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MACRON: “NON PRENDO LEZIONI DAI SALOTTI PARIGINI, SE NON CAPITE CHE HO VOLUTO INVITARE I MIEI COLLABORATORI PER RINGRAZIARLI NON AVETE COMPRESO NULLA DELLA VITA”

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

NON TROVANO DI MEGLIO CHE CRITICARLO PERCHE’ HA FESTEGGIATO IN UNA BRASSERIE STORICA DI MONTPARNASSE IL PASSAGGIO AL SECONDO TURNO

Neanche il tempo di festeggiare e parte già  la prima polemica su Emmanuel Macron, vincitore del primo turno delle presidenziali francesi e grande favorito per il ballottaggio contro Marine Le Pen che il 7 maggio deciderà  il prossimo inquilino dell’Eliseo.
Ha festeggiato in una brasserie storica di Montparnasse, “La Rotonde”. Fotografato a tavola con assistenti, segretarie e addetti alla sicurezza, ma anche con Jacques Attali, Bernard-Henry Levi e altri amici Vip, Emmanuel Macron è stato subito paragonato a Nicolas Sarkozy e alla presidenza che fu definita “bling-bling” (ricchezza ostentata e paillettes).
Un giornalista di Libèration ha sostenuto di aver visto al tavolo anche Dominique Strauss-Kahn, notizia immediatamente smentita.
Secca la replica di Macron a chi paragona la sua serata a quella di Sarkozy al ristorante “Le Fouquet’s” sugli Champs-Elysees, dove festeggiò la vittoria alle presidenziali: “Non prendo lezioni dai salotti parigini – ha detto su France Inter – Se non avete capito che mi faceva piacere invitare le mie segretarie, quelli che si occupano della mia sicurezza, i politici, gli scrittori, le donne e gli uomini che sono con me dall’inizio, significa che non avete capito niente della vita. E’ stato il momento della mia emozione…”.

(da “Huffingtonpost”)

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LA FESTA DEI SOSTENITORI DI MACRON: “I PARTITI HANNO FALLITO, SI VINCE SENZA”

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

“ABBIAMO VISTO PER ANNI I POLITICI LITIGARE SULLA BASE DELLA LORO APPARTENENZA, NOI VOGLIAMO PARLARE DI IDEE E PRINCIPI”

“On va gagner, on va gagner”. I risultati del primo turno delle presidenziali francesi vengono sbattuti sul maxi schermo della sala delle esposizioni di Porte de Versailles, estremo sud di Parigi, e i militanti di Emmanuel Macron cominciano a cantare. “Vinceremo, vinceremo”.
Per loro la partita è già  chiusa, anzi non è mai nemmeno cominciata.
“E’ finita con gli estremismi, ce l’abbiamo fatta”, grida Paul abbracciando sua moglie in prima fila. “C’est enorme”, gli risponde lei.
Quindi parte l’inno nazionale francese cantato a cappella: tutti stringono la bandiera della Francia a fianco di quella dell’Europa.
Fa parte della scenografia, ma di fronte a loro scorrono le immagini dei concorrenti del Front National e si commuovono tutti un po’ come se la parte più difficile della battaglia fosse già  alle spalle.
“Io l’ho saputo dal primo giorno in cui si è presentato che ce l’avrebbe fatta”, dice Marc, 25 anni e una carriera da avvocato, “questa è la prova che i partiti hanno fallito: essere di destra o di sinistra nel ventunesimo secolo non ha più senso. Contano i principi. Se fosse stato per un partito politico, Macron non avrebbe mai potuto candidarsi perchè troppo giovane e avrebbe dovuto mettersi in fila ad aspettare il suo turno. Questo è il vero cambiamento. Io sono qui perchè è l’unico a parlare di libertà  al popolo”.
All’annuncio dei risultati segue mezz’ora di festa con Calvin Harris e Martin Solveig: musica da discoteca a palla che esalta i più giovani.
Quando arriva Macron però, i toni tornano quelli pacati in nome della conciliazione nazionale: “Sono pronto per essere il presidente che protegge e che aiuta chi è in difficoltà ”, dice. “Vorrei che ci unissimo il più possibile intorno alla mia candidatura. La sfida non è andare a votare contro, ma rompere con il sistema che non è riuscito a rispondere ai nostri problemi negli ultimi problemi”.
Tra la folla ci sono i sostenitori della prima ora, quelli che c’erano quando ancora ci credevano in pochi e quando stare con Macron voleva dire tradire i socialisti e affossare la Francia.
“E’ un momento storico”, dice una donna di 35 anni che nella vita quotidiana fa il giudice e che chiede di restare anonima, “avrà  un impatto nella vita quotidiana di tutti noi. Io ho votato Franà§ois Hollande alle scorse elezioni e oggi ho scelto convinta Macron. A me non importa da che parte si schiera, io guardo solo i principi. Predica la protezione dei più deboli e difende un’idea di Europa che tutti abbiamo nel sangue: a me basta. Non dico che bisogna eliminare i partiti, ma in questo momento nessuno di loro aveva la risposta giusta ai nostri problemi”.
Le previsioni parlavano di un’astensione oltre il 30 per cento e della cavalcata dell’estrema destra. Non è stato così.
Per i militanti di En Marche, è successo perchè c’è stato un progetto alternativo. “Lui ha capito”, dice Alfredo, 52 anni e proprietario di un’agenzia immobiliare, “che al giorno d’oggi bisogna dare risposte concrete. Pensate alle imprese: sono formate da dipendenti di tutte le posizioni politiche eppure lavorano bene insieme. Il movimento di Macron è la soluzione alla crisi dell’Europa: esporteremo anche fuori dalla Francia il modello senza partiti. I giovani ci chiedono di non essere più chiusi dentro i dogmi. Ragioniamo sui problemi: l’acqua, l’energia, il lavoro. Non possiamo più perdere tempo con destra e sinistra”.
A fianco di Alfredo, c’è il compagno Pierre: “E’ il più umanista di tutti i candidati in corsa. E l’unico che pensa alla mondializzazione come a una sfida positiva. E’ un miracolo che uno come lui ce l’abbia fatta: è successo perchè ha agito di testa sua e ha avuto coraggio”.
Sono tutti elettori che oggi accettano di avere un candidato che pubblicamente si definisce nè di destra nè di sinistra e che in qualche modo dovrà  portare avanti la loro idea di Paese: “La mia generazione”, dice Pierre che ha 31 anni e fa il funzionario, “è cresciuta sentendo politici litigare sulla base dell’appartenenza a questo o a quel gruppo politico. Macron è finalmente il portavoce di un progetto innovatore che vuole rivoluzionare il sistema.”
Non c’è solo la delusione per la sinistra a unire i militanti di Porte de Versailles. C’è anche uno dei principi che più ha trascinato nuovi sostenitori e che paradossalmente ha fatto la differenza in un momento storico dove la chiusura era data come unica vincitrice: la difesa dell’Europa.
“Scrivetelo che io sono qui solo per quel motivo”, dice quasi gridando Vincent, 31 anni e un lavoro in una radio locale. “E’ ora di finirla di pensare che siamo tutti populisti delusi da Bruxelles. La Francia è uno dei fondatori dell’Ue, siamo il motore di questo progetto e l’ultimo dei nostri sogni è abbandonarlo. Finalmente c’è un politico che ha il coraggio di dirlo ad alta voce”.
La festa continua tra pacche sulle spalle e sorrisi, qualche coro.
Un applauso più lungo accompagna la dichiarazione del candidato dei Repubblicani Franà§ois Fillon quando dice che voterà  per Macron al secondo turno. Sembra quasi fatta per arrivare alla presidenza. “Non sarà  una passeggiata”, dice Guy che ha 70 anni e osserva dal fondo. “Non avere un partito di sicuro complicherà  le cose alle prossime elezioni legislative quando servirà  una macchina ben oliata sul territorio per avere la maggioranza”.
Nella sala lo sanno quasi tutti, ma è in questo momento è l’ultimo dei problemi. “Siamo qui per l’ottimismo che ci ha trasmesso Macron”, dice Lorette che fa la volontaria e ha una maglietta gialla con la scritta “En Marche!” ben in vista. “L’importante è vincere, poi tutto il resto verrà  da solo”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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NELLA TANA DI MACRON TRA GIOVANI SCATENATI E DESIDERIO DI FUTURO: “UNIRO’ TUTTI I FRANCESI NEL SEGNO DELLA SPERANZA”

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

E QUANDO SUI MAXISCHERMI MARINE LE PEN SI DEFINISCE “CANDIDATA DEL POPOLO”, PIOVONO FISCHI, BUUU E INSULTI

“È un uomo fuori dal comune di un’intelligenza inaudita! Ha competenze economiche e al tempo stesso è un’umanista nel senso più ampio del termine”.
Sandrine aspetta da mesi questa serata elettorale e non ha alcuna voglia di frenare il suo entusiasmo.
Militante della prima ora, questa signora di mezza età  incarna alla perfezione il fervore delle centinaia di persone venute oggi a Porte de Versailles, nella zona sud ovest della città , per seguire da vicino il loro candidato.
I sostenitori di Macron cominciano ad arrivare verso metà  pomeriggio, quasi tutti equipaggiati con lo stesso kit: spilletta, magliette con l’hashtag #EnMarche! e bandiere francesi ed europee. A
gli sprovveduti venuti senza “divisa” ci pensano i volontari all’entrata, che distribuiscono il necessario a chi ne ha bisogno.
Tra selfie e dirette Facebook per ingannare l’attesa, la sala si riempie quasi subito. Moltissimi i giovani, alcuni soli e altri venuti in gruppo da tutta la regione dell’Ile-de-France.
In questo clima di euforia generale, Julien ha quasi vergogna nel confessare che la sua scelta è maturata solamente poche settimane fa: “All’inizio non ero sicuro ma nel corso della campagna mi sono convinto a votare per lui perchè è un candidato rivolto verso il futuro, con un occhio rivolto ai giovani”.
Tutti sembrano essere sicuri del successo del loro leader, anche se resta un po’ di prudenza. Forse per scaramanzia, forse per timore di un colpo di scena, sono in pochi a lasciarsi andare in pronostici azzardati.
Quasi tutti, però, sono d’accordo nell’affermare che la Francia ha bisogno di un cambiamento e solo Macron può dare la svolta necessaria a raddrizzare al paese e scongiurare l’arrivo dell’estrema destra al potere.
“Rappresenta il rinnovamento politico di cui abbiamo bisogno” dice Nina. La chiave del successo di En Marche? “Mettere in primo piano facce nuove provenienti dalla società  civile” risponde questo giovane avvocato di trenta anni.
Marocchina naturalizzata francese solamente un anno fa, Leila spiega di aver scelto Macron per “paura” di ritrovarsi un giorno con un governo di estrema destra che un giorno “bussi alla sua porta”.
I risultati del primo exit poll arrivano puntuali alle 20:00: Macron è in testa al 23,7%, davanti a Marine Le Pen, al 22%. La sala esplode in un boato come un gol al novantesimo, e il pubblico comincia a tifare il suo capitano.
Cominciano i cori “Ma-cron pre-sident!” e uno sventolio generale di bandiere, molte delle quali europee. Il successo viene confermato da altri due stime Ormai è fatta, i francesi hanno scelto i due contendenti al ballottaggio. Gli spogli che seguono confermano quanto già  annunciato
Dopo alcuni minuti, sui maxischermi installati in sala viene trasmesso il discorso del candidato socialista Benoit Hamon, rimasto fermo al 6,5%, che dopo aver riconosciuto la sconfitta, chiama a votare il suo avversario.
È solo il primo di una serie di endorsement che cominciano a piovere da destra e da sinistra.
Alla fine cede anche il conservatore Fillon, rimasto dietro al 19,7. Unica voce fuori dal coro quella del gauchiste Jean-Luc Mèlenchon, ultimo del quartetto dei favoriti con il 19,2%, che durante il suo intervento dichiara di che rispetterà  “i risultati ufficiali solo quando saranno conosciuti”
Davanti al pericolo frontista, la Francia fa sbarramento rifugiandosi dietro l’avanzata di quello che sembra essere il suo nuovo leader.
Mentre nella sala è già  cominciata la festa tra balli e musica da discoteca ad altissimo volume, in sala stampa cominciano ad arrivare le prime notizie riguardanti scontri a Place de la Bastille tra manifestanti antifascisti e forze dell’ordine.
Un giornalista sbuffa definendolo un “assaggio” di quello che potrebbe succedere nei prossimi giorni.
Quando sugli schermi compare Marine Le Pen, cominciano una serie di fischi e buu che rendono difficile la comprensione del suo discorso. La candidata del Front National parla di “risultato storico” e si autoproclama “candidata del popolo”, tra gli insulti dei presenti in sala.
Verso le 22:00, finalmente appare il vincitore insieme alla sua compagna Brigitte. Visibilmente emozionato, si concede il suo bagno di folla prima di prendere la parola. Dopo aver ringraziato i suoi avversari, il favorito al ballottaggio si rivolge ai suoi fedelissimi promettendo di non dimenticare “la volontà  e l’energia” che hanno speso in questa campagna. Una parola anche per la sua compagna, “sempre presente al suo fianco.
“Oggi il popolo di Francia si è espresso e ha deciso di portarmi alla testa del primo turno di questo scrutinio” dice il vincitore, sottolineando “l’onore e la responsabilità ” di un simile compito “Ho ascoltato in questi mesi i dubbi, la collera, le paure del popolo francese. Sono quelle che vi hanno portato questa sera a rifiutare i due grandi partiti che governano da 30 anni”.
Macron guarda poi al secondo turno: “spero tra 15 giorni di diventare presidente del popolo francese, dei patrioti, per farla finita con tutti i nazionalismi”. Ne suo progetto c’è la volontà  di “costruire una maggioranza di governoe di nuova trasformazione fatta di nuovi volti e nuovi talenti”. Per realizzare l’impresa, sarà  necessario “riconciliare la Francia” dietro al suo voto.
Un’impresa che, almeno sulla carta, non dovrebbe risultare difficile al grande favorito all’Eliseo.

(da “Huffingtonpost“)

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ADDIO MADAME LE PEN: A PARIGI E’ ARRIVATA ULTIMA, ALTRO CHE BANLIEU, HA PRESO SOLO IL 4,9%

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

PARIGI, LE BANLIEU E LA CINTURA DELLA CAPITALE HANNO VOTATO MACRON, FILLON E MELENCHON…LE ZONE POPOLOSE DELL’ALTA SENNA, DI SAINT DENIS E LA VALLE DELLA MARNA L’HANNO SCARICATA

La mappa della Francia è per più di metà  colorata con il viola che rappresenta il Front National di Marine Le Pen.
E a lungo i dati dello spoglio in tempo reale hanno premiato la candidata della destra, che poco dopo la chiusura delle urne aveva anche 5 punti di vantaggio su Macron.
Ma gli exit poll e le proiezioni non hanno avuto dubbi: Macron alla fine sarebbe risultato primo. E questo perchè i voti delle grandi città  – storicamente meno conservatori dei piccoli centri – avrebbero riequilibrato e poi ribaltato la bilancia.
Ma a fare la vera differenza è stata la città  di Parigi e i dipartimenti dell’hinterland: Alta Senna, Saint-Denis, Valle della Marna.
Parigi ha scelto il candidato centrista Emmanuel Macron, mentre ha detto un no deciso a Marine Le Pen.
Secondo i dati relativi alla capitale, diffusi dal ministero dell’Interno francese, a Parigi Macron è arrivato primo con il 34,83% dei voti, seguito dal conservatore Franà§ois Fillon al 26,45%; terzo Jean-Luc Melenchon al 19,56%, quarto il socialista Benoit Hamon al 10,18% e solo quinta la leader del Front national Marine Le Pen, al 4,99%. Risultati molti diversi da quelli nazionali, in cui Le Pen è arrivata seconda raccogliendo il 21,53% dei voti, subito dopo il 23,75% di Macron.
A Parigi l’affluenza è stata dell’83,85%; a livello nazionale, invece, si è attestata al 78,69%, reggendo rispetto al primo turno del 2012, quando si era attestata al 79,48%.
Nei dipartimenti vicini a Parigi,   la candidata della destra non solo non ha vinto, ma è stata addirittura il 4° candidato, con percentuali intorno al 10%.
Lì dove invece Macron ha fatto incetta di voti. Come a Yvelines, Essonne e Valle dell’Oise.
Stiamo parlando di 7 dipartimenti molto popolati, che ‘pesano’ molto più della maggior parte delle aree dove Le Pen ha spopolato.
A Saint Denis, addirittura ha vinto Melenchon, con il 30%. Macron lì ha preso il 24%, Le Pen solo il 13%.
Numeri simili per Valle della Marna: Macron 28,7 contro Le Pen 11,8. E nell’Alta Senna la leader del Fn non arriva nemmeno all’8%.

(da agenzie)

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MACRON FA VOLARE LE BORSE: L’EURO CORRE, SPREAD A PICCO, FRANCIA E ITALIA SI RAFFORZANO RISPETTO AI TITOLI TEDESCHI

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

L’EURO TOCCA I MASSIMI DA CINQUE MESI, BORSE IN NETTO RIALZO, CROLLANO GLI SPREAD

Ore 11:00. L’euro sale con le Borse del Vecchio continente, calano nettamente gli spread di Italia e Francia rispetto ai titoli di Stato tedeschi.
Dopo le grandi sorprese di Brexit e di Donald Trump, le previsioni dei sondaggisti e dei mercati sono state rispettate nel primo turno delle elezioni francesi: la vittoria di Emmanuel Macron, in vantaggio di oltre due punti percentuali sull’antieuropeista Marine Le Pen, viene giudicata sufficientemente rassicurante in vista del secondo turno del 7 maggio.
Un margine di vantaggio, unito all’immediata indicazione di Fillon e Hamon di votare per il candidato di En Marche!, che sembra rasserenare sulla prospettiva di una stabilità  per l’Unione europea.
“I sondaggi indicano Macron davanti a Le Pen in vista del secondo turno”, scrivono a caldo dallo staff macroeconomico di Abn Amro. “Una presidenza Macron è ora altamente probabile. La sua agenda di riforme e consolidamento dei conti è ‘market friendly'”, aggiungono dalla banca olandese suggerendo che “i titoli di Stato francesi, l’euro e la propensione al rischio trarranno beneficio da questo primo turno, sebbene il mercato già  scontasse parte dell’esito” del voto.
Da Credit Suisse arrivano a definire “non solo neutrale, ma estremamente positiva per l’Europa una presidenza di Macron”, che potrebbe rilanciare a pieno il progetto comunitario.
Come notano da Fidelity, sintetizzando molte posizioni similari, con un’affermazione del candidato centrista i mercati tornerebbero a valutare l’Europa per i suoi fondamentali economici e per i risultati delle sue aziende.
Ma, ammonisce Mark Phelps di AllianceBernstein, i guadagni odierni rischiano di esser un’arma a doppio taglio: una – ad oggi clamorosa, accreditata del 30% di possibilità  – vittoria di Le Pen al secondo turno aprirebbe un baratro sotto i listini.
ll primo effetto visibile sui mercati finanziari è stato in effetti il rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro, con la divisa unica capace di raggiungere i massimi da cinque mesi con un balzo del 2 per cento in area 1,1 dollari.
La valuta europea ha poi moderato il rialzo portandosi in area 1,086 dollari (da 1,07 di venerdì). L’apprezzamento dell’euro sullo yen è arrivato a quota 119,60.
I mercati azionari europei trattano in forte rialzo, come già  i future lasciavano intendere: Milano si conferma in positivo del 4% trainata dal comparto bancario con Unicredit e Ubi Banca in grande spolvero.
Per altro, notano da Icpbi, oggi a Piazza Affari è una giornata di stacco di dividendi (tra gli altri Eni, Mediolanum, Cnh, Fineco e Prysmian) con un effetto stimato sull’indice principale del -0,49%. Parigi balza del 4,3%, Francoforte aggiunge il 2,75% e Londra l’1,8%.
La distensione si vede anche sui titoli di Stato dell’Eurozona. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi, nonostante la bocciatura dell’agenzia di rating Fitch al Belpaese arrivata venerdì in tarda serata, crolla di una quindicina di punti base e si porta in area 180 punti. Ancora più ampia la riduzione della forbice tra i decennali francesi e tedeschi, con il relativo differenziale che precipita in area 50 punti dopo aver superato quota 70 nelle scorse sedute.
L’oro (bene rifugio per eccellenza, acquistato a piene mani in momenti di incertezza) ha perso il suo appeal alle notizie provenienti da Parigi, cedendo lo 0,7% in area 1.275 dollari l’oncia.
Altro segnale di fiducia nelle sale operative è arrivato dai rendimenti dei titoli di Stato americani (anch’essi un porto sicuro in giorni di tensione), che risalgono.
Tra gli addetti ai lavori, nota Reuters, l’attenzione si sposta già  verso le rinnovate scaramucce tra Corea del Nord e Usa, mentre gli Stati Uniti hanno necessità  di licenziare la legge sul rifinanziamento delle attività  amministrative per non incorrere nel loro congelamento (“shutdown”) dal prossimo 29 aprile.

(da agenzie)

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DEL GRANDE LIBERO! QUESTA VOLTA DOBBIAMO DIRE “BRAVO ALFANO”

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

E’ GIA’ ARRIVATO ALL’AEROPORTO DI BOLOGNA

Gabriele Del Grande è stato liberato. Il giornalista italiano fermato dalla polizia turca il 9 aprile, è arrivato all’aeroporto di Bologna.
Appena sceso dall’aereo è stato accolto dal ministro degli esteri Angelino Alfano, che lo ha accompagnato in una saletta riservata dell’aeroporto.
Lì Del Grande ha riabbracciato la compagna e gli altri familiari e ha sentito al telefono il premier Paolo Gentilon.
“Appena parlato al telefono con Gabriele Del Grande. Ben tornato in Italia!”, ha scritto il premier su Twitter.
L’annuncio che la vicenda del regista-blogger era ad una svolta, era stata data stamattina dal ministro degli Esteri Angelino Alfano su Twitter. “Gabriele Del Grande è libero. Gli ho parlato adesso, sta tornando in italia. Ho avuto la gioia di avvisare i suoi familiari. Lo aspettiamo”, ha scritto il ministro.
Alfano ha aggiunto di avere ricevuto “questa notte” la notizia della “decisione” da parte del collega turco Mevlut Cavusoglu. “Lo ringrazio”, ha aggiunto in un altro tweet.
“La notte è passata al lavoro, è stato un lavoro in realtà  silenzioso in questi giorni, comunque è andata bene, sono molto soddisfatto di questo”, ha detto a Rai News 24 il ministro Alfano.
“Sono davvero soddisfatto del lavoro che è stato fatto da tutti e del fatto che Gabriele torni ad essere un uomo libero”.
“Sono molto soddisfatto, tutto bene quel che finisce bene”, ha poi detto il ministro intervenendo telefonicamente a Uno mattina. “Ho parlato con Gabriele, l’ho trovato sollevato e desideroso di rientrare in Italia”, ha aggiunto, esprimendo “grande apprezzamento per il lavoro silenzioso della Farnesina e della rete diplomatico-consolare”.
Emozionato, Massimo Del Grande, padre di Gabriele: “Stiamo andando a prenderlo, è un gran giorno”,   ha detto sempre a Rainews 24. “Mi ha chiamato il ministro Alfano. Ci hanno detto che sta bene”, ha detto ancora aggiungendo che la prima cosa che farà  sarà  di “abbracciarlo forte”.
Massimo Del Grande ha avuto un colloquio telefonico anche con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “Oggi è una bellissima giornata”, ha detto il padre del blogger al premier ringraziandolo.
“Mi ha chiamato il ministro Alfano questa mattina alle 7,30, Non me lo aspettavo. Mi ha detto che l’aereo di Gabriele stava decollando. Chiaramente hanno lavorato per tutte queste due settimane ma nelle utime ore hanno agito in maniera più incisiva”, ha detto Alexandra D’Onofrio, compagna di Gabriele.
“Bentornato #gabrieledelgrande finalmente rilasciato. Libertà  di espressione e di informazione   da tutelare per tutti in #turchia”, ha scritto su Twitter la presidente della Camera Laura Boldrini.
Gabriele Del Grande era stato fermato il 9 aprile nella provincia sudorientale dell’Hatay, al confine con la Siria, dove si era recato per raccogliere materiale per un libro sui profughi siriani.
Nella zona non è consentito l’accesso: i giornalisti devono essere muniti di accredito stampa rilasciato dalle autorità  di Ankara. Lo stato di emergenza in vigore nel Paese inasprisce il controllo, specie al confine siriano, dove il regista è stato trovato sprovvisto di tali documenti. Le autorità  turche non avevano reso noti i motivi del provvedimento. Fonti diplomatiche avevano definito incerti i tempi del rimpatrio.

(da agenzie)

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LE PEN PERDE IL 6% E IL PRIMO POSTO. E I CAZZARI SOVRANISTI GIOISCONO PER LA SCONFITTA

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

NESSUNO DICE CHE LA LE PEN ERA PRIMA NEI SONDAGGI CON IL 27% FINO A DUE MESI FA, CHE ALLE EUROPEE DEL 2014 PRESE IL 24,8%, CHE ALLE PRESIDENZIALI DEL 2012 ERA GIA’ AL 18%… IL MISERO 21,6% DI OGGI DIMOSTRA CHE RAPPRESENTA ORMAI IL VECCHIO E CHE IL TEMPO DEI SOVRANISTI E’ PASSATO

Come previsto il 7 maggio il ballottaggio per l’Eliseo sarà  tra Emmanuel Macron (23,8%) e Marine Le Pen (21,6%).
Probabilmente se la “destra repubblicana” avesse scelto Juppè o un qualsiasi incensurato e non il pluri-indagato Fillon, la sovranista del FN non sarebbe neppure arrivata al ballottaggio, visto che persino un candidato sotto inchiesta è riuscito ad arrivarla a un soffio con il 19,9%.
Le novita politiche reali del primo voto francese sono nell’ordine: la scomparsa del partito socialista di Hamon, la ripresa dell’estrema sinistra di Melenchon, il ridimensionamento di Marine Le Pen e la vittoria di un candidato “oltre la destra e la sinistra”   ed europeista senza un partito alle spalle come Macron.
Ma dato che i media nazionali e i nostrani sovranisti d’accatto da mesi menano il torrone della “vittoria possibile della Le Pen”, è opportuno ricordare a costoro che madame Le Pen ha oggi preso meno di quanto aveva ottenuto alle Europee del 2014, quando raggiunse il 24,8% e ben 6 punti in meno di quel 27% che i sondaggi le accreditavano solo due mesi fa, cha ha perduto tutti i confronti elettorali in Tv, risultando sempre ultima e che oggi ha ottenuto solo un 3% in più di quanto ebbe alle presidenziali del 2012, quando fu sconfitta da Hollande e Sarkozy, finendo terza.
Aggiungiamo: nonostante un partito socialista allo sfascio e un partito repubblicano con il candidato che si è fregato un milione di euro.
E’ bastato che arrivasse un Macron per mettere a nudo tutte le rughe politiche di una politica vecchia e becera, degnamente rappresentata in Italia dai suoi seguaci Salvini e Meloni.
Neanche l’aiuto di Putin e del califfo Al Baghdadi le sono bastati per primeggiare, sicuramente qualche raffica di kalashnikov le sono servite per battere almeno Fillon, altrimenti stasera sarebbe già  a contare i suoi immobili, possibilmente senza sbagliare a dichiararne il valore, come pare sia portata.
Un’anatra zoppa che con la destra sociale non ha nulla a che fare, con buona pace dei cazzari nostrani che si sono bevuti il cervello sorseggiando il nulla dai pitali del Monviso.

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