Agosto 5th, 2022 Riccardo Fucile
L’ULTIMA IDEA DI BERLUSCONI PER CONQUISTARE VOTI TRA I GIOVANI: ACCORCIARE DI UN ANNO LA SCUOLA SUPERIORE E RIPORTARE L’UNIVERSITA’ A 4 ANNI ELIMINANDO LA RIFORMA 3+2
Sì, gli anziani che vanno sostenuti e aiutati anche perché sono tanti e spesso votanti. Sì, le dentiere gratis ai vecchietti perché se le meritano. Sì, le pensioni a chi ha fatto la mamma. Tutte proposte a cui Berlusconi tiene tantissimo e che lo ricollegano alla sua storia delle promesse di sempre, al 94 e alle altre cavalcate elettorali in cui ha vinto perché sapeva toccare le corde giuste.
Ma il Cavaliere, che si sente forever young, è il primo a capire che c’è il rischio di sbilanciare la sua campagna elettorale troppo all’indietro e sui media tradizionali. Perciò ha deciso di fare la serie dei 20 mini-video per social e display, in cui illustra in pillole i vari punti del programma oltre a dare cenni della sua visione del mondo. «Voglio parlare anche ai ragazzi perché io sono pur sempre Nonno Silvio», dice l’ex premier, convinto che un’attempata popstar come lui possa aver presa sui millennial.
Ecco allora che il leader di Forza Italia sta valutando una ideona, da lanciare nei prossimi giorni. E tutta dedicata ai giovani. Accorciare per i ragazzi un anno di scuola e un anno di università, per farli arrivare prima sul mercato del lavoro. Ovvero, quattro anni, e non cinque, di scuola superiore, e 4 anni e non il «tre più due» – secondo la riforma del centrosinistra – di università almeno nelle facoltà dove si può.
In più, questa riforma includerebbe anche un altro aspetto che sta molto a cuore all’imprenditore Berlusconi oltre che a Nonno Silvio: rendere obbligatoria, nell’ultimo anno delle superiori, l’alternanza scuola-lavoro. In modo che i ragazzi arrivino più preparati nel mondo del lavoro e possano essere pagati da subito un po’ più di adesso proprio perché non alle primissime armi.
(da agenzie)
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Agosto 5th, 2022 Riccardo Fucile
LE VOCI CRITICHE: “SI RISCHIANO DI SACRIFICARE CANDIDATURE NOSTRE ECCELLENTI PER FARE POSTO A CHI NON SI SA BENE QUANTI VOTI PORTI”
«Qualunque cosa faccia scontenta qualcuno». A sintetizzare la difficile posizione di Enrico Letta in questi giorni è un big del Nazareno. Il malumore tra i dem infatti, inizia a diventare consistente.
Del resto a guardare l’ultima settimana del segretario del Pd con gli occhi degli aspiranti candidati si vedrebbe un accordo chiuso con Carlo Calenda con una formula del 70/30 (quando le proiezioni dei sondaggisti stimavano una rilevanza di Azione/+Europa pari alla metà della percentuale che gli è stata riconosciuta) le promesse a Roberto Speranza e Articolo1 (almeno 5 posti nelle liste Pd), i rimbrotti di Luigi Di Maio (che rifiuta il diritto di tribuna e spinge per 3 o 5 posizioni buone) e una probabile intesa con Sinistra Italiana ed Europa Verde in nome di qualche ulteriore spartizione.
Tutte soluzioni che decimano le ambizioni di volti dem.
Anche perché il segretario è stato chiaro in direzione nazionale: ci saranno diverse new entry. In altri termini, sondaggi alla mano, tra Camera e Senato i posti a disposizione saranno difficilmente più di 110. Pochi, pochissimi per l’affollato proscenio dem.
Tant’è che ancora ieri, poco prima che Letta incontrasse Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, il timore reale che serpeggia nel Partito Democratico non è una loro possibile fuga d’amore con il Movimento 5 stelle – non ci crede realmente nessuno – ma il costo di questa operazione.
Le perplessità sono le stesse che arrivano dai territori. «Molti di noi si chiedono quale sia l’apporto reale di alcune sigle…Si rischiano di sacrificare candidature nostre eccellenti, personalità di esperienza, per fare posto a chi non si sa bene quanti voti porti», è la riflessione di diversi dem.
Le ultime indiscrezioni infatti parlano di uno schema che vedrebbe un paio di eletti sicuri nei listini anche per socialisti (uno certo per il segretario Enzo Maraio), altrettanto per Demos (a partire dal leader Paolo Ciani).
(da il il Messaggero)
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Agosto 5th, 2022 Riccardo Fucile
POSTI BLINDATI PER APPENDINO, PATUANELLI E CASALINO… RAGGI POLEMICA: “IL M5S NON PUO’ ESSERE UN TRAM PER PORTARE IN PARLAMENTO GLI AMICI DEGLI AMICI”
La fine degli ammiccamenti con Sinistra Italiana e Verdi, il no a Luigi De Magistris, le liste da compilare e i mal di pancia di chi cerca un posto al sole, consapevole che il Movimento non ha più il vento in poppa come quattro anni fa.
Crescono i grattacapi di Giuseppe Conte, alla prese con le candidature del Movimento 5 stelle e la certezza che a tornare in Parlamento non saranno le folte truppe di questa legislatura.
«I capilista li sceglierò io – dice ospite di Metropolis – sicuramente la formazione delle liste non può che essere responsabilità del leader politico di turno. Si tratta di doverle confezionare, firmare e consegnare».
Ma nel partito serpeggia il nervosismo. Il fatto è che, sondaggi alla mano, i capilista saranno gli unici che sicuramente torneranno a Montecitorio e palazzo Madama. La preoccupazione vien su dai territori: ci sono diversi parlamentari che in molte regioni sono al primo mandato e quindi, qualora il consenso dovesse scendere di molto rispetto a quello del 2018, potrebbe aprirsi una gara interna molto accesa.
La realtà bussa. Sarà una campagna elettorale in solitaria per il Movimento, come nel 2013 e nel 2018. A Luigi De Magistris, che ieri ha presentato Unione Popolare, Conte chiude la porta: «Noi non facciamo massa critica ma progetti con obiettivi. I cittadini vogliono chiarezza di programmi, idee e soluzioni».
Testa alle liste, quindi. Proseguono i contatti per definire la candidatura del professor Domenico De Masi, il sociologo che rivelando la telefonata tra Mario Draghi e Beppe Grillo ha acceso lo scontro tra Conte e Draghi. Si parla anche del sindacalista Aboubakar Soumahoro.
Si lavora alle candidature blindate per l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, il ministro Stefano Patuanelli e Rocco Casalino. Conte, che ieri ha sentito Grillo, è in contatto anche con Michele Santoro per discutere con lui della possibilità che non presenti più un suo progetto, alleato coi Cinque stelle, ma corra direttamente nelle liste del Movimento. C’è poi il capitolo Di Battista, che inizia ad assomigliare a una telenovela. Finito il viaggio in Russia, l’ex deputato cannoneggia da giorni sui social. Sta per rientrare nel Movimento?
«Se Alessandro vuole dare un contributo mi fa piacere – continua a ribattere ogni giorno Conte – ma troverà un Movimento cambiato. Oggi chi si iscrive al Movimento deve sottoscrivere la nostra carta dei valori, ci sono delle regole statutarie e degli organi politici e per quanto riguarda la politica estera c’è una chiara collocazione euroatlantica che non metteremo in discussione. Il Movimento non è tutto e il suo contrario». Occhio quindi a scherzare troppo con la Nato e con Mosca.
Intanto, alza la voce Virginia Raggi. L’ex sindaca di Roma e componente del comitato di garanzia scrive su Facebook: «Le liste si fanno alla luce del sole e devono essere aperte a tutti. Il Movimento non può diventare un tram per portare in Parlamento gli “amici degli amici”. Adesso si abbia il coraggio di chiudere anche con le pseudo alleanze di comodo in quei Comuni o in quelle regioni laddove è evidente anche alla luce dei programmi che non c’è conciliabilità».
Lei resterà a Roma, non ci saranno sorprese, assicura Conte: «Virginia Raggi continuerà la sua battaglie in consiglio comunale per il Movimento». Nel frattempo, Conte non lesina critiche a Luigi Di Maio: «Forse ho sottovalutato quel che stava accadendo con Di Maio durante le quirinarie. Mi sono accorto tardivamente che aveva una sua agenda personale. Averlo lasciato fare è stato un errore. Andava chiarito pubblicamente che non era vero che controllava il partito, che era una ambizione fuori luogo e negativa per il Movimento».
Non lo chiama traditore, ma lo sfida: «Ora deve dimostrare qual è la sua stoffa: quella di un leader che combatte e non abbandona quelli che ha portato con sé offrendo loro un miraggio politico oppure cerca un posto sicuro sotto l’insegna del Pd ».
(da agenzie)
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Agosto 5th, 2022 Riccardo Fucile
IL CANTANTE SEDICENTE ANARCHICO: “DO’ CONSIGLI A GIORGIA MELONI SUL PROGRAMMA ELETTORALE”
Colpo di scena in vista delle elezioni politiche di settembre.
Morgan, il noto cantautore, sta aiutando Fratelli d’Italia nelle campagna elettorale. O almeno così ha affermato lui stesso.
«Sto consigliando Giorgia Meloni per il programma elettorale», ha annunciato in un’intervista a Il Giornale specificando però che si tratta solo di una sorta di ‘consulenza’. Il suo nome, infatti, non comparirà nelle liste elettorali di FdI.
«Pier Paolo Pasolini o Carmelo Bene si sono mai candidati?», ha detto lasciando intendere come artisti e politici siano due mondi diversi. Ciononostante pare però avere una sorta di ruolo di spin doctor per la leader di Fratelli d’Italia. «Ho detto la mia sull’uso dei vocaboli, sulle parole, che poi sono parte del mio mestiere».
Il cantante ha poi lasciato intendere che abbia contribuito anche sulla linea politica, ma ora «non ne vuole parlare». Non è la prima volta che Morgan si espone in campo politico e su Giorgia Meloni.
Solo pochi mesi fa in merito a una sua possibile candidatura in una lista con Vittorio Sgarbi disse: «Non ho padroni e non sono corruttibile. Non sono né di destra né di sinistra, oggi non hanno più senso e non hanno la forza delle idee. Appartengo al pensiero filosofico dell’anarchia».
Poi aggiunse: «In questo momento storico sta mancando il dibattito, tant’è che in Parlamento non esiste quasi più l’opposizione, se non nella figura di Giorgia Meloni».
Una sorta di spin doctor politico. Perché, secondo quanto dichiarato dallo stesso artista, per lui non è ancora il tempo (e chissà se mai lo sarà) di aprire le porte a una sua candidatura elettorale per ottenere uno scranno in parlamento. E, ironizzando, ha detto che lui si candiderà solamente come Presidente del Consiglio (cosa non possibile visto che la Costituzione non prevede l’elezione diretta del capo del governo, ma del Parlamento che poi – attraverso gli incroci di maggioranza – propone il nome).
(da agenzie)
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Agosto 5th, 2022 Riccardo Fucile
E LA NOSTRA CLASSE POLITICA CONTINUA A PARLARE DI CAZZATE E CONDONI
Nel 2022 il continente è stato investito da un’ondata di calore che ha fatto schizzare i termometri oltre i 40 gradi. Anche a latitudini dove queste temperature non si erano mai registrate
In Europa si muore di caldo. E questa volta non è una figura retorica. Nelle settimane centrali di luglio nel continente sono state registrate migliaia di morti in più rispetto alla media dello stesso periodo nei 4 anni precedenti.
A rivelarlo è Politico, che ha raccolto i dati resi disponibili da alcuni dei maggiori Paesi europei. Quest’anno il continente è stato investito da ondate di calore senza precedenti che hanno fatto schizzare il termometro fino ai 40 gradi centigradi anche in posti – come Londra e Amburgo – dove temperature simili non si erano mai viste. Con anomalie climatiche superiori ai 15 gradi rispetto alle medie del mese. Queste condizioni, secondo gli scienziati britannici, oggi si verificano con una frequenza 10 volte maggiore rispetto al periodo pre-industriale a causa del cambiamento climatico antropogenico.
La situazione Paese per Paese
Non è facile stabilire con precisione il numero esatto di morti direttamente legate al caldo. Quello che è certo è che, rispetto allo stesso periodo di riferimento negli anni 2017-2021, nelle due settimane centrali di luglio, in Germania si sono contati 5.093 decessi in più (tutti i dati escludono le morti per Covid). Discorso simile nei Paesi Bassi, dove le morti in eccesso sono state 898, e per Inghilterra e Galles, dove il dato si attesta a 1.980 persone. I Paesi della Penisola Iberica – dove le temperature hanno superato i 45 gradi per diversi giorni consecutivi – offrono un quadro ancor più preciso: in Spagna, le morti ufficialmente legate al caldo nelle settimane in esame sono state 1.682 (a fronte di oltre 5.000 decessi in eccesso totali).
Mentre nel piccolo Portogallo la cifra supera il migliaio nelle prime due settimane di luglio. Altri Paesi, come Francia e Italia, non hanno ancora pubblicato le statistiche, ma è plausibile che verrà registrato un aumento simile. Per il nostro paese, è attualmente noto che «tra le città del Nord la mortalità totale e nelle classi di età 65-74 e 75-84 anni è stata in linea con l’atteso, mentre per la classe di età 85+ è stata lievemente superiore all’atteso. Tra le città del Centro-Sud la mortalità totale e nelle classi di età 65-74 e 85+ è stata superiore all’atteso. Mentre per la classe di età 75-84 anni è stata lievemente superiore all’atteso». Ad affermarlo è il rapporto del Ministero della Salute, che pubblicherà le cifre definitive una volta consolidate.
Caldo: disidratazione, incidenti e difficoltà soprattutto per i più fragili
Secondo gli esperti, la maggior parte delle morti legate al caldo e alla disidratazione si verifica in concomitanza con altre problematiche, come la sindrome di Alzheimer, difficoltà respiratorie e cardiovascolari. Tuttavia, non mancano casi in cui il mero surriscaldamento a mietere vittime, come è successo a un netturbino di Madrid, accasciatosi sul pavimento bollente della capitale spagnola mentre lavorava. Il caldo è anche causa di deficit dell’attenzione che si tramutano in incidenti pericolosi, ed è stato registrato un incremento delle morti per annegamento, a causa del grande numero di persone che quest’estate cerca refrigerio negli specchi d’acqua. Infine, i numerosi incendi divampati in Europa hanno fatto aumentare la concentrazione di polveri sottili.
(da agenzie)
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Agosto 5th, 2022 Riccardo Fucile
LA PROPOSTA DI GIANRICO CAROFIGLIO
Le grandi manovre nel campo largo dell’alleanza elettorale dei “Democratici e Progressisti” non sono ancora terminate.
Prima l’accordo col tandem Sinistra Italiana-Europa Verde, poi quello con Azione di Calenda che ha provocato tensioni con Fratoianni e Bonelli. E sullo sfondo quel Luigi Di Maio che ha ottenuto la candidatura a un seggio uninominale (ancora non si sa quale) per consolidare questo fronte sempre più largo.
Personaggi e personalità che, ormai, da anni fanno parte del Parlamento italiano e che si stanno dividendo su quel tema del “diritto di tribuna” decisivo a livello elettorale. E Gianrico Carofiglio ha una proposta per il PD: perché non ha mai pensato a Marco Cappato.
Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ha aiutato, negli ultimi giorni, una 69enne veneta malata terminale di cancro. L’ha accompagnata in Svizzera dove ha potuto compiere la sua volontà di smettere di soffrire e porre fine alla sua vita. E per questo lo stesso Marco Cappato si è auto-denunciato.
Un uomo pronto a tutto pur di portare avanti le sue battaglie di libertà. Ed è questo uno dei principi che Carofiglio gli riconosce e su cui il PD dovrebbe puntare: “Io lo offrirei a Cappato, il diritto di tribuna. Premessa: Di Maio ha avuto un’evoluzione politica che ho apprezzato. Ma fossi il segretario del Pd e dovessi scegliere punterei sulle battaglie civili di Cappato e del suo movimento. Toccano segmenti dell’elettorato che in tanti casi non vanno a votare e che di fronte a una scelta del genere potrebbero farlo. In molti avvertono come una vergogna il fatto che in questo Paese ancora non esista una legge dignitosa e compassionevole sul fine vita”.
Queste le parole dello scrittore nella sua intervista al quotidiano La Stampa. Perché Cappato rappresenta quella voce del Paese che viene silenziata da decisioni di un Parlamento che non ha mai saputo e voluto prendere. Per questo una sua presenza nella prossima tribuna potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per portare concretamente in auge quelle questioni irrisolte.
(da agenzie)
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Agosto 5th, 2022 Riccardo Fucile
LE ULTIME USCITE DEL LEADER DI FORZA ITALIA SUPERANO OGNI VETTA DELLA SATIRA
Nel corso degli anni le innovazioni tecnologiche – con l’avanzare di internet e di tutti gli annessi e connessi – hanno aiutato a snellire alcuni dei passaggi burocratici. La strada verso la perfezione è ancora lunga e gli obiettivi da raggiungere sono ancora lontani.
Ma c’è chi, come Silvio Berlusconi, sembra non essersi accorto dell’evoluzione del mondo digitale e sostiene che con il suo ritorno al governo sarà sufficiente inviare una raccomandata per aprire una nuova attività. Una raccomandata, nell’epoca dello SPID e della PEC che consentono di bypassare quel passaggio.
Dopo la boutade dei fondi del PNRR arrivati grazie a lui, dopo le promesse elettorali sul dentista gratis per gli anziani, quella nostalgica dell’aumento delle pensioni minime per tutti (anche per chi non ha mai potuto versare contribuiti) a mille euro e quella “ecologista” sul milioni di alberi da piantare ogni anno (ma il PNRR già ne prevede sei volte tanti), ecco la promessa di una clamorosa innovazione: la raccomandata postale.
“Non sarà la stessa Italia quella che avremo dopo il 25 settembre, se dovessimo vincere o se invece dovesse vincere la sinistra. Con noi avremo un Paese amico dei cittadini, con tasse più leggere, con procedure burocratiche più semplici. Pensate basterà una raccomandata al proprio Comune per aprire una nuova attività, che so una farmacia, un ristorante o costruire addirittura un edificio”.
Ritorno al… passato. Nell’epoca di internet, dello SPID (che viene utilizzato, ormai, su larga scala dai cittadini e dalle imprese proprio per interfacciarsi direttamente con le istituzioni e gli enti locali) e della PEC che consente di bypassare la classica fila alle Poste per inviare una raccomandata, ecco che Berlusconi annuncia che basterà proprio una sola “raccomandata”. Perché sembra il 2022, ma in realtà è il 1994. Ancora una volta.
(da agenzie)
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Agosto 5th, 2022 Riccardo Fucile
PANETTA E CINGOLANI MINISTRI PER MELONI SUGGERITI DA DRAGHI… LA LEGA (QUELLA CHE SOSTENEVA DRAGHI) ORA ACCUSA LA MELONI DI PESCARE TRA I “DRAGHIANI”
Non c’è solo il desiderio di Matteo Salvini di piazzare la bandierina sul Viminale, o la necessità di prevenire un opaco risultato elettorale, dietro la reiterata richiesta del leader della Lega che il centrodestra indichi i ministri prima del voto.
La mossa, si apprende in ambienti parlamentari del Carroccio, è legata alla volontà di costringere Giorgia Meloni a scoprire subito le carte. Perché il sospetto che circola, fra gli ex lumbard, è quello di un pactum sceleris fra la presidente di Fratelli d’Italia e Mario Draghi.
Il quale, nel corso di alcuni contatti (una conversazione telefonica è avvenuta subito dopo l’annuncio delle dimissioni da parte del premier), avrebbe non solo tracciato il difficile scenario socio-economico nel quale il prossimo esecutivo dovrà muoversi.
Ma avrebbe pure suggerito, su richiesta dell’interlocutrice, un paio di ministri al di sopra delle parti e di sicura affidabilità che potrebbero dare autorevolezza a un eventuale governo Meloni.
Chi? Fabio Panetta, già direttore generale di Bankitalia e membro del board della Bce, e l’attuale responsabile del dicastero per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. Queste sono le figure additate dai leghisti. Draghiani che potrebbero infiltrarsi nelle linee “nemiche”.
Da Palazzo Chigi, sia detto subito, la circostanza è smentita con nettezza e bollata alla voce di una “ricostruzione fantasiosa”. Ma nella Lega, specie fra i senatori e i deputati più vicini a Salvini, la sola idea che Meloni voglia dare continuità all’esperienza di Mario Draghi – mai troppo amato (eufemismo) – incute non poche perplessità. Di più, fastidio.
Di lì la battaglia a colpi di fioretto che in questi giorni sta animando la scena: Salvini chiede che vengano ufficializzati i nomi dei ministri prima del voto per stanare l’alleata, Meloni fa piccole concessioni ma è pronta a sottolineare che “da che mondo è mondo le squadre di governo si fanno in base al risultato elettorale”.
Ora, al di là dei contenuti riservatissimi della chiacchierata fra Draghi e la leader di FdI, la certezza è che la deputata romana confortata dai sondaggi punta su un governo composto in buona parte da tecnici di qualità, come ammesso dall’amico e consigliere Guido Crosetto.
Vuole proporre un governo che sia credibile anche sul piano internazionale, rassicurante per le cancellerie europee preoccupate dal rischio di un ritorno delle Destre in Italia. Il primo passo è stato l’affermazione, nel programma del centrodestra chiamato “Italia domani” (curiosità: lo stesso nome del Pnrr), della collocazione euroatlantica e del fermo impegno a favore dell’Ucraina.
Ma poi la realizzazione di questo progetto passa dai volti che lo incarneranno: e i due profili di Cingolani e Panetta corrispondono perfettamente al nuovo corso vagheggiato.
Il primo – fisico, ex dirigente di Leonardo – nel periodo del governo Draghi ha partecipato da “esterno” ad alcuni eventi organizzati da FdI e Lega. Il secondo, Panetta, è in buoni rapporti con la presidente di Fratelli d’Italia. Le cronache recenti hanno narrato di un fitto colloquio fra i due durante la festa di compleanno del deputato centrista Gianfranco Rotondi. Che si sia parlato anche di un incarico di ministro dell’Economia?
Entrambi non sarebbero ben disposti di un’avventura al governo: sarebbe un bis per Cingolani, mentre Panetta è tentato da un ruolo di prestigio in Bankitalia.
Resta il fatto che Meloni non vuole disperdere l’intero patrimonio di competenza del governo uscente, di cui pure era all’opposizione.
Anche perché l’instabilità dei mercati e il caro bollette sono sfide da far tremare i polsi. E la Lega, invece, vuole recidere il filo che ha avvistato e che legherebbe l’esecutivo di unità nazionale alla prossima, auspicata, esperienza di centrodestra. L’eredità di Draghi fa fibrillare anche questo emisfero politico.
(da la Repubblica)
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Agosto 5th, 2022 Riccardo Fucile
LA RAGAZZA È SOLO UNO DEI TANTI SFRUTTATI DI UN COMPARTO DOVE OLTRE IL 55% DEI LAVORATORI È A CHIAMATA… NEL TURISMO SOLO IL 59% È ASSUNTO A TEMPO INDETERMINATO E IL SETTORE REGISTRA IL 46% DELLE VIOLAZIONI TOTALI
Lui è indagato per lesioni personali, furto e minacce. Lei prova a curarsi le ferite, mentre un’onda di solidarietà la travolge: varie offerte di impiego per allontanarla definitivamente da quel datore di lavoro accusato di averla picchiata solo perché aveva chiesto di essere pagata. Voleva che le ore effettive le fossero riconosciute. Ne aveva tutto il diritto. Sull’accaduto la procura di Catanzaro ha aperto un’inchiesta.
Nigeriana 25enne con un impiego come lavapiatti nel lido-ristorante «Mare Nostrum» di Soverato, Beauty Davis ha trovato il coraggio di filmare quell’aggressione e trasmetterla in diretta sui social. Forse pensava anche a sua figlia di 4 anni: le ha dato forza in quel momento e quando si è presentata in caserma per la denuncia.
«Alla ragazza – spiega il suo avvocato – è stato inviato un bonifico di 200 euro, ma era stato pattuito un compenso di 600». Anche il presunto autore delle violenze, Nicola Pirroncello, ha fornito la sua versione dei fatti: titolare 53enne della struttura, è incensurato e figlio di un carabiniere in pensione.
Insulti, schiaffi, minacce: nel giro di pochissimo tempo il video è diventato virale. «Dove sono i miei soldi?» si sente nel filmato. E poi la replica del titolare: «Non ti preoccupare, adesso arrivano i carabinieri, qui è casa mia». A quel punto le botte e, in sottofondo, le grida. Tutto degenera quando si accorge che lei sta riprendendo tutto. Beauty prova a difendersi e, fin quando ce la fa, tiene saldo il suo smartphone. Sa che è una prova.
Di quell’uomo sembra non si fidasse, ma probabilmente non avrebbe immaginato un simile epilogo. I sindacati parlano di turni infiniti, di un’ora di lavoro al giorno prevista sulla carta, ma a cui se ne aggiungevano almeno altre dieci. Era stanca Beauty, ma non si è mai tirata indietro.
Ogni estate lavorava come lavapiatti in questa località tra le più apprezzate del turismo balneare calabrese. Era arrivata in Italia da alcuni anni: prima in un centro di accoglienza, poi il tentativo di essere indipendente.
Ma questa ragazza è solo uno dei tanti sfruttati di un comparto dove oltre il 55% dei lavoratori è a chiamata. Turismo e cultura troppo spesso significano precarietà.
Stando ai dati dell’Ispettorato del lavoro, solo il 59% è assunto a tempo indeterminato, contro l’82% del totale dell’economia. Questo settore registra il 46% delle violazioni totali e il 12% sull’orario di lavoro.
Poi retribuzioni basse, orari ridotti (almeno sulla carta) e mansioni poco qualificanti. Finti part-time, mancati riposi, obbligo agli straordinari sono spesso l’altra faccia di villaggi, hotel, stabilimenti e ristoranti. Ma anche di eventi, come dimostra l’ispezione delle ultime ore nel cantiere del concerto del «Jova Beach Party» a Lido di Fermo. Trovati 17 lavoratori in nero, italiani e stranieri, e 4 ditte sono state sospese. Intanto c’è la protesta del sindacato Usb con uno striscione lasciato all’ingresso del lido dove lavorava Beauty. «Questo locale sfrutta chi lavora». Non è l’unico, dicono altre voci dal resto d’Italia.
(da la Stampa)
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