L’EMILIA, GIOVANARDI E LE COSCHE
A MODENA IL PREFETTO CERCA DI ESCLUDERE DALLA RICOSTRUZIONE LE IMPRESE IN RAPPORTO CON LA CRIMINALITA’…GIOVANARDI CERCA DI SDOGANARE LE AZIENDE AMICHE, FACENDO PRESSIONI SU ALFANO
Ha trasportato più di mille tonnellate di detriti nel dopo terremoto dell’Emilia. E’ protagonista del maxi appalto Expo 2015.
Ora però nero su bianco ci sono rapporti sospetti, i nomi dei dipendenti vicini alla ‘ndrangheta, le accuse di smaltimenti illegali di amianto nell’area del Cratere sismico.
Elementi che hanno portato la Prefettura di Modena a bloccare la Bianchini Costruzioni di San Felice sul Panaro, comune della Bassa modenese tra i più colpiti dal sisma dello scorso anno.
Un altro colosso emiliano dell’edilizia stoppato per possibili tentativi di infiltrazione nella gestione aziendale.
Nel 2010 ha fatturato quasi 15 milioni di euro.
E compare anche nel maxi appalto da 58 milioni di euro dell’Expo 2015: ha ottenuto un subappalto dalla cooperativa ravennate Cmc.
E’ arrivata la settimana scorsa negli uffici della Bianchini l’interdittiva antimafia.
La prima conseguenza è l’esclusione dalle “White list” prefettizie alle quali devono iscriversi le aziende che intendono partecipare ai lavori della ricostruzione post terremoto.
Un provvedimento destinato ad alimentare aspre polemiche nei salotti della politica locale e nazionale.
Così come è accaduto per la sospensione della società modenese Baraldi, difesa a oltranza dall’ex ministro Carlo Giovanardi, che qui ha il suo feudo elettorale.
La crociata di Giovanardi
Il senatore azzurro non ha lesinato critiche nè al prefetto di Modena Benedetto Basile nè agli investigatori che devono monitorare gli appalti per la ricostruzione.
E ha portato fin dentro le aule parlamentari il “caso Baraldi” con interrogazioni e proposte di modifica alla normativa sulle interdittive antimafia e sulle “White list”.
Una crociata cominciata l’indomani della notizia pubblicata da “l’Espresso” dell’esclusione della Baraldi dalle liste pulite.
Da maggio l’ex ministro ha iniziato la sua crociata schierandosi a difesa della società esclusa, storica associata di Confindustria modenese e sospettata di legami con i re delle bonifiche genovesi, i fratelli Mamone, imprenditori con amicizie nella ‘ndrangheta ligure.
I legali di Bianchini faranno ricorso al Tar. Ma i titolari sperano, in cuor loro, nell’interessamento del politico.
Così come ha fatto per la loro concorrente, consigliando al prefetto di interessarsi delle aziende che vengono dai territori del Sud e di lasciare lavorare le aziende locali, fiore all’occhiello del miracolo economico emiliano.
E ora che Benedetto Basile è andato in pensione si apre il totonomine per il suo sostituto.
Verrà scelto in un clima arroventato dalle dichiarazioni pubbliche di Giovanardi.
Che, e’ innegabile, se pur indirettamente hanno creato un clima di pressione nelle stanze del ministero dell’Interno guidato dal collega di partito Angelino Alfano e dove si deciderà il prossimo rappresentante del governo sul territorio.
E chiunque arriverà non avrà un compito semplice vista la presenza radicata delle cosche e la complicata gestione della ricostruzione.
“Cosa loro”
Mentre la politica locale è distratta dal dibattito sulla bontà dei provvedimenti prefettizi, i documenti degli investigatori confermano che la ricostruzione post sisma è “Cosa loro”.
‘Ndrangheta e Clan dei Casalesi in prima fila per ricucire l’Emilia ferita nel suo cuore produttivo.
I padrini calabresi specialisti nel trasporto di terra e macerie sono stati i primi a muovere tonnellate di detriti.
Prima i ripetuti allarmi lanciati dagli investigatori, poi le prime avvisaglie, ora la certezza che le cosche stanno lavorando a pieno ritmo nei cantieri della rinascita.
E lo fanno grazie a rapporti costruiti nel tempo con aziende locali. Giganti del settore che improvvisamente si ritrovano nel ventre volti e mezzi targati ‘ndrangheta, braccia e artigiani marchiati Casalesi.
Sono oltre 15 le aziende a cui è stata negata l’iscrizione alle “White list” delle prefetture.
Molte erano già a lavoro chiamate nei giorni dell’emergenza.
E tante di queste parlano emiliano.
L’ultima fermata è la Bianchini Costruzioni. Fuori dai lavori dunque la società che fin dai primi giorni dopo le violente scosse ha lavorato senza sosta.
E sulla quale pende un’inchiesta della procura di Modena per smaltimento di illecito di amianto nelle zone del Cratere sismico.
La società modenese in sei mesi ha trasportato per conto della ex municipalizzata Aimag oltre mille tonnellate di macerie.
La decisione delle Prefetture di Modena e Reggio Emilia arriva in seguito ai dossier del nucleo investigativo dei Carabinieri di Modena e del Girer, il gruppo interforze istituito dal ministero dell’Interno per vigilare sulla ricostruzione.
L’ennesimo colpo che lascerà dietro di sè uno strascico di polemiche negli ambienti politici emiliani.
Giovanni Tizian
(da “L’Espresso“)
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