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GIOCATTOLI IN DONO MA SOLO AI BAMBINI ITALIANI: LA BENEFICIENZA DELL’ASSESSORE DI FRATELLI D’ITALIA

Dicembre 14th, 2019 Riccardo Fucile

MA UN MINIMO DI VERGOGNA MAI? I BAMBINI NON HANNO COLORE

Giocattoli per Natale ma solo ai bambini italiani.
Ci saranno l’ex vicesindaco di Milano e assessore regionale alla sicurezza Riccardo De Corato e il presidente della Commissione sicurezza del Municipio 4 Franco Rocca oggi dalle ore 15 alle 17 davanti all’Esselunga di via Cena, a Milano, assieme ai militanti dell’organizzazione di destra Gioventù nazionale, a fare una colletta di doni natalizi che saranno destinati solo a famiglie italiane.
L’annuncio lo dà  lo stesso De Corato, citando il comunicato che lancia l’iniziativa di solidarietà  selettiva dai giovani legati al partito Fratelli d’Italia: “In Italia, sono 1,8 milioni le famiglie in difficoltà , 5 milioni le persone in ristrettezze assolute e 1,3 milioni i bambini che vivono in condizioni di povertà .
Dati drammatici ai quali la Gioventù nazionale cerca di rispondere organizzando ‘Io dono’: una raccolta di giocattoli e beni di prima necessità  per le famiglie italiane in difficoltà  economica”.
La decisione che discrimina i bambini stranieri ha scatenato ovviamente l’indignazione:
“Riteniamo molto grave il fatto che persone che siedono in organi istituzionali aderiscano a un’iniziativa rivolta ai soli cittadini italiani, un gesto che opera una discriminazione e che non rispetta i valori di solidarietà  sanciti dall’articolo 2 della Costituzione italiana”.
Il consigliere Rocca due anni fa si era fatto notare postando sui social un fotomontaggio con una sua immagine accostata a quella di una pastorella che faceva il saluto romano e mandava gli auguri di Natale a Laura Boldrini e a Emanuele Fiano

(da “Repubblica“)

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SONDAGGIO IPSOS: BONACCINI OLTRE DUE PUNTI DAVANTI ALLA BORGONZONI, LA LEGA PERDE UN 8% RISPETTO ALLE EUROPEE, IL GOVERNATORE USCENTE APPREZZATO DAL 73% DEGLI ELETTORI

Dicembre 14th, 2019 Riccardo Fucile

CENTROSINISTRA AVANTI DI UN SOFFIO RISPETTO AL CENTRODESTRA   ANCHE NELLE LISTE… IL M5S PERDE IL 5%, FORZA ITALIA IL 4%, FDI GUADAGNA IL 6% RISPETTO AL VOTO EUROPEO

I sondaggi di IPSOS illustrati sul Corriere della Sera da Nando Pagnoncelli dicono che Stefano Bonaccini è in vantaggio su Lucia Borgonzoni di due punti percentuali in quella che comunque rimane una sfida apertissima a più di un mese dal voto in Emilia Romagna.
Il candidato del MoVimento 5 Stelle Simone Benini è dato all’8,4% mentre per quanto riguarda le liste il Partito Democratico è dato al 22,9% e la Lista Bonaccini al 20,2% mentre la Lega è al 25,9% e Fratelli d’Italia sopra il 10% anche nella regione.
Secondo i numeri di Pagnoncelli nella regione il 73% esprime un giudizio positivo sula Giunta uscente contro il 22% che ne dà  un giudizio negativo.
Le valutazioni favorevoli prevalgono tra tutti gli elettorati, compreso quelli del centrodestra (55% a 42%).
Si tratta di un bilancio decisamente buono, tenuto conto della «freddezza» manifestata dagli elettori in occasione delle precedenti elezioni regionali che avevano fatto segnare un record di astensioni: solo poco più di un elettore su tre (37,7%) si recò alle urne.
Da segnalare l’ulteriore flessione di Forza Italia (dal 5,9% al 2% odierno).
Conclude il sondaggista:
Insomma, nella regione il centrosinistra sembra dare segni di ripresa dopo l’inedita sconfitta alle Europee. Bonaccini sembra avvantaggiato dalle valutazioni positive sul suo operato e dalla scelta di scolorire l’appartenenza al Pd (non a caso il simbolo del partito non viene da lui esibito), puntando sul buon governo e su un profilo più «istituzionale».
Ma la partita è ancora lunga e il desiderio di cambiamento è sempre in agguato e non conosce tabù di sorta.

(da “NextQuotidiano”)

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SALVATAGGIO PUBBLICO O BAIL IN: COSA SUCCEDE ALLA BANCA POPOLARE DI BARI

Dicembre 14th, 2019 Riccardo Fucile

L’IDEA CHE SI POSSONO SALVARE SOCI, OBBLIGAZIONISTI E CORRENTISTI DI UNA BANCA SENZA AIUTARE LA BANCA STESSA E’ SOLO UNA BALLA SPAZIALE

La Banca Popolare di Bari è stata commissariata ieri sera a Borsa chiusa da Bankitalia, ma il consiglio dei ministri che doveva approvare il piano di salvataggio su cui il governo Conte sta lavorando da mesi è saltato perchè Italia Viva e MoVimento 5 Stelle l’hanno disertato.
Repubblica pubblica oggi una serie di domande e risposte sulla situazione dell’istituto:
Cosa è il commissariamento di un istituto?
La Banca d’Italia può disporre lo scioglimento degli organi amministrativi e di controllo di un istituto quando ricorrono violazioni o irregolarità , o sono previste gravi perdite patrimoniali o se lo scioglimento è richiesto dagli organi amministrativi o dall’assemblea straordinaria. Ne consegue l’amministrazione straordinaria.
Cosa prevede il bail in se una banca fallisce?
In caso di crac di una banca dal 2016 la direttiva Brrd prevede che a coprire le prime perdite siano azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra i 100 mila euro. Popolare di Bari ha 69 mila soci (il loro capitale è virtualmente già  azzerato), un bond da 213 milioni comprato dai risparmiatori che scade nel 2021 e 2,2 miliardi di euro nei conti correnti utilizzabili per il “salvataggio privato”.
Chi metterà  i soldi per salvare la banca di Bari?
Secondo il “Piano di riassetto” redatto da Bankitalia con Oliver Wyman e varato il 28 novembre a coprire ex aequo il prossimo aumento di capitale nella banca di Bari dovrebbero essere il Fondo di tutela dei depositi (formato dalle banche che operano in Italia pro quota di mercato) e il Mediocredito centrale, piccola banca pubblica controllata da Invitalia (Tesoro). Si stima che possa servire oltre un miliardo di euro.
La situazione di Banca Popolare di Bari è peculiare: l’amministratore delegato Vincenzo De Bustis è indagato per false comunicazioni sociali, falso in prospetto e ostacolo alle funzioni di vigilanza.
A lui viene contestato, insieme con gli Jacobini, di aver edulcorato la situazione di bilancio della banca, che la scorsa estate ha chiuso con un buco da 420 milioni. E di non aver rappresentato la situazione reale agli azionisti ai quali sono stati venduti a 9,53 euro titoli che oggi ne valgono due.
Oltre a questo, a De Bustis — nell’inchiesta condotta dai sostituti procuratori Lydia Giorgio e Federico Perrone Capano e coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi — viene contestato anche un comportamento non trasparente con gli istituti di vigilanza: per evitare sanzioni, avrebbe omesso di segnalare una serie di situazioni agli ispettori di Bankitalia.
De Bustis ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera qualche giorno fa puntando il dito sulla famiglia Jacobini, mentre il consiglio di amministrazione ha votato l’azione di responsabilità  nei confronti dei vecchi amministratori.
Il governo ieri non ha trovato un accordo sul salvataggio perchè Italia Viva e M5S hanno rinverdito lo slogan “Salvare i risparmiatori e non i banchieri”, ma Francesco Manacorda su Repubblica spiega oggi ai duri d’orecchi l’amara verità :
Al di là  della retorica, la triste verità  è però che oggi in Italia, con le regole del “bail in” — ossia le norme europee che puntano a scaricare il costo delle crisi bancarie non sulle casse pubbliche, ma sugli azionisti, gli obbligazionisti e in una certa misura anche sui correntisti delle banche in crisi — se anche il governo riuscirà  ad aiutare i risparmiatori della Popolare di Bari potrà  farlo solo aiutando la banca stessa a non fallire.
E per farlo dovrà  necessariamente darle nuovo capitale. Eventuali sanzioni al suo management (i famigerati “banchieri”) toccheranno poi all’autorità  giudiziaria, che ha peraltro già  avviato una serie di iniziative proprio nei confronti di chi ha guidato e guida la Popolare pugliese.
Ma oggi l’idea che si possano salvare soci, obbligazionisti e correntisti di una banca senza aiutare la banca stessa è solo una balla spaziale.

(da “NextQuotidiano”)

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COSA SUCCEDE AD AZIONISTI ED OBBLIGAZIONISTI DELLA BANCA POPOLARE DI BARI

Dicembre 14th, 2019 Riccardo Fucile

I CREDITI DETERIORATI HANNO RAGGIUNTO IL 25% DEL TOTALE CREDITI

Cosa succederà  agli azionisti e agli obbligazionisti della Banca Popolare di Bari dopo il commissariamento dell’istituto deciso da Bankitalia e il salvataggio pubblico non ancora varato dal governo Conte Bis a causa della rottura di Italia Viva e MoVimento 5 Stelle?
Il Sole 24 Ore oggi spiega che la nomina dei commissari serve a Bankitalia a prendere il controllo della banca dopo le pesanti perdite accumulate nei mesi scorsi.
Il tutto nella consapevolezza che il punto di atterraggio finale è la ricapitalizzazione da parte di Mediocredito centrale, in abbinata con il Fondo interbancario, in vista della definitiva messa in sicurezza dell’istituto.
La Banca d’Italia può disporre lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e di controllo delle banche quando ricorrono violazioni o irregolarità  nell’amministrazione oppure in caso di deterioramento della situazione della banca, quando sono previste gravi perdite del patrimonio (come nel caso di Pop. Bari) oppure quando lo scioglimento è richiesto dagli organi amministrativi.
L’istituto pugliese è da tempo in difficoltà  a causa delle perdite accumulate sui crediti erogati alla clientela. Secondo le stesse indicazioni dei vertici della banca, il gruppo ha crediti deteriorati pari al 25% del totale crediti.
Il continuo deterioramento delle condizioni patrimoniali è apparso chiaro nella semestrale dello scorso giugno: in quella data, la banca presentava coefficienti di vigilanza (Tier 1 ratio e Total capital ratio) inferiori alle soglie minime previste dalla Vigilanza nel 2019 dall’Organo di Vigilanza (Tier 1 capital ratio 9,453%, Total capital ratio 11,771%).
Nel mirino della Consob ci sarebbero inoltre diverse irregolarità  amministrative. Va inoltre aggiunto che altre evidenze potrebbero emergere a valle dell’ispezione di Banca d’Italia che è tuttora in corso.
Ma cosa succede adesso a correntisti, obbligazionisti e azionisti della banca?
Per ora l’istituto continua la sua operatività  consueta, quindi nessuna conseguenza pratica è in vista per i correntisti e i clienti della banca.
Il commissariamento da parte della Vigilanza è di fatto una misura temporanea per assumere il controllo della banca, in vista di una rapida messa in sicurezza dell’istituto tramite una ricapitalizzazione da parte di altri soggetti.
Ma c’è un però:
Gli azionisti e gli obbligazionisti sono l’anello debole della vicenda barese. Le azioni della popolare pugliese sono state congelate sul mercato Hi-Mtf e non sono scambiabili.
È ipotizzabile che in prospettiva ci siano provvedimenti che attenuino le perdite dei soci, sullo scia di quanto avvenuto per i soci delle banche venete.

(da “NextQuotidiano”)

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LA GUERRA PER BANDE SULLA BANCA POPOLARE DI BARI

Dicembre 14th, 2019 Riccardo Fucile

IL COMMISSARIAMENTO DI BANKITALIA, IL MILIARDO NECESSARIO, LE PENOSE BEGHE POLITICHE MENTRE I RISPARMIATORI RISCHIANO

Bankitalia ha commissariato la Banca Popolare di Bari. L’istituto è stato messo in amministrazione straordinaria previo scioglimento del cda e del collegio sindacale.
Ai commissari Enrico Ajello e Antonio Blandini, assieme ai componenti del comitato di sorveglianza Livia Casale, Francesco Fioretto e Andrea Grosso, è stato affidato il compito di predisporre le “attività  necessarie alla ricapitalizzazione” e di finalizzare le “negoziazioni con i soggetti che hanno già  manifestato interesse all’intervento di rilancio”, cioè il Fitd e Mediocredito centrale.
La Popolare di Bari cinque anni fa fu autorizzata a comprare Tercas tramite aumento di capitale ed emissione di bond da 213 milioni sui risparmiatori (titoli da rimborsare nel 2021).
E fu proprio la vigilanza di Bankitalia a puntare sulla famiglia Jacobini, fondatrice della banca nel 1960, per formare tramite fusioni il “polo adriatico”; e nel 2011 a chiamare come capoazienda, per bilanciare lo strapotere Jacobini, l’ad Vincenzo De Bustis, rimasto fino al 2014, richiamato un anno fa e ora alla porta.
Spiega oggi Repubblica:
La decisione è maturata nello stallo del piano di riassetto che avrebbe dovuto immettere i primi 100 milioni nella banca pugliese entro fine anno, per ripristinare le soglie minime di patrimonio di legge. Ma gli ostacoli di esecuzione e negli organi sociali dell’istituto hanno fatto scegliere per una cornice più dura. Il commissariamento presenta, infatti, una serie innegabile di vantaggi.
Intanto consente di rinviare la redazione del bilancio 2019, in attesa di capire meglio la reale entità  dei conti, e di aumentare le coperture a fronte dei 3 miliardi circa di crediti deteriorati, ormai circa un quarto dell’attivo totale; potrebbe derivarne un rosso d’esercizio vicino ai 420 milioni persi nel 2018, sempre per gli accantonamenti su crediti in mora. Altro vantaggio è la totale discontinuità  nella gestione della banca.
Via De Bustis, che pure nella sua lunga carriera è sembra stato in grande sintonia con Via Nazionale; in un anno non ha trovato soluzione alla crisi della banca e ha aperte diverse indagini per reati societari alla procura barese. Ma via anche Giannelli, cugino degli Jacobini, e tutti i consiglieri nuovi e vecchi. Con loro potrebbe lasciare anche una quota di dirigenti: stamattina sono tutti convocati nella sede della banca.
Ma dopo la mossa di Bankitalia il MoVimento 5 Stelle e Italia Viva hanno disertato il consiglio dei ministri convocato da Giuseppe Conte.
Il piano del governo consisteva nel ricapitalizzare Mediocredito centrale, in modo che potesse intervenire su Banca popolare di Bari e salvare l’istituto.
Alle 20 e 18 – quando l’intervento della banca centrale è ancora solo una voce – Conte convoca un Consiglio dei ministri per dare il via al salvataggio pubblico. Ma un’ora dopo la riunione sembra saltare per colpa dei renziani, che si rifiutano di partecipare:
«Ci hanno convocato mezz’ora prima, quando i nostri ministri erano già  a casa – dice il coordinatore di Italia Viva Ettore Rosato – qualcuno ha fatto il furbo, non possiamo approvare un testo se ci trattano così, non siamo scemi».
I 5 stelle li seguono: «Serve una riflessione – dice Di Maio, impegnato a Catanzaro – dobbiamo aiutare i risparmiatori non i banchieri». A quel punto, i ministri M5S, già  arrivati a Chigi, vanno via. Resta solo la vice all’Economia Laura Castelli in anticamera. Ma il Consiglio dei ministri parte lo stesso, con dentro una fotografia surreale: non ci sono nè renziani nè grillini. Il premier è solo con Leu, i dem e una spaesata Luciana Lamorgese.
E in effetti subito dopo arriva l’accusa di Luigi Marattin per i renziani: «Sono tre mesi che litighiamo per 50 milioni della sugar tax e il 13 dicembre buttiamo un miliardo per salvare una banca dalle difficoltà  dovute a come è stata gestita e a chi doveva vigilare? Vogliono farlo quelli che ci definivano amici delle banche, ma a queste condizioni noi non ci stiamo».
La guerra per bande sulla Banca Popolare di Bari è appena cominciata.

(da “NextQuotidiano”)

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SALVINI FA “PAGLIACCIATE RAZZISTE E DEMAGOGICHE” SI PUO’ SCRIVERE

Dicembre 14th, 2019 Riccardo Fucile

IL CAPITONE AVEVA QUERELATO PER DIFFAMAZIONE “IL FATTO” E HA PERSO LA CAUSA

“Salvini si impegna in una doppia pagliacciata razzista e demagogica” non è diffamatorio. A scriverlo è la Gip di Roma Angela Gerardi, che ha appena depositato le motivazioni con cui ha archiviato il direttore del Fatto Marco Travaglio e il giornalista Michele De Lucia, autore della frase incriminata.
Il Capitano, che va spesso in giro a dire che lui non querela mai nessuno, ha querelato il quotidiano e ha perso, come racconta oggi Lorenzo Giarelli sul giornale
SALVINI se l’era presa per un articolo del 2015 che raccontava le sue origini da Comunista padano e da frequentatore dei centri sociali milanesi, tra cui il celebre Leoncavallo, quando ancora difendeva gli occupanti e dispensava elogi ai graffittari (“Vogliamo una città  più vivace e colorata”). Nell’articolo il collega riportava poi la suddetta “doppia pagliacciata razzista e demagogica”, ovvero un numero telefonico istituito dalla Lega a cui i milanesi avrebbero potuto segnalare gli episodi di criminalità  degli extracomunitari (gli altri delinquano pure in santa pace) e la promessa che la Lega avrebbe avviato “le azioni giudiziarie ritenute opportune per stanare i responsabili”.
Propaganda da sceriffo che, repitita iuvant, può essere ricondotta a una pagliacciata senza incorrere in conseguenze penali: “Il giudizio critico dell’autore —scrive la gip —mira ad evidenziare la finalità  dell’iniziativa, di tipo evidentemente propagandistico, in quanto diretta a mantenere o conquistare il consenso dei cittadini su un tema particolarmente sensibile come quello della sicurezza”.
Ma il linguaggio è stato forse troppo offensivo? Per niente: “Le modalità  espressive risultano funzionali alla comunicazione dell’opinione e alla manifestazione di un dissenso politico e, per quanto colorite, non paiono trasmodare in attacchi alla persona e alla sua sfera morale”.
A prevalere, dunque, è il diritto di crtica nei confronti di un personaggio di spicco: “Quanto all’interesse pubblico, esso è insito in qualunque opinione relativa all’attività  politica di esponenti e, a maggior ragione, di leader politici eletti dal popolo”.
Via libera dalla gip, allora, con Salvini che ancora una volta punta a far condannare Il Fatto ed esce dal Tribunale con una incresciosa biografia non autorizzata da lui, ma vidimata dal giudice.

(da “NextQuotidiano”)

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