Ottobre 24th, 2012 Riccardo Fucile
SUL SITO DEL PDL ARRIVA “IL CANDIDATO UNICO” DI LOMBARDO, CON UN GIOCO DI PAROLE CHE UNISCE I COGNOMI CROCETTA E MICCICHE’
E il Pdl la butta sulla satira.
Dopo l’uscita di Nello Musumeci che ieri ha accusato apertamente l’Mpa di sostenere sottobanco Rosario Crocetta anzichè Gianfranco Miccichè, oggi sul sito Internet del Pdl Palermo è spuntata una pagina con l’immagine di una appetitosa crocchè di patate.
“C’è uno strano caso elettorale in Sicilia. Due candidati alla presidenza della Regione, quindi avversari, sono appaiati in realtà come due cavalli alla stessa carrozza – si legge nella pagina dei berlusconiani palermitani -. Concorrono per far vincere il cocchiere.
Questi è Raffaele Lombardo, l’uscente devasta-presidente della Regione.
Gianfranco Miccichè, infatti, è sostenuto ufficialmente da Lombardo con l’obiettivo di sottrarre voti al Pdl; Rosario Crocetta, invece, è supportato da Lombardo che ha inserito nelle sue liste uomini propri ed è sostenuto da quel Pd di Lumia e Cracolici che ne ha tenuto in piedi il governo uscente. Comunque vada, Lombardo si garantirà una qualche presenza parlamentare all’Ars.
Ecco perchè i nomi dei due finiscono con il fondersi in un nome unico, CROCCHE’ – chiosa la nota, con una crasi dei due cognomi dei canddiati -. Ma attenzione, si scrive CROCCHE’, ma si legge Lombardo.
A volte la politica è davvero insopportabile”.
(da “Sicilia Live”)
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Ottobre 24th, 2012 Riccardo Fucile
CONDANNATI, RINVIATI A GIUDIZIO, SOTTO INDAGINE PER I REATI PIU’ DIVERSI: FORMANO IL PARTITO TRASVERSALE DEGLI INQUISITI
Indagati, imputati, condannati: sono trentadue, all’ultima conta.
Per reati che magari sfuggono ai codici etici approvati da Udc, Pd, Pdl ma dimostrano come sia irrisolta in Sicilia la questione morale.
Gianfranco Fini ha messo il dito nella piaga: “Se in Sicilia si vuole aprire un chiosco o un bar serve un certificato antimafia. Per candidarsi no…”, ha detto il presidente della Camera durante il suo tour mella regione.
Circostanza che crea “una differenza oggettiva nel rispetto della legalità “.
Parole che riaprono una recente ferita nella sua coalizione “autonomista” che sostiene Gianfranco Miccichè: Grande Sud, il partito di Miccichè, ha ricandidato a Palermo Franco Mineo, attualmente sotto processo perchè accusato di essere un prestanome di un esponente dei Galatolo, famiglia mafiosa dell’Acquasanta..
Ma il caso di Mineo, come detto, non è isolato.
Basti pensare che in corsa ci sono pure tre ex consiglieri regionali finiti in carcere nell’ultimo scorcio di legislatura e tuttora indagati.
Nelle liste dell’Mpa di Raffaele Lombardo ci riprova Riccardo Minardo, rinviato a giudizio per truffa all’Unione europea, e fa altrettanto Fabio Mancuso, inquisito per reati finanziari. Nell’estate del 2011 era finito in carcere per quindici giorni anche l’ex autonomista Cateno De Luca.
Provvedimento ingiusto, per la Cassazione, ma sul capo di De Luca rimane un’inchiesta per abuso d’ufficio, tentata concussione e falso che non gli ha impedito di ricandidarsi. Addirittura per la presidenza della Regione.
Volto più noto è quello di Giuseppe Drago, ex sottosegretario di Berlusconi, che nel 2010 ha dovuto rinunciare allo scranno da deputato dopo la sentenza della Cassazione che ha reso definitiva la condanna a tre anni per peculato: quand’era presidente della Regione, dicono i giudici, Drago ha utilizzato in modo improprio 123 mila euro di fondi riservati.
Ora, finita l’interdizione dai pubblici uffici, Drago ha trovato un posto in lista nel Pid-Cantiere popolare di Saverio Romano.
E in corsa c’è di nuovo l’immortale Giuseppe Buzzanca (Pdl) già sindaco di Messina, consigliere regionale, poi entrambe le cose.
Malgrado quella vecchia condanna per peculato d’uso – passata in giudicato – che gli deriva da un viaggio in auto blu con la moglie sino in Puglia per partecipare a una crociera. “Invoco il diritto all’oblio “, fa spallucce Buzzanca.
Ma ai magistrati, ora, deve rispondere anche delle accuse di disastro colposo nell’inchiesta sulle responsabilità per i danni dell’alluvione di Giampilieri che causò 39 morti.
Stesse contestazioni fatte a Mario Briguglio, sindaco di Scaletta Zanclea, nel Messinese: anche lui candidato, per Grande Sud.
Fra i candidati “illustri” sotto inchiesta anche Francesco Cascio, il presidente dell’Assemblea regionale del Pdl: su Cascio, e su altri ex assessori al Territorio, pende una richiesta di rinvio a giudizio per la mancata adozione di misure anti-inquinamento. A Catania in lizza due ex assessori della giunta Scapagnini, Mimmo Rotella e Giuseppe Arena, entrambi condannati in primo grado per falso in bilancio.
Certo, non si può fare di tutta l’erba un fascio: se il Pds-Mpa di Raffaele Lombardo è il partito con il maggior numero di “inguaiati”, ben nove, il Pdl e il Pid-Cantiere popolare seguono a quota quattro.
Il centrosinistra ha meno problemi.
Ma anche Rosario Crocetta, il portabandiera dell’alleanza Pd-Udc, deve fare i conti con qualche grana giudiziaria dei suoi candidati.
Ultima quella relativa a una condanna per abuso d’ufficio di Giuseppe Spata, in lista per l’Udc a Palermo.
E anche la sinistra “alternativa” ha dovuto pagare dazio: nelle liste di Italia dei Valori, a Messina, Francesco Pettinato, è indagato nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nel Comune di Fondachelli Fantina, provincia di Messina.
Pettinato, in seguito a sollecitazioni di Di Pietro, ha annunciato che si ritira dalla corsa.
È questo lo scenario in cui si svolgono le elezioni siciliane, con Grillo che ha buon gioco nell’urlare “piazza pulita”.
E Fini a lanciare il suo richiamo istituzionale.
Ma anche Fli deve fare i conti con due indagini: quella per concussione che riguarda Mario Bonomo, capolista a Siracusa, e quella per voto di scambio che invece coinvolge un ex consigliere provinciale di Messina, Nino Reitano.
A dimostrazione di quanto sia trasversale il partito degli inquisiti.
Emanuele Lauria
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 24th, 2012 Riccardo Fucile
“PASSO INDIETRO PER AMORE DELL’ITALIA, RIMANGO A FIANCO DEI PIU’ GIOVANI”… E ARRIVANO SUBITO LE PRIME CANDIDATURE DI GALAN E DELLA SANTANCHE’
“Non mi candido a premier e il 16 dicembre si faranno le primarie del Pdl“. Dopo mesi di incertezza e lotte intestine all’interno del partito, Silvio Berlusconi esce allo scoperto e chiarisce che non sarà lui a guidare il Pdl alle prossime elezioni politiche.
Neanche il tempo di annunciare il ritiro, che Daniela Santanchè e Maurizio Galan comunicano di essere candidati alla consultazione interna al Popolo delle Libertà .
E iniziano i primi movimenti interni con il gruppo dirigente vicino all’ex premier, da La Russa a Gasparri fino a Frattini, che sollecita e appoggia la candidatura del segretario Angelino Alfano.
Tornando a Berlusconi, l’annuncio lo ha fatto attraverso una nota con cui ha fatto sapere anche che il Popolo delle Libertà si cimenterà con le primarie. ”Con elezioni primarie aperte nel Pdl — ha scritto nella nota Berlusconi — sapremo entro dicembre chi sarà il mio successore, dopo una competizione serena e libera tra personalità diverse e idee diverse cementate da valori comuni”.
Berlusconi ha paragonato il suo imminente ritiro dalla scena politica con la “discesa in campo” del ’94: “Per amore dell’Italia si possono fare pazzie e cose sagge. Diciotto anni fa sono entrato in campo, una follia non priva di saggezza: ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a Premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol”.
Poi, appunto, l’annuncio di elezioni primarie all’interno del partito: “Il movimento fisserà la data in tempi ravvicinati (io suggerisco quella del 16 dicembre), saranno gli italiani che credono nell’individuo e nei suoi diritti naturali, nella libertà politica e civile di fronte allo Stato, ad aprire democraticamente una pagina nuova di una storia nuova, quella che abbiamo fatto insieme, uomini e donne, dal gennaio del 1994 ad oggi”.
Per Berlusconi gli italiani “lo faranno con un’investitura dal basso nella quale ciascuno potrà riconoscere non solo i suoi sogni, come in passato, e le sue emozioni, ma anche e soprattutto le proprie scelte razionali, la rappresentanza di idee e interessi politici e sociali decisivi per riformare e cambiare un paese in crisi, ma straordinario per intelligenza e sensibilità alla storia, che ce la può fare, che può tornare a vincere la sua battaglia europea e occidentale contro le ambizioni smodate degli altri e contro i propri vizi”.
E conclude affidandosi ad Angelino Alfano per traghettare il partito: “”Sta al Popolo della libertà , al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994 — avverte il Cavaliere — dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva”.
La decisione di Berlusconi di affidare alle primarie la scelta del prossimo candidato premier non è nuova.
Risale addirittura al 24 novembre scorso, pochi giorni dopo la caduta del governo Berlusconi.
Fu Angelino Alfano, allora da pochi mesi alla guida del partito, ad aprire la partita delle consultazioni interne per scegliere il leader del partito.
Nei mesi scorsi, quando lo stesso Berlusconi ventilò l’ipotesi di tornare a guidare la coalizione, Alfano fece un passo indietro: “Con il Cavaliere in campo non servono primarie”.
SANTANCHE’: “MI CANDIDO” –
Daniela Santanchè a pochi minuti dall’annuncio di Silvio Berlusconi, fa sapere che si candida alle primarie del Pdl: “Il presidente Berlusconi ha fatto molto bene a fare questa dichiarazione, così siamo usciti da immobilismi. Avevo sempre auspicato le primarie perchè sono uno strumento democratico che riunisce il partito. Sono contenta di questa lettera e sono contenta che siano primarie aperte: quindi io mi candido”. Intervistata telefonicamente dall’Agi, ha poi affermato: “Credo che le nostre regole saranno regole giuste che tuteleranno tutti i partecipanti alle primarie”, aggiungendo: che “quello che mi piace oggi del Pd è che, grazie alle primarie, c’è vivacità , che c’è confronto e scontro, ma soprattutto che riavvicina la gente alla politica”.
GALAN: “MI CANDIDO MA NON HO UN EURO”
L’ex ministro Giancarlo Galan ha annunciato a La Zanzara su Radio 24 la sua candidatura alle primarie dopo il passo indietro di Berlusconi: “Mi candido alle primarie. Rappresento l’area liberale e anche una buona storia di amministrazione regionale”, ha detto.
“Non ho soldi — ha aggiunto Galan — ma spero che qualcuno mi sosterrà anche economicamente”.
E sulle future candidature del partito dice: “Uno come Scajola non lo candiderei, perchè non corrisponde all’immagine del mio partito. Stessa cosa vale anche per Dell’Utri. Si può fare anche altro nella vita, non è obbligatorio fare i deputati per forza”.
Sui colleghi ex An, Giancarlo Galan ha concluso: “Faccio molta fatica a vedermi nello stesso partito con La Russa e Gasparri, e penso che loro facciano fatica anche più di me”.
LA RUSSA, GASPARRI E QUAGLIARIELLO: “ALFANO SI CANDIDI”
Il vice capogruppo del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello in diretta tv da per scontato la candidatura del segretario Alfano: “Saranno sicuramente candidati Alfano e Santanchè ma anche altri. Ci sarà un candidato per i moderati, uno di destra, uno per i ‘populisti’”.
Appoggio che arriva anche da altri due esponenti di peso del partito come gli ex An Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri: ”Con le primarie di dicembre si esce dall’incertezza e si riparte verso il futuro. Alfano è la migliore espressione di quel rinnovamento che abbiamo voluto e condiviso con lui e che la generosità di Berlusconi rafforza”.
FRATTINI: “SE ALFANO SI CANDIDA LO SOSTERRO’ ”
La richiesta di candidarsi alle primarie arriva anche dall’ex ministro degli Esteri Franco Frattini: “”Mi auguro che Alfano elabori una proposta sostenibile per le primarie e in vista di ciò la sosterremo”.
Riferendosi a Daniela Santanchè, Frattini spiega: “Mi auguro che accetti le primarie. Cosa possiamo fare altrimenti sull’Europa? Diciamo ai colleghi del Ppe che abbandoniamo gli impegni? Se la Santanchè non crede all’Europa lo diranno, io invece spiegherò il contrario. Io mi attengo a quanto detto da Renzi: se perdo sosterrò Bersani. Lo chiederò anche ai nostri candidati, e’ la precondizione per fare primarie serie, sostenere chi vince”.
BARBARA BERLUSCONI: “ORA OPPORTUNITA’ PER CHI DAVA LEZIONI” La figlia dell’ex premier si toglie qualche sassolino dalle scarpe: “La responsabilità di rappresentare la maggioranza degli italiani spetta ora ad altri. E i tanti che in questi anni hanno dato lezioni hanno l’opportunità di mettersi alla prova”.
FORMIGONI: “PLAUSO A BERLUSCONI, ORA PDL RINASCERA’ ”
A commentare con soddisfazione la decisione di Berlusconi è il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni: ”Plaudo alla decisione del presidente Berlusconi di annunciare la sua volontà di non ricandidarsi alla presidenza del Consiglio”.
Secondo il ‘celeste’ si tratta di “una scelta nobile e ovviamente di grande importanza. Ora con le primarie e il confronto tra le idee e le persone che le primarie porteranno il Pdl potrà rinascere”.
BONIVER: “NO ALLE PRIMARIE, BENE ALFANO”
“Sentiremo moltissimo la mancanza di Berlusconi leader in politica — ha affermato la deputata del Pdl Margherita Boniver-. Non mi convince tanto lo strumento delle primarie, considero la designazione di Alfano molto soddisfacente. Comunque vada sono contraria alla ricerca di un papa straniero”.
MELONI: “RIPARTIRE DA SPIRITO DEL ’94″
A commentare la svolta di Berlusconi è l’ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni: ”Questa è una vittoria per il popolo della libertà che ha bisogno di rimettere le scelte nelle mani degli italiani. Un bisogno — ha sottolineato la Meloni — che Berlusconi ha capito prima degli altri. Ripartire con lo spirito del 1994 significa questo. Chiunque — ha proseguito — è un candidato perfetto perchè abbiamo un’ampia classe dirigente molto bella. Di identikit se ne possono fare molti”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 24th, 2012 Riccardo Fucile
IN COMMISSIONE LAVORO ALLA CAMERA TUTTI I GRUPPI HANNO VOTATO UN EMENDAMENTO SU CUI IL GOVERNO AVEVA ESPRESSO PARERE NEGATIVO….TASSARE I REDDITI OLTRE I 150.000 EURO
La commissione lavoro della Camera ha approvato all’unanimità un emendamento alla Legge di Stabilità che amplia le garanzie per gli esodati. La proposta, che ora dovrà essere esaminata dalla commissione Bilancio di Montecitorio, è passata con il no del governo e al voto non ha partecipato il solo deputato del Pdl Giuliano Cazzola.
L’emendamento tende a salvaguardare, nel biennio 2013/14, coloro che sono rimasti senza stipendio e senza pensione per effetto della riforma pensionistica.
In particolare l’emendamento mira a regolamentare e definire un fondo per gli esodati comprensivo dei finanziamenti già individuati con precedenti decreti, con lo stanziamento del fondo di 100 milioni di euro previsto nella legge di stabilità e un ulteriore somma individuabile sulla base di un contributo di solidarietà una tantum riguardante gli alti livelli di reddito e pensionistico nella quota parte in cui superano i 150 mila euro.
Il parere contrario dell’Esecutivo è stato dato per ragioni di coperture finanziarie.
L’emendamento approvato in commissione Lavoro, che ora dovrà essere sottoposto all’esame della commissione Bilancio come tutti gli altri emendamenti alla Legge di Stabilità , è a prima firma del presidente della commissione Silvano Moffa ed è stato sottoscritto da tutti gli altri capigruppo.
Tra i deputati presenti in commissione l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano: “Confido che questo emendamento vada buon fine. Grazie alle nuove norme — dice Damiano — vengono salvaguardati tutti i lavoratori licenziati nel 2011 e quindi spero che questo tema sia inserito tra le priorità della discussione sulla Legge di Stabilità ”.
L’unico assente al voto sull’emendamento bipartisan è stato Giuliano Cazzola, che non nasconde la sua contrarietà : “L’ampliamento delle garanzie per gli esodati approvato dalla commissione Lavoro della Camera crea diritti soggettivi e ha bisogno di coperture”.
Cazzola ha presentato una proposta diversa, che secondo lo stesso parlamentare “ha il pregio di non aver bisogno di nuovi fondi. Io — dice infatti — gioco sui risparmi e affido a un decreto del presidente del Consiglio la possibilità di destinare eventuali risparmi a una serie di categorie. Loro invece — sottolinea — creano diritti soggettivi”.
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Ottobre 24th, 2012 Riccardo Fucile
UN DOCUMENTO FIRMATO NEL 2009 ANCHE DA VERDINI GARANTISCE 11 POSTI IN PARLAMENTO AI MICRO LEADER DEI PARTITINI, DALLA MUSSOLINI A PENATI A ROTONDI
Era il 27 marzo 2009. Il congresso fondativo del Popolo delle libertà .
È un tempo che sembra a distanza siderale e che invece riporta alla luce documenti capaci, oggi, di compromettere il percorso di rinnovamento che dice di voler avviare lo stesso Alfano, segretario dal 2011.
Perchè Silvio Berlusconi, in quel 2009, ha siglato un patto di ferro con tutti i piccoli movimenti politici che, in qualche modo, avevano garantito il successo elettorale del centrodestra alle elezioni.
Ma come nelle migliori tradizioni della casa di Arcore, il Cavaliere ha promesso molto.
Soprattutto, ha garantito la rielezione. Non solo ai leader di questi movimenti, ma anche ai loro sottoposti. E con qualsiasi legge elettorale possibile.
Insomma, comunque vada, anche se non ci sarà più il Pdl, ma un altro soggetto, per Berlusconi non ci sarà via d’uscita possibile: dovrà lasciare undici posti in Parlamento ai piccoli leader di questi movimenti.
E oltre a questi garantire anche altri diciannove posti a “parlamentari di loro rappresentanza” che potranno arrivare fino a 27 in caso di vittoria (improbabile) alle prossime elezioni politiche del 2013.
Mica facile, ora, la vita per Angelino Alfano.
Che si troverà comunque un listino bloccato già in parte impegnato da gente come Mario Baccini o Alessandra Mussolini, Francesco Nucara o Francesco Pionati.
Senza nemmeno poter protestare perchè “carta canta” e l’ha firmata anche Denis Verdini.
Che, in verità , è stato il vero regista dell’operazione.
Il patto è valido fino a tutto il 2013.
E fa capire con chiarezza anche perchè, in questi giorni, nella discussione sulla nuova legge elettorale, si faccia grande attenzione a preservare una parte bloccata delle liste, il famoso “listino” che dovrebbe comprendere un terzo dei nomi.
Sarà in questo luogo di garanzia che troveranno ancora posto in Parlamento Mario Baccini (Cristiano Popolari), Sandro Biasotti (Movimento per la Liguria), Luciano Bonocore (Destra Libertaria), Stefano Caldoro (Nuovo Psi), Sergio De Gregorio (Italiani nel Mondo), Lamberto Dini (Liberaldemocratici) Carlo Giovanardi (Popolari Liberali), Alessandra Mussolini (Azione Sociale), Francesco Nucara (Partito Repubblicano) Francesco Pionati (Alleanza Democratica) Gianfranco Rotondi e Mario Cutrufo (Nuova Dc) assieme ai loro “parlamentari di rappresentanza”.
Altro che casta.
Stiamo parlando di movimenti politici e leader inesistenti con percentuali talmente basse da non venire neppure rilevate dai principali istituti di sondaggio.
E che senza questo accordo mai avrebbero potuto solo sperare di potersi riaffacciare a Montecitorio o a Palazzo Madama.
Invece, nel 2013, saranno di nuovo tutti lì. Tutti, in verità , tranne uno. Sergio De Gregorio.
Che non ha voluto far valere questo accordo di ricandidatura e ha scritto a Berlusconi un’accorata lettera in cui dice di voler “contribuire all’azione di rinnovamento” inaugurata dal segretario Alfano.
Gli altri, però, ci saranno. A cominciare da Carlo Giovanardi. Che tanto per non perdere tempo, subito dopo le parole forti pronunciate l’altro giorno da Daniela Santanchè con quel suo “fuori tutti”, ha voluto ricontrattare di persona con il Cavaliere il patto siglato nel documento, perchè non ci possano essere dubbi sulle “questioni che vanno tutelate”.
Anche quando si perde e con qualsiasi legge elettorale.
Nel testo, si vede anche come Verdini abbia fatto sì che questi piccoli leader avessero agibilità politica, rappresentanza e partecipazione all’interno degli organismi nazionali del partito.
Ma soprattutto che il Cavaliere, come è suo solito, d’altra parte, si sia impegnato a “riconoscere ai suddetti sottoscrittori, rappresentanti di partiti e movimenti politici, risorse economiche specifiche per sviluppare iniziative tese a integrare le differenti culture politiche nel nuovo partito”.
Per ringraziarli del contributo dato alla fondazione pidiellina, Berlusconi non solo gli ha garantito il seggio per almeno due legislature, ma li ha anche adeguatamente foraggiati.
Nell’accordo, però, non c’è scritto quanto e come.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 24th, 2012 Riccardo Fucile
ZOIA VERONESI, STORICA COLLABORATRICE DEL LEADER PD AVREBBE PERCEPITO INDEBITAMNETE SOLDI DALLA REGIONE
Zoia Veronesi – la storica segretaria del’attuale leader del Pd, Pierluigi Bersani – è indagata per truffa aggravata ai danni della Regione Emilia-Romagna nell’ambito di un’inchiesta nata nel 2010 da un esposto del deputato di Futuro e Libertà , Enzo Raisi. Nei giorni scorsi il pm, Giuseppe Di Giorgio, le ha inviato un avviso di garanzia con l’invito a rendere interrogatorio.
Veronesi, assunta dalla Regione Emilia-Romagna, venne distaccata da viale Aldo Moro a Roma per intrattenere rapporti con il Parlamento.
Secondo l’esposto di Raisi il distacco a Roma sarebbe stato deciso ad hoc per consentire alla Veronesi di seguire nella capitale il segretario ed ex presidente della Regione Emilia-Romagna.
Le indagini della Guardia di Finanza non hanno però trovato traccia del tipo di attività che avrebbe svolto per conto della Regione tra il 2008 e il 2009.
Di qui l’ipotesi d’accusa: Veronesi avrebbe percepito indebitamente soldi dalla Regione per circa un anno e mezzo.
Dopo l’esposto del parlamentare finiano e l’apertura dell’inchiesta, la segretaria di Bersani si licenziò dalla Regione per poi essere assunta dal partito a Roma.
La donna, difesa dall’avvocato Paolo Trombetti, sarà interrogata a breve: «Andremo senz’altro all’interrogatorio perchè abbiamo interesse a chiarire che non c’è stata alcuna irregolarità da parte della signora Veronesi alla quale non può essere rimproverato nulla», ha spiegato il legale.
«Sono un garantista», dice Enzo Raisi che si presentò in Procura alla vigilia delle elezioni regionali, nel marzo del 2010, per segnalare quattro casi a suo dire di «malgoverno»: gli altri riguardavano la società Lepida, l’agenzia di comunicazione Pablo e Bruno Solaroli, allora capo di Gabinetto del presidente della Regione, Vasco Errani.
«Sono l’unico – ironizza Raisi – ad aver fatto esposti sulla Regione senza essere mai stato eletto in viale Aldo Moro. Ho adempiuto al mio ruolo istituzionale e riferito di casi che mi erano stati segnalati. E continuerò a farlo».
(da “Il Corriere della Sera”)
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Ottobre 24th, 2012 Riccardo Fucile
PARTITA LA PROTESTA DI 43 DISABILI PER CHIEDERE IL RIPRISTINO DEI FONDI PER L’ASSISTENZA DOMICILIARE DI CHI HA BISOGNO DI CURE 24 ORE SU 24
Protestano da ieri 43 disabili gravi e gravissimi di tutta Italia, tra
La protesta mira a chiedere per l’ennesima volta al Governo il ripristino dei fondi per l’assistenza domiciliare per le persone che hanno bisogno di cure 24 ore su 24.
La sospensione graduale dell’alimentazione è già cominciata e i disabili sono pronti ad andare fino in fondo, fino alla sospensione di qualsiasi forma di alimentazione.
La lista delle 43 persone è stata consegnata al Governo nei giorni scorsi.
Molte le motivazioni che inducono i disabili e le loro famiglie a questa scelta, tanto coraggiosa quanto rischiosa, giacchè dei 43 disabili che aderiscono alla protesta, tutti hanno patologie neurodegenerative progressive, tipo SLA, distrofia muscolare e sclerosi multipla, quasi la metà è allettata, paralizzata, con tracheotomia e PEG e vivono collegati a macchine salvavita.
“Aderiamo a questa protesta — si legge in una nota alla stampa – perchè i malati gravi e gravissimi non hanno l’assistenza di 24 ore su 24 ore, per 7 giorni su 7; perchè le nostre proposte, ripetutamente fatte pervenire al Ministro al Welfare Fornero e al Presidente del Consiglio Monti, oltre a garantire qualità della vita, le cure domiciliari costano meno alla Pubblica Amministrazione dei ricoveri in strutture ospedaliere; perchè in Italia non c’è il riconoscimento della figura del care-giver; perchè la politica economica del Governo in merito all’assestamento di bilancio è indirizzata solo e solamente contro le fasce più deboli ed in particolar modo contro i disabili; perchè si continua a procrastinare il diritto all’assistenza e si continua a giocare a rimpiattino sulla pelle dei disabili gravi e gravissimi; perchè il Governo ha deciso di dedicare parte dei 658 milioni di euro dell’art. 23 comma 8, legge spending review, alla non autosufficienza, in particolare ai disabili gravi e gravissimi ma a tutt’oggi, vi è la mancanza assoluta di un piano organico per la non autosufficienza; perchè i partiti che sostengono questo Governo si trincerano davanti all’ineludibile fatalismo di votare tutti i tagli proposti senza reagire ai tagli orizzontali e senza proporre una sacrosanta patrimoniale con convinzione; perchè abbiamo presentato un progetto organico, a costo zero, che include il finanziamento citato, muove 1.650 milioni di euro, crea 90.000 posti di lavoro: aspettiamo una risposta ed una convocazione”.
Una rappresentanza dei 43 disabili aderisce e partecipa alla manifestazione “No Monti day” del 27 ottobre a Roma e organizza un presidio permanente davanti ad un ministero con sciopero della fame totale.
(da “il Redattore Sociale“)
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Ottobre 24th, 2012 Riccardo Fucile
NEL SECONDO TRIMESTRE DEL 2012 E’ SCHIZZATO AL 126,1% DEL PIL
Nuovo record per il debito pubblico italiano, che nel secondo trimestre del 2012 è schizzato al 126,1% del Pil.
Sono i dati resi noti da Eurostat.
Nel primo trimestre aveva già raggiunto il picco di 123,7%, il più alto dal ’95 quando era al 120,9%.
L’Italia si conferma seconda solo alla Grecia, il cui debito è ora al 150,3%.
Nel secondo trimestre, il debito dei governi dell’area euro è salito al 90% del Pil dall’88,2% del primo trimestre.
In totale – segnala l’Eurostat – si tratta di 8.517 miliardi di euro.
Considerando l’Unione a 27 membri, il debito è salito dall’81,4% all’84,9% del Pil a 10.840 miliardi.
Nel periodo aprile-giugno, il debito è salito in 20 dei 27 Stati dell’Unione Europea fra cui l’Italia dove ha raggiunto il 126,1% del Pil (1.982 miliardi) dal 123,7% del primo trimestre.
Il Paese più indebitato resta la Grecia con il 150,3% sul Pil dal 136,9% del primo trimestre anche se in termini assoluti si tratta di 300 miliardi.
L’Italia occupa la seconda posizione seguita da Portogallo (117,7% a 198 miliardi) e Irlanda (111,5% a 180 miliardi).
I Paesi più virtuosi sono Estonia (7,3% del Pil), Bulgaria (16,5%) e Lussemburgo (20,9%).
Per quanto riguarda la Germania, il debito tedesco è superiore a quello italiano in valori assoluti (2.169 miliardi), ma in rapporto al Pil si attesta all’82,8% (era 81,1% nel primo trimestre).
La Francia è appena sotto la Penisola in termini assoluti a 1.832 miliardi, ma rispetto al Pil la percentuale è del 91% (era 89,1% nel primo trimestre).
La Spagna ha un debito di 804 miliardi con un’incidenza sul Pil del 76% dal 72,9%.
Il Regno Unito, infine, è fra i pochi Paesi ad essere riuscito a ridurre il debito nel trimestre portandolo dall’86,1% all’86% del Pil per un totale di 1.318 miliardi di sterline.
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Ottobre 24th, 2012 Riccardo Fucile
LA FARSA DELLE ELEZIONI SICILIANE: SIA MICCICHE’ CHE LOMBARDO ORA CHIEDONO IL VOTO DISGIUNTO, UNO ALLA LORO LISTA E UNO AL CANDIDATO DEL CENTRO-SINISTRA PER IMPEDIRE LA VITTORIA DI MUSUMECI (E QUINDI DI ALFANO)
Il nome lascia già intendere l’inciucio che nasconde.
A Palermo l’hanno ribattezzato «patto della Crocchè», che tradotto dal siciliano suona come l’accordo della «crocchetta».
In realtà si tratta della crasi tra Rosario Crocetta, europarlamentare e candidato alla presidenza della Sicilia alle regionali per il Partito democratico e l’Unione di centro e Gianfranco Miccichè, candidato alla Regione alla guida di una coalizione in cui coabitano il Grande Sud, il partito dell’ex governatore Raffaele Lombardo e i finiani di Futuro e libertà .
A fronte degli ultimi sondaggi secondo cui l’elezione è un affare tra Crocetta e Nello Musumeci, candidato del Popolo della libertà , Lombardo e Miccichè avrebbero stretto un patto affinchè i loro voti siano dirottati sul candidato del Pd.
Con l’obiettivo di impedire la vittoria dell’uomo del segretario del Pdl Angelino Alfano, che in Sicilia si gioca una bella fetta di credibilità .
Tanto che in caso di sconfitta del partito di Silvio Berlusconi non sono escluse le dimissioni dell’ex delfino del Cavaliere.
L’accordo ideato da Miccichè e Lombardo sa di vendetta nei confronti di Alfano, che da giorni va ripetendo che in Sicilia la sfida è tra «Musumeci e Crocetta».
E che qualcosa si stia muovendo in Sicilia lo hanno confermato anche i diretti interessati.
Il candidato del Pdl ha infatti ammesso che «Lombardo sta facendo votare Crocetta».
Il braccio destro dell’ex governatore siciliano, il senatore Giovanni Pistorio, ha però negato l’esistenza dell’accordo: «Nulla da spartire con Crocetta», ha dichiarato.
Tuttavia c’è chi nel Movimento per l’autonomia di Lombardo è stato visto in incontri sospetti.
(da “Lettera 43“)
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