Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile
CASO STRANO, QUACHE GIORNO DOPO L’INCONTRO DI SAVOINI CON I RUSSI
La Lega ha cancellato il divieto di finanziamento ai partiti da Stati esteri. Lo ha provato a fare
una prima volta tra ottobre e novembre, con un emendamento alla Spazzacorrotti che poi non è andato a buon fine, casualmente qualche giorno dopo l’incontro di Gianluca Savoini con i russi in cui sono stati offerti 65 milioni di dollari alla Lega.
Racconta oggi Carmelo Lopapa su Repubblica:
Il testo sfornato dal ministero della Giustizia prevede al comma 2 di quell’articolo che «Ai partiti e ai movimenti politici è fatto divieto di ricevere contributi provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri, da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero o da persone fisiche maggiorenni non iscritte nelle liste elettorali o private del diritto di voto». Quella norma, così come è stata scritta, non va, sentenziano al quartier generale leghista.
Viene così depositato un emendamento firmato da nove loro deputati in commissione (Iezzi, Bordonali, De Angelis, Giglio Vigna, Invernizzi, Maturi, Stefani, Tonelli, Vinci) — di cui Repubblica è venuta in possesso e pubblicato in questa pagina — contenente solo tre parole e un numero: «Sopprimere il comma 2».
I grillini giurano che non lo faranno passare mai, il divieto deve restare: stop a qualsiasi canale di finanziamento estero ai partiti.
L’emendamento soppressivo, assieme a tanti altri, verrà alla fine ritirato. È il 18 novembre 2018, annoverano i registri della prima commissione.
Un mese dopo l’incontro dello scandalo al Metropol di Mosca. La “Spazzacorrotti” diventa legge di un solo lungo articolo, inclusa la norma che vieta i finanziamenti esteri ai partiti.
Ma non finisce lì. Perchè la trattativa sottotraccia tra Lega e Movimento su questo terreno minato prosegue nelle settimane e nei mesi successivi.
Siamo nel 2019 e ad aprile diventa legge anche il famoso Decreto crescita. Provvedimento economico, ma all’articolo 43 (lettera d) compare una deroga non da poco al divieto di finanziamento estero: «Alle fondazioni, associazioni e comitati non si applica».
Missione compiuta.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI NON FA I NOMI, EMERGONO INDISCREZIONI E SMENTITE
Luca e Francesco? Salvini non sa nulla. I nomi degli altri interlocutori al tavolo dei russi che offrivano 65 milioni alla Lega sono sconosciuti al vicepremier e ministro dell’Interno.
Ed è piuttosto strano, visto che si parla di persone che facevano parte della sua delegazione e i cui nomi escono nelle trascrizioni dei dialoghi che hanno già messo nei guai Gianluca Savoini, indagato a Milano per corruzione internazionale.
Eppure qualche ipotesi sulla questione c’è.
Racconta oggi Antonio Massari sul Fatto Quotidiano:
“il 18 ottobre 2018 un suo fedelissimo, Gianluca Savoini, in compagnia di due uomini, tali “Luca”e“Francesco”, avrebbe trattato con alcuni russi per far arrivare milioni di dollari al Carroccio. Il tutto attraverso un affare sul petrolio che avrebbe potuto coinvolgere banche austriache e porti olandesi. Il dialogo avviene a Mosca, il 18 ottobre 2018, nel l’hotel Metropol, proprio mentre Salvini è in Russia. Il giorno prima ha partecipato al convegno di Confindustria Russia esordendo, peraltro, con le seguenti lungimiranti parole: “Ci troviamo in un albergo a ragionare di un’assurdità : ogni volta che torno in Italia, sappiatelo, c’è qualche giornale che si diletta a scrivere che Salvini va in Russia perchè i russi lo pagano”.
Salvini evidentemente non immagina che il suo fido Savoini in poco meno di 24 ore si troverà seduto nella hall dell’hotel Metropol; che s’intratterrà con due russi e due italiani, tali “Luca”e“Francesco” appunto, per discutere di milioni di euro che sarebbero giunti attraverso una partita di giro legata al petrolio.
Massari chiosa che in qualità di segretario della Lega, Salvini avrebbe potuto farsi dire i nomi e chiarire che nulla hanno a che vedere con il suo partito e i suoi elettori.
E non da ieri, avrebbe potuto farlo. Ma sin dal febbraio scorso, quando l’Espresso ha pubblicato il suo scoop.
Invece il ministro dell’In terno e segretario della Lega, in circa 5 mesi, è riuscito a non sapere nulla.
Nel frattempo non resta che verificare le voci.
Come quella che il “Luca” in questione sia Luca Morisi, per esempio, ovvero l’uomo che sta dietro la macchina della comunicazione leghista. “Non sono io”, risponde Morisi interpellato dal Fatto, “non ero a Mosca, nè in questo hotel, nè altrove”.
Tra gli uomini vicini a Salvini, che secondo alcuni, avrebbe potuto sapere qualcosa di questa vicenda, c’è l’europarlamentare Massimo Casanova, imprenditore e proprietario del Papeete Beach, spiaggia di Milano Marittima.
Casanova era presente in Russia in quei giorni: “Sono andato a Mosca a titolo personale, come imprenditore — è la risposta che ci fa pervenire — per partecipare a un convegno di Confindustria insieme con 300 o 400 imprenditori. Ci sono andato ovviamente a mie spese. Ma non ho preso parte, nè ero assolutamente a conoscenza, dell’incontro riportato dai giornali in questi giorni”.
(da agenzie)
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Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile
MA CONTINUA A NON SPIEGARE IL BUCO DI 10 ORE QUANDO ERA A MOSCA ED E’ SPARITO
Matteo Salvini stamattina si è svegliato malissimo. 
E che sia di cattivissimo umore lo dimostra il suo intervento a Radio Anch’io, dove minaccia querele a “chi accosterà soldi della Lega alla Russia” perchè i bilanci della Lega sono “trasparenti”.
Il nervosismo del Capitano è derivato forse dall’indagine nei confronti del suo ex portavoce Gianluca Savoini per corruzione internazionale a causa della storia dei rubli promessi al Carroccio nell’audio portato alla luce da Buzzfeed. O forse ha finito le pallottole da sparare?
In realtà , Salvini non ha mai querelato l’Espresso che per primo rivelò la storia dei rubli alla Lega, come dichiarato dal direttore Marco Damilano: “”I vertici della Lega una denuncia contro l’Espresso l’hanno presentata, parlando di incessante campagna diffamatoria. Citano diversi articoli ma non quello sulla richiesta di denaro a Putin. Il motivo è semplice: Salvini dice di non aver preso neppure un rublo ma non può smentire l’inizio di una trattativa con il governo russo. Che Gianluca Savoini, nel summit con gli emissari di Putin, parlasse a nome della Lega è certo. Non possiamo asserire che con lui ci fosse anche il ministro: ma resta un buco di dieci ore nel programma moscovita di un leader leghista solitamente iperconnesso”.
E la Lega non ha mai spiegato chi fossero Luca e Francesco, gli altri due italiani nominati nell’audio.
Ma d’altronde Salvini è quello che disse che non vedeva l’ora di farsi processare per la Diciotti e poi chiese l’immunità per la Diciotti.
Lui ha delle idee, ma se non gli convengono ne ha delle altre.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile
I PENOSI TENTATIVI DI MINIMIZZARE UN FATTO CHE, SE CONFERMATO, VUOL DIRE ESSERE AGENTI DI INFLUENZA DI UNA POTENZA STRANIERA NON ALLEATA
Quando si è garantisti si deve esserlo anche nei confronti dei nostri peggiori nemici. Il fatto che siano pochi a rispettare questo principio, soprattutto in politica, non ci autorizza a comportarci come gli altri.
Per quanto mi riguarda, pur provando avversione e disistima per Matteo Salvini, non intendo approfittare del Russia Connection, fino a quando non si pronuncerà la magistratura competente sulla storia dell’oro di Mosca nelle casse della Lega.
Rivendico, però, il diritto di segnalare — è solo una mia impressione? — l’atteggiamento dei media che, in prevalenza, tendono a ridimensionare la vicenda e a ritenerla improbabile. Il fatto è che la notizia non può più essere nascosta dopo che è uscita con tanto clamore, da una fonte estera e con il supporto di una registrazione.
Ma non era la prima volta che si parlava di questo affaire.
A parte un’inchiesta dell’Espresso, a cui gli altri mezzi di informazione hanno girato al largo, è stato scritto e pubblicato addirittura, nel maggio scorso, un libro di Claudio Gatti per Chiarelettere dal titolo ”I Demoni di Salvini. I postnazisti e la Lega”.
C’è tutta una parte del saggio dedicata all’attività di Gianluca Savoini (insieme a Claudio D’Amico) fondatore e presidente dell’Associazione Lombardia Russia; in quelle pagine viene documentato un intenso rapporto di collaborazione e di amicizia tra alcune eminenze grigie del Carroccio e nuovi boiardi russi.
A un certo punto Gatti, conversando con Savoini gli chiede conto di una notizia pubblicata nel ”Libro nero della Lega” di Giovanni Tizian e Stefano Vergine secondo la quale Savoini stesso sarebbe stato sorpreso in una sala dell’Hotel Metropole a Mosca mentre partecipava a un negoziato di compravendita di tre milioni di tonnellate di gasolio con interlocutori russi non meglio identificati.
Secondo la ricostruzione di Tizian e Vergine — ricorda Gatti — in quell’occasione si sarebbe discusso di uno sconto particolare che avrebbe permesso di generare fondi per finanziare attività elettorali della Lega. Come si può vedere si tratta, più o meno, di quanto emerso nella registrazione.
Savoini, nel saggio, smentisce: ”Non esiste questa roba legata alla Lega — riferisce Gatti — non c’è niente. E io non ho ricevuto un rublo” (come ha confermato Salvini ai cronisti all’uscita da Palazzo Chigi dopo l’ennesimo vertice).
Alle ulteriori domande sulla questione dei prodotti petroliferi il presidente dell’Associazione Lombardia Russia conferma la sua versione dei fatti, finchè sbotta in un ”di queste cose non voglio parlare più”.
Gatti non si arrende e scova un certo Bruno Giancotti che, scrive l’autore, conferma ”la partecipazione di Savoini a svariate trattative, intese a generare commissioni o contributi per lui o per la sua Associazione”.
Nel saggio, attraverso i colloqui con questo Giancotti, emerge una rete di rapporti economici di società italiane con sedi in altri Paesi e imprese russe che meriterebbe un’indagine più approfondita, almeno sul piano della trasparenza e del ruolo di un sottobosco vicino alla Lega, di cui non è chiaro se faccia affari e se li faccia solo per sè.
Claudio Gatti conclude l’indagine con queste considerazioni:
‘Parliamo solo di affinità culturali o convergenze politiche? Oppure c’è stata anche collusione finanziaria? Quello che conta è che Matteo Salvini e i suoi hanno operato come agenti d’influenza di una potenza straniera non alleata”.
Le parole sono pietre. A me non risulta che Gatti e l’editore siano stati querelati. Comunque, il saggio di Gatti è in libreria da alcuni mesi. L’autore ne ha parlato in una puntata di ”8 e ½”. Poi la cosa è morta lì, fino ai giorni scorsi.
In altri casi — di minore importanza — i talk show si precipitarono sulla notizia come una muta di cani a caccia di una povera volpe. Con Silvio Berlusconi tutto faceva scoop e suscitava l’interesse della giustizia mediatica. Sullo svolgimento di festini a luci rosse sotto le mentite spoglie di cene eleganti, furono impiegati uomini e mezzi senza risparmio.
Ci limitiamo, però, a citare un caso sollevato da una persona seria come Ferruccio de Bortoli, il quale scrisse in un libro:
“L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”.
In seguito la circostanza riferita dal direttore risultò sostanzialmente confermata. Ma su quella vicenda — ho sempre ritenuto normale che una deputata si interessasse di una crisi aperta nel territorio dove era stata eletta, al di là dei rapporti di parentela — si sono consumate ore e ore di riti mediatici, senza aspettare che uscisse almeno uno straccio di registrazione.
Salvini fa paura? Più di quanto non ne facesse Matteo Renzi, ancora ”folgorante in soglio”?
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile
PUR DI NON PARLARE DEI FONDI RUSSI ALLA LEGA, IL TELESALVINI RISPOLVERA I FINANZIAMENTI DEL DOPOGUERRA DELL’URSS, DIMENTICANDO QUELLI USA ALLA DC
Ieri il Tg2 ha “dimenticato” di parlare dell’inchiesta di Buzzfeed sui rubli alla Lega, con
l’eleganza tipica di chi non sa più che pesci pigliare.
Ma dopo una lunga notte di riflessioni il direttore Gennaro Sangiuliano in un meraviglioso servizio firmato da Tommaso Ricci racconta di quando i soldi da Mosca arrivavano al Partito Comunista Italiano.
L’idea sottintesa, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, è chiarissima: così fanno tutti, perchè ce la prendiamo con pòro Salvini?
Si attendono i prossimi approfondimenti del Tg2 sulla Russia: Togliatti e gli alpini dell’Armir, Berlinguer amico di Gromiko e Salvini da sempre anticomunista anche se comunista padano.
Ma siccome quelli come il Tg2 vanno sempre in coppia, ecco come apre stamattina il Giornale, che per l’occasione riesuma persino Paolo Guzzanti con tanto di dossier Mitrokhin al seguito
E niente, questa è l’ennesima dimostrazione che in Italia la situazione è disperata, ma non seria.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI NON GARANTISCE NEANCHE LA SICUREZZA DEI SUOI AMICI… UNO STRANO FURTO: NON CI SONO SEGNI DI EFFRAZIONE A PORTE E FINESTRE
Mancavano poche cose, la casa era in ordine. Ma è bastato poco perchè la padrona di casa si accorgesse che la casa era stata visitata dai ladri. La casa è quella del sindaco, Marco Bucci.
Un furto in appartamento come tanti se ne verificano, purtroppo, soprattutto nel periodo estivo quando è più facile che i padroni di casa se ne vadano per un fine settimana o per un periodo più lungo in vacanza.
Ma questo furto è particolare, perchè secondo gli investigatori è possibile che i ladri abbiano tenuto d’occhio l’abitazione e le abitudini del sindaco e della consorte Laura Sansebastiano, che lavora a pochi metri di distanza dalla casa, nella stessa via Alessi, a Carignano, nell’omonima pasticceria.
E infatti l’ingresso nell’appartamento sarebbe avvenuto all’incirca due settimane fa, durante un fine settimana in cui il sindaco e la moglie non erano in casa.
Dalla sua casa in via Alessi, nel quartiere esclusivo Carignano, sono spariti un Rolex e alcuni gioielli.
Il sindaco ha presentato denuncia ai carabinieri che hanno avviato le indagini. Secondo una prima ricostruzione non ci sarebbero segni di effrazione alla porta di ingresso o alle finestre.
(da agenzie)
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