IL PARTIGIANO LOTTY
QUANDO IL PRESIDE GLI DICEVA: “ANCHE QUEST’ANNO SEI IL PEGGIORE DELLA CLASSE”
Siccome tutti ripetono che va assolutamente evitato un uso politico e di parte del 25 Aprile, ieri su Repubblica il sottosegretario renziano Luca Lotti informava che “cambiamo la Costituzione nel solco della Resistenza”.
Oscar Farinetti, dal canto suo, scevro come sempre da ogni interesse pecuniario (come scrive sulla copertina del suo ultimo libro: “Mio padre mi diceva sempre ‘Ricordati, ragazzo, che le persone sono più importanti delle cose’”), ha acquistato una pagina dell’inserto dell’amica Stampa sui 70 anni della Liberazione. Titolo: “Viva la Resistenza!”.
Sopratitolo: “Per la serie: non dimenticare”.
Svolgimento: “Solo per oggi” (cioè ieri) si può sorseggiare un calice del barolo “Resistenza 2007”, alla modica cifra di 5 euro, in esclusiva “nei ristorantini di Eataly”: signori, praticamente regalato.
Un tempo si beveva per dimenticare, ora invece si beve per ricordare.
Purchè si beva giusto: anche il vino, come il libro, è dedicato “al comandante Paolo Farinetti, eroe della resistenza partigiana”, che altri non è se non il suo papà ,coinvolto in una rapina a un’ambulanza piena di buste paga Fiat, poi condannato per ricettazione e infine salvato dall’amnistia di Togliatti.
L’offerta speciale purtroppo è limitata alla giornata di ieri, ma potrebbe esser tosto replicata per brindare al varo delle riforme elettorali (quella che rende superflue le elezioni per la Camera) e costituzionale (quella che abolisce le elezioni per il Senato e lo trasforma in un dopo lavoro per consiglieri regionali e sindaci).
Tanto più che esse avvengono “nel solco della Resistenza”, come appunto assicura il Lotti.
Invano nella sua biografia si rintracciano tracce di sapienza storico-giuridico-costituzionale, salvo accontentarsi di un diploma di maturità scientifica con 90/100 al liceo Pontormo di Empoli, dove il preside — ricorda un ex compagno di classe — non faceva che ripetergli “Lotti, anche quest’anno sei il peggiore della classe”.
Dall’alto di cotanta cattedra, il 33enne Partigiano Lotty è stato assistente di Renzi alla Provincia di Firenze, poi capo-segreteria e capo-gabinetto al Comune, poi membro della segreteria Pd fin dai tempi di Epifani e ora nel governo Renzi è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria e al Cipe.
Però lo chiamano “Lampadina” per via dei capelli ricci color giallo evidenziatore, quindi di resistenza — sia pur minuscola — un po’ dovrebbe intendersi.
Il resto deve averglielo spiegato Denis Verdini, con cui è inseparabile almeno dal 2009, quando stipulò con lui il patto segreto per fregare Giovanni Galli, bravo ex portiere e ingenuo candidato sindaco Pdl, portando le truppe berlusconiane a votare Matteo.
Poco dopo organizzò la memorabile gita premio del sindaco ridens dal nano ridens ad Arcore, dove attese nel giardino della villa che il pranzo dei due fidanzatini fosse consumato per salutare il Caimano e arruffianarselo con qualche battuta sul Milan. Insomma un’esistenza tutta nel solco della Resistenza , coronata dalla regia prestata alle candidature dell’indagato (allora, ora non più) Bonaccini in Emilia Romagna, del condannato De Luca in Campania e dell’imputata Paita in Liguria.
Tanto per far invidia a Denis.
Senza dimenticare la grande abbuffata di nomine negli enti pubblici, i rapporti coi servizi segreti e la Guardia di Finanza (do you remember il generale Adinolfi, ora indagato per Cpl Concordia?) e la distribuzione di prebende e prepensionamenti ai giornaloni in crisi, direttamente proporzionali al numero di sue interviste ai giornaloni in crisi.
Francesco Bei di Repubblica, per esempio, interpella il Partigiano Lotty come fosse Beppe Fenoglio, Arrigo Boldrini, Alessandro Galante Garrone, Claudio Pavone e lo descrive “regista delle celebrazioni del 25 Aprile” contro l’“abisso di ignoranza” che avvolge la memoria partigiana.
Lotti ci crede e si dice indignato perchè molti ragazzi “non hanno la più pallida idea di cosa sia la Resistenza”.
Ma niente paura: “Stiamo lavorando su un progetto con l’Anpi per far entrare nelle scuole questo pezzo di storia”.
Per la verità quel pezzo di storia ci è sempre entrato, nelle scuole: basta studiare.
Ma lui comprensibilmente non lo sa, però precisa che “io questa storia la sento mia”: “Usiamo tutti i mezzi — Twitter ma anche la street art — per coinvolgere i ragazzi in questo racconto”.
La storia via Twitter, in 140 caratteri: che ideona.
E poi ci sono “gli spot con Alex Zanardi e Samantha Cristoforetti”, mica cazzi. Il più è fatto.
Resta da dare l’ultimo colpo di piccone alla Costituzione, perchè “noi ci ispiriamo ai valori dell’antifascismo — giustizia, libertà , eguaglianza — facendo politica tutti i giorni”.
Dev’essergli apparso in sogno Piero Calamandrei per spiegargli che fare a pezzi 50 articoli della Costituzione nata dalla Resistenza e impedire ai cittadini di scegliersi i propri parlamentari con una legge decisamente peggiore della legge Acerbo del Duce, è il miglior modo di celebrare la Liberazione.
O forse, quella notte, il Partigiano Lotty aveva semplicemente mangiato pesante. Infatti spiega: “Non vedo contraddizioni tra quello che portiamo avanti noi e quei valori di 70 anni fa”.
Le vede purtroppo l’Anpi, che infatti firma appelli e promuove manifestazioni contro la svolta autoritaria Italicum-nuovo Senato.
Ma quelli — si sa — sono decrepiti e non hanno Twitter. E poi sono partigiani: dunque, di parte.
Lui invece è di Lotti e di governo.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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