Ottobre 31st, 2012 Riccardo Fucile
A MONTECITORIO, FANNO I CONTI: POTREBBERO ARRIVARE 120 ELETTI CON IL M5S… I PARTITI STUDIANO LE CONTROMISURE, COMPRESA L’IPOTESI DEL MONTI-BIS
A Montecitorio ci sono almeno centoventi grillini virtuali.
I loro colleghi di questa legislatura, tutti impauriti, li vedono già camminare, sedersi nell’emiciclo o sui divanetti, andare alla buvette per prendere un caffè.
Centoventi a dir poco, qualora il Movimento 5 Stelle dovesse fermarsi a quota 20 per cento.
Il resto, a salire, sono cifre che trasformano la paura in terrore.
Il paradosso è che i deputati attuali sono morti che deambulano, politicamente parlando, gli altri, i virtuali, sono vivi e vegeti e godono di ottima salute.
La paura è un sentimento che si può esorcizzare con la rassegnazione.
Marco Desiderati e Marco Reguzzoni sono due leghisti che rimpiangono Umberto Bossi.
Reguzzoni è stato nel cerchio magico del Capo, quello di Belsito e Rosi Mauro, e dice: “Ben vengano cento, ma anche centocinquanta grillini. Questo è un sistema che non vuole cambiare. Speriamo che non facciano la nostra fine e che qualcuno non venga comprato come è capitato a noi. Sì, noi abbiamo deluso ma non abbiamo perso lo spirito innovatore”.
Desiderati, dalla mole gigantesca, è più tranchant: “Saremo ciulati noi più di tutti. Oggi non abbiamo una linea e se ce l’abbiamo è quella di dialogare con Squinzi e i banchieri. I nostri militanti sono già attratti dalle sirene di Grillo. Lo so perchè me lo vengono a dire. Al Nord sarà un bagno di sangue perchè c’è un voto più libero che al Sud. La via gandhiana alle riforme non ci ha portato a nulla, non ci restano che le armi o un referendum sull’autonomia. Qui a Roma non si farà mai nulla”.
Al benvenuto leghista, che sa molto di rimpianti e di nostalgia, si aggiunge Angelo Alessandri: “Io facevo il tifo per i forconi ma il segnale con il voto a Grillo è positivo”.
Il coro grillino del Carroccio è però stroncato da Bossi in persona, che appare a Montecitorio e vaticina: “Grillo e la Lega? Cosa c’entra. È diverso. Noi eravamo per la liberazione della Padania non per l’anti-politica”.
Alle quattro del pomeriggio, nel day after del voto siciliano, il Transatlantico mischia paura e indolenza, se non accidia.
Alle sei c’è la fiducia sul ddl anti-corruzione ma il dibattito suona ancora più vecchio dopo il boom grillino nella terra più enigmatica d’Italia. Troppo tardi, ormai.
La Sicilia come metafora però può essere anche speranza a sentire Beppe Fioroni, influente democristianone del Pd ed ex ministro dell’Istruzione.
Fioroni avanza e preferisce vedere solo il bicchiere, anzi le urne mezze piene.
Il mantra della speranza è: “Grillo non ha sfondato nell’astensionismo e ruba voti solo ai partiti. E a Parma quelli che l’hanno votato vorrebbero fare come Muzio Scevola e tagliarsi la mano. Se noi organizziamo due grandi campi è fatta”.
Ecco il trucco, che al Quirinale ormai sognano tutte le notti: Grillo come alibi per la Grande Coalizione o Monti- bis versione alleanza tra riformisti (Pd) e moderati (Udc, Montezemolo, Passera, Giannino, pezzi del Pdl). Fioroni sorride.
Un nuovo arco costituzionale è l’antidoto alla discesa dei nuovi barbari. Bersani e Casini hanno avuto un colloquio: “Loro due non hanno bisogno di parlare sanno già quello che devono fare”.
Cioè: “I centristi devono riorganizzare l’area dei moderati attorno a Monti, finendo di smontare il berlusconismo che domenica è morto in Sicilia. Noi inglobiamo Vendola oppure no, tanto Vendola col Porcellum nemmeno entra in Parlamento, ed è fatta”.
Un inciucione lungo l’asse Bersani-Casini-Monti e vai a capire chi alla fine sarà fregato.
Intorno i rimasugli del centrodestra anti-montiano (la lista di Salò del Cavaliere e gli ex An) e poi il blocco grillino escluso dall’agibilità democratica come fu già per il Movimento sociale italiano.
Visto i numeri dei sondaggi, il M5S si posizionerà al centro, con l’Udc spostato verso la sinistra.
Il già citato Desiderati, leghista, fa una battuta uguale a quella di Antonio Boccuzzi deputato- operaio del Pd: “Si siederanno al posto dell’Italia dei valori”.
Il partito di Antonio Di Pietro viene dato già per rottamato o decimato.
Fioroni è un bersaniano, Mario Adinolfi invece tifa Renzi.
La sua ricetta contro la paura grillina non è un’alchimia di Palazzo come piacerebbe al capo dello Stato: “A queste primarie dobbiamo puntare alla partecipazione di cinque, sei milioni di persone, facciamo la più grande mobilitazione popolare di sempre”.
A Montecitorio, i divanetti verso la buvette sono da sempre occupati dai berlusconiani. Qui l’aria è più mesta. Senza rassegnazione. Senza speranza.
La consapevolezza del vuoto, di un vuoto tragicamente spaccato a metà .
Chi con Alfano. Chi con Berlusconi, che ieri ha cambiato di nuovo idea e mandato a dire a Napolitano, tramite Gianni Letta, che lui non ci pensa a far cadere Monti.
Dal Colle la risposta è stata rassicurante: avanti con la legislatura fino alla scadenza naturale.
Questo però, per B., non vuol dire rinunciare alla sua lista di Salò, come la chiamò una volta Fabrizio Cicchitto, fedele ad Alfano.
Il Cavaliere, la Santanchè tenteranno di inseguire il grillismo.
Parola della bionda amazzone Michaela Biancofiore : “Nel momento del trionfo dell’anti-politica, l’unica strada da seguire è sciogliere il Pdl e permettere a Silvio Berlusconi un’offerta politica radicalmente nuova che non teme Grillo”.
Più realisti Gennaro Malgieri, ex An, e il senatore Raffaele Lauro.
Il loro scenario è una carezza per i tanti che si disperano: “La prossima legislatura sarà ingovernabile, non durerà più di due anni”.
Un Parlamento provvisorio è l’ultima spiaggia dell’autoconsolazione.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 31st, 2012 Riccardo Fucile
DEPUTATO USCENTE E RICANDIDATO, DA TEMPO INQUISITO, ORA PER LUI E’ SCATTATO L’OBBLIGO DI DIMORA… LA PROCURA NE AVEVA CHIESTO L’ARRESTO: SCOVATI 400.000 EURO IN UN CONTO SVIZZERO… CAPOLISTA DI FLI A SIRACUSA HA PRESO CIRCA 3.000 PREFERENZE
La Procura avrebbe voluto arrestarli, ma il Gip ha stabilito che basta l’obbligo di dimora a Siracusa per garantire le esigenze cautelari.
Anche perchè sono trascorsi sei mesi dalla richiesta di misura cautelare nei confronti di Mario Bonomo, deputato regionale uscente, e del nipote Marco Sammatrice.
Sono indagati per concorso in concussione nell’inchiesta sulle tangenti nel fotovoltaico che portò all’arresto di un altro ex onorevole, Gaspare Vitrano.
Bonomo ha tentato, senza successo, di rientrare all’Ars.
Alle elezioni di domenica scorsa ha ottenuto poco meno di tremila preferenze.
E’ stato il più votato a Siracusa nella lista di Futuro e libertà -Movimento per la Sicilia.
Non è stato eletto perchè il Nuovo Polo non ha superato lo sbarramento del cinque per cento.
Le indagini della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile, coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Maurizio Agnello, hanno portato gli investigatori fino in Svizzera.
In una banca elvetica hanno scovato un conto, denominato “ognitanto” e intestato a Sammatrice, dove sarebbero confluiti anche i soldi delle tangenti. Poco meno di quattrocento mila euro che il gip ha messo sotto sequestro.
Per mesi i funzionari svizzeri, precisi per come sono, hanno chiesto a Sammatrice di dimostrare la provenienza del denaro.
Niente, dalla Sicilia nessuna risposta.
Anche il secondo troncone delle indagini si basa sulle dichiarazioni dell’ingegnere Piergiorgio Ingrassia.
Fu arrestato assieme a Vitrano mentre l’imprenditore Giovanni Correro – artefice del blitz con la sua denuncia – consegnava dieci mila euro all’ex deputato del Pd. Una tangente, secondo l’accusa, il cui pagamento era stato mediato da Ingrassia.
Spartizione di proventi societari, ha ribattuto la difesa di Vitrano, finito sotto processo.
Ingrassia, che ha patteggiato una pena a due anni, è venuto in aula a ribadire la sua ricostruzione dei fatti.
Ai pubblici ministeri ha pure raccontato dell’esistenza di un giro di sim attraverso cui Bonomo e Sammatrice avrebbero creato una rete riservata di comunicazione.
Sammatrice, che è titolare di una concessionaria di moto, avrebbe rubato l’identità ad alcuni ignari clienti, utilizzandola per stipulare dei contratti con una compagnia telefonica.
Il racconto di Ingrassia, anche stavolta, è risultato attendibile e riscontrato. La sua collaborazione non gli ha evitato la cancellazione dall’Ordine degli ingegneri. L’esecutività del provvedimento deciso il mese scorso è stata sospesa fino a quando non diventerà definitivo. Ingrassia, infatti, può ricorrere al Consiglio nazionale e poi in Cassazione.
Gaspare Vitrano, Mario Bonomo e Piergiorgio Ingrassia avevano intuito quanto redditizio fosse il business del fotovoltaico.
L’ingegnere ci metteva le competenze tecniche e i due deputati la capacità di fare viaggiare spedite le pratiche.
Nei casi che interessavano loro il sì è arrivato in un tempo decisamente inferiore rispetto ad una media di oltre tre anni per tutte le altre autorizzazioni.
La Enerplus srl, una delle società al centro dell’indagine, ha ottenuto tre concessioni.
A Roccamena l’autorizzazione è stata chiesta il 6 novembre 2008 e rilasciata il 21 ottobre 2010.
Meno di due anni con in mezzo un ricorso al Tar e al Cga; meno di un anno per quella di Francofonte: 24 ottobre 2008 – 1 ottobre 2009; ancora meno a Monreale (10 mesi): 6 novembre 2008 – 25 settembre 2009.
Le altre due autorizzazioni passate ai raggi x riguardano la società Green che ha ottenuto due autorizzazione a Carlentini: contrada Pedagaggi (chiesta il 29 dicembre 2008 e rilasciata il 6 dicembre 2010) e contrada Pancali (chiesta il 2 aprile 2009 e ottenuta il 17 dicembre 2010).
Come quando sono iniziati gli affari?
Ecco la ricostruzione degli investigatori culminata nell’arresto di Vitrano del marzo 2011.
Bonomo propone a Vitrano, poi espulso dal Pd, di mettersi in affari nel fotovoltaico. E Vitrano coinvolge Ingrassia.
Nasce la Green srl con sede legale in viale Croce Rossa a Palermo.
La presenza di Ingrassia nell’elenco dei soci è ufficiale, quella dei due deputati è nascosta dietro alcuni uomini di fiducia.
Tra questi c’è Marco Sammatrice.
L’obiettivo era ottenere con poche migliaia di euro le licenze per costruisce gli impianti e rivenderle a suon di milioni di euro.
Meccanismo applicato con la Enerplus.
Ufficialmente era l’azienda di famiglia di Ingrassia. Vitrano ha ammesso che lui e Bonomo ne erano soci di fatto, tanto da avere versato una parte dei soldi per la costituzione.
Era della Enerplus un impianto a Roccamena rivenduto per sei milioni di euro ad un gruppo spagnolo a fronte di un investimento iniziale di poche decine di migliaia di euro.
E i sei milioni dove sono finiti? Secondo Ingrassia, il denaro è stato versato in conti svizzeri per non incappare nei controlli.
Dei sei milioni, il 10%, sempre secondo l’ingegnere, sarebbe andato a Vitrano. Se l’ex deputato era socio con Ingrassia perchè mai avrebbe dovuto estorcergli del denaro?, hanno tuonato i difensori, gli avvocati Vincenzo Lo Re e Francesco Riggio.
Due settimane fa, Ingrassia è stato chiamato a deporre davanti alla terza sezione del Tribunale che processa Vitrano per concussione.
Senza esitazione ha riferito cosa gli dissero Bonomo e Vitrano: “Noi siamo il potere e senza l’intervento politico andrai incontro a un fallimento”.
“Mi dissero chiaramente – ha aggiunto – che senza l’appoggio politico non avrei potuto portare a termine i miei progetti”.
A quel punto scattò l’imposizione: “I lavori dovevano essere affidati a ditte di loro fiducia. Accettai perchè avevo paura a rifiutare l’accordo”.
E poi arrivò la richiesta di tangenti: “Lo chiamavano ‘costo politico’. Vollero dei soldi quando vendetti la Enerplus per 2,3 milioni di euro”.
Soldi che sarebbero confluiti nel svizzero, così come volevano i politici.
Quando ad aprile venne fuori la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati, Mario Bonomo, si proclamò innocente.
Disse di avere avuto solo l’intuizione che “la produzione di energia pulita è il motore del nostro sviluppo. Quando nel 2008 fui eletto per la prima volta all’Ars e conobbi Vitrano, allora mio compagno nel Pd, fu naturale parlare con lui di economia. Gaspare è la persona più buona e più onesta che abbia mai conosciuto. Decidemmo di tentare insieme un’esperienza di impresa”.
E concluse: “Io ho denunciato gli esattori del pizzo, non potrei mai chiedere
una tangente”.
Ora sarà di nuovo chiamato a discolparsi.
E domani, giorno in cui è previsto il suo interrogatorio al processo a carica di Vitrano, si dovrò presentare in Tribunale.
Gli servirà un permesso speciale per spostarsi da Siracusa, città da cui ha l’obbligo di non allontanarsi.
(da “Sicilia LIve”)
Commento del ns. direttore
Ricordiamo ai lettori un dettaglio: durante una recente trasmissione televisiva, il direttore di Panorama, rivolgendosi a Fini, gli contesta la presenza di un inquisito nelle liste di Futuro e Libertà nelle elezioni regionali siciliane, il che per un partito che reclama “liste pulite” non è il massimo.
Fini non ne è informato e chiede chi sia: gli viene indicato Mario Bonomo, consigliere regionale uscente di Fli e ricandidato capolista a Siracusa.
Fini garantisce che prenderà informazioni, ma la figura per Fli è pessima.
Come sempre nella stessa serata cerchiamo la verità e ci documentiamo: in poche ore abbiamo la conferma che Mario Bonomo è realmente inquisito da tempo.
Scriviamo un articolo-denuncia, corredato da cinque, dicasi cinque articoli di testate siciliane diverse che confermano la notizia.
Nella speranza che qualcuno intervenga e lo tolga dalla lista.
Il ns. articolo genera una polemica interna a Fli, l’ennesima su questioni di legalità , ma gli alti vertici regionali (e non solo) di Fli arrivano alla spudoratezza di negare l’evidenza.
Anche tra i sedicenti cacciatori di “liste pulite altrove”, salvo non guardare lo sporco in casa propria.
Dato che notoriamente io non guardo in faccia nessuno (da Fini in giù) , mi accorsi per l’ennesima volta che c’era un interesse a presentare questo Bonomo nonostante la sua posizione giudiziaria.
Ma arrivare a negare che si trattasse di un inquisito è stata una porcata che ha messo in difficoltà sia Fini che Fli .
Ora la verità qualcuno non la potrà più nascondere, Bonomo ha persino l’obbligo di dimora e si è risaliti a 400.000 euro sul conto svizzero.
E chi in Fli ha mentito sapendo di mentire abbia almeno le palle di dimettersi.
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Ottobre 31st, 2012 Riccardo Fucile
NON SOLO IL FLOP IN SICILIA E LE POLEMICHE SULLA LINEA… SCOPPIA ANCHE DI NUOVO IL CASO DELLA GESTIONE FINANZIARIA DELLA CASSA
Nell’Idv di Antonio Di Pietro si scatena la bufera. Colpa delle rivelazioni di Report sul bilancio del partito.
Ma anche dei risultati non certo lusinghieri del voto in Sicilia.
Domenica la trasmissione di Milena Gabanelli ha puntato i riflettori sui conti dell’Italia dei Valori, riproponendo una serie di fatti opachi nella gestione dei fondi del patito.
Nessuna accusa nuova. Il problema è stata la reazione titubante, un po’ incerta, dell’ex pm.
Atteggiamento che non è sfuggito ai sostenitori del partito.
A giudicare almeno dai commenti che gli stessi dipietristi hanno postato all’indomani della puntata sul sito del loro leader e sulla sua pagina Facebook.
Ci sono i delusi e gli amareggiati.
I POST
Domenico Branchina, che pure si dice «uno tra i suoi più convinti sostenitori», biasima il leader: «A Report non ha fatto una bella figura! Quei ‘non ricordo’ e quella insicurezza dimostrata , beh… mi hanno lasciato un po’ titubante. Sicuramente qualche sbaglio nel suo percorso l’avrà fatto anche lei».
La militante che si firma Asia è ancora più dura: «Non provo neppure più rabbia, ma solo tanta tristezza…».
In tv, spiega, «Di Pietro sembrava un cane ‘mazziato”, impacciato e nervoso come chi non sa cosa rispondere quando viene messo all’angolo davanti a prove certe».
E ancora: «Tonino, che delusione!».
«ORA IL CONGRESSO»
Non bastasse Report, anche dalla Sicilia arrivano brutte notizie per Di Pietro.
Il candidato di Idv e Sel Giovanna Marano, raccoglie il 6,19% dei consensi.
Oltre dieci punti più in basso del grillino Giancarlo Cancelleri, che a meno di metà spoglio è al 18.8%.
A Palermo, città guidata da Leoluca Orlando, il Movimento 5 Stelle si colloca al primo posto nelle preferenze dei cittadini del capoluogo.
Lo stesso Orlando trae una conclusione che pesa: lui è stato eletto con oltre il 60% dei voti in più rispetto alla coalizione che lo sosteneva.
E oggi dalle urne siciliane arriva «l’ulteriore conferma della fine del sistema dei partiti e della rappresentanza così come li abbiamo conosciuti».
Come tra i sostenitori del partito, anche tra i big il malcontento è tanto.
Al punto che l’ala moderata ora chiede a viva voce un chiarimento politico con il capo. Per Massimo Donadi «è ora di un congresso straordinario e di un profondo rinnovamento».
Nello Formisano mette in discussione la linea del radicalismo a sinistra, responsabile della sconfitta in Sicilia.
«I nostri elettori- dice- non capiscono. Ci vedono come l’anima critica del centrosinistra ma senza avventure diverse che ci pongono fuori dalla coalizione».
(da “Il Corriere della Sera“)
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Ottobre 31st, 2012 Riccardo Fucile
INCREMENTO DEL 9% NEL 2012… CRESCONO DEL 13,6%% QUELLI NATI IN ITALIA DA GENITORI NON ITALIANI… PAESI DI ORIGINE PIU’ DIFFUSI SONO ROMANIA, MAROCCO E ALBANIA
Tornano ad aumentare a ritmo sostenuto gli alunni stranieri in Italia.
Dopo due anni, in cui il fenomeno si era affievolito, il 2011/2012 ha rivisto un incremento importante della loro presenza tra i banchi scolastici nel Paese.
Adesso, gli alunni censiti come non italiani rappresentano poco meno del 9 su cento, quasi 756 mila, con presenza ancora più marcata nel primo ciclo: scuola dell’infanzia, primaria e media.
Ma il dato che più salta all’occhio è che fra questi c’è stato un forte incremento (del 13,6%) degli studenti che sono ufficialmente “stranieri”, ma in realtà sono nati in Italia da genitori non italiani.
Questo dato testimonia l’ampiezza di un problema di cui in molti chiedono la soluzione .
Il nostro Paese, infatti, rimane ancorato a una legge del 1992 (della quale più volte si è chiesta la riforma) che contempla la norma dello ius sanguinis (si acquista la cittadinanza dei genitori) e non prevede lo ius soli (si è cittadini del Paese dove si nasce).
L’ultimo report del ministero dell’Istruzione su “Gli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano: anno scolastico 2011/2012”, fotografa una situazione in cui la “presenza degli alunni con cittadinanza non italiana – si legge nella presentazione dei dati – si configura come un fenomeno ormai strutturale e, allo stesso tempo, in continuo movimento: sia per l’incremento annuale sia per le variabili che lo determinano”.
In un solo anno – dal 2010/2011, all’anno scorso – la pattuglia degli stranieri si è incrementata di 45.676 unità , parecchi di più dei 36 mila ingressi nel sistema scolastico nazionale dell’anno precedente.
“Nonostante – spiega lo studio – il numero degli studenti con cittadinanza non italiana sia stato sempre in crescita, l’incremento registrato di anno in anno risultava decrescente. Quest’anno il fenomeno è invece in controtendenza, infatti, per la prima volta la variazione percentuale è maggiore di quella dell’anno precedente”.
Ma delle 45 mila new entry del 2011/2012, ben 34 mila sono stranieri nati sul suolo italico, censiti come tali soltanto perchè nati da uno o entrambi i genitori nati all’estero.
In Italia, in totale, 44 alunni stranieri – percentuale che sale all’80 per cento alla materna – su cento (334.284 alunni) sono nati tra i confini italiani.
Un dato che rimette al centro dell’attenzione la possibilità di concedere la cittadinanza italiana agli stranieri nati in Italia.
Per il resto, lo studio conferma le difficoltà incontrate dagli alunni stranieri rilevate negli anni precedenti.
Probabilmente per ragioni economiche, la presenza degli alunni stranieri è maggiore nelle scuole statali rispetto alle scuole private.
Ed è concentrata nelle regioni settentrionali, dove le opportunità di lavoro continuano ad essere migliori rispetto alle altre aree del paese.
Quasi due stranieri su tre frequentano infatti le scuole del Nord (491 mila in totale), e appena l’11,7 per cento le regioni meridionali.
Le regioni con le presenze più massicce sono la Lombardia, l’Emilia Romagna e l’Umbria.
Le scuole dove la percentuale di stranieri supera il 30 per cento sono pochissime – 2.499 – e quasi tutte concentrate al Nord.
E in alcune realtà la presenza di alunni stranieri supera addirittura il 20 per cento.
E’ il caso di comuni come Campi Bisenzio (22, 2 per cento), in Toscana, Mirandola (20,5 per cento), in Emilia Romagna, Arzignano (21,2 per cento), in Veneto, Montichiari (20,9 per cento) e Pioltello in Lombardia con quest’ultimo che si avvicina addirittura al 30 per cento: il 28,1 per cento.
Resta quella rumena (con 141.050 presenze) la nazionalità più presente in Italia, seguita da quella albanese (102.719 presenze) e marocchina, con 95.912 alunni stranieri. E anche la comunità cinese sta facendosi strada.
Ma il report sottolinea anche le difficoltà che incontrano gli alunni stranieri a seguire il passo dei compagni.
Se infatti 3 alunni stranieri su cento risultano iscritti in anticipo rispetto all’età canonica di ingresso all’anno che frequentano, la percentuale di iscritti in ritardo risulta prossima al 40 per cento.
E il tasso di ripetenze per anno di corso, più frequenti alla scuola superiore, confermano che l’integrazione segna ancora il passo.
Salvo Intravaia
(da “La Repubblica“)
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Ottobre 31st, 2012 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DAVANTI ALLA COMMISSIONE ANTIMAFIA EUROPEA… VENTIDUE AZIENDE ALLONTANATE, INFILTRATI ANCHE NEI LAVORI DELL’EXPO E DELLA TAV
“Non esiste un solo grande cantiere pubblico lombardo che non abbia problemi di criminalità e che non sia stata oggetto di un provvedimento di interdizione da parte delle autorità ”.
Non usa mezzi termini il colonnello Alfonso Di Vito, a capo della Dia milanese, nel corso dell’audizione che si è tenuta presso la Commissione Antimafia Europea (Crim) in visita in città .
Expo, Brebemi, Tav, Pedemontana, Metropolitana 5, Ospedale San Paolo e SS42 a Bergamo: hanno tutte visto lavorare imprese collegate alla mafia.
Da sottolineare che in Lombardia si sta realizzando il 30% delle Grandi opere italiane.
I dati presentati dal colonnello sono impressionanti: 500 sono i fascicoli già avviati e due sono gli accessi diretti che la Dia ha già effettuato sui cantieri di Expo (dove, per altro Di Vito ha annunciato sorprese in vista).
Ventidue sono le imprese allontanate dai cantieri con provvedimento interdittivo, ma negli ultimi tre anni la Dia si è fatta promotrice di più di 200 ispezioni nei cantieri, controllando più di 5000 imprese e 20.000 persone.
Questo perchè vi è stato un cambiamento strutturale nell’attività della criminalità organizzata, spiega Di Vito ai parlamentari europei presenti in sala, con forme di penetrazione significativa nel tessuto economico — imprenditoriale e rapporti importanti con la Pubblica amministrazione.
Tre sono i fattori che rendono le imprese mafiose estremamente concorrenziali: l’estrema flessibilità , il ricorso al lavoro in nero, e una brutale evasione fiscale con esportazione di capitali all’estero.
Il tutto in danno delle imprese oneste, che perdono terreno e in alcuni settori, come quello del movimento terra, vengono buttate fuori dal mercato.
Proprio la scorsa notte, qualcuno ha divelto un recinto in uno dei cantieri Expo e ha portato via un camion — racconta Nando dalla Chiesa, presidente del Comitato di esperti varato dal Comune di Milano, secondo il quale l’unico mezzo per combattere la presenza mafiosa sono i controlli.
Controlli che dovrebbero esser fatti anche di notte, da gruppi interforze, formati da personale scelto, visti anche i recenti episodi di collusione da parte di alcuni elementi delle Forze dell’Ordine.
“Esiste una pressione particolare sull’area Ovest dell’hinterland milanese e sul territorio intorno a Rho”- ha proseguito Dalla Chiesa anticipando la materia del secondo rapporto del Comitato — che si manifesta attraverso attentati e incendi a pizzerie, ristoranti o auto.
“Registriamo — ha proseguito il sociologo — che in alcuni comuni, accreditati per ospitare una maggiore presenza mafiosa, avvengono meno incidenti, mentre in altre aree gli incendi si stanno sviluppando come fossero zona di conquista”.
L’europarlamentare Rita Borsellino, presente in sala, non si mostra sorpresa per la situazione lombarda che viene tratteggiata, ma dichiara: “Se prima la criminalità organizzata al Nord poteva essere considerata una presenza occasionale, oggi constatiamo quanto abbia permeato l’economia e una delle ragioni che ha portato a questo livello di infiltrazione è la mancanza di tre strumenti che è stata denunciata qui oggi: la legge sul falso in bilancio, quella sull’autoriciclaggio e la brevità delle prescrizioni. Tutte mancanze che si devono al governo Berlusconi. Mi ha colpita, però, favorevolmente, la Commissione istituita dal Comune di Milano, che spero si possa esportare, non solo in altri comuni, ma anche in Europa”.
Chiara Pracchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 31st, 2012 Riccardo Fucile
FARE LA SPESA INSIEME PER RISPARMIARE
Spinti dalla crisi, ma soprattutto dalla ricerca del miglior rapporto tra prezzo e qualità , sono saliti a quasi 7 milioni gli italiani che nel 2012 hanno partecipato a gruppi di acquisto formati da condomini, colleghi, parenti o gruppi di amici che decidono di fare la spesa insieme per ottenere condizioni vantaggiose.
E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti/Censis dalla quale si evidenzia che i Gruppi solidali di acquisto (Gas) sono diventati un fenomeno di rilievo che ha contagiato il 18,6% degli italiani.
Quasi 2,7 milioni di persone fanno la spesa con questo sistema in modo regolare. “In alcuni casi – sottolinea la Coldiretti – ci si limita solamente al cosiddetto ‘carpooling della spesa’ con i partecipanti che di fronte al caro benzina si mettono in auto insieme per dividere i costi e andare a fare la spesa nei punti più convenienti, dalle aziende agricole ai mercati degli agricoltori, dai mercati all’ingrosso agli ipermercati, fino ai discount”.
Migliore rapporto qualità -prezzo.
“In generale si tratta di relazioni che – precisa la Coldiretti – nascono da esigenze di acquisto, dalla voglia di ritrovare un diverso, migliore equilibrio tra qualità e prezzo, ma che finiscono per andare molto oltre, perchè esprimono valori più alti rispetto alla pur importante dimensione commerciale, valori che hanno un forte contenuto di socialità , di ripensamento di fatto del modello di organizzazione della produzione e della società “.
Accanto a forme che dispongono di una vera e propria struttura organizzativa, si contano – sostiene la Coldiretti – decine di migliaia di iniziative spontanee che nascono e muoiono in continuazione nei palazzi, nei posti di lavoro, nei centri sportivi e ricreativi sulla base di semplici accordi verbali.
Gas per i bambini.
Discorso a parte riguarda poi i gruppi di acquisto di prodotti per neonati. In questo caso, a differenza degli alimenti, il risparmio non è legato alla quantità di prodotti comprati quanto al fatto che molti di questi costano meno all’estero (Germania, Francia e Svizzera) che in Italia.
Se una confezione di latte in polvere, ha scoperto il Salvagente, ha un prezzo medio di 18-20 euro presso la grande distribuzione o nelle farmacie, ricorrendo ai gruppi di acquisto si può comprare lo stesso prodotto a 12-14 euro per ciascuna confezione.
E ancora, se un pacco di pannolini di marca costa circa 18 euro (a seconda del modello e del produttore), lo stesso prodotto con il gruppo d’acquisto può essere comprato a circa 11 euro, con un risparmio effettivo di quasi il 40%.
Uno dei gruppi di acquisto più longevo – esiste dal 2005 – è Lattemiele, un’iniziativa nata come “costola” del Movimento consumatori di Milano (l’iscrizione annuale costa 30 euro). In alternativa ci si può organizzare sfruttando le decine di forum web specializzati, dove sono molti i consumatori disposti a comprare all’estero e dividere le spese di spedizione.
Oltre ai gruppi di acquisto storici, infatti, si può scegliere di comprare molti prodotti direttamente attraverso alcuni siti esteri. Patria di questo sconto di gruppo è la Germania dove l’offerta è ampia e i prezzi convenienti: da flaschenmilch.de (disponibile in tedesco e anche in inglese) a babyneo.de, accessibile anche in lingua italiana dove è possibile comprare non solo beni come latte e pannolini, ma anche biberon, ciucci, bavaglini, borse per bebè.
Come funzionano.
Ogni Gas ha propri criteri per selezionare i fornitori, individuare i modi di consegna, stabilire con il produttore un prezzo equo e scegliere cosa acquistare privilegiando la stagionalità , il biologico, il sostegno alle cooperative sociali, la riduzione degli imballaggi, le dimensioni del produttore o infine la vicinanza territoriale (chilometro zero).
Le modalità di acquisto variano notevolmente e vanno dalla consegna a domicilio, alla prenotazione via internet fino all’adozione in gruppo di animali o piante da frutto. Anche gli accordi del gruppo di acquisto con l’azienda sono differenti e possono prevedere la consegna settimanale del prodotto (ad esempio una cassetta di frutta e verdura di stagione) oppure la formulazione di specifici ordini per telefono o attraverso internet, ma anche tramite abbonamento con l’offerta di prodotti a scadenze fisse e pagamento anticipato.
Le modalità maggiormente diffuse sono la distribuzione di cassette di ortofrutta a cadenza settimanale o bisettimanale e la vendita di pacchi di carne.
Chilometri zero.
“Si tratta di una tendenza che avvicina il produttore al consumatore che, soprattutto nelle città , sta contagiando gli italiani che – continua la Coldiretti – intendono così garantirsi un volume di acquisto sufficiente ad ottimizzare i costi di trasporto e ad accedere a più vantaggiosi canali distributivi: dai mercati all’ingrosso a quelli degli agricoltori di Campagna Amica, fino direttamente nelle aziende”.
I mercati generali all’ingrosso, che in determinate occasioni della settimana sono aperti al pubblico, vendono i prodotti in cassette che vengono poi divise tra i partecipanti al gruppo.
“Un crescente numero di gruppi di acquisto nasce in realtà con l’obiettivo di approvvigionarsi direttamente nei mercati, nelle botteghe o nei punti vendita degli agricoltori di Campagna Amica per assicurarsi – conclude la Coldiretti – l’origine, la genuinità dei prodotti che si portano in tavola.
Una rete che comprende 4.739 aziende agricole, 877 agriturismi, 1.105 mercati, 178 botteghe ai quali si aggiungono 131 ristoranti e 109 orti urbani, per un totale di quasi 7mila punti vendita”.
Social shopping.
Nella categoria dei gruppi d’acquisto, infine, rientrano anche i “social shopping”, come Groupon, Groupalia, LetsBonus, Glamoo, Yoodeals, Tuangon, Kgb Deals, Prezzofelice, Noi Buy solo per citare i principali, ma la lista è anche più lunga.
Si tratta di siti internet che consentono di comprare beni e servizi a un prezzo conveniente – in media con sconti dal 30 al 60% con punte anche dell’80% – a patto che l’offerta raggiunga un numero minimo di acquirenti entro una certa scadenza (di solito dalle 24 alle 72 ore).
Se il quorum non viene raggiunto, niente da fare: il servizio o l’oggetto non può essere acquistato.
La lista di proposte è in continuo aggiornamento, con un’offerta che nell’arco degli ultimi mesi, è passata dai trattamenti di bellezza (per lo più destinati a un pubblico femminile) alle escursioni fino ai weekend fuori porta, alle cene al ristorante e persino alla giornata in autodromo alla guida di una Ferrari.
Ultimi in ordine di tempo alcuni prodotti tecnologici di tendenza, smartphone e tablet in prima fila.
Monica Rubino
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Ottobre 31st, 2012 Riccardo Fucile
AFFRESCHI A RISCHIO, L’ALLARME DEI MUSEI VATICANI… POLVERI, ANIDRIDE CARBONICA E ALTE TEMPERATURE INSIDIANO I DIPINTI
“Numero chiuso e ingresso contingentato”. È lo spettro a cui potrebbe andare incontro tra qualche mese uno dei monumenti più ammirati al mondo, la Cappella Sistina. Sono oltre 5 milioni i visitatori ogni anno.
La loro presenza mette a rischio gli affreschi sulla volta e il Giudizio universale di Michelangelo. Ma anche gli altri capolavori.
“Se non si interviene subito con l’installazione di un nuovo impianto di climatizzazione – avverte il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci – il rallentamento forzato delle visite sarà la strada obbligata per preservare l’ingente patrimonio artistico”.
Quello che vi si ammira da circa 500 anni, scrigno di rara bellezza “firmato” da Michelangelo, ma anche da grandi maestri del Rinascimento: dal Botticelli al Perugino, dal Ghirlandaio al Pinturicchio, Cosimo Rosselli, Piero di Cosimo.
Fu papa Giulio II a inaugurare gli affreschi della Volta col solenne rito dei Vespri della vigilia della festa di Ognissanti, il 31 ottobre 1512.
E Benedetto XVI ripeterà quel rito per festeggiare i cinque secoli della Sistina.
La giornata di grande festa liturgico-artistica, non farà però dimenticare ai responsabili della Cappella il problema dei danni irreparabili che rischiano gli affreschi.
L’allarme del direttore dei Musei Vaticani ne è una prova. “A lungo andare la massiccia presenza di visitatori potrebbe provocare danni a causa di polveri, pressione antropica, anidride carbonica, temperature eccessive, sbalzi climatici, elementi nocivi che ogni visitatore porta con sè e che minano il microclima della Cappella”, spiega Paolucci.
Cosa fare quindi?
“Per evitare di limitare l’accesso con numero chiuso e contingentamento” le autorità vaticane, informa Paolucci, hanno incaricato una ditta specializzata in impiantistica ambientale, la Carrier, di progettare un sistema di climatizzazione per mettere al riparo gli affreschi.
Perchè a non dare più sufficienti garanzie sono gli impianti attuali, installati vent’anni fa al termine dei restauri diretti da Gianluigi Colalucci.
Al quale successe il maestro Maurizio De Luca che curò, in particolare, il ciclo dei Quattrocentisti.
I nuovi impianti, secondo Paolucci, “dovranno essere installati entro il prossimo anno, altrimenti occorrerà pensare a soluzioni drastiche che limiterebbero l’accesso, una soluzione complicata e forse difficile da realizzare per un sito come la Sistina che, oltre a essere un tesoro d’arte di prima grandezza, è anche luogo di culto e di celebrazioni presiedute dal Papa, e sede del Conclave per l’elezione del nuovo pontefice”.
Tre, comunque, saranno gli obiettivi che si dovranno raggiungere: abbattere le polveri, ricambiare costantemente l’aria e stabilizzare la temperatura.
Esclusi altri tipi di interventi, come pure nuovi restauri degli affreschi: “Quelli diretti dal maestro Gianluigi Colalucci e conclusi nel 1994 – assicura il direttore – furono impeccabili. I colori originali di Michelangelo sono sempre lì, ammirati dal mondo intero, anche se all’epoca dei lavori ci furono delle polemiche da parte di osservatori che lanciarono strali contro l’intervento. La verità è che vent’anni fa non eravamo abituati a vedere i veri colori del maestro fiorentino; forse su questo aspetto bisognava informare meglio l’opinione pubblica”.
Potranno emergere nuove sorprese dalla Sistina?
Il professore non lo esclude: “La Sistina, e in particolare gli affreschi di Michelangelo sono una prateria aperta a chiunque voglia avventurarsi a visitarla. Anche se a volte vengono fuori delle sciocchezze come i presunti numeri cabalistici nascosti tra le storie o, persino, le letture di natura omosessuale che qualche scrittore fa dei personaggi michelangioleschi. Inutili forzature, anche se in futuro qualche sorpresa non è da escludere che possa venire fuori”.
Orazio La Rocca
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Ottobre 31st, 2012 Riccardo Fucile
L’AREA E’ SEMPRE PIU’ A RISCHIO… IL 92% DELLE FRANE AVVIENE NELLE ZONE INCOLTE
I muretti a secco dei terrazzamenti, sulle colline delle Cinque Terre a picco sul mare, se fossero messi in fila, sarebbero lunghi 5.729 chilometri: poco meno della Muraglia cinese.
Negli ultimi due decenni questo serpentone sta franando in mare, portando con sè terra, uomini, animali e anche «vie dell’Amore».
I terrazzamenti, comparsi nello Spezzino attorno all’anno Mille, hanno consentito per secoli alle popolazioni locali di vivere coltivando queste terre strappate a pendenze impossibili.
Dirupi trasformati in vigneti a picco sul mare: un ecosistema perfetto ammirato nel mondo.
Peccato che lo stesso mondo adesso le veda franare in mare, un pezzo alla volta.
Gli uomini fanno e disfano, nella zona delle Cinque Terre male, visto cosa succede ad abbandonare al loro destino zone prima coltivate e curate.
Ma tutto il territorio della Liguria, sotto questo profilo, non gode di buona salute: il 98% dei suoi Comuni (232 su 235) «presenta un’elevata criticità idrogeologica» e «155 mila persone vivono o lavorano in aree considerate pericolose», come è scritto nel rapporto Ecosistema a rischio, firmato da Protezione civile e Legambiente.
La provincia di La Spezia non manca un colpo: 32 Comuni a rischio su 32.
Una terra che prima era curata come un purosangue, adesso è diventata cavallo da tiro, e infatti scalcia di brutto.
ABUSI
Marino Fiasella, commissario straordinario della Provincia di La Spezia, lo spiega così: «Il principale problema in questa zona è dato dalla troppa gente che sollecita un territorio che necessita di manutenzione e cure meticolose».
Nel dopoguerra in Liguria c’erano 150 mila persone che lavoravano la terra, oggi sono meno di 14 mila, in gran parte anziani.
Delle terra ci si è continuati a occupare, ma nel giro di pochi anni si è capovolto il modo: costruendo ovunque, con una quantità incredibile di abusi edilizi, e poi dighe e ponticelli fuori norma, frane mai messe in sicurezza, boschi e campi in stato di abbandono.
Il cavallo da tiro è diventato pericoloso: il 4 ottobre 2010 straripano quattro torrenti che mandano Sestri Ponente in apnea; nel 2011 le Cinque Terre rimangono tre: Vernazza e Monterosso vengono sommerse di fango e con loro 18 vittime.
Un mese fa esatto, se proprio ancora serviva un evento simbolico, è franata la «Via dell’Amore», che una volta rimessa in sesto andrà anche sicuramente ribattezzata, almeno per rispetto alle quattro turiste australiane rimaste ferite gravemente.
Non si capisce cosa si debba attendere ancora prima di veder franare in mare un’intera regione.
IL NUOVO STUDIO
Una buona occasione per riflettere sul problema, augurandosi che non sia l’ultima, la offre una ricerca intitolata Terrazzamenti e dissesto idrogeologico: analisi del disastro ambientale delle Cinque Terre.
Insieme ad altri ricercatori la firma Mauro Agnoletti, professore associato di pianificazione del territorio e di storia ambientale all’Università di Firenze.
Sarà presentata il prossimo 9 novembre a Firenze, durante i lavori di Florens, biennale internazionale dei Beni culturali e ambientali.
Nelle Cinque Terre, più che altrove per la particolare conformazione del territorio, si deve fermare la cementificazione e riprendere la cura della terra.
«Non c’è via d’uscita », sottolinea Agnoletti, «se non si comprende che la presenza dell’uomo come agricoltore è la migliore difesa contro il dissesto».
DERIVA
Questo è il primo comandamento per invertire una deriva, anche culturale, che sta confondendo tutto, anche il fatto che la comparsa dei boschi dove una volta c’erano terre coltivate sia letto come buon segnale.
«È vero il contrario, e nella nostra ricerca emerge dai dati: su 88 frane esaminate nelle Cinque Terre, il 47,7% è avvenuto in zone di colture abbandonate, e il 44,3% in aree boschive non gestite».
Se gli alberi tornano a occupare una zona che l’uomo aveva rimodellato, lo fanno a loro uso e consumo e quindi, per esempio, con le loro radici sfondano i famosi muri a secco su cui si regge l’intero sistema dei terrazzamenti.
«Un conto è fare rimboschimento mirato in montagna, che può stabilizzare il terreno», spiega Agnoletti, «un altro è abbandonare alla riforestazione spontanea zone come quelle delle Cinque Terre».
Dove, in caso di piogge sopra la norma e su pendenze elevate, il peso delle piante d’alto fusto ha un effetto devastante di sradicamento, non di tenuta.
Il concetto è chiaro, e si ripete quando la natura abbandonata si scrolla di dosso qualcuno. «Ogni volta che si va a cercare le cause dei disastri si scopre lo stesso problema: non c’è più gente che lavora la terra, che va in malora.
Le conseguenze, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti». Parole di Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria.
Stefano Rodi
(da “Il Corriere della Sera“)
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Ottobre 30th, 2012 Riccardo Fucile
IL “NUOVO CHE AVANZA”: SI RITORNA ALL’ALLEANZA CHE HA GOVERNATO LA REGIONE CON LOMBARDO
L’ormai ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo già lancia un ponte verso il suo successore, Rosario Crocetta.
Alla domanda su una possibile intesa con Pd e Udc che consenta al governo Crocetta di raggiungere la quota maggioranza all’Ars risponde: “E’ inevitabile che si realizzino convergenze sui provvedimenti importanti per la Sicilia. Anche il mio governo ha visto approvare dei propri disegni di legge all’unanimità “.
Un’alleanza “senza chiedere nulla in cambio”, assicura il leader del Partito dei siciliani.
Certo, ci crediamo tutti.
All’alleanza Pd-Udc che conta 39 seggi su 46 necessari mancano 7 voti.
Il gruppo di Lombardo ne ha fatti eleggere 10, quello di Miccichè 5, tutti pronti a saltare il fosso.
In Sicilia non conta fare opposizione seria, è una parola pari a una bestemmia.
Conta solo governare e occupare posti di potere.
La parola a Miccichè: “Il dato incontrovertibile di queste elezioni è che alcuni vecchi partiti sono morti e che nasce il partito siciliano (sarebbe morto quello che lui ha frequentato per 20 anni e da cui si è alllontanato 15 giorni prima del deposito delle liste, per capirci… n.d.r.).
Continua il candidato presidente di Mpa e Fli: “Facciamo i complimenti a Crocetta e gli auguriamo buon lavoro per una nuova stagione di sviluppo della Sicilia (in pratica con la stessa alleanza di governo che è stata costretta a dimettersi…n.d.r.).
Insomma Lombardo e Miccichè sono il nuovo che avanza e Crocetta non potrà che gratificarli.
Poi loro sono abituati a non chiedere nulla.
La stessa cosa avrebbero fatto se avesse vinto Musumeci.
Per puro amore della Sicilia, ovvio.
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