SUL GREEN PASS SALVINI NON CONVINCE NEANCHE I COMMERCIANTI
LEGA ISOLATA DOPO LE ULTIME CAZZATE SPARATE, PREVALE LA CONVIZIONE CHE ESTENDERE IL GREEN PASS SERVE PER APRIRE E SCONGIURARE NUOVE CHIUSURE
Cinque giorni per mettere in campo la strategia contro la variante Delta, ma nella maggioranza di governo è scontro. Con Salvini che posiziona la Lega di traverso all’estensione del green pass per l’accesso a bar, ristoranti, discoteche, palestre, bus. Isolata però non solo da Pd, Leu e Italia Viva, ma anche dagli alleati di centrodestra Forza Italia e “Coraggio Italia”, che raccolgono gli umori di commercianti ed esercenti: meglio qualche limitazione allo spettro di un nuovo lockdown in autunno, quando il meteo impedirà di usare i dehors.
Proprio mentre Boris Johnson, in pieno Freedom Day, annuncia che per entrare in discoteca a Londra servirà proprio il pass.
Entro venerdì – forse già dopodomani – il consiglio dei ministri varerà il nuovo decreto anti-covid (anche perché da lunedì con gli attuali parametri più di una regione rischia il passaggio in zona gialla).
Ma nei partiti non c’è accordo sulle nuove regole. Il ministero della Salute Speranza considera il green pass uno strumento “intelligente” da usare in modo “esteso”. Dopo il parere tecnico del Cts, mercoledì ci sarà la cabina di regia con il premier e in serata, forse, il cdm.
Martedì la conferenza delle Regioni e nel primo pomeriggio di mercoledì quella Stato-Regioni in cui il presidente Fedriga riferirà l’orientamento dei governatori.
Una road map serrata. Quasi certo – lo ha anticipato il sottosegretario alla Salute Costa – l’allineamento alla normativa europea del pass per grandi eventi, cerimonie e viaggi: entrerebbe in vigore 14 giorni dopo la seconda dose di vaccino e non dopo la prima come adesso.
Probabile anche una rimodulazione in senso più morbido dei parametri per cambiare colore tra le regioni, dato che la nuova variante pur avendo rapidità di contagio e periodo di incubazione ridotto, comporta sintomi più lievi.
Diverse le ipotesi allo studio: un abbassamento della percentuale combinata di ricoveri ospedalieri e occupazione delle terapie intensive che potrebbe scendere rispettivamente al 10% e 5%; aumento del numero minimo di tamponi quotidiani; revisione del numero di contagi per passare di colore (oggi, dopo i 50 si passa dalla zona bianca a quella gialla).
Fin qui si tratta di provvedimenti a larga convergenza. Oltre, c’è l’ostacolo Lega. “Sì al green pass per lo stadio, no per la pizza”. E’ la linea che Lega esprimerà in cdm
La Lega però, si scopre sola in questa battaglia. Renzi va giù duro: “Sono favorevole al green pass, è l’unico strumento per evitare l’obbligatorietà del vaccino. Mettiamo in zona rossa i non vaccinati”.
Posizione che sgretola la sinergia tra i due “Mattei” emersa su altri temi, e che tiene il polso delle paure di tanti ristoratori ed esercenti di fronte all’ipotesi di una quarta ondata.
Letta gli dà dell’”irresponsabile”. Ma anche nel centrodestra, Salvini e Meloni (che parla di “provvedimento economicida”) restano gli unici a flirtare con i dubbiosi sul vaccino.
Il totiano Quagliariello: “Basta ideologie, serve equilibrio, l’economia italiana non può permettersi nuove chiusure”. E si smarca soprattutto Forza Italia, convinta che ristoratori e centri sportivi preferiscano qualche vincolo in più alla prospettiva di chiudere bottega.
Alcuni, da Confindustria Genova alle palestre lombarde – zoccolo duro dell’elettorato leghista nel Nord – lo hanno già detto. Così come diversi chef stellati intervistati da AdnKronos.
“Il green pass è al momento la soluzione più accettabile – ragiona la capogruppo azzurra al Senato Anna Maria Bernini – Abbiamo di fronte tre strade: nuovi lockdown, l’obbligo vaccinale o il pass perché non ci sono ancora le condizioni per un ″liberi tutti″. Dobbiamo dare ai commercianti la garanzia che non ci sarà un nuovo lockdown”.
In sostanza, si è capovolto il punto di vista: vaccinarsi significa essere più liberi, non farlo espone a nuove chiusure. E opporsi gridando alla tirannia anti-democratica stavolta non sarà facile. Anche perché il “popolo delle Partite Iva” è il primo a rifletterci su.
(da Huffingtonpost)
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