Giugno 20th, 2018 Riccardo Fucile
IL SOTTOSEGRETARIO CONDANNATO PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA IN TV: “MA NON E’ MINISTRO, TONINELLI”… INCREDIBILE, NON SA NEANCHE CHE E’ IL MINISTRO DI CUI LUI E’ SOTTOSEGRETARIO
In 38 magnifici secondi andati in onda ieri a L’Aria che tira il parlamentare leghista Armando Siri, che passa per essere il “padre” della flat tax ma è diventato intanto sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti del governo Conte, nega a più riprese che Danilo Toninelli sia ministro: “Ma non è ministro, Toninelli…”, dice Siri, “Non è ministro Toninelli…”.
E quando gli ricordano che è ministro alle infrastrutture (ovvero, è il “suo” ministro), prima ci pensa un po’ e poi finalmente si rende conto della gaffe e dice di essersi confuso con qualcun altro.
rmando Siri fa parte del governo in quota Lega esattamente come Edoardo Rixi, che era stato definito impresentabile durante la campagna elettorale dal M5S in quanto imputato di peculato in processo sulle spese dei gruppi parlamentari in Liguria.
Siri, invece, ha patteggiato una pena per bancarotta fraudolenta inflittagli dal tribunale di Milano per il fallimento della Mediatalia, società che ha lasciato debiti per oltre 1 milione di euro.
Secondo i magistrati che hanno firmato la sentenza, prima del crack Siri e soci hanno svuotato l’azienda trasferendo il patrimonio a un’altra impresa la cui sede legale è stata poco dopo spostata nel Delaware, paradiso fiscale americano.
Secondo il racconto della vicenda Mediaitalia, società che produceva contenuti editoriali per media e aziende (editava anche la rivista della Air One di Carlo Toto), aveva debiti per un milione di euro quando Siri e gli altri soci hanno trasferito il suo patrimonio alla Mafea Comunication, gratuitamente.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2018 Riccardo Fucile
CRITICHE, RABBIA, DELUSIONE: SI MOLTIPLICANO I COMMENTI NEGATIVI SULL’INCIUCIO CON I RAZZISTI
“Siete ostaggio di Salvini e della Lega”. La base del Movimento si fa sentire sul Blog delle stelle. E lo fa con dure critiche nei confronti dello sbilanciamento di potere fra le due forze politiche di maggioranza.
C’è chi insulta apertamente Salvini, chi sollecita chiarimenti sulle ultime vicende romane, chi spinge perchè i Cinquestelle portino in primo piano i propri temi, vedendoli oscurati dai proclami leghisti.
Sotto uno degli ultimi contenuti del Blog dal titolo “Bilancio e donatori dell’Associazione Rousseau: un 2017 indimenticabile”, quasi nessuno dei commenti è in linea con l’argomento del post.
Si moltiplicano invece gli sfoghi sull’ingombrante alleato di governo. “Troppo spazio alla Lega, si rischia di essere messi nell’angolo”, lamenta un utente, Vincenzo Antona. “Un cambiamento (incisività , presenza e azione) potrebbero risvegliare le coscienze dei grillini che rischiano di assopirsi. Fico, Lombardi, Diba… e Beppe.. dove siete?”, è l’appello dello stesso elettore preoccupato.
Il malcontento scaturisce soprattutto dalle ultime dichiarazioni di Salvini sull’intenzione di censire i rom. “Oggi Salvini chiede le schedature dei rom. Domani chiederà quelle dei gay. Oppure vorrà la chiusura dei consultori e la fine della 194”, scrive Viviana Vivarelli.
“Purtroppo non è solo un linguaggio, è tutto un mondo rozzo e oscuro che si rialza nei discorsi nazi-fascisti di Salvini. L’incompatibilità coi comportamenti civili e moderati del 5stelle è lampante”, aggiunge l’attivista insoddisfatta, “facciamo questo nuovo sistema elettorale, prima che le incompatibilità interne o i nemici esterni abbattano questo Governo, che è come se camminasse in un campo minato”.
L’allarme è diffuso e poggia su argomenti ricorrenti. “Salvini ci sta asfaltando, dobbiamo fare qualcosa che non costi nulla, che risolva i problemi dei cittadini, in questo caso i nostri problemi”, esorta Davide Q. di Arezzo.
Già nei giorni passati, la delusione degli attivisti cominciava a essere percebile.
Sotto un post precedente sulla nave Aquarius, i toni amari di un iscritto, Giuseppe Brogi: “Siete ostaggio di Salvini e della Lega. Tra un po’ il M5S sparirà e andrà avanti la Lega”.
Per poi presagire una fine rovinosa per il Movimento, se dovesse rimanere nell’ombra del Carroccio: “Tutti i pentastellati si ritroveranno a pietire, con il cappello in mano, un posto di parlamentare a Salvini, ma non avendo nulla da offrire, se non il retroterra di pochi click e quindi saranno esclusi. Possibile che non vi accorgiate di quanto siete strumentalizzati? La voglia di uno pseudopotere di pochi ha azzerato il M5s”.
Qualcuno propone di mettere alla prova l’alleato di governo: “Facciamolo uscire subito allo scoperto, senza alibi di immigrazioni, zingari e quant’altro. Subito una legge anticorruzione degna di un paese civile, e ancorchè putrefatto dalla corruzione; subito una legge anti prescrizione; subito una legge per la privatizzazione delle due reti Rai. E vediamo cosa ne viene fuori da Salvini e soci”.
Non è l’unica voce a chiedere più attenzione sui punti di programma del Movimento. L’impazienza è tanta. “Vorrei dire una cosa: ma per una sana legge anticorruzione e antisprechi dobbiamo aspettare ancora tanto?”, domanda un altro utente, Carlo, che aggiunge: “Superiamo i proclami e facciamolo ora, subito. L’italia ne ha bisogno come l’acqua nel deserto”.
C’è chi è più conciliante e distoglie l’attenzione dal leader del Carroccio: “Non si tratta di bloccare il protagonismo di Salvini, ben venga che faccia quello che deve fare”, scrive Carlo. “Ma si è votato 5 stelle e si vuole che le intenzioni dei 5 stelle diventino fatti. Perchè sono quello che serve veramente all’Italia”. Sulla pagina Facebook di Luigi Di Maio, tira la stessa aria.
“Matteo Salvini non è Goebbels ma Willy il Coyote: lasciatelo correre”, ironizza invece Max Stirner sul Blog delle stelle, “nel frattempo preoccupiamoci solo di realizzare i punti del programma”.
Qualcuno azzarda un fantasioso paragone fra Salvini e Rambo: “Rambo-Salvini: Molti esaltano le gesta di Salvini molto simili alle gesta di Rambo. Rambo lo giudico il film più idiota del secolo”.
Il mal di pancia degli elettori sono intensificati dalle ultime vicende romane. “Come già scritto in un precedente post, invece di continuare ad inondarci con post diversivi come state facendo da una settimana a questa parte, perchè non ci fornite una spiegazione chiara di quanto sta succedendo a Roma?”, chiede un’altra utente, Gio. Forse, urgono risposte.
(da “la Repubblica”)
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Giugno 20th, 2018 Riccardo Fucile
PROCURA DI PALERMO E DDA HANNO ESCLUSO OGNI RAPPORTO CON I TRAFFICANTI… ORA CHI HA LUCRATO SULL’ODIO FACENDO BUSINESS E DIFFONDENDO FALSITA’ DEVE PAGARE
Era più o meno questo il periodo in cui, l’anno scorso, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio iniziava a parlare delle Ong “taxi del mare” e di come le varie imbarcazioni operate dalle organizzazioni non governative nelle acque internazionali al largo della Libia fossero in realtà in combutta con i trafficanti.
Il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle si basava soprattutto sulle ipotesi (ovvero congetture) formulate dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.
Lo stesso Zuccaro però ebbe ad ammettere, durante una illuminante audizione al Senato, di non avere alcuna prova concreta a sostegno delle sue teorie.
In poche parole le accuse del procuratore di Catania erano campate in aria e non si fondavano su alcun elemento fattuale oggettivo.
Quando Di Maio e il M5S pretendevano le scuse dei giornalisti amici delle Ong
Ciononostante proprio grazie a Zuccaro (e a Frontex e a Di Maio) iniziò proprio un anno fa la sistematica opera di demolizione e demonizzazione delle varie Ong che si occupano di salvare vite umane.
Il MoVimento 5 Stelle sul blog, in un post dal titolo Sulle Ong ha ragione MoVimento ora chiedeteci scusa, arrivò a scrivere che l’inizio delle indagini a Trapani su una Ong accusata di favoreggiamento all’immigrazione clandestina confermavano quanto detto da Luigi Di Maio.
Anche Di Maio — noto garantista quando si tratta di indagini a carico di esponenti del MoVimento 5 Stelle — aveva colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe con malcelata soddisfazione. Di Maio scrisse di aver continuato la sua battaglia sui rapporti con tra Ong e trafficanti sapendo di non aver nulla da temere e che “la verità sarebbe venuta fuori”.
Ora non serve aver studiato giurisprudenza (anche se c’è da dire che aiuta) per capire la differenza tra l’apertura di un’inchiesta e l’accertamento definitivo della verità giudiziaria. Indagine che venne prontamente rilanciata anche sul sito d’informazione della Lega Nord
Ieri infatti è successo che una di quelle indagini è stata archiviata
L’inchiesta archiviata, condotta dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri, ha ad oggetto due diversi procedimenti penali: uno avviato a maggio del 2017 dopo lo sbarco, a Lampedusa, di 220 migranti salvati dalla nave Golfo Azzurro (la stessa imbarcazione menzionata nel post del M5S) della Ong Proactiva. L’altro fascicolo invece fu aperto dopo una segnalazione della Guardia di Finanza che ipotizzava delle “incongruenze” nel comportamento della Sea Watch in occasione del soccorso portato, ad aprile del 2017, a un’imbarcazione in avaria dal momento che la nave aveva tratto in salvo i naufraghi nelle vicinanze delle acque maltesi.
Viene quindi a cadere una delle principali accuse contro le Ong.
E la Dda di Palermo dà una mano a capire come tutta la polemica montata nei giorni scorsi sulla nave Aquarius e sulle presunte responsabilità di Malta non abbia alcun fondamento.
Riferendosi al caso della Ong Sea Watch, sospettata per la sua decisione di dirigersi verso l’Italia e non verso le acque maltesi la procura scrive che «non deve stupire che la ‘Sea Watch’ abbia preferito effettuare lo sbarco verso le coste italiane: ciò anzi rappresenta conseguenza logica di quanto appena esposto e una corretta gestione delle operazioni di salvataggio».
Con buona pace di coloro che la settimana scorsa ci spiegavano la mossa di grande pragmatismo di Salvini e Toninelli e la grande vittoria dell’Italia.
Il 13 giugno Marco Travaglio parlava così delle Ong sotto inchiesta nel suo editoriale sul Fatto Quotidiano «quando vedemmo — grazie alle inchieste delle Procure di Catania e di Trapani — le immagini di alcune Ong (non tutte) che fungevano da nastro trasportatore di migranti nel Mediterraneo dalla Libia all’Italia, riducendo i rischi d’impresa e aumentando i profitti degli scafisti, con cui coordinavano via telefono le consegne e a cui restituivano financo i barconi».
Chissà su quali prove e soprattutto su quali sentenze si è basato Travaglio per raccontare questa “verità ”
Il silenzio di Matteo Salvini sull’archiviazione e sulle accuse dell’ONU ad uno dei capi dei trafficanti
Nel frattempo l’ONU ha approvato una risoluzione che sanzionare quattro cittadini libici e due eritrei accusati di gestire le reti di traffico di esseri umani in Libia. Tra loro c’è anche Abd Al Rahman al-Milad capo della guardia costiera libica di nella regione di Zawiya.
Curiosamente però su questa decisione dell’ONU sia Di Maio che Salvini hanno taciuto. In fondo cos’è più utile; accusare le Ong “finanziate da Soros” di essere in combutta con i trafficanti di schiavi oppure accusare chi realmente è in combutta con i trafficanti di schiavi ma che al tempo stesso deve darti una mano a tenere i migranti fuori dall’Italia?
Proactiva e Sea Watch, scrive la Dda di Palermo, non non hanno commesso il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Così come non lo aveva commesso — nonostante le accuse avanzate proprio da Zuccaro — la nave Open Arms di Proactiva fatta sequestrare dal procuratore di Catania nel porto di Ragusa dopo l’ennesima operazione di salvataggio.
Sul Fatto Quotidiano di ieri veniva invece dato ampio spazio alle tesi di Zuccaro, tesi che però non tengono conto di un dato fondamentale: i salvataggi in mare condotti e portati a termine dalle Ong (vale a dire le persone sbarcate) ammontano ad appena un sesto del totale del numero dei migranti arrivati in Italia negli ultimi quattro anni.
A salvare più vite umane nel Mediterraneo sono le navi della Marina, della Guardia Costiera e di Frontex.
Eppure nessuna di queste è mai stata accusata di favoreggiamento.
Così come non è stato mai accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina il comando dell’IRMCC della Guardia Costiera di Roma che ha sempre coordinato tutte le operazioni di soccorso nella zona SAR di competenza italiana (giacchè quella libica non esiste).
Il giorno dopo il giuramento il ministro dell’Interno Matteo Salvini definiva “vicescafisti” le Ong.
Oggi Salvini tace, eppure fu proprio lui uno di quelli che misero in moto la macchina delle accuse contro le Ong parlando addirittura di un fantomatico (e smentito) dossier dei servizi segreti.
Il 30 aprile 2017 Salvini si diceva sicuro della fondatezza delle accuse nei confronti delle Ong.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2018 Riccardo Fucile
ORA SPERIAMO CHE LE ONG CHIEDANO UN RISARCIMENTO MILIONARIO A TUTTI I POLITICI INFAMI CHE LE HANNO CRIMINALIZZATE
Non c’è alcuna prova di connivenze tra le Ong Sea Watch e Golfo Azzurro e i trafficanti libici.
Con queste motivazioni la Procura di Palermo ha chiesto e ottenuto dal gip l’archiviazione di due procedimenti penali a carico delle associazioni umanitarie.
L’inchiesta archiviata, condotta dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri, ha ad oggetto due diversi procedimenti penali: uno avviato a maggio del 2017 dopo lo sbarco, a Lampedusa, di 220 migranti salvati dalla Ong Golfo Azzurro; l’altro aperto dopo una segnalazione della Guardia di Finanza che ipotizzava delle “incongruenze” nel comportamento della Sea Watch in occasione del soccorso portato, ad aprile del 2017, a un’imbarcazione in avaria.
Il primo “caso” scoppia quando, sentiti dalla polizia, i profughi raccontano di essere stati raggiunti, durante la traversata, da imbarcazioni con a bordo alcuni europei che avrebbero tranciato i cavi di avviamento dei motori. Successivamente sarebbe arrivati libici per recuperare i motori dei gommoni.
“Alla luce delle indagini svolte, non si ravvisano elementi concreti che portano a ritenere alcuna connessione tra i soggetti intervenuti nel corso delle operazioni di salvataggio a bordo delle navi delle ONG e i trafficanti operanti sul territorio libico. — scrivono i pm — Le indagini svolte, invero, non hanno permesso di appurare la commissione di condotte penalmente rilevanti da parte del personale ONG”.
“In particolare, — spiegano — non è emersa la prova che i soggetti che materialmente tranciarono i motori fuori dei gommoni con a bordo i migranti facevano parte della Ong”.
La seconda indagine parte quando la Finanza denuncia il sospetto che la Sea Watch avesse deciso di dirigersi verso le coste italiane piuttosto che verso quelle maltesi, teoricamente più vicine alla zona di salvataggio.
Una scelta che, per le Fiamme Gialle, sarebbe stata in contrasto con le esigenze di sicurezza dei profughi. Per i pm palermitani, che nella richiesta di archiviazione accolta dal gip hanno analizzato la normativa internazionale in materia di soccorsi, non ci sarebbero profili di reato.
“Secondo quanto previsto dalla Convenzione SAR siglata ad Amburgo nel 1979, le operazioni SAR di soccorso non si esauriscono nel mero recupero in mare dei migranti, ma devono completarsi e concludersi con lo sbarco in un luogo sicuro: secondo la risoluzione 1821 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa la nozione di luogo sicuro comprende necessariamente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone soccorse”, scrivono i magistrati.
I pm sottolineano poi “l’assoluta mancanza di cooperazione dello Stato di Malta nella gestione degli eventi SAR”. “Il porto più vicino — aggiungono — non dovrà individuarsi esclusivamente avuto riguardo alla posizione geografica, ma dovrà invece essere, necessariamente, quello che assicurerà il rispetto dei predetti diritti”. “Quindi, — concludono — non deve stupire che la ‘Sea Watch’ abbia preferito effettuare lo sbarco verso le coste italiane: ciò anzi rappresenta conseguenza logica di quanto appena esposto e una corretta gestione delle operazioni di salvataggio”. (Sky Tg 24)
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2018 Riccardo Fucile
QUANDO GIORGETTI DIFENDEVA “GLI ABUSI EDILIZI” PER NECESSITA’, COMPRESI QUELLI IN LOMBARDIA E VENETO
Sergio Rizzo su Repubblica di oggi racconta la simpatia della Lega per gli abusi edilizi, dopo il caso di Carmagnola dove Salvini si è vantato dell’abbattimento di una casa abusiva di proprietà di una famiglia di etnia sinti.
Diranno che la Lega è sempre stata contraria agli abusi edilizi. Vero, a parole.
Già nel 1994 Giancarlo Giorgetti, ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, affermava la contrarietà della Lega Nord (allora nel marchio di fabbrica c’era ancora il Nord e l’obiettivo era la secessione) a ogni condono “edilizio e fiscale”.
Con la sola dichiarazione di non belligeranza nei confronti della sanatoria edilizia “per necessità ”.
Definizione di sublime ipocrisia, che certifica l’esistenza del bisogno impellente di compiere un abuso. La stessa tesi fu ripetuta nel 2003 dal medesimo Giorgetti.
Ma poi il Carroccio avrebbe sempre votato i condoni edilizi e fiscali dei governi di cui faceva parte. L’ha ricordato tre anni fa il gruppo del Movimento 5 stelle al Senato con una nota ufficiale, quando ancora grillini e leghisti se le dicevano di santa ragione, elencando lì dentro la lista sterminata delle sanatorie spalleggiate dalla Lega.
Senza troppe remore morali, a giudicare da quello che succedeva in periferia.
Piccoli condoni, come quello dei locali interrati nella Lombardia a trazione leghista.
E piccoli trucchi per occupare più suolo possibile, tipo le norme con cui il Veneto di Luca Zaia recepì il famigerato piano casa dell’ultimo governo di Silvio Berlusconi: consentendo di aumentare la cubatura della propria abitazione del 20 per cento previsto da quell’assurda legge nazionale, ma in più con l’autorizzazione a spostare quel 20 per cento entro un raggio di 200 metri dalla casa. Per farsi, guarda un po’, la dèpendance.
Un bel sistema per legalizzare costruzioni che sarebbero da qualificare semplicemente come abusive.
Quanto alle demolizioni, non si ricordano offensive particolarmente violente verso le costruzioni abusive che dilagano in Italia negli anni in cui la Lega ex Nord aveva occupato con Roberto Maroni la fatidica poltrona di ministro dell’Interno. Nemmeno quelle dei campi nomadi.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2018 Riccardo Fucile
COMUNQUE SALVINI PUO’ SEMPRE ANDARE DI PERSONA A FAR ABBATTERE LE CASE ABUSIVE NEL SUD ITALIA COSTRUITE CON LA CONNIVENZA DELLA MAFIA, SARA’ SICURAMENTE BEN ACCOLTO E POTRA’ DIMOSTRARE IL SUO AMORE PER LA LEGALITA’
Ieri Matteo Salvini ha postato sulla sua pagina Facebook le foto di un abbattimento di una casa abusiva: “Questa mattina a Carmagnola (Torino), dove amministra la Lega, è stata abbattuta una casa abusiva in un campo Sinti non autorizzato. Dalle parole ai fatti”.
Notate la raffinatezza del costrutto nella frase pubblicata su Facebook: Salvini dice che a Carmagnola, “dove amministra la Lega”, è stata abbattuta una casa abusiva.
Non dà esplicitamente merito alla Lega dell’abbattimento della casa ma lo fa intendere secondo un linguaggio allusivo che la politica ha ben imparato a utilizzare dalla pubblicità .
Oggi Il Fatto Quotidiano ci racconta la vera storia della casa sinti demolita:
In realtà l’effetto-Lega ha poco a che fare con quanto successo ieri: è il risultato di un percorso più lungo, iniziato con l’iter giudiziario ancora nel 2008. L’autorizzazione all’abbattimento è arrivata lo scorso 11 maggio, con la decisione della Cassazione che ha ritenuto inammissibile l’ultimo ricorso presentato. Lo sgombero è stato disposto venerdì scorso dalla procura di Asti.
Nella casa, all’interno di un campo abusivo, fino a poco tempo fa abitavano due adulti. I loro ultimi effetti personali gli sono stati messi a disposizione prima dello smantellamento dei locali.
Nel suo tweet Salvini — sempre riferendosi alla casa demolita — usa anche lo slogan “Prima gli italiani”. Peccato che i sinti piemontesi siano loro stessi italiani, discendenti da comunità che si sono stabilite in zona intorno al Cinquecento.
Su Repubblica invece parla Ivana Gaveglio, sindaca di centrodestra di Carmagnola:
L’anziana signora che vi abitava, Fiorangela Lebiati, 74 anni, era già ospite del figlio Alan De Rossi. «Ma l’ho dovuta portare in ospedale perchè è svenuta per lo stress. Ed è anche malata, ha avuto un tumore due anni fa. Sono d’accordo che la casa era abusiva, ma potevano cercare una sistemazione per mia madre prima di buttarla giù», protesta l’uomo.
Ma la sindaca è convinta di aver lavorato in modo corretto: «Le illegalità vanno combattute ma in modo concordato – afferma – Il percorso è stato faticoso ma è giusto che i sinti, che sono carmagnolesi a tutti gli effetti, debbano rispettare le regole come tutti per essere inclusi nella comunità . E se non lo fanno devono accettare le conseguenze».
Insomma, l’abbattimento è stato disposto dalla magistratura e non dalla politica, con un iter iniziato nel 2010.
Salvini ha cercato così di prendersi il merito di una cosa fatta da altri e ci è pienamente riuscito.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2018 Riccardo Fucile
E’ SCOPPIATA LA CENSIMENTO-MANIA, DI MAIO VUOLE CENSIRE I RACCOMANDATI IN RAI, CHE SI RIFERISCA ALLA FIDANZATA DI SALVINI?
Luigi Di Maio vuol censire i raccomandati in Rai. Già così fa riderissimo. L’ha detta da Bruno Vespa. E le risate crescono d’intensità .
La fidanzata di un suo pari-ruolo, certo per puro caso, ha ottenuto il programma dei suoi sogni proprio quando il quasi congiunto (cit.) ha assunto responsabilità di Governo. E siamo a un boato di buonumore interplanetario.
Ma perchè fermarsi qui? È evidentemente scoppiata la censimento-mania, una valida alternativa alla Notte dei Cristalli senza nemmeno impelagarsi in strane gabole con le assicurazioni.
Siamo in grado di svelare le future schedature previste dalla divertente combriccola di Governo.
Censimento gay (pagano davvero l’Iva su tutti quei cd di Raffaella Carrà ?). Censimento lesbiche (con obbligo di consegna di eventuali filmini alle forze dell’ordine).
Censimento eterosessuali non abbastanza convinti.
Censimento unioni civili (così se ne beccano due in un colpo solo).
Censimento ex mogli che vogliono gli alimenti (particolare attenzioni per le Regioni del Nord).
Censimento donne con la minigonna che provocano gli uomini.
Censimento disabili (devono smetterla di occuparci posti parcheggio all’iper). Censimento comunisti (questo è facile: dacchè Turigliatto è emigrato in Australia, c’è solo Fassina. Che peraltro dice le stesse cose di Salvini).
Censimento ebrei (qualcosa l’avranno pur fatta anche stavolta).
Censimento giornalisti con la lingua ispida.
Censimento vaccinati (con calda raccomandazione per la libertà di scelta: per esempio per la Tbc è ottima la passiflora).
Censimento emettitori di scontrino (perchè non evadono per necessità ? Eh?). Censimento professori che ritardano la laurea di vicepresidenti del Consiglio. Censimento onnivori (perchè non sono vegani? Cosa c’è dietro?).
Censimento di quelli che sparano ai migranti urlando “Salvini!” (e conseguente invito alla riservatezza).
Censimento interisti (senza provvedimenti: soffrono già abbastanza).
Spedite ora un modulo di autodenuncia a Giuseppe Conte, terzo pianeta a sinistra, Via Lattea, e potrete ricevere direttamente a casa vostra, finchè ce l’avete, un coloratissimo distintivo omaggio da applicare sugli indumenti.
E nessuno si farà male.
Forse.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 20th, 2018 Riccardo Fucile
E NESSUNO DICE CHE ELIMINARE I CAMPI VORREBBE DIRE DARE AI ROM UNA CASA POPOLARE
A difendere la proposta del ministro dell’Interno Matteo Salvini di fare un censimento dei Rom è rimasta solo Giorgia Meloni che tra la proposta di un blocco navale europeo di fronte ai porti della Libia per impedire le partenze dei migranti e battutine sul “se sei nomade devi nomadare” cerca invano di inseguire il leader della Lega per raccogliere le briciole dei suoi consensi.
Tutti gli altri, dal presidente del Consiglio Conte al vicepremier Luigi Di Maio hanno bollato come incostituzionale l’idea di un censimento su base etnica.
Salvini nel frattempo aveva fatto sapere che la sua non era una schedatura, ma che sarebbe stato un censimento come quello fatto fare da Roberto Maroni.
Peccato che proprio quel censimento delle persone Rom, Sinti e Caminanti proposto dal ministro dell’Interno leghista nel 2008 (al governo c’era anche Giorgia Meloni) fu duramente criticato da UE e ONU.
Il provvedimento fu giudicato illegittimo dal Tar del Lazio nel 2009 e il Consiglio di Stato giudicò insussistente il presupposto su cui si basava la richiesta di censimento dei Rom, in Italia non c’era alcuna “emergenza nomadi”; così come non c’è oggi e come non esiste alcuna invasione da parte dei migranti.
Il censimento inoltre violava l’articolo 43 del testo unico sull’immigrazione e l’articolo 2 comma 1 del decreto legislativo del 2003. Motivo per cui lo Stato italiano fu costretto a risarcire alcuni cittadini italiani di origine Rom che ritennero, a ragione, di essere vittime di una discriminazione.Salvini non ha certo nascosto l’obiettivo del censimento su base etnica: espellere i Rom non italiani dal Paese; quelli italiani, ha detto, purtroppo ce li dobbiamo tenere.
La storia dei “censimenti” fatti dal PD a Milano e in Emilia-Romagna
Anche questo non si può fare perchè la maggior parte dei Rom e Sinti che non hanno la cittadinanza italiana provengono da paesi UE (quali Romania e Bulgaria) mentre altri sono apolidi e non è possibile espellerli.
A questo punto è partito il coretto “ma allora il PD” che secondo alcuni sovranisti e sostenitori della schedatura dei Rom dimostrerebbe che invece il censimento si può fare.
Ieri Salvini ha ricordato come nel 2012 la giunta Pisapia avesse proposto un “analogo” censimento. La storia è stata tirata fuori dal Corriere della Sera che però non si è troppo disturbato a spiegare il senso di quell’iniziativa.
Marco Granelli, all’epoca assessore alla Sicurezza e coesione sociale Polizia locale Protezione civile Volontariato, ha spiegato che il Comune di Milano non ha raccolto indiscriminatamente i dati di tutti gli appartenenti ad una specifica etnia (come vogliono fare Salvini e Meloni) ma unicamente di coloro che vivevano in occupazioni abusive o in aree comunali non più gestite e abbandonate. Insomma un censimento c’è stato ma solo dei residenti dei campi (che per la cronaca non sono tutti Rom o Sinti).
Anche la regione Emilia Romagna (all’epoca il Presidente era Vasco Errani) ha svolto nello stesso periodo delle rilevazioni statistiche sulla popolazione residente dei campi. Come ha spiegato in un comunicato stampa la vicepresidente e assessore al Welfare Elisabetta Gualmini la Regione si limita a raccogliere dati anonimi forniti dai comuni. «I dati che chiediamo ai Comuni- ha spiegato la Gualmini— riguardano il numero di nuclei familiari che vivono nelle aree di sosta, la loro composizione, soprattutto il numero di minori e il loro livello di scolarizzazione»; nessuna schedatura su base etnica.
E per dare un’idea del “fenomeno” in Emilia Romagna ci sono circa 3000 persone che vivono all’interno dei campi su un totale di 4,5 milioni di residenti; per la cronaca il 95% dei Rom e Sinti che vivono in Emilia-Romagna ha la cittadinanza italiana.
Quelli che «ma io ho fatto il censimento Istat»
C’è poi un’altra categoria di persone che si rifiuta di comprendere la realtà e ci spiega che gli italiani sono già “schedati” perchè sono sottoposti a censimenti periodici (uno ogni dieci anni) e hanno una carta d’identità e un codice fiscale.
Ora lasciamo da parte il fatto che i Rom italiani hanno anche loro carta d’identità e codice fiscale (mentre quelli romeni o bulgari hanno i rispettivi documenti). Questa non è una schedatura perchè non vengono raccolte impronte digitali o dati riguardanti l’etnia.
Ad esempio il consigliere comunale leghista di Padova Alain Luciani si lamenta di aver dovuto fare il censimento Istat e di aver lasciato le impronte digitali in fase di ottenimento del passaporto sottolineando la presunta disparità di trattamento con i Rom.
Il problema è che il passaporto non è obbligatorio (non tutti i cittadini sono tenuti ad averlo) quindi l’esempio non rileva alcuna “discriminazione” degli italiani.
Mentre per quanto riguarda il censimento dell’Istat i dati raccolti vengono separati da quelli anagrafici e poi le schede vengono distrutte. Salvini invece intende censire i Rom raccogliendo per ogni persona di quell’etnia anche il dato relativo alla sua identità etnica.
In primo luogo il “censimento” di Salvini si rivolge ad una specifica etnia (laddove invece il censimento Istat riguarda tutta la popolazione residente) ed è finalizzato a mettere in atto improbabili provvedimenti d’espulsione.
In secondo luogo su nessun documento dei cittadini italiani è indicata la loro etnia. E questa è la differenza tra censimento e schedatura.
A questo si aggiunga che i numeri della presenza di Rom, Sinti e Caminanti sono già noti, si sa quanti sono sul territorio nazionale (tra i 120mila e i 180mila) e quanti vivono nei campi regolari o abusivi (appena 26mila).
Se Salvini vuole fare qualcosa per risolvere il “problema” dei Rom può iniziare a mettere mano ai campi, garantendo a tutti i residenti condizioni di vita decorose chiudendoli come prevedono le direttive UE.
Ma c’è un problema: le persone che vivono nei campi avranno bisogno di una soluzione abitativa.
E fino ad ora nessuno ha mai voluto pensarci perchè questo significherebbe “dare le case popolari ai Rom” (anche il piano Rom della Raggi evita accuratamente questo argomento).
Allora si scoprirà che per Salvini saranno meglio i campi. Evviva il governo del cambiamento.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2018 Riccardo Fucile
POVERA ITALIA, IN PREDA AL DELIRIO RAZZISTA
“Affittiamo solo ai settentrionali”. È questa la risposta che si è sentita dare una studentessa di Pescara, in cerca di un appartamento a Trento per poter frequentare l’università e riportato dall’agenzia di stampa Agi.
Alla ricerca di un appartamento per trasferirsi nel capoluogo trentino dove a settembre inizierà il terzo anno di Giurisprudenza, una ragazza pescarese ha chiesto la possibilità di occupare una delle quattro stanze che venivano affittate all’interno di un appartamento.
Alla richiesta di informazioni, tutto via sms, la giovane si è vista rispondere “Assolutamente sì ma prima gradirei capire di dove sei”.
Alla risposta “vengo da Pescara”, il proprietario ha scritto: “Scusa tanto ma sto cercando ragazze del Triveneto e dalla Lombardia. Niente di personale”.
Alla richiesta di una spiegazione la studentessa si vista rispondere: “Puramente una mia esigenza personale. Ripeto niente di personale. Scusa ma non ho tempo da perdere”.
La studentessa l’ha raccontato a L’Universitario, il giornale degli studenti iscritti all’Università di Trento.
A quanto pare non è la prima volta che a Trento proprietari di appartamenti da affittare a universitari impongano paletti proprio sulla provenienza degli studenti.
(da agenzie)
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