Ottobre 11th, 2012 Riccardo Fucile
LA STRADA DELLA SEPARAZIONE CONSENSUALE E’ IMBOCCATA: LA RUSSA, GASPARRI E LA MELONI GUIDERANNO LE TRUPPE, NON CI STA MATTEOLI, ALEMANNO PRENDE TEMPO… SI ATTRIBUISCONO 30 DEPUTATI E 15 SENATORI USCENTI… TENTATIVO CON I FINIANI DI TROVARE UN ACCORDO PER IL TESORETTO DI AN: HANNO BISOGNO DI LIQUIDITA’ PER LA CAMPAGNA ELETTORALE
La dead line è stata fissata per il 17 novembre.
A Milano per quel giorno gli ex An, poi confluiti nel Pdl, annunceranno il nuovo soggetto politico durante una manifestazione a cui saranno invitati anche i vertici del partito di via dell’Umiltà .
Si aspetta ancora un mese proprio per capire le scelte che farà l’ex premier Silvio Berlusconi, per valutare se è vero, come molti big del Pdl dicono da tempo, che il Cavaliere alla fine voglia mantenersi il porcellum.
Ormai la strada di una separazione consensuale è già stata imboccata.
Ne hanno parlato nuovamente gli ex colonnelli di via della Scrofa, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, in una cena tenutasi in un ristorante romano alla presenza di una ventina di parlamentari.
Il coordinatore del Pdl e il capogruppo a Palazzo Madama avrebbero, infatti, riferito dell’esito dell’ennesimo vertice in via del Plebiscito.
C’è sempre la convinzione che Berlusconi voglia rifare una sorta di Forza Italia, un partito che si ispiri ai valori e agli ideali del ’94. Non possiamo più stare a guardare, è il ragionamento ripetuto anche ieri: e allora è già stato studiato il simbolo.
Contrariamente alle previsioni non dovrebbe contenere la parola “destra”, è invece più probabile l’inserimento della parola “Italia”.
Il bacino elettorale, questa la tesi di fondo, è quello di Alleanza nazionale, ma al progetto – viene riferito da chi ci sta lavorando – sono interessati anche esponenti azzurri che non si riconoscono più nel Pdl.
Tante le idee sul tavolo, come quella di creare un soggetto federativo, che riparta proprio dalla politica a livello regionale e rilanci non solo i temi come la sicurezza, i valori e la famiglia.
Si sta pensando, spiega una fonte parlamentare, a presentare liste con facce nuove, a lanciare volti giovani.
La Russa e Gasparri farebbero da “registi” ad un’operazione che, per esempio, porterebbe in “prima linea” esponenti come l’ex ministro Giorgia Meloni.
Nessun accordo su chi sarà il leader del nuovo soggetto. “Non se ne è ancora parlato”, spiegano fonti vicine al nuovo gruppo.
Ma qualora partisse il piano il primo risultato sarebbe la costituzione di un gruppo a Montecitorio e un altro a Palazzo Madama.
“Alla Camera siamo più di trenta e una quindicina a Palazzo Madama”, aggiungono le stesse fonti.
Per il momento il sindaco di Roma Gianni Alemanno nicchia.
L’ex ministro Altero Matteoli ha, invece, deciso di sfilarsi definitivamente.
Ieri in un vertice a palazzo Grazioli si è discusso anche della divisione dei beni.
Si sta cercando inoltre di raggiungere una mediazione anche sul patrimonio di An, da tempo “conteso” con i futuristi di Gianfranco Fini.
Sono in corso trattative serrate.
Al momento, naturalmente, non vi sarà alcun passo ufficiale sul nuovo soggetto politico.
“Del resto noi non siamo e non vogliamo apparire come scissionisti, nè come un nuovo Movimento sociale”, spiega uno dei presenti alla cena di ieri oragnizzata da La Russa e Gasparri.
Da settimane gli ex colonnelli di via della Scrofa sondano i desiderata di Berlusconi.
Restano comunque la massima fiducia nel segretario del Pdl Angelino Alfano.
Tanto che non c’è nulla in contrario, questo sarebbe il ragionamento, se il Cavaliere decidesse di formare un nuovo partito ma, spiega un ex aennino, “visto che non possiamo certo assistere alla morte del Pdl senza muovere un dito”.
Luisa De Montis
(da “Il Giornale”)
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Ottobre 11th, 2012 Riccardo Fucile
I PAROLAI PADAGNI NEL TIMORE DI PERDERE PIEMONTE E VENETO ACCETTANO ANCHE CHE LA ‘NDRANGHETA SIA ENTRATA NELLA GIUNTA REGIONALE
Come avevamo previsto, li conosciamo troppo bene: alla fine la Lega punto 2 benedice Formigoni.
“Voto ad aprile in Lombardia? Io non l’ho mai detto”. Con queste parole cacasotto Roberto Maroni ha dato l’ok al nuovo corso del governatore dopo lo scandalo dell’arresto dell’assessore alla Casa per voto di scambio.
Di più.
Il leader del Carroccio ha ritrattato le previsioni fatte mercoledì sera da uomini del suo partito: “Comunque vada — aveva detto in serata Matteo Salvini, segretario della Lega Lombarda — il voto nella prossima primavera è molto probabile”.
Niente da fare.
Maroni ha elogiato “l’eccellenza lombarda” portata avanti dalle giunte del ‘Celeste’ ed è rimasto al suo fianco, insieme ad Angelino Alfano, per tutta la conferenza stampa.
”La Giunta della Lombardia è azzerata, ora provvederò al rimpasto, sempre con uomini Pdl e Lega”, ha esordito Roberto Formigoni in conferenza stampa a via Dell’Umiltà , dopo il lungo vertice romano.
Quindi poltrone garantite anche ai padagni.
Nessun passo indietro del governatore, dunque, a conferma di quanto trapelato nel pomeriggio anche da ambienti del Carroccio.
“Prendo atto — ha detto Formigoni — delle dimissioni dei miei assessori leghisti e quindi azzero la squadra. Nei prossimi giorni ne formeremo una nuova”. Una scelta approvata da Maroni.
Ma il suo partito è in subbuglio, proprio Salvini, da Milano, prova a tenere il punto e rilascia dichiarazioni in rotta di collisione con il suo leader: “Può essere che il consiglio federale decida di far saltare il tavolo (ma quando mai…n.d.r.) Serve far saltare il tavolo adesso? Siamo dispostissimi. Se qualcuno ci dice ‘salta il Piemonte e il Veneto’ chissenefrega”.
Sembra vero… a giudicare dal pallore dei visi di Cota e Zaia oggi si può intuire la tempra dei due rivoluzionari padagni.
Angelino Alfano, durante la conferenza stampa, ha spiegato perchè, a suo modo di vedere, non si può dire basta a Formigoni: “Abbiamo fiducia in Formigoni, la sua è una scelta di rottura rispetto ai casi gravi accaduti, ma anche di continuità con il buon governo”.
In ogni caso, il segretario del Pdl smentisce il governatore: “Non c’è alcuna correlazione tra Piemonte e Veneto, non abbiamo mai minacciato lo scioglimento di quelle giunte”.
In realtà , l’autodifesa efficace di Formigoni da mercoledì sera era basata proprio su questo “ricatto” verso la Lega “.
Presente alla conferenza stampa anche il segretario leghista Maroni, che ha pure il coraggio di cantare vittoria: “La Lega ha ottenuto quanto chiesto. Nelle mie valutazioni ho tenuto conto dell’eccellenza di questa regione in tutti i settori di competenza”.
Da Maroni alla fine arriva una sorprendente smentita di parole pronunciate, se non direttamente e pubblicamente dall’ex ministro, da buona parte dei suoi compagni di partito a lui vicini: ”Non ho mai chiesto il voto ad aprile”.
Ma come, la Isabella era cos’ impegnata che non gli ha neppure passato la rassegna stampa?
Insomma in via Bellerio con Maroni tutto finisce sempre in farsa: ora sappiamo che per la Lega 2.sottozero avere in giunta la ‘ndrangheta non è motivo per far cadere il Celeste.
Ps Confermiamo che in serata le guanciotte di Cota avevano ripreso un certo colorito.
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Ottobre 11th, 2012 Riccardo Fucile
QUELLO MENZIONATO DA D’ALEMA NON SAREBBE L’UNICO VOLO PRIVATO USATO DAL ROTTAMATORE… NE HA PRESO UN ALTRO IL 9 SETTEMBRE
«Altro che camper, a Pescara Renzi c’è arrivato da Firenze con un jet privato», avrebbe detto Massimo D’Alema secondo quanto riportato da La Stampa.
«Quel volo, durato 40 minuti, è costato 2.750 euro ed è stato pagato personalmente da Matteo senza usare fondi della campagna elettorale – replica Simona Bonafè, responsabile organizzazione del comitato Renzi – Quell’aereo è stato preso per consentire al sindaco di partecipare ai funerali del magistrato Vigna a Firenze e arrivare in tempo utile in Abruzzo, per la campagna delle primarie».
Ma il jet della discordia menzionato da D’Alema non sarebbe l’unico volo privato utilizzato da Renzi.
Il Rottamatore ha infatti utilizzato un aerotaxi anche lo scorso 9 settembre (domenica), per raggiungere la Calabria per le primarie.
Una realtà dei fatti opposta a quella raccontata, seppur fuori virgolette, dall’entourage del sindaco il giorno prima: Renzi andrà in Calabria con un volo low cost da Pisa. Versione che non corrisponde al vero, perchè il sindaco rientrò a Firenze in tarda serata la stessa domenica.
Tutto mentre su Internet c’è chi ricorda la polemica scoppiata contro D’Alema per alcuni viaggi aerei gratuiti usufruiti dalla fondazione presieduta dall’ex premier.
Ma mentre infuriano i dubbi, nonostante Renzi abbia pubblicato l’elenco dei finanziatori del camper su Internet, si sollevano anche i rumors su un uso più intenso di quanto sembri di aerei privati da parte del sindaco.
Il caso ha voluto che, a Peretola, ci siano anche testimoni, che hanno visto Renzi salire su un Piaggio P 180 Avanti II.
E si sono anche appuntati la «targa» del velivolo, quello per l’andata e ritorno Firenze-Lamezia.
Peraltro, i comitati di Peretola segnalano, negli ultimi mesi, diversi casi di aerei atterrati oltre il limite previsto, dopo le 23.30.
E in ambito sindacale si conferma: in più di un’occasione i lavoratori sono stati «fermati» per voli privati che arrivavano dopo le 23, spiegando loro che era per l’arrivo del sindaco.
Voli possibili se si ottiene l’autorizzazione dell’Enac, che però, su richiesta, ha risposto di non essere autorizzata a fornire quella lista.
Neanche un semplice elenco dei voli che hanno «sforato» l’orario: questo nonostante che, durante un incontro pubblico con i comitati per la pista parallela, il governatore Enrico Rossi abbia invitato gli stessi a chiedere i tabulati di questo tipo di voli, che dovrebbero essere pubblici.
La stessa compagnia di aerotaxi, contattata dal Corriere Fiorentino, ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
Negli anni, Renzi, ha usato più volte voli privati.
Ma dal suo comitato elettorale giurano che da quando è partita la campagna elettorale per le primarie, Renzi non ha mai viaggiato in aereo privato, tranne nel caso del funerale di Vigna.
Marzio Fatucchi
(da “il Corriere Fiorentino“)
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Ottobre 11th, 2012 Riccardo Fucile
COSA CAMBIA CON IL TAGLIO DELLE ALIQUOTE IRPEF E IL TETTO ALLE DETRAZIONI… CHI VINCE E CHI PERDE CON IL NUOVO FISCO
Vediamola così.
Il conto per le famiglie è salato ma le previsioni, forse, erano anche peggiori.
Il taglio dell’Irpef fino all’altra sera sembrava impossibile e l’aumento dell’Iva minacciato nei mesi scorsi dal governo era di due punti percentuali.
Alla fine il Consiglio dei ministri ha optato per un taglio di un punto delle aliquote più basse: si scende dal 23% al 22% per i redditi fino a 15 mila euro e dal 28% al 27% per quelli oltre i 15 mila fino ai 28 mila euro.
Mentre l’imposta sul valore aggiunto salirà dal primo luglio dal 10% all’11% e dal 21% al 22%.
Ma non sono gli unici interventi.
Perchè il governo è intervenuto anche su deduzioni e detrazioni.
Del resto se il gettito si riduce da una parte deve aumentare dall’altra perchè tengano i conti dello Stato.
Premesso che saranno tutelati i redditi fino a 15 mila euro, per i quali non cambierà nulla su questo fronte, per tutti gli altri scattano i tagli alle agevolazioni fiscali: arriva un tetto di 3 mila euro alle detrazioni e per molte deduzioni (ma non su quelle per la sanità ) viene introdotta una franchigia di 250 euro.
Tradotto, gli assegni al coniuge, i contributi previdenziali (quelli delle colf), la previdenza complementare, la beneficenza e le adozioni potranno essere dedotte dai 250 euro in su.
Mentre per le detrazioni, ovvero gli interessi passivi del mutuo, le spese funebri, le spese per l’università e la beneficenza, potranno raggiungere un massimo di 3 mila euro.
Non vi rientrano quelle per le spese mediche e per la ristrutturazione degli immobili. Gli effetti complessivi sui bilanci familiari non sono ancora stati calcolati.
Ma il Codacons ha stimato che la spesa totale annua media per un nucleo di tre persone sarà di circa 324 euro in più, mentre per l’Ufficio studi di Confcommercio l’azione congiunta di taglio dell’Irpef e aumento dell’Iva determinerà maggiori risorse per le famiglie pari a circa 1,5 miliardi di euro per il 2013 e minori risorse sempre per le famiglie, ma nel 2014, pari a circa 2 miliardi.
La Cgia di Mestre ha anzi evidenziato che per chi ha un reddito fino a 8 mila euro (la cosiddetta no tax area) ci sarà un aggravio fiscale conseguente all’aumento dell’Iva. Ovviamente anche deduzioni e detrazioni avranno il loro peso.
Le decisioni in materia prese martedì notte sono l’inizio del più ampio progetto di revisione delle agevolazioni fiscali annunciato dal governo.
«Il tetto e la franchigia introdotti nella manovra – spiega Alberto Zanardi, professore di Scienze delle Finanze alla Bocconi e all’Università di Bologna–mostrano la volontà di perseguire un obiettivo redistributivo, si tratta di una manovra molto concentrata sui redditi bassi. Tuttavia l’aumento dell’Iva avrà effetti regressivi ».
Francesca Basso
(da “Il Corriere della Sera“)
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Ottobre 11th, 2012 Riccardo Fucile
CONTRARI SOLO PD E IDV… DECADONO I COLLEGI UNINOMINALI
Reintegrazione delle preferenze e premio del 12,5 per cento alla coalizione vincente. Questi i due capisaldi della proposta di riforma della legge elettorale passata in commissione Affari Costituzionali del Senato che, di fatto, ha approvato il testo base del Pdl.
Un voto che ha visto insieme la vecchia maggioranza Pdl+Lega ai quali si è unita anche l’Udc.
Hanno detto no Idv, Pd e il presidente della Commissione Carlo Vizzini.
La proposta del partito democratico, a firma Enzo Bianco, che prevedeva i collegi, è decaduta automaticamente.
Ora verrà fissato il termine per gli emendamenti e si voterà dalla prossima settimana. Il presidente del Senato, Renato Schifani, assicura: “Il testo arriverà in aula entro fine mese”.
“Oggi in Senato – aggiunge – si è fatto un grosso passo avanti sulla nuova legge elettorale, l’adozione del testo base costituisce una svolta. Confido adesso nella collaborazione tra i gruppi e i partiti per il massimo della convergenza, che già sui 2/3 del testo si è realizzata”.
Angelino Alfano aveva aperto alla trattativa con il Pd dicendosi “disponibile” a un premio di maggioranza che vada alla coalizione, la soluzione da sempre caldeggiata dai democratici, anzichè al partito maggioritario, cioè l’opzione portata avanti dal Pdl. Il segretario del partito di Berlusconi, rispondendo alle domande degli ascoltatori di Radio Anch’io, aveva detto che “pur di cambiare la legge elettorale, se la sinistra dovesse chiedere che il premio vada a una coalizione, noi siamo disponibili a cedere su questo punto perchè – spiega – crediamo che, alla fine, lo scopo vero sia quello di assicurare la governabilità “.
La spaccatura fra Pd e il Pdl verte anche sulle preferenze.
Il partito di Bersani, infatti, punta su collegi maggioritari e listini bloccati per eleggere i parlamentari, mentre il partito di Alfano sulle preferenze.
Un’opinione ribadita dal segretario del Pdl: “Vorremmo eliminare la lista bloccata, i collegi maggioritari hanno dato prova che i candidati sono scelti dalle segreterie. La preferenza, invece, consente di avere un rapporto fra elettore ed eletto”.
Opposto il punto di vista dei democratici. “Il Pd ha votato contro questo testo perchè, pur essendo simile a quello che abbiamo presentato noi, prevede come strumento per scegliere gli eletti le preferenze”, spiega la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro.
Ma all’interno dello stesso Pdl, serpeggiano i malumori su questo punto, come ammette lo stesso Alfano: “Anche noi abbiamo all’interno posizioni diverse”.
Una vera e propria grana.
Infatti se da una parte gli ex An le difendono, d’altra parte oltre una quarantina di deputati pidiellini, anche dopo l’ultimo scandalo lombardo, hanno raccolto firme contro le preferenze nella legge elettorale che “aumentano i costi e le possibili infiltrazioni della criminalità “.
Il loro appello a Berlusconi e ad Alfano a non cedere su questo punto suona anche come un ‘avviso ai naviganti’ per quando il testo arriverà alla Camera dove sono previsti i voti segreti.
Le firme del fronte del ‘no’ vanno da Andrea Orsini a Enrico La Loggia ad Antonio Martino, da Stefania Prestigiacomo da Eugenia Roccella a Manlio Contento.
Anche il Cavaliere, tuttavia, sembra non amare troppo le preferenze, tanto che alla fine del lungo e complicato vertice di ieri sera a Palazzo Grazioli, avrebbe detto “io non le voglio”, ma poi non avrebbe posto veti al testo fin qui in esame.
Il Pd cavalca i malumori interni al Pdl e ribadisce che anche alla luce dei troppi ‘casi Fiorito’ quello delle preferenze è un “limite invalicabile”.
(da “La Repubblica“)
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Ottobre 11th, 2012 Riccardo Fucile
DOPO IL VIDEO CHOC DEL BIMBO COSTRETTO A FORZA A ENTRARE IN UNA CASA FAMIGLIA INFURIA LA POLEMICA
Nel disporre l’affidamento dei figli all’uno o all’altro genitore (ma l’affidamento dev’essere preferibilmente condiviso e può essere anche alternato), il giudice deve privilegiare quello che appaia come il più idoneo a ridurre al massimo, nei limiti consentiti dalla situazione comunque traumatizzante, i danni derivanti dalla disgregazione del nucleo familiare e ad assicurare il migliore sviluppo possibile della personalità del minore (Cassazione 4 gennaio 2005, n. 116).
Idoneità del genitore affidatario
Non va però trascurata l’idoneità dell’affidatario, dal punto di vista materiale e morale, a mantenere ed educare la prole, accertando anche l’ammontare dei redditi con i quali l’affidatario può far fronte a queste esigenze; pertanto, qualora risulti che la madre abbia tratto per il passato i mezzi di sostentamento dall’esercizio della prostituzione, occorre accertare che la stessa, sotto il profilo morale dell’affidamento, non si trovi costretta, per l’avvenire, a procurarsi allo stesso modo i redditi necessari a soddisfare i bisogni dei figli, mentre è irrilevante, ai predetti fini, la posizione economica del convivente con la madre, trattandosi di soggetto estraneo ai minori affidati o affidandi (Cass. 14 aprile 1981, n. 2229).
Tempi e modi di permanenza dei figli con i genitori
Il giudice, nel decidere in ordine all’affidamento dei figli, determina tempi e modalità della loro presenza presso ciascun genitore, fissando altresì la misura e il modo con cui ciascuno di questi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all’istruzione e all’educazione degli stessi.
In particolare, salvo diverso accordo, ciascun genitore provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito; il giudice stabilisce, ove necessario, la corresponsione di un assegno periodico, il cui importo viene determinato in relazione alle attuali esigenze del figlio, al tenore di vita da questi goduto durante la convivenza con entrambi i genitori, ai tempi di permanenza presso ciascun genitore, alle risorse economiche di entrambi i genitori, alla valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore.
Audizione del figlio minore
Il giudice, inoltre, dispone l’audizione del figlio minore che abbia compiuto 12 anni (anche di età inferiore se capace di discernimento).
Se il minore (nella specie diciassettenne), ascoltato dal Presidente del Tribunale, dichiara di voler essere affidato esclusivamente ad uno dei genitori (nel caso di specie il padre), le sue dichiarazioni sono sufficienti per fondare il provvedimento presidenziale di affidamento esclusivo (Corte d’Appello di Bari 23/5/2007).
Se poi il giudice ne ravvisa l’opportunità può, sentite le parti e ottenuto il loro consenso, rinviare l’adozione dei provvedimenti per consentire che i coniugi, avvalendosi di esperti, tentino una mediazione per raggiungere un accordo, con particolare riguardo alla tutela dell’interesse morale e materiale dei figli
Figli maggiorenni
Il giudice, valutate le circostanze, può disporre in favore dei figli maggiorenni non indipendenti economicamente il pagamento di un assegno periodico, da versare direttamente all’avente diritto.
Ai figli maggiorenni portatori di handicap grave ai sensi del terzo comma dell’art. 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, si applicano integralmente le disposizioni previste in favore dei figli minori.
Limiti all’affidamento
Il fatto che un genitore sia residente all’estero non esclude che gli possano essere affidati i figli (Cass. 22 giugno 1999, n. 6312).
Ininfluente anche la circostanza che il genitore affidatario professi una fede religiosa diversa dalla cattolica, l’importante essendo che non sia contraria all’ordine pubblico e alla comune morale (Trib. Velletri, 20 dicembre 1999), e non superi, per le forme di comportamento adottate, i limiti di compatibilità con i concorrenti doveri di coniuge o di genitore (Cass. 7 febbraio 1995, n. 1401).
In linea di principio neppure le particolari tendenze sessuali di un genitore sono di ostacolo all’affidamento della prole (Trib. Napoli, 18 dicembre 1984).
Nuova relazione del genitore
Particolarmente delicato è il problema dell’affidamento dei figli nel caso in cui la madre abbia allacciato una relazione extraconiugale; a riguardo il Tribunale di Napoli (sentenza del 18 luglio 1986) ha escluso che la relazione con un cognato intrattenuta dalla moglie, poi sfociata in una convivenza more uxorio, fosse di ostacolo a che le venisse affidato il figlio durante le vacanze estive.
Accordo sull’affidamento
Può accadere che i coniugi, pur nell’ambito di una separazione giudiziale, si trovino d’accordo sull’affidamento dei figli; ciò non esclude che il Tribunale, qualora ritenga la situazione prospettata non conforme all’interesse dei minori, possa modificare gli accordi (Trib. La Spezia 10 gennaio 2000, con riferimento alla comune volontà dei genitori volta a limitare eccessivamente la frequentazione, da parte dei figli, del padre che aveva abbandonato il tetto coniugale).
Potestà genitoriale
La potestà genitoriale è esercitata da entrambi i genitori.
Le decisioni di maggiore interesse per i figli relative all’istruzione, all’educazione e alla salute sono assunte di comune accordo, tenendo conto delle capacità , dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli. In caso di disaccordo la decisione è rimessa al giudice. Limitatamente alle decisioni su questioni di ordinaria amministrazione, il giudice può stabilire che i genitori esercitino la potestà separatamente.
Diritto di visita
Il genitore non affidatario dei figli ha, oltre che il diritto, il dovere/obbligo, categorico e primario, di visitare i figli e di permanere con essi anche nei periodi di regola coincidenti con le vacanze e con le festività , per un periodo più o meno lungo e continuativo di tempo (Trib. Catania, 2 luglio 1991). A riguardo la Cassazione (sentenza n. 3013 del 3 maggio 1986) ha precisato che il Tribunale, al fine di assicurare, con i provvedimenti relativi ai figli minori, la possibilità del coniuge non affidatario di seguirli, controllarne l’educazione e l’istruzione, nonchè di portarli eventualmente con sè in determinati periodi, non può adottare statuizioni di contenuto generico, insuscettibili di essere poste in esecuzione o comunque tali da far sorgere equivoci e contestazioni, come nel caso del mero riconoscimento della “facoltà di visitarli durante l’anno scolastico e di averli seco durante le vacanze”, ma ha il dovere di specificare tali periodi, nonchè i tempi, i luoghi e le modalità della consegna e riconsegna dei minori medesimi.
Può accadere che, per varie ragioni, il genitore non affidatario non abbia la possibilità di visitare periodicamente i figli affidati all’altro coniuge; in tale ipotesi il diritto di visita può essere riconosciuto ai nonni, avuto riguardo all’interesse dei figli a mantenere rapporti con gli ascendenti nel rispetto della rilevanza parentale riconosciuta dagli artt. 74 e 148 c.c. (Trib. Messina 1 gennaio 2006); i nonni, però, non sono legittimati ad agire in giudizio per chiedere una revisione delle visite (Cass. 16 ottobre 2009, n. 22081).
Il genitore non affidatario che si sia trasferito in altra città può chiedere di visitare i figli mediante collegamento video via Internet, a condizione che si faccia carico delle apparecchiature (anche di quelle installate presso i figli) e dei costi di gestione del servizio (Trib. Nicosia decreto 15 aprile 2008).
Cambio di residenza
Il cambio di residenza del genitore affidatario dei figli minori, senza il consenso dell’altro genitore o senza l’autorizzazione del giudice, pur in regime di affidamento condiviso, può comportare, qualora il giudice riscontri che ciò corrisponde all’interesse dei minori, il collocamento degli stessi presso l’altro genitore: nel caso di specie la Corte d’Appello di Napoli (sentenza del 12 dicembre 2008) ha revocato il collocamento del minore preadolescente presso la madre, che aveva cambiato Comune di residenza, trasferendolo presso il padre, sul rilievo che questi poteva accudirlo più compiutamente, con l’aiuto dei familiari, tenuto anche conto dei gravosi impegni lavorativi della madre.
Danno morale
Il genitore non affidatario che si veda impedire dal genitore affidatario ogni apprezzabile relazione con il figlio minore ha diritto al risarcimento del danno morale ai sensi dell’art. 2059 c.c., in quanto il comportamento lamentato integra la lesione di un diritto personale costituzionalmente garantito: ciò anche indipendentemente dall’accertamento di una responsabilità penale, e quindi del riconoscimento di una volontà dolosa del genitore affidatario di eludere i provvedimenti che regolano i rapporti tra il figlio e il genitore non affidatario (Trib. Monza 8 luglio 2004, n. 2994).
Andamento scolastico
E’ infine nel diritto del genitore non affidatario accedere alla documentazione scolastica riguardante i figli minori, giacente presso il competente ufficio scolastico provinciale (Consiglio di Stato 13 novembre 2007, n. 5825).
Altre forme di affidamento
L’affidamento dei figli, se l’interesse di questi lo richiede, può essere anche condiviso e alternato: soluzioni, queste, introdotte dal secondo comma dell’art. 6 della L. n. 898/1970 sul divorzio ma applicate estensivamente dai giudici alla separazione personale.
Con l’affidamento condiviso, che può essere disposto anche se i genitori non sono d’accordo su questa soluzione, l’importante essendo che lo esiga l’interesse dei figli (Trib. Brindisi, 11 gennaio 2001), questi convivono stabilmente con uno dei genitori ma le decisioni più importanti vengono adottate da entrambi. L’affidamento condiviso non esclude l’obbligo patrimoniale dei genitori di contribuire al mantenimento dei figli, in relazione alle proprie esigenze di vita e alla propria capacità economica, secondo le regole generali in materia di separazione e divorzio (Cass. 18 agosto 2006, n. 18187). Se però l’affidamento anche alla madre si rivela contrario all’interesse del minore, a causa di una condotta deliberatamente volta ad impedire i rapporti tra padre e figlio, il giudice può disporre, a modifica dell’ordinanza presidenziale, l’affidamento in via esclusiva al padre, con domiciliazione presso lo stesso e suo esercizio esclusivo della potestà sul figlio, senza, però, che ciò debba comportare una riduzione dei tempi di permanenza del figlio, se ancora piccolo, presso la madre (Trib. Firenze 11/2/2008).
Affidamento condiviso escluso anche a fronte del totale disinteresse mostrato da uno dei genitori per i figli minori; nel caso di specie (Trib. Bologna 17/4/2008) è stato disposto l’affido esclusivo alla madre della figlia quindicenne, essendo emerso nel giudizio che il padre non la vedeva da oltre due anni, disinteressandosi completamente di lei, non versando il contributo per il mantenimento e tenendo condotte elusive e di ostacolo alle iniziative della madre.
Con l’affidamento alternato, invece, i figli vivono, per periodi alterni, con l’uno o con l’altro genitore. Quest’ultima soluzione è scarsamente praticata poichè se i genitori si alternano nella casa familiare ne risultano sconvolte sia le abitudini dei genitori che quelle dei figli, per i quali l’unico punto di riferimento costante resta l’abitazione (Trib. Napoli 22 dicembre 1995; di diverso avviso il Tribunale di Roma, sentenza del 12 maggio 1987), mentre se i genitori vivono in case, o, peggio, in città diverse, ne risente l’esigenza a che i figli vivano in un ambiente stabile (Trib. Mantova, 11 aprile 1989).
Qualora uno dei genitori appartenga ad una minoranza etnica o linguistica, l’esigenza di conservarne i relativi valori non può di per sè giustificare l’affidamento alternato del figlio, occorrendo fare preminente riferimento alla necessità di assicurargli uno sviluppo equilibrato (Cass. 4 maggio 1991, n. 4936).
Assegni familiari al genitore affidatario
Il coniuge cui siano stati affidati i figli ha diritto a percepire i relativi assegni per il nucleo familiare (il linguaggio corrente continua ad adoperare la vecchia denominazione di assegni familiari), ancorchè di questi sia titolare l’altro coniuge; ciò indipendentemente dall’importo dell’assegno di mantenimento che il coniuge non affidatario è tenuto a corrispondere all’altro, salvo diversa, espressa pattuizione fra i coniugi (Cass. 2 aprile 2003, n. 5060).
I possibili reati
Il coniuge affidatario dei figli minori, che non osservi i provvedimenti dati a riguardo dal giudice, si rende responsabile del reato di inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità , punito dall’art. 650 del codice penale con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro (Cass. 16 marzo 2000).
Lo stesso dicasi se il genitore affidatario tiene una condotta volta a screditare l’altro genitore nei confronti dei figli, al punto tale che questi si rifiutino di vederlo (Cass. 8 settembre 2009, n. 34838).
Contiguo a questo è il reato di sottrazione di persone incapaci, punito a querela del genitore dall’art. 574 c.p., con la reclusione da uno a tre anni. Lo realizza il genitore che sottragga all’altro esercente la potestà un figlio minore degli anni 14 (o infermo di mente se di età superiore), o lo trattenga contro la volontà dello stesso genitore.
La revisione delle disposizioni
I genitori possono chiedere in qualsiasi momento la revisione delle disposizioni concernenti l’affidamento dei figli, l’attribuzione dell’esercizio della potestà su di essi e la misura e la modalità del contributo. In particolare, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con sentenza n. 22238 del 21 ottobre 2009, hanno precisato che l’audizione dei figli minori in sede di modifica delle condizioni di separazione concernenti il loro affidamento è obbligatoria, a meno che non contrasti con l’interesse degli stessi figli.
La competenza a decidere sulla domanda di modifica dei provvedimenti relativi all’affidamento dei figli minori, emessi dal Tribunale in sede di separazione giudiziale o consensuale omologata spetta allo stesso Tribunale, mentre ai sensi dell’art. 38 disp. att. e trans. c.c. spetta al Tribunale per i minorenni decidere sulle domande volte ad ottenere, a norma degli art. 330 e 333 c.c., una compressione della potestà in capo all’altro coniuge, per esempio perchè diretta conseguenza della sua condotta pregiudizievole per il figlio (Cass. 4 febbraio 2000, n. 1213). Segnaliamo infine una recente sentenza della Suprema Corte (n. 1243 del 22 gennaio 2010), per la quale il genitore straniero che sia stato raggiunto da un provvedimento di espulsione non può invocare la sua qualità di padre per giustificare la sua permanenza in Italia, se risulta di non aver mai avuto rapporti con i figli minori.
Germano Palmieri
(da “La Stampa“)
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Ottobre 11th, 2012 Riccardo Fucile
IN UN MESSAGGIO AL CAPO DELLA POLIZIA IL PRESIDENTE DEL SENATO INVOCA CHIARIMENTI E PROVVEDIMENTI… PROTESTA DELLE MAMME: “I BAMBINI NON SONO NE’ BESTIE, NE’ CRIMINALI”
Genitori in protesta davanti la scuola dopo che un bambino di 10 anni è stato prelevato con la forza da alcuni agenti della polizia in esecuzione di una ordinanza della sezione Minori della Corte d’Appello di Venezia, secondo la quale la patria potestà del minore deve andare solo al papà .
Sul web è stato diffuso un video choc, che mostra il bambino trascinato via a forza dagli agenti di polizia come se fosse un bandito.
E ora il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha chiesto urgenti e tempestivi chiarimenti al Capo della Polizia Antonio Manganelli sul gravissimo episodio di Padova.
La polizia lo trascina con forza fuori dalla scuola per condurlo in una casa-famiglia. Questo in esecuzione di un provvedimento della Magistratura.
«Le immagini sono state proiettate ieri sera dalla trasmissione `Chi l’ha visto’ e si legge nella nota inviata da Schifani «hanno creato indignazione e sgomento in tutti noi italiani. I bambini hanno diritto ad essere ascoltati e rispettati – precisa il Presidente del Senato – e ogni provvedimento che li riguardi deve essere posto in essere con la prudenza e l’accortezza imposti dalla loro particolare situazione minorile. Comportamenti come quello al quale abbiamo tutti assistito, meritano immediati chiarimenti ed eventuali provvedimenti».
Il video choc del prelevamento, ripreso probabilmente da un parente del minore, è stato mandato in onda ieri sera nella trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, su Raitre.
Il video mostra la lotta del bambino per liberarsi dagli agenti, che lo trascinano verso un’auto per caricarlo.
I tentativi di liberarsi del piccolo sono vani mentre due uomini lo tengono per le spalle e per le caviglie.
A un certo punto il bambino chiede aiuto. Si sentono le urla disperate della zia, che discute poi con una poliziotta.
Questa mattina la madre del bambino, assieme ai nonni del piccolo ed una mezza dozzina di mamme, ha messo in atto una protesta con dei cartelli davanti alla scuola. Sui cartelli le scritte riportano: «I bambini non sono nè bestie nè criminali, liberate Leonardo» ed ancora «i bambini vanno ascoltati».
I nonni del piccolo Leonardo, angosciati per la vicenda, hanno raccontato dell’incubo che loro figlia vive da 6 anni, in cui ha ricevuto 23 querele dall’ex marito, tutte archiviate.
Il bambino trascorreva con il padre due fine settimana al mese, ma l’uomo ha ora ottenuto dal tribunale dei minorenni una ordinanza che stabilisce la necessità dell’allontanamento dalla casa materna del bimbo, che attualmente si trova in una casa famiglia a Padova, in carico ai servizi sociali.
La madre del piccolo, questa mattina, è intervenuta nella trasmissione televisiva “Mattino cinque” in cui ha raccontato: «Ieri sera sono andata nella casa famiglia nella quale è stato portato mio figlio, ma mi hanno impedito di vederlo. Ero con il pediatra e ho chiesto che il bambino venisse visitato perchè, visto il modo barbaro con il quale è stato trascinato via da scuola, aveva sicuramente riportato qualche trauma, ma, soprattutto, volevo accertarmi del suo stato psicologico. Ma questo non mi è stato permesso».
Ad intervenire sul caso anche Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, che si è dichiarato «sdegnato», e ha chiesto al prefetto Antonio Manganelli, capo della Polizia, di individuare gli uomini che hanno eseguito il prelevamento del piccolo e intraprendere provvedimenti volti a risarcire il danno emotivo irreversibilmente e indiscutibilmente cagionato al Leonardo.
(da “La Stampa“)
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Ottobre 11th, 2012 Riccardo Fucile
A TRADIRLO STAVOLTA E’ STATO IL SUO UOMO OMBRA
Ah, quando si dice la sfortuna. Litigò con Elio Veltri. Con la Freccia del Sud, Pietruzzo Mennea. Con Giulietto Chiesa.
Gira e rigira erano questioni di soldi a dividere Antonio Di Pietro dai prestigiosi seguaci.
Valerio Carrara, unico senatore eletto dall’Italia dei Valori nel 2001, dopo venti minuti di legislatura passò con Silvio Berlusconi.
Domenico Scilipoti (ex docente del Departamento de Anatomàa Humana all’Università Federale del Paranà¡, ex vicesindaco socialdemocratico di Terme Vigliatore e acclamato frontman della legislatura in corso, di cui è deputato con qualche guaietto giudiziario per debiti e calunnie), il celeberrimo 14 dicembre 2010 si iscrisse al Gruppo Misto e salvò il governo del Pdl.
Lo aiutò Antonio Razzi (ex presidente degli immigrati abruzzesi in Svizzera, associazione che gli ha intentato causa per sottrazione di fondi) che il medesimo giorno abbandonò Idv per tuffarsi in NoiSud; nessun denaro mi è stato promesso, disse Razzi, al massimo la rielezione.
Ah che sfortuna.
Anche Cristo – disse Tonino – sbagliò uno dei tredici apostoli.
E’ che qui di apostolo non se ne salva uno.
Sergio de Gregorio, già intervistatore scuppettaro di Tommaso Buscetta, già compagno di merende e coindagato di Valter Lavitola (scampò gli arresti per voto del Senato), già direttore editoriale di Italia dei Valori, il dipetresco giornale, nel 2006 entrò giulivo al Senato con Idv che abbandonò quando il centrodestra gli offrì la presidenza della commissione Difesa.
Aiutateci a fare le candidature on line – implora oggi uno sbigottito Di Pietro a veder tanti mariuoli nel suo palingenetico movimento – chè quattro occhi vedono meglio di due. Altro che quattro: quattromila ne servono.
Ad Americo Porfidia pochi hanno fatto caso, ma si iscrisse a Noi Sud due mesi prima di Razzi, e anche lui il 14 dicembre baciò in fronte il Cavaliere.
A Manfredonia è assessore Annalisa Prencipe, a cui trovarono in casa reperti archeologici fatto per cui è ancora sotto inchiesta, e ora è pure coinvolta, ma con l’intera amministrazione, in un’indagine su piani di recupero delle periferie.
Ecco, valli a prendere tutti i ceffi.
Come Paolo Nanni, consigliere provinciale a Bologna, che si inventava (dice la procura) cene e convegni per mettersi in tasca i denari.
Vai a prendere tutti quei politici di periferia che sotto lo stemma alato dell’Idv falsificavano firme, favorivano amici, si imbattevano in mafiosi di vario lignaggio.
Però, ecco, la sfortuna s’accanisce.
Fa centro con regolarità malandrina e centra il cuore del partito.
Perchè questo Vincenzo Maruccio non si direbbe propriamente caduto dal cielo.
Ha fatto pratica ed è avvocato nello studio Scicchitano a Roma, lo stesso dove Di Pietro ha il domicilio professionale (per restare iscritto all’Albo).
Questo Maruccio ha difeso in un paio di cause il nostro ex pm.
Lo ha scorrazzato, da ragazzo di bottega, mettendosi al volante dell’auto, quasi come un Belsito in erba.
È stato imposto dal capo – a 31 anni, nel 2009, senza aver sostenuto probanti sfide politiche – all’assessorato regionale nella giunta Marrazzo.
Un enfant prodige. Un ometto di fiducia.
Ah, che sfortuna.
Mattia Feltri
(da “La Stampa“)
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Ottobre 11th, 2012 Riccardo Fucile
IL SISTEMA DEI CALABRESI PER CONQUISTARE I LAVORI DELL’EXPO
«Hai visto quel “pisciaturo” di Zambetti come ha pagato? Eh…lo facevamo saltare in aria!… Cirù, tu l’avevi letta la lettera che gli avevamo mandato?… Il pizzino? Gli hanno mandato una lettera tramite me… che quando l’ha letta, figlio mio, le orecchie si sono incriccate così… gli abbiamo mandato una lettera talmente scritta bene e talmente con tanti di quei… si vede che avevano gente laureata nel gruppo, gli hanno fatto la cronistoria di come sono iniziate le cose, di come erano i patti e di come andava a finire…».
Milioni di euro di appalti
Già , come andava a finire per Domenico “Mimmo” Zambetti, assessore alla Casa della Regione Lombardia, uno in grado di firmare appalti per decine di milioni di euro, in fondo glielo avevano fatto scrivere chiaro e tondo «da gente laureata»: perchè si capisce, anche la mafia calabrese, tra un’estorsione e un’ammazzatina, ormai usa un certo stile.
E lui, «Zambe», il «pisciaturu», che in dialetto calabrese vuol dire «uomo di poco conto» ma anche qualcosa di peggio, la sua condanna l’aveva firmata il giorno che aveva chiesto almeno 4 mila voti per andare ad occupare una poltrona d’assessore nella giunta plurinquisita di Roberto Formigoni.
Poi, forse, si era pentito. Troppo tardi.
I boss, se la ridevano mentre sulla Bmw imbottita di cimici del capocosca Eugenio Costantino, il 18 marzo scorso, commentavano l’ultima rata da 30 mila euro pagata dall’assessore.
«Oh, si è messo a piangere davanti a me e a zio Pino (l’altro boss, Pino D’Agostino, ndr). E piangeva, per la miseria, si è cagato sotto, cagato completo, totale… ogni tanto, solo così possiamo prenderci qualche soddisfazione, altrimenti non ne avrei mai nella vita di soddisfazioni, perchè il potere lo hanno i politici e la legge, però ogni tanto, vaffanc…, con l’aiuto degli amici, ogni tanto una soddisfazione ce la prendiamo…vaffanc… lo sai lui quante persone fa piangere?…E ogni tanto piangono anche loro, ma solo così, Ciro, non c’è altra alternativa che puoi farli piangere…ecco perchè io starò sempre dalla parte della delinquenza!». Incredibile.
Ma come si sa, certe disgrazie, hanno sempre un’origine precisa.
Nel caso dell’assessore Zambetti è una cena del 2009 per le elezioni nel comune di Sedriano, dove il futuro assessore, già onusto d’incarichi pubblici, si presenta per appoggiare la candidatura per il Pdl di Teresa Costantino, la figlia del boss delle cosche platiote al Nord, un tipo sempre elegante e dalla faccia pulita, un boss «2.0» come si direbbe adesso: uomo d’affari, titolare della catena di gioiellerie «compro oro», affamato di appalti pubblici che potrebbe accaparrarsi, come spiega al suo compare e plenipotenziario Giuseppe D’Agostino detto «zio Pino», tramite una sua «testa di legno», tale Paolo Antonio, presidente di una cooperativa, la «Nuova Coseli», con sede in viale Bianca Maria, la strada che a Milano raccoglie studi professionali e uffici di prestigio.
Zambetti capisce in fretta l’antifona e il personaggio e al momento giusto, alla vigilia delle elezioni regionali del 2010 firmerà il suo patto col Diavolo: 4.000 voti in cambio di 200 mila euro e una serie di appalti e favori.
Un vero peccato che l’antimafia di Ilda Boccassini, intercetti il boss per una delle tante indagini sulla criminalità organizzata.
Scoprendo, come mai prima d’ora, quello che da tempo si sapeva e scriveva: e cioè che la ‘ndrangheta al Nord, quella dei Barbaro e dei Morabito, dei Bruzzaniti e Palamara, ha messo da un pezzo le mani sulle città e la Regione.
Il «cavallo di Troia» al Pirellone
Piazzando il suo «cavallo di Troia» dentro il Pirellone: nientemeno che l’assessore alla Casa: «Noi gli diciamo: Mimmo, guarda che c’è quel lavoro, c’è che ce lo devi far dare, adesso tu sai che c’è l’Expo, lui ci può aiutare e li guadagniamo tutti».
Un politico di rango che li riceve nel suo ufficio in via Mora 22, in pieno centro.
Che fa avere una casa all’amante, una licenza alla sorella, sistema la figlia del boss nella direzione centrale dell’Aler, l’ente che controlla le case popolari…
«Però aspetta, adesso bisogna vedere se non l’ha presa per il culo… se non le rinnovano il contratto, poi dopo andiamo a prenderlo a Zambetti… gli diciamo: vieni qua, pisciaturu e gli facciamo un culo così».
Vatti a fidare dei politici.
Sebbene Zambetti, che viene ricattato anche attraverso fotografie di una cena elettorale a Magenta dove i boss si affollano per stringergli la mano, s’impegni soprattutto per gli appalti.
L’elezione pagata a rate
In più, paga la sua elezione. A rate: tre in tutto, l’ultima, da 15 mila euro, il 15 marzo scorso.
Mentre i carabinieri intercettano, filmano e fotografano, appostati sotto il suo ufficio, per un’indagine che non lascia scampo.
E sarebbe bello capire anche, dove li trovava tutti questi soldi l’assessore, accusato non a caso, oltre che di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio, anche di corruzione.
Secondo l’inchiesta, Zambetti si consegna totalmente alle cosche calabresi. Ne riceve l’appoggio, grazie anche ai voti trovati da un personaggio già noto alle cronache, Ambrogio Crespi, fratello minore del più celebre Luigi, il sondaggista che inventò «il contratto con gli italiani» di Silvio Berlusconi.
Crespi, giornalista e sondaggista a sua volta, ha contatti con i «napoletani», che controllano interi condomini alla periferia di Milano.
«Ambrogio se vuole, 2000 voti come niente, a me. Lo fa per soldi, no?» E «per gli amici che si disturbano, ci vuole almeno un pensiero, una cinquina di mila euro…». Anche se poi Crespi si lamenta perchè ha preso «solo» 80 mila euro e così, con la scusa di farsi pagare un sondaggio, va a trovare pure lui l’assessore Zambetti.
Ognuno ha il suo bel tornaconto in questa storia squallida e pericolosa che rivela il degrado etico e di legalità raggiunto ormai da certi politici e imprenditori.
Perchè probabilmente, questa non era nemmeno la prima volta che l’assessore ricorreva agli «amici degli amici».
«Scusa, com’è che glieli hanno dati i 2.500 voti a Milano l’altra volta a Zambetti… E va bè, tanto ci ha messo le mani la famiglia Barbaro per i voti…. Perchè io – spiega Costantino a una sua amica nel giugno del 2011 – ne sto vedendo di tutti i colori. Io per l’assessore ho fatto la campagna elettorale per le provinciali del 2009, per quelle del Comune di Milano del 2011 perchè dove ci sono mi chiamano ormai…».
Paolo Colonnello
(da “La Stampa“)
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