Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
LA CONSULENZA DA 100.000 EURO AL FRATELLO DI UNA CONSIGLIERA COMUNALE DEL PD… DA RESPONSABILE DEL CENTRALINO DEL 115 DI ASCOLI ALL’ANALISI DI 8 STRUTTURE SANITARIE
La piccola storia italiana dentro la più grande storia del terremoto avviene molto prima della scossa del 24 agosto, ad Ascoli.
Un geometra incaricato dall’Asl di verificare i rischi sismici in 8 ospedali della provincia. Una consulenza da 100mila euro per 4 anni.
Secondo i magistrati, un “palese ed evidente trattamento di favore“. Senza gare, selezioni, concorsi.
Ci sono 4 imputati per abuso d’ufficio, gli amministratori dell’azienda sanitaria, anche se il processo vede da vicino la prescrizione.
Il geometra, nel frattempo diventato architetto, si chiama Stanislao Acciarri e ora è sotto inchiesta alla Corte dei Conti.
Il perchè del favoritismo? I magistrati nelle carte — rivelate da Tiscali — non lo dicono. Lo ammette, invece, senza problemi, il diretto interessato, Acciarri, intervistato da Repubblica.
Lei, chiede il cronista, ha ottenuto quel lavoro a tempo determinato per l’Asur marchigiana grazie a sua sorella?
“E’ andata così, inutile negarlo. Monica gravitava nella sanità delle Marche, mi ha segnalato la possibilità , ho fatto il colloquio e mi hanno preso. Senza di lei non avrei mai ottenuto quel posto, ma non ho rubato nulla. La selezione non prevedeva concorso, un colloquio e basta”.
Monica Acciarri, la sorella, attualmente è consigliera comunale del Pd ad Ascoli, in passato è stata candidata — ma non eletta — alle Regionali e soprattutto è dipendente della segreteria dell’assessore regionale alla Sanità .
I due fratelli, intervistati oggi da Corriere e Repubblica, forniscono versioni diverse della vicenda.
Acciarri, intanto, precisa che non si trattava della valutazione dei rischi antisismici: “Sono stato chiamato a fare una mappatura delle strutture che rispettavano le norme antincendio — dice — Vie di fuga, estintori. Un normale lavoro da vigile del fuoco coordinatore”.
Certo, “l’ambulatorio di Acquasanta e quello di Amandola so che hanno avuto danni: ma con la prevenzione da terremoto non c’entro nulla, ho solo controllato l’antincendio”.
Secondo lui tutta la vicenda è esplosa per “una faida interna al Pd di Ascoli per far fuori mia sorella”, “la denuncia è partita dal suo primo avversario”.
Ma la sorella, Acciarri, nega che lei abbia avuto un ruolo nell’affidamento della consulenza al fratello. “Ha risposto a un bando della Regione. Cercavano dei geometri e ha fatto richiesta. Fra le altre cose percependo il medesimo stipendio di vigile del fuoco. Nè un euro in più nè un euro in meno”.
I magistrati pensano cose molto diverse di questa storia.
Il progetto dell’Asl, racconta Tiscali, era finanziato dal ministero della Salute e prevedeva l’assunzione a tempo determinato di “personale tecnico qualificato” per “rilievi, prove su materiali ed analisi complesse” sulla vulnerabilità sismica delle strutture.
Secondo la ricostruzione dei pm Stanislao Acciarri veniva assunto dall’Asl delle Marche “su sua semplice richiesta e al di fuori di una qualsiasi procedura comparativa”.
Il contratto valeva per “compiti specifici altamente qualificati e tecnicamente specializzati un soggetto del tutto privo di una corrispondente qualificazione professionale mentre parallelamente la stessa unità sanitaria locale svolgeva bandi di gara per reperire figure professionali esterne (realmente) qualificate relativamente al rischio sismico; possedeva personale e strutture tecniche per svolgere attività quantomeno preparatorie e collaterali alla valutazione del rischio sismico”
I compiti di Acciarri erano molti e diversi: “Verifiche tecniche inerenti la vulnerabilità sismica delle strutture ospedaliere, recupero e/o ricerca del progetto strutturale e dei dati utilizzati per il calcolo-fasi dei lavori comprensive delle valutazioni dei D.L. e del certificato di collaudo; approvazione degli enti competenti; individuazione di eventuali modifiche strutturali successive alla costruzione e relative autorizzazioni; predisposizione di elaborati grafici di dettaglio dell’edificio, compresi i dettagli esecutivi e delle tipologie costruttive degli elementi strutturali; mappatura certificazioni VV.F. edifici sanitari di proprietà ASUR; sopralluoghi con valutazione dello stato attuale di rischio incendio sulle strutture sanitarie; indicazione di massima degli interventi da effettuare…”.
Acciarri all’epoca della consulenza era responsabile della sala operativa del 115 di quella zona. E’ un compito delicato: nel più breve tempo bisogna saper raccogliere le informazioni più importanti, prendere decisioni, mobilitare persone e mezzi.
Ma non significa che una figura così sia in grado di condurre un’analisi così complessa come la valutazione di rischio sismico su 8 strutture ospedaliere e ambulatoriali.
Per il pm Umberto Monti, peraltro, è evidente che non c’è mai stata anche solo una “mera interlocuzione” nei primi due anni di consulenza tra Acciarri e l’azienda sanitaria e non risultano controlli o verifiche in campo antisismico.
Non esistono relazioni, analisi, sopralluoghi, lettere.
Ciononostante, continua il magistrato, il direttore generale gli rinnova l’incarico per altri due anni con gli stessi compiti e con le “medesime vantaggiose modalità previste dal contratto”.
E cioè: “Assenza di badge, assenza di fogli di presenza da firmare, assenza di qualsiasi controllo sull’orario di lavoro, nessun obbligo di presenza in ufficio, sostanziale assenza di qualsiasi controllo sulla attività svolta e sui risultati della stessa”.
Attualmente Acciarri, il cui mandato è finalmente terminato, è responsabile della manutenzione interna del comando di Ascoli Piceno, si è laureato come architetto, ha anche uno studio dove progetta e disegno per — dice lui — “arrotondare”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
LA PROTESTA DELLE ASSOCIAZIONI CONTRO LA CESSIONE DEL GIARDINO PAPADOPOLI
Il parco giochi dei bambini off-limits due mesi all’anno per consentire party vip e ricevimenti: è l’accusa
che l’associazione civica «Gruppo25aprile» muove al Comune, reo di aver ceduto il Giardino Papadopoli a un hotel di una prestigiosa catena internazionale.
Una vendita che potrebbe finire sul tavolo di Raffaele Cantone, a cui i cittadini stanno pensando di rivolgersi per ottenere rassicurazioni sul rispetto dei diritti della comunità locale.
Nel mirino non tanto la cessione della «Casa del custode» — un immobile abbandonato da anni, venduto per mezzo milione di euro, che sarà utilizzato per attività ricettive -, ma il contestuale affidamento della concessione e della manutenzione dell’annesso parco: operazione che si è consumata, con tempi da record, nel mese di agosto.
«Le condizioni sono oltremodo penalizzanti per i residenti e per i turisti che lo utilizzano per pause di relax durante la visita della città , essendo il primo parco che si incontra per chi arriva a Venezia», sostiene Nicola Tognon, portavoce del «Gruppo25aprile».
Nel capitolato si legge che l’albergo potrà disporre «dell’esclusività dell’area per dodici eventi l’anno, di particolare pregio e interesse per la città ».
«La traduzione è semplice – incalzano i cittadini -: per quasi due mesi all’anno, sicuramente quelli di maggior frequentazione dei Giardini da parte di famiglie e turisti, quella zona non sarà a disposizione della gente. Una decisione assurda, che avrà effetti sui dieci anni di validità dell’accordo, contro cui ci batteremo perchè il parco rappresenta un patrimonio di tutti».
Lorenzo Padovan
(da “La Stampa“)
argomento: denuncia | Commenta »
Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
PROGETTO DA 120 MILIONI DEL COMUNE DI NAPOLI, FINANZIATO CON FONDI GOVERNATIVI
Simbolo del degrado e della malavita napoletana, ma ancora per poco. Tre delle “vele” di Scampia, i palazzi divenuti celebri in tutto il mondo dopo Gomorra la serie, saranno abbattute.
La quarta sarà trasformata, nei prossimi anni, in un comprensorio di uffici pubblici e nel frattempo ospiterà alcuni nuclei familiari.
Lo ha deciso la Giunta comunale di Napoli, approvando una delibera che prevede un progetto di riqualificazione urbana, per cui il Comune chiede al governo di iniziare a sbloccare parte dei 120 milioni di euro previsti per il capoluogo campano, previsti dalla legge 208 del 2016 per la rigenerazione delle aree urbane degradate.
Demolizione immediata per le vele A, C, D quindi e lavori di ristrutturazione per la vela B, nel piano del Sindaco Luigi De Magistris. E’ lui il primo firmatario di “Restart Scampia, da margine urbano a centro dell’area metropolitana”, il progetto per il capoluogo.
Nella vela che rimarrà in piedi il sindaco vorrebbe addirittura piazzarci la nuova sede della città metropolitana di Napoli.
Ora però serve sbloccare i fondi del governo.
Secondo quanto riporta il Mattino, della questione si starebbe occupando Matteo Renzi in prima persona e negli uffici del comune partenopeo, in contatto con quelli romani, trapelerebbe ottimismo sulla celerità con cui i fondi saranno resi disponibili.
Napoli si candida quindi ad accedere a quel “Bando per progetti di riqualificazione urbana e sicurezza delle periferie delle Città metropolitane e dei comuni capoluoghi di provincia”, per cui il governo prevede 18 milioni di euro da utilizzare nel capoluogo e 40 milioni per i comuni della città metropolitana.
A questi si aggiungono i circa 9 milioni di euro già stanziati dall’amministrazione comunale per il progetto di riqualificazione presentato sul lotto M, nell’ambito del Pon Metro.
Tale progetto ricade tra quelli finanziabili all’interno del Piano urbanistico attuativo, che prevede della premialità per i piani cofinanziati con programmi europei, nazionali o regionali.
Solo per l’abbattimento delle tre vele servono 4,3 milioni e per la ristrutturazione della terza ce ne vorranno 15.
Il Comune partenopeo si legge in una nota, intende “realizzare un significativo innalzamento della qualità della vita e della condizione abitativa di coloro che vivono nell’area di Scampia”: riqualificazione ambientale e funzionale di alcune scuole, interventi di miglioramento e riqualificazione delle vie di accesso, installazione di dispositivi di controllo elettronico della velocità e di monitoraggio traffico e la riqualificazione degli svincoli dell’Asse mediano.
Le Vele sono quindi state individuate come elemento di cerniera con i comuni limitrofi. Al loro posto e all’interno di quella che resterà in piedi saranno localizzare alcune funzioni privilegiate nonchè nuove funzioni, a carattere urbano e metropolitano.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Napoli | Commenta »
Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
CONTATTI CON MALAGO’ SULLE OLIMPIADI A ROMA, LA SINDACO HA PAURA DEL REFERENDUM TRA I ROMANI, MARONI FA FINTA DI CANDIDARE MILANO
Se c’è ancora una speranza per le Olimpiadi a Roma è grazia a una triangolazione tra Andrea Malagò,
Virginia Raggi e Luigi Di Maio.
Protagonisti istituzionali di una trattativa che sembra lasciare più spiragli di quelli che ci si immagina a sentire i giudizi grillini sui Giochi.
Il presidente del Coni ha chiesto a Raggi tempo fino a settembre. La sindaca vuole rispettare il timing e di fronte agli atleti paralimpici in partenza per Rio, accolti in Campidoglio, ribadisce che darà una risposta definitiva solo dopo l’incontro con Malagò.
Il presidente del Coni nel frattempo ha sentito via telefono il vicepresidente della Camera Di Maio, considerato la sponda più dialogante del Movimento e la voce più ascoltata dalla sindaca di Roma.
Il no alle Olimpiadi non è scalfito nel granito, anche all’interno del M5S. Anzi. Qualche dubbio comincia a insinuarsi tra i vertici pentastellati.
Sia chiaro: Beppe Grillo e il direttorio sono contrari. Raggi, sulla carta, pure. Ma sia lei, sia Di Maio sono consapevoli che la partita non sarà così semplice. Per una serie di motivi che il Coni è pronto a elencare alla sindaca, quando la tenterà con quella offerta «irrinunciabile» che Raggi si è detta pronta a ricevere.
La prospettiva di Di Maio è la stessa, attendere e dare la parola a Malagò.
Senza far precipitare le cose con un «no» netto, come chiedono dalla base e come vorrebbe il resto del direttorio a partire da Carla Ruocco e Alessandro Di Battista.
Il Coni è pronto a impacchettare una proposta che farà leva sui soldi, sgraverà il Campidoglio dalle spese e aiuterà il risanamento di molti impianti e aree urbane della città .
Parliamo di 1,6 miliardi che arriveranno dal Cio e oltre 3 dal governo.
«A quel punto perchè Raggi dovrebbe dire di no?» è il ragionamento che fanno al Coni. Intanto, Palazzo Chigi non esclude come exit strategy di inviare comunque la documentazione per la candidatura entro il 7 ottobre, di fatto aggirando il Campidoglio.
Esclusa invece la possibilità di sostituire Roma con Milano, nonostante il governatore lombardo Roberto Maroni l’abbia rilanciato con un referendum. Sia il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sia il Coni fanno sapere che è impossibile.
Ma il supplemento di riflessione della sindaca è motivato anche da un’altra ragione economica.
Approvato il bando delle periferie, ora, dopo attenta valutazione dei progetti, devono arrivare i soldi dal governo . «Sono sicura che saranno imparziali» ha risposto a chi le chiedeva se temesse che da Chigi avrebbero vincolato le risorse al sì alle Olimpiadi. Di certo nel pacchetto offerto ai 5 Stelle ci dovrebbero essere rassicurazioni sui nomi meno graditi ai grillini, tra quelli coinvolti sia nel comitato promotore sia tra gli imprenditori interessati.
«Virginia devi dire di no, altrimenti aiuterai Caltagirone» l’hanno incalzata gli attivisti l’altro ieri durante la festa del Fatto. E quello del costruttore romano è uno dei nomi su cui il Movimento ha posto il veto.
Ma nelle chat dei militanti che più sospettano dei tentennamenti di Raggi, è anche rispuntato il tema del referendum sulle Olimpiadi, a suo tempo evocato da Malagò ma sostenuto davvero solo dai Radicali italiani che ora accusano la sindaca di tradire i principi di democrazia partecipata del M5S, lo stesso partito che aveva esultato per la parola al popolo data da Alexis Tsipras in Grecia e con la Brexit a Londra.
«Adesso capiamo perchè Raggi non ha mai risposto alle nostre lettere ufficiali» racconta il segretario radicale Riccardo Magi che svela la missiva datata 28 luglio 2016, nelle quali poneva la questione della mancanza di autenticatori, e le chiedeva «di attivarsi per permettere ai cittadini di firmare il referendum».
Ma da Raggi, contraria alla consultazione, silenzio assoluto.
Ilario Lombardo
(da “La Stampa”)
argomento: olimpiadi | Commenta »
Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
APERTO UN FASCICOLO ANAC SUL VICESINDACO CHE CURO’ DECINE DI INTERVENTI COME RESPONSABILE DEI LAVORI
La scuola Capranica di Amatrice, ristrutturata sì, ma non per il rafforzamento anti-sismico.
E, anzi, indicata come punto di accoglienza del piano di protezione civile, così come l’hotel Roma, venuto giù.
E poi il campanile di Accumoli, ma anche la Torre Civica e la caserma dei carabinieri. Il lavoro dei magistrati sui crolli del terremoto si annuncia lungo, complicato e più ampio di quanto si possa immaginare.
Ci sono le storie note (la scuola e il campanile) e quelle meno note.
Il Corriere della Sera e il Messaggero pubblicano, per esempio, il contenuto di un documento che presenta le irregolarità compiute nella ristrutturazione degli edifici pubblici nei due paesi della Provincia di Rieti dopo il sisma che nel 1997 colpì in particolare l’Umbria, ma ebbe effetti anche nel Lazio e nelle Marche.
La relazione mette in fila 21 appalti assegnati per la messa a norma, indicando interventi, ditte, progettisti. Investimento totale 2 milioni e 300mila euro totali.
Ma la Procura di Rieti è pronta ad acquisire documentazione su circa cento edifici, tra pubblici e privati.
E l’attenzione comincia a concentrarsi su alcune figure, in particolare.
Intanto sul vicesindaco di Amatrice, Gianluca Carloni: il braccio destro del sindaco Sergio Pirozzi, geometra, ha curato decine di interventi soprattutto ad Accumoli.
Su Carloni, scrive il Corriere, c’è già un fascicolo aperto dall’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.
Nonostante gli interventi del post-sisma 1997, però, alcuni edifici sono stati demoliti dal terremoto.
Il sospetto dei pm, già ora, è che i certificati di collaudo fossero falsificati.
Una questione che sconfina dal Lazio fino alle Marche: ad Arquata del Tronto sono stati dichiarati inagibili l’ufficio delle poste, la scuola, il Comune, la caserma dei carabinieri. Dovranno essere demoliti, nonostante fossero stati certificati come a norma.
Tre casi simbolici riportati da Repubblica, Corriere e Messaggero.
Il primo, la Torre Civica medievale di Accumoli. Spesa per i lavori: 90mila euro. Ditta: Giuseppe Franceschini. Il responsabile del procedimento è lo stesso che ha seguito anche i lavori sul campanile della chiesa di San Francesco, che poi è crollato su una casa, dove sono morti padre, madre e due figli.
La Torre Civica, invece, è fortemente lesionata, mentre il resto della struttura è franato.
Secondo caso, la caserma dei carabinieri, sempre ad Accumoli. Dopo il sisma del 1997 si decidono lavori da 150mila euro. Ditta: Impretekna. Le carte dicono che i lavori sono andati a buon fine. Invece il comandante della caserma si è salvato solo per un caso.
Terzo caso, il campanile di Accumoli quello che ha ucciso la famiglia Tuccio: Andrea, 35 anni, Graziella, 32 anni, Stefano, 7 anni, Riccardo, 8 mesi.
Spiega ancora il Corriere che i lavori erano inseriti in un piano di riqualificazione che coinvolgeva molte altre chiese e parrocchie della zona.
Ma i soldi per il campanile furono usati per la chiesa. E non per la messa in sicurezza sotto il profilo antisismico. Furono eseguiti anche due collaudi, dove non erano emerse criticità , almeno ufficialmente.
Per questi e altri casi, quindi, dopo l’acquisizione di una quantità notevole di documentazione, ci sarà la fila dei tecnici in direzione della Procura: verranno interrogati architetti, geometri, ingegneri, responsabili dei lavori.
La questione non si limita alle strutture pubbliche: il Corriere della Sera e il Messaggero raccontano di “numerose segnalazioni” arrivate ai vigili del fuoco e ai carabinieri di cittadini che avevano ricevuto — al momento dell’acquisto — anche la certificazione sulla messa in sicurezza rispetto al rischio sismico.
La procura di Rieti lavorerà a tutto campo, assicura il capo Giuseppe Saieva, con “accertamenti sulle aziende che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione dopo i terremoti passati per capire chi e come ha lavorato”, ma con fari accesi anche sui privati.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: terremoto | Commenta »
Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
DAI PONTI NON RISTRUTURATI AGLI STANZIAMENTI DEVIATI: ECCO COME SONO STATE SPRECATE RISORSE
Due terremoti, quello dell’Umbria nel 1997 e quello dell’Aquila nel 2009, hanno fatto piovere sul
territorio della provincia di Rieti 84 milioni di euro di fondi per la ricostruzione.
Negli anni se ne sono aggiunti altri, di milioni. Della Regione, dello Stato, della Chiesa.
Sette giorni fa, però, un altro sisma ha sollevato una verità che era sotto gli occhi di tutti: parte di quel denaro non è stato ancora speso, o è stato speso male, o, ancora, non è stato utilizzato per rendere gli edifici sicuri. E le rovine di Amatrice e Accumoli sono lì a testimoniarlo.
Sei ponti in cerca di autore.
Prendiamo i ponti. Due fondamentali vie di accesso ad Amatrice, la strada provinciale 20 e la statale 260, sono interrotte dal 24 agosto perchè si sono danneggiati i ponti “Rosa” e quello di “Tre Occhi”.
Che ne è dei 611.000 euro che la Regione ha erogato nel 2014 “per interventi di mitigazione del rischio sismico” di sei ponti tra cui il “Rosa”? Rimasti nel cassetto.
La provincia di Rieti non ha più un soldo in bilancio, e non riesce a trovare i 175mila euro della sua quota parte dell’intervento progettato. Dunque non può utilizzare i 611mila della Regione perchè non ha i suoi 175mila da spendere.
Il presidente della giunta Giuseppe Rinaldi, temendo di perdere i fondi, è stato costretto a inviare una lettera alla direzione regionale, nella quale spiega che “l’amministrazione intende confermare il proprio impegno al cofinanziamento”, ma che per farlo dovrà “alienare immobili”. Insomma, per aggiustare un ponte coi fondi del terremoto la provincia di Rieti si deve vendere un palazzo.
Il campanile killer.
Dopo il sisma del 1997, il Genio civile individuò sul territorio reatino 300 interventi di ricostruzione e miglioramento sismico per un totale di 79 milioni di euro messi a disposizione dallo Stato.
Tra Accumoli e Amatrice c’erano 11 immobili e 10 chiese da sistemare. Prendiamone una diventata tragicamente famosa: il complesso parrocchiale San Pietro e Lorenzo ad Accumoli.
È la chiesa con accanto un campanile costruito sopra il tetto di una casa: la notte del 24 agosto, quella torre campanaria di sassi, crollando, ha ucciso la famiglia Tuccio che abitava lì sotto, padre, madre e due bambini.
Una grossa fetta dei fondi per gli edifici religiosi è stata gestita direttamente dalla Curia di Rieti, attraverso un ufficio tecnico creato ad hoc presso la diocesi, che ha predisposto le gare di affidamento.
Il geometra che ha seguito tutte le pratiche si chiama Mario Buzzi, e adesso è in pensione.
“Per il campanile non c’è stato mai alcun finanziamento specifico nè alcun lavoro di ristrutturazione”, spiega a Repubblica . Aggiungendo: “Non è vero che sono stati dirottati soldi per il miglioramento sismico dal campanile alla chiesa”.
La chiesa di Accumoli.
E però nella lista delle opere finanziate del post-sisma 97 il nome della chiesa di San Pietro e Lorenzo, c’è.
“Intervento sul complesso parrocchiale da 116mila euro”. Si tratta del rifacimento del tetto di 200 mq della chiesa accanto al campanile, la cui gara d’appalto è stata vinta nel 2008 dalla Steta di Stefano Cricchi, uno dei figli di Carlo Cricchi, l’imprenditore reatino che si è aggiudicato commesse anche a L’Aquila.
Per i lavori in Abruzzo, l’altro figlio, architetto, è sotto inchiesta per tangenti. “Chiariremo tutto, la nostra azienda non c’entra”.
Oggi Cricchi senior, cavaliere del lavoro, ha di che lamentarsi: “Noi non abbiamo fatto niente su quel campanile”. Seduto al tavolo nel salotto della sua ditta, mostra disegni e capitolati.
“Ci arrivano minacce di morte su Facebook e via mail perchè tutti ormai credono che siamo stati noi a ristrutturarlo, ma non è vero”.
L’appalto per “riparazione e miglioramento sismico” della chiesa valeva 75mila euro (il resto, 41 mila euro, era per la progettazione). Steta lo vince con un ribasso del 16 per cento, dunque 59mila euro.
Nel capitolato si scopre una cifra sorprendente: “Per il miglioramento antisismico c’erano appena 509 euro”, spiega Cricchi. “Il progetto imponeva di inserire nella muratura 33 euro di ferro, praticamente una sola barra, e di fare alcuni fori da riempire non con il cemento, ma con la calce”.
Il grande equivoco.
Eccolo il grande equivoco della ricostruzione dopo ogni disastro. La confusione tra il “miglioramento sismico” (piccoli interventi che non modificano sostanzialmente la stabilità dell’immobile) e l'”adeguamento”, molto più costoso.
Quasi tutto ciò che è stato fatto coi fondi dei terremoti, per forza maggiore scarsi e non sufficienti a coprire ogni spesa possibile, è miglioramento: i 200mila euro investiti nella scuola Capranica, in parte crollata; i 250mila euro messi nella Chiesa Santa Maria Liberatrice, inagibile; i 400mila del Teatro all’inizio del corso principale di Amatrice, distrutto; i 90mila della Torre Civica di Accumoli, lesionata; i 260mila euro della Chiesa di Sant’Angelo, venuta giù due settimane dopo l’inaugurazione.
Fabio Melilli, deputato del Pd, è stato dal 2006 al 2010 il sub-commissario di Rieti per il terremoto dell’Umbria: “Quando mi sono insediato, era stato ultimato appena il 20 per cento dei lavori, nonostante fossero passati quasi dieci anni dal sisma”.
La normativa era fatta male: lo stesso progetto doveva superare due volte lo stesso esame. “Per dare il via alla gara di appalto – ricorda Melilli – servivano le autorizzazioni del Genio civile, del comune, della Soprintendenza. Una volta avute, il progetto andava in commissione dove c’erano gli stessi rappresentanti del Genio civile, del Comune, della Soprintendenza. Si perdeva un sacco di tempo”.
Tant’è che dei 5 milioni arrivati dopo L’Aquila, ne sono stati spesi appena tre.
Il denaro immaginario.
Una coperta quasi sempre corta. Si tira da una parte, ci si scopre dall’altra. Per il consolidamento del municipio di Amatrice c’erano 800mila euro, ma l’amministrazione guidata da Sergio Pirozzi ha deciso di spostarli sull’istituto alberghiero.
Questo è rimasto in piedi, il municipio è franato. Coperta corta, che a volte si sfalda nelle mani di chi la vorrebbe usare. L’ospedale “Francesco Grifoni” da sette anni attendeva un intervento “urgente” di messa in sicurezza. I soldi, 2,2 milioni di euro, vengono pescati dal fondo per l’edilizia scolastica.
Si è fatta anche la gara di appalto, vinta dal Consorzio cooperative costruzioni. Ma quel denaro, hanno scoperto i dirigenti della Asl di Rieti quando tutta la procedura era ormai avviata, esisteva solo sulla carta. Il fondo statale, per il Lazio, si era prosciugato.
(da “La Repubblica“)
argomento: terremoto | Commenta »
Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
GIA’ IN ESTATE AUMENTI AUTOMATICI… L’IRA DEI CONSUMATORI
Per capire cosa è successo, occorre fare un passo indietro: in aprile la Ue ha abbattuto i costi del roaming, vale a dire quell’extra-costo che si paga per l’utilizzo (telefonate, sms, Internet) del telefono all’estero.
Nel giugno del 2017 questo extra-costo sarà completamente azzerato. Nonostante la decisione della Ue di abbassare questa spesa, alcune compagnie (Tim/Telecom, Wind, H3G) non si sono adeguate e l’Agcom, l’autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, il 12 agosto è intervenuta avviando un procedimento sanzionatorio verso queste tre compagnie.
Nel frattempo, sono spuntate tutta una serie di nuove spese che prima non c’erano e che hanno indispettito molti italiani in ferie all’estero.
Alcuni operatori hanno, infatti, attivato ai loro clienti, automaticamente e senza previo consenso, dei piani tariffari flat per i servizi in roaming.
La sorpresa è scattata in vacanza, una volta varcato il confine, dove è più difficile cercare di capire bene quel che sta succedendo al proprio conto telefonico. Anche più difficile è disattivare le novità introdotte dalle compagnie.
Tim/Telecom, per esempio ha introdotto (e cancellato poi a luglio, su diffida dell’Agcom) la sua nuova tariffa base per l’estero (Roaming Europa Daily Basic) che faceva pagare 3 euro in automatico al primo utilizzo del telefono durante la giornata (quindi alla prima telefonata o sms ricevuti o inviati).
Wind ha adottato una strategia simile con una tariffa che offre un pacchetto base per navigare e telefonare fuori dall’Italia. Costa 2 euro al giorno e scatta al primo evento in automatico.
La società spiega che i 2 euro sono assolutamente competitivi e che un sms specifico ricorda all’utente che può scegliere la tariffa a consumo senza pagare i due euro.
La tendenza è di cercare nuovi introiti.
«Con la cancellazione del roaming, le compagnie che si sono viste tagliare una fetta importante dei propri guadagni — dice l’avvocato Franco Conte, responsabile settore energia e utenze di Confconsumatori -. Hanno pensato bene di compensare le perdite con nuove tariffe flat senza che ci fosse una richiesta specifica da parte degli utenti».
Non è il solo passo delle compagnie verso telefoni più cari. Alcuni piani, anche nella telefonia fissa, sono stati rimodulati verso l’alto.
Dal 1° agosto, per esempio, alcuni abbonamenti Tim/Telecom sono stati rincarati («Internet senza limiti» nella formula di 36,60 euro, costerà 39,90 euro, quello con tariffa di 24,90 euro passerà a 25,90 euro). Alcune tariffe a pagamento per famiglie di Wind (Noi Tutti nelle sue varie declinazioni) sono aumentate o stanno per aumentare di 1 euro.
Altre novità sono in arrivo: da ieri, H3G ha introdotto il 4G a pagamento. La rete superveloce di ultima generazione per navigare in Internet costerà 1 euro ogni 30 giorni.
Vodafone, dal 18 settembre farà pagare i servizi 414 per richiedere l’ammontare del credito residuo (si pagherà in base al proprio piano tariffario, il costo varia a seconda del contratto).
Il 404, che in automatico mandava il dato sul credito residuo dell’utente, invece non esisterà più. Su questo punto, la compagnia telefonica ci tiene a spiegare che «la scelta coincide con un sempre maggiore investimento nei canali di interazione digitale con i clienti, come la app My Vodafone, che consente di verificare in modo gratuito il proprio credito telefonico, inclusi i contatori di minuti, sms e giga».
Di contro le associazioni di consumatori sono in allarme: negli ultimi anni, i rincari introdotti da un operatore sono subito stati applicati a ruota anche dalle altre società telefoniche. «Molto probabilmente, ai rincari appena partiti seguiranno altri aumenti ancora da parte di altre società – dice Conte -. E’ già successo nel passato, per esempio con i servizi di richiamata. Erano gratuiti e dopo che uno degli operatori sul mercato ha fatto il primo passo e li ha aumentati, altri si sono subito mossi allo stesso modo».
Sandra Riccio
(da “La Stampa”)
argomento: denuncia | Commenta »
Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
PRESTITI CON TASSI FINO AL 30% MENSILE… IN CARCERE ANCHE L’EX PALERMO E PARMA CHE LO SCORSO ANNO HA GIOCATO NEL CROTONE
Utilizzavano i capitali della ‘ndrangheta per dare prestiti a tassi del 30 per cento mensile. Usura e
estorsione aggravata sono le accuse contestate a 14 persone arrestate dal Ros dei carabinieri.
L’organizzazione è, secondo gli investigatori, un’emanazione delle cosche Cicero-Lanzino e Rango-Zingari, cioè quelle che hanno il controllo di Cosenza. Tra i 14 arrestati c’è anche Francesco Modesto, ex calciatore professionista che ha giocato in molte squadre di serie A e B come Palermo, Reggina, Genoa, Bologna, Parma, Crotone.
Proprio nella città calabrese ha chiuso la sua carriera, contribuendo però alla promozione in serie A della squadra. Attualmente Modesto è svincolato.
Altri dettagli sull’inchiesta saranno forniti nelle prossime ore dalla Procura di Catanzaro e dai carabinieri territoriali e del Ros.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Agosto 29th, 2016 Riccardo Fucile
PER SCREDITARE “REPUBBLICA” E I PROFUGHI CHE AIUTANO I TERREMOTATI, AVEVA FATTO GIRARE UN FOTOMONTAGGIO DELLA TESTATA CON UNA FOTO SBAGLIATA
Stavolta è stato beccato, la notizia la anticipa “la Stampa”.
Ora vediamo se Salvini ha le palle di espellerlo con ignominia o no. Parliamo dell’autore del fake che riguarda gli immigrati che hanno preso parte come volontari alle operazioni di soccorso.
Il finto post contiene un’immagine, palesemente falsa, che risale al terremoto di Haiti. Lo screenshot è stato lanciato da Tristano Quaglia, candidato alle scorse elezioni comunali di Roma con la lista Noi con Salvini. 
Quest’ultimo ha rimosso il post dopo che alcuni utenti hanno fatto notare che lo screenshot era un falso ma sull’account Twitter di Quaglia campeggia ancora con tanto di “vergogna, fate schifo” rivolto ai colleghi de la Repubblica, accusati erroneamente di aver diffuso una finta foto.
Per i tecnici non vi sono dubbi: chi ha condiviso lo screenshot è il primo ad averlo pubblicato, dal momento che l’immagine non ha altre occorrenze.
La tecnica è quella di invertarsi un errore della stampa di informazione per poi far girare la notizia e screditare la testata “nemica”.
Un sistema squallido di fare politica che ora ha un nome e cognome e un partito di riferimento, via giudiziaria a parte che farà il suo corso.
(da “La Stampa” e agenzie)
argomento: Razzismo | Commenta »