Maggio 13th, 2019 Riccardo Fucile
“SALVINI HA CREATO UN CLIMA DI ODIO E DIVISIONI, IO CONTINUO A SEGUIRE UN SOGNO DI UMANITA’, SONO COMMOSSO DAL VOSTRO AFFETTO”… APPENA 50 I MILITANTI DI FORZA NUOVA FERMATI A DISTANZA: FINITA LA SCENEGGIATA, TORNANO A CASA
Arrivato in piazzale Aldo Moro Lucano, accolto dagli studenti accolto dal coro “Siamo tutti Mimmo Lucano”, ha dichiarato: “Salvini è uno di quelli che ha creato un clima di odio e di divisioni. Vogliamo riuscire a trasmettere altri messaggi per costruire una società più umana, di uguaglianza, libertà e democrazia, dove il popolo conta. Un’emozione indescrivibile, mi sento uno di voi. Sono emozionato. Sono rimasto quello che ha seguito un sogno di umanità e democrazia. Il sogno continuerà fino alla fine”.
“Scortato” da una marea impressionante di giovani (circa tremila) Lucano con pacatezza ha detto: “Chi vuole contrastare questa manifestazione dice che sono un sindaco che vuole riempire i borghi calabresi con coloni africani. Una sorta di sostituzione etnica, ma non conoscono la realtà dei borghi calabresi, che sono spenti. Gli immigrati non hanno occupato alcuno spazio degli italiani, ma anzi gli immigrati hanno dato anche agli italiani la possibilità di cercare riscatto”.
“Volevano impedirgli di parlare, ora lo stiamo accompagnando dentro l’aula dove i fascisti di Forza nuova non volevano farlo arrivare”, ha detto una ragazza al megafono. Ma l’aula non riesce a contenere tutti i partecipanti al seminario.
“Mimmo Lucano è un campione di umanità e noi siamo qui per lui”, hanno detto i manifestanti davanti alla Sapienza armati di megafono e in attesa dell’ex sindaco di Riace.
“Forza Nuova è appena scesa dalla metro Castro Pretorio, a questi 50 cogl…ni vogliamo dire ‘venite qui, vi aspettiamo. Non abbiamo paura”. “I fascisti qui la parola non la prenderanno mai” ha detto uno studente aggiungendo che “al Rettore non frega niente se non dell’ordine pubblico. Siamo qui in tanti e siamo determinati. Vediamo se hanno il coraggio di venire”.
La polizia, per evitare disordini, ha bloccato i militanti di Forza Nuova guidati da Roberto Fiore, che espongono lo striscione: “Mimmo Lucano nemico dell’italia” in piazza Confienza, a diverse centinaia di metri dalla città universitaria. Sono circa 50 persone, tra cui una decina di donne, con fumogeni e bandiere nere con il simbolo FN Il corteo di Forza Nuova è poi terminato terminato davanti alla biblioteca Nazionale. I circa 50 militanti, seguiti dalla polizia, hanno lasciato piazza Confienza e sono ripartiti per tornare a casa senza passare da piazzale Aldo Moro dove è in corso il presidio a sostegno del sindaco sospeso di Riace, Mimmo Lucano.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 13th, 2019 Riccardo Fucile
ESILARANTE GAFFE DELLO STAFF LEGHISTA PER IL COMIZIO A SANREMO, ORMAI SONO IN TILT
Gaffe per Matteo Salvini e il suo staff. Il vicepremier leghista scivola su una locandina e viene travolto dalle polemiche. Siamo in piena campagna elettorale e il ministro dell’Interno, come è solito fare, prima di ogni spostamento avvisa i suoi sostenitori, con post sui social e locandine del luogo in cui si recherà .
L’ultimo viaggio di Matteo Salvini, quello di domenica 12 maggio, è stato tra la Liguria e il Piemonte.
Prima tappa la città ligure di Sanremo. Per allertare i suoi supporters, il ministro dell’Interno ha diffuso sul web una locandina con tutti gli appuntamenti. Il faccione sorridente del vicepremier leghista in primo piano, la scritta in maiuscolo dello slogan ormai noto a tutti “Prima l’Italia” e poi il logo della Lega — Salvini premier che campeggia su un cielo limpido di una località marina.
Sanremo? Una cittadina qualsiasi della costa ligure? Macchè.
In barba al motto “Prima l’Italia e gli italiani”, quella raffigurata sulla locandina di Salvini è Mentone, ridente cittadina situata in Costa Azzurra.
Ovviamente il dettaglio non è passato inosservato e gli utenti sui social si sono fatti sentire. Nei commenti sotto al post si sono moltiplicate le prese in giro e l’ironia per un errore tanto grossolano quanto imbarazzante per un personaggio politico che predica insistentemente la necessità di mettere davanti a tutto l’Italia e l’italianità .
Insomma, una brutta figura a cui lo staff del vicepremier leghista ha cercato di mettere una toppa cambiando in fretta e furia lo sfondo incriminato.
Subito la località marina di Mentone è stata sostituita dall’italica Sanremo, ma il guaio ormai era fatto. E si sa, il web non perdona.
Così il post di Salvini ha fatto il giro dei social incassando il sarcasmo e l’ironia immancabili del web.
(da TPI)
argomento: Costume | Commenta »
Maggio 13th, 2019 Riccardo Fucile
LA SVOLTA IMPREVISTA: SALVINI SCHIACCIATO DA UN FUOCO DI FILA DI COMMENTI NEGATIVI, TRAVOLTA LA SUA MACCHINA DI CONSENSO ELETTORALE
Le ultime due settimane di campagna elettorale ci potrebbero aver restituito una svolta imprevista. Una grande, forte e virale pressione dell’opinione pubblica digitale contro Matteo Salvini.
Il mattatore assoluto della rete si è trovato per la prima volta schiacciato da un fuoco di fila di commenti, post e tweet al vetriolo durato appunto per molti giorni consecutivi.
In realtà già da tempo si segnalava l’attivismo di un network, #facciamorete, che aggregava una prima community di utenti schierati contro le ben più rumorose organizzazioni ombra dei sovranisti di estrema destra.
I fatti legati alle dimissioni di Siri, indagato per corruzione, e alle polemiche per l’intervista di Salvini pubblicata con un casa editrice neofascista, hanno travolto la reputazione online del ministro dell’Interno, colpendo duramente la sua macchina del consenso digitale.
Il 30 aprile scoppia sulla rete la polemica sulle relazioni tra il ministro dell’interno e la forza neo-fascista Casa Pound. In questa giornata #casapound diventa il quinto argomento più discusso nella twittersfera italiana, rimanendo nei trending topic italiani per più di 16 ore. La bufera dura per tutta la giornata del giorno successivo.
La sentiment del web vede una schiacciante vittoria a favore della community #facciamorete: il 52% dei commenti su casapound è negativo, solo il 5% è un intervento per difendere i neo-fascisti.
Il 4 maggio arriva invece una seconda ondata di critiche, specificatamente rivolte contro Salvini. In occasione del suo comizio a Forlì dal balcone usato da Benito Mussolini, la rete degli antifasciti si mobilita su Twitter, facendo diventare #forlì il quinto argomento più dibattuto sul social network.
La sentiment è estremamente negativa: una delle parole più associate a #forlì è #capitone, un modo dispregiativo per sbeffeggiare il soprannome capitano scelto dai fan per Salvini.
Tra il 5 ed il 6 maggio si impone in maniera netta, rimanendo per alcune ore il primo trending topic di twitter, la richiesta di dimissioni di Matteo Salvini.
L’hashtag #salvinidimettiti fa da traino a #QuestaLegaèUnaVergogna, lo slogan usato dagli utenti online per rimarcare il metodo con cui Salvini userebbe la polizia di stato per impedire le proteste dei cittadini.
Non è mancata neanche un’incredibile boomerang nei confronti delle strategie social adottate da Matteo Salvini per uscire dall’angolo. Dopo aver lanciato il concorso #vincisalvini, in premio caffè e selfie con il ministro dell’interno, la rete si è scatenata facendo diventare #GRATTA_e_VINCI_49milioni, il terzo argomento più twettato in Italia.
Ovviamente la bufera contro Salvini è scoppiata anche su Facebook, il social dove il ministro dell’interno risulta il più popolare a livello europeo. Gruppi come “Mai Con Salvini” o “Noi contro Salvini” hanno pubblicato molti post contro il ministro dell’interno, risultando nelle ultime settimane più virali addirittura della pagina facebook ufficiale della Lega.
Negli ultimi 99 messaggi pubblicati le fanpage citate hanno ottenuto una media di oltre 120 condivisioni per singolo post, mentre la Lega ne ha ottenuti solo 35.
Molto forte e virale l’attacco di Roberto Saviano, il giornalista italiano più popolare su Facebook. Lo scrittore ha consegnato agli utenti del social network una riflessione “sulla condizione nella quale il Ministro ha ridotto la Polizia di Stato. Un servizio d’ordine a disposizione della campagna elettorale di un partito. Uomini costretti a sequestrare striscioni a persone anziane, a sequestrare telefonini che turbano la grave forma di selfite del Ministro. Che pena”.
Al di là delle opinioni personali questo messaggio ha trovato il favore della rete che lo ha condiviso per oltre 2.500 volte. Numeri che certificano bene come le ultime due settimane abbiano aperto la prima crepa nell’efficacissima macchina del consenso digitale sovranista.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Costume | Commenta »
Maggio 13th, 2019 Riccardo Fucile
IL COMANDANTE DEI VIGILI DEL FUOCO CONFERMA: “INTERVENUTI SU ORDINE DELLA QUESTURA”… IN UNO STATO CIVILE OGGI IL QUESTORE SAREBBE GIA’ STATO RIMOSSO
“Quello striscione contro Salvini esposto a Brembate non costituiva alcun pericolo per l’incolumità pubblica, non era certo un cornicione pericolante…perchè quindi l’hanno fatto rimuovere a noi?”.
Se lo chiede Costantino Saporito, agguerrito segretario del coordinamento nazionale Usb, sigla sindacale dei Vigili del Fuoco, che ha appena finito di scrivere una lettera indirizzata alla prefetta di Bergamo, Elisabetta Margiacchi, per chiedere chiarimenti.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, atteso a Brembate di Sotto per un comizio elettorale, ha dichiarato di non saperne niente della rimozione.
Saporito, però, offre qualche dettaglio in più su come si sia mossa la catena di comando. “Ho parlato con i miei colleghi del comparto di Bergamo, e mi hanno confermato che l’ordine è arrivato ‘da molto in alto’, quindi la prefetta ha ordinato a una delle nostre squadre di portarsi sul posto e di togliere lo striscione esposto da una privata cittadina. Tutto questo non è normale e non è opportuno. Se lo striscione generava un problema politico, perchè non è intervenuta la Digos? Invece di preoccuparsi del dissenso, il ministro Salvini si occupi del contratto nazionale dei pompieri, che ancora manca della tutela dell’Inail”.
Nella lettera rivolta a Margiacchi, ma anche ai dirigenti territoriali dei vigili del fuoco Calogero Turtorici e Dante Pellicano, Saporito scrive: “Ci chiediamo quale tipo di pericolo, all’incolumità delle persone o delle cose, abbia spinto chi in indirizzo a utilizzare l’opera del Corpo Nazionale, distogliendo il personale da altri eventuali interventi di soccorso tecnico urgente che sarebbero potuti accadere in concomitanza”.
Per il comandante dei vigili del fuoco di Bergamo, Calogero Turturici è stato un “intervento tecnico” eseguito “sulla base di una decisione della questura”. “Abbiamo ricevuto una chiamata dalla questura – spiega il comandante – in cui ci veniva chiesto un supporto tecnico”, ad una decisione “presa dal dirigente del servizio di ordine e sicurezza pubblica predisposto dalla questura” in occasione della visita del ministro”.
Un supporto che è regolato da norme precise e che rientra nella “collaborazione istituzionale tra corpi della Stato”. La richiesta è arrivata alle 7.58 ed è stata presa in carico dal turno montante delle 8. Una volta sul posto il caposquadra “ha chiesto al funzionario della polizia la conferma dell’intervento e quest’ultimo ha ribadito la decisione della questura”.
Ma qual è la motivazione? “A noi non c’è stata detto – conclude Turturici – tutte le valutazioni sono state adottate dalle questura e dunque vanno chieste alle Questura”.
La rappresentanza della Cgil nazionale dei pompieri ha affermato: “Non è lavoro per i vigili del fuoco. Quanto accaduto a Brembate, in provincia di Bergamo, poco prima dell’arrivo del ministro dell’interno, Matteo Salvini, è inaccettabile”, hanno affermato. Il gesto dei colleghi di Brembate è stato giudicato “inaccettabile” perchè i pompieri “fanno soccorso, non propaganda”.
Nella nota si legge ancora: “Non si può consentire che si utilizzi una squadra dei vigili del fuoco, rimuovendola dal lavoro quotidiano, per costringerla a rimuovere uno striscione. Si opera un danno all’erario, perchè i vigili del fuoco non fanno ‘pubblica sicurezza’ ma operano per portare soccorso, e si colpisce un diritto inalienabile del cittadino, quello al legittimo dissenso. Siamo solidali con i colleghi costretti ad operare in questa non prevista operazione e chiediamo ai vertici del corpo e del Viminale che si faccia immediata chiarezza”, conclude.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 13th, 2019 Riccardo Fucile
“IL CARDINALE HA OBBEDITO AL VANGELO, LA LEGALITA’ VA COLLEGATA ALLA GIUSTIZIA SOCIALE”
“Nel caso in cui l’elemosiniere del Papa venisse denunciato, siamo pronti ad autodenunciarci tutti”. Lo annuncia Andrea Alzetta di Spin Time commentando il gesto di padre Konrad Krajweski, cardinale di strada alla dirette dipendenze Papa Francesco, che ieri ha rotto i sigilli al contatore di uno stabile occupato a Roma, via Santa Croce in Gerusalemme, per riattaccare l’elettricità , staccata sei giorni fa per morosità .
“Il Cardinale Krajweski ha obbedito al Vangelo – ha aggiunto Alzetta – ha guardato prima ai bisogni delle persone che soffrono. La legalità se non è collegata alla giustizia sociale è un contenitore vuoto”. Nello stabile, ex Inpdap, vivono da anni 450 persone, in tutto 170 nuclei con 98 bambini. E sempre il palazzo è sede di una ventina di associazioni culturali e dei diritti.
Azione alla Robin Hood, che ieri il ministro dell’Interno ha fortemente criticato
“Di fronte a un problema di salute e di vita delle persone, non mi aspettavo dal ministro Salvini una risposta del genere. Mi aspettavo ben altro, mi aspettavo un intervento suo, anche personale, all’interno di questo posto” afferma all’Adnkronos suor Adriana Domenici, la missionaria laica che si è battuta per il ripristino dell’elettricità nel palazzo occupato e che si è rivolta per prima all’elemosiniere Krajewski.
Secondo suor Adriana, Salvini dovrebbe venire a vedere con i suoi occhi la situazione nel palazzo occupato: “Farebbe un’azione giusta anche per vedere come funziona l’occupazione, chi sono le persone all’interno, la loro storia, la loro vita”.
Per la missionaria laica “le istituzioni devono rispondere a un problema così grave e diffuso. L’occupazione è diventata quasi una norma perchè non c’è più possibilità di sopravvivenza – sottolinea – Se non fosse per la chiesa questa gente dove starebbe? Dove sarebbe se non ci fossero le mense, le offerte di vestiario?”.
Areti, la società di Acea che gestisce la rete di distribuzione a Roma, ha presentato l’esposto contro ignoti alle forze dell’ordine per l’allaccio effettuato da cardinale Konrad Krajewski nello stabile occupato da Spin Time.
L’atto, come spiegano le fonti, è dovuto perchè l’allaccio è abusivo e, sostanzialmente, il reato che si prefigura è quello di furto di energia. In attesa di decisioni, sottolineano le fonti, sarebbe fondamentale rientrare nello stabile per mettere in sicurezza la cabina. L’esposto ora è atteso in Procura
“Puoi partecipare con una tua donazione alle opere di carità in favore dei più poveri e bisognosi, compiute dall’Elemosineria a nome del Santo Padre”.
E’ l’avviso con cui il sito di informazione vaticana “Il Sismografo”, di solito molto informato sulle vicende legate alla Santa Sede ha lanciato la campagna “Come donare soldi all’Elemosiniere del Papa per pagare il debito elettrico dei poveri del palazzo romano occupato da 450 persone senza casa”.
“Ormai la vicenda è nota non solo in Italia e riguarda la persona del cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere del Santo Padre – scrivono il direttore editoriale Luis Badilla e il coordinatore Robert Calvaresi – che, personalmente, ha riallacciato la corrente elettrica ad una palazzina con 450 occupanti, bambini, anziani e malati gravi, persone senza questo servizio da diversi giorni. Agli occupanti non è mai stato contestato sino ad oggi nessun debito e l’Acea ha promesso oltre una settimana fa di riattaccare i contatori alla rete, ma non è mai accaduto”.
Intanto oggi pomeriggio alle 18 viene confermata da Spin Time Labs, l’organizzazione che gestisce l’occupazione, un’assemblea aperta a tutti.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 13th, 2019 Riccardo Fucile
L’OPERAZIONE ANOMALA SEGNALATA DALL’AIF ALLA BANCA D’ITALIA
Stasera su Raitre a Report va in scena la seconda puntata sul mutuo di Armando Siri a San Marino.
Nella prima puntata abbiamo scoperto che il senatore ed ormai ex sottosegretario ha acquistato una palazzina a Bresso in provincia di Milano con un finanziamento concesso dalla Banca Agricola Commerciale del Titano.
Un mutuo concesso senza garanzie particolari nonostante il patteggiamento per bancarotta.
Su tutto questo indaga la procura di Milano, per ora senza ravvisare reati o indagati. In più, l’avvocato di Siri ha detto che “la banca ha erogato un regolare finanziamento, per altro per un importo pari al prezzo dell’acquisto del bene”.
Un mutuo al 100% quindi, cosa che a un normale italiano verrebbe negata all’istante.
Il resto lo racconta il Fatto:
Nuovi particolari sul mutuo a là carte a favore di Siri emergono dal racconto di Report che ha appurato che già a dicembre del 2018 1’Aif, l’Agenzia di informazione finanziaria di San Marino, segnalò a Banca d’Italia l’anomalia di quel prestito. Ingente, a coprire l’interovalore dell’immobile e senza garanzie da parte di Siri.
Non solo. Il mutuo che Report ha potuto visionare ha durata decennale con tre anni di preammortamento.
Significa che per i primi anni si pagano solo gli interessi quindi rate basse, ma poi va restituito in pochissimi anni l’intero capitale.
Il tutto senza garanzie per la banca che si espone al grande rischio che Siri non riesca a onorare le pesantissime rate di rimborso del capitale
Manca qualcosa? Sì, manca l’elenco delle società di Siri:
C’è il Siri olistico e spiritualeggiante con il suo spazio Pin, il Siri politico che incanta Salvini con la sua flat tax; e il Siri imprenditore che lascia dietro di sè più di un fallimento. Oltre a Mediaitalia fondata con i soci Andrea Iannuzzi e Milan per cui ha patteggiato la bancarotta, c’è il fallimento nel 2009 della Mafea Comunication Srl, la società costituita dagli ex soci lannuzzi e Milan nel 2006 che aveva rilevato contratti e beni senza pagarli dalla Mediaitalia fallita.
Il tutto spostando nel paradiso fiscale del Delaware le società . E infine la liquidazione nel giugno 2018 della Mafea re Srl posseduta dai fratelli Milan e con Siri presente nel capitale con una piccolissima quota ma soprattutto amministratore unico dal 2005.
Un filotto di società liquidate, bruciate senza più attivi e beni. Solo debiti. Quelli lasciati dietro di sè
(da “NextQuotidiano“)
argomento: Giustizia | Commenta »
Maggio 13th, 2019 Riccardo Fucile
A GELA PASSA IL NUOVO ASSE PD-FORZA ITALIA
Sorride M5s che ora cercherà di monetizzare per le europee del 26 maggio, mentre resta a mani vuote la Lega che perde la doppia sfida con i suoi candidati e non riesce a fare lo sgambetto nell’isola agli ‘alleati’ grillini.
L’esito dei ballottaggi in Sicilia, dove si è votato in cinque comuni, fa segnare l’en plein dei 5stelle, che vincono in due città emblematiche, dopo avere perso Bagheria e Gela conquistate cinque anni fa: Caltanissetta, ancora stravolta dallo scandalo del cosiddetto ‘sistema Montante’, l’ex presidente di Sicindustria condannato due giorni fa a 14 anni di carcere e che proprio dalla città nissena aveva scalato i piani alti del potere; e Castelvetrano, la cittadina del superlatitante Matteo Messina Denaro, chiamata al voto dopo due anni di commissariamento per infiltrazioni mafiose.
Una vittoria celebrata su Facebook in nottata, quando lo spoglio era a metà ma dall’esito scontato, dal vice premier Luigi Di Maio: “Abbiamo vinto con il nostro candidato Roberto Gambino”, quando ci danno per morti noi ci siamo sempre”.
E nel pomeriggio Di Maio sarà a Caltanissetta per festeggiare, assieme al padrone di casa Giancarlo Cancelleri, la vittoria di Gambino, che ha ottenuto il 58,85%, staccando il rivale Michele Giarratana, del centrodestra, che si è fermato al 41,15%.
Una festa doppia perchè con Di Maio, a Caltanissetta, ci sarà pure Enzo Alfano, eletto nuovo sindaco a Castelvetrano: il grillino al ballottaggio ha totalizzato il 64,67% dei voti, quasi il doppio dell’avversario civico Calogero Martire (35,33%).
A bocca asciutta la Lega, che si deve accontentare del solo comune di Motta Sant’Anastasia, appena 12mila abitanti conquistato al primo turno: i suoi candidati Giuseppe Spata e Giorgio Randazzo perdono i duelli a Gela (Caltanissetta) e a Mazara del Vallo (Trapani) nonostante le piazze riempite da Salvini durante il suo tour elettorale: qui vincono Salvatore Quinci (52,41%) del centrosinistra, ma sostenuto anche da liste civiche e moderati, e Lucio Greco (52,45%), appoggiato da Forza Italia e liste civiche.
A Monreale, invece, vince Alberto Arcidiacono, sostenuto da liste civiche e da Diventerà Bellissima, il movimento del governatore Nello Musumeci: col 55,73% ha sconfitto l’uscente Piero Capizzi (44,27%).
Bassa l’affluenza nei cinque comuni, pari al 43,60%, con un calo del 15,37% rispetto al primo turno. Ai seggi si sono recati 98.783 elettori sui 226.546 aventi diritto. Il crollo maggiore a Gela, dove ha votato il 40,49% degli elettori rispetto al 58,41% del primo turno.
(da agenzie)
argomento: elezioni | Commenta »
Maggio 13th, 2019 Riccardo Fucile
COSA C’E’ DIETRO LE FRASI DI RENZI SU SALVINI, LA BESTIA E I 49 MILIONI
«Certo, se ha detto così è chiaro che lui non parla a vanvera. Ma no, non posso dire altro»: a parlare è un renziano della prima ora ma anche lui non vuole dettagliare cosa intendesse dire Matteo Renzi nell’intervista rilasciata a Repubblica in cui ha affermato Salvini ha utilizzato parte dei 49 milioni che deve restituire allo Stato per creare “La Bestia”, lo strumento di disinformazione della Lega.
E in effetti dietro la risposta di Salvini c’è un mondo: il leader della Lega ha detto di non voler querelare Renzi che lo aveva sfidato a farlo, perchè “io non querelo quasi mai nessuno, a giudicarlo ci hanno pensato gli italiani”.
Si tratta di una doppia balla, visto che invece il Capitano ha passato gli ultimi cinque anni a querelare gente che lo definiva “il più grande assenteista di Bruxelles” — come ha fatto ieri Lucia Annunziata — o “fascista a ruota libera“, oppure “non ha mai lavorato in vita sua”, perdendo regolarmente in tribunale.
Salvini quindi non querela per un altro motivo, non perchè è particolarmente tollerante nei confronti dell’opinione pubblica.
E il motivo può essere anche che abbia paura di perdere: «Sì, è chiaro che ha qualcosa in mano che riguarda proprio la Bestia e i 49 milioni», ci confermano.
“Un po’ come, nell’ormai lontano 2009, Massimo D’Alema «fiutò» l’aria delle procure attorno al governo Berlusconi e avvertì che, di lì a poco,sarebbero arrivate «scosse» e che l’opposizione doveva essere «pronta» ad affrontarle”, ricorda con buona memoria Laura Cesaretti sul Giornale.
Facendo poi l’elenco dei costi attuali della Bestia:
Macchina costosa, la «Bestia», che serve a produrre e propagare i continui messaggi social del Capitano, calibrati nei toni e nei destinatari dall’ampio staff guidato da Luca Morisi: martellamento costante di autopromozione, che ora è quasi interamente a libro paga del Viminale: il «Sistema Intranet» che gestisce le pagine social di Salvini, è curato da Morisi e Andrea Paganella,oggi stipendiati rispettivamente come consigliere strategico e capo della segreteria.
Sotto di loro lavorano i quattro membri del «team social» salviniano (tra cui il figlio di Marcello Foa), tutti assunti al ministero. Il costo totale, per le casse pubbliche, è di 314mila euro l’anno, senza contare i 90mila del capo ufficio stampa Pandini: la «Bestia», ha calcolato l’Espresso, ci costa circa mille euro al giorno.
Di certo non c’è nessun collegamento con la chiusura della pagine di fake news che sostenevano Lega e M5S operata ieri da Facebook dopo un dossier di Avaaz. Matteo Pucciarelli su Repubblica oggi ricorda la genesi della Bestia:
Appena diventato segretario federale, Salvini capì che il vecchio partito, così com’era e vista la fine del finanziamento pubblico, non era più sostenibile economicamente. Nè serviva davvero. In più all’orizzonte si stagliavano le nubi minacciose dell’inchiesta della procura di Genova sui famosi 49 milioni di euro di rimborsi volatilizzati.
Così chiuse mezza sede di via Bellerio a Milano, idem il dispendioso giornale La Padania, vendette le frequenze di Radio Padania, mise in cassa integrazione i dipendenti. E investì le risorse rimaste sul lavoro della coppia Morisi-Paganella, fatturandogli circa 300mila euro l’anno. Non poco per un movimento in dismissione.
E poi ci sono le spese attuali, che sono ingenti:
Nel solo mese di maggio, facendo una media dei range di spesa forniti da Facebook, le casse della “Lega per Salvini premier” – il partito che anche formalmente sta sostituendo il vecchio guscio della “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”, quest’ultimo gravato dal debito che adesso ha con la collettività , cioè i 49 milioni da ridare indietro allo Stato – hanno sborsato 51mila euro per aumentare l’audience del solo leader.
Con una media del genere, solo per “spingere” su Facebook fanno come minimo 600mila euro l’anno.
(da “NextQuotidiano“)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 13th, 2019 Riccardo Fucile
DOPO IL RIATTACCO DELLA LUCE AI POVERI, IL CARDINALE KRAJESKI RIDICOLIZZA IL MINISTRO DEGLI INTERNI
Ieri nella storia dell’elemosiniere del Papa che riattacca la corrente al palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme 55 è voluto entrare anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini, il quale ha auspicato che Konrad Krajewski pagasse anche le bollette arretrate, che ammontano a 300mila euro.
Oggi Krajewski dice al Corriere della Sera che pagherà le bollette, certo, anche quella del Capitano:
Salvini sostiene che ora deve pagare le bollette arretrate, che ne dice?
«Da questo momento, da quando è stato riattaccato il contatore, pago io, non c’è problema… Anzi, pagherò anche le sue, di bollette».
Il cardinale Konrad Krajewski ride sereno, «vede, non voglio che diventi una cosa politica, io faccio l’elemosiniere e mi preoccupo dei poveri, di quelle famiglie,dei bambini… Intanto, hanno luce e acqua calda, finalmente. Adesso tutto dipende dal Comune, aspettiamo che riaprano gli uffici…».
L’elemosiniere però smentisce di avere esperienza da elettricista:
Ma è stato lei a calarsi nel tombino per staccare i sigilli?
«Cosa vuole, era una situazione particolare, disperata… Lo ripeto: mi assumo tutta la responsabilità . Dovesse arrivare, pagherò anche la multa».
Uno degli inquilini dice che lei era pratico e in Polonia, prima di prendere i voti, lavorava in questo campo…
«Ma no, questo no! In Polonia abbiamo avuto un presidente, Lech Walesa, che era stato elettricista, si saranno confusi con lui! Io non sono un elettricista, sono un liturgista. Ma in fondo i liturgisti accendono candele, spostano i microfoni, qualcosa ne capiscono…».
(da agenzie)
argomento: Costume | Commenta »