“LA CORONA DI LOTITO NON BASTA”: LA COMUNITA’ EBRAICA VUOLE FATTI CONCRETI
“ESTIRPARE L’ANTISEMITISMO DALLA CURVA DELLA LAZIO”
“Io non posso impedire a nessuno di porre una corona di fiori davanti alla sinagoga, o di manifestare la propria vicinanza in qualsiasi modo alla comunità , ci mancherebbe. E’ un gesto simbolico, senz’altro positivo, ma insufficiente per una presa di coscienza collettiva”.
Dalla comunità ebraica romana, come spiega la presidente Ruth Dureghello, il blitz unilaterale del presidente laziale Claudio Lotito in sinagoga viene considerato come il punto di partenza di un impegno serio che dovrà portare a quello che, evidentemente, finora non è riuscito a nessuno: cacciare gli elementi razzisti e antisemiti dallo stadio. Per questo motivo, oltre a un problema di metodo che ha visto il numero uno biancoceleste annunciare l’iniziativa ai media senza prima avvertire i responsabili della comunità ebraica, l’atteggiamento di quest’ultima è stato ed è di estrema prudenza.
Tanto da non presenziare con nessuno dei propri esponenti alla deposizione della corona di fiori avvenuta stamani all’esterno del Tempio ad opera della società laziale. Nell’occasione, Lotito ha anche annunciato che la Lazio porterà ogni anno 200 giovani tifosi ad Auschwitz, per toccare con mano i luoghi della Shoah.
Nelle riunioni che si sono tenute nelle ultime ore, però, la riflessione fatta dai rappresentanti della comunità è che troppe volte, in passato, ad episodi come questo, perpetrati sempre dalle stesse frange di tifo, una volta esauritosi il clamore mediatico, non sono seguite azioni efficaci per la neutralizzazione dei responsabili.
Nessuna “copertura”, dunque, ad iniziative che rischiano di rimanere effimere come quelle precedenti.
In soldoni, si chiede una volta per tutte di far cadere quel velo di ambiguità e di omertà che spesso caratterizza i rapporti tra le società (non solo la Lazio, ovviamente) e gli ultrà più facinorosi o razzisti.
Nella sua nota, Ruth Dureghello chiede infatti che “il governo, le procure e le altre autorità preposte agiscano affinchè le leggi del nostro Stato vengano rispettate ovunque e non esistano più territori franchi come sono state alcune curve fino ad oggi. Serve una riflessione più ampia — ha aggiunto Dureghello – che coinvolga le istituzioni politiche, dello sport e le società di calcio affinchè il fenomeno venga definitivamente debellato”
Se è vero infatti che Lotito ha ricordato, anche stamani, che in passato lui stesso si è fatto carico di azioni giudiziarie volte a contrastare le ingerenze degli ultrà laziali in attività proprie della società , tanto da essere oggetto di minacce, è altrettanto vero che sul fronte del contrasto al razzismo e all’antisemitismo l’azione delle società di calcio italiane è finora stata piuttosto debole.
Nello specifico della situazione romana, a questo elemento si aggiunge la “tregua armata” (definita così dallo stesso Lotito) siglata tra la società e gli ultrà , che ha recentemente riportato allo stadio tutti i gruppi più estremi, tra cui appunto quello resosi autore dell’episodio in questione.
Allo stesso modo, le reazioni a tutti i livelli che ha suscitato questa vicenda inducono a pensare che l’azione di repressione potrà essere più dura ed efficace che in passato.
Sul fronte delle indagini, la polizia ha già provveduto a identificare tre dei responsabili, ma è su quello del contrasto al fenomeno nel suo complesso che la battaglia appare più dura.
Sollecitate fortemente in questo senso dal presidente della Repubblica e da quello del consiglio, oltre che da tutti i maggiori esponenti politici e religiosi (Cei in testa), le istituzioni sportive hanno già messo in campo una serie di iniziative per le prossime giornate di campionato: si parte con la lettura di una pagina del diario di Anna Frank a centrocampo, che a Bologna sarà preceduto dall’ingresso in campo dei calciatori laziali con una maglietta raffigurante l’adolescente ebrea morta nei campi di concentramento nazisti.
A queste, nelle prossime settimane, si aggiungeranno altre iniziative, tra le quali la già citata visita annuale dei giovani tifosi laziali ad Auschwitz
Resta però il punto fondamentale: l’isolamento e l’estromissione dalle curve, una volta per tutte, dei gruppi ultrà che hanno rapporti con le formazioni politiche razziste e antisemite.
Una rete spesso trasversale, composta di elementi noti ai più, che però riescono spesso a dribblare misure come il Daspo, godendo di una sostanziale immunità grazie a un sistema di minacce e ricatti nei confronti delle stesse società . E qualche volta, come appurato per altri versi nell’inchiesta della Procura Figc sul bagarinaggio allo Juventus stadium, anche di colpevole connivenza.
(da “Huffingtonpost”)
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