Gennaio 14th, 2020 Riccardo Fucile
MODIFICHE NECESSARIE PER EVITARE CHE A GIUGNO MIGLIAIA DI PERSONE FINISCANO IN STRADA… SU SALVINI: “IN QUANTO MINISTRO NESSUNO DI NOI SI PUO’ SOTTRARRE ALLA LEGGE”
Ampliare le tipologie di protezione umanitaria per evitare che a giugno migliaia di migranti perdano il diritto all’accoglienza e finiscano in strada.
E’ questa la strada che la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese intende percorrere, con un’ulteriore modifica al decreto sicurezza che riguarda i tagli all’accoglienza da cui al momento vengono messi fuori coloro che sono titolari di protezione umanitaria e ovviamente tutti quelli ( la maggioranza) che non si vedranno rinnovare il permesso alla prima scadenza.
Intervenendo a “Otto e mezzo”, la ministra dell’Interno ha detto:” “Va ampliata la categoria dei permessi umanitari per evitare quanto stava per succedere a dicembre, ovvero che chi era senza permesso finisse per strada. Oltre a recepire i punti indicati dal presidente della Repubblica – ha spiegato Lamorgese – va fatto anche un discorso più complessivo. Come permessi umanitari eravamo arrivati al 28 per cento contro il 3-4 per cento di altri Paesi ma limitare al massimo questa forma di protezione non va bene”.
Non si arriverà ad un ripristino della protezione umanitaria ( abolita di fatto dal primo decreto sicurezza) ma gli uffici legislativi del Viminale stanno ipotizzando ulteriori forme di protezione speciale, oltre a quelle che hanno sostituito l’umanitaria, in modo da potere aumentare la percentuale di persone da proteggere, a cominciare da quelle che hanno già un permesso in scadenza e che dunque ( dopo la proroga di sei mesi concessa dal Viminale grazie a fondi europei) a giugno dovrebbero lasciare le struttre di seconda accoglienza in cui sono ospitate.
La ministra dell’Interno chiede al governo maggiore coraggio: ” Può fare ancora tanto ma serve coraggio. Se si crede in un progetto, anche se le scelte non sono sempre condivise bisogna avere il coraggio di portarlo avanti”.
E su Salvini: ” In quanto ministri nessuno di noi è sottratto o può sottrarsi alle leggi vigenti. Come ex ministro va davanti al Tribunale dei ministri e lì si decide se deve essere processato o meno”.
Lamorgese dice anche di temere che l’instabilità in Libia possa portare ad una ripresa dei flussi migratori: ” La preoccupazione esiste. Un Paese instabile come è ora la Libia può avere grandi ripercussioni sull’entità dei flussi migratori. Non è possibile far numeri, ma certamente sono numeri consistenti. Bisogna lavorare ad una soluzione politica a livello europeo, in questo senso la Conferenza di Berlino può fare tanto”.
(da agenzie)
argomento: governo | Commenta »
Gennaio 14th, 2020 Riccardo Fucile
DEVONO RESTITUIRE 500.000 EURO PER “USO IMPROPRIO DEI FONDI”… TRE SONO ORA CANDIDATI PER FRATELLI D’ITALIA, FORZA ITALIA E UDC
È un conto salato quello che la Corte dei Conti ha presentato ad un dipendente del Consiglio
regionale e a cinque ex consiglieri. Tutti quanti dovranno restituire somme variabili dai 63mila agli oltre 212mila euro per uso improprio di fondi destinati ai gruppi consiliari.
Ma se l’effettivo versamento delle somme è stato bloccato dalla tempestiva presentazione del ricorso da parte dei diretti interessati, per alcuni di loro il saldo da pagare potrebbe essere comunque politicamente salato.
In quattro – Giuseppe Gentile, Giuseppe Graziano, Antonio Scalzo e Giuseppe Neri – sono candidati nelle liste del centrodestra per un nuovo mandato in Consiglio e sono attualmente impegnatissimi in campagna elettorale.
E per due di loro, Scalzo e Neri, la candidatura ha anche implicato un repentino cambio di casacca dall’area, dal Pd all’Udc il primo e addirittura da Democratici e Progressisti, lista a sinistra del Pd, a Fratelli d’Italia, il secondo.
Stesso rischio lo ha “corso” Francesco D’Agostino, ex vicepresidente del Consiglio, la cui ricandidatura è stata bloccata dal candidato governatore del centrosinistra Pippo Callipo.
Nel 2015, tutti quanti facevano parte dell’Ufficio di presidenza dei gruppi, dunque come tali erano responsabili anche della contabilità , e insieme al dirigente servizio Bilancio e Ragioneria del Consiglio regionale Luigi Danilo Latella, condannato a pagare 212mila e 400 euro, per i magistrati contabili avrebbero aggirato una sentenza che li obbligava a restituire alcuni fondi rendicontati in modo irregolare.
Nonostante il loro ricorso fosse stato dichiarato inammissibile o tardivo, anche i loro gruppi avevano però “beneficiato” delle sentenze favorevoli strappate da altre formazioni presenti in Consiglio. Risultato “una prima voce di danno” si legge in sentenza che “corrisponde alla somma di euro 531.106,77”.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Gennaio 14th, 2020 Riccardo Fucile
IL DOPPIO STANDARD SULLA DROGA E LE MISERIE UMANE PER RACCATTARE DUE VOTI
«Se qualcuno lo ha fatto è giusto che paghi, sono vicinissimo alla famiglia e ho invitato la sorella al Viminale, questo testimonia che la droga fa male sempre e comunque» . Così Matteo Salvini commentava la storica sentenza sull’omicidio di Stefano Cucchi. Per il leader della Lega un ragazzo morto a 31 anni a causa delle percosse mentre era in stato di custodia cautelare era morto per colpa della droga che fa male sempre e comunque.
E che la droga faccia male non serve certo Salvini a dircelo, anche perchè è quello che ha scatenato una guerra ridicola sulla cannabis light e una ancora più ridicola repressione a base di retate nelle scuole.
Ma evidentemente non tutta la droga fa male. O abbastanza male da essere il pretesto per derubricare la morte di una persona ai suoi comportamenti autolesionistici.
Perchè oggi Matteo Salvini ha ricordato Marco Pantani che oggi avrebbe compiuto 50 anni. Il Pirata però è morto il 14 febbraio 2004, a soli 34 anni, a causa di un’overdose da cocaina e psicofarmaci antidepressivi.
Il leader della Lega però ha omesso questo particolare. Un dettaglio che nulla toglie alla grandezza del Pantani sportivo e campione di ciclismo. Così come commentare la morte di Cucchi dicendo che «la droga fa male sempre e comunque» non aggiunge nulla alla tragica vicenda del geometra romano morto dopo essere stato arrestato dai Carabinieri.
Eppure per Stefano Cucchi Matteo Salvini non ha avuto la stessa accortezza e sensibilità che ha avuto nei confronti della memoria del Pirata.
Perchè? La risposta non è non può essere solo perchè Cucchi non era nessuno (o meglio, era un cittadino come tanti) mentre Pantani per molti è un eroe a prescindere dalla fine tragica della sua carriera sportiva e della sua vita.
Perchè di Pantani è giusto ricordare che è stato uno dei più grandi campioni del ciclismo mentre per Cucchi non ci si è fermati un attimo a pensare che era il figlio, il fratello e l’amico di qualcuno?
Nella narrazione leghista a Pantani, sembra di capire, è stato concesso di sbagliare (e in fondo chi non commette errori?) per Stefano Cucchi — vittima innocente non già della droga ma delle botte delle guardie — invece non si perde occasione di rinfacciare i suoi errori.
Il fatto è che sia Pantani che Stefano Cucchi sono funzionali alla propaganda di Salvini. Del primo Salvini non si ricorda come è morto perchè altrimenti la Lega perderebbe voti, non dimentichiamo che Pantani era romagnolo e che in Emilia-Romagna tra meno di due settimane ci sarà la più grande sfida elettorale degli ultimi mesi.
Di Cucchi invece la Lega insiste sul fatto che era “un drogato”, “un tossico” o “uno spacciatore” (anche se in realtà Cucchi si stava disintossicando in una di quelle comunità tanto care a Salvini quando parla di droga) perchè la sua morte fa comodo per la narrazione sicuritaria della Lega.
Questo dimenticando che Cucchi è stato ucciso — così dice la sentenza di primo grado — da quelle stesse persone che dovrebbero garantire la sicurezza dei cittadini.
La droga fa male, sempre e comunque, ma non quando c’è da prendere voti.
Ma il lapsus salviniano fortunatamente è durato poco: tempo un paio d’ore il nostro è tornato a tuonare contro «chi vende morte ai ragazzini».
Ma niente paura: sono i presunti spacciatori di origine straniera che hanno aggredito al troupe di Striscia La Notizia.
E siccome sono stranieri è lecito parlare di droga.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 14th, 2020 Riccardo Fucile
NESSUN PLAGIO: LA MINISTRA HA SOLO RIPRESO ALCUNI MANUALI PER SPIEGARE LA” CORNICE TEORICA ALL’ARGOMENTO” LIMITATAMENTE ALL’INTRODUZIONE DEL SUO ELABORATO
Il Fatto Quotidiano ribalta la versione del linguista Massimo Arcangeli, ex preside della facoltà
di Lettere dell’Università di Cagliari e presidente della commissione che ha dato l’abilitazione alla ministra Azzolina, che ha accusato la politica di plagio al’interno della sua “tesi” conclusiva del 2009 alla “Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario della Toscana” presso l’Università di Pisa.
Il quotidiano diretto da Marco Travaglio, utilizzando due software antiplagio — gli stessi che il Fatto ha usato nel caso della tesi di dottorato dell’ex ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia — ha «trovato blocchi di frasi riprese da altri testi, non citati tra virgolette e neanche in bibliografia, per un totale di circa 300 parole su 9mila».
Azzolina nei passaggi incriminati non avrebbe attinto da fonti di prima mano, ma richiamando le definizioni di “ritardo mentale ” provenienti dal Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, edito per la Utet nel 1992, dal Trattato italiano di Psichiatria a cura di Luigi Ravizza et all. e dal Manuale Diagnostico e Statistico dei disordini mentali.
La trattazione del ministro non sarebbe una vera e propria tesi, ma «un resoconto dell’esperienza del tirocinio».
I brani senza citazione si trovano nell’introduzione che, secondo le linee guida, doveva chiarire l’ambito in cui l’esperienza didattica si era svolta.
Nello specifico «un caso di ritardo mentale lieve associato a disturbi depressivi — questo il titolo dell’elaborato — di uno studente di 4° liceo artistico con cui lei si era misurata come insegnante di sostegno».
Secondo Il Fatto, dopo l’elaborazione dei suoi sofware antiplagio, nella 30 pagine successive all’introduzione, dove si descrive nel dettaglio l’esperienza di tirocinio, non appare nessun testo ripreso senza essere correttamente citato.
E la presenza dei brani non virgolettati sarebbe servita a introdurre il concetto di “ritardo mentale”: cioè la «cornice teorica all’argomento». In pratica fornirebbero solo delle definizioni.
«È come se si dovesse fare un tirocinio nell’ambito delle scienze dure, e si richiamasse nell’introduzione le varie definizioni di atomo, andando via via sempre più in dettaglio — spiega al quotidiano Florinda Nicolai, fino al 2006 docente di linguistica generale alla facoltà di lingue e di neurolinguistica all’Università di Pisa e della Siss -. Non ci si aspetta che ogni volta lo studente citi dai testi originali in cui il concetto è stato esposto la prima volta, ma che spieghi bene le definizioni e i concetti utilizzati durante il tirocinio».
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 14th, 2020 Riccardo Fucile
“A PARMA LA LEGA NON E’ ARRIVATA NEANCHE AL BALLOTTAGGIO. AL MASSIMO PUOI VENIRE, FARTI UN GIRO, DIRE GRAZIE E ANDARE A CASA”
Matteo Salvini vuole mandare a casa Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma, dimenticandosi due cose: che Pizzarotti non è rieleggibile, perchè è al secondo mandato consecutivo, e soprattutto, come gli ricorda lo stesso sindaco: “Sono stato eletto democraticamente il giorno in cui la Lega a Parma non è neanche arrivata al ballottaggio. Tu, qui, non mandi a casa nessuno”.
“Ecco a voi il delirio di un uomo: Matteo Salvini arriva nella ospitale Parma nel giorno della Capitale della Cultura e afferma che se vince in Emilia Romagna mi ‘manda a casa”. Come e attraverso quali strumenti democratici non è dato saperlo, nemmeno al Papeete Boy” sostiene Pizzarotti.
“Al massimo puoi venire, apprezzare la bellezza di Parma, l’ospitalità dei parmigiani, la buona cucina, dire grazie e tornartene a casa” continua il sindaco, che non si piega al bieco populismo leghista.
Quanto ai decreti sicurezza, “sì, sono stato tra i primi a contrastare i tuoi inutili decreti sicurezza: l’ho fatto ieri, lo faccio oggi e lo farò domani. Perchè non hanno prodotto un risultato. Il giorno in cui saprai fare una sola proposta, una che una, per gli emiliano-romagnoli anzichè parlare di gattini, merendine o spararle grosse, qui nella terra della gente che lavora e si spacca la schiena, sarà il giorno in cui riuscirai a renderti credibile per la prima e unica volta”.
(da Globalist)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 14th, 2020 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELL’INPS IN QUOTA GRILLINA: “PER CREARE LAVORO SERVONO INVESTIMENTI”
Il Reddito di cittadinanza, e così il decreto dignità , non creano lavoro in senso letterale, aiutano
ad allocare il lavoro sul mercato attraverso incrocio tra domanda e offerta, come qualsiasi altra politica attiva. Per creare lavoro servono investimenti”.
Così il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nel corso dell’audizione in commissione parlamentare sugli enti gestori, chiarendo in termini tecnici i possibili effetti delle nuove misure sull’occupazione.
Circa il 30% delle richieste per il reddito di cittadinanza è automaticamente escluso perchè, dopo i controlli incrociati, la situazione patrimoniale e reddituale del richiedente non corrisponde all’Isee presentato.
Così il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in audizione oggi in commissione parlamentare.Uscendo dalla commissione, il presidente ha precisato che il numero esatto delle esclusioni è del 28%.
“Valutando insieme i dati sulle pensioni, la congiuntura non particolarmente positiva e la tendenza lievemente in aumento mercato del lavoro possiamo dire che quota 100 non ha certamente avuto un impatto negativo sull’occupazione”.
Lo afferma il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in audizione in commissione parlamentare sugli enti gestori. Tridico specifica che il “tasso di sostituzione al momento è indeterminato” ma dai numeri sembra emergere un impatto “lievemente positivo” della misura sul mercato del lavoro. Quanto al decreto dignità , spiega Tridico, “avrebbe spinto positivamente verso contratti a tempo indeterminato”.
Nel 2019 le domande di pensione anticipata presentate dai lavoratori del settore privato sono state del 32,9% in più rispetto al 2018 mentre quelle del settore pubblico sono state circa 300% in più, quindi tre volte in più: il flusso di quota 100 in entrata ha causato un aumento delle prestazioni ma molto inferiore a quello preventivato”.
Così il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nel corso dell’audizione in commissione parlamentare sugli enti gestori.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 14th, 2020 Riccardo Fucile
VOLTO STORICO DEL M5S, AVEVA LASCIATO MESI FA LA SEGRETERIA DI DI MAIO PER DIVERSITA’ DI VEDUTE
Un mezzo terremoto per il sistema Casaleggio e per il mondo Cinquestelle. Lascia il ruolo di socio nell’associazione Rousseau – che gestisce la piattaforma del Movimento – il numero due, Max Bugani. Mentre Alessandro Di Battista entra nel team dei referenti.
Bugani è un volto storico del Movimento, esponente della prima ora in Emilia-Romagna, già protagonista di incomprensioni con Luigi Di Maio che lo avevano portato, nei mesi scorsi, a lasciare la sua segreteria.
Bugani era contrario alla linea scelta per le regionali in Emilia-Romagna: avrebbe preferito una desistenza – con la mancata presentazione della lista – o addirittura una forma di alleanza.
L’annuncio ufficiale, dopo alcune indiscrezioni, arriva sul Blog delle Stelle proprio con un comunicato dell’Associazione Rousseau: “Il nostro enorme ringraziamento a Massimo Bugani che rimane referente della funzione Sharing e fondamentale componente della squadra Rousseau, ma non più socio, per dedicarsi alla sfida importante che oggi lo vede impegnato in Campidoglio”. Bugani è infatti capo dello staff della sindaca Raggi a Roma.
Ma l’altra notizia clamorosa è l’ingresso in scena, nel mondo Rousseau, di Alessandro Di Battista che torna ad avere un incarico ufficiale nel Movimento.
L’ex deputato sarà infatti nel team dei referenti dell’Associazione Rousseau, e più precisamente, insieme a Marco Croatti e Paola Taverna, per il Portale Eventi Movimento 5 stelle.
Le due svolte arrivano all’indomani di un’altra novità in casa Rousseau.
Con una modifica allo statuto del comitato che controlla i fondi per le rendicontazioni è stato deciso che il residuo dei fondi delle donazioni andrà alle imprese e non più a Rousseau
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 14th, 2020 Riccardo Fucile
IL DOCUMENTO PROPOSTO IGNORA LE SUE RICHIESTE E LASCIA DELUSI I SUOI SPONSOR
Khalifa Haftar non firma la tregua di Mosca, dice “le nostre richieste non sono state rispettate”.
Il generale di Bengasi riprende l’aereo e abbandona (per ora) la Russia di Vladimir Putin. È una notizia ancora da valutare, ascoltando le mille interpretazioni che hanno iniziato a girare già nella notte a Tripoli e sui media del mondo arabo. Fra le tante ce n’è una particolarmente machiavellica: Haftar non era in grado di firmare velocemente la pace chiesta da Russia e Turchia, perchè i suoi obiettivi non erano stati raggiunti al 100% (e lui vuole quello), ma soprattutto perchè gli obiettivi dei suoi principali burattinai erano falliti. Ma anche alla Russia un breve ritardo fa comodo, per rinviare la conferenza di Berlino.
Veniamo agli sponsor arabi di Haftar, tutti delusi dall’accordo raggiunto fra russi e i loro nemici turchi. L’Egitto, innanzitutto, che in Libia vorrebbe creare una sua succursale economica: con il controllo dell’economia rimasto al governo di Tripoli, i generali del Cairo avrebbero avuto difficoltà ad allargare le loro attività economiche a tutta la Libia. L’Egitto di Sisi vuole creare uno stato-vassallo in Libia, guarda alla Libia come un forziere. E metà Libia non è uguale alla Libia intera.
Poi Arabia Saudita e soprattutto gli Emirati: hanno pagato e armato Haftar perchè combattesse in Libia un governo che ha al suo interno i Fratelli Musulmani. Anche qui: se gli Emirati e i sauditi (i più radicali sono i primi) non raggiungono l’obiettivo di far terra bruciata del governo Serraj, con l’aiuto della Turchia il governo di Tripoli sarebbe diventato il terzo vertice di un triangolo Libia-Turchia-Qatar che le monarchie del Golfo considerano una minaccia mortale.
Lo stesso Haftar cosa aveva promesso? “Libererò Tripoli dalle milizie e dai terroristi che la governano”. Slogan con cui per mesi ha aizzato i suoi soldati e i suoi mercenari. Adesso, al punto 4 del “documento” russo-turco è previsto che Haftar nomini i 5 militari che faranno parte del “Comitato 5+5″ previsto dalla road map delle Nazioni Unite. Quindi i suoi generali devono sedere al tavolo con i capi dei terroristi”.
E intanto Giuseppe Conte in visita al Cairo ha confermato di aver “appena ricevuto” dalla cancelliera Merkel, l’invito per la conferenza di Berlino sulla Libia che “salvo imprevisti si terrà domenica prossima” 19 gennaio. Ma su questo appuntamento pesa la decisione di Haftar e un suo eventuale rifiuto di partecipare. “Non escludo la possibilità di inviare militare italiani in Libia”, ha avvertito il premier Conte, che ha però specificato che “non manderemo uno solo dei nostri ragazzi se non in condizioni di sicurezza e con un percorso politico molto chiaro”.
Detto questo, Mosca avrebbe tutti i modi per portare il generale alla firma.
Ma se i russi lo hanno lasciato partire per la Libia, qualcuno avanza questa spiegazione: perchè accelerare un processo e portare il frutto della mediazione russo-turca così velocemente alla conferenza di Berlino organizzata da tedeschi e Onu?
Dare ancora un po’ di tempo ad Haftar, parlare con Emirati, Egitto, Arabia Saudita non farà altro che permettere alla Russia di consolidare meglio il suo ruolo centrale nella partita della Libia. E in tutto il Medio Oriente.
Vedremo già nelle prossime ore se questa interpretazione è troppo machiavellica, e se invece Mosca proverà a imporre velocemente la sua visione al generale. Intanto sulla linea del fronte di Tripoli, a Salaheddin e Ain Zara, i cannoneggiamenti sono già ripresi.
(da “La Repubblica”)
argomento: Esteri | Commenta »
Gennaio 14th, 2020 Riccardo Fucile
“INESISTENZA DI COMPORTAMENTI CONCRETI”
Non c’erano gli elementi per imporre la misura coercitiva dell’obbligo di dimora nei confronti del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti nell’ambito delle indagini sugli affidi illeciti in Val d’Enza.
Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni del verdetto che il tre dicembre ha annullato senza rinvio la misura cautelare. I supremi giudici rilevano “l’inesistenza di concreti comportamenti”, ammessa anche dai giudici di merito, di inquinamento probatorio e la mancanza di “elementi concreti” di reiterazione dei reati.
Sul rischio di inquinamento probatorio, gli ‘ermellini’ sottolineano che l’ordinanza del riesame di Bologna – che il 20 settembre ha revocato i domiciliari a Carletti imponendo però l’obbligo di dimora – non si è basata su “una prognosi incentrata sul probabile accadimento di una situazione di paventata compromissione delle esigenze di giustizia”.
Anzi, il riesame – prosegue il verdetto – “pur ammettendo l’inesistenza di concreti comportamenti posti in essere dall’indagato, ne ha contraddittoriamente ravvisato una possibile influenza sulle persone a lui vicine nell’ambito politico amministrativo per poi inferirne, astrattamente e in assenza di specifici elementi di collegamento storico-fattuale con la fase procedimentale in atto, il pericolo di possibili ripercussioni sulle indagini”.
Tutto “senza spiegare se vi siano, e come in concreto risultino declinabili, le ragioni dell’ipotizzata interferenza con il regolare svolgimento di attività investigative ormai da tempo avviate”. Di “natura meramente congetturale” anche il rischio di reiterazione.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »