Dicembre 2nd, 2020 Riccardo Fucile
IN PRATICA POTRANNO SCIARE SOLO I LOCALI… PER GLI STRANIERI DA ZONE A RISCHIO OBBLIGO DI QUARANTENA
Dopo giorni di polemiche feroci e un progressivo isolamento nella Ue, l’Austria ha deciso di blindare le montagne: dal 7 dicembre al 10 gennaio introdurrà l’obbligo di quarantena di dieci giorni per gli stranieri che verranno da zone a rischio.
Secondo i parametri decisi da Vienna si tratta di tutte le aree che registrano più di 100 infezioni ogni 100mila cittadini.
L’annuncio è arrivato dal cancelliere Sebastian Kurz. Ma il tabloid tedesco Bild cita anche un documento governativo dal quale risulterebbe che gli alberghi resteranno chiusi fino al 7 gennaio. Solo gli austriaci, in sostanza, potranno sfruttare la riapertura degli impianti di risalita, decisa dal governo per il 24 dicembre.
Kurz ha trovato così il modo di sfilarsi in particolare dalla tenaglia in cui lo avevano stretto Giuseppe Conte e Angela Merkel, entrambi convinti della necessità di lasciare chiusi gli impianti sciistici. Con la regola decisa oggi, per i turisti italiani e tedeschi, le Alpi austriache resteranno off limits.
Una decisione che il cancelliere conservatore ha motivato con la necessità di scongiurare che il virus rientri nel Paese attraverso turisti o connazionali che rientrano dalle ferie. L’obiettivo dichiarato è quello di limitare il turismo.
Proprio in Austria, all’inizio di marzo, la tirolese Ischgl era diventata uno dei peggiori hot spot in Europa.
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2020 Riccardo Fucile
L’INDAGINE DELLA MAGISTRATURA SCUOTE I REPUBBICANI MENTRE TRUMP STA STUDIANDO COME DARE UNA GRAZIA PREVENTIVA AI SUOI FIGLI E A GIULIANI
Tangenti a «personalità della Casa Bianca» in cambio di una grazia presidenziale da parte di Donald
Trump. Secondo quanto scrive la Cnn, è l’ipotesi su cui sta indagando il dipartimento di Giustizia statunitense.
L’emittente cita documenti giudiziari, da cui emerge che il giudice della corte distrettuale della capitale Beryl Howell ha autorizzato alcuni procuratori ad avere accesso ai file contenuti in oltre 50 device informatici sequestrati nei mesi scorsi.
Gli inquirenti ritengono che l’analisi dei pc, tablet e telefoni cellulari sequestrati possa portare alla luce email in grado di provare l’esistenza di uno «schema segreto di lobbying» dove, attraverso intermediari, viene negoziata «una grazia presidenziale o una sospensione della pena» per un imputato condannato il cui nome è omesso.
Da alcune settimane Trump sta valutando una serie di provvedimenti di clemenza. Nella lista ci sono anche vari amici ed alleati, dai figli Donald Trump Jr., Eric Trump e Ivanka all’ex capo della campagna elettorale Paul Manafort, dall’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon al suo avvocato personale Rudy Giuliani.
In questo contesto, secondo il New York Times, Trump ha recentemente discusso con alcuni consiglieri se concedere una grazia preventiva ai propri figli, a suo genero Jared Kushner, oltre che a Giuliani, nel timore che il dipartimento di giustizia della futura amministrazione possa colpirli. Donald Trump Jr. è stato indagato nel Russiagate per i contatti con emissari russi che offrivano materiale compromettente su Hillary Clinton, ma non è mai stato incriminato. Kushner fornì false informazioni alle autorità federali sui suoi contatti con autorità straniere per il suo nullaosta di sicurezza, ma il presidente glielo garantì lo stesso.
Le preoccupazioni del presidente per Eric e Ivanka potrebbero invece essere legate all’inchiesta della procura di New York sulle presunte frodi ed evasioni fiscali della Trump Organization. La grazia presidenziale, tuttavia, non copre i reati statali o locali. I timori per Giuliani, avvocato che guida in queste settimane la fallimentare offensiva sui ricorsi elettorali, riguarderebbero invece il suo coinvolgimento nell’inchiesta della procura di New York sulle manovre del legale in Ucraina contro i Biden e sul suo ruolo nella cacciata dell’ambasciatrice americana a Kiev, episodi al centro del processo di impeachment contro Trump.
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2020 Riccardo Fucile
A MIGLIAIA, ARRIVATI DA TUTTO IL PAESE, HANNO INVASO DELHI… IL GOVERNO HA TOLTO IL MINIMO SUSSIDIO AI COLTIVATORI DIRETTI NEL CASO CHE IL RACCOLTO ANDASSE MALE PER LA SICCITA’ O PER LE PIOGGE… UNA LEGGE CHE FAVORISCE IL MONOPOLIO DEI GRUPPI E PORTA I CONTADINI ALLA FAME
“Sono figlia di agricoltori, oggi andrò a sostenere la loro protesta. Alzeremo la nostra voce, il governo deve ascoltarci”. Il volto e l’annuncio della nonna più celebre dell’India, “Didi” Bilkis Bano, non hanno fatto in tempo a diffondersi tra i contadini in lotta contro le nuove leggi del governo indiano che una squadra di poliziotti è andata a prelevarla lungo la strada delle proteste riportandola a casa.
Anche se non ha potuto portare fisicamente la promessa solidarietà ai coltivatori, il suo gesto ha contribuito a rafforzare la determinazione delle decine di migliaia di manifestanti a sfidare cannoni d’acqua, gas lacrimogeni, barricate e trincee create dalla polizia lungo i raccordi per impedirgli di raggiungere la capitale.
“Il nostro movimento continuerà e riprenderemo sicuramente qualcosa dal governo, che si tratti di proiettili o una soluzione pacifica”, ha riassunto uno dei leader delle proteste.
Lo spirito della Lega contadina indiana ha già attraversato con il sostegno di altri coltivatori incontrati sulla via almeno cinque stati, Punjab, Rajasthan, Haryana, Uttar Pradesh e Uttarakhand, ma altri potrebbero aggiungersi a breve. In marcia sono partiti da centinaia di villaggi o centri urbani al grido di “Dilli Chalo”, Andiamo a Delhi, il loro slogan.
Vogliono ribaltare il voto col quale il Parlamento ha eliminato il minimo contributivo concesso in precedenza dal governo ai coltivatori diretti anche se il raccolto andava a male per piogge o siccità . Potrebbe voler dire fame certa per milioni di famiglie, in un Paese afflitto da uno dei più alti tassi di suicidio di agricoltori.
Nei dintorni e dentro la capitale i contadini che spesso parlano diversi dialetti, si preparano a un lungo inverno insieme visto che non intendono tornare indietro fino alla vittoria. Li hanno riforniti di coperte ovunque passassero entusiasti sostenitori della loro causa che intende far capire anche ai cittadini, clienti di mercati o super-alimentari, l’esasperazione di chi lavora la terra per sfamarli e dei rischi che corrono anche i consumatori.
Chandra Singh è stato membro della delegazione di 30 rappresentanti invitata a discutere col governo prima che si rompesse la trattativa sulla nuova contestata legge di giugno. Nulla è infatti ancora cambiato nell’atteggiamento dei politici di maggioranza che con la nuova legge assegnano di fatto al controllo delle grandi corporazioni l’intero mercato agricolo, quasi il 15% dell’economia del Paese che impiega quasi la metà del miliardo e 300 milioni di abitanti.
La legge consente ai super-grossisti di acquistare gli stock migliori e di immagazzinarli privatamente senza limiti di tempo aspettando il rialzo dei prezzi, invece di affidare come un tempo questo compito alle cooperative statali create a garanzia dei produttori.
Quando la speculazione avrà effetto “i cittadini si troveranno strangolati a morte”, ha gridato un altro dei leader, sperando di farsi sentire nei quartieri della metropoli.
I contadini giunti coi trattori e i rimorchi accusano esplicitamente i giornalisti di seguire le direttive del Bjp di Narendra Modi e di presentarli addirittura come “terroristi” o comunque forze anti-statali.
Ma è bastato un episodio di eroismo tra le loro fila rimbalzato sui social media a mostrare il potere che anche un piccolo contributo personale puo’ avere versus la narrativa ufficiale. Il gesto immortalato su camera e video è quello di Navdeep Singh, uno dei contadini dell’Haryana che voleva aiutare i suoi compagni del Punjab a superare i posti di blocco, i gas lacrimogeni e i cannoni d’acqua per proseguire a destinazione.
Le immagini suggestive mostrano Navdeep mentre salta su uno dei cosiddetti Varun — veicoli muniti di idranti — e chiude i getti che stavano scaraventando brutalmente a terra decine di persone lasciandole ferite spesso in modo serio.
È diventato in un batter d’occhio un eroe su Facebook, Twitter e altri social, paragonato nel suo piccolo all’anonimo studente cinese che cercava da solo di fermare l’avanzata dei carri armati su Tienanmen a Pechino.
Ma gli angeli della rivolta hanno il volto di molti leader sindacali come Chaduni, noto attivista contadino dell’Haryana capace di raccogliere grandi masse di dimostranti perfino a Kurukshetra, il luogo dove si svolse l’epica battaglia del Mahabharata tra potenti e mitologiche famiglie, finora considerato un bastione del partito ultrareligioso del Bjp al potere.
In queste regioni del nord, cclebri in India come la cow belt, la cintura delle mucche che ha dato ampio supporto al premier Modi, non c’è niente più del latte ad accomunare molte economie familiari.
Per questo è stato particolarmente simbolico ed altrettanto eroico il generoso dono di centinaia di litri ai contadini in marcia. Li hanno offerti le fattorie lungo la strada attraverso i comitati sindacali, rivelando il volto del contadino altruista e illuminato del quale Gandhi voleva preservare spirito e orgoglio in tempi di grande trasformazione industriale.
“Oggi i villaggi sono cumuli di letame — diceva il Mahatma – Domani saranno come minuscoli giardini dell’Eden dove dimorano persone molto intelligenti che nessuno può ingannare o sfruttare”.
Lo ricorda l’attivista e analista Satya Sivaranam sostenendo che “di tutti i sogni che il Mahatma Gandhi aveva progettato per il futuro dell’India, nessuno è stato pero’ infranto così brutalmente come il suo desiderio di renderlo una nazione di repubbliche di villaggio, dove gente rurale autosufficiente e altamente qualificata avrebbe vissuto una vita di completa dignità ”. La vera battaglia, oltre a quella sui prezzi garantiti — spiega — ora “sarà quella di rovesciare il divario rurale-urbano dell’India”.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 2nd, 2020 Riccardo Fucile
“LA DIMOSTRAZIONE DI QUANTO SIA PERICOLOSA LA CONVIVIALITA'”
Per chi non teme il pericolo contagio ai cenoni di Natale e Capodanno, risulterà istruttiva una
vicenda avvenuta a inizio ottobre: di 34 invitati a un pranzo nuziale, 21 sono tornati a casa contagiati dal virus: il focolaio, con i successivi contatti degli infetti inconsapevoli, si è poi allargato a 48 positivi.
Il caso, riportato dal Corriere della sera, è stato descritto da Maicol Andrea Rossi, tirocinante della scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva presso l’Osservatorio epidemiologico di Vercelli.
Per Fabrizio Faggiano, professore di Medicina Traslazionale Università del Piemonte Orientale, è la dimostrazione di quanto sia pericolosa la convivialità , specie nella stagione invernale: “Il coronavirus va a nozze in situazioni come queste che mettono insieme diversi fattori di rischio. Un luogo chiuso, più persone che non possono, per quanto ne abbiamo volontà , rispettare il distanziamento e che restano assieme a lungo. Quando si mangia e si beve la mascherina viene abbassata, si tende a parlare più vicini e magari ad alzare la voce perchè nella sala c’è chiacchiericcio”.
Il matrimonio in questione si è tenuto a Pavia, attenendosi alle regole. La lista degli invitati è stata ridotta a 34, loro compresi. Solo dopo la festa uno degli invitati a iniziato ad avere sintomi compatibili col covid, la cui presenza è stata successivamente confermata dal tampone.
Si scopre che la metà nel frattempo hanno cominciato ad accusare febbre, tosse, perdita di gusto e olfatto, dolori gastrointestinali. Risultato dei tamponi: 21 positivi, la metà sintomatici. Fra i colpiti anche marito e moglie. Purtroppo non finisce qui.
Prima della diagnosi e della quarantena questi 21 contagiano 13 familiari. Fra loro un bambino che a scuola, da asintomatico, trasmette il virus a due compagni: la sua classe viene quarantenata.
Torniamo indietro, al party di Pavia. Era presente un insegnante che, già infetto, si reca a un battesimo (dove passa il Sars-CoV-2 a 4 commensali) e poi a scuola dove contagia 2 colleghi e 3 studenti. Un’intera classe viene messa in quarantena.
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2020 Riccardo Fucile
AVRANNO SICURAMENTE PARLATO DELLE RADICI CRISTIANE, DEL MATRIMONIO INDISSOLUBILE E DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE (TRA PERSONE ESPERTE)
Due foto che dicono tutto. Un premier autoritario, illiberale per sua stessa definizione, che fa parte dell’Unione Europea solo se si tratta di prendere ma si tira indietro quando si tratta di dare e cooperare. Ossia Victor Orban.
Un premier che parla di radici cristiane poi mette i fili spinati ai confini e fa tutto l’esatto contrario di quello che farebbe un cristiano che davvero fosse coerente con gli insegnamenti del vangelo. Ma oltre a xenofobia e razzismo Orban è quello che ha ridotto i margini dell’opposizione e ha anche promulgato una legge che limita fortemente la libertà di stampa, ossia mette il bavaglio.
E adesso, da buon sovranista, minaccia di mettere il veto sul bilancio Ue creando non pochi danni all’Italia che vedrebbe arrivare in ritardo i fondi del Recovery Fund che tanto servono al nostro
paese.
Con lui Salvini e Meloni, ossia gli amici del nemico dell’Italia, legati dal comune senso di xenofobia e dall’idea di un Europa fatta di muri e fili spinati. Una Europa autoritaria nella quale – da finti cristiani quali sono – il crocifisso è usato come una clava. Per discriminare e non per accogliere.
Con loro Jozsef Szajer, l’orbaniano di ferro, eurodeputato ungherese noto per le sue posizioni anti Lgbti e omofobi.
Lo stesso pizzicato al festino gay in barba alle disposizioni Covid a Bruxelles dove è euro-parlamentare stipendiato anche (in parte) con i nostri soldi.
Che c’è bisogno di aggiungere? Difensori della famiglia tradizionale, omofobi.
E tanto ma tanto ipocriti.
(da Globalist)
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Dicembre 2nd, 2020 Riccardo Fucile
“RIACCOMPAGNATA A CASA DOPO CHE UN ESERCENTE AVEVA CHIAMATO UN UOMO DELLA SCORTA”… RIBADIAMO: CHIUNQUE SIA IL POLITICO, NON SI PUO’ ROMPERE I COGLIONI AI FAMILIARI, QUESTO NON E’ GIORNALISMO E’ RICERCA DI FARSI DARE UN PUGNO IN FACCIA PER POI FARE LE VITTIME
Interviene in aula alla Camera Luciana Lamorgese. E ricostruisce il caso della compagna di Conte, Olivia Paladino, inseguita da una troupe delle Iene e “soccorsa” dalla scorta del presidente del Consiglio dopo essersi rifugiata in un supermercato.
Un caso che ha visto il presidente del Consiglio finire sotto accusa per peculato.
“Olivia Paladini – riferisce Lamorgese – appariva turbata e, dopo essere uscita dal supermercato in seguito alla segnalazione dello stesso titolare che ha chiesto l’intervento di un operatore della scorta, è stata riaccompagnata da quest’ultimo a poche decine di metri verso la sua abitazione, dove in quel momento c’era il premier. Per questo la scorta era all’esterno”.
E precisa: “La persona alla quale la signora Paladino prima di lasciare il negozio ha consegnato una borsa, non era un operatore del servizio di tutela del presidente Conte, bensì uno dei titolari dell’esercizio commerciale”, quello dove Paladino si è rifugiata. Insomma – è il senso dell’intervento della ministra – l’intervento di Lamorgese è stato regolare.
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2020 Riccardo Fucile
COME MAI SALVINI E LA MELONI NON DENUNCIANO LA CENSURA AI MEDIA DA PARTE DEL LORO COMPAGNO DI MERENDE? NESSUNO DEVE SAPERE DELLA IPOCRISIA NELLA DIFESA DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE?
Ieri, ha fatto il giro del mondo la notizia dell’europarlamentare conservatore Jà³zsef Szà¡jer, membro
fondatore del partito Fidesz — lo stesso del presidente intransigente Viktor Orbà¡n -, che si è reso protagonista di un’orgia gay con 25 persone in un bar del centro di Bruxelles, dalla quale aveva cercato di fuggire prima dell’arrivo della polizia.
Non era normale, in periodo di emergenza sanitaria, creare un assembramento del genere all’interno di un locale pubblico. E, per questo, visto l’imbarazzo che gli avrebbe provocato la vicenda, il deputato Szà¡jer (dalla barba e dal baffo molto austro-ungarico, famiglia a carico in patria) si è dimesso dal parlamento europeo.
Tuttavia, leggendo oggi i giornali ungheresi si fa fatica a trovare traccia della vicenda.
A quanto pare, gli organi di informazione vicini al governo di Viktor Orban hanno messo a tacere tutta la storia per evitare ulteriori complicazioni al presidente magiaro. Che, nonostante faccia parte del Partito Popolare Europeo, dimostra ancora una volta di avere atteggiamenti ben poco liberali. Altro che stato di diritto e Recovery Fund, insomma.
Nessun cenno su MTI (Magyar Tà¡virati Irà³da), radio e tv pubbliche: come se la Rai avesse deliberatamente oscurato uno scandalo sessuale legato in qualche modo a un componente di un organo del partito di maggioranza.
Un comportamento che non si può definire accettabile, soprattutto se consideriamo che ci troviamo nel 2020, in piena rivoluzione tecnologica e mediatica.
La censura di stato, tuttavia, non è impenetrabile: siti indipendenti, ma anche media stranieri possono benissimo essere raggiunti dai cittadini ungheresi che maneggiano agevolmente i vari device tecnologici.
Ma l’impatto di questa censura sulle generazioni più in avanti con gli anni è molto significativo, dal momento che loro rappresentano lo zoccolo duro dell’elettorato di Orban e che hanno storicamente un accesso più limitato ai nuovi media.
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2020 Riccardo Fucile
SOLO I COGLIONI SOVRANISTI ESULTANO, MA SENZA AUTORIZZAZIONE DELL’EMA I SINGOLI STATI FANNO SOLO PROPAGANDA…UN GIORNO USCIRA’ FUORI QUANTO CI HANNO GUADAGNATO GLI SPONSOR
“L’Ema considera che l’autorizzazione condizionata sia il meccanismo più appropriato in questa emergenza pandemica”. È fredda, se non piccata, la reazione delle istituzioni europee di fronte alla scelta del Regno Unito, che oggi ha dato il via libera al vaccino di Pfizer-Biontech.
Sono settimane che da Bruxelles e Amsterdam, sede dell’Ema, gli organismi Ue pressano i governi affinchè nessuno opti per una procedura d’emergenza nazionale che spacchi l’unità dell’Unione con rischi per la sicurezza e la salute pubblica.
A farlo, ovviamente, è stata Londra, che tra un mese uscirà formalmente dalla Ue, rivendendosi la scelta – subito cavalcata in Italia da Matteo Salvini – come un successo della Brexit. Per Bruxelles invece è solo propaganda.
La Gran Bretagna fino al 31 dicembre è ancora un Paese membro dell’Unione e per questo ricade sotto la competenza dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco chiamata a dare il via libera alla commercializzazione dei vaccini nella Ue.
Ogni Paese – in teoria anche l’Italia – può però bypassare gli esami degli esperti europei e procedere con un’autorizzazione d’emergenza nazionale. Scelta però fortemente sconsigliata dall’Ema per due ragioni.
La prima, legata alla sicurezza, è facile da comprendere: l’autorizzazione d’emergenza salta diversi passaggi, rinuncia a un controllo scrupoloso dei dati inviati dalle case farmaceutiche sulla sperimentazione e dunque mette a rischio la salute dei cittadini.
La seconda ragione ha anche una traccia mediatica e di efficacia delle campagne di vaccinazione: bruciare le tappe non rassicura quei cittadini dubbiosi sull’opportunità o meno di farsi iniettare l’immunizzante perchè, appunto, poco rassicurati sulla serietà dei controlli da parte delle autorità pubbliche.
E il successo delle campagne di vaccinazione dipende proprio da quante persone accetteranno di farsi inoculare il rimedio. Per questi due motivi l’Ema ha scelta la procedura che porta all’approvazione condizionata, che taglia i tempi rispetto ai normali protocolli di autorizzazione ma non rinuncia alla sicurezza.
Ecco perchè dietro le quinte gli europei spiegano che la scelta inglese di battere sul tempo l’Europa non è un successo legato alla Brexit, ma pura propaganda politica e mediatica di Londra che ha voluto vendersi una bufala per dimostrare che fuori dall’Unione la vita è migliore.
Tanto che gli inglesi saranno i primi europei ad avere il vaccino. Gli altri – quelli dell’Unione continentale – dovranno aspettare i controlli dell’Ema, con il via libera a Pfizer possibile entro il 29 dicembre e a Moderna entro il 12 gennaio.
Matteo Salvini ha subito sposato la narrativa inglese affermando: “Ci dicevano che l’uscita dall’Europa avrebbe portato la Gran Bretagna alla rovina, invece la prossima settimana loro iniziano la somministrazione del vaccino Pfizer”.
La realtà è però ben diversa: qualsiasi paese Ue, anche l’Italia, può bypassare l’Ema e dare una autorizzazione d’emergenza in poche ore. Ma a rischio e pericolo dei suoi stessi cittadini. Cosa della quale i sovranisti se ne fottono.
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2020 Riccardo Fucile
SALVINI SI LAMENTA DELLA LOTTERIA DEGLI SCONTRINI, POI CHIEDE NOME, COGNOME, NUMERO DI TELEFONO PROFILO SOCIAL AGLI UTENTI
“Vinci una telefonata con Matteo Salvini!” (sai che colpo di culo…) 
Barattare i propri dati — in particolare quelli relativi al profilo Instagram — con la possibilità di scambiare qualche parola con Matteo Salvini al telefono.
La trovata social del team del leghista gira online da oggi tramite un post sponsorizzato su Facebook — post non visibile sulla sua bacheca ma che compare solamente a coloro che sono stati individuati come target -. «Vinci una telefonata con Matteo Salvini!» è un palese modo per aumentare i suoi follower su Instagram, come è facile constatare.
Come fa notare Bufale.net, Instagram non è stato scelto a caso. La piattaforma ha per la comunicazione del leghista un valore strategico preciso in questo momento poichè Smask — piattaforma che nasce e che esiste per smascherare la comunicazione social di Salvini e demolire la Bestia — non è attiva in maniera incisiva sul social delle foto.
Finora Salvini non ha grandi numeri su Instagram se paragonati agli altri social e “Vinci una telefonata con Matteo Salvini!” mira a rimediare proprio in questo ambito.
Il post sponsorizzato su Facebook fornisce istruzioni precise per vincere una delle cinque telefonate con il leader leghista messe in palio.
Per partecipare occorre andare su Instagram e seguire il profilo di Salvini. Una volta cliccato su “segui”, essendo follower, sarà sufficiente recarsi sul portale apposito dedicato al concorso dove — per terminare il procedimento — occorre inserire io propri dati.
Quelli richiesti sono: nome, cognome, numero di telefono e nome profilo Instagram — tramite il quale si attesta di essere diventati follower di Salvini sul social -.
Viste le precedenti trovate dello staff di comunicazione di Matteo Salvini non sorprende di sicuro questo modo di fare che, però, sembra essere molto poco adatto a un politico.
(da agenzie)
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