella nuova tendopoli sono stati complessivamente 840. Ma non è servito a nulla: lo Stato ha deciso per loro e li ha messi in un posto pericoloso come il primo.
Quel morto è sulla coscienza dello Stato.
Sempre che ne abbia una.
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