Gennaio 20th, 2016 Riccardo Fucile
CHI NON CAPISCE CHE DI OMOFOBIA SI MUORE, PRIMA SI CURI… IN INGHILTERRA PRESIDENTE E TIFOSI LO AVREBBERO PRESO A CALCI IN CULO
Il “frocio” urlato a Roberto Mancini non può e non deve venire liquidato con un sorrisetto e una alzata di spalle. E ancora più grave è l’argomentazione di chi, per difendere l’allenatore del Napoli, comincia con la solita storiella del gioco maschio, del campo che esaspera gli animi, dell’adrenalina che ti porta a dire cose che non diresti in una situazione “normale”.
No, non è così.
Perchè il campo di calcio, a maggior ragione se si incontrano due top club e qualche milione di persone sta guardando la partita in diretta tv, non è un non-luogo dove tutto è sospeso, dalla semplice buona educazione al rispetto per gli altri.
Se così fosse, dovremmo smettere da subito di criticare duramente (e giustamente) le orde di ultras che settimana dopo settimana si producono in vergognose esibizioni di razzismo e a volte addirittura di violenza fisica.
Dobbiamo riflettere, una volta per tutte, su cosa rappresenta il calcio in Italia.
Perchè all’estero il problema è bello che risolto: fosse successo in Premier League quello che è successo ieri sera, Maurizio Sarri avrebbe già raccolto le sue cose e sarebbe stato mandato a casa a pedate.
Non per buonismo o politicamente corretto, nossignore. Semplicemente perchè le parole sono importanti, soprattutto se a pronunciarle è l’allenatore della squadra prima in classifica.
Sono solo parole, diranno i più superficiali. Nemmeno per idea, risponderà chi ha un minimo di contezza di ciò che accade nel mondo e purtroppo anche nel nostro paese.
Andate a dire che sono solo parole al teenager gay che viene quotidianamente tormentato dai compagni di classe o non è accettato e compreso dal padre, e che al culmine di una frustrazione umiliante non trova altra soluzione se non un salto nel vuoto da quinto piano!
Di omofobia si muore, caro Sarri.
O, nel migliore dei casi, di omofobia si vive di merda. Anche in Italia, sissignore.
Nella stessa Italia che tra pochi giorni ospiterà a Roma l’ennesima manifestazione contro il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali.
Nella stessa Italia che è fanalino di coda in Europa sullo stesso tema e la cui classe politica in queste ore sta litigando e discutendo per partorire l’ennesimo pastrocchio, l’ennesimo compromesso al ribasso sulla pelle di milioni di cittadini di serie B.
Sarri non ha giustificazioni, non ha scuse, non ha alibi. Fossimo al suo posto, prenderemmo atto di un errore clamoroso e ne trarremmo le dovute conseguenze. Fossimo Roberto Mancini, invece, oggi saremmo molto orgogliosi di noi stessi.
La parte sana del paese dovrebbe ringraziarlo dal profondo del cuore.
Perchè proprio nei giorni in cui si discute in Parlamento delle briciole di dignità da concedere a milioni di paria, lui ha deciso di non far passare sotto traccia l’ennesimo sfregio del calcio al vivere civile.
Domenico Naso
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 20th, 2016 Riccardo Fucile
CORSA CONTRO IL TEMPO DEI “GRANDI MORALIZZATORI”… LA RIFORMA COSTITUZIONALE ELIMINERA’ I CONTRIBUTI AI COLLABORATORI… CONTRARI SOLO I CINQUESTELLE
I partiti presenti al Pirellone vogliono una legge per stabilizzare il loro collaboratori: centonovantacinque contratti di lavoro a tempo determinato che costano ogni anno alle casse regionali 4.587.953,65 euro.
Posti che sono messi a rischio da una norma transitoria contenuta del testo delle riforma costituzionale che sarà oggetto di referendum confermativo in autunno.
Una disposizione che prevede che non possa più essere corrisposto ai consiglieri regionali un contributo per i collaboratori.
Altre Regioni negli anni passati hanno già assunto il personale dei partiti, la Lombardia non lo ha mai fatto e pensa di correre ai ripari ora, prima che arrivi la scure della riforma della Costituzione.
L’unico gruppo apertamente contrario è il Movimento Cinque Stelle, nonostante i 389.979,04 euro che il gruppo grillino ha percepito l’anno scorso per pagare 22 collaboratori: due con il contratto di collaborazione coordinata e continuativa, quattro collaboratori professionali e sedici con il contratto a tempo determinato.
La cifra corrisposta a M5S è poco più di un terzo dei 1.032.255,47 euro presi nel 2015 dal Pd, per tre contratti di collaborazione coordinata e continuativa, una occasionale e 25 assunzioni a termine.
Dopo c’è la Lega Nord, che prende ogni anno 859.092,21 euro per i suoi 33 collaboratori.
Mentre Forza Italia al Pirellone finora riceve ogni anno dalle casse regionali 515.442,85 euro per i suoi trenta; il gruppo Maroni Presidente 661.740,82 per i suoi 32; quello del Patto civico Ambrosoli 297.700,02 euro per 11 contratti.
Il Nuovo centrodestra 559.556,25 euro per 26. E il gruppo Fratelli d’Italia 150.013,61 euro per i suoi cinque. Il partito dei Pensionati, poi, nonostante sia composto da un solo consigliere regionale, Elisabetta Fatuzzo, ha ricevuto l’anno scorso 82mila euro per pagare i suoi collaboratori. Il doppio del gruppo misto-Fuxia People composto dalla sola Maria Teresa Baldini, che ne ha portati a casa 40.171,77 per tre contratti di collaborazione.
Tutte persone che con il taglio previsto dal nuovo testo della Costituzione rischiano di perdere il posto.
Una spesa – nel bilancio del Consiglio regionale – che in tempi di tagli ai costi della politica finora ha resistito.
Non per gli M5S, che vorrebbero abolirlo e accusano il Pd di incoerenza: “Mentre a Roma il Pd di Renzi distrugge la nostra Costituzione – accusa Stefano Buffagni – il Pd lombardo pianifica di stabilizzare a spese dei cittadini il personale politico con l’avvallo della Lega. È una proposta incostituzionale. Non è così che si cancella un passato fatto di sprechi e spese pazze e che si difende l’immagine della Regione che noi vogliamo tutelare”.
Andrea Montanari
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 20th, 2016 Riccardo Fucile
GLI ABUSI NEI CONFRONTI DEI PROFUGHI… “GOMMONI AFFONDATI DA UOMINI IN DIVISA IN GRECIA”
«Siamo fuggiti per dare un po’ di sicurezza ai bambini, perchè potessero avere da mangiare e andare a scuola. In Siria non c’è più niente: la mia città è stata interamente distrutta. Ma se avessi saputo che era così difficile arrivare in Europa, non li avrei mai fatti partire: piuttosto sarei morto in Siria. Pensavo che la gente qui ci avrebbe trattato bene. Ma sono stato arrestato 33 volte. Mi hanno messo in prigione in Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria. Perchè? Non lo capisco: non ho fatto niente di male. Non ho ucciso nessuno. Non ho rubato. Sono sfuggito alla morte solo per trovare altra morte. Il mio futuro è nel futuro dei miei figli. Ma non so dove sono».
A parlare è un profugo siriano: l’associazione umanitaria Medici senza frontiere (Msf) ha raccolto la sua testimonianza in una foresta della Serbia, l’inverno scorso.
Era solo: aveva perso ogni contatto con la moglie e i suoi 4 bambini. Insieme avevano cercato di arrivare in Europa attraverso la cosiddetta «rotta balcanica», che dalla Grecia conduce in Austria, ma dopo gli arresti non ha più notizie di loro.
L’uomo fa parte dei rifugiati e migranti (centomila solo tra il 1° gennaio e il 15 dicembre) curati da Msf in Europa.
La sua non è una storia isolata: lo scorso anno 1.008.616 di persone hanno cercato scampo in Europa.
L’84% proviene da Paesi con alto numero di rifugiati, di cui 49% Siria, 21% Afghanistan e 9% Iraq – il 17% sono donne e il 25% bambini sotto i 18 anni.
La maggioranza avrebbe diritto a protezione umanitaria, ma la chiusura della frontiere e le attuali regole per le richieste di asilo li espongono a una serie infinite di abusi e di violenze, di cui Medici senza frontiere – associazione premiata con il Nobel per la pace nel 1999 – rende conto in un dossier raccolto dai suoi operatori sul campo (alcune testimonianze sono in forma anonima per evitare rischi di ritorsione sulle persone coinvolte).
Le critiche all’Unione europea
Molti di questi abusi avvengono proprio in Europa. «Non solo l’Unione europea e i governi hanno fallito collettivamente nell’affrontare la crisi, ma con le loro politiche di deterrenza e una risposta caotica ai bisogni umanitari delle persone in fuga hanno di fatto peggiorato le condizioni di migliaia di uomini, donne e bambini già vulnerabili» denuncia Brice de le Vingne, direttore delle operazioni di Msf.
«L’asilo è un diritto umano universale, non è un lusso. Se una persona rischia la vita o è perseguitata ha diritto di essere accolta, protetta e messa nella condizione di ricostruire un proprio benessere psicofisico – aggiunge Stefano Argenziano, coordinatore delle operazioni sulla migrazione di Msf –. In teoria l’Ue riconosce il diritto all’asilo, ma per accedervi bisogna arrivare sul suo territorio e fare domanda lì. Visto però che le frontiere con i Paesi non comunitari sono chiuse, per poter chiedere protezione i profughi rischiano la vita».
Spesso la perdono (3.7771 i morti accertati solo lo scorso anno nel Mediterraneo). O sopravvivono solo a prezzo di traumi pesantissimi.
Gli stupri sistematici in Libia
Uno dei luoghi più pericolosi per migranti e profughi è la Libia, passaggio privilegiato per chi cerca di arrivare sulle coste italiane (secondo l’Agenzia Onu per i rifugiati sono 153 mila le persone sbarcate in Italia, provenienti per lo più da Eritrea, Siria, Somalia e altri Paesi dell’Africa Subsahariana).
«Delle 125 persone intervistate dagli operatori di Msf solo in ottobre, il 92% ci ha detto di essere stata vittima di violenze in Libia – si legge nel rapporto dell’associazione umanitaria –. Praticamente tutte hanno assistito ad atti di violenza contro richiedenti asilo e migranti. Ci sono stati raccontati pestaggi, uccisioni, violenze sessuali. Metà delle persone intervistate ci ha riferito di essere stata sequestrata per brevi o lunghi periodi».
Fresghy,20 anni, eritreo, è rimasto per mesi prigioniero in Libia finchè la famiglia non ha pagato per la sua liberazione: «Mi hanno chiuso in uno stabile rovente, senza aria condizionata, nè servizi – dice –. Se ti ammalavi, nessuno ti dava medicine o si curava di te. L’unica cosa a ci erano interessati erano i soldi. Molte donne che erano con noi sono state violentate».
Le più esposte agli abusi sono le donne. «Sono rimasta per tre mesi a Tripoli. Non ci sono parole per descrivere la mia vita laggiù. È il posto peggiore al mondo – ha testimoniato una donna eritrea salvata nel canale di Sicilia dalla nave Bourbon Argos di Msf –. Ci trattavano come animali. Hanno separato le donne dagli uomini e ogni giorno prendevano una di noi per soddisfare le loro voglie».
«Grecia, barconi affondati dagli uomini in divisa»
Nel corso del 2015 la maggior parte degli ingressi in Europa si è spostata sulla rotta orientale, tra Turchia e Grecia: sono 851,319 gli arrivi registrati tra il primo gennaio e il 31 dicembre.
Ad agosto e settembre sulle isole greche sono sbarcate in media quattromila persone al giorno. A ottobre sono diventate seimila . La traversata via mare tra Turchia e Grecia può durare dai 45 minuti a poche ore (molto meno di quella dalla Libia all’Italia, che varia dalle 30 alle 70 ore), dovrebbe quindi essere meno rischiosa.
Ma Medici senza frontiere denuncia l’assoluta mancanza di soccorsi e addirittura atti di sabotaggio.
«A luglio 2015 i nostri operatori a Lesbo e Kos sono stati avvicinati da rifugiati che hanno riferito storie preoccupanti di violenze in mare da parte di uomini mascherati che li hanno derubati o hanno buttato i loro averi in mare – si legge nel rapporto dell’associazione –. Alcuni hanno parlato di barche che si sono avvicinate ai gommoni e hanno tentato di affondarli con lunghe pertiche» .
Ecco cosa ha raccontato un siriano arrivato a Kos: «Siamo stati attaccati tra la Turchia e l’isola di Farmakonisi da tre uomini in uniforme a bordo di una grande barca grigia di metallo. I tre indossavano divise blue scure con una bandiera greca sulla spalla. Ci siamo avvicinati, abbiamo mostrato che c’erano i bambini, perchè ci aiutassero. Non dimenticherò mai quello che è successo: hanno usato un arpione per bucare la nostra imbarcazione a prua. Hanno fatto due fori e a bordo si è scatenato il panico. Ci volevano uccidere».
In altri casi le navi sarebbero state trainate di nuovo nelle acque turche.
Le autorità greche hanno sempre negato che la Guardia Costiera del Paese sia stata coinvolta in simili episodi.
«Ma noi abbiamo registrato a più riprese testimonianze di attacchi di violenza gratuita e disumana – dice il coordinatore delle operazioni sulla migrazione di Msf Stefano Argenziano –. Abbiamo chiesto alla Grecia di intervenire, ma a nostra conoscenza non ci sono state investigazioni avviate e concluse su questi fatti».
In generale Msf denuncia una pessima gestione degli arrivi: «In Grecia, non solo le autorità non hanno organizzato un sistema di accoglienza adeguato e umano, ma hanno anche impedito attivamente alle organizzazioni umanitarie di intervenire per coprire le lacune – sostiene il rapporto –. Negli ultimi mesi, le equipe di Msf a Kos, Lesbo e Leros hanno lottato senza tregua per ottenere l’autorizzazione a fornire assistenza umanitaria ai nuovi arrivati».
Msf denuncia carenze e inefficienze nell’accoglienza anche in Italia «dove l’arrivo di profughi e migranti viene trattato sempre con dinamiche emergenziali, nonostante sia un fenomeno ormai attestato» spiega Argenziano. Il mese scorso Msf ha deciso di lasciare il centro di prima accoglienza di Pozzallo, in Sicilia, perchè ha giudicato inaccettabili «sovraffollamento, scarsa informazione legale e scarsa tutela dei diritti» e le «condizioni precarie e poco dignitose in cui vengono accolti migranti e rifugiati appena sbarcati».
«Furti e arresti gratuiti nei Balcani»
L’ultimo fronte è quello dei Balcani: anche qui i profughi denunciano violenze sistematiche da parte delle forze dell’ordine: «Mi sono spostato dalla Grecia alla Macedonia ma sono stato arrestato 4 volte e riportato in Grecia – ha raccontato agli operatori di Msf un siriano trovato nella foresta di Bogovadja, in Serbia –. La polizia macedone mi ha preso tuti i soldi. Sulla strada per la Serbia sono stato fermato dalla mafia. Hanno preso tutto quello che avevo e mi hanno lasciato in una zona isolata. Ho chiesto aiuto alla polizia serba ma mi hanno messo in carcere per 10 giorni e poi mi hanno deportato in Macedonia. Sono tornato in Serbia e da lì ho continuato per l’Ungheria. Dove mi hanno arrestato, ammanettato e buttato in una cella senza acqua e cibo. Ero malato e avevo sete, ma quando ho chiesto dell’acqua, un poliziotto mi ha detto: “Piscio in un bicchiere e te lo faccio bere”».
Altrettanto dura la testimonianza di un iracheno incontrato da Msf in Serbia, poco oltre il confine con la Bulgaria: «Non posso credere che la Bulgaria sia un Paese dell’Unione europea . La polizia lì non è polizia, ma una mafia – ha denunciato–. Ci hanno preso i soldi e i cellulari. Ci hanno picchiato: anche le donne. Stavamo scappando dallo Stato Islamico: non sapevo che ci fosse uno Stato Islamico in Bulgaria», ha aggiunto.
Secondo Medici senza frontiere simili abusi sono soprattutto il frutto della chiusura delle frontiere: «Per questo chiediamo la creazione di vie sicure e legali per chi ha bisogno di chiudere protezione umanitaria – spiega Argenziano –. Deve essere possibile chiedere asilo nei Paesi di origine, ma anche in quelli di transito (come la Libia). Le attuali politiche restrittive dell’Unione europea aumentano solo sofferenze che potrebbero essere facilmente risparmiate».
Elena Tebano
(da “il Corriere della Sera“)
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Gennaio 20th, 2016 Riccardo Fucile
L’ANTICIPAZIONE DEL FINANCIAL TIMES: I RESPONSABILI DELL’ASILO SARANNO I PAESI DEL NORD
L’Europa si prepara a rivoluzionare la normativa sull’asilo contenuta nel Trattato di Dublino, cancellando la regola che impone ai profughi di chiedere rifugio nel primo Paese europeo raggiunto.
L’Italia ha sempre definito quest’obbligo una ingiustizia nei confronti dei paesi che si affacciano al Mediterraneo, i primi a dover accogliere e identificare i richiedenti asilo.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, la Commissione europea proporrà a marzo una bozza di cambiamento radicale che stravolgerà per sempre la politica europea sull’asilo, consegnando l’onere maggiore ai paesi più ricchi dell’Europa settentrionale.
“La mossa potrebbe obbligare Stati membri come la Gran Bretagna ad accogliere un numero maggiore di rifugiati, poichè risulterebbe più difficile respingerli verso i Paesi confinanti”, scrive il quotidiano finanziario.
“Potrebbe anche aumentare la pressione nei confronti dei governi europei affinchè sostengano un sistema di quote e una normativa sull’asilo comunitaria per poter suddividere il carico di profughi in tutta l’Unione”.
Per Bruxelles si tratta di una corsa contro il tempo, anche per salvare Schengen. Martedì il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha dichiarato in allarme che l’Europa “ha solo due mesi di tempo per riprendere il controllo” della situazione altrimenti si manifesteranno “conseguenze gravi”.
A rischio ci sono infatti le frontiere e la libera circolazione. Nei giorni scorsi anche l’Austria ha sospeso Schengen e il litigio sui controlli ai confini è ormai infinito.
Il cambiamento della normativa sull’asilo deve fare fronte anche al fallimento completo della politica delle “relocation” dei profughi dall’Italia e dalla Grecia verso altri paesi europei: dovevano essere spostate 160mila persone, finora hanno trovato posto soltanto 322 richiedenti asilo.
(da agenzie)
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Gennaio 20th, 2016 Riccardo Fucile
“PER IL DIRETTORIO NON C’ERANO MOTIVAZIONI PER LA SUA ESPULSIONE”
«A novembre durante il rimpasto, De Robbio cerca di impormi la scelta degli assessori nuovi, poi vengo convocata dall’antimafia e inizio a capire che c’era un disegno che non avevo capito. Per lo stadio ero io che aprivo e chiudevo la struttura, non avendo ceduto ai condizionamenti». Lo ha detto la sindaco di Quarto Rosa Capuozzo, parlando di fronte alla Commssione Antimafia.
«Sulla questione stadio – ha aggiunto – mi rendo conto che la vicenda è grave, io avevo percepito delle pressioni ma non capivo se fossero politiche o no. Io ero isolata, anche a detta di altri consiglieri, ma ho ritenuto di seguire la mia strada», ha aggiunto Capuozzo.
«Io non mi sentivo però minacciata, consideravo De Robbio esibizionista e guascone. Cercava di prevaricare e si appoggiava all’ex candidato sindaco. Ma ero contraria al fatto che il sindaco incontrasse imprenditori privati per lo stadio. A luglio chiesi la sua espulsione ma nella riunione con Fico questo non avvenne».
“Per il direttorio non c’erano motivazioni per l’espulsione”, ha aggiunto.
In novembre il sindaco ha detto di aver richiesto nuovamente l’espulsione “vengo ascoltata ma non viene fatta”.
(da agenzie)
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