Settembre 4th, 2019 Riccardo Fucile
LA SCUOLA DEL QUARTIERE POPOLARE ZISA DI PALERMO VANDALIZZATA, MA IL QUARTIERE SI MOBILITA E RIPULISCE LE AULE IN TEMPO PER LE LEZIONI
Una scuola vandalizzata quasi non fa notizia. Sarebbe soltanto e tristemente l’ennesima. Copione sempre uguale: irruzione notturna, muri imbrattati, estintori svuotati su tutto, in ogni stanza, nei bagni, materiale didattico distrutto. Questa volta vogliamo raccontare quel che è accaduto dopo
Palermo e i suoi quartieri “difficili” conoscono bene queste irruzioni, le contano e sono tante. Capita che arrivino sempre alla vigilia della ripresa delle lezioni.
Questa volta è toccato ad una scuola dell’infanzia della Zisa, quartiere che è nel cuore di Palermo, che è memoria di tempi lontani e bellissimi che Palermo visse.
A testimoniarli, il magico palazzo della Zisa parte dell’antico parco normanno denominato il Genoard (Paradiso in Terra). L’intera area della Zisa fu luogo di villeggiatura e di caccia dei sovrani. In origine, l’intero parco si estendeva subito fuori la cinta muraria della città ed era costituito da piccoli nuclei di case, intorno a mulini per il grano e per il sale, costruiti lungo il corso del torrente Gabriele.
La storia più recente è altra, il palazzo della Zisa, dopo lunghi anni di abbandono, ora si erge maestoso e fiabesco. La Zisa, dunque, quartiere “difficile”, come si dice giornalisticamente.
Difficile solo perchè troppo spesso dimenticato, non che siano difficili quanti vi abitano, che anzi devono fare fronte a mille problemi, Cosa Nostra compresa.
Sul perchè si distrugga una scuola le risposte sono tante. Tra le risposte c’è pure la strategia della mafia. Non che la mafia un giorno si alzi e disponga che si vada a distruggere ora questa ora quella scuola. La mafia il lavoro lo ha fatto prima, subdolo, quotidiano, instillando soprattutto tra i più giovani l’idea che le istituzioni siano nemiche da colpire, e tra le nemiche c’è la scuola.
Perchè la mafia sa bene che a scuola si impara e se si impara si capisce, e se si pensa si riconoscono il bene e il male , si capisce che il male è il cattivo maestro, la mafia appunto; senti che la scuola è al tuo fianco, può accompagnarti lungo la strada del cambiamento delle cose ed anche del destino personale.
C’è anche che in questi anni, nei decenni successivi all’estate nella quale la mafia colpì duro la Sicilia, nelle scuole si è iniziato e si continua un prezioso lavoro, spesso non riconosciuto agli insegnanti e a quanti li affiancano. La scuola è un nemico giurato della mafia, ancor più di una divisa, di una toga.
Per questo e per tante altre motivazioni che sono state esplorate, la scuola materna della Zisa era stata praticamente distrutta.
Un articolo nella cronaca locale, come in altre occasioni e tutto sembrava destinato ad essere archiviato. Ma questa volta è accaduto qualcosa di nuovo.
L’anno scolastico è vicino, non si poteva lasciare la scuola così come l’avevano lasciata i vandali. Ed è stato così che si sono sbracciati in tanti: le mamme del quartiere, i giovani i più piccoli, gli insegnati e i collaboratori scolastici, i consiglieri della circoscrizione, volontari delle associazioni della Zisa.
Tutti a pulire e sistemare le aule. Il lavoro andrà avanti ancora per giorni, ma si riuscirà a terminarlo prima del suono della campanella.
I vandali hanno colpito i piccoli, ma soprattutto le famiglie, che già hanno una vita durissima. Si è fatta avanti la solidarietà di tanti, la disponibilità di molti a donare il materiale necessario ai bambini.
La materna della Zisa rinascerà , tornerà a giocare un ruolo fondamentale nel futuro di Palermo, e non solo.
(da Globlaist)
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Settembre 4th, 2019 Riccardo Fucile
GINO STRADA AL FESTIVAL DI VENEZIA: IL FILM “BEYOND THE BEACH” RACCONTA IL LAVORO DI EMERGENCY NELLE ZONE DI GUERRA
L’impegno umanitario di Emergency in giro per il mondo è diventato un film, diretto da due registi americani, Buddy Squires e Graeme Scott, lodati da Gino Strada che ha definito il loro lavoro “un racconto importante, soprattutto oggi che sembra esserci una gara per alzare muri e ignorare quello che succede a poche migliaia di chilometri da noi”.
Il film si intitola ‘Beyond the Beach: The Hell and the Hope” e viene proiettato alla Mostra di Venezia, nella sezione Sconfini.
Il film esplora la brutalità della guerra attraverso le voci dello staff di Emergency, un gruppo appassionato di medici, infermieri, chirurghi e logisti che lavorano per garantire cure mediche alle vittime della guerra e della povertà
I registi intrecciano due storie, apparentemente lontane e invece legate in modo indissolubile.
Da un lato raccontano il fenomeno delle migrazioni che attraversano il Mediterraneo, mettendo in luce il ciclo della guerra dai feriti di guerra a Kabul ai campi profughi in Iraq fino alle imbarcazioni di salvataggio al largo delle coste libiche.
Dall’altro, testimoniano l’impegno quotidiano dei medici e degli infermieri che hanno deciso di fare la propria parte contro l’indifferenza.
Nel film assistiamo alle loro lacrime e ai loro sorrisi, ma anche alla frustrazione; scopriamo le difficoltà e lo stress emotivo che devono affrontare per portare a termine le loro missioni senza mai perdere la volontà di fare la differenza.
“Buddy e Graeme – ha spiegato Strada – raccontano le migrazioni che attraversano il Mediterraneo, l’orrore di Kabul, i campi profughi in Iraq, le operazioni di salvataggio in mare. Sono tutti effetti di uno stesso problema: la guerra e la sua logica, che accetta come normali le più crudeli violazioni dei diritti umani. E poi – ha aggiunto Strada – raccontano l’impegno che ogni giorno il nostro staff mette nel suo lavoro per fare la propria parte contro l’indifferenza. Perchè si può fare qualcosa per cambiare lo stato delle cose e bisogna che ognuno inizi a farlo”.
Stiamo vivendo “un periodo molto difficile, in 70 anni non mi ricordo di aver visto un altro momento con cosi’ tanto odio sociale, disprezzo per chi sta sotto, un poveraccio è visto quasi come causa dei problemi degli altri. C’è tanta rabbia e cattiveria ma sono convinto che ci siano grossi margini di recupero”.
(da agenzie)
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Settembre 4th, 2019 Riccardo Fucile
DA PADRONI DELLA SCENA A CARATTERISTI
Nel giorno in cui nasce il Conte Bis mi torna alla memoria un evento di Confagricoltura nel palazzo della Borsa di Milano, a pochi giorni dal voto europeo di maggio. Ospiti d’onore Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sul palco a condurre le interviste Myrta Merlino. Tensione altissima fra gli organizzatori, in sala stampa, nei servizi di sicurezza. I ministri sono attesi a pochi minuti di distanza, ma vogliono evitare ogni forma di condivisione della scena: ognuno deve essere protagonista assoluto.
L’operazione riesce mettendo tutti sotto pressione, anche se ascoltandoli parlare si capisca benissimo che siamo alla vigilia di risultati che non li renderanno felici allo stesso modo (per usare un eufemismo).
Ebbene in quella giornata c’è la sintesi di tutto il fallimento che Salvini e Di Maio hanno reso possibile in questi mesi, di cui “questo” governo Conte Bis è la certificazione notarile.
Chi ha dei dubbi torni un momento con la memoria a giugno dello scorso anno, al momento della nascita del primo governo Conte.
A Palazzo Chigi c’è un dignitoso ma poco conosciuto giurista, mentre i due, sull’onda del voto popolare, sono i padroni della scena, perchè sono capi politici, perchè sono ministri, perchè sono vice-premier con potere assoluto di veto su ogni provvedimento.
Sono cioè i due nuovi protagonisti della politica italiana, capaci di catapultare nel passato remoto Berlusconi e di cacciare all’opposizione Renzi e il Pd in un colpo solo.
Decidono ministri, nominano consigli d’amministrazione, presiedono vertici internazionali. Certo, devono condividere decisioni, ma non hanno motivo di lamentarsi, non fosse altro per il fatto che sono alla prima esperienza amministrativa della loro vita.
In pochi mesi però prendono questo immenso patrimonio e ne fanno stracci, con una mancanza di lungimiranza e una totale assenza di senso della realtà che fanno molta impressione.
Salvini e Di Maio infatti commettono due errori gravissimi, di cui ora stanno pagando le conseguenze.
Il primo è di carattere “esterno” ed è tutto legato agli equilibri internazionali. Tra ammiccamenti ai cinesi, viaggi ripetuti a Mosca, sguaiate prese di posizione all’insegna del sovranismo spinto (e quindi inutile) e abbracci ridicoli con i “Gilet Gialli” Salvini e Di Maio finiscono per dimenticare quello che siamo (per fortuna) e vogliamo continuare a essere.
Siamo cioè (noi italiani) al centro dell’Europa e amici degli americani, perchè questo è il nostro posto nella storia e nella carta geografica.
Il secondo errore è di carattere “interno” e anche questo se lo sono cucinato da soli. Loro due infatti aprono una ferita nel patto di collaborazione, facendo capire al mondo intero (di cui alla scena descritta all’inizio dei questo articolo) che ci si può incuneare in quello spazio.
Così fa il premier Conte, che diventa il dominus della situazione. E così fa il Pd, che mai avrebbe immaginato di tornare al governo in questa legislatura. Ma soprattutto così fa Matteo Renzi, il vero “king maker” di questo pazzo mese d’agosto che abbiamo alle spalle.
Già perchè Renzi ha potuto fare il suo colpo di teatro (in plateale contraddizione con quanto da lui medesimo sostenuto per mesi) proprio perchè i due hanno smesso di andare d’accordo, perchè altrimenti non ci sarebbe stata alcuna possibilità .
Ora Salvini si ritrova all’opposizione, pur forte di consensi oltre il 30%. Chiede elezioni che non avrà (a breve) e rischia di veder approvata una legge elettorale di più spinto impianto proporzionale che rende impossibile una sua corsa solitaria verso la conquista del governo.
Misurerà nei mesi a venire quanto la posizione di ministro dell’Interno gli mancherà e sono certo che sarà una mancanza dolorosa. Di Maio lascia tre incarichi di governo, uscendo totalmente da ogni ruolo nelle vicende economiche nazionali.
Sarà comunque ministro, ma con un ruolo infinitamente meno decisivo di prima. Conte e Grillo sono oggi alla guida del movimento, con ruolo discreto ma presente del presidente della Camera Fico.
Insomma un disastro, anche se Salvini resta a capo del partito più forte e Di Maio resta al governo. Hanno avuto per un anno la politica italiana nelle loro mani (in condivisione). Ma hanno preferito litigare anzichè agire di concerto.
Ed ecco il risultato: il professor Conte vara il suo secondo governo con il Pd (e la benedizione del Quirinale).
Amen.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 4th, 2019 Riccardo Fucile
LA BENEDIZIONE DELLA FUTURA PRESIDENTE DELLA BCE LAGARDE
Sarà Roberto Gualtieri, eurodeputato Pd e presidente della Commissione problemi economici dell’Europarlamento, il ministro dell’Economia del nuovo governo Pd-M5s guidato da Giuseppe Conte.
Una nomina che appariva certa a Bruxelles già stamane, dove Gualtieri non ha presieduto la sua Commissione in un giorno particolarmente importante: l’audizione di Christine Lagarde, indicata come futura governatrice della Bce per il dopo Draghi.
Era a Roma pronto per un eventuale giuramento al Colle.
Ed è proprio da Lagarde che arriva la spinta finale per Gualtieri: “Gualtieri ministro sarebbe un bene per l’Italia e per l’Ue”.
Con Gualtieri al Mef il Pd conquista una delle caselle chiave nei rapporti del nuovo governo con l’Europa. Il primo atto del nuovo governo sarà la legge di stabilità , da presentare il 15 ottobre a Bruxelle
Non solo Gualtieri. Il Pd prende anche il Commissario europeo con Paolo Gentiloni. Due caselle chiave nei rapporti con l’Ue: l’impegno europeista del nuovo esecutivo sembra piantato sulle spalle del Pd.
(da agenzie)
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Settembre 4th, 2019 Riccardo Fucile
NON SOLO M5S, PD E LEU… SONO IN TANTI A DARE IL VIA LIBERA
Camera con numeri certi, Senato più in bilico ma più passano i giorni che portano al giuramento e alla fiducia, più a Palazzo Madama le preoccupazioni vanno diradandosi e i numeri, certi o potenziali, aumentando.
Per il nascituro Governo giallorosso la strada si fa sempre più in discesa: dopo aver incassato il via libera dal voto online su Rousseau e il passo indietro di Pd e M5S dai ruoli di vicepremier che ha sbloccato lo stallo politico, l’unico ostacolo potevano essere gli equilibri ballerini in aula.
A Montecitorio, in realtà , la nuova maggioranza com’è noto poteva vantare un largo margine, con 341 deputati tra Movimento 5 Stelle (216), Partito Democratico (111) e Liberi e Uguali (14), e quindi un +25 parlamentari ai quali si aggiungeranno certamente altri, a partire dai tre di +Europa e via dicendo.
A destare, all’inizio, qualche preoccupazione in più era quindi Palazzo Madama dove la somma algebrica delle tre forze di maggioranza lasciava presagire un margine risicato di sopravvivenza. 107 i senatori grillini, 51 i dem e 4 di LeU per un totale di 162, dove l’asticella per la maggioranza assoluta è 161.
Tuttavia le truppe a sostegno del Conte Bis sono più numerose di quanto si pensi, e sono destinate a crescere di qui alla fiducia.
Ad esempio, ad essersi detto già favorevole al nuovo governo ci sono Pier Ferdinando Casini e Gianclaudio Bressa, entrambi delle Autonomie ma comunque eletti grazie al Pd. C’è poi la Svp, il partito di riferimento del Sud Tirolo, che nell’ultimo periodo si è sempre schierato su posizioni governiste o quantomeno dialoganti con chi è alla guida dell’esecutivo: per oggi il partito si astiene, domani chissà . Sono quattro voti.
Ancora, ci sono i due senatori del Maie eletti all’estero Ricardo Merlo e Adriano Cario, che potrebbero in futuro sui vari provvedimenti votare insieme alla maggioranza.
C’è poi l’ex M5S Maurizio Buccarella che fino ad oggi ha sempre votato insieme al Movimento pur essendone stato espulso in seguito alla storia dei mancati versamenti dei rimborsi.
E anche altri 4 ex grillini potrebbero votare a favore del Conte Bis: per ora aspettano di “ascoltare il discorso in Senato di Conte”, poi si vedrà . Si tratta di Gregorio De Falco, Saverio De Bonis e Paola Nugnes.
E poi anche il socialista Riccardo Nencini darà il suo contributo in Parlamento alla maggioranza. La lista non è finita, perchè ci sono i senatori a vita da cui è lecito aspettarsi il sostegno al nuovo governo, quantomeno tra quelli “politici” come Giorgio Napolitano, Mario Monti e Liliana Segre.
L’ultimo cruccio poteva quindi arrivare dalla stessa pattuglia M5S al Senato, capeggiata in questo senso da Gianluigi Paragone, che era contraria all’accordo di governo con i democratici. L’ex direttore de La Padania, dopo essersi speso a favore del No alla vigilia della votazione su Rousseau, ha però detto che deciderà di conseguenza, “ma M5S resta la mia comunità e tutte le volte che ho perso non ho mai portato via il pallone”.
In sintesi, volendo conteggiare solo i voti a favore certi (Bressa, Casini, ex M5S, Nencini) la maggioranza minima si attesterebbe a 169 senatori.
Volendo invece aggiungere anche gli incerti ma probabili come i senatori a vita, il Maie e l’Svp si arriva a sfiorare quota 180: se l’ultima delle preoccupazioni del nuovo governo erano i numeri, anche questa sembra ampiamente superata.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 4th, 2019 Riccardo Fucile
LAMORGESE AGLI INTERNI, GUARTIERI ALL’ECONOMIA, FRACCARO SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO… DOMANI IL GIURAMENTO
Luciana Lamorgese all’Interno. Roberto Gualtieri all’Economia. Luigi Di Maio agli Esteri. Nunzia Catalfo al Lavoro. Dario Franceschini alla Cultura. Francesco Boccia agli Affari regionali. Vincenzo Spadafora allo Sport. Alfonso Bonafede alla Giustizia. Lorenzo Guerini alla Difesa. Stefano Patuanelli allo Sviluppo. Teresa Bellanova alle Politiche agricole. Sergio Costa resta all’Ambiente. Paola De Micheli alle Infrastrutture. Lorenzo Fioramonti all’Istrizione. Roberto Speranza alla Salute. Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento. Paola Pisano all’Innovazione tecnologica. Fabiano Dadone alla Pubblica Amministrazione. Giuseppe Provenzano al Sud. Elena Bonetti alle Pari Opportunità . Enzo Amendola agli Affari Europei.
E’ questa la lista dei ministri annunciata da Giuseppe Conte.
Quasi tre ore di vertice a Palazzo Chigi per chiudere con M5s, Pd e Leu il programma di governo, poi nuova riunione ristretta a grillini e dem per i nomi, su cui si è raggiunta alla fine un’intesa.
In tutto 22 ministri: nove Pd, 11 Cinquestelle e un tecnico al Viminale. Giuramento domani alle 10
(da agenzie)
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Settembre 4th, 2019 Riccardo Fucile
“NON HA PIU’ L’IMMAGINE DELL’UOMO VINCENTE E PERDE SOPRATTUTTO IL VOTO DEI MODERATI”
Rado Fonda, direttore della Swg, nell’intervista con Italia Oggi, spiega che Matteo Salvini ha perso, in due mesi tra gli otto e i dieci punti percentuali nei sondaggi al Sud
Il doppio e più di quanto la Lega ha perso a livello nazionale.
«Il calo è il risultato fisiologico della decisione di Matteo Salvini di aprire la crisi, non ha più l’immagine dell’uomo vincente. E questo lo penalizza soprattutto al Sud, dove l’elettorato era più fresco e dunque meno fidelizzato».
Recupera invece 4 punti percentuali il M5s, stimato al 21,4%:
«La decisione di un governo con il Pd gli fa recuperare un po’ di consensi a sinistra. Ma resta ben lontano dai successi delle Politiche, quasi 13 punti percentuali sotto».
E il Pd cosa guadagna dall’operazione Conte bis?
«Nulla, anzi perde quasi un punto percentuale, era il 22,7% alle Europee, ora è al 21,1».
Salvini dove perde di più e in quale fascia di elettorato?
Perde tra i moderati. l’area di centro che lo aveva premiato per le politiche sull’immigrazione e la sicurezza. Perde molto al Sud, in media l’8-10%. Secondo le nostre stime potrebbe essere adesso al 17%. Che è comunque tanto per un partito che è stato tradizionalmente il partito del Nord. Ma segna un’inversione di tendenza.
(da agenzie)
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Settembre 4th, 2019 Riccardo Fucile
MA QUANDO I MILITANTI GRILLINI SULLA PIATTAFORMA LO HANNO SALVATO DALLA GALERA SULLA DICIOTTI ANDAVA BENE
Quando gli salvava il deretano sulla Diciotti, nulla da dire. Ma adesso che gli ha tolto il governo dalle mani Matteo Salvini ha improvvisamente scoperto tutti i difetti di Rousseau e non ha paura di elencarli nell’intervista rilasciata a Pietro Senaldi su Libero: «Mi ha rattristato un po’ ascoltare i toni enfatici con i quali M5S ha celebrato il sì di 60mila persone su una piattaforma privata. Io volevo far votare il governo da sessanta milioni di italiani».
Nelle risposte Salvini appare lucido come uno che ha appena preso una tranvata in faccia: «Scusi, lei in spiaggia va in smoking? La mia estate ha indignato i radical-chic. Il fatto che uno cantasse in spiaggia ha ferito la loro spocchia. È surreale, sono terrorizzati dal popolo, tant’è che scappano dal voto. Un politico che va in riviera sotto l’ombrellone fa paura perchè la sinistra non sopporta le idee chiare e la semplicità ».
Ma l’apoteosi la raggiunge quando nega di essere tornato strisciando dai grillini per fare pace pacetta e mannaggia al diavoletto: «Non sono tornato indietro. Ho solo provato a vedere se una parte di M5S preferiva i Sì ai No ed era disposta a cambiare certi ministri che non funzionavano e bloccavano il Paese. Mi riferisco alle Infrastrutture, all’Economia, all’Ambiente e alla Giustizia, che mi allarma particolarmente».
Ora, posto che sia vero che Giovanni Tria bloccasse il paese (no, non lo è), voi per caso ricordate chi l’ha messo lì?
Esatto, proprio Matteo Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 4th, 2019 Riccardo Fucile
IL PUTINIANO STA CERCANDO DI OTTENERE UN’USCITA ECONOMICA DALLA PRESIDENZA RAI
Marcello Foa tratta la resa in RAI. Il Fatto Quotidiano racconta oggi che il divulgatore degli attentati ISIS in Germania coperti dal governo tedesco starebbe cercando di ottenere un’uscita onorevole dalla poltrona di presidente di viale Mazzini per rimanere almeno consigliere d’amministrazione ora che è cambiata la maggioranza
Il presidente sovranista, anti euro, putiniano, chiamato al timone della Rai al termine di una discussa e faticosissima elezione, si sente mancare la terra sotto ai piedi.
Il suo nome è il più esposto, il più divisivo, il più sacrificabile. Foa studia una via d’uscita. In queste ore si è letteralmente barricato dentro il suo ufficio, gli unici che l’hanno incontrato sono i legali di Viale Mazzini.
Sul capo del presidente pende ancora una controversia: secondo il Pd la sua elezione è illegittima, da oltre un anno il renziano
Michele Anzaldi chiede il riconteggio delle schede; almeno due — sostengono i dem —andrebbero annullate, erano state segnate per renderle riconoscibili (forse pure tra i gialloverdi qualcuno era sensibile ai vecchi “trucchi”della Prima Repubblica).
Foa — si racconta nei piani alti dell’azienda —sarebbe disposto ad accettare un’uscita onorevole e incruenta: potrebbe accettare l’addio alla presidenza pur di evitare la decadenza del consiglio e conservare il suo posto in Cda.
Al suo posto —è la soluzione naturale —andrebbe Rita Borioni, consigliera di minoranza, in passato stretta collaboratrice del dem Matteo Orfini.
Ma l’umore di Foa è mobile come quello di un animale braccato, diviso tra le ultime orgogliose fughe in avanti e la consapevolezza di un destino segnato
Domenica pomeriggio, quando sembrava che la trattativa tra Pd e M5S potesse davvero fallire, il presidente della Rai aveva convocato una riunione per dire ai suoi che si poteva ancora andare avanti, che non sarebbe cambiato nulla.
Poi la realtà ha preso il sopravvento, ed è di nuovo calato lo sconforto.
(da “NextQuotidiano”)
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