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CARDINI: “MELONI E’ DIVENTATA LA PUPILLA DEGLI USA E ORA GUARDA AL CENTRO”

Agosto 25th, 2023 Riccardo Fucile

“SA RECITARE, VA D’ACCORDO CON ZELENSKY PERCHE’ SONO DUE ATTORI, ORA E’ PURE AMICA DI RENZI”

“Giorgia Meloni è una ragazza intelligente e spregiudicata. Ha pure studiato un po’. La carta con cui ha deciso di giocarsi il destino è chiara: è quella degli Stati Uniti”.
Secondo lo storico Franco Cardini – che la destra postfascista la conosce bene, anche per militanza – alla premier “non frega niente” di quegli spazi politici che non presidia più: “Ormai ha scelto di stare al centro”.
Gli slanci iperatlantici di Meloni sono una rottura forte con la cultura da cui proviene. O no?
Meno di quello che si crede. Quei fermenti erano vivi tra i quadri del Movimento sociale e di An, ma soprattutto nei gruppi locali, marginali rispetto al centro e alla classe dirigente del partito. Anche se in teoria doveva essere il contrario, il Msi ha sempre praticato politiche profondamente atlantiste, occidentaliste, con un’impostazione liberista.
Quindi non rischia emorragie a destra?
Non credo se ne preoccupi più di tanto. Fratelli d’Italia non è cresciuta perché la gente è diventata missina all’improvviso, a scoppio ritardato, ma perché molti hanno trovato in FdI quello che prima avevano cercato nella Lega e anche nel M5S. Gente senza fissa dimora politica, in continua ricerca di un approdo. Il problema sarà mantenerli.
Appunto: Meloni non finirà per deluderli, con questa cosmesi impressionante?
Il cambiamento è notevole, ma Meloni in plancia di comando ha una bussola che funziona: il rapporto con gli Stati Uniti e con la Nato. Una carta come questa, in mano, non le capiterà più. Assicurarsi le simpatie a destra non le conviene: vuole giocarsi una carta più alta.
Lei che la conosce bene, se l’aspettava la conversione a stelle e strisce?
È bravissima a recitare, per questo va d’accordo con Zelensky: sono ottimi attori. Meloni ha avuto un endorsement non da quel bollito di Biden, ma dal segretario di Stato, Antony Blinken, una figura chiave. Avete visto come è cambiato l’atteggiamento verso Meloni in tv e in certi settori dell’opinione pubblica? Le hanno steso ponti d’oro e tappeti di velluto rosso, perché è molto gradita alla Casa Bianca. Biden ha giocato persino a fare da “nonno” alla figlioletta Ginevra.
Sempre più al centro, dove andrà a finire?
Meloni ha in mente convergenze parallele, come direbbe Aldo Moro. Lo dico con certezza, avendo parlato con tutti e due: con Renzi ci sono stati diversi colloqui e c’è molta simpatia reciproca.
Per Giorgia non sembra un affarone.
Ho letto Travaglio, secondo lui Meloni ci mette i voti e Renzi ci mette la sfiga… Non so, può anche darsi, ma lei ha scelto il discorso centrista anche per anticipare i suoi alleati, Tajani e Salvini, che speravano di occupare quello spazio. È un macrofenomeno della politica italiana, dai tempi di Cavour in poi: il potere si governa al centro.
Salvini quindi torna a destra e corteggia Vannacci.
Vannacci tira molto, ma il suo libro è come il Mein Kampf, il Capitale o la Bibbia: lo citano tutti, ma non l’ha letto nessuno. Altrimenti saprebbero – pure Alemanno, che è un altro suo simpatizzante – che Vannacci è un ferocissimo atlantista, occidentalista, neoliberista, a favore dell’energia atomica.
Nemmeno l’insistenza sulla guerra può far male alla premier?
A lei, di Zelensky, sospetto non freghi nulla, ma il Paese è spaccato in due. Non nel senso delle linee di frattura politiche, destra-sinistra, ma nel senso che c’è un paese “legale”, formato dal blocco della gente “che conta”, dei poteri forti, della classe politica e dei media, che è filo Zelensky e filo Usa quasi al 100 per cento. E poi c’è il paese “reale”, della gente comune, libera di dire che questa guerra è una porcata.
Meloni ha nominato il fedelissimo Fazzolari alla comunicazione e la sorella Arianna in segreteria. Come lo interpreta?
La politica di stampo familiare è un po’ pericolosa. Escludo che lo faccia per spirito nepotistico, non è un Papa del Rinascimento: si vede che si fida poco degli altri. Non mi paiono scelte felici, ma una prova di debolezza. Il familismo è sempre pericoloso, anche se è in Italia è molto comune.
(da Il Fatto Quotidiano)

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LE OMBRE SULLA MORTE DI PRIGOZHIN: IL RITORNO RISCHIOSO IN RUSSIA, L’ERRORE DI VIAGGIARE CON I FEDELISSIMI, IL SOSPETTO TRADITORE

Agosto 25th, 2023 Riccardo Fucile

CRESCE L’IPOTESI DI UNA BOMBA A BORDO, CON UN FEDELISSIMO SOSPETTATO DI TRADIMENTO

Su quell’ultimo viaggio di Yevgeny Prigozhin finito con lo schianto del suo aereo su cui viaggiava assieme ad altri comandante di Wagner, le autorità russe per ora non si spingono oltre le dichiarazioni ufficiose. Unico a rompere il silenzio per il momento è stato Vladimir Putin, che in un sibillino ricordo dell’ex amico ha provato a promettere che un’inchiesta «verra portata avanti fino in fondo».
Ma le ombre sulla morte dell’oligarca sono tante. A cominciare dai motivi che lo avevano spinto a imbarcarsi con un pugno di fedelissimi per tornare in Russia, non proprio il Paese in cui la sua incolumità era più al sicuro.
Perché Prigozhin è tornato? E perché alcuni tra gli uomini a lui più vicini erano tutti sullo stesso aereo?
A tentare un’ipotesi sono gli esperti di Institute of war, citati da Guido Olimpio sul Corriere della Sera. Prigozhin era andato nel Sahel per cercare di impedire che Mosca sabotasse del tutto le attività della sua brigata.
In quell’area dell’Africa, il Cremlino da tempo prevede di sostituire Wagner con un nuova organizzazione che gradualmente dovrà assorbire i mercenari di Prigozhin. Per questo l’ex “chef di Putin” era volato in Mali, provando a rinsaldare i rapporti con i suoi contatti locali.
E poi aveva deciso di rientrare in Russia per salvare quel che rimaneva del suo «impero» economico-militare. Doveva intervenire di persona e avrebbe avuto anche dei colloqui, come lo stesso Cremlino ha confermato.
Prigozhin si sarebbe fidato, contando che qualcuno lo avrebbe tutelato fino all’ultimo. Proprio all’ultimo era anche arrivato il cambio al vertice delle forze aerospaziali russe, dove è stato sostituito il generale Sergei Surovikin, sospettato di essere fin troppo vicino a Prigozhin, fino a essere sostituito da Viktor Azalov.
Perché viaggiavano sullo stesso aereo
Non trova spiegazione se non nell’errore grossolano la decisione di Prgozhin di viaggiare assieme ai suoi comandanti.
Il capo di Wagner avrebbe sempre usato due aerei per i suoi spostamenti per ragioni di sicurezza, così come accaduto nel giorno dello schianto. E solo all’ultimo avrebbe deciso su quale imbarcarsi. Quel giorno in volo c’erano due Embraer, uno è esploso con a bordo Prigozhin e i suoi fedelissimi, l’altro è atterrato dopo 40 minuti a Mosca e poi si spostato ieri, 24 agosto, in Azerbaigian.
L’ipotesi della bomba nella cassa di vino
Subito dopo lo schianto dell’aereo, fonti vicine a Wagner hanno sostenuto che ad abbatterlo era stata la contraerea russa. Le stesse immagini che sono circolate tra social e canali Telegram mostravano il velivolo cadere privo di un’ala con frammenti ritrovati a circa tre chilometri di distanza.
L’intelligence Usa finora avrebbe escluso la teoria di un missile usato per colpire l’aereo. L’ipotesi più accreditata sarebbe quella di una bomba a bordo, se non addirittura il sabotaggio del velivolo prima della sua partenza.
Secondo investigatori citati dal canale Telegram russo Shot, la bomba sarebbe stata piazzata nel vano cappelli. Ma secondo l’ex ufficiale dell’intelligence britannica, Christoher Steeele, è possibile che l’ordigno sarebbe stato messo in una casa di vino, in una sorta di fine ironica per l’ex chef che si occupava dei pasti di Putin.
Il tradimento
Con la presumibile attenzione maniacale per la sicurezza, da parte di chi in fondo proprio di quello si occupava per ragione sociale, c’è anche l’ipotesi che qualcuno possa aver tradito Prigozhin.
Repubblica spiega che sul caso c’è anche un sospettato. Si tratta di Artiom Stepanov, pilota personale del fondatore di Wagner e fondatore della società proprietaria dell’aereo. Non era lui a guidare il velivolo, ma di certo aveva accesso al mezzo senza particolari ostacoli. Al momento Stepanov è irreperibile per le forze dell’ordine russe. Secondo il fratello, sarebbe in vacanza.
(da agenzie)

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EVGENIJ PRIGOZHIN È MORTO DAVVERO O È TUTTA UNA MESSINSCENA? A WASHINGTON SONO A CONOSCENZA DELLA VERITÀ

Agosto 25th, 2023 Riccardo Fucile

LA CASA BIANCA, PERÒ, NON DIRÀ NÉ FARÀ NIENTE, IL TIMORE È CHE, FATTO FUORI PUTIN, ARRIVI UN LEADER ANCORA PIÙ PERICOLOSO… JAKE SULLIVAN, CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA DI BIDEN, HA CONVOCATO PER DOMANI UN VERTICE CON I SUOI OMOLOGHI DI REGNO UNITO, FRANCIA E GERMANIA. E L’ITALIA? MELONI CONTINUA A NON CONTARE UN CAZZO

Evgenij Prigozhin è morto davvero o è tutta una messinscena? Non è dato sapere. Quel che è certo, però, è che a Washington conoscono tutta la verità. La Casa Bianca, con i satelliti come Echelon, i droni e la cara vecchia intelligence, sa, ma non vuole mettere becco negli affari di Mosca. È un approccio che Biden porta avanti da ormai diversi mesi: una linea di non interferenza che nasconde un ragionamento preciso.
A Washington hanno iniziato a temere il dopo-Putin. Il retropensiero che corre nelle teste degli alti papaveri della Casa Bianca è cinico, ma logico. Fatto fuori Putin, cosa può succedere in Russia? Il rischio è che il successore di Mad Vlad sia peggio dell’originale. Per questo, gli Stati Uniti preferiscono che rimanga lui. Belligerante, dittatore, “macellaio” (come lo definì Biden), ma almeno conosciuto, e – quasi sempre – prevedibile. È per questo che l’atteggiamento verso Zelensky, con il tempo, si è raffreddato, e anche gli aiuti militari hanno iniziato a scemare.
In questo contesto, si inseriscono due notizie molto interessanti, arrivate oggi. La prima: Joe Biden per la prima volta ha parlato di una possibile data di fine della guerra. In un messaggio per il Giorno dell’indipendenza ucraina, ha detto: “Spero che l’anno prossimo potrete celebrarlo in pace e sicurezza “. “Sleepy Joe” vuole sfruttare la fine del conflitto per la sua campagna elettorale e, sfruttare l’annuncio di un cessate il fuoco per arrivare alle elezioni, nel novembre 2024, e sventolare il suo impegno per la pace di fronte all’opinione pubblica a stelle e strisce, ormai stanca del conflitto.
L’altra notizia, ancor più cruciale, è che (si veda l’articolo di Axios sotto) il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, venerdì ha chiamato a raccolta gli omologhi di Regno Unito, Francia e Germania. Si parlerà, ufficialmente, di “questioni globali”. Di sicuro non è una coincidenza che il vertice sia stato convocato il giorno dopo la (presunta) morte di Prigozhin, autore due mesi fa del golpetto, finanziato da alcuni potenti oligarchi interessati a indebolire Putin.
E l’Italia? Per l’ennesima volta, l’atlantismo senza limitismo di Giorgia Meloni, sbandierato ai vertici internazionali con abbracci e bacetti a Biden, non basta: l’Italia non conta un cazzo, e la Ducetta si prende l’ennesimo schiaffone.
(da Dagoreport)

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SUL PATTO DI STABILITÀ I VERI NEMICI DI GIORGIA MELONI SONO I SUOI AMICI. GLI SPAGNOLI DI VOX E I POLACCHI DEL PIS: SONO PEGGIO DEI TEDESCHI, QUANDO SI TRATTA DI REGOLE SUI CONTI PUBBLICI

Agosto 25th, 2023 Riccardo Fucile

I COMPAGNI DI MERENDA DI GIORGIA CHIEDONO AZZERAMENTO DEL DEFICIT E SI OPPONGONO ALL’UNIONE FISCALE, GRANDE CAVALLO DI BATTAGLIA DELLA MELONI

Convincere i principali leader europei che di troppo rigore si muore: questo è l’obiettivo che Giorgia Meloni si è posto per l’autunno, quando i negoziati sul nuovo Patto di stabilità entreranno nella fase decisiva.
E tocca sperare che con Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen, la premier saprà essere più convincente di quanto non abbia saputo esserlo coi suoi alleati europei
O forse perfino con se stessa, se è vero che Meloni è da ormai tre anni presidente di un partito, Ecr, che, sui temi economici, sostiene tesi contrarie alle sue. Situazionismo patriottico.
Basta leggere la “visione” che il gruppo dei Conservatori espone nel suo manifesto: “Ecr ritiene che è assolutamente giusto che tutti i paesi europei dimostrino responsabilità economica e fiscale. La prudenza economica a livello nazionale dovrebbe essere incoraggiata, e non penalizzata”.
Non è recente, tuttavia, questa bizzarra incompatibilità tra il programma meloniano e quello di Ecr. Durante la campagna per le europee del 2019, per dire, l’allora Spiztenkandidat dei conservatori, il ceco Jan Zahradil, invocava delle “procedure facilitate per l’uscita dei singoli stati membri dall’eurozona e il ritorno alle loro valute nazionali”.
E’ vero: come la Meloni d’allora: solo che lui le invocava come punizione “per i paesi che non sono in grado di rispettare i vincoli del Patto di stabilità”. Se insomma l’Europa avesse preso la direzione auspicata da Fratelli d’Italia, nel 2019, oggi l’Italia governata da Meloni sarebbe stata costretta a tornare alla lira.
Ne è passato di tempo. Però le divergenze, tra Meloni e i suoi alleati, rimangono. A luglio la premier italiana esaltava la campagna elettorale dei suoi “amici patrioti spagnoli” di Vox. Se non fosse che, al dunque, toccherà capire come vorrebbero cambiarla, l’Europa . Perché per Meloni, si sa, l’austerity va archiviata.
E invece il suo querido amigo Santiago Abascal promette di “elaborare i presupposti per base zero, indicando come obiettivo la progressiva eliminazione del deficit e del debito pubblico”.
E poi c’è Mateusz Morawiecki, il più solido degli alleati di Meloni. L’ultima volta che andò a trovarlo a Varsavia, era luglio, la premier parlò di “visione comune” sulla revisione del Patto di stabilità: “Per noi deve ovviamente supportare anzitutto la crescita”. E forse non sapeva, Meloni, che per lanciare la sua campagna in vista delle elezioni di ottobre, il fido Mateusz, a marzo, aveva convocato una conferenza stampa straordinaria per magnificare il taglio del deficit conseguito dal suo governo (“Significativamente saremo non oltre il 3 per cento”), con conseguenti vantaggi sul debito (“Saremo intorno al 49-50 per cento, mentre la media europea è dell’85 per cento”)
Morawiecki ha più volte ribadito la sua ferma contrarietà alle politiche di omologazione fiscale. Che è poi lo stesso principio su cui puntano anche i conservatori dell’Lkr tedesco, pure loro alleati di FdI. Ed è bizzarro, perché l’unione fiscale è da sempre uno dei grandi pilastri della retorica di Meloni: “Senza unione fiscale, l’unione monetaria resterà sempre monca, e qualsiasi politica comunitaria sul bilancio insostenibile”, diceva la capa di FdI un anno fa. Peccato che Morawiecki fosse distratto.
(da agenzie)

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GRANDE DISCORSO DI MATTARELLA AL MEETING DI RIMINI: “LA COSTITUZIONE NASCE PER ESPELLERE L’ODIO, SERVE RISPETTO PER LE DIVERSITA'”

Agosto 25th, 2023 Riccardo Fucile

“NON ALIMENTARE CONTRASTI E ANACRONISTICI NAZIONALISMI”… OVAZIONE PER IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA… NOSTRA RIFLESSIONE AL POPOLO DI CL: O APPLAUDITE MATTARELLA O I SOVRANISTI, ALTRIMENTI SIETE SOLO DEGLI IPOCRITI

La solidarietà come “base della concordia sociale”, in un’Italia forte anche della sua “pluralità”, del suo incontro tra “etnie”.
L’ammonimento a “non resuscitare anacronistici nazionalismi”, il riferimento ancora una volta esplicito al “fascismo: che nel ‘43 ancora causava lutti e crudeltà”.
E come ieri l’impegno incessante per far cessare la guerra, “non smetteremo di cercare una pace giusta”. E per fermare la strage dei migranti. Su cui il presidente Sergio Mattarella pungola l’Unione europea: “Servono ora strade diverse, un impegno concreto dell‘Ue”. Passaggi segnati da applausi scroscianti, platea commossa di fronte a un Capo dello Stato che rivela: “Nel mio studio ho il disegno di quel bambino annegato “. “Su cosa si fonda, la società umana?” Sul “carattere dello scontro? È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l’ostilità verso il proprio vicino, il proprio lontano? È la contrapposizione tra diversi? O è, addirittura, sul sentimento dell’odio, che si basa la convivenza tra le persone?”. Sette anni dopo, il presidente Sergio Mattarella, torna al Meeting di Rimini.
Si rivolge innanzitutto ai ragazzi e parte da questa domanda. Ricordando che ogni volta che l’umanità si è trovata sul baratro “ha trovato dentro di sé le risorse morali per ripartire, per costruire un mondo diverso, in cui, il conflitto, lasciasse posto all’incontro. Per immaginare, e progettare, il futuro insieme”.
Ecco, anche dopo le guerre mondiali e la nostra Assemblea Costituente come nasce “la nostra Costituzione: con l’amicizia come risorsa, a cui attingere, per superare – insieme – le barriere e gli ostacoli; per esprimere la nostra stessa umanità”.
Senza ovviamente alcun riferimento alle accese polemiche di queste ore, anche originate dal caso Vannacci, il presidente si richiama alla ricchezza di un Paese che fa dell’accoglienza e dell’incontro tra popoli il suo valore.
“Valore del nostro straordinario popolo – tanto apprezzato e amato nel mondo – sottolinea il Capo dello Stato – frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni; di apporto di diversi idiomi per la nostra splendida lingua; e diretto a costruire il bene comune”.
“No ai nazionalismi”
Il Presidente si ferma poi sul tema dell’Ucraina invasa. Della guerra in Europa. Cita l’invocazione del presidente della Cei, Zuppi. “Non mancano, mai, i pretesti, per alimentare i contrasti. Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi. Quanto avviene ai confini della, nostra, Europa, dopo l’invasione dell’Ucraina, da parte della Federazione Russa, ne dà, drammatica, testimonianza”.
E citando poi il diritto alla felicità “del filosofo napoletano Gaetano Filangieri”, ricorda che “vi sono pochi dubbi, circa il fatto che, gli articoli della Costituzione, delineino una serie di diritti, e chiedano, alla Repubblica, una serie di azioni positive, per conseguire condizioni che rendano gratificante l’esistenza; sia pure senza la pretesa che la felicità sia una condizione permanente; quasi che la vita, con le sue traversie, non introduca momenti di segno diverso”.
“Nel ’43 fascismo ancora causava lutti e crudeltà”
“Sono trascorsi ottant’anni, dal convegno di Camaldoli, nel luglio del 1943, nel quale, un nucleo di intellettuali cattolici, provò a delineare, le caratteristiche e i principi, di un nuovo ordinamento democratico – ha ricordato Mattarella. – La dittatura, fascista, si stava consumando; ma ancora avrebbe causato – all’Italia e all’Europa – lutti, devastazioni, crudeltà, sofferenze. A Camaldoli, provarono – nella temperie più drammatica – a disegnare una democrazia, un ordinamento pluralista; fondato, sull’inviolabile primato della persona; e sulla preesistenza delle comunità rispetto allo Stato”
Le parole sugli aiuti alla Romagna
Un applauso lungo e scrosciante accompagna poi le parole di Mattarella sull’emergenza climatica e la sua solidarietà e vicinanza concreta al popolo della Romagna.
“Abbiamo incrinato e impoverito l’ambiente. Non si possono ignorare gli appelli dell’ONU, attraverso le parole, allarmate, del suo Segretario Generale. Proprio qui, in Romagna, ne abbiamo vissuto, drammatica, sottolineatura. L’alluvione, ha lasciato ferite profonde. I cittadini della Romagna – e i loro sindaci – non vanno lasciati soli. La ripartenza delle comunità; e, con esse, di ogni loro attività, è una priorità, non soltanto per chi vive qui, ma per l’intera Italia”.
“Sui migranti serve un impegno concreto dell’Ue”
Personale e toccante l’altro passaggio che Mattarella offre alla platea del meeting, che risponde con approvazione sul dovere di accoglienza per i migranti, e su quel bimbo annegato nel Mediterraneo: con la pagella cucita sul petto.
“Nello studio, dell’appartamento, dove vivo, al Quirinale, ho collocato un disegno, che raffigura un ragazzino, di quattordici anni, annegato, con centinaia di altre persone nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo, si è visto che, nella fodera della giacca, aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto; la dimostrazione, che voleva venire in Europa – per studiare. Questo disegno, mi rammenta che, dietro numeri e percentuali delle migrazioni, che spesso elenchiamo, vi sono, innumerevoli, singole, persone, con la loro storia, i loro progetti, i loro sogni, il loro futuro. Il loro futuro: tante volte cancellato”.
“Occorre un impegno, finalmente concreto e costante, dell’Unione europea” e “sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori” – ha continuato Mattarella. “È necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il, crudele, traffico di esseri umani – ha aggiunto -: la prospettiva, e la speranza di venire, senza costi e sofferenze disumane, indurrebbe ad attendere turni di autorizzazione legale”.
Ai giovani: usate i social con intelligenza
“Il mondo è migliore se lo guardiamo con gli occhi giusti “, esorta il Capo dello Stato, citando in particolare Giuseppe Dossetti. Mattarella si rivolge poi direttamente, e a lungo, ai giovani. Con un accorato appello.
“La speranza, è in voi – sottolinea -. Prendetevi quel che è vostro. Comprese le responsabilità; e i doveri. Voi avvertite, in misura genuina, tutti questi problemi. Avete, la sensibilità, di sentirvi pienamente europei. Più degli adulti. Avete, conoscenze adeguate, per affrontare, senza timore, le trasformazioni digitali e tecnologiche, che sono già in atto”. Li mette in guardia: “Avete la coscienza che l’ambiente è parte della nostra vita sociale. Che non ci sarà giustizia sociale senza giustizia ambientale; e viceversa”. E quasi invoca “Non vi chiudete, non fatevi chiudere in tanti mondi separati. Usate i social, sempre con intelligenza; impedite che vi catturino, producendo una somma di solitudini, come diceva il mio Vescovo di tanti anni addietro”.
E soprattutto : “Non rinunciate, mai, alle relazioni personali; all’incontro personale; all’affetto dell’amico; all’amore; alla gratuità dell’impegno”.
Lunghi applausi sigillano l’esortazione finale , che ha sempre loro al centro, i suoi amati giovani: “Quest’anno, il Meeting ribadisce la, sua, ragione fondativa: “Meeting per l’amicizia fra i popoli”, come suona, il suo nome, per esteso. Ce n’è bisogno. Fate che, speranza e amicizia, corrano, anche, sulle vostre gambe. E si diffondano, attraverso le vostre voci”.
(da agenzie)

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ORA A VENEZIA FANNO LA CRESTA ANCHE SUI BIGLIETTI: LICENZIATI SEI BIGLIETTAI DELLA BASILICA DI SAN MARCO

Agosto 25th, 2023 Riccardo Fucile

FACEVANO PAGARE IL BIGLIETTO ANCHE A CATEGORIE ESENTI, COME GLI ACCOMPAGNATORI DEI DISABILI E I MINORENNI, NONOSTANTE LE ESENZIONI FOSSERO BEN EVIDENZIATE ALL’INGRESSO DELLA BASILICA… E SI INTESCAVANO I SOLDI

Bigliettati licenziati per aver fatto la cresta sui biglietti della Basilica di San Marco a Venezia. A quanto appreso, sono sei i collaboratori con i quali è già stato chiuso il rapporto di lavoro: è il primo passo compiuto dalla Procuratoria di San Marco che ha scoperto nei giorni scorsi una serie di illeciti sulla vendita dei biglietti per l’ingresso alla Basilica e al Campanile.
La ricostruzione dei fatti
Come detto, i sei sono addetti alla biglietteria. Secondo quanto riporta Il Gazzettino, avrebbero intascato parte dei soldi della vendita dei ticket d’ingresso. Gli illeciti sono stati scoperti grazie al confronto della bigliettazione elettronica. Tra le contestazioni mosse ai sei, l’aver fatto pagare regolarmente il biglietto anche a categorie esenti, come gli accompagnatori dei disabili e i minorenni, nonostante le esenzioni stesse fossero ben evidenziate all’ingresso della Basilica.
Solo nel 2022 la Procuratoria ha staccato biglietti per quasi due milioni di euro e mezzo per la visita della chiesa, del campanile e del museo. “Questa vicenda l’abbiamo affidata a chi di dovere e sono fiducioso che verrà fatta piena luce sull’accaduto”, il commento all’Ansa del Primo Procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin. “Siamo ovviamente dispiaciuti per l’accaduto”.
(da agenzie)

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“ECCO PERCHÉ IL GOVERNO HA DECISO DI MOLTIPLICARE I POVERI: PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA LORO ALIMENTAZIONE”

Agosto 25th, 2023 Riccardo Fucile

MARCO TRAVAGLIO SI CUCINA FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, PER LA SPARATA SUI “POVERI CHE MANGIANO MEGLIO DEI RICCHI”: “BASTA ANDARE NEI NEGOZI DI PRODOTTI BIOLOGICI PER TROVARE FILE DI MENDICANTI. I RICCHI INVECE SONO TUTTI A SFONDARSI NEI MCDONALD’S, DAI KEBABBARI E NEI BARACCI PIÙ MALFAMATI”

Attanagliato dal sospetto che gli preferissimo Nordio e Sangiuliano, il ministro Lollobrigida ce l’ha messa tutta per entrare nelle nostre grazie.
E ci è riuscito. Le sue uscite su “sostituzione etnica” ed “etnia italiana”, che ne avevano fatto l’idolo del Ku Klux Klan e l’antesignano del generale Vannacci, non erano male. E neppure l’alibi di ferro sfoderato per discolparsene: “Sono ignorante, non razzista”, che poi è il motto dell’intero governo.
Ma c’era sempre un che di fuori tema , essendo lui il ministro dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare. Mancava una bella scempiaggine attinente alle deleghe spiritosamente assegnategli dalla premier-cognata. E ieri è arrivata nel luogo più consono: il Meeting di Rimini, dove l’uditorio applaudirebbe anche il gobbo del Quarticciolo, il Canaro della Magliana e la saponificatrice di Correggio.
Francesco Lollobrigida detto Gino ha testualmente espettorato: in Italia “c’è una grande educazione alimentare, anche interclassista: infatti da noi spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi perché cercando dal produttore l’acquisto a basso costo comprano qualità”.
Basta andare nei negozi di prodotti naturali, biologici, chilometro zero per trovare file di mendicanti da far invidia alla Caritas e a Sant’Egidio. I ricchi invece sono tutti a sfondarsi nei McDonald’s, dai kebabbari e nei baracci più malfamati.
Ecco perché il governo ha deciso di moltiplicare i poveri levando il reddito di cittadinanza, negando il salario minimo e lasciando impazzire i prezzi al carrello e alla pompa su pressione della potente lobby dei nullatenenti.
Non per far la guerra ai poveri, ma per migliorare la qualità della loro alimentazione e consentire anche agli ex benestanti, finalmente piombati nella miseria, di assaporare le delizie della migliore cucina italiana.
Ora, per dire, è allo studio un nuovo sms dell’Inps con le istruzioni per la tessera annonaria Dedicata a Te: “Se sei fortunato avrai 382,5 euro l’anno, ma potrai spenderli solo al banco del contadino e al negozio bio”.
Marco Travaglio
(da il Fatto Quotidiano)

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“CUMPÀ, ABBIAMO FATTO UN MACELLO, CI SIAMO DIVERTITI”: MA QUALE PENTIMENTO, IL CRIMINALE MINORENNE RISPEDITO IN CARCERE PER LO STUPRO DI PALERMO SI VANTAVA IN CHAT CON GLI AMICI DEGLI ABUSI SULLA RAGAZZA 19ENNE: “IN UN QUARTO D’ORA, È SVENUTA TRE VOLTE”

Agosto 25th, 2023 Riccardo Fucile

E NELLA COMUNITÀ DOVE ERA STATO RINCHIUSO, FACEVA VIDEO SU TIKTOK: “STO RICEVENDO TANTI MESSAGGI DA RAGAZZE, MA COME FACCIO A USCIRE CON TUTTE, SIETE TROPPE”

Ha comunicato con l’esterno mentre era in comunità, si è vantato di quanto è accaduto con le sue ammiratrici, ma soprattutto il suo pentimento non è reale. Per questi motivi la gip del tribunale per i minorenni ha deciso di togliere R.P., il più giovane degli accusati dello stupro di Palermo, dalla struttura di recupero in cui era stato mandato a inizio settimana e di rimandarlo in custodia cautelare nell’istituto di detenzione minorile Malaspina di Palermo.
Nell’interrogatorio di garanzia il ragazzo aveva confessato di aver abusato della 19enne la notte del 7 luglio al Foro Italico di Palermo. Tanto era bastato al primo gip per toglierlo dalla detenzione più dura.
Cambiato il giudice (il primo è andato in ferie) è cambiata anche la valutazione. Ed è sui motivi, spiegati in cinque pagine di ordinanza, che si consumerà la battaglia con la difesa. La gip Antonina Pardo ha preso in esame i nuovi elementi raccolti negli ultimi giorni, ovvero i video su TikTok pubblicati il 22 agosto quando il ragazzo era in comunità e alcune chat sul telefono del ragazzo sequestrato il giorno dell’arresto.
Resta il mistero dei video: per gli esperti e per la rete sono fake, contenuti vecchi di anni modificati, ma secondo gli inquirenti a confezionare i filmati è stato l’indagato.
In uno di questi scrive: «Sto ricevendo tanti messaggi da ragazze, ragazze ma come faccio a uscire con tutte siete troppe… Ah volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome, mi state facendo solo pubblicità».
A parte questo, a pesare sulla nuova decisione del gip è stato soprattutto l’esame più attento dei messaggi e dei commenti dopo lo stupro, scritti agli altri presunti violentatori che proverebbero il falso pentimento nell’interrogatorio
In una chat con un altro protagonista dello stupro ci sono infatti una serie di messaggi vocali (inviati il giorno dopo lo stupro) che confermano la recita davanti ai magistrati: «Cumpà l’ammazzammu! » e ancora «Cumpa ficimu un macello, n’addivertemma».
E poi sempre più nei dettagli di quanto successo «in un quarto d’ora… si è sentita male ed è svenuta più di una volta». Frasi che sdegnano anche l’amico che pure ha partecipato allo stupro. Non il minore che gli risponde: «Ahaha troppo forte, invece».
(da agenzie)

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ALTRA FECCIA QUOTIDIANA: DUE TREDICENNI STUPRATE DA UN GRUPPO DI COETANEI A CAIVANO

Agosto 25th, 2023 Riccardo Fucile

PER UN MESE LE DUE CUGINETTE HANNO TACIUTO PER TIMORE DELLA REAZIONE DI QUELLA BANDA DI BASTARDI

Due ragazzine di 13 anni sono state violentate da un gruppo di adolescenti e da un 19enne al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. La violenza sarebbe avvenuta nei primi giorni di luglio, mentre le indagini sono partite all’inizio di agosto, dopo che i famigliari delle due presunte vittime hanno presentato denuncia ai carabinieri.
Come riporta Il Mattino, le ragazzine sarebbero state stuprate più volte dal gruppo di coetanei e da un 19enne, che si trova ora nel carcere di Poggioreale. Ieri 24 agosto, il tribunale dei minori ha confermato per le due cuginette la permanenza in una casa famiglia in provincia di Napoli. In quella struttura erano state trasferite poco dopo la denuncia.
La violenza nel capannone abbandonato
Erano le 19 di un giorno all’inizio di luglio quando le due ragazzine sarebbero state attirare in un capannone con l’inganno, secondo quanto racconta l’avvocato Angelo Pisani che assiste le due presunte vittime insieme ai colleghi Antonella Esposito e Clara Niola. Le due 13enni accettano di andare nel capannone convinte di poter giocare con gli altri coetanei indisturbati. Finché non avviene il presunto stupro. Secondo il racconte delle due cuginette, alla violenza avrebbero partecipato almeno in sei, tra loro un 19enne che una delle due racconterà di conoscere. E non è escluso che possano essersi aggiunti altri.
La scoperta
Sarebbe stato il fratello maggiore di una delle presunte vittime a scoprire che cosa fosse successo in quel capannone, grazie a un amico di famiglia che lo aiuta a confermare la vicenda. A quel punto i famigliari delle 13enni hanno provato a sentire le ragazzine, che sono scoppiate in un lungo sfogo dopo giorni di silenzio. Secondo l’avvocato Pisani, le due cuginette temevano per la propria incolumità: «Probabilmente non avrebbero mai rivelato niente – dice l’avvocato a Il Mattino – temevano le reazione della banda, teppisti della zona. Per fortuna qualcuno ha rotto il patto di omertà che regna tra chi vive al parco Verde di Caivano e ha deciso di parlare. E speriamo che stavolta serva a qualcosa».
L’indagine
Ai medici dell’ospedale Santobono e poi a quelli del Cardarelli, le 13enni hanno confermato il racconto fatto ai famigliari. Una delle due ha raccontato che «circa due o tre mesi fa, la ragazza non ricorda esattamente la data, un ragazzo di 19 anni a lei noto la conduceva in una casa abbandonata in un parco e, dopo averla minacciata, la obbligava ad abbassarsi i pantaloni e lo slip e la costringeva ad avere un rapporto contro la sua volontà». Gli inquirenti della procura dei minori di Napoli spiegano in una nota che le ragazze «erano e sono esposte nell’ambiente famigliare a grave pregiudizio e pericolo per l’incolumità psico-fisica. Emerge dagli atti che sono state vittime di gravi abusi sessuali da parte di un gruppo di coetanei».
(da agenzie)

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