USTICA, L’INCHIESTA ORA PUNTA SUL MISSILE DAL MARE
DOPO LE RIVELAZIONI DEL SUPERTESTIMONE, LA FRANCIA RISPONDE ALLA ROGATORIA MA NON SULLA PORTAEREI
Un missile partito dalla misteriosa portaerei che sostava nel mar Tirreno la notte del 27 giugno 1980 oppure un missile lanciato da un aereo da guerra che si è alzato in volo proprio da quella portaerei.
Il cerchio comincia a stringersi attorno all’esecutore materiale della strage di Ustica. E, a 33 anni dalla morte degli 81 passeggeri del DC9 dell’Itavia, le indagini della procura di Roma – coordinate dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pubblico ministero Erminio Amelio – si sono concentrate proprio su questa importante (e mai fino a oggi accertata) presenza.
È per questo che al vaglio della magistratura ci sono segnali radar registrati dalle capitanerie di porto italiane, navi in mare che possono aver captato la presenza di quella portaerei e testimonianze di piloti civili che sorvolarono quei cieli nei giorni, e nei minuti, che hanno preceduto il disastro.
I riflettori degli inquirenti sono puntati “a bassa quota”, a differenza del mastodontico lavoro portato avanti negli anni passati che puntò, principalmente, sugli spazi aerei e su quello che poteva essere avvenuto sopra il livello del mare.
Ma una svolta davvero importante potrebbe arrivare dall’esito delle rogatorie inviate, da due anni ormai, a Francia, Belgio, Stati Uniti e Libia.
Proprio qualche giorno fa il governo francese ha trasmesso ai magistrati romani un dossier con una parziale risposta alla rogatoria inoltrata.
Risposte sul traffico aereo del 27 giugno 1980 che ora i magistrati Monteleone e Amelio stanno studiando attentamente.
Però sulla posizione della Clemenceau, la portaerei francese “sotto accusa” che quel giorno poteva trovarsi nei nostri mari, ancora nessuna risposta.
Nel 2007 Francesco Cossiga, che nell’anno della strage era presidente del Consiglio, rivelò ai magistrati che ad abbattere il DC9 fu un velivolo dell’Aèronavale decollato dalla portaerei Clemenceau.
Disse di aver appreso la notizia dai servizi segreti.
Fondamentale diventa dunque per la magistratura italiana mettere le mani sulla portaerei in forza alla marina militare francese sulla quale aleggia un grande mistero. «La Francia – ricorda il giudice Rosario Priore, titolare della prima inchiesta su Ustica – ci ha sempre risposto che nessuna delle sue due portaerei (la Foch e la Clemenceau) si trovava nel mar Tirreno nel giorno del disastro, ma che erano in porto, probabilmente quello di Tolone.
Una terza, sempre francese, la “De Gaulle” sulla quale indagai, era quella a propulsione nucleare dislocata nell’Atlantico.
Volli verificare – prosegue il magistrato – se si era potuta spostare fino da noi: invece non si mosse da lì. All’epoca la procura di Palermo lavorò molto sulla Saratoga, la portaerei americana che era all’altezza del golfo di Napoli. Ma la certezza che un po’ più a sud e al largo si trovasse un’altra portaerei la avemmo grazie a una relazione della Nato, che si può leggere anche nella mia sentenza.
La Nato accertò che esisteva un movimento di aerei impressionante nel mar Tirreno: velivoli che decollavano a pelo d’acqua e poi riatterravano.
Certo è che quegli aerei non scendevano a picco nel mare ma per forza dovevano appoggiarsi a una portaerei ».
La Clemenceau potrebbe essere la portaerei che il supertestimone – un comandante dell’Alitalia – ascoltato qualche giorno fa in procura dice di aver visto dopo il decollo dall’aeroporto di Palermo?
«È un racconto attendibile e circostanziato quello del supertestimone – ha dichiarato il giudice Ferdinando Imposimato che della vicenda di Ustica si occupò tra il 1987 e il 1992, come membro del Copaco, Comitato parlamentare di controllo dei Servizi segreti – si integra perfettamente con quanto è stato accertato negli ultimi tempi ovvero con l’ipotesi di un missile partito da un aereo o una portaerei. Attendiamo le indagini dei magistrati romani e le verifiche. Spero solo che non vengano apposti segreti di Stato. Questo bloccherebbe ancora una volta le indagini per accertare la verità . Ustica è ancora una ferita aperta».
Federica Angeli
(da “La Repubblica“)
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