Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
A POCHE ORE DALL’UDIENZA LA CANCELLAZIONE, LA BESTIA SE LA FA SOTTO… L’AVV. LA TORRE: “LO CITEREMO IN TRIBUNALE OGNI VOLTA, FINO A QUANDO NON LA SMETTERA’ DI USARE IL VOLTO DI CITTADINI COMUNI PER METTERLI ALLA BERLINA SUL SUO PROFILO O FINO A QUANDO NON SI FARA’ GIUDICARE DA UN TRIBUNALE PER LE SUE CONDOTTE”
Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni hanno rimosso volontariamente un post dalla sua pagina facebook per evitare che una sentenza del tribunale lo obbligasse a farlo.
Il post era quello in cui si chiamava in causa Silvia Benaglia, assessora del Comune di Pianoro, dipinta in una frase decontestualizzata con il simbolo del Partito Democratico.
Lo ha raccontato Cathy La Torre, attivista per i diritti civili e cofondatrice della campagna ‘Odiare ti costa’, che ha rappresentato nella causa civile l’assessora Benaglia: “Per la prima volta la Bestia si piega”.
L’eliminazione dei post oggetto della denuncia al Tribunale civile di Bologna, spiega La Torre, è avvenuta “a poche ore dall’udienza che avrebbe dovuto stabilirne o meno la rimozione”.
Si tratta di post che il 18 novembre scorso ritraevano l’assessora Benaglia durante una manifestazione delle sardine. Tali post la associavano al Pd, pur non essendo lei iscritta al partito, e le attribuivano una frase riferita ad altro contesto.
Rivoltasi all’avvocata La Torre, Silvia Benaglia ha chiesto al Tribunale civile di Bologna la rimozione in via cautelare dei post, per essere stata esposta a una visibilità enorme sui profili dei due politici a cui è seguita gogna mediatica.
“Per Silvia e per noi di ‘odiareticosta’ è una vittoria prima ancora di sederci davanti ai giudici: abbiamo ottenuto ciò che Silvia chiedeva prima ancora che si esprimesse il giudice”, spiega l’avvocata.
“Noi lo citeremo in giudizio ogni volta — aggiunge La Torre riferendosi a Salvini — fino a quando non smetterà di usare il volto di comuni cittadini per fini di propaganda” o “fino a quando non si farà giudicare da un Tribunale per le sue condotte”.
Benaglia aveva citato in giudizio Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni per dei post ritenuti ‘fake news’, perchè le attribuivano una frase decontestualizzata e il simbolo del Pd pur non essendo tesserata, e ora ha ottenuto la rimozione di quei post, a poche ore dall’udienza che avrebbe dovuto pronunciarsi sul caso.
“Ha rimosso tutto poche ora prima dell’udienza”, ha detto Cathy La Torre in una diretta sulla sua pagina facebook. “Noi abbiamo assestato questo colpo alla Bestia, che di solito si vanta di non rimuovere contenuti, e lo rifaremo ogni volta che qualcuno vuole essere tutelato. Ad esempio proprio oggi Salvini ha ridicolizzato un ragazzo, Sergio, che si è inceppato durante il suo intervento”. “Mi raccomando, tutelatevi sempre”, ha concluso La Torre.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
LA PACIFICO SMENTISCE, MENTRE CRESCE IL NUMERO DI PARLAMENTARI GRILLINI CHE VUOLE ABROGARE INTEGRALMENTE I DECRETI SICUREZZA
Altri due senatori fuori dal MoVimento 5 Stelle e la maggioranza M5S-PD-IV-LEU diventa
ufficialmente a rischio in Senato.
Il pugliese Lello Ciampolillo, che doveva già essere cacciato per non aver votato la fiducia al governo Conte, verrà messo alla porta perchè non ha intenzione di effettuare le restituzioni.
E intanto un altro fa le valigie: Luigi Di Marzio, dirigente medico molisano – uno dei prescelti dal capo politico per gli uninominali – già propenso a lasciare un mese fa, poi fermato con la valigia in mano, tra i firmatari del referendum per abrogare il taglio dei parlamentari: è ormai deciso, andrà nel gruppo misto.
E in bilico c’è anche Michele Mario Giarrusso.
Racconta oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica:
Luigi Di Maio e i suoi mostrano indifferenza: continuerà a votare per il governo. Ma è un fatto che il gruppo si assottigli, che le mire della Lega siano manifeste e che ogni mossa – anche le riunioni dei dissidenti guidati da Emanuele Dessì, per quanto poco affollate – abbiano ormai un effetto destabilizzante: sui numeri della maggioranza a Palazzo Madama e sulla tenuta del Movimento nel Paese. Il passaggio della senatrice Marinella Pacifico alla Lega di Matteo Salvini, è smentito dalla stessa interessata. Che a Repubblica dice: «È una baggianata. Non ci ho mai pensato».
Fatto sta che ieri lo davano per probabile i suoi stessi colleghi, per dire di quanto il gruppo sia affiatato.
Da quando l’ex capogruppo Stefano Patuanelli è diventato ministro è scattato una sorta di “rompete le righe” che nessuno è stato finora in grado di arginare.
Ci prova lo stesso capo politico, ma è meno semplice di un tempo. Perchè i gruppi M5S sono davvero divisi su molti fronti. Lo è l’intero Movimento.
Sull’immigrazione, ad esempio, sono in molti a confermare quel che il capogruppo pd Graziano Delrio ha detto a Repubblica: cresce il fronte dei 5 stelle che vorrebbe cambiare per intero i decreti sicurezza di Matteo Salvini, non limitarsi ad aggiustarli seguendo i rilievi del presidente della Repubblica come ha ripetuto in questi giorni Di Maio.
Laura Ferrara è l’europarlamentare che ha seguito il dossier immigrazione e che ha curato il programma M5S sul tema: «Bisogna rivedere profondamente quei decreti, non possiamo più attendere – dice oggi – ho sempre sostenuto che il modo migliore per garantire inclusione sociale, dignità e sicurezza è attuare un’accoglienza diffusa in piccoli centri, peraltro più facilmente controllabili».
E ancora: «Serve potenziare la rete degli Sprar per garantire una migliore gestione dell’accoglienza e potenziare anche le vie legali di accesso all’Ue. È assurdo che oggi l’Europa non offra gli strumenti per esercitare il diritto d’asilo, che pure riconosce».
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
COINVOLTI ANCHE UN ASSESSORE, DUE FUNZIONARI E DUE VIGILI URBANI
Di Apricena in provincia di Foggia ci siamo occupati qualche tempo fa quando il sindaco Antonio Potenza è stato accusato di una serie di reati con risvolti importanti di comicità , ovvero perchè usava l’auto del Comune per sè (un classico), faceva lavorare un suo collaboratore in una ditta che aveva appaltato lavori del Municipio (e qui già è buono), ma soprattutto aveva installato a spese delle casse pubbliche un impianto di videosorveglianza nel suo ufficio dopo aver scoperto le cimici messe dai magistrati (l’apoteosi).
Oggi la cittadina torna alla ribalta delle cronache perchè l’amministrazione è al centro di una inchiesta della procura di Foggia e della guardia di finanza sulle ultime elezioni amministrative del maggio dello scorso anno.
Ieri mattina i finanzieri del comando provinciale di Foggia hanno notificato a 18 persone l’avviso di conclusione delle indagini.
Nell’inchiesta sono coinvolti, avario titolo, anche l’assessore comunale allo Sviluppo del Territorio Bianca Matera, due funzionari dell’Ufficio Anagrafe del comune foggiano e due agenti della polizia locale.
Spiega oggi il Corriere del Mezzogiorno:
Secondo quanto emerso dalle indagini diversi cittadini stranieri residenti ad Apricena, tra cui molti rumeni, avrebbero offerto il proprio voto e quello di alcuni familiari in cambio di denaro. Ogni voto “costava” venti o cinquanta euro.
Tra i diciotto destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini anche il presidente di seggio della sezione elettorale che — secondo la tesi dei magistrati -avrebbe omesso di rilevare nel verbale di operazioni dell’ufficio elettorale di sezione i numeri delle tessere elettorali di 86 elettori.
In questo modo avrebbe impedito di fatto la possibilità di risalire a quanti si erano recati al seggio durante le votazioni.
Coinvolti anche un dirigente e un funzionario dell’ufficio anagrafe del Comune di Apricena accusati di aver autenticato, ma oltre i termini previsti dalla legge, le liste elettorali aggiuntive dei cittadini membri dell’Unione europea, evitando cosi la loro decadenza dal diritto di voto.
L’inchiesta della procura avrebbe accertato anche che alcuni cittadini del comune foggiano avrebbero percepito il reddito di cittadinanza pur non potendolo avere.
E tutto grazie all’azione di due agenti della polizia locale di Apricena, indagati, che avrebbero accertato che chi aveva percepito il contributo era residente nel centro da un anno e che in alcuni casi in realtà non lo era.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
IL SOLITO BULLO CHE POI SCAPPA DAI PROCESSI SE LA PRENDE CON SERGIO CHE SI ERA IMPAPPINATO NEL DISCORSO AL FLASH MOOB DELLE SARDINE A SAN PIETRO IN CASALE, TAGLIANDO IL SUO DISCORSO
Sale sul palco delle Sardine durante il flash mob organizzato ieri in San Pietro in Casale, un
paesone nella Bassa bolognese, in concomitanza con la visita di Matteo Salvini in campagna elettorale per il voto del 26 gennaio.
Erano un centinaio, avevano portato tutti i libri in piazza dopo essersi passati parola via social: cultura contro populismo.
Sergio Echamanov, 21 anni, rappresentante porta a porta, prende parola e nel discorso s’impappina, capita a tutti. E cosa succede? Il video in cui lui parla, tagliato, viene postato da Matteo Salvini nella sua pagina Facebook con un commento sprezzante: “Guardate la carica e la grinta che avevano pesciolini e sinistri poco fa a San Pietro in Casale. Se pensano di fermarci così… abbiamo già vinto!”. E giù commenti carichi di astio, anche contro le donne riprese nel video che scandiscono “San Pietro non si lega”.
La gogna travolge la giovane Sardina che ora rischia di perdere il lavoro, denuncia il movimento pensando a quanto potrebbe diventare difficile vendere prodotti presentandosi nelle case una volta che sei stato esposto nei social. “Un post barbaro, ora basta”.
“Cyber bullismo inaccettabile, da un ex ministro poi è una vergogna – chiosa Maurizio Tarantino, tra i promotori del flash mob – Quello di Sergio è stato un intervento coraggioso e molto emozionato. Dopo poco si è visto pubblicare il suo discorso da Matteo Salvini, tagliato quasi totalmente e con solo i momenti in cui era più incerto e gli scappava qualche esclamazione. Il video ha il chiaro intento di mettere in pubblico imbarazzo un ragazzo. Il video integrale tra l’altro ha dei momenti molto intensi e un discorso con un chiaro senso politico. L’ex ministro ha ovviamente manipolato”.
Nel passaggio del suo discorso riportato dal video Sergio dice: “I libri sono l’unico modo per renderci liberi, liberi non da un governo che ha portato la migliore sanità in Emilia Romagna, ma liberi dall’odio e dalle manifestazioni di antisemitismo di quel partito”, ovvero la Lega.
E dopo l’attacco di Salvini reagisce così: “Mi sento orgoglioso del mio imbarazzo, non avevo preparato nulla, nemmeno il discorso, perchè volevo essere me stesso. Sono Dsa (disturbi specifici di apprendimento) e ne sono orgoglioso: talvolta hai difficoltà nelle esposizioni, ma stavolta c’entra poco, in realtà non ero preparato a parlare in quel momento, ha giocato più l’emozione. Credo in una politica che non brutalizzi l’umano, ma che renda libero ogni essere umano di essere ciò che è. Cosa rispondo a Salvini? Grazie Matteo, ma a me l’unica cosa che hai tolto è la serenità sul lavoro”.
Sergio, che all’università , poi lasciata per rendersi indipendente economicamente, è stato segretario dell’Unione degli universitari, è uno impegnato. Si è avvicinato alle Sardine a Ferrara: “Ho visto l’odio che si è creato contro di loro. So cosa vuol dire essere presi di mira, io sono gay e alle superiori ero oggetto di bullismo. Ora sono un uomo forte, Salvini non mi ferisce. Ma partirà una querela nei suoi confronti”.
Sul lavoro precisa: “L’azienda non mi vuole licenziare per quello che è successo, questo non è in discussione. Il problema per me sarà suonare al campanello nelle case con il timore di essere attaccato per le mie idee politiche. Il livello di razzismo e di odio in Italia è cresciuto in modo preoccupante e la responsabilità è di una certa politica, sono gli effetti del populismo. Quello che dobbiamo fare è riflettere su quale classe politica vogliamo”.
“Salvini ha superato ogni limite” attacca Raffaele Bruschi, coordinatore dell’Unione degli universitari Ferrara , La Bestia di Salvini colpisce le persone che scendono in piazza con le Sardine, come era già successo alla giovane assessora di un Comune del Bolognese, Silvia Benaglia, che ha denunciato il leader della Lega portando il caso in tribunale con la legale Cathy La Torre.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
INVITA I FANS A SCEGLIERE “PER CHI VOTARE” MA E’ UN BOOMERANG: PERDE CLAMOROSAMENTE: 80% INDICA BONACCINI, SOLO IL 20% SCEGLIE LEI
«Basta Pd! In Emilia-Romagna il 26 gennaio chi scegli?». A lanciare il sondaggio social è la candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Lucia Borgonzoni, che ha invitato il pubblico di Facebook a scegliere tra due coppie: quella del «passato» — formata dal governatore uscente Stefano Bonaccini insieme al segretario del Pd Nicola Zingaretti — e quella del «futuro» — formata da Borgonzoni al fianco del leader della Lega Matteo Salvini.
Il voto da indicare era grrr per Bonaccini-Zingaretti (indicati come “passato”) e mipiace per Borgonzoni-Salvini (indicati come “futuro”). Ebbene, il risultato è stato piuttosto netto: circa il quadruplo degli utenti ha preferito Bonaccini
Cosa è successo? Sempre la stessa cosa: il passaparola dei “nemici” della povera Lucia è stato più forte di quello dei fans della pagina della candidata alla presidenza della Lega in Emilia-Romagna.
E così la Borgonzoni si è dovuta sorbire insieme la sconfitta e gli sfottò in pagina: c’è chi pensa che questo tipo di “sondaggi” serva soprattutto agli admin della pagina per renderla più attiva rispetto alle altre ed avere una maggiore penetrazione.
Ma che tutto ciò poi abbia una vera influenza sul voto è discutibile, visto che vengono “convocate” a votare persone che evidentemente non la pensano come il gestore della pagina e, soprattutto, si vota soltanto in Emilia-Romagna e non anche nel resto d’Italia.
Di certo le perculate successive non aiutano a fare una gran figura ai clamorosi strateghi che gestiscono, per compensi sontuosi, queste risorse. Ma ognuno butta i soldi come vuole.
Questa “iniziativa” dimostra nuovamente come l’arma dei sondaggi pubblicati dai politici sui propri profili social per ricercare presunte conferme alle proprie convinzioni o per tentativi disperati di campagna elettorale rischiano spesso di trasformarsi in un boomerang.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
DOVEVA TENERSI OGGI, ERA TUTTO PRONTO, POI L’ENNESIMA FUGA DELLA LEGHISTA DAL “FACCIA A FACCIA”
Vi ricordate? Qualche giorno fa Lucia Borgonzoni, pungolata da Matteo Salvini, aveva
detto sì al dibattito con Stefano Bonaccini dopo essersela filata in più occasioni, non ultima quella che era stata organizzata dal Resto del Carlino.
Il confronto avrebbe dovuto svolgersi su Sky, ma nel frattempo deve essere successo qualcosa.
Cosa? Papille gustative interrotte? Gomito che fa contatto col piede? Padre che è rimasto chiuso nell’autolavaggio? No, la Borgonzoni è semplicemente fuggita.
Sulla vicenda Sky Tg24 ha diffuso una nota: “In merito al confronto tra candidati governatori alla Regione Emilia-Romagna, Sky Tg24 precisa di aver proposto ai candidati un confronto da tenersi in data 16 gennaio, ma che lo stesso non è mai stato fissato”.
Ma a dare forfait è stata la Borgonzoni: Il faccia a faccia, che doveva essere registrato domani alle 14 e poi andare in onda domani sera alle 21, è saltato ieri dopo che la candidata leghista ha comunicato la sua indisponibilità .
Il forfait è stato comunicato poi a Bonaccini, che da tempo aveva sulla sua pagina facebook il banner per sponsorizzare l’evento.
Il match doveva essere il primo a livello nazionale dopo quello avvenuto a “Carta Bianca” di diverse settimane fa.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
L’AUTORITA’ GARANTE: “SALVINI STRABORDA, PRONTE LE DIFFIDE”
I telegiornali della RAI continuano a perdere ascolti mentre l’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni li richiama per lo strabordare di Matteo Salvini.
Ormai tracimante a tutte le ore del giorno e della notte su ogni canale – in particolare Rai2, Mediaset e La7 – neanche stesse ancora al governo.
Racconta oggi Repubblica che Salvini è secondo dietro a Conte, superando Mattarella e tutti gli altri leader politici:
Un dato, rilevato dal monitoraggio mensile dell’Agcom, che fa il paio con il crollo degli ascolti dei telegiornali registrato dall’Auditel nell’ultimo anno.
Proseguito inesorabile anche in questo inizio 2020.
Nelle prime due settimane di gennaio, rispetto allo stesso periodo del 2019, il Tg1 ha infatti lasciato per strada 141 mila spettatori (-0,32% di share) nell’edizione delle 13,30 e 180 mila (-0,34) in quella serale; il Tg2 ha perso 274 mila ascoltatori (-1,56%) alle 13 e 302 mila (-1,05) a cena; il Tg3 185 mila spettatori (-0,84) a pranzo e 124 mila (-0,51) alle 19.
Per non parlare delle testate regionali che si sono fatti sfuggire, rispettivamente, 258 mila e 209 mila ascoltatori, pari a quasi un punto in meno di share.
Uno squilibrio a favore della Lega, fonte in passato di richiami rimasti inascoltati, che l’Autorità garante delle Comunicazioni si appresta ora a tradurre in una serie di diffide mirate (preludio a sanzioni pesanti): destinate cioè alle singole testate o reti che meno rispettano il pluralismo informativo.
Una nuova grana per l’ad della Tv pubblica all’indomani della debacle sulle nomine, metà delle quali bocciate in cda.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
“LE NORME DEL MILLEPROROGHE CHE CAMBIANO LE CONCESSIONI SONO INCOSTITUZIONALI”… LA BATTAGLIA LEGALE QUANTO COSTERA’ AGLI ITALIANI? CHI PAGHERA’ I 23 MILIARDI DI PENALE?
Quando poco prima delle tre del pomeriggio di giovedì Massimo Schintu, direttore
generale di Aiscat – la casa madre delle società che hanno in mano le concessioni autostradali – si presenterà nella sala Mappamondo di Montecitorio per essere ascoltato dai deputati delle commissioni competenti, non sarà solo.
Con lui ci saranno cinque costituzionalisti di primissimo livello. Pronti a tuonare contro le norme sulle concessioni cambiate dal governo con il Milleproroghe. Diranno che sono incostituzionali.
Di più: possono essere contestate davanti al Tar, in tempi brevi.
Passa anche da qui la strategia di Autostrade per smontare il lavoro che il governo sta tirando su per arrivare a una decisione sulla revoca. Un lavoro caotico perchè l’esecutivo è diviso: i 5 stelle sono per lo stop ai Benetton, Renzi tuona contro. Il Pd oscilla tra il sì e il no.
Leggendo in controluce la mossa di Autostrade in Parlamento si capisce come l’obiettivo sia quello di mettere pressione sulla decisione del governo.
Così come approvate in Consiglio dei ministri, le norme sulle concessioni contenute nel Milleproroghe abbassano notevolmente il risarcimento che lo Stato rischierebbe di pagare ai Benetton. Da 23 miliardi a sette.
I costituzionalisti, tutti professori di rango di università prestigiose, porteranno i loro pareri per smontare – dal punto di vista costituzionale, amministrativo e anche del diritto europeo – la fattibilità di questo sconto. In generale chiuderanno la porta a quello strumento che il governo ha messo nero su bianco per predisporre il post Autostrade.
Un altro segnale di Autostrade al governo, seppur indiretto, arriverà poche ore prima. In mattinata si riunirà il consiglio di amministrazione chiamato ad approvare il nuovo piano industriale. Le carte sono state preparate da mesi. Dentro ci sono due elementi che non potranno essere ignorati dall’esecutivo.
Nel piano, secondo quanto riferiscono fonti industriali accreditate, sarà contenuta una forte accelerazione sulle spese di manutenzione. “Alcuni miliardi”, è la quantificazione. E ci sarà anche l’impegno a stravolgere il monitoraggio sull’intera rete autostradale gestita dalla società , affidando il tutto a un sistema messo a punto con Ibm. Se il governo decide per la revoca della concessione, salta tutto. Risiede qui il peso del segnale.
Poi ci sono altre pressioni, come quelle che arrivano dai mercati. I timori legati alla revoca hanno fatto capitolare Atlantia a Piazza Affari. Il titolo ha perso il 2,6%, bruciando 454 milioni di capitalizzazione.
Sono affondate anche i bond della holding e della controllata Autostrade. Il tutto si aggiunge all’eco del giudizio espresso negli scorsi giorni dalle tre principali agenzie di rating – Moody’s, Fitch e S&P Global – che hanno tagliato il rating di Atlantia a spazzatura, sottolineando gli accresciuti rischi di una revoca con un indennizzo fortemente ridotto rispetto alle previsioni della concessione e il fatto che l’indennizzo non verrebbe pagato immediatamente.
La palla è nel campo del governo, ma non è ancora stato deciso se buttarla in rete o in tribuna. La prospettiva cambia, e radicalmente, se si passano in rassegna le diverse anime della maggioranza.
I 5 stelle sono granitici nel sostenere che l’unica strada è la revoca. Anche parziale, se quella sull’intera rete dovesse essere insostenibile per qualsiasi motivo.
Renzi continua a dire no: “Chi vuole fare la revoca deve avere le carte in regola, non deve farlo per prendere un like sui social, altrimenti costringe i nostri figli e nipoti a pagare decine di miliardi ad Autostrade. Ci vuole una base giuridica”.
E poi c’è il Pd. Il dossier è in mano alla ministra dem alle Infrastrutture Paola De Micheli. L’istruttoria è quasi ultimata e al Consiglio dei ministri in programma venerdì mattina terrà un’informativa. Nulla di più però.
Nessun decreto perchè appunto dentro al governo non c’è una posizione unitaria. Non c’è neppure dentro al partito. Alcuni, spiegano fonti di governo, sono per la revoca, altri no. C’è bisogno ancora di tempo per arrivare a una decisione. Non tantissimo, al massimo entro fine mese, assicurano le stesse fonti. Per ora, però, l’intesa è tutta da costruire. Ammesso che si possa arrivare a un’unanimità nella decisione finale.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
L’ORDINANZA DA FAR RISPETTARE CON UN PARCO AUTO DIESEL PERCHE’ IL COMUNE dDI ROMA NON INVESTE IN AUTO IBRIDE O ELETTRICHE
Mentre alcuni studi sostengono che a inquinare di più sia il riscaldamento delle case e non le automobili, a Roma si sostanzia uno strano e curioso fenomeno: quello che vede i vigili della Capitale andare in giro a controllare se si rispetta l’ordinanza che ferma i diesel in automobili che vanno a diesel.
Ne parla oggi Il Messaggero:
Il parco auto a disposizione dei caschi bianchi capitolini è composto da autovetture quasi esclusivamente diesel: lo erano le vecchie Peugeot 208 ormai dismesse, lo sono le nuove Panda in parte già sostituite — perchè ritenute scomode e non adatte a tutti i servizi in quanto omologate solo per quattro persone — dalle ultimissime Fiat Tipo 1.3 Multijet, con più avanzate prestazioni.
Lo sono i furgoni Ducato solitamente utilizzati dalle pattuglie incidenti per i rilievi dei sinistri stradali o in casi in cui è necessaria una postazione mobile in cui espletare pratiche amministrative e lo sarà persino il bus che il Comune sta acquistando per la banda musicale dei“pizzardoni”.
Solo per alcuni dirigenti, funzionari e assessori il Campidoglio ha preso mezzi elettrici. Gli ultimi dei 500 veicoli diesel sono stati consegnati alla Municipale lo scorso maggio.
Insomma, gli anni passano, ma dal Campidoglio al comando di via della Consolazione non arrivano input per una inversione di marcia ecosostenibile.
Così ai caschi bianchi non resta altro che fare quadrare i conti con il budget a disposizione e nel decidere tra auto a benzina o a gasolio, calcolando il risparmio sul prezzo a litro, i minor consumi e l’alto numero di chilometri effettuati giorno e notte dalle pattuglie, la scelta ricade quasi inevitabilmente sul diesel.
Anche perchè le auto ibride o elettriche costano di più e, soprattutto, nei comandi non sono presenti stazioni di ricarica.
(da “NextQuotidiano”)
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