STRONCATA LA CRESCITA, ECCO IL CONTO DELLE RICETTE SBAGLIATE
L’ITALIA FANALINO DI CODA DELL’EUROPA GRAZIE ALLE MISURE DI LEGA E M5S… SIAMO VICINI AL BARATRO
L’economia sembrerebbe a prima vista il terreno arido dei numeri e della razionalità . Dunque male si esporrebbe ad appelli al sentimento.
Eppure, dopo otto mesi di governo gialloverde l’unica strada che sembra percorribile è quella di un accorato richiamo al buon senso e all’amor di Patria.
Le indicazioni che vengono dalla Commissione europea e dal Fondo monetario internazionale parlano chiaro: la recessione nella quale siamo ormai impantanati è da imputare alle “incertezze” sulla posizione politica del governo e al conseguente calo della domanda e degli investimenti interni.
Il Fondo monetario si spinge ancora più in là : boccia la struttura del reddito di cittadinanza e lancia un allarme sui costi dei prepensionamenti di quota 100.
La bandiera degli investimenti sventolata dal ministro dell’Economia Tria, come ha notato Moscovici, non si è vista.
Anzi quest’anno, come è stato più volte denunciato, manca all’appello un miliardo rispetto al pur magro 2018.
Il Pil sceso ad un umiliante 0,2 per cento, che vale 1,1 punti in meno dell’Eurozona, reagisce indispettito e si accovaccia umiliato di fronte alle politiche che spingono verso una triste decrescita.
Le incertezze sulla Tav, il blocco delle perforazioni nell’Adriatico per un paese che dipende per gran parte dall’importazione di energia, l’ondivaga diffidenza sui grandi eventi sportivi.
Gli imprenditori, anche quelli del Nord Est, cominciano a capire che così andiamo a sbattere: il cosiddetto decreto “dignità ” sul lavoro ha provocato l’interruzione di molti contratti, i limiti alle aperture domenicali nel mezzo di una recessione metteranno a rischio 40 mila posti.
Certo mandare in pensione la gente e aiutare il disagio e la povertà sono obiettivi giusti, ma il problema è come perseguirli, e sono in molti a dire che strada imboccata è stata quella sbagliata.
Con quota 100, per circa 4 miliardi, vanno in pensione lavoratori del Nord e statali con solide storie contributive che avrebbero pure potuto continuare a lavorare, giacchè i lavoratori usurati erano già stati abbondantemente tutelati dai provvedimenti del vecchio governo.
Come pure gli interventi di contrasto alla povertà già esistevano, bastava mettere qualche miliardo in più: invece si è arrivati a fare un provvedimento che penalizza le famiglie man mano che crescono di componenti per mantenere – come ha denunciato con un intervento di alto profilo intellettuale il presidente dell’Inps Tito Boeri – il punto dei 780 euro.
Se dieci miliardi fossero stati indirizzati alla riduzione del costo del lavoro, a qualche taglio alle tasse e se la ricerca di equità sociale si fosse rivolta al ripristino dell’Imu sulla prima casa – come suggerisce l’Fmi e non “Rifonda” – forse oggi ci troveremmo in una situazione diversa. E non dovremmo vivere l’ansia dei prossimi mesi con una crisi finanziaria dietro l’angolo.
(da agenzie)
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