Ottobre 14th, 2015 Riccardo Fucile
FAVORI, PRESSIONI E PAURE…. L’APPOGGIO AL DIRIGENTE INDAGATO: “DOBBIAMO LASCIARLO AL SUO POSTO O SI BLOCCA TUTTO”
Le pressioni per non perdere al Provveditorato delle Opere pubbliche di Lombardia e Liguria il suo fedelissimo, Angelo Bianchi, legato all’ex senatore e assessore alla Sanità lombarda, Mario Mantovani, da un “rapporto di sudditanza” tale da rispettare ogni sua direttiva nella gestione degli appalti.
La gara da 11 milioni per il trasporto dei dializzati che avrebbe truccato insieme all’assessore regionale alla Sanità , il leghista Massimo Garavaglia.
I lavori gratuiti nelle sue proprietà realizzati dal suo fidato architetto, in cambio di entrature negli appalti negli ospedali.
Dal ruolo di senatore a Roma fino a quello di assessore in Regione, passando per la carica ricoperta per oltre dieci anni di sindaco di Arconate, il potere di Mantovani – arrestato per corruzione e concussione negli appalti nella Sanità , compresa una gara sul trasporto dei dializzati da 11 milioni di euro – arriva a condizionare le scelte di commissioni di gara e funzionari pubblici, soprattutto nella sanità , manager “in atteggiamenti di sostanziale subordinazione”.
Dodici contropartite.
C’è il restauro di Villa Clerici di Rovellasca a Cuggiono e la ristrutturazione di un fabbricato ad Arconate, la progettazione di palazzine residenziali e la presentazione di un permesso per costruire in sanatoria la casa di riposo Opera Pia Castiglioni Villa La Gioiosa a Cormano.
Il pm Giovanin Polizzi e i militari della Guardia di finanza hanno individuato 12 prestazioni ricevute da Mantovani dall’architetto Gianluca Parotti (indagato), senza che il politico fosse chiamato a sostenere alcun costo.
In cambio, il professionista entra però in contatto con il mondo delle commesse della sanità lombarda.
Con l’ex senatore che promuove “presso stazioni appaltanti pubbliche, il conferimento in favore dell’architetto Parotti degli incarichi professionali”.
Il bando pilotato.
Una “penetrante turbativa” è quella all’Asl 1 Milano per l’appalto da 11 milioni per il servizio di trasporto dei pazienti dializzati.
Una gara che Mantovani e Garavaglia, insieme ad altri indagati, avrebbero turbato per favorire la ” Croce azzurra onlus”, che pure non aveva presentato offerte.
Attraverso il collaboratore di Mantovani, Giacomo Di Capua, il gruppo si attiva e contatta il direttore generale dell’Asl, Giorgio Scivoletto (indagato), per vanificare gli esiti del bando.
Il manager “ometteva così di assumere le delibere conseguenti all’aggiudicazione” e “prorogava le convenzioni alle associazioni che già avevano il servizio, tra le quali la Croce Azzurra”. Il tutto, scrive il gip, “pur di favorire coloro che avrebbero portato consenso politico”.
Telefonate per il fedelissimo.
Le pressioni per tenere Bianchi in servizio al Provveditorato arrivano ai massimi livelli. Prima con Alfio Leonardi, il dirigente che gli riduce il raggio di azione e che denuncia in procura le pressioni.
Poi, Mantovani contatta il neo provveditore Pietro Baratono affinchè Bianchi, già arrestato dalla procura di Sondrio, venga “reintegrato nei suoi incarichi”. Di nuovo, nel 2014, tenta di convincere, senza successo, il dirigente Marcello Arredi a non toccare il suo protetto.
Con lui nega perfino che Bianchi sia stato rinviato a giudizio. “L’importante è lasciarlo lì – dice il politico – perchè se no noi siamo proprio sconcertati che si ferma buona parte di quel grande lavoro fatto”.
L’ospitalità a Silvio.
In una intercettazione dell’aprile 2014, Mantovani chiama Arcore e parla con la segretaria di Berlusconi. Le annuncia che sta per inviargli “un fax con l’illustrazione dell’Opera Pia Castiglioni, che si occupa di solidarietà e assistenza agli anziani, per poterla far valutare da Berlusconi”.
Il politico vuole proporre all’ex premier di trascorrere nella struttura sanitaria di sua proprietà l’affidamento ai servizi sociali. “Però, se riesci a dirgli – dice Mantovani alla segretaria – questa gliela manda Mantovani… stanno realizzando una residenza per anziani… gliela dedicheranno a sua mamma… Lui lo sa, gliel’ho già detto”.
Il fastidio per le indagini.
Le perquisizioni a Parotti, nel luglio 2014, fanno sospettare gli indagati che ci sia un’inchiesta in corso. “Arriveranno anche da me”, confida Mantovani a Claudio Pedrazzini, politico di Forza Italia.
“Ti ricordi – dice Mantovani al telefono – ti avevo detto che sono andati lì dal mio architetto? Che cosa vogliono questi qua, è una roba pazzesca. Io ho portato a casa da sindaco 11 milioni di investimenti. Questo mio architetto ha avuto quattromila euro su 11 milioni…”.
Sandro De Riccardis
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 14th, 2015 Riccardo Fucile
PARAMETRI RELATIVI AL REDDITO E ALL’ABITAZIONE DISCRIMINANO I RAGAZZI DI FAMIGLIA POVERA… ESCLUSI GLI ADULTI, IL VINCOLO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO UE
La riforma della legge sulla cittadinanza per i bambini nati o cresciuti in Italia ha ottenuto il primo
via libera
Rispetto al testo originario, la proposta di legge votata oggi ha subito diverse modifiche, frutto di compromessi tra il Pd e il Nuovo centrodestra.
Per questa ragione, da più parti non sono mancate le accuse di un compromesso al ribasso che ha portato ad uno ius soli “light”.
Nel merito, la nuova legge sulla cittadinanza introduce lo ius soli temperato e lo ius culturae.
Il primo prevede che il minore nato in Italia da genitori stranieri acquista la cittadinanza se almeno uno dei due è in possesso di un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. Questo si ottiene solo se in possesso di un permesso di soggiorno da almeno cinque anni, un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, e un alloggio idoneo ai requisiti di legge.
Lo ius culturae dà invece la disponibilità di ottenere la cittadinanza ai bambini stranieri che abbiano frequentato regolarmente “per almeno cinque anni gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale”.
Secondo Giulia Perin di Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) con la nuova legge “passiamo da una norma molto sfavorevole per i minori, che fino ad oggi possono ottenere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno di età in presenza di molte altre condizioni, ad una norma più aperta e idonea a coprire un’esigenza vera della nostra società , quella di integrare e rendere cittadini chi di fatto vive in Italia, è già integrato, e studia nelle nostre scuole.”
Non mancano però i limiti e le criticità .
Il primo aspetto negativo che viene sottolineato da Perin è il campo di applicazione della nuova legge, che “si occupa solo dei minori. Un adulto che a 30 anni arriva in Italia non sarà interessato direttamente da questa legge. Noi chiedevamo che venisse fatta una riforma globale che si occupasse anche degli adulti”.
Nel merito della nuova legge, invece, viene criticata l’impostazione dello ius soli temperato: ovvero l’indicazione del permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo come requisito indispensabile di almeno un genitore.
Come detto, questo permesso di soggiorno è strettamente legato a parametri relativi al reddito e all’abitazione. “Siamo contrari a questa restrizione indicata come frutto del compromesso politico – spiega Perin – Lo ius soli non può prevedere un collegamento censitario quale quello legato al reddito dei genitori”.
Di fatto, ci saranno bambini stranieri più italiani di altri: “I figli di persone disoccupate o in crisi non possono avere meno diritti. È una discriminazione sbagliata”.
Se sei un bambino nato in Italia, se hai fatto tutte le scuole in Italia, se hai abitato sempre e solo in Italia, se parli romanesco o milanese, se vai allo stadio a tifare per la squadra della città in cui sei nato, se non senti tuo nessun altro Paese che l’Italia: l’importante è che tu abbia i genitori non troppo poveri e che lavorino a bollini.
Altrimenti non diventerai mai italiano come i tuoi compagni di classe.
Ma soprattutto sa di proiezione sul minore delle condizioni economiche, culturali e legali dei genitori.
Se sei figlio di una colf o di un muratore che lavorano in nero, sei fuori.
Se in famiglia non entrano abbastanza soldi per prendere in affitto una casa a norma, sei fuori.
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Ottobre 14th, 2015 Riccardo Fucile
“IL PD MI DEVE CHIEDERE SCUSA”… E PREPARA LA STRENNA DI NATALE
Disgustato. Al punto da rifiutare pure la lettura dei giornali. E da mettere un muro tra se stesso e ciò che gli è accaduto. ”
Ho subìto un massacro terribile. Sapevo che la politica è questo ma non pensavo che potesse sprofondare a un livello di cannibalismo così”.
Ignazio Marino, nel day after delle dimissioni ufficiali, è provato. E i suoi raccontano che di tornare nell’agone politico non vuole saperne e che non starebbe preparando un ritorno in campo con una sua lista civica.
Piuttosto Marino immagina i suoi prossimi mesi più da scrittore che sul ring elettorale. Ma con licenza di colpire.
Il sindaco dimissionario dal suo studio, non ancora ingombro di scatoloni, vede la Guardia di Finanza arrivare in Campidoglio, per acquisire gli scontrini delle sue cene e rivendica: “Arriverà il giorno in cui il Pd ammetterà di aver sbagliato tutto, ma quel giorno per Roma sarà troppo tardi”.
Invece oggi è troppo presto, agli occhi di Marino, per fare valutazioni sulla possibilità di una sua candidatura alle prossime elezioni amministrative.
Anche perchè, notano i suoi, “se Ignazio non vince, non ce lo vediamo proprio inchiodato per cinque anni su un banco consiliare”.
Il suo umore, negli ultimi giorni, è talmente altalenante che preferisce concentrarsi esclusivamente sulle cose da fare fino al 2 novembre, data in cui non sarà più sindaco.
Pensa tuttavia alle 40mila firme in suo favore (“Oggi quante ne sono arrivate? Tenetemi aggiornato firma per firma”) raccolte in meno di due giorni, e alle manifestazioni di affetto, che gli sono giunte non solo dalla piazza di domenica ma soprattutto dai social. Facebook è una valanga di commenti.
“Vorrei rispondere a tutti, uno per uno, ma adesso non ho tempo”, dice ai suoi collaboratori, che per il momento escludono una sua candidatura a capo di una lista civica.
Ciò non significa però che l’idea non gli sia balenata in testa, dal momento che la richiesta è arrivata da più parti.
“La verità è che il Pd dovrebbe chiedermi scusa e dovrebbe chiedermi di ricandidarmi. Ma sono troppo assoggettati per poterlo fare”, avrebbe confidato il sindaco dimissionario a chi lo ha incontrato.
Davanti a lui ci sono i sondaggi che lo vedono intorno al 5-8%: una percentuale troppo bassa per poter sperare di tornare ad essere sindaco, ma molto alta per dar fastidio al Pd e per indebolire il partito fino a farlo perdere.
Questo è solo uno dei tanti ragionamenti che si intrecciano all’ombra del cavallo di Marc’Aurelio.
C’è anche quello che riguarda la partecipazione di Marino alle primarie del centrosinistra, di certo il partito non glielo può proibire ma ancora le varianti in campo sono troppe. Come quella del Giubileo.
Che figura farà il Pd? Andrà bene? Andrà male? Le incognite sono tante.
Quando il quadro sarà più chiaro, il sindaco dimissionario farà le sue valutazioni. Per adesso, in una pausa che Marino si concede tra una delibera e una riunione per il Giubileo riflette così: “Non sono il tipo che impiega un anno della sua vita in una campagna elettorale che ha per obiettivo solo quello di far male a un partito. Non sono così e non lo farò mai”.
Ma c’è un popolo di “mariniani” che gli chiede di ricandidarsi e sono i suoi fedelissimi che lo hanno votato alla primarie.
Ma ci sono anche i delusi del Pd, quelli che gridano: “Io ho strappato la tessera”. E poi c’è la sinistra-sinistra, quella che ha votato Sel ma che adesso è molto arrabbiata con il suo partito perchè lo incolpa di aver scaricato Marino togliendogli l’appoggio in Giunta e in consiglio comunale.
Basteranno tutti loro, più tanti cani sciolti, ex girotondini, a convincere il sindaco dimissionario a scendere di nuovo in campo?
Per adesso il “marziano” sta riordinando gli appunti tratti dai suoi quaderni. Al termine dei venti giorni, con ogni probabilità , scriverà come un fiume in piena e c’è chi ipotizza che il libro possa uscire già a Natale.
Un pacco dono certamente non gradito a Renzi.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 14th, 2015 Riccardo Fucile
LA DESTRA RIPARTA DALL’ART 3 DELLA COSTITUZIONE E RACCOLGA LA SFIDA DELLA MODERNITA’
Se davvero si vuole “lavorare” – per “costruirla” – alla “‪destra‬ che non c’è”, allora bisognerà essere
capaci di consumare un significativo “salto culturale”.
Le tradizioni, la storia, le stesse Istituzioni, sono parte integrante del nostro passato ed anche del futuro a condizione che, alla pseudo-sacralità dei principi immutabili, si sappia arditamente sostituire quella “delle persone”, anche in ragione delle mutate condizioni dei tempi e della società …
Non è più tempo di sterili distinzioni stucchevoli, pleonastiche ed offensive, sia della nostra storia, che della nostra matrice umanistica.
Per costruire “il nuovo” v’è una sola sfida davvero pregnante: quella di battersi affinchè l’articolo 3 della Costituzione (quello che ci vorrebbe tutti uguali, senza distinzione di sesso, lingua, colore della pelle e così via) diventi la “stella polare” di un cammino etico, culturale e valoriale capace, da un lato di elidere in nuce il pericolo di quella “massificazione socialista” alla quale la sinistra prova in tutti i modi a costringerci; dall’altro, capace di renderci partecipi di una nuova, entusiasmante stagione nella quale sostituire la “sostanza” alle mere affermazioni di principio.
Nel mio interlocutore “dovrò” sempre e soltanto vedere un “uomo” ed i suoi bisogni. La contesa dovrà essere su quello e non più su tradizioni prive d’umanesimo e d’umanità .
La politica, le visioni ardite, la stessa storia, non si fanno con gli slogan ma con le scelte e le battaglie incendiarie…
La sinistra va affrontata e battuta sul suo stesso terreno, abiurando le massificazioni ed esaltando le “differenze” e le stesse “diversità “.
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Ottobre 14th, 2015 Riccardo Fucile
DAVIIDE SERRA AUSPICAVA L’ABOLIZIONE DEL CONTANTE: “COSI’ SI ABBASSA L’EVASIONE”
Oggi il presidente del Consiglio Matteo Renzi è convinto nel difendere la decisione del governo di riportare il tetto di utilizzo del contante a 3000 euro, dai 1000 attuali. Soltanto un anno fa però i più stretti sostenitori del premier non erano dello stesso avviso.
Dai tavoli della Leopolda, il maxi raduno annuale dei renziani, era stato il finanziere Davide Serra ad usare le parole più nette, dicendosi favorevole a un’abolizione totale del contante.
“L’ho visto fare in Corea. Quando la tracciabilità dei pagamenti è arrivata nel 1998, l’evasione fiscale era al 20% come in Italia. Hanno azzerato il pagamento in contante e l’evasione è passata dal 20 al 5%. È una riforma a costo zero”, aveva spiegato.
“A noi il contante costa il 2, 3% all’anno per la gestione, quella digitale costerbbe l’1%. Quindi già come italiani risparmieremmo tantissimo. In più abbiamo la tracciabilità e abbassiamo l’evasione”.
Non solo, anche l’ex Sel Sergio Boccadutri, oggi fedelissimo del premier, usava parole analoghe.
“Riducendo la massa di contante circolante sarà più facile anche individuare le sacche di certa evasione fiscale”, aveva spiegato in una intervista.
L’esatto contrario di quanto ha in programma di fare il governo.
Ancora più chiaramente si era espresso qualche mese fa ” La diffusione dei pagamenti digitali nella PA e la conseguente riduzione del contante, non rappresenterebbe una limitazione a danno del cittadino, ma — al contrario — un aumento delle possibilità di scelta e quindi un aumento della libertà individuale di ognuno di noi”.
Nel 2013, anche l’attuale collega di governo, il ministro della Cultura Dario Franceschini si diceva apertamente contrario ad un innalzamento del tetto di utilizzo del contante. “La soglia dei mille euro non si tocca perche’ e’ un punto efficacie nella lotta al contrasto dell’evasione fiscale”.
(da “Huffingtonpost”)
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