IL SILENZIO DI FIGLIUOLO SUI RITARDI NEI FINANZIAMENTI PER L’EMILIA-ROMAGNA NASCONDE UN GRANDE IMBARAZZO
SORA GIORGIA PROVA A SCARICARE SU DI LUI LE IRE DEI SINDACI: “PARLATENE CON FIGLIUOLO”. LUI REPLICA: “IO HO FUNZIONI OPERATIVE, NON DI SPESA”
Gli amici, per sdrammatizzare un po’, gli hanno mostrato anche i meme che lo vorrebbero altrimenti “commissario”: “Al posto di Mancini, come ct della Nazionale, il generale Figliuolo”. E lui ne ha riso. Sobriamente
E sempre sobriamente, però, ha condiviso un certo malessere per ritrovarsi esattamente dove temeva di finire: preso nel mezzo, in una baruffa tutta politica tra Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini. E’ un po’ come l’eroe triste della canzone di Aznavour. Io, l’alpino con la penna sul cappello, tra di voi.
Certo è che, come spiega Massimo Isola, sindaco di quella Faenza travagliata dall’alluvione di maggio, “a questo gioco di Meloni per cui tutte le complicazioni vanno scaricate su di lui, su Figliuolo, non ci stiamo”.
Non ci sta neppure Bonaccini, evidentemente. Che tra le molte “strambe” ragioni addotte dalla premier per giustificare quelle che il presidente del Pd ritiene “inadempienze del governo”, ha trovato “strambissima” quella per cui la capa di FdI confuta la tesi dei mancati contributi agli amministratori e alle comunità locali dicendo che “abbiamo già stanziato 4,5 miliardi”, per cui, insomma, di che lamentarsi?
“Come se stanziare, di per sé, equivalga a spendere”, sorride amaro Bonaccini. “Da quando con gli stanziamenti si riparano i canali e si ricostruiscono le case?”.
Né può tranquillizzare il governatore, e qui si arriva agli imbarazzi di Figliuolo, il fatto che proprio all’alpino di Potenza Meloni abbia rimbalzato le lagnanze dei sindaci romagnoli. Come a dire: “Vedetevela con lui”.
Se non fosse che con lui Bonaccini aveva già sollevato quei problemi, ed era fine luglio, per sentirsi rispondere che “in quanto commissario, io ho funzioni operative, non di spesa”. Insomma, non dipende da Figliuolo
Da lui dipende, invece, il trovare ora una soluzione, un equilibrio su cui, per quanto precario, la complicata opera di ricostruzione possa camminare. E certo l’aver convocato una riunione operativa per il 24 agosto, a vacanze smaltite, non è stata una mossa apprezzata dai sindaci.
Quando Meloni lo scelse, i malumori dalle parti delle alte gerarchie della Difesa – condivise in parte anche dal ministro Guido Crosetto – furono dissimulate a stento. E forse anche perché dietro quel suo atto di abnegazione assoluta – “Sissignora, obbedisco!” – ci fu chi vide la mossa ambiziosa di un generale che, dopo la campagna vaccinale con Draghi, puntava a dare un’ennesima dimostrazione di affidabilità che gli possa valere, al prossimo giro di nomine, l’apoteosi verso il vertice dell’Esercito o, perché no, la promozione a Capo di stato maggiore della Difesa.
Prima, però, c’è l’Emilia: un campo di battaglia da cui difficilmente, in tempo brevi, Figliuolo potrà tornare col dispaccio di “missione compiuta”. E questo in una situazione normale. Figurarsi con la zuffa politica che si preannuncia.
(da agenzie)
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