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LO SCRITTORE STEFANO MASSINI AGGREDITO AL SALONE DEL LIBRO DA UN NEONAZISTA: “AVEVA RAGIONE HITLER, VOI COMUNISTI VOLETE RISCRIVERE LA STORIA”

Maggio 13th, 2024 Riccardo Fucile

SPINTONI E URLA AL TERMINE DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DEDICATO AL “MEIN KAMPF”… L’INTERVENTO DEL SERVIZIO D’ORDINE

Lo scrittore Stefano Massini è stato aggredito nel tardo pomeriggio di oggi al Salone del Libro di Torino.
Massini aveva da poco terminato la presentazione pubblica del suo nuovo libro sul Mein Kampf e stava firmando alcune copie dell’opera, quando un contestatore gli ha messo le mani addosso: «Hitler aveva ragione, voi comunisti senza contraddittorio camuffate la storia e la state riscrivendo. Ma ora finalmente possiamo dire la verità», gli ha urlato in faccia l’uomo, sulla settantina, strattonandolo per il bavero della giacca e spintonandolo.
La conversazione guidata da Danco Singer era uno degli ultimi appuntamenti in programma al Salone, che si chiude stasera con un bilancio record di visitatori (oltre 220mila).
Una presentazione quella del libro sul Mein Kampf segnata però per tutto il tempo dai fastidiosi rimbrotti dell’uomo che ha poi dato in escandescenze. Seduto in prima fila, il contestatore ha a più riprese protestato a voce alta contro la ricostruzione storica della figura di Hitler fatta da Massini.
Il pubblico della Sala Azzurra del Lingotto ha presto iniziato a rumoreggiare, infastidito dal comportamento dell’uomo, che ha alzato i toni in particolare quando Massini e Singer hanno affrontato il tema del rapporto tra nazismo e questione ebraica. L’evento è comunque poi andato in porto, seguito dal firmacopie di rito.
A quel punto, secondo quanto ricostruire Repubblica, è scattata l’aggressione. «Ve la raccontate solo tra di voi, la verità è un’altra», ha urlato l’uomo. E poi ancora, al culmine della polemica: «Non è forse vero che gli ebrei avevano il potere?».
Immediato l’intervento del servizio d’ordine, che ha allontanato l’uomo e protetto Massini (e Singer) da ulteriori guai, scortandolo poi verso l’uscita del Lingotto e sino alla sua auto.
Lo scrittore comunque ha reagito con aplomb: «Per favore, siamo nella città di Piero Gobetti», la frase con cui ha risposto a più riprese all’assalto scomposto dell’aggressore nostalgico di Hitler.
Nessun altro commento, almeno per ora da Massini, se non il ringraziamento al pubblico e ai ragazzi che lo hanno difeso dalla contestazione con un applauso.
(da Open)

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TOTI A SPINELLI: «TI VENGO A TROVARE PRIMA DELLE ELEZIONI TI CHIEDO UN PO’ DI ROBE»

Maggio 13th, 2024 Riccardo Fucile

TOTI AVEVA SEMPRE BISOGNO DI SOLDI PER LE CAMPAGNE ELETTORALI… IL FIGLIO DI SPINELLI: “BASTA DARE SOLDI, C’E’ IL RISCHIO CORRUZIONE”

Ha costantemente bisogno di soldi per mandare avanti nelle varie elezioni il suo piccolo movimento personale con il quale ha conquistato per ben due volte la Liguria. La politica costa, e quando non ce la fa Giovanni Toti batte cassa con il suo finanziatore Aldo Spinelli che trova sempre disponibile, ma solo se è sicuro di aver in tasca l’atto pubblico che gli serve. E mentre in tre anni il gruppo Spinelli raggiunge il valore di «un miliardo», Toti e i suoi Comitati incassano appena 74 mila euro che ora gli costano pure l’arresto per corruzione.
Il 3 maggio 2020, come succede troppo di frequente, Spinelli e Toti si sentono al telefono. Il primo si lamenta perché potrebbe lavorare di più se avesse più spazio ed invece l’Autorità portuale non farebbe niente per mettere a disposizione delle imprese della logistica le aree del porto inutilizzate: «Siamo strangolati, non sappiamo più dove mettere il lavoro! C’è la fortuna che c’è lavoro, per tutti. È una cosa vergognosa!».
«Però sta andando bene, dai! Il porto sta crescendo», rivendica il governatore con un pizzico di orgoglio, e poi si farà la diga foranea che aumenterà il volume dei traffici. «Ma speriamo. Ma vediamoci un po’! Voi adesso, vabbé, pensate alle elezioni», risponde Spinelli lanciando un gancio che Toti non può farsi sfuggire: «Ti vengo a trovare! Ti vengo a trovare, ché non sono ancora venuto prima delle elezioni. Ora organizziamo». Il 25 maggio Spinelli gli versa 15 mila euro.
Sia Spinelli che Toti esigono che i finanziamenti siano regolarmente dichiarati secondo la legge. «Mandi alla segreteria di Spinelli i documenti dove vogliamo che faccia un versamento, che lo fa normale come tutti gli altri», ordina all’assistente il primo settembre il governatore.
Nei giorni in cui si discute la cruciale (per Spinelli) proroga delle Rinfuse, entrambi sembrano non rendersi conto che un finanziamento regolare in cambio di un provvedimento è comunque una tangente.
Ci vorranno mesi prima che Rinfuse raggiunga il capolinea agli inizi di dicembre, quando Spinelli verserà al Comitato Giovanni Toti-Liguria i 40 mila euro «più volte sollecitati da Giovanni Toti», scrive la Guardia di Finanza.
L’imprenditore, però, non fa mistero che il figlio Roberto (indagato) lo rimprovera: «Non vuole che faccio i finanziamenti ai partiti, ma io li devo fare».
Anche una manager del fondo che in quel momento detiene il 45% di Spinelli srl è piuttosto preoccupata. «È un problema reputazionale perché i partiti politici fanno parte delle varie istituzioni e quindi possono essere sempre un po’ visti come corruzione», gli dice papale papale.
Spinelli, «un po’ avvilito», annotano le Fiamme Gialle, risponde che è importante «supportare a livello locale». «Quando me la fai vedere ‘sta barca? Quando ci vediamo, ché ti devo chiedere un po’ di robe come al solito di questi tempi?», dice Toti ammiccando al telefono con Spinelli che ha appena comprato un nuovo yacht da 9 milioni.
Ci sono le politiche all’orizzonte — vincerà il centrodestra — e come sempre le casse sono vuote. Qualche giorno prima, il 10 agosto 2022, mentre pianificava la campagna elettorale, una collaboratrice gli aveva dovuto dire che la pubblicità sugli autobus di Genova non potevano permettersela: «Più avanti, sennò non ce la facciamo economicamente». L’8 settembre, visitata la barca, arrivano 15 mila euro dal re della logistica.
Qualche mese dopo, altro fine settimana a Monaco, lascia un messaggio a Briatore: «Flavio, sono Spinelli. Confermato l’appuntamento a dieci alle 4, Hotel de Paris. Arrivo col Presidente del Porto. Mi raccomando. Grazie. Ciao». «Tanto che mi fanno?» Non teme le conseguenze della sua spregiudicatezza Spinelli, anche quando i suoi mezzi occupano abusivamente un tratto del porto. A Signorini, dal quale evidentemente si sente protetto, confida candidamente che «tanto a 83 anni cosa mi possono fare? Un ca…». Chiosa la Gdf: «Il Presidente non obiettava nulla».
(da Il Corriere della Sera)

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“TANTO A 83 ANNI COSA MI POSSONO FARE? UN CAZZO”: ALDO SPINELLI ERA STATO MESSO IN ALLARME DAL FIGLIO E DA UNA MANAGER SUI FINANZIAMENTI ALLEGRI AI PARTITI

Maggio 13th, 2024 Riccardo Fucile

GIOVANNI TOTI LO “INSEGUIVA”: “QUANDO ME LA FAI VEDERE ‘STA BARCA? QUANDO CI VEDIAMO,TI DEVO CHIEDERE UN PO’ DI ROBE”… LE 4 ROGATORIE A MONTECARLO, DOVE IL PRESIDENTE DEL PORTO, SIGNORINI, ERA DI CASA CON LA SUA ACCOMPAGNATRICE, TAMARA MUSSO

Un tassello dopo l’altro, dall’Autorità portuale alla Regione Liguria, fino ai ministeri romani. È qui che Aldo Spinelli, l’imprenditore che punta ad ampliare il suo impero di terminal e concessioni, stando agli atti cerca sponde di alto livello. E per arrivarci ritiene di avere l’uomo giusto, il presidente del porto Paolo Emilio Signorini: «Tra tre anni, se la diga sarà formata, noi ti mettiamo a Roma con una segretaria in un bell’ufficio. Per i Ministeri, per queste cose qua. Ti facciamo un contratto di 300mila euro all’anno», la promessa intercettata dagli investigatori durante un colloquio tra i due in un bar a fine gennaio 2022.
La ventilata garanzia di un posto di lavoro, oltre a denaro contante e fine settimana spesati a Monte Carlo ricostruiti dagli inquirenti tramite quattro rogatorie, sarebbero i benefici ottenuti da Signorini per favorire gli affari di Spinelli al porto.
Per i pm della Procura di Genova, l’obiettivo di Signorini è «avere un filo diretto con i Ministeri», come sottolineano nella richiesta inviata al gip. Spinelli vuole ottenere il massimo dal piano di sviluppo del porto e in quell’incontro al caffè illustra a Signorini il suo nuovo progetto di movimentazione di scarti siderurgici, ma «manca un parerino, un parere stupido della Regione, che non so chi l’ha. Adesso vado io da Toti», dice.
L’imprenditore ha numerosi fronti aperti: la concessione Rinfuse, l’assegnazione dell’area Carbonile e la Calata Concenter «utilizzando i 12 milioni a disposizione dell’ente portuale» per fare «una banchina tutta nuova». Signorini si mostrerebbe disponibile a dare una mano: «Mi sa che una a una te le sistemo, certo la lentezza della Regione…». E l’imprenditore insiste: «Quando vieni a Monte Carlo mettiamo a posto tutto».
Signorini, è riportato negli atti, ha beneficiato di 22 soggiorni nel Principato per un totale di 42 notti, collocazione in junior suite vista mare, bottiglia di champagne e vassoio di frutta come benvenuto, massaggi, più regalie alla sua accompagnatrice (una borsa Chanel rosa e un bracciale Cartier) e fiches per giocare al casinò.
Per indagare «su soggiorni e servizi extra» fruiti dal presidente dell’Autorità portuale, i magistrati hanno effettuato quattro rogatorie, la prima risale al 7 aprile 2022 e l’ultima è del 14 luglio 2023.
Le indagini svolte dalla «Division del police judiciaire» del Principato, riassumono i magistrati, evidenziano che Signorini trascorreva all’Hotel de Paris di Monte Carlo «uno o due soggiorni mensili, il più delle volte accompagnato», e la coppia è a carico del conto «Invitato gioco del signor Aldo Spinelli».
Il quale risulta essere un cliente affezionato del casinò, che frequenta dal 1990 beneficiando di un credito anticipato fino a un milione e mezzo di euro. Signorini apprezza e Spinelli ci tiene a fare bella figura. Il 14 aprile 2022 prenota un pranzo in occasione della finale del torneo internazionale di tennis: «Mi raccomando eh… vicino alla tavola del Principe, dove ci mettiamo sempre».
L’onnipresenza di Signorini tuttavia infastidisce la compagna di Spinelli e lui al telefono mette in chiaro la natura del rapporto: «È un impegno di lavoro, mica un impegno da niente. Io devo curare le pubbliche relazioni con i clienti importanti che ho».
L’interesse è «ingraziarsi il presidente dell’Autorità portuale, figura al vertice dell’organismo preposto al rilascio di licenze e concessioni sulle aree demaniali del porto di Genova».
(da Il Messaggero)

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ANCHE FLAVIO INSINNA LASCIA LA RAI, DALLA PROSSIMA STAGIONE UN GAME SHOW SU LA7

Maggio 13th, 2024 Riccardo Fucile

HA ATTESO VANAMENTE UNA PROPOSTA DA PARTE DEL SERVIZIO PUBBLICO… UN ALTRO ARTISTA CHE NON HA “FRATELLI” IN PARADISO

Un’altra figura importante starebbe per salutare la Rai: secondo indiscrezioni che finora non hanno trovato smentita, Flavio Insinna dovrebbe passare a La7. L’annuncio potrebbe arrivare tra qualche settimana.
Pochi mesi fa, in un’intervista a Repubblica, a proposito della Rai, Insinna aveva ricordato i “quasi trent’anni, credo, di percorso insieme: Don Matteo, Ho sposato uno sbirro, Affari tuoi, poi le serate speciali, Telethon, telefilm su telefilm. La Rai mi ha cambiata la vita”. Finita L’eredità, “c’è il teatro poi la fiction, ci possono essere altre cose. Non faccio il buono, la mia è la riflessione di uno che ha quasi 60 anni e ha lavorato tanto”.
Da tempo l’attore e conduttore aspettava una proposta da parte della Rai, un game show, oppure una fiction ma nulla di tutto questo è arrivato. Solo la partecipazione, come giudice, a L’acchiappatalenti, il programma condotto da Milly Carlucci andato in onda con scarsi risultati d’ascolto. E la proposta, invece, sarebbe arrivata da La7, nella forma di un game show in onda prima del Tg di Enrico Mentana.
Solo poche settimane fa, Insinna si era detto libero di valutare qualsiasi proposta interessante. “Io non ho mai avuto esclusive, perché ho firmato i contratti quando c’era insieme un progetto bello – aveva detto in un’intervista a Tag24 – siamo ancora in un Paese libero. Magari il progetto è bello per la Rai e a me non piace. Non vuol dire che non sia bello, ma io penso che non sia giusto per me, oppure vorrei fare una cosa che la Rai non ha. Che cosa farò in futuro? Possiamo andare, tornare… Credo che il mondo, come dire, abbia altri pensieri. Faremo”.
(da agenzie)

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VANDALIZZATA LA TOMBA DI ENRICO BERLINGUER

Maggio 13th, 2024 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DELLA FIGLIA BIANCA: “VIGLIACCHI E IGNORANTI”… SCHLEIN: “GESTO IGNOBILE”

“Un atto vigliacco e ignobile“. Sono queste le parole di Bianca Berlinguer che sul proprio profilo Instagram denuncia gli atti vandalici sulla tomba di suo padre Enrico Berlinguer, nel cimitero Flaminio di Roma.
“È la seconda volta nell’ultimo mese – prosegue la giornalista – Nei quarant’anni dalla morte di papà, la sua tomba è sempre stata piena di fiori portati da tante persone che si sono fermate per un pensiero e un omaggio. E questo è sempre stato per noi figli un grande conforto”. Un atto vandalico, accompagnato dalle foto postate dalla stessa figlia dello storico leader del Partito Comunista Italiano. Diverse istantanee che dimostrano i “vasi distrutti, fiori buttati e aiuole calpestate“.
Parole di solidarietà dalla segretaria del Pd Elly Schlein: “La tomba di Enrico Berlinguer è stata nuovamente vandalizzata. E’ un gesto vigliacco e ignobile. Ma che ci motiva ancora di più a portarne avanti la memoria, a 40 anni dalla sua scomparsa”.
“Un nuovo atto di vandalismo sulla tomba di Berlinguer al Cimitero Flaminio. Un gesto vigliacco, purtroppo non il primo, che offende una figura amatissima, di indubbia caratura morale, esempio di rettitudine e trasparenza. Alla sua famiglia la mia sincera solidarietà”, afferma Cecilia D’Elia senatrice del Pd.
Solidarietà anche dal ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano: “Ho appreso anche con sconcerto la notizia dei danneggiamenti alla tomba di Enrico Berlinguer denunciati dalla figlia Bianca. Anche a lei e a tutta la sua famiglia esprimo la mia vicinanza e solidarietà”.
(da agenzie)

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“LA DIGA È SOSTANZIALMENTE PER SPINELLI”: IN UN’INTERCETTAZIONE AGLI ATTI DELLA PROCURA DI GENOVA, GIOVANNI TOTI AMMETTEVA CHE L’OPERA FINANZIATA CON I FONDI DEL PNRR (1,3 MILIARDI) SAREBBE STATA UTILE SOLO ALL’IMPRENDITORE

Maggio 13th, 2024 Riccardo Fucile

TOTI COMMENTAVA INSIEME ALL’EX PRESIDENTE DEL PORTO, SIGNORINI

“La Diga (Foranea, l’opera finanziata con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr)? E’ sostanzialmente per Spinelli”. Ad affermarlo, in un’intercettazione agli atti dell’inchiesta, è il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ai domiciliari da martedì nell’ambito dell’inchiesta sul sistema di corruzione, con l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini (l’unico in carcere).
I due, secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, stanno commentando il pranzo che Aldo Spinelli (l’imprenditore portuale ai domiciliari e, secondo l’accusa, il principale corruttore di Toti e Signorini) ha avuto con l’ex presidente della Regione Claudio Burlando. “Signorini riferiva a Toti – si legge nelle carte – che Burlando era intenzionato a sostenere la linea dell’inutilità della nuova diga e Toti commentava che, se Burlando sosteneva questa linea, avrebbe dovuto farlo pubblicamente e che il primo a esserne danneggiato era proprio Spinelli”. E sottolinea il governatore: “così impara Spinelli a farci i suoi pranzi , visto che la diga sostanzialmente è per Spinelli”.
(da agenzie)

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DIETROFRONT, IL GENERALE FA RETRO-MARCIA: LA LETTERA DI SCUSE DI ROBERTO VANNACCI A PAOLA EGONU DOPO LA QUERELA: “E’ ITALIANISSIMA, LA STIMO. DA PARTE MIA NON C’ERA NESSUNA INTENZIONE OFFENSIVA, FIERO CHE RAPPRESENTI IL TRICOLORE”

Maggio 13th, 2024 Riccardo Fucile

LA PALLAVOLISTA AVEVA SPORTO QUERELA NEI MESI SCORSI NEI CONFRONTI DEL MILITARE PER LE FRASI SUI “TRATTI SOMATICI” DELL’ATLETA NEL LIBRO “IL MONDO AL CONTRARIO”… L’UDIENZA SULLA QUERELA È PREVISTA PER IL 14 GIUGNO

Roberto Vannacci costretto a scusarsi con la campionessa di volley, Paola Egonu, italiana con origini nigeriane, per quanto scritto nel suo libro. “A seguito delle incomprensioni che si sono verificate dal momento della pubblicazione, è mia intenzione fornirle I’interpretazione autentica delle parole e delle espressioni da me usate nei suoi confronti. Senza alcuna intenzione offensiva, ritengo che le diversità e le differenze di religione, di cultura, di origini, di etnia rappresentino una ricchezza per la società e non vadano travisate con la discriminazione. Non ho mai avuto dubbi – ha aggiunto il generale candidato alle Europee con la Lega – sulla sua cittadinanza italiana e sono personalmente e convintamente fiero che lei rappresenti il nostro tricolore con la sua eccellenza sportiva ma questo non può celare visivamente la sua origine di cui, sono convinto, lei stessa vada fiera”.
La querela di Egonu contro Vannacci
Nella querela, depositata a Bergamo e trasmessa a Lucca per competenza territoriale, Vannacci risiede infatti a Viareggio (in provincia di Lucca), sono contestate frasi sui “tratti somatici” dell’atleta contenute nel libro del leghista.
La procura di Lucca aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo ma la difesa della campionessa si è opposta e il giudice ha fissato l’udienza per la discussione dell’opposizione il 14 giugno.
“Lei, infatti, è italianissima – aggiunge Vannacci -, è una italiana di cui andiamo orgogliosi: una persona che, per quanto di origini diverse, ha scelto di rappresentare il nostro paese e di aderire senza alcuna riserva agli ideali fondanti della nostra Repubblica assurgendone a simbolo e a rappresentante nel mondo agonistico. La sua diversità – osserva ancora -, rispetto alle evidenti caratteristiche somatiche della maggioranza della popolazione italiana, è una ricchezza, una risorsa, una peculiarità che la distingue e le fa onore. Spero, signora Egonu, di avere compiutamente esplicato il senso delle mie espressioni e mi rallegrerei se in futuro, a sua discrezione, fosse possibile un amichevole incontro tra noi che mi permetta di esprimerle a voce i miei più sinceri sentimenti di viva cordialità e chiederle un un autografo”.
(da agenzie)

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SALVINI SCARICA ZAIA SUL TERZO MANDATO E SPACCA IL PARTITO, L’IRRITAZIONE DEL GOVERNATORE CHE ORA POTREBBE PUNTARE ALLA SEGRETERIA DEL PARTITO

Maggio 13th, 2024 Riccardo Fucile

“PER IL VENETO HO GIA ‘ UNA DECINA DI NOMI IN MENTE”… UN AUTOGOL PERCHE’ IN VENETO LA LEGA ORA RISCHIA UNA BATOSTA… E SALVINI HA FATTO DEPOSITARE IL SIMBOLO DI “ITALIA SICURA”, SALVAGENTE PER NON AFFOGARE

Pietra tombale sul terzo mandato per i governatori. Ma soprattutto Matteo Salvini scarica il “doge” Luca Zaia: per la Regione “ho già una decina di nomi in mente”, dice il vicepremier.
E dunque, non solo la Lega non farà una campagna politica sullo stop ai mandati per i presidenti di Regione (e per i sindaci) – come aveva promesso, anche a prezzo di tensioni con Giorgia Meloni e Antonio Tajani – ma non ritiene più indispensabile la ricandidatura…
La rinuncia è stata ufficializzata ai microfoni del Gazzettino, in occasione della adunata degli alpini a Vicenza, voluta dallo stesso Presidente di Regione.
Decisione accompagnata dalla rinuncia definitiva al terzo mandato per i governatori, ma che contiene in sé anche gli strascichi di un rapporto ai minimo. Da tempo la distanza tra Zaia e Salvini appariva evidente, e ora dall’altra parte – come riporta Repubblica – filtrerebbe tantissima irritazione, accentuata da un costante silenzio.
La resa viene spiegata da Salvini nell’impossibilità di lottare per la previsione un mandato aggiuntivo.
Il governatore del Vento non replica, ma dagli ambienti a lui vicini filtra molta indignazkione sia per i tempi, sia per i modi. Il mandato di Zaia scade nel 2025 e potrebbe essere prolungato al 2026 per la concomitanza delle Olimpiadi invernali. Zaia era stato rieletto con il 77% delle preferenze. La distanza tra la Lega “storica”, quella dei territori e la Lega populista e xenofoba che candida Vannacci ‘ ormai siderale. Sallvini si aggrappa a Vannacci per salvare la pelle, ma se il risultato alle Europee fosse modesto si apre il capitolo successione e a quel punto i nomi sono due: Zaia o Fedriga.
Il piano B di Salvini in caso di sconfitta alle Europee
Il capo del Carroccio ha fatto depositare il simbolo “Italia Sicura”, embrione di un nuovo partito- Arca di Noè dove rifugiarsi con i suoi feddelissimi Andrea Crippa, Claudio Durigon e Susanna Ceccardi. Una soluzione “renziana” per non perdere il seggio in parlamento e evitare di finire in galera.
(da agenzie)

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“È UNA VERGOGNA DI STATO. DOV’È ORA SALVINI, CHE VOLEVA CHIAREZZA DOPO LA DISGRAZIA?”

Maggio 13th, 2024 Riccardo Fucile

DUE EX MANAGER DELLA DITTA PER CUI LAVORAVANO I CINQUE OPERAI MORTI, TRAVOLTI DA UN TRENO A BRANDIZZO, HANNO RIAPERTO UN’ALTRA SOCIETA’ E SONO TORNATI A LAVORARE LUNGO I BINARI…. I FAMILIARI DELLE VITTIME SONO INCAZZATI NERI: NON SI PUÒ DARE LAVORO A CHI HA UCCISO CINQUE VITE

«È una vergogna di Stato. Non dovevano permettere tutto questo». Sfogano la loro rabbia i familiari delle cinque vittime della strage di Brandizzo dopo aver appreso che gli indagati, attraverso una nuova società, la Star.Fer, con sede legale a Crescentino (Vercelli), siano tornati a lavorare lungo i binari ferroviari Attacca il ministro dei Trasporti, Oto fratello di Giuseppe Aversa: «Dov’è ora Matteo Salvini che voleva chiarezza nei giorni successivi la disgrazia?»
Uno scandalo, gridano. Il board di Si.Gi.Fer ha creato una nuova azienda iscritta al registro delle imprese dal 9 gennaio 2024, con capitale sociale versato di 20 mila euro. Il 50% delle quote è di Franco Sirianni (10 mila euro); il 25% è in mano a Cristian Geraci (5 mila euro) entrambi già nel cda aziendale di Si.Gi.Fer rispettivamente con il ruolo di direttore generale e direttore tecnico. Le restanti quote della Star.Fer sono detenute al 25% (2.500 euro ciascuno) dall’amministratore unico Federico Artitzu e dal socio, Andrea Vescio.§Gli operai della nuova società lavorano «in distacco» per conto di Clf, l’azienda di Bologna che si occupa di manutenzioni ferroviarie in appalto da Rfi. Oggi, a oltre otto mesi dal disastro ferroviario e con le indagini della procura di Ivrea ancora in corso, questa notizia ha provocato sdegno da parte dei familiari delle vittime.
«Non si può dare lavoro a chi ha ucciso cinque vite» è il commento di Massimo Laganà, il padre di Kevin, il più giovane dei cinque operai che la notte tra il 30 e il 31 agosto furono travolti dal treno alla stazione ferroviaria a Brandizzo.
Dal giorno dopo i funerali, Massimo Laganà trascorre ogni pomeriggio al cimitero di Vercelli. Va a pregare, per ore e ore, davanti alla tomba del figlio e promette: «Io non fermerò fino a quando mio figlio e gli altri non avranno giustizia, ma questa storia della nuova società che ha nuovamente gli appalti ferroviari mi demoralizza. Mi domando come possa un indagato prendere appalti pubblici. Non ci sono parole per commentare questa cosa».
Prende fiato, Massimo Laganà, e accusa: «Siamo delusi dallo Stato. Alle Istituzione non frega davvero nulla. Spero che si faccia luce al più presto». Una sensazione di disgusto è provata anche da Rosalba Faraci, mamma di Michael Zanera, un’altra vittima. E ora si domanda: «Vorrei proprio capire come facciano a lavorare, e sotto un altro nome. È assurdo».
(da agenzie)

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