DECADENZA, IL GIORNO DEL VOTO: COMMISSARI RIUNITI, IN GIORNATA LA DECISIONE
ASSENTI GLI AVVOCATI DI BERLUSCONI: “ORGANISMO NON IMPARZIALE”
E’ durata poco più di un’ora, nella sala Koch di Palazzo Madama, la seduta pubblica della Giunta delle elezioni che deve decidere della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, dopo la condanna definitiva per frode fiscale nel caso dei diritti tv Mediaset.
I commissari sono adesso riuniti nella saletta della commissione Ambiente per iniziare la Camera di consiglio.
E’ difficile prevedere quanto durerà la riunione a porte chiuse della Giunta, anche se da più parti si è ipotizzato una conclusione dei lavori in giornata. Stando alle dichiarazioni che si sono rincorse i questi giorni, il voto per la decadenza dovrebbe essere scontato.
La vera battaglia si combatterà in Aula, che nei prossimi giorni sarà chiamata a ratificare la decisione presa dalla Giunta. Tutti gli articoli sulla decandenza
Le forze politiche arrivano all’appuntamento schierate su posizioni contrapposte: il Pdl si stringe attorno al proprio leader e sostiene la tesi della non applicabilità della legge Severino, che prevede appunto la decadenza dei condannati, perchè al momento in cui fu commesso il reato la legge non era ancora in vigore.
Pd e Movimento Cinque Stelle sono invece orientati per un voto favorevole alla decadenza.
Assenti i legali del Cavaliere.
Gli avvocati di Silvio Berlusconi non si sono presentati all’udienza pubblica. Una scelta che può significare che la battaglia in Giunta viene data già per persa.
Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini motivano la loro assenza facendo appello al diritto a un ‘giudizio imparziale’: “Molti dei componenti della Giunta delle elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del presidente Berlusconi – spiegano i legali del Cavaliere -. Non vi è dunque possibilità alcuna di difesa nè vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Nessuna acquiescenza nè legittimazione può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale. Il non partecipare era dunque non più una scelta, ma un obbligo”. E annunciano un ricorso: “”Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti”.
Silenzio per Lampedusa.
Il presidente della Giunta, Dario Stefà no, aprendo la seduta, ha ricordato la tragedia di Lampedusa e ha invitato gli altri componenti a osservare un minuto di silenzio.
Prime schermaglie.
A seduta appena iniziata, il presidente ha respinto una pregiudiziale avanzata da parte di una componente della Giunta, Elisabetta Alberti Casellati (Pdl), non essendo consentite in questa fase. “Non le do la parola” ha tagliato corto Stefano, citando i poteri che gli derivano dal Regolamento dell’organismo.
Poi, dopo aver illustrato i punti cardine della memoria difensiva del Cavaliere e le posizioni in campo, ricorda ai componenti del tribunalino senatoriale, che “il numero legale fissato nella maggioranza dei componenti è applicabile anche alla Giunta in camera di consiglio”.
Non sono ammesse dunque variazioni numeriche. “In Camera di consiglio- chiarisce Stefà no- non sono ammessi componenti arrivati in ritardo o che dovessero allontanarsi dalla riunione della giunta in seduta pubblica”.
Fuoco amico dell’aspirante senatore.
Il primo intervento di merito – e di fatto l’unico – è stato quello dell’avvocato Salvatore Di Pardo, in rappresentanza di Ulisse Di Giacomo, del Pdl, già senatore nella passata legislatura, che si discosta dal suo gruppo.
Di Giacomo è infatti il primo dei non eletti in Molise, la regione dove è stato eletto Berlusconi, e in caso di decadenza sarebbe lui a subentrare al posto dell’ex premier a Palazzo Madama.
Inoltre è già data per certa la sua adesione al gruppo degli “alfaniani” che hanno preso le distanze dal leader.
Il legale ha subito contestato i rilievi del Cavaliere, che nei giorni scorsi ha chiesto la ricusazione di una decina di membri della Giunta per manifesto pregiudizio. “Nessun senatore è imparziale – ha ricordato -, i giudizi sono sempre politici, da una parte e dall’altra. I senatori non sono giudici e non devono essere terzi. Questa è una garanzia non una penalizzazione”.
Di Pardo ha ricordato che se Berlusconi fosse stato trattato come un cittadino qualunque, a quest’ora non sarebbe già più senatore , così come avvenuto nel caso di tutti gli altri politici, “perchè la giurisprudenza sulla legge Severino è granitica, il Consiglio di Stato ha già chiarito tutto. “La legge deve essere uguale per tutti”, ha ribadito l’avvocato.
Leave a Reply