Ottobre 27th, 2012 Riccardo Fucile
A PISA LA BRIGATA PARACADUTISTI CONTESTA DI PAOLA… DAGLI SPALTI PARTE IL CORO “LIBERI” PER I DUE DETENUTI IN INDIA
Il ministro della difesa Giampaolo Di Paola è stato fischiato al momento di entrare in campo nello stadio di Pisa per effettuare il giro d’onore di fronte ai reparti schierati della Brigata Paracadutisti Folgore durante la cerimonia di commemorazione del 70/0 anniversario della battaglia di El Alamein.
Dagli spalti è subito partito anche il coro «Liberi liberi» scandito da alcune decine di ex militari per testimoniare solidarietà ai due maro’ detenuti in India.
Uno dei promotori dell’iniziativa, un ex membro delle Forze speciali dell’Esercito italiano che voleva esporre in campo la bandiera tricolore con il fiocchetto giallo, simbolo di solidarietà per la vicenda dei maro’, è stato invece accompagnato fuori dall’impianto dal servizio d’ordine.
Durante il suo intervento, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Claudio Graziano, aveva detto che «Il Paese è stretto nel ricordo dei due marò detenuti in India».
Di Paola, nel suo intervento, ha tentato di smorzare le polemiche: «Nonostante la libertà di espressione, questo non è il momento delle polemiche, ma della fiducia negli organismi internazionali e nella giustezza della nostra richiesta di giudicarli in Italia».
Ma quando, durante il suo intervento, Di Paola ha ricordato «i due fucilieri della marina in stato di fermo in India» i fischi si sono fatti più intensi e dagli spalti tanti ex militari hanno urlato la richiesta di «riportarli a casa».
Intanto nel secondo giorno di prove al circuito Buddh di Greater Noida alla periferia di New Delhi, è evaporata la polemica sulla bandiera della Marina Militare disegnata sul telaio delle Ferrari in omaggio ai marò.
La tensione, che rischiava di creare un nuovo incidente diplomatico tra Italia e India, è stata disinnescata da dichiarazioni distensive della Federazione automobilistica indiana e dello stesso patron della F1 Bernie Ecclestone.
Il tricolore impresso sulle monoposto di Fernando Alonso e Felipe Massa non «costituisce una violazione del nostro regolamento» ha detto il presidente della Federation of Motor Sports Club of India (Fmsci) Vicky Chandhok.
In un comunicato, il dirigente, che è uno degli artefici della pista dove domani si corre il secondo Gran Premio dell’India, ha rassicurato che la sua Federazione non permetterà una «politicizzazione dell’evento» o «tentativi che possano interferire con il corso della giustizia» riferendosi alla vicenda giudiziaria dei militari Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati dell’omicidio di due pescatori scambiati per pirati somali.
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Ottobre 27th, 2012 Riccardo Fucile
BARBARA CIABO’, PER DIECI ANNI CONSIGLIERE COMUNALE DI MILANO, SCOPERCHIO’ L’AFFITTOPOLI MENEGHINA: “I LA RUSSA PENSANO SEMPRE DI VIVERE A PATERNO’, SONO I PADRI PADRONI DELLA DESTRA MILANESE”
Barbara Ciabò, per dieci anni consigliere comunale a Palazzo Marino, due volte presidente della commissione demanio e casa del Comune di Milano, ha scoperchiato il vaso di Pandora delle Affittopoli meneghine.
E questa destra che ora si sgretola all’ombra della Madonnina la conosce bene: è passata dall’Msi a Futuro e libertà , transitando per An e La Destra di Storace (“esperienza esilarante, tra Storace e Bontempo con i panini alla mortadella e le borse da 20 mila euro della Santanchè”).
L’Msi a Milano voleva dire La Russa…
Arrivai a Milano da Roma nel 1997, già c’era An. Gino Maceratini, il senatore, conosceva mio padre e mi disse: “Vai a Milano, ma non stare tanto vicino a La Russa…”. Noi eravamo quelli del manifesto “Almirante noi ti possiamo guardare negli occhi”. Eravamo per il merito, per l’onestà , per la trasparenza. Eravamo quelli delle monetine all’hotel Raphael. Il problema è che la base non aveva capito che c’era un gruppo dirigente di basso profilo. Almirante credo lo sapesse e anche Tatarella. Noi no.
Parla dei colonnelli?
La Russa, Gasparri, Matteoli hanno rappresentato per noi una grandissima delusione. Io non ho mai fatto parte della corrente di Ignazio, anzi abbiamo avuto più volte scontri accesi. Lui era il padre padrone del partito a Milano, io sono sempre stata più vicina a Fini. Non mi riconoscevo nel potere larussiano.
Dove si vedeva il potere larussiano?
Loro hanno sempre pensato di vivere a Paternò. C’era un momento in cui tutta la famiglia era nelle istituzioni: i fratelli e perfino i nipoti nei consigli di zona. E le nomine negli enti erano di persone nate a Paternò. Il call center della regione Lombardia non viene aperto a Milano, ma a Paternò! Questo atteggiamento di occupazione è stato molto criticato. Ma chi alzava la voce, doveva andarsene.
E il sindaco Moratti?
Letizia Moratti si è piegata alle logiche dei partiti, al Pdl, a Cl, alla Lega. Altrimenti non avrebbe potuto governare.
Lei era in consiglio comunale con Albertini: che pensa della sua eventuale candidatura?
Lo considero una persona capace. Ma se Formigoni e La Russa lo appoggiano e perfino la Lega ci sta pensando, allora credo che sia una candidatura di mantenimento del sistema di potere. Se pensa di ricandidarsi come garante dei vecchi poteri, la gente non lo seguirà .
Daniela Santanchè?
Speriamo che Sallusti non vada a San Vittore, perchè già mi vedo il gazebo griffato di Daniela. Ignazio dice che di politica non ci capisce nulla e ha ragione, ma è una brava pubblicitaria. In fondo, fa costume. Io la salvo.
Anche il voltafaccia su Berlusconi?
Questa cosa se la porterà sempre dietro.
A proposito di donne. Com’era l’ambiente a Milano?
La vita delle donne in An non è stata semplice, poche hanno fatto carriera: in An hanno una concezione maschilista, noi facevamo la bassa manovalanza. Romano La Russa per esempio aveva un approccio tutto suo: mi ricordo gli schiaffi che diede a Silvia Ferretto in Regione, e anche quelli a Roberta Angelilli al Parlamento europeo. Una concezione delle donne un po’ particolare, che poi Berlusconi ha ribaltato completamente. Diciamo che l’idea della destra di allora è che la donna dovesse stare a casa a fare la calza.
Con B siamo passati dalla calza alle calze autoreggenti, conferma del maschilismo: e comunque questa classe politica di veline, di ballerine, di Minetti è perfino meglio della classe politica maschile, dhe ruba e compra i voti dalla ‘ndrangheta.
Tomaso Staiti di Cuddia ci ha detto che lei sapeva che Sara Giudice avrebbe preso voti dai calabresi.
Sono stata per dieci anni la presidente della Commissione casa. Quindi conoscevo tante persone che incontravo. Mi avevano informato che a Lorenteggio e Giambellino c’erano interi palazzi che avevano deciso di votare per Sara Giudice. Un po’ strano era, ma non avevo elementi per dire che si trattasse di voto di scambio.
Gianni Barbacetto e Silvia Truzzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 27th, 2012 Riccardo Fucile
CONTRO GIORNALISTI, TRASPARENZA, GOVERNO ED ELETTORI, TEMENDO IL VOTO CHE SI AVVICINA
Che cos’è “l’onore della politica”, rigorosamente tra virgolette?
È la giustificazione, anzi il movente ipocrita che ispira la Casta che resiste in questo scorcio tragico della Seconda Repubblica.
Una resistenza fatta di rigurgiti autistici rispetto alla rabbia e al dolore del Paese: la legge contro i giornalisti; il ddl anti-corruzione che salva imputati e condannati eccellenti; la bocciatura del decreto che taglia i costi della politica nelle regioni e negli enti locali (le cosiddette norme anti-Fiorito); l’assalto alla diligenza della legge di Stabilità e il no al contributo di solidarietà dei ricchi (il 3 per cento ai redditi oltre i 150 mila euro) per il fondo esodati; infine, la melina sulla riforma elettorale per mantenere l’orrendo Porcellum dei nominati.
È il catalogo della Casta di questa settimana che finisce.
“L’onore della politica”, giovedì 25 ottobre a Palazzo Madama, è stata incarnata dalla faccia cupa di Rosi Mauro, cacciata dalla Lega per lo scandalo Belsito.
Era lei, infatti, a presiedere la seduta numero 821 del Senato in questa legislatura.
Quella in cui è esplosa la furiosa vendetta della politica ai danni dei giornalisti. Galeotta la condanna al direttore del Giornale berlusconiano Alessandro Sallusti, deputati e senatori stanno partorendo una legge che punisce la stampa con il ricatto di multe e sanzioni altissime.
Lo spudorato scudo dell’ “onore della politica” è stato impugnato dalla strana maggioranza dell’inciucio montiano, da Francesco Rutelli all’ex guardasigilli Nitto Palma, previtiano e berlusconiano.
Ha proclamato Francesco Rutelli, ex candidato- premier del centrosinistra nel 2001: “La finalità di dimezzare l’importo massimo delle sanzioni pecuniarie in caso di accertamento della diffamazione è inaccettabile e dimostra la debolezza della classe politica”.
Aggiunge Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: “Sappiamo benissimo che a partire dal lancio del termine ‘casta’, la cosiddetta classe politica è stata scientificamente massacrata; quando poi al massacro essa stessa ha contribuito o con gravissimi errori o con un forte tasso di criminalità , vedi casi Belsito, Lusi, Fiorito e altri, il rischio del suicidio in diretta televisiva è diventato elevatissimo”.
C’è il filo comune della resistenza che unisce questa vendetta alla bocciatura, sempre trasversale, del decreto anti- Fiorito nella Commissione bicamerale per le questioni regionali.
Addirittura per Paolo Tancredi del Pdl il decreto legge sancisce di fatto “l’arresto del percorso regionalista e federalista in Italia”, mentre per Luciano Pizzetti del Pd asseconda “le istanze di un’opinione pubblica esacerbata e indignata”.
Ecco, queato è il clima nel bunker parlamentare della Casta.
Mantenere i privilegi, punire i giornalisti ma non i politici corrotti, fare il tifo per il Porcellum.
Giovedì sono state due le immagini di questa finzione dell’onore della politica. Una, già raccontata, del Senato trasfigurato in un’arena contro la libertà di stampa.
L’altra, ancora più desolante, della Camera.
Il deserto, il vuoto cosmico.
Pochi presenti, già a metà settimana, perchè tutti concentrati e impegnati per le elezioni regionali di domenica prossima in Sicilia.
Antonio Borghesi è il vicecapogruppo dell’Italia dei valori a Montecitorio. Prende lo spunto dai mancati tagli ai solidi della politica nelle Regioni e dice: “La Casta protegge se stessa fino all’ultimo, incurante di tutto quello che sta succedendo, incurante dei sacrifici imposti ai cittadini dalla legge di stabilità , incurante delle inchieste in corso, con decine di consiglieri regionali indagati”. E mostra, la Casta, persino una faccia tosta, pronta a sbeffeggiare tutto e tutti.
Come nel caso di Vasco Errani del Pd, presidente della Regione Emilia-Romagna tirato in ballo in un paio di situazioni imbarazzanti per lui e per Bersani.
Ebbene, martedì prossimo, Errani presenterà alla Camera un libro sulla “casta invisibile” delle regioni.
Nel ventennio berlusconiano, i circoli degli ultras garantisti, tifosi dell’impunità assoluta e quasi tutti craxiani, hanno sostenuto il teorema che il “golpe giudiziario di Tangentopoli” impedì alla politica di “autori — formarsi” nel biennio ’93-’94.
Dopo due decenni, il teorema mostra tutta la sua fallacia: la politica fa di tutto per non autoriformarsi e si muove lungo una traiettoria di autoconservazione. L’ex ministro Gianfranco Rotondi, deputato dc che ama Berlusconi, ammette senza problemi: “Io amo andare controcorrente e tutta la polemica della casta che costa non mi convince. Ha ragione il Parlamento nello smontare il decreto del governo sulle Regioni”.
Poi però diventa realista: “Diciamolo pure, questa resistenza è inutile, qui dentro arriveranno i barbari e cambieranno tutto. Per una vera autoriforma della politica, il presidente della Repubblica avrebbe dovuto inviare un solenne messaggio al parlamento e far ridurre regioni, province, numero dei parlamentari”.
Il messaggio non c’è stato e il Parlamento è diventato un bunker cieco e sordo.
Oggi è il novantesimo anniversario della marcia su Roma e Rotondi fa un’analogia inquietante: “Non dimentichiamo che anche allora il Parlamento fu sordo. Mentre i fascisti marciavano al Senato si discuteva inutilmente sulla riforma della scuola media superiore”.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 27th, 2012 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI “PRO NATURA” SULLA BASE DELL’ANNUARIO ISPRA… A SALUGGIA SONO STOCCATI ANCHE RIFIUTI PROVENIENTI DA OLANDA E CANADA
Il Piemonte è ormai una pattumiera radioattiva.
A denunciarlo è Pro Natura, attraverso la sede di Torino: in base all’ultimo Annuario dei dati ambientali dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), gli ambientalisti mettono in guardia sui rischi corsi da una regione che, da sola, ospita oltre il 96% dei rifiuti radioattivi italiani.
Una situazione allarmante, secondo l’associazione ecologista, e destinata a durare ancora a lungo: “Ci sono ben cinque nuovi depositi nucleari in progetto nella nostra regione”, scrive Rossana Vallino su Obiettivo Ambiente, il magazine di Pro Natura.
Inoltre, sono ricominciati anche “gli inutili e pericolosi trasporti nucleari verso la Francia”.
Un via vai di materiali di scarto radioattivi che, soprattutto in Val Susa, ha già sollevato molte proteste in passato, e che non si limita ai trasporti Oltralpe.
A Saluggia, in provincia di Vercelli, sono stoccati anche rifiuti radioattivi provenienti dal Canada e dall’Olanda.
Come le lamine di Petten, ora destinate ad essere spedite negli Stati Uniti.
Dopo avere attraversato in autostrada l’intero nord Italia.
Rifiuti radioattivi giacenti, trasporti di materiali contaminati attraverso zone densamente popolate, scarichi di radioattività in aria e in acqua.
Con il 72,3% in termini di attività ed il 96,42% dei materiali di scarto radioattivi, il Piemonte si aggiudica il poco invidiabile primato di regione più a rischio irradiazione d’Italia.
Uranio, trizio, plutonio, trasporti da e per il deposito Avogadro di Saluggia: “Ce n’è quanto basta per lanciare un forte grido d’allarme”, allerta la sezione piemontese di Pro Natura. “Formalmente si tratta di depositi temporanei”, scrive Vallino, ma siccome del Deposito Nazionale definitivo, che per legge doveva essere costruito entro il 31 dicembre 2008, non c’è alcuna traccia, “è facile pensare che questi numerosi depositi saranno destinati ad ospitare i materiali radioattivi chissà per quanto tempo”.
Secondo Pro Natura, che già lo scorso anno aveva diffidato la Regione Piemonte per non avere diffuso il piano di emergenza in caso di incidente radioattivo, come invece voluto dalla legge regionale n. 5 del 18 febbraio 2010, i siti nucleari piemontesi “non sono per nulla idonei per questa funzione”.
Anzi, “sono veri e propri siti ad elevato rischio”.
Le località più interessate? Trino (VC), dove l’azienda incaricata di smantellare i vecchi impianti nucleari italiani, Sogin, ha recentemente iniziato il decommissioning dell’isola nucleare della centrale Enrico Fermi; Bosco Marengo (AL), dove le operazioni di bonifica ambientale dell’impianto Fabbricazioni Nucleari hanno portato allo smantellamento e la decontaminazione (ma non alla rimozione) delle apparecchiature per la produzione del combustibile nucleare; e Saluggia (VC), nota non solo per avere accolto le barre di combustibile irraggiato delle centrali di Latina e Garigliano, ma anche e soprattutto perchè ospite dell’85% dei rifiuti radioattivi italiani.
Che, in gran parte in forma liquida, non dovrebbero stare a poche decine di metri dal fiume Dora Baltea, nè ad 1,5 Km dall’acquedotto del Monferrato, una delle falde acquifere più importanti del Piemonte.
C’è poi Ispra (VA), a ridosso del territorio piemontese, dove per circa 40 anni l’attività del reattore sperimentale dell’Euratom ha rilasciato nel Lago Maggiore importanti dosi di sostanze radioattive.
Piemonte come fulcro di problemi che, però, non sono legati solo al nucleare italiano, e che a Saluggia assumono connotati internazionali.
Sì, perchè nella località vercellese, oltre agli scarti radioattivi nostrani, ci sono anche quelli della centrale nucleare di Pickering, località canadese sulla sponda settentrionale del lago Ontario (nota per la fuga radioattiva verificatasi negli stessi giorni del ben più grave incidente di Fukushima Daiichi).
E, grazie ad un accordo internazionale tra gli Stati Uniti e la stessa Euratom, anche alcune lamine di Petten, provenienti dall’omonima località olandese e ora destinate a raggiungere gli Usa stessi.
Da Saluggia, infatti, questo materiale (che rientra nella tipologia “combustibile irraggiato ad uranio altamente arricchito”) verrà trasportato prima su gomma fino al porto di Trieste, poi via mare oltre oceano.
Secondo la Prefettura di Novara, queste lamine radioattive a spasso per il nord Italia non sono un problema: i container sono a tenuta stagna, anche se non manca un vademecum sulle norme comportamentali da seguire in caso di emergenza radiologica.
Per l’ingegner Lamberto Matteocci, responsabile del servizio controllo attività nucleari dell’Ispra, che monitora la radioattività ambientale, “non è necessario sentirsi in una condizione di rischio”.
“La presenza dei rifiuti radioattivi non comporta un’assenza di sicurezza nella gestione degli stessi”, rassicura Matteocci, anche se “indubbiamente ci sono molte cose da fare in termini di un loro condizionamento, trattamento e stoccaggio”.
E per quanto riguarda i loro trasporti?
“Sono operazioni il cui livello di sicurezza è molto elevato, con numerose misure prese per prevenire incidenti. Che, semmai dovessero verificarsi, a livello di conseguenze radiologiche interesserebbero comunque un raggio molto limitato, nell’ordine di alcune centinaia di metri”.
Andrea Bertaglio
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Ottobre 27th, 2012 Riccardo Fucile
SI TRATTA DEL PROGETTO DI UNA BRETELLA CHE I CINQUESTELLE AVEVANO SEMPRE CONTESTATO… PIZZAROTTI SCOPRE SOLO DAL SITO INTERNET DI AVER SPESO UNA CIFRA DA CAPOGIRO PER UN’OPERA CHE NON VOLEVA
Un atto dirigenziale in rotta di collisione con il programma del Movimento 5 Stelle, firmato da una delle figure ai vertici del Comune, senza che però assessori e sindaco — almeno questo è quello che loro dicono — ne fossero informati.
È giallo a Parma sull’affidamento di una consulenza da 93mila euro per la progettazione preliminare del secondo stralcio funzionale della “Via Emilia bis”.
Sul sito del Comune una determinazione dirigenziale affida l’incarico all’ingegnere Paolo Sorba, responsabile della società parmigiana Aierre Engineering, ma gli amministratori del Movimento dichiarano di non saperne nulla.
Al punto che sulla questione hanno avviato un’indagine interna.
Il progetto della bretella viaria, da anni al centro del dibattito in città , era nato sotto la giunta di Elvio Ubaldi nel 2006 e proseguito poi con il sindaco Pietro Vignali.
Il primo cittadino Federico Pizzarotti in campagna elettorale si era sempre detto contrario alla soluzione, ma sul portale del Comune proprio in questi giorni, tra i documenti online, ha fatto la sua comparsa un atto firmato che per il progetto dell’asse viario formalizza una consulenza da 93mila euro.
Una notizia che ha stupito gli stessi amministratori, che hanno appreso del fatto dalla stampa: “Nemmeno noi ne sapevamo niente — ha detto Pizzarotti — deve essere la prosecuzione di un progetto delle passate amministrazioni, per questo stiamo capendo come possa essere successo e perchè sia andato avanti, visto che è contrario alle nostre intenzioni”.
La data dell’atto però è scritta nero su bianco: 18 ottobre 2012, e la firma è quella del dirigente del Servizio Strutture pubbliche Giampaolo Monteverdi.
Come si spiega nel testo, il documento fa seguito agli accordi tra Anas, Comune e Provincia del 15 febbraio 2006 per “la realizzazione del nuovo asse viario Fidenza- confine con la provincia di Reggio Emilia, denominato Via Emilia bis”.
Si cita poi la deliberazione del 13 luglio 2006 che esplicita l’indirizzo favorevole all’affidamento di incarico a un professionista esterno per la progettazione dei due stralci di competenza del Comune di Parma, con spesa fissata poi nel 2011, e infine una delibera di giunta del 2010. Tutto era già stabilito da atti del passato dunque, ma il via libera finale è arrivato proprio sotto il governo Cinque stelle, a nemmeno sei mesi dall’insediamento di Pizzarotti.
E soprattutto, in netta contrarietà rispetto al programma della nuova amministrazione, che sta facendo di tutto per limitare le spese, visto lo stato disastroso delle casse comunali.
A gettare acqua sul fuoco è stato subito l’assessore ai Lavori pubblici Michele Alinovi: “A seguito della notizia apparsa su alcuni organi di stampa, in qualità di assessore ai Lavori Pubblici smentisco categoricamente l’intenzione del Comune di dare seguito al progetto della via Emilia bis” ha dichiarato.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 27th, 2012 Riccardo Fucile
TERZO CAMBIO DI IDEE IN 24 ORE: “NON MI CANDIDO, MA RESTO IN PRIMA LINEA”… “DECIDEREMO SE RITIRARE LA FIDUCIA AL PREMIER”: BENE, COSI’ SI VOTA SUBITO E IL PDL SCOMPARE
Smentisce la volontà di scendere in campo e usa parole durissime contro la Germania, che “ha forzato il Consiglio dei capi governo ad alcune decisioni che io non ho mai condiviso”.
Poi attacca il governo Monti, colpevole di avere seguito la linea tedesca e di condurre il Paese, che già vive in una “magistratocrazia”, in una “spirale recessiva”.
E minaccia: “Nei prossimi giorni, assieme ai miei collaboratori, decideremo se continuare o togliere la fiducia al governo”.
Ma chiarisce che non intende nè correre per Palazzo Chigi, nè tanto meno partecipare alle primarie.
Si tratta quindi dell’ennesimo dietrofront di Silvio Berlusconi che da Villa Gernetto a Lesmo (in diretta streaming sul sito di La7) fa luce sulla sua ultima dichiarazione rilasciata ai microfoni del Tg5, dove aveva manifestato l’intenzione di “restare in campo per riformare la giustizia“.
Una decisione arrivata dopo la sentenza Mediaset che lo ha condannato in primo grado a quattro anni per frode fiscale.
“Non corro per la premiership”
“Ho ragionato a lungo questa mattina — ha detto l’ex premier- e confermo la mia decisione di qualche giorno fa di non presentarmi come candidato alla presidenza del Consiglio in modo da facilitare l’unione di tutti i moderati, che sono la maggioranza d’Italia”.
E ribadisce “integralmente quanto detto nel mio messaggio agli italiani”. Ovvero che “si terranno le primarie e credo che questo possa dare vita a un confronto positivo”.
Lui, al contrario, ha intenzione di “volersi dedicare alla sua fondazione Luigi Berlusconi” e alla costruzione di ospedali in Sud Sudan oltre al Milan, una squadra che “ha bisogno di qualche cura in questo momento”.
Attacco alla Germania
Berlino “ha forzato il Consiglio dei capi governo ad alcune decisioni che io non ho mai condiviso”.
Inoltre i sorrisi di Merkel e Sarkozy, che si erano lanciati in uno sguardo d’imbarazzo alla domanda di una cronista francese sull’ex premier, sono stati “un tentato assassinio” alla sua credibilità .
Pressione fiscale del governo Monti
L’esecutivo tecnico ”ha adottato al 100 per 100 le indicazioni della Germania egemone, anche sul piano dell’economia”.
Misure che ”portano la nostra economia in una spirale recessiva che sembra non avere fine” con particolare riferimento all’aumento “delle tasse, l’Imu sulla casa, le regole sulla spesa in contanti solo fino a mille euro, il redditometro”. Gli italiani vivono in un clima di “estorsione fiscale che fa parte di un regime di polizia tributaria” e “sono spaventati dalle tasse elevate, dai blitz della guardia di finanza, da questo sistema violento di trattamento dei contribuenti. Hanno paura a spendere, non consumano quanto consumavano prima”.
E’ convinto che “si deve porre fine a questa situazione, e lo si fa cambiando totalmente la politica imposta all’Italia dalla Merkel”.
Il contrario rispetto a quanto dichiarato qualche giorno nel videomessaggio dove , aveva detto: Monti ”ha fatto quel che ha potuto, ha commesso anche errori, alcuni riparabili. Ma la direzioni riformatrice è chiara”.
Una posizione che, evidentemente, è cambiata.
Su un eventuale Monti bis, se l’attuale presidente del Consiglio “deciderà di voler partecipare alle elezioni e farsi eleggere con l’attuale legge a candidato premier potrà farsi eleggere ma non credo che dopo questa sospensione della democrazia ci sia ancora lo spazio per una indicazione per chiamata e non per elezione”.
“In Italia vige dittatura dei magistrati”
Berlusconi torna ad invocare una legge contro le intercettazioni perchè “è barbaro e incivile non poter usare il telefono” e sul tema della giustizia ritiene che in Italia viga la “magistratocrazia”, ovvero la dittatura dei magistrati che “nessun cittadino di buon senso” vuole.
In più, ritiene che il processo Ruby sia “un procedimento scandaloso che si basa su stupidaggini”.
”Continuerò ad essere presidente del mio movimento e continuerò a partecipare alle decisioni che dovremo assumere come successo nel passato”.
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Ottobre 27th, 2012 Riccardo Fucile
“NON ABBANDONO PIU’ PERCHE’ E’ NECESSARIO RIFORMARE LA GIUSTIZIA”…O FORSE PER PAURA DELLA GALERA?
Una sentenza a seguito della quale “ci saranno delle conseguenze”.
La prima è che Silvio Berlusconi, dopo la decisione del Tribunale di Milano, si sente “obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia perchè ad altri cittadini non capiti ciò che è capitato a me”.
L’ex presidente del Consiglio, condannato a quattro anni in primo grado per frode fiscale, ha parlato ai microfoni del Tg5 e ha così smentito quanto dichiarato nei giorni scorsi dove aveva assicurato che non si sarebbe ricandidato alla premiership e aveva rilanciato le primarie del Pdl.
Una posizione ribadita anche in un videomessaggio e che oggi invece, all’indomani della condanna di primo grado, ha sconfessato.
”A Roma la Cassazione mi ha assolto con formula piena sulla stessa materia”, prosegue il Cavaliere, stupito che di questo non si sia “tenuto conto”.
La ragione, forse, è che “il giudice Davossa è molto prevenuto contro di me. O forse in tutto questo si devono trovare delle spiegazioni di natura politica”.
Per l’ex premier poi è “incredibile” che nella sentenza nel processo sui diritti tv si parli di “naturale capacità a delinquere”, perchè “sono padre di cinque figli, nonno di sei nipoti e sono incensurato”.
Per lui l’evasione che gli è contestata sarebbe di circa “l’uno per cento delle imposte pagate allo Stato”.
Quindi, sostiene, una cosa “ridicola”, una “costruzione fantascientifica”.
Nel corso dell’intervento ricostruisce il suo rapporto col produttore cinematografico Frank Agrama.
Condannato a tre anni, è considerato dalla Procura di Milano il “socio occulto” e dai giudici “vero mandatario” del Cavaliere nella truffa al fisco, quantificata in 17,5 miliardi di lire nel 2000; in 6,6 milioni di euro nel 2001, in circa 4 milioni nel 2002, e in circa 2 milioni nel 2003.
”Ebbi a conoscere Agrama negli anni ’80 — puntualizza Berlusconi — poi non l’ho più visto, nè sentito, nè frequentato”. Ribadisce quindi di non essere mai stato “suo socio occulto” perchè “è stato provato da tutte le carte” ed “esistono prove inoppugnabili che avrebbero dovuto portare ad una assoluzione”.
Inoltre, ha aggiunto, “se fossi stato socio occulto di Agrama sarebbe bastata una mia telefonata a Mediaset per determinare l’acquisto di diritti che lui voleva vendere senza bisogno di pagare tangenti. Soprattutto — continua — se fossi stato suo socio sarei venuto subito a conoscenza di pagamenti di una tangente ai responsabili dell’ufficio acquisti di Mediaset e non avrei potuto che provvedere all’immediato licenziamento”.
E’ convinto che “nessun imprenditore si sarebbe potuto comportare in modo diverso consentendo ai suoi dipendenti di rubare a danno suo e della sua azienda”, che definisce come “uno dei primissimi contribuenti” e che ha avuto ”quasi 56mila collaboratori”.
LE PRIME REAZIONI
Biancofiore
“B. in campo? Entusiasti” — ”Se quanto apprendiamo dai flash delle agenzie stampa, e cioè che Berlusconi avrebbe detto che ‘ci saranno conseguenze’ alla sentenza Mediaset ed è ‘obbligato a restare in campo’, non solo ne siamo entusiasti ma siamo pronti al suo fianco a sacrificare ogni giorno dei prossimi mesi per rivendicare il diritto di Berlusconi ad essere trattato da uomo normale e ad essere giudicato dalla volontà popolare alle prossime elezioni politiche aspettando gli altri gradi di giudizio che faranno giustizia”, lo afferma la parlamentare Pdl Michaela Biancofiore, coordinatore regionale per Berlusconi del Trentino Alto Adige.
Confindustria giovani: brusio in sala
La platea del congresso dei giovani imprenditori di Confindustria riuniti a Capri accoglie con un lungo brusio la notizia rimbalzata via Twitter da Roma della decisione di Silvio Berlusconi di “restare in campo” dopo la sentenza Mediaset.
Santanchè
“I candidati alle primarie del Pdl ora si ritirino”
”Sono contenta che Berlusconi rimanga in campo per portare alta la bandiera del garantismo e della libertà . Sono contenta — prosegue — che abbia accolto il nostro appello e auspico che faccia anche lui le primarie per poter ancora una volta raccogliere il consenso del suo popolo”. In un’intervista a Repubblica, l’ex sottosegretario ha inoltre dichiarato:
”Tutti i candidati alle primarie del Pdl si ritirino. Occupare quel posto sarebbe usurparlo: è di Berlusconi, deve riprenderselo Berlusconi”.
Poi ha fatto “un appello al presidente, l’unico che in questi anni ha combattuto per il garantismo, perchè vede io sono d’accordo con il partito degli onesti, i delinquenti e i ladri voglio vederli tutti in galera e buttare la chiave, ma quando a giudicarli c’è una magistratura onesta”.
La sentenza Mediaset, sottolinea, è “con motivazioni politiche, scritta in maniera politica. Questo è inaccettabile. L’hanno fatta per ammazzare Berlusconi. Vogliono ucciderlo”.
Fini: “Chissà cosa dirà domani”
“Credo sia buona regola aspettare la giornata di domani — ha detto il presidente della Camera — perchè quello che ha detto oggi è certamente molto diverso da quello che ha detto ieri”.
Le parole di Berlusconi sono rimbalzate durante una tavola rotonda promossa nell’ambito di un convegno di Iniziativa Subalpina e al moderatore che le aveva lette la platea aveva risposto con una risata che Fini aveva commentato: “La risata della platea la dice lunga”.
Vietti: “Le sentenze non vanno strumentalizzate”
Per il vicepresidente del Csm, Michele Vietti ”le sentenze non vanno utilizzate nel dibattito politico e tanto meno strumentalizzate a fini politici. Fortunatamente viviamo in uno Stato di diritto in cui vige per tutti gli imputati, anche i più noti, la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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